la stanza dei fiori

La stanza dei fiori

La stanza dei fiori

La stanza dei fiori è un giallo ambientato nel secondo dopoguerra. Dal 1950 al ’70, dal governo Tambroni, alla rivolta sessantottina, da una realtà rurale e marittima alle problematiche di una grande città: da Napoli fino a Miami Beach.

Mario ha quattro anni quando muore sua madre; l’evento luttuoso cambierà il corso della sua vita e quella di altri “compagni di viaggio”.

Nel 1961 il commissario Giovanni Fantaguzzi di estrazione tecnico-scientifica e il suo collaboratore, il brigadiere Pone, presunto umanista, si trovano ad indagare sulla morte di un prete; un caso apparentemente semplice, la cui prima soluzione, ben presto, appare poco convincente. Svela infatti una realtà inquietante dietro la facciata perbenista, che forze di potere non vogliono trapeli. L’indagine diviene un duello tra l’ispettore e i sospettati e il potere che lo blandisce lo tenta a mettere da parte i suoi principi.

Tra gli  indiziati c’è Mario divenuto adolescente. Dall’aspetto, si direbbe un teddy boy, frequenta cattive compagnie ed è sulla linea di confine tra infanzia e età adulta, tra bene e male, e sembra ormai predestinato al carcere minorile di Nisida. Nei momenti di paura, che non mancano nel suo quotidiano, invoca la mamma che lo guarda dalla luna, ma su questa terra, chi dovrebbe prendersi cura di lui, insidia la sua innocenza e il suo profondo sentimento religioso.

Ne risulta un “dramma giocoso”, in cui temi delicati sono affrontati con apprezzabile ironia e leggerezza, ma mai banalmente. Si distingue per l’approccio critico alla storia della città, tra personaggi suggestivi, coloriti e singolari, talvolta molesti; tra devozione e malavita. L’eclissi con il suo cupo sudario sospende il respiro vitale della città; nei Quartieri Spagnoli la legge Merlin ha sconfitto l’ipocrisia, ma messo in strada, nei  vicoli intrisi di disperazione, una tragica umanità. I destini si intrecciano e gli amori superano il confine della trasgressione; tutto contamina ed è contaminato; dalla parlata: tra slang, dialetto e lessico della Camorra; all’amore:  triviale quello delle prostitute, tenero quello degli amanti, e ingenuo quello dei baci degli adolescenti.

È un narrare in rappresentazione dell’assurdo: i personaggi prendono scena, con tic, ammiccamenti, smorfie, posture e rivelano con denunce e confessioni i fatti, mostrando la propria intima natura.

Tutti scrutano un punto lontano al di sopra delle umane cose, qualcosa verso cui stanno avanzando, a rammentarci la Morte.

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