HELIANTO presenta Andrea Tavernati

L’Associazione Artistico Culturale HELIANTO presenta Andrea Tavernati

Helianto

Sabato, 17 gennaio, presenterò il mio libro a Rovello Porro (Como) e sarò felice di incontrare chi ci vorrà essere.

L’ASSOCIAZIONE ARTISTICO CULTURALE HELIANTO
col Patrocinio del Comune di Rovello Porro

PRESENTA IL LIBRO DI POESIA

l'intima essenza

L’INTIMA ESSENZA – la via degli haiku
con l’autore Andrea Tavernati

Sala Conferenze Centro Civico,   Piazza Porro 2 – Rovello Porro (Como)
Sabato 17 gennaio 2015, ore 18.30

SEGUIRA’ RINFRESCO

Il nome Helianto è nato quasi per caso, mutuando, con una leggera variazione, il titolo di un libro di Stefano Benni. Helianto è il girasole, il colore, la passione, la quantità infinita di petali, la molteplicità di interessi che desidera sviluppare non dimenticando però la tradizione, la storia, ma con uno sguardo giovane, attento alla scena contemporanea. L’Associazione nasce da un’ idea di Gianluigi Alberio, pittore e appassionato d’arte che ha voluto riunire intorno a sé persone desiderose di diffondere la cultura in tutte le sue forme. Prende così forma Helianto, una quindicina circa di teste con tante idee. Era il 3 novembre 2004 quando è stato firmato l’atto costitutivo e si sono decisi gli scopi dell’Associazione artistico-culturale – diffondere la cultura in tutte le sue forme, proporsi come luogo di incontro e di aggregazione, favorire l’incontro tra le arti attraverso iniziative volte al dialogo e al confronto costruttivo e, infine, promuovere la conoscenza delle risorse artistico-culturali presenti, in particolare, nella zona al limitare tra le province di Como e Varese. Da allora Helianto ha moltiplicato i suoi soci riuscendo, con successo, a dare corpo a moltissime iniziative. l’Associazione ha saputo farsi conoscere e in breve tempo è diventata un interlocutore riconosciuto a Rovello Porro e nei comuni limitrofi. La sua forza risiede nel non fossilizzarsi in un solo ambito, ma nell’essere aperta, senza pregiudizi, a tutte le possibili proposte, tenendo ben presente un unico, imprescindibile vincolo: la qualità. Helianto ha così proposto concerti jazz, letture di poesie e lezioni di letteratura, laboratori teatrali e mostre di scultura e pittura. Ora punta a coinvolgere quanta più gente possibile: braccia e teste sono le benvenute. Se vuoi saperne di più sulle nostre iniziative, hai proposte o vuoi raggiungerci, contattaci all’indirizzo mail info@helianto.it

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Premio Polverini: seconda parte

Cronaca di un viaggio verso il Premio Polverini

Premio Polverini 2

Giungo sul posto. Di fronte al mare. 20° C ed è il 30 novembre.
Entro e mi guardo intorno. Ancora poche persone in giro, ma tutte particolari. Si vede che sono tutti artisti. Tutti poeti giunti per l’occasione. Li distingui dallo sguardo, dall’atteggiamento. Lo senti dalle loro parole. Ce ne sono alcuni che sembrano persone normali, che incarnano, ognuno a loro modo, quello sdoppiamento dell’anima in cui una parte vive sulla terra e l’altra parla con i sogni.
Mi prendo un caffè. Osservo, ascolto, sento quel che aleggia nell’aria assieme agli aromi del caffè e dell’aria salmastra. Esco di nuovo. È ancora presto. Continuo a osservare.
I poeti li riconosci da come camminano. Muovono i passi in modo diverso, come poggiassero i piedi su due mondi diversi. Fumano alcuni, attraversando, accompagnati dai miraggi e dai sogni, le volute che salgono, per perdersi chissà dove.
Poi, come sempre usa fare, il tempo scorre e giunge l’ora della cerimonia. Alla spicciolata, tutti ci avviamo in fila, come i minuti, come i grani di un rosario, verso la grande sala allestita per le occasioni. Sono fra i primi e posso godermi la vista di una sala ancora vuota. Sedie. File di sedie piene dei fantasmi potenziali dei poeti che le occuperanno di lì a poco, con i loro familiari, amici e altre persone che vivono in zona.
Parlando con alcuni residenti della zona, non poeti, si sente nelle loro parole che lì, ad Anzio, questo premio è molto sentito. Leandro Polverini è stato fra i personaggi fulcro della crescita di tutto il circondario, sia a livello materiale che culturale.
Inizia la cerimonia con i discorsi introduttivi.
Poi si susseguono le chiamate ai premiati e le consegne di riconoscimenti e diplomi. In ordine alfabetico. “Ho tempo”, penso, mentre ascolto i colleghi che esprimono ognuno il loro punto di vista, chi sulla poesia, chi sul proprio libro e cerco un qualcosa di originale da dire. Ho argomenti. Poi mi chiamano e passo a stringere le mani alla giuria. Salgo al leggio e tutto quello che avevo pensato sfuma. Parlo, dunque, di un qualcosa che conosco bene: il valore terapeutico della poesia. Ma l’emozione sta lì, apposta per fregarmi, anche se sono abituato, per motivi diversi, a stare davanti a persone che ascoltano. Riesco sempre a farmi cogliere da questa atmosfera di attesa che, dagli occhi degli altri, ti si punta addosso. Per cui esprimo poche parole, stringendo il discorso al suo nocciolo essenziale: riconoscere gli stati d’animo universali e sentirsi accomunati, meno soli.
Ho deciso che il discorso appena abbozzato lo affronterò per iscritto presto.

Leggo “Foglie nel vento”, traendola dal libro in questione, “La selezione colpevole”.

Foglie nel vento

Nudo, spellato, scorticato
esposto
vivo sui nervi
gli strappi dell’anima
rovesciata dagli eventi
aperta come una tenda
da una folata improvvisa
scucita dall’usura
consunta dal tempo
che ci ha girato sopra.
Nudo mi troverai
come mi cercavi un tempo
chiedendomi sogni di noi
ma la veglia anziché i sogni
ci ha slabbrato come fossimo una ferita
ci ha infettato come peste
ci ha allontanato
come foglie nel vento.

Colpisce, almeno alcuni. Comunica le sensazioni che volevo esprimere e lo sento che è piaciuta. Si percepisce nel battito delle mani, che applaudono sincere. Ripeto, almeno alcune lo erano. Sembra strano, ma in particolari occasioni, si avvertono le sensazioni che ti arrivano da chi hai di fronte con inaspettata chiarezza. Ma il tempo stringe e siamo in tanti. Scendo dalla pedana e, lasciando il leggio, perdo quasi l’equilibrio sullo scalino, stringo ancora le mani alla giuria, raccolgo sorrisi e diplomi e torno a sedere. Ascolto gli altri, i loro discorsi. Applaudo, a volte con più sincerità, a volte solo con cortesia, ai colleghi. Anche loro lo percepiranno come l’ho percepito io? Credo di sì.
Poi si arriva alla fine della cerimonia. Tutti usciamo dalla sala, lasciando in essa un qualcosa di nostro. Piano piano svanirà nel tempo, evaporerà, ma mai del tutto. Ci sarà sempre una parte di ricordo, nostro, legata a quella sala, che ci riporterà lì. Sarà sia ricordo sia seme che nuovamente germoglia. Invisibile ma presente. Un respiro di poesia che nel tempo si fonderà alla materia. E sarà nuova materia per nuova poesia.
I poeti si salutano, si dividono. Riprendono ognuno la propria strada. Passeggiando con i piedi in mondi diversi e ritrovando la strada di casa, sempre uguale e sempre diversa. Come ogni giorno. Come ogni vita che si intreccia in questo flusso. Come ogni sogno che accompagna la notte.

Andrea Leonelli

Cosa sono gli Haiku.

Haiku, che passione!

di Elisabetta Bagli

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Parlare degli haiku o jaiku non è assolutamente semplice, soprattutto per chi non ne ha letti molti e non è una haijin, ovvero una scrittrice di haiku, termine che in Giappone si usa sia per gli uomini che per le donne. Sono poetessa, scrivo poesie e, inoltre, non in metrica, ma dettate direttamente dal cuore, anche se faccio molta attenzione alle assonanze e alla musicalità del verso nonché alle immagini. Ma gli haiku sono totalmente un altro mondo, nel quale non è facile entrare. Una volta fatto si rimane affascinati dalle simbologie e dalle immagini che scaturiscono da soli tre versi composti seguendo dei canoni ben precisi che li definiscono. Gli haiku seguono una metrica che è composta da 5-7-5 sillabe, senza rime: il primo verso deve avere 5 sillabe, il secondo 7 e il terzo di nuovo 5. In così poche parole è nascosto tutto un mondo, che gli scrittori di haiku vogliono farci conoscere: il loro mondo interiore attraverso l’esterno. I riferimenti degli haiku devono essere naturali, ovvero devono far riferimento alla natura ma, in particolar modo, a una particolare stagione: ad esempio, se si vuole far intendere che si parla dell’autunno si farà riferimento alle foglie che cadono; se si vuol parlare dell’inverno si può far riferimento alla neve; qualora ci volessimo riferire all’estate possiamo parlare dei campi di grano o alla primavera alle rondini che cantano. In ogni caso, introducendo una parola chiave per ogni haiku si comprende di cosa si sta parlando. Questa parola chiave si chiama kigo. Per la natura possiamo parlare di kigo per i fenomeni atmosferici, per paesaggi e colori, per la flora, per la fauna ed esistono anche dei kigo per gli haiku che fanno riferimento alla vita quotidiana e non solo alla natura, ma che vengono sempre inseriti nelle stagioni, in quanto l’elemento stagionale è fondamentale.
Ho letto degli haiku di Basho, di Issa, di Kito, di Gozan e vi porto alcuni esempi degli haiku di Issa per poter comprendere la stagionalità:

La mia primavera:

suprema felicità

coi fiori di pruno.

e ancora

 Mondo di sofferenza:

eppure i ciliegi

sono in fiore.

7959361_f260In questi haiku si parla della primavera, in uno della felicità suprema che dona questa stagione allo scrittore, che associa la sua primavera con gli alberi di pruno in fiore e nel secondo del mondo che comunque soffre, nonostante la stagione primaverile ci offra i ciliegi rigogliosi. Gli haiku, come si nota, devono essere semplici e austeri, sottili nelle immagini e nelle intuizioni e devono sempre dare al lettore una sensazione di leggerezza, di libertà di spirito, di elevazione.
Come anticipato in precedenza, possono esserci degli haiku nei quali si parla della quotidianità della vita, della gente o addirittura degli haiku che risultano essere un vero e proprio commiato alla vita, un saluto per lasciare a chi legge una sorta di eredità spirituale.
Gli haiku di questo genere, però, non devono essere confusi con i senryu che, in realtà, pur essendo sempre composti di 17 sillabe come gli haiku, non possiedono il kigo e, spesso, pur facendo riferimento alle vicende umane, queste vengono descritte in modo cinico o sarcastico.

In genere ogni haiku deve essere illustrato (con un haiga, una pittura) o sarebbe quanto meno necessario farlo, visto che è quel che accade nella cultura giapponese, la patria di questa forma sublime di elevazione dello spirito. Gli haiku sono così radicati nella vita quotidiana dei giapponesi che si inizia, sin dai primi anni di scuola, a leggere e a commentare questi versi e, addirittura, a farli rappresentare graficamente dai bambini.
Questo viene fatto, essenzialmente, affinché i bimbi prendano confidenza con il mezzo e possano rompere la barriera della vergogna al momento in cui dovranno esprimersi. Non dobbiamo dimenticarci che un haiku è nel contempo forte e semplice, dirompente e lineare, diremmo minimalista nella sua composizione. Spesso, anche noi occidentali dovremmo tendere al minimalismo e togliere il superfluo dalle nostre vite e dai nostri pensieri.

Oltre al kigo, l’haiku deve contenere anche una cesura, o pausa verbale, conosciuta come kireji, che separa un haiku in due immagini contrastanti.
Basho (1644-1694) fu colui che diede una sorta di canone all’haiku elevandolo alla categoria di arte. L’haiku più famoso di Basho, che definisce con esattezza lo spirito e l’arte di questa classe di poesia, è quello che vi faccio conoscere di seguito:

il vecchio stagno

la rana salta

tonfo nell’acqua

haiku-yukki-yauraEsprimere una sensazione, una verità poetica che con l’haiku si può: è concisione e sintesi, è una composizione nata in un momento di grazia, di ispirazione. È un’arte difficile, ma il suo dominio ci aiuterà a far uscire da ogni parola il vero nettare, per poterla utilizzare in modo mirato nelle espressioni anche quotidiane.
L’haiku deve essere quindi impersonale, ovvero, la sua costruzione tiene lontano l’IO poeta, come se l’haiku stesso fosse sorto da solo e nessuno l’avesse costruito. Difficilmente troveremo un haiku nel quale si parla in prima persona e soprattutto in prima persona singolare. Il poeta sembra essere asettico all’haiku, ma noi sappiamo che è tutta apparenza, in realtà lui ci dà la sua visione delle cose proprio attraverso tale concetto di poesia pura.
Inoltre, l’haiku si trova sempre in equilibrio tra due immagini o due sensazioni che spesso sono in contrasto tra loro, a volte, la seconda immagine è addirittura talmente lontana dalla prima che prende di sorpresa il lettore.
Spesso, le risorse stilistiche, che si usano per scrivere un haiku, sono l’onomatopeia e la sinestesia, ovvero la concorrenza dei vari sensi nello stesso atto percettivo. Ad esempio in un haiku di Basho si ascoltano delle voci che sono bianche. In questo caso viene coinvolto l’udito (ascoltare le voci) e la vista (dato che a queste voci lui ha conferito un colore: il bianco).

Attraverso un haiku di Gozan possiamo notare come gli haijin abbiano la capacità di dire tutto in poche parole.

La neve che ieri cadeva

Come petali di ciliegio

È acqua di nuovo

L’antica letteratura giapponese paragona il cadere dei fiori con quello della neve. Sono immagini simili non solo dal punto di vista visivo, ma anche dal punto di vista materico e spirituale: sono transitorie. Il ciliegio è in fiore per una settimana e la neve di primavera non può rimanere a lungo compatta ma diventa acqua, quasi al toccare il terreno.
Ancora molto si potrebbe dire e scrivere su questa poesia pura, questa immensa valanga di emozioni che ci travolge in sole 17 sillabe. Eppure gli haiku sono così, rapidi, liberi, ma eterni.
Vi lascio con un haiku scritto in inglese da Fernando Val Garijo, docente di Diritto Internazionale Pubblico presso la Universisad Nacional de Educación a distancia, che si diletta a scrivere haiku. Chissà che un giorno non ne scriva alcuni anch’io. Mai dire mai!

Still asleep at dawn.

Husband and wife, together

Blessed by new daylight.

Fernando Val Garijo

Un link utile per poter comprendere meglio gli haiku è quello dell’Associazione Italiana Haiku.

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L’arte di Andrea Tavernati

Le diverse sfaccettature di Andrea Tavernati.

Martedì 2 dicembre, presso il Circolo Culturale Dialogo a Olgiate Comasco, Andrea Tavernati ha presentato Caravaggio, Una Rivoluzione tra realismo e simbolo. Dunque Andrea non è solo un poeta in grado di suscitare forti emozioni attraverso i suoi Haiku, suo è il libro L’Intima Essenza pubblicato con EEE,  ma è un fine conoscitore dell’arte pittorica. Di seguito vi riportiamo l’articolo apparso sul Giornale di Olgiate (concessione VNP-1418144294200433) nell’edizione apparsa il 6 dicembre.

Tavernati incanta «Dialogo» illustrando l’arte di Caravaggio

Un viaggio nell’arte pittorica tra Cinquecento e Seicento. Martedì 2 dicembre, al centro civico di Somaino, buona la partecipazione alla serata organizzata dal circolo culturale «Dialogo». Ospite Andrea Tavernati, socio del sodalizio, premiato autore di poesie e brevissimi componimenti di origine giapponese detti haiku. Il relatore ha proposto un excursus tra i capolavori realizzati da Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. «Dopo una dettagliata introduzione sull’esperienza romana dell’artista e sulle opere da lui dipinte nella Capitale – spiega la presidente Mari Bernasconi – Tavernati si è soffermato sul ciclo di affreschi conservato nella cappella Contarelli della chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma, dove spiccano tre opere dedicate a San Matteo, collocate intorno all’altare principale: la prima corrisponde alla pala d’altare con l’effigie del santo, la seconda e la terza si sviluppano ai due lati e raffigurano la vocazione e il martirio di San Matteo, rispettivamente a sinistra e a destra della mensa sacra. Il relatore, con l’aiuto di immagini proiettate, ha analizzato le opere in ogni particolare».Martedì 9 dicembre, alle 21, sempre a Somaino, sarà ospite «Legambiente» di Como.

Autore:mpr

Pubblicato il: 06 Dicembre 2014

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Premio Polverini: prima parte

Cronaca di un viaggio verso il Premio Polverini

la selezione colpevole

 

Preso come al solito dall’impazienza arrivo in stazione con buon anticipo. Così buono che prendo il treno precedente al preventivato per la prima tappa del viaggio. Il tempo, umido e nebbioso, non è riuscito però a smorzare un certo entusiasmo che mi agita alquanto. Non capita tutti i giorni arrivare al primo posto nel Premio Polverini
Dato che non sono un gran viaggiatore, affronto questi spostamenti con lo spirito dell’adolescente che va in gita. Inoltre sto anche andando a prendere un premio per la mia silloge d’esordio, La selezione colpevole, e ho dentro una certa soddisfatta emozione. Sì, anche perché c’è stato, a suo tempo, chi mi ha detto che a scrivere è solo una perdita di tempo. Dall’uscita delle poesie ad adesso è passato sì del tempo, con umori altalenanti riguardo la scrittura, ma per l’occasione, me la sto solo godendo.
Breve sosta a Bologna in attesa del treno, un’oretta circa, durante la quale mi rifocillo, poi, finita l’attesa mi trovo sul treno che mi porta a Roma Termini. Durante il viaggio incontrerò anche Firenze, la mia Firenze. E inizio già a pensare al mio passato. Alla mia infanzia all’adolescenza e alla gioventù. Quanta vita trascorsa e quanto tempo passato. Sono già in un turbine di ricordi e siamo appena partiti… dalle cadute in bici al Natale da bambino in famiglia. Poi la scuola, soprattutto le superiori, di elementari e medie ricordo poco. Le bigiate settimanali, le fughe, le gite. La prima vita notturna e le prime interazioni con le ragazze.
Sto decisamente divagando troppo. Tanto che, mentre sono perso nei ricordi, siamo già arrivati a Santa Maria Novella. Firenze. Mia città d’origine. Ma per i miei gusti troppo città. Io sono un tipo da paese. Da tranquilla cittadina. Spesso ho troppo movimento dentro. Se ne fossi circondato anche fuori, forse non tollererei certi momenti. Forse sarebbe meglio vivere proprio in campagna.
E comunque alla fine, dopo aver anche pisolato un po’, a Roma sono arrivato. Cotto ma sono arrivato.
Scendo dal treno e, in mezzo alla fiumana che si riversa nella capitale, riesco a fermarmi qualche minuto in stazione.
Mangio un panino al volo, mi procuro i biglietti per il viaggio di domani fino ad Anzio, quelli della metropolitana per gli spostamenti cittadini e penso che andrò quanto prima a insinuarmi nei sottopassaggi. Ho avuto buone informazioni sui tragitti e il gps decisamente mi è comodo. Non potrei perdermi e non l’ho fatto. Giunto a destinazione dopo una passeggiata per Roma, sotto una leggera pioggia ma con un caldo decisamente fuori stagione, dopo una rinfrescata rapida, quanto indispensabile, perfeziono gli accordi precedentemente presi per incontrarmi nel pomeriggio con quella coppia d’assi che sono Andrea Marinucci Foa e Manuela Leoni. A quel punto faccio giusto in tempo a puntare un paio di sveglie e mi cappotto clamorosamente sul letto per circa un’ora e mezzo.
Mi sveglio bello carico, come se avessi dormito molto più a lungo.
Incontro fissato al Colosseo per le ore 16 e, come da mia tradizione, riesco a trovarmi sotto lo stesso alle ore 15.15. Intanto faccio un po’ il turista e scatto foto.
Poi i due amici arrivano e ci salutiamo, finalmente, in carne e ossa. Passeggiata per il centro di Roma e conversazione che vaga fra i quartieri e le mode di Roma, mentre cerchiamo un posto in cui sederci e continuare a parlare in un ambiente e con un’atmosfera adatta a “Quelli come noi”. Scelta obbligata: una caffetteria interna a una libreria.
Dopo aver iniziato la “seduta” sui “seggioloni” nell’angolo, mentre attendiamo di poterci impossessare di un tavolino, ci siamo ritrovati circondati da una serie di personaggi particolari, anch’essi in attesa di un posto a sedere. Passare due ore così veloci capita di rado… Attimi spesi a considerare un panorama che verte comunque tutto attorno alle figure di autori, scrittori, editori, self publisher, editor, correttori e, soprattutto, delle loro opere letterarie. Analizziamo l’editoria sotto molteplici aspetti e parliamo, ipotizzando, scenari futuri dell’editoria italiana. Una full immersion nel sottobosco letterario e dei suoi abitanti, ma fatto con il gusto dello stare assieme, seduti, facendo della nostra conversazione una sintesi di “Racconti in un caffè”.
Ma tutto ciò che è bello, purtroppo, tende a finire. Solo che queste ore assieme ad Andrea Marinucci Foa e Manuela Leoni mi sono parse davvero pochi minuti e si sono esaurite davvero troppo presto. Ci siamo comunque lasciati con l’intenzione di ritrovarci nuovamente non appena sarà possibile.
Stanco, dopo una cena a base di pizza, mi sono fiondato a riposare in vista della levataccia che si sarebbe tenuta da lì a poche ore e, come scritto in un noto testo (la Genesi ) “e fu sera e fu mattina” e infine è giunta la fatidica domenica.
Mi sveglio di corsa e, ancora in preda ai fumi funesti del sonno, mi preparo e parto. Dopo un tragitto alquanto frettoloso arrivo a prendere la metro che, per fortuna, arriva subito e mi porta alla stazione Termini. Correndo giungo al binario da cui partirà il treno per Anzio e ci salto su. E riprendo un po’ di fiato mentre l’ultimo tratto del viaggio inizia…

Andrea Leonelli

Secondo posto per Andrea Tavernati

CONCORSO INTERNAZIONALE DI POESIA OCCIDENTALE E HAIKU

HAIKU - I 4 ELEMENTI

Sabato 25 ottobre, presso la libreria In Book di Genova si è tenuta la cerimonia di premiazione  della terza edizione del CONCORSO INTERNAZIONALE DI POESIA OCCIDENTALE E HAIKU Genova 2014 organizzato da La Stanza di Erato. La giuria, presieduta da Laila Cresta e dal Prof. Paganelli dell’Università di Genova, ha ritenuto di conferire ad Andrea Tavernati il SECONDO PREMIO per la sezione haiku, tema speciale: i 4 elementi per questi testi inediti:

Dopo il disgelo
sotto gli alberi all’alba.

Sentirsi d’acqua.

Quel fuoco in spiaggia,
faro per quale barca.
Che l’onda strega.

Un suono un’aria.
Il transito d’autunno
in sé rifulge.

D’un nuovo amore
la terra sogna il frutto.
Ad ogni neve.

Quattro elementi
nel cerchio di stagioni
ridono ancora.

Note biografiche di Andrea Tavernati

Nato a Pavia nel 1960 vive a Limido Comasco in provincia di Como. Laureato in Filologia medievale e umanistica e diplomato in Paleografia e Archivistica, ha lavorato come insegnante e come autore di testi pubblicitari.

Nel 2013 ha pubblicato con la casa editrice EEE-Book il libro di poesia L’Intima Essenza, la via degli haiku, con il quale ha ottenuto il secondo premio alla VII edizione del concorso internazionale Pennacalamaio di Savona. Ha inoltre ottenuto il primo premio per la sezione haiku del Concorso Nazionale di scrittura breve Scarabeus 2014 di Livorno e il secondo posto nel Concorso Internazionale di poesia occidentale e haiku Genova 2014. Con i suoi racconti nel 2012 e nel 2013 è stato fra i vincitori di due edizioni del concorso di narrativa Il Cerchio Capovolto indetto dalla casa editrice I Sognatori, e nel 2014 del concorso Amore e Morte indetto dal Mondo dello Scrittore. Ha pubblicato testi poetici in diverse antologie.

Riferimenti:

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Scheda libro
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Concorso Haiku tra Meridiani e Paralleli

Scelti tre haiku di Andrea Tavernati per il Concorso Haiku tra Meridiani e Paralleli

cover-haiku-Meridiani Paralleli

Con “L’intima essenza”, Tavernati non propone al lettore una semplice silloge, ma un vero e proprio cammino di riscoperta dell’io profondo, libero da convenzioni, maschere o preconcetti.

Questa frase, tratta dalla recensione (il testo completo è visibile QUI) scritta da Luca Cenisi, Presidente dell’Associazione Italiana Haiku (AIH), racchiude la reale essenza di quanto Andrea Tavernati ripone nelle proprie opere, trasformando in arte parole e versi. In questi ultimi anni, questa forma poetica ha trovato in diversi autori nostrani dei degni esponenti in grado di rappresentare lo stile italiano.

A seguito della selezione effettuata per la II Stagione del Concorso Haiku tra Meridiani e Paralleli, indetto dall’Associazione Fusibilia di Viterbo questi tre haiku di Andrea Tavernati sono stati scelti  tra i vincitori del concorso e pubblicati nell’antologia realizzata per rappresentare la diffusione italiana di questo genere poetico. (www.fusibilia.it)

Un percorso che ripropone il messaggio espresso con la pubblicazione dellIntima Essenza – la via degli haiku,  articolato racconto di un’esperienza interiore ed esistenziale attraverso gli haiku, EEEBook editore: www.edizioniesordienti.com

l'intima essenzaIl tempo bianco

melmosi attimi irride.

Lanima è neve.

 

Nebbie dautunno

trafigge la lampara.

Naufraga il mare.

 

In giacca a vento

si scorre dentro il gelo.

Il fiume è fermo.

 

 

Autunno è Poesia

Autunno è Poesia

Personalmente trovo che l’autunno sia la stagione che meglio rappresenta l’introspezione poetica.

Inquadrando la poesia come un momento di pausa riflessiva, un momento idoneo a consumando i giornicambiamenti interiori, il lento spegnersi autunnale con le sue atmosfere nebbiose, fosche, con le notti che si allungano e il conseguente ridursi delle ore di luce, il freddo che costringe a passare le serate in casa, le prime piogge, è il momento migliore per quella poesia intimista e di umana autoanalisi.
In occasione, appunto, dell’autunno e dell’arrivo di questi preziosi momenti di quiete emozionale, dopo l’effervescenza della più spiccata sensualità estiva, in questi solitari sospiri in cui si fanno i conti fra dato e avuto, la poesia trova la sua migliore collocazione.
Per questo motivo, in accordo con l’editore Piera Rossotti, abbiamo deciso di abbassare il prezzo sia di “La selezione colpevole” che di “Consumando i giorni con sguardi diversi” a 0,99€

In un mondo bisognoso di attimi di riflessione, introspezione e di autoconsapevolezza, ritengo questa scelta la migliore possibile. In questo momento in cui la poesia viene bistratta come orpello inutile, di cui molti si fregiano per aver scritto due parole in rima, in cui leggere diventa sempre più un lusso e, oltretutto, un’attività sempre più rimandabile a favore di attività che costringano a non dover guardarsi dentro, ritengo che questa nostra scelta sia, oltre che coraggiosa, un riconoscimento a quei lettori sensibili, sempre più rari ma sempre più preziosi.

Con tutta la mia stima per voi lettori

Andrea Leonelli

Andrea Tavernati conquista il Secondo Premio

tavernati3Andrea Tavernati conquista il Secondo Premio al Concorso Internazionale Pennacalamaio

La giuria del Concorso letterario Pennacalamaio (che era stato Bandito dall’Associazione Culturale Savonese Zacem in collaborazione con Libro Mondo e con il patrocinio della Provincia di Savona, Comune di Savona e hotel San Marco di Savona) ha proclamato i vincitori delle 15 sezioni in gara. La cerimonia della premiazione, che si è svolta il 25 maggio a Savona, ha visto la partecipazione di innumerevoli autori, italiani e stranieri, tra cui il nostro Andrea Tavernati, giunto al secondo posto nella sezione “libro edito di poesia” grazie al suo libro “Intima essenza”. Per tale occasione, abbiamo chiesto ad Andrea le sue impressioni:

“Dunque, i concorsi letterari sono un’ottima occasione per esercitare la propria autodisciplina zen.
Li considero uno strumento per farsi conoscere un po’ di più. Uno strumento come un altro. Da quando ho pubblicato l’Intima Essenza ho partecipato e sto partecipando a parecchi eventi di questo tipo. Purtroppo ormai quelli completamente gratuiti sono pochi, anche se i contributi richiesti sono in genere contenuti. Dato che il mio libro è fatto di haiku sto privilegiando i concorsi dedicati a questo genere o che prevedono una sezione dedicata a questo genere. In Italia sono pochissimi.

tavernati1In quanto agli esiti, ho imparato che se si ottengono dei riconoscimenti, si gioisce con soddisfazione e si trova almeno un minimo di conferme sul fatto che, forse, quello che si scrive non fa proprio schifo. Se invece non si ottiene nulla, non bisogna sprecare tempo a farsi troppi mea culpa, archiviare la pratica e tirare dritto. Ai concorsi ne succedono di tutti i colori e le ragioni per cui non si viene selezionati sono imperscrutabili.

Nel caso specifico ho partecipato proprio perché era prevista una sezione dedicata agli haiku, il che vuol dire che gli organizzatori hanno un minimo di sensibilità per questa forma. Ho trovato il concorso sulla newsletter di concorsiletterari, ho notato la sezione haiku e ho partecipato. Tra l’altro il concorso prevedeva una marea di altre sezioni e io non amo i concorsi “di tutto, di più”. Se non ci fosse stata la sezione haiku, sicuramente non avrei partecipato.

Non conoscevo l’associazione che l’ha organizzato e men che meno sapevo “chi o cosa” ci stava dietro. Per cui apprendere di aver vinto il secondo premio mi ha fatto molto piacere, perché vuol dire che semplicemente qualcuno ha letto e apprezzato, come dovrebbe sempre essere.

La cerimonia di premiazione è stata molto semplice. Tra l’altro era proprio domenica scorsa e tra le elezioni e il primo caldo in Liguria, non c’era molta gente. Comunque anche leggere le proprie poesie in pubblico è sempre una bella esperienza (quando si alzano gli occhi dal foglio si è lì a chiedersi, tra gli applausi: “cosa diavolo avranno capito?”, ma tant’è…).

tavernati2Bene. Conseguenze pratiche: Mia figlia, che si è generosamente offerta di accompagnarmi, ha scattato qualche foto. Ho aggiunto una riga in più sul curriculum che dice: “Secondo premio, ecc…” Ho pubblicato un simpatico post su una serie di pagine Facebook di Gruppi di poeti haiku e associazioni varie e ho inviato un comunicato stampa ai quotidiani della mia zona e ad altre associazioni culturali locali… Non avrò un lettore in più… ma chissà… dai e dai…”