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La rivoluzione letteraria dell’e-book

La rivoluzione letteraria dell’e-book: storia del formato digitale

di Marina Atzori

Michael_S._HartIl 4 luglio del 1971 Michael Stern Hart attivista, scrittore e informatico, trascrisse per la prima volta sul suo personal computer la documentazione relativa alla Dichiarazione d’Indipendenza americana, firmata nel 1776. Una delle testimonianze scritte più importanti della Storia poteva finalmente essere presa in visione da tutto il popolo internauta grazie al suo contributo inventivo. Subito dopo la diffusione in rete di questo testo di assoluta rilevanza, Hurt fece nascere il Progetto Gutenberg, un programma ideato per rendere gratuiti e disponibili, in formato elettronico, alcuni scritti Letterari liberi da copyright o esplicitamente riconosciuti idonei per una libera distribuzione nel Web. Fu una vera e propria rivoluzione la sua. Tant’è che gli venne attribuita e riconosciuta a tutti gli effetti la paternità del primo e-book della Storia. Fu così che il concetto di libro elettronico iniziò a farsi strada, sempre più prepotentemente, raccogliendo un numero di consensi tale da convincere lo stesso Hart a perseguire nell’ampliamento dei propri intenti. Lo statunitense decise infatti di sviluppare il suo piano di lavoro innovativo, rendendo fruibili alcune tra le più famigerate Opere Classiche, da Omero a Shakespeare, fino ad arrivare alla Bibbia. Chi voleva dunque, poteva finalmente leggere questa serie di manoscritti anche su un semplice pc. Lo seguì a ruota Joe Jacobson che nel 1996, con l’invenzione della carta elettronica (electronic paper), decretò a pieno titolo il successo dell’idea di “libro digitale”, introducendo la tecnologia e-paper.

In cosa consisteva questa tecnica? Semplicemente nel riflettere la luce ambientale come un foglio di carta, consentendo in un secondo momento, con l’arrivo degli e-reader, una lettura di ottima qualità sui dispositivi elettronici, pari a quella di un normale libro cartaceo o di una rivista. La digitalizzazione dei testi è stata un’autentica scoperta, in poco tempo ha fatto il giro del mondo stabilendo le fondamenta di una vera e propria rivoluzione culturale. Come potrete immaginare, l’arrivo dell’e-book fece discutere e non poco, ma senza andare tanto indietro nel tempo, tornando ai giorni nostri, non è un mistero di quante discussioni e dibattiti siano nati intorno ai libri digitali, discussioni mai giunte alla fine e con qualche “dubbio” che fa ancora storcere il naso.

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I primi e-reader

di Andrea Leonelli

Narrano le fonti presenti sul web che i primi e-reader furono commercializzati nel 1998 e si chiamavano Rocket e SoftBook. Di fatto incontrarono poco successo data la penuria di titoli allora disponibili e i problemi di compatibilità dei testi su questi device, che di portatile avevano ben poco. Il peso degli e-reader infatti si aggirava attorno al chilo. L’anno successivo, il 1999, vide la luce il Franklin eBookMan che ottenne miglior successo anche per le funzioni di PDA che vi furono integrate. Dovremo arrivare però fino al 2004 per veder nascere finalmente un dispositivo degno del nome di e-reader. Infatti, solo con la discesa in campo di nomi del calibro di Sony e Philips, assieme alla E Ink Corporation, ci sarà finalmente lo sviluppo di un device, chiamato Librie, che darà ai lettori un piacere di lettura simile a quello dei testi su carta. Prima infatti i device erano retroilluminati e avevano grossi problemi di leggibilità dati dal riverbero. libroelectronico_EFE--478x270Il punto di svolta nello sviluppo dei reader avviene però nel 2007 quando Amazon lancia sul mercato il Kindle. Dotato di WiFi e collegato con il proprio account personale, permette una facilità d’acquisto e un utilizzo mai visti prima. La lettura digitale conobbe in quell’anno un vero boom anche se la prima diffusione su larga scala fu opera degli store Sony l’anno precedente.

Una curiosità che forse non molti conoscono è che, probabilmente, il primo vero ebook reader nacque in Italia ad opera di due architetti, Franco Crugnola Isabella Rigamonti, di Varese, che presentarono il loro “Incipit” come tesi di Laurea al Politecnico di Milano nel 1993, ben 6 anni prima dei primi device menzionati.

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