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Giorgio Bianco e la sua esperienza

Giorgio Bianco nemmeno voleva parlare con un nuovo editore, le sue precedenti esperienze lo avevano reso avverso e disillisuo su quanto il mondo editoriale poteva offrirgli. Poi ha incontrato Piera Rossotti e molte delle sue convinzioni (per fortuna) sono cambiate. E non lo diciamo per noi, ma per il fatto che il suo stile merita di essere condiviso pubblicamente. #EEE #autoriEEE

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Giorgio Bianco e la sua esperienza con EEE

di Giorgio Bianco

Una pacca sulla spalla, una risata, una stretta di mano. Ma di concreto, nulla. Troppe volte il rapporto fra scrittore ed editore si risolve in una delusione. Non scrivo queste righe per cercare colpevoli, anzi: i colpevoli mi hanno stufato, poiché alimentano risentimento e musi lunghi, atteggiamenti inutili quando si tenta di costruire qualcosa. Scrivo invece per parlare di chi le cose le fa, o almeno ci prova con serietà e a ragion veduta. Perché il mondo dell’editoria, si sa, in Italia soffre moltissimo. Scrivere un libro è nulla, rispetto alla necessità di “insegnargli a camminare”. E nessuno di noi, sognatori con la penna in mano, ha bisogno di un semplice tipografo. Noi cerchiamo qualcuno che ci aiuti a diffondere le nostre opere.

La casa editrice EEE, per me la terza su quattro romanzi, è di gran lunga la migliore che io abbia incontrato. Piera Rossotti è persona di grande competenza e sensibilità artistica, ma nello stesso tempo bada al sodo. E ha il grande merito, insieme ai suoi collaboratori, di aver creato una struttura flessibile e attenta al divenire delle esigenze degli autori. Ma c’è molto di più: EEE punta alla collaborazione, cioè alla interazione fra gli scrittori chiamandoli a leggere, criticare e promuovere i loro colleghi, ricevendone in cambio le stesse attenzioni. Può sembrare un’idea semplice, ma a questa affermazione replico in due modi: prima di tutto, la semplicità risiede nelle idee geniali.

In secondo luogo, non dimentichiamo che il mondo della letteratura è estremamente chiuso, individualista, ostile e perfino razzista, se mi passate l’accezione culturale del termine. Pertanto mi pare che invitare gli autori a fare squadra sia un presupposto di grande originalità. Parlo del mio caso: un mio romanzo non ha mai avuto così tante recensioni, così tanti risultati scrivendone il titolo in Google, prima di incontrare EEE. Considerando il mio punto di partenza, posso dire di aver ottenuto finora ottimi risultati e ho avuto la dimostrazione che lavorare insieme vale molto più di un “post” su un cosiddetto “social”. Dirò di più: nemmeno le pubblicazioni a pagamento sul web sembrano funzionare. Io stesso ho investito 18 euro in una inserzione sponsorizzata su Facebook, pubblicando il link all’acquisto del mio romanzo “Dammi un motivo“.

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Facebook mi garantiva almeno 8.000 contatti, che in effetti ci sono stati. Ma con quale risultato? Giudicate voi stessi dalla fotografia: oltre 8.000 contatti, certo: ma le interazioni tendono a zero. Che cosa ci dimostra tutto questo? Che viviamo in un mondo divenuto assai superficiale e che bussare indistintamente a tutte le porte serve a nulla. Noi dobbiamo rivolgerci alle “nicchie”, cioè a coloro che potrebbero apprezzare i nostri lavori. Facebook? Va benissimo, ma usato dalle persone giuste verso le persone giuste. E le persone giuste… siamo noi! Il nostro impegno, nonostante l’esiguità delle forze, porta risultati qualificati. Senza quelli, non andremo da nessuna parte.

Un abbraccio a tutti!

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