Alessandro Cirillo e La sua Postazione

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Alessandro Cirillo e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

Un luogo di meditazione

 

Alessandro Cirillo e La sua Postazione

No, non sono impazzito e non ho installato una scrivania nel bagno di casa.

Partiamo da un presupposto: prima che nascesse mia figlia in casa c’era una stanza in più. Io e mia moglie l’avevamo adibita a magazzino/ libreria/sala gioco con X Box/ area designata per stirare/postazione computer. Seduto alla vecchia scrivania ho scritto i miei primi cinque libri, partendo da Attacco allo Stivale e arrivando a Schiavi della vendetta (in mezzo ci sono, in ordine: Nessuna scelta, Trame oscure, Angelus di sangue. NdR).

Quando è arrivata Sofia, mobili e pareti hanno assunto un colorito roseo. La mia vecchia scrivania, massiccia e con diversi scomparti, è stata adattata per essere utilizzata come un fasciatoio (e qui smentisco la mia prima frase perché in effetti ho installato una scrivania in bagno, anche se non per scrivere).

Fatte le dovute premesse, arrivo a spiegare perché ho fotografato la bianca tazza del mio gabinetto. Forse a non tutti piace ammetterlo ma il bagno è una grande fonte di ispirazione. In questo mondo frenetico, fatto di giornate piene ogni minuto, per qualcuno “la seduta” al bagno può rappresentare uno dei rari momenti di tranquillità. Direi una vera oasi di pace. C’è chi legge, chi ascolta musica, chi purtroppo non riesce a staccarsi dallo smartphone e chi semplicemente medita.

Di solito, io sono uno che si porta da leggere ma, in diverse occasioni, la serenità che offrivano le quattro mura del bagno mi sono servite a tirare fuori delle idee per i miei romanzi. Ad ogni scrittore sarà capitato almeno una volta il classico blocco in cui tutta la storia sembra una grande idiozia. O magari ci si trova fermi ad un punto in cui servirebbe una soluzione per proseguire.

Ecco, più di una volta mi è capitato di sbrogliare la matassa proprio in bagno, liberandomi da un gran peso (le similitudini all’espletamento delle funzioni corporali sono assolutamente casuali).
Raccontando questo aneddoto, so di dare degli spunti a coloro che non hanno gradito i miei libri. La battuta che potrebbe venire in mente subito è: “Ah, allora è per questo che i tuoi libri fanno c….e!
Se non vi piace la mia scrittura, vi prego di risparmiarmi i commenti. Se non avete letto ancora i miei libri, è il momento di iniziare. Se poi li leggerete e non vi piaceranno, ritorniamo al punto 1.

Buona lettura!

Alessandro Cirillo

Un ragazzo da settemila copie

Un ragazzo da settemila copie

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Alessandro Cirillo, giovane autore emergente lanciato da EEE, alla scrittura ha ormai preso gusto e le settemila copie vendute ne sono una chiara testimonianza.

Dopo Attacco allo Stivale, thriller d’azione pubblicato nel gennaio 2013, ha pubblicato Nessuna scelta nell’aprile 2014, poi Trame oscure nel febbraio 2015 (secondo classificato nella sezione ebook al Premio Letterario e Giornalistico “Piersanti Mattarella” 2015) e, nel dicembre dello stesso anno, è uscito Angelus di sangue, scritto a quattro mani con un altro autore emergente EEE, Giancarlo Ibba.

Ora, dopo aver venduto oltre settemila copie dei suoi romanzi, a maggio del 2016 Alessandro ha pubblicato Schiavi della vendetta che, siamo certi, diventerà un bestseller come i precedenti.

Perché ve lo stiamo dicendo? Perché Alessandro è uno di voi, un autore che ha iniziato come tanti altri, mettendo in gioco la propria passione e i propri sogni. Nella vita lavora presso le Ferrovie dello Stato, un lavoro logorante che spesso lo porta a contatto con la parte più oscura del genere umano, ma anche con “vecchiette” deliziose che lo prendono per mano e lo conducono lontano da una discussione accesa. Alessandro però non scrive di vecchietti o di passeggeri che vogliono aver ragione anche quando non hanno il biglietto o quando si comportano in modo fastidioso, arrecando disturbo agli altri; lui racconta le gesta avventurose di soldati, agenti segreti, complottisti e attentatori. Non solo, scrive, attraverso il suo blog, anche articoli che parlano delle nostre Forze Armate, approfondimenti che trasmettono ai lettori la sua passione per un Paese che ha un passato glorioso e che, ancora adesso, lascia nel DNA di molti quel fiero orgoglio di poter appartenere a un’utopia.

E nel tempo, questa sua passione si è trasformata aiutandolo ad affinare lo stile, a rendere ancora più realistici e umani i suoi personaggi, a raccontare storie così attuali da ritrovarle scritte nei giornali, come fatti di cronaca vera, nell’arco di pochi mesi. Alessandro è un autore dei nostri tempi, calato in un quotidiano modo di vivere che appartiene a chiunque di noi: un padre di famiglia e un marito premuroso.

Eppure, nonostante questo suo apparente stato di “normalità”, possiede un talento indubbio che lo porta a resistere perennemente nelle classifiche di Amazon e non solo entro i primi 100 di una determinata categoria, anche nella classifica Top 100 dei bestseller assoluti.

E, con cotanto risultato, possiamo forse non essere orgogliosi di lui?

Action Thriller Tricolore

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Giancarlo Ibba e Alessandro Cirillo

Action Thriller Tricolore: Alessandro Cirillo visto dagli occhi di Giancarlo Ibba

In un imminente futuro Edizioni Esordienti Ebook proporrà quella che sarà senz’altro una sorpresa per i fan di Alessandro Cirillo e Giancarlo Ibba. Abbiamo chiesto a quest’ultimo di raccontarci le sue impressioni sull’autore di tre libri basati esclusivamente su un genere che, in Italia, vede come protagonisti autori anglofoni. Ecco cosa ne pensa:

di Giancarlo Ibba

Lo ammetto, provo un certo sciocco pregiudizio per gli autori italiani che scrivono action-thriller ambientati nel nostro Paese. Non so perché. In gran parte questo sentimento deriva dalla troppe letture di scrittori anglofoni, che hanno inevitabilmente condizionato i miei gusti. Per il resto è dovuto al declino della narrativa e del cinema di genere in Italia. Le storie localizzate nella penisola soffrono sempre, ai miei occhi, di eccessi autoreferenziali, provincialismo e scivolate nel folclore locale. E’ una mia opinione, ovviamente contestabile.

Cirillo_AttaccoCiò premesso, nel 2012, ho fatto un eccezione al mio snobismo esterofilo letterario e ho acquistato il romanzo di esordio di un giovane autore: “Attacco allo stivale” di Alessandro Cirillo, pubblicato dalla Edizioni Esordienti E.Book (tra parentesi, è anche la mia Casa Editrice). Dopo aver letto le prime pagine del prologo, prima di andare dormire, ho avuto quella rara sensazione che spinge ad andare avanti con la lettura nonostante l’ora tarda e la sveglia puntata alle 06.30 del mattino. Non è una cosa che capita spesso. Specie quando si è appena entrati negli “anta” e i tempi di recupero si sono fatti più lenti. Ad ogni modo, ho terminato quel romanzo in una settimana, serbandone nella memoria un buon numero di scene e qualche spunto interessante.

Ricordo di aver pensato: “questo ragazzo ha coraggio e talento.”  Coraggio ad affrontare un tipo di storia che, con protagonisti italiani, chissà come appare sempre un po’ ridicola. Se infatti accettiamo senza problemi di sospendere l’incredulità davanti all’eroismo invincibile di un Indiana Jones qualunque, storciamo la bocca di fronte alle avventure spericolate del Sig. Rossi o del dott. Bianchi. Ammettetelo anche voi: non mettereste mai il destino del mondo, neanche per fantasia, in mano a degli italiani. E chi lo facesse sembrerebbe poco credibile. Giusto o sbagliato che sia.

Quindi, Cirillo ha avuto coraggio. E talento, dicevamo. Sì, perché la trama imbastita dal giovane autore esordiente, era una mina innescata. Un passo falso e sarebbe esplosa nel ridicolo, provocando nel lettore smaliziato grasse risate invece che ondate di adrenalina. Pericolo scampato, per fortuna,. Anzi, l’impressione è stata così positiva che ho deciso di incoraggiare Cirillo a proseguire su quella strada in salita con una mia sincera recensione. Ve la ripropongo, così come l’ho scritta, senza peli sulla lingua.

“Attacco allo Stivale”, dopo un prologo che poteva essere eliminato con profitto dall’autore (in questo tipo di storia l’introspezione psicologica deve essere indiretta, a mio parere), la trama decolla e si snoda con piacevole rapidita’… continua a leggere su amazon

Quando ho scritto queste righe non conoscevo Alessandro Cirillo. Era soltanto un nome sulla copertina del libro. Pochi mesi dopo, però, complice il Salone del Libro di Torino, ci siamo incontrati e conosciuti. Gli ho detto di aver letto il suo libro e ho ammesso di essere l’autore di una delle prime recensioni del medesimo. Ci siamo trovati subito in sintonia, grazie alle varie letture in comune, soprattutto quelle legate a Tom Clancy. Così ci siamo messi a parlare dei suoi prossimi progetti (e dei miei, che tra l’altro comprendevano un romanzo da scrivere insieme a quattro mani, ma questa è un altra storia…).

Nessuna scelta In seguito, molto gentilmente, Cirillo mi ha chiesto di leggere e dargli un opinione schietta sulla bozza del suo secondo romanzo, “Nessuna scelta”. Senza accorgermene sono andato oltre l’opinione, mettendomi quasi nei panni dell’editor dilettante\lettore\fan n°1. Insomma la collaborazione è stata più intima del previsto, con soddisfazione di entrambi (almeno credo). Fin dal prologo, comunque, ho notato che lo stile di scrittura di Cirillo si era affinato, mettendosi al servizio della trama e non viceversa. Inoltre, alcuni degli aspetti che avevo “criticato” nel romanzo d’esordio erano stati limati e aggiustati. Uno in particolare: la tendenza a non affondare e rigirare la lama nel ventre del lettore, quando questa era ormai affondata fino all’elsa.

Chiariamoci, Cirillo non è un “buonista”, ma ha un modo di trattare con i suoi personaggi che è molto diverso dal mio. Ad ogni modo, il palcoscenico allargato di “Nessuna scelta” ha confermato le mie iniziali impressioni: il ragazzo aveva coraggio, talento e… pensava in grande. Già, perché nelle sequenze migliori di “Nessuna scelta” il respiro della narrazione si fa ampio, internazionale e a tratti persino epico (vedi scena del combattimento all’arma bianca). Tra l’altro, tutto quanto era condensato in un numero di pagine accettabile.

La mia recensione, anche se (forse) un pelino partigiana, era fatale.

Dopo “Attacco allo Stivale” (brillante romanzo d’esordio, caratterizzato da una buona vena inventiva e un già maturo stile di scrittura), A. Cirillo conferma e rilancia le sue capacità narrative con “Nessuna Scelta”. Si tratta di un “sequel” (ma è progettato anche come una lettura autoconclusiva) che riprende i temi, gli stilemi e i personaggi principali della prima storia, senza però rimanere invischiato nei meccanismi di una trama fotocopia… continua a leggere su amazon

A questo punto io e Cirillo, pur essendoci visti di persona soltanto una volta (ad oggi sono due!), complici le moderne tecnologie, eravamo diventati amici oltre che colleghi di penna. La conseguente stima personale ci ha portato a scambiarci con fiducia le bozze dei nostri futuri romanzi, traendone immediato e reciproco beneficio. Apprezzo e invidio la capacità di restare con i piedi per terra di Alessandro, narrativamente parlando, senza per forza voler strafare o stupire con l’effetto speciale (cosa che, quando scrive, al sottoscritto succede spesso). I nostri numerosi scambi di opinioni talvolta, pur rispettosi e civilissimi, somigliano a una gara di calci tra muli!

cover_trame_EEEAl termine di questo lungo riassunto delle puntate precedenti, veniamo finalmente a “Trame Oscure”, il terzo romanzo di Cirillo. Come per il precedente, ho letto la bozza in anteprima e ho avuto il piacere e l’onore di collaborare alla sua stesura. Non che Cirillo abbia bisogno del mio modesto aiuto, tutt’altro, ma era interessato alle mie considerazioni in merito a certi aspetti dell’intreccio e della prosa. Non mi sono fatto certo pregare e gli ho fornito una lista dettagliata di consigli. Molti sono stati accettati, altri no. Cirillo ha una sua personalità e modifica solo quello che gli sembra giusto. In altre parole, la bellezza di questo romanzo è tutta merito di Alessandro.

Eccovi la mia recensione, scritta in tempi non sospetti.

Dopo il complesso scenario internazionale di “Nessuna Scelta”, che in qualche modo ha concluso la trama iniziata nel fortunato e brillante romanzo d’esordio (“Attacco allo stivale”), Alessandro Cirillo riporta i suoi protagonisti/eroi (Nicholas Caruso e Ruben Monteleone) in Italia con la sua terza opera: “Trame Oscure”. Prendendo spunto dai recenti fatti di cronaca, in particolare l’esplosivo e controverso caso della “Terra dei Fuochi”, costruisce un intreccio contemporaneo e realistico, dal ritmo elevato e ricco di colpi di scena… continua a leggere su amazon

A questo punto ritorniamo a bomba sull’argomento iniziale di questo articolo: la sospensione dell’incredulità di fronte a una storia action-thriller ambientata in Italia. Quella sensazione di “assurdità” quando leggiamo delle prodezze effettuate da eroi tricolori. Beh, migliorando il suo stile passo dopo passo, Cirillo è riuscito a compiere il miracolo. “Trame oscure” è perfettamente credibile, anche grazie alle tematiche nostrane, nonostante pulluli di scene d’azione rocambolesche, esplosioni e personaggi carismatici (il Rosso svetta su tutti). Insomma, merita ogni riconoscimento, in patria e anche all’estero.

Che altro dire ad Alessandro Cirillo? Potrei dirgli: “continua così, socio”… ma so (sempre in anteprima mondiale) che lo ha\abbiamo già fatto!

Aspettatevene delle belle!

Tutti su amazon!

Diversi libri EEE nelle varie classifiche di amazon.

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La giornata di ieri ha registrato picchi notevoli nelle classifiche di amazon e non tanto per il piazzamento dei vari autori in diversi generi, quanto per il numero considerevole di titoli che sono rientrati nelle top 100. Con il suo ultimo nato, C’era una volta in Sardegna, Giancarlo Ibba spopola nella sezione horror continuando a insidiare il posto a nomi blasonati quali Meyer e Poe. Alessandro Cirillo mantiene ben tre libri, Attacco allo Stivale, Nessuna Scelta e Trame oscure, nella categoria azione e avventura. Andrea Ravel, con il suo Il Longobardo, stoicamente sventola il suo baluardo dalla sezione narrativa storica, mentre Andrea Leonelli si è conquistato un posto al sole nella categoria poesia. La resa degli innocenti entra ed esce dalle classifiche in continuazione, insieme a Noccioli di ciliegie e Un solo colpevole. Stessa altalena spetta a Il piede sopra il cuore, Il tramonto delle aquile, I nostri scarponi sulla Via Francigena, Eroi nel nulla e altri libri di autori altrettanto meritevoli. Tuttavia, lo screenshot più impressionante ha visto ben quattro opere targate EEE, nelle prime 14 posizioni di amazon nella sezione azione e avventura. Un traguardo decisamente notevole per una piccola Casa Editrice digitale, a dimostrazione del fatto che, per una volta lasciatecelo proprio dire, la qualità ripaga tutti gli sforzi fatti. Sappiamo bene che una rondine non fa primavera e che questo piccolo successo non significa che possiamo dormire sonni tranquilli, ma il solo fatto di poter dare visibilità a un risultato come questo riempie di soddisfazioni.

Alessandro Cirillo: non solo uno scrittore

Alessandro Cirillo: non solo uno scrittore, ma anche un Capotreno.

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In questo spazio, tutto dedicato agli autori, vogliamo farvi conoscere alcuni degli scrittori che hanno pubblicato con EEE. Le loro principali attività influiscono sugli scritti, creando quell’impronta che diventa caratterizzante per ognuno di loro. Alessandro Cirillo non è solo uno scrittore di talento, ma è anche un Capotreno che viaggia attraverso la Penisola, trovando il tempo per costruire le sue trame e per trarre dalla realtà degli spunti decisamente interessanti.

Alessandro Cirillo ha pubblicato con EEE Attacco allo Stivale, Nessuna scelta e Trame oscure.

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Per lavorare a contatto con le persone bisogna essere dotati di una grande pazienza. Non fa eccezione l’attività che svolgo per guadagnarmi da vivere, ovvero il capotreno. Fino a una ventina di anni fa era una figura rispettata più o meno da tutti, ma con il passare del tempo ha assunto sempre di più il ruolo di bersaglio con cui prendersela in caso di disservizi. Questo è uno dei segni di una società che cambia, purtroppo spesso in peggio. Come ricorda un annuncio diffuso sui treni regionali, il capotreno è un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni. Come gli altri miei colleghi, ho fatto un giuramento davanti a un altro pubblico ufficiale posando una mano sulla Costituzione.
Di cosa si occupa un capotreno?
L’attività che viene percepita dai viaggiatori è quella del controllo dei titoli di viaggio. Infatti, la maggior parte delle persone si riferisce a noi con l’appellativo di controllore o, peggio ancora, bigliettai. In un’occasione, un giapponese chiese a un mio collega “tu billietti plego?” A chi può interessare, io e molti altri capitreno (questo è il plurale corretto) non amiamo questi titoli, anche se ormai sono radicati nel linguaggio comune. Chiamateci con il nome giusto e ne saremo ben felici.controllore1
Biglietti a parte, possiamo dire che il capotreno è l’autorità massima a bordo di un treno, come del resto suggerisce il nome. È il punto di riferimento per tutto quello che succede a bordo, anche quando si presentano dei disservizi o situazioni d’emergenza, come ad esempio il malore di un viaggiatore. In caso di malfunzionamenti degli impianti, come ad esempio la climatizzazione o le porte di salita, è in grado di operare piccoli interventi di manutenzione. Mi immagino già la faccia diffidente di qualcuno che ha viaggiato su una carrozza con la temperatura a quaranta gradi in estate. Per piccoli interventi intendevo operazioni che, in base alla gravità del guasto, a volte possono funzionare mentre altre no.
Oltre a queste attività, il capotreno deve conoscere alla perfezione una serie molto corposa di regolamenti per la circolazione ferroviaria, da mettere in atto in caso di degrado. Il corso per ottenere la qualifica dura circa tre mesi e ogni anno ci sono almeno cinque giornate dedicate all’aggiornamento professionale. I regolamenti sono sempre in continua evoluzione.
Negli ultimi anni si è purtroppo registrato un incremento delle aggressioni a danno del personale di accompagnamento ai treni. Questo è dovuto in buona parte al fatto che gli autori di questi atti non sempre ricevono punizioni adeguate. In alcune regioni, come Toscana e Piemonte, siamo arrivati alla media di quasi un ferroviere aggredito ogni settimana. La scintilla nasce spesso dopo la richiesta di esibire il biglietto ma, a volte, basta anche solo chiedere di togliere i piedi dal sedile o di spegnere una sigaretta. Il fenomeno può interessare un singolo individuo o addirittura gruppi, addirittura di ragazzini minorenni. Le cosiddette baby gang stanno prendendo piede da anni anche in Italia.20100820_capotreno
Lo stress interessa più o meno tutti i lavori, alcuni più degli altri. Per il mestiere del capotreno è una problematica da non sottovalutare. Già il continuo contatto con le persone alimenta una buona dose di stress. A questo si aggiungono il gestire situazioni di anormalità, come ritardi o malfunzionamenti alle vetture. Chi viaggia spesso in treno sa che il servizio non è sempre impeccabile. Oltre a tutto questo, ci sono orari di lavoro che possono arrivare alle dieci ore giornaliere, impegni anche durante domeniche e festività (i treni non riposano mai), pasti consumati alla svelta in orari irregolari, riposi fuori residenza (chiamati in gergo dormite fuori casa) che allontanano dalla famiglia anche per più di 24 ore. C’è chi ritiene il lavoro del capotreno una passeggiata, ma io sfido chiunque a provarlo anche solo per un mese.
Lavorare a contatto con le persone non è solo fonte di stress ma anche un’occasione per vivere una moltitudine di esperienze, a volte, anche divertenti. Ogni capotreno potrebbe scrivere un libro raccontando tutte le situazioni che ha vissuto.
Un aneddoto, che racconto spesso, è successo alcuni anni fa con una ragazza, credo appena ventenne. Durante una fermata, questa ragazza si avvicina a una porta chiusa per salire. Ci sono due pulsanti: uno rosso e uno verde. Accanto ai pulsanti c’è un adesivo con il disegno di un dito su un disco verde. La scritta sull’adesivo è inequivocabile: “per aprire premere il pulsante.” Io mi trovo proprio dietro la ragazza. La vedo esitare per un istante, forse per leggere la scritta. Dopo un’attenta riflessione preme il disco verde disegnato sull’adesivo. Ovviamente non succede nulla. Riprova ancora una volta a schiacciare l’adesivo ma la porta non si apre. Una risatina mi compare sotto i baffi ma non intervengo, sono troppo curioso di vedere come va a finire. Cercando di seguire una logica, hai premuto due volte un adesivo senza successo e ci sono due pulsanti sotto il tuo naso. Vorrai provare uno dei due, anche quello rosso se vuoi? Niente da fare. Con caparbietà schiaccia ancora una volta l’adesivo. E no, adesso è troppo! Cercando di non scoppiare a ridere mi avvicino a lei e premo il pulsante corretto. La porta si apre come per magia. La ragazza mi guarda come se fossi appena sbarcato da Marte e mi ringrazia.capotreno
Un’altra storia da raccontare è invece un po’ più piccante ma è successa almeno una volta alla maggior parte dei miei colleghi. Una bella ragazza sudamericana vestita con una minigonna e canottiera attillata è seduta in una zona della carrozza dove non si trova nessun altro. Le chiedo il biglietto ma, dopo aver tergiversato un po’ dicendo che l’ha perso, ammette di non averlo. Di soldi non ne ha quindi le chiedo un documento per procedere con un verbale. Lei me lo consegna senza fare storie e io inizio a compilare. Non mi accorgo subito che la minigonna è iniziata ad alzarsi sempre di più fino a rivelare che la ragazza ha troppo caldo per indossare le mutandine. Anche se ho capito l’antifona le faccio notare la cosa. Lei risponde che va bene così. Ha iniziato un abbordaggio spudorato ma il verbale l’ho fatto lo stesso. Sono un professionista, oltre che sposato (tra l’altro mia moglie non ha apprezzato molto la storia). Quando ho consegnato il verbale da firmare alla ragazza, ha rinfoderato l’artiglieria pesante con una punta di delusione.
Potrei raccontarne molti altri di aneddoti ma poi dovrei scrivere davvero un libro. A proposito di scrittura, il mio lavoro spesso è fonte di ispirazione. Nel primo libro, Attacco allo Stivale, molti dei luoghi in cui si svolgono le vicende li ho visitati per servizio. Uno degli attentati descritti avviene proprio alla stazione di Milano Centrale. Nel mio prossimo libro Trame oscure, uno dei protagonisti è un capotreno (tra l’altro ispirato a un collega in carne ed ossa).
Concludo augurandomi di essere riuscito a darvi una panoramica sul mio lavoro utilizzando questo breve spazio. Se doveste trovarvi in una situazione di disagio, come un forte ritardo, mi raccomando di non prendervela con il capotreno. Capisco che quando uno è nervoso si deve sfogare, ma ricordate che lui o lei non ne può nulla. È una persona proprio come voi che, se presa con educazione, cercherà di aiutarvi come meglio potrà.
Alessandro Cirillo

Intervista ad Alessandro Cirillo

Intervista ad Alessandro Cirillo

nessuna sceltaNessuna scelta è un romanzo che ha il sapore delle spy story di una volta, in cui la trama definisce i buoni e i cattivi, lasciando l’onere agli eroi di salvare il mondo. Tuttavia, a differenza dei classici a cui siamo abituati, come Ian Fleming o Robert Ludlum, Alessandro Cirillo utilizza il suolo nostrano e protagonisti spiccatamente italiani per dare vita a scenari internazionali, che ben si accordano con la cronaca reale, di tutti i giorni. Dunque, il filone delle Action Stories all’italiana hanno trovato un degno rappresentante del genere.

  • Come nasce la passione per tutto ciò che è militare?

La passione è nata inspiegabilmente già quando frequentavo la scuola materna. Ricordo quando giocavo con le costruzioni insieme agli altri bambini. Mentre tutti realizzavano case, automobili o treni, io facevo pistole e fucili. Nel corso degli anni ho continuato ad interessarmi a questioni militari, ma il punto di svolta l’ho raggiunto quando ho letto il primo libro di Tom Clancy. Da lì ho iniziato a documentarmi più seriamente.

  • I tuoi due protagonisti, già visti in Attacco allo Stivale, sono ispirati da persone reali o sono frutto della tua fantasia?

Con la mia passione sarebbe stata naturale una carriera nelle forze armate. Purtroppo a causa di una lieve scoliosi sono stato riformato alla visita di leva. La delusione è stata forte ma l’interesse per le questioni militari non è mai scomparso. Uno dei miei due personaggi principali rappresenta in un certo senso l’uomo che avrei voluto diventare quando ero ragazzo. L’altro personaggio ha qualche tratto caratteriale del mio più caro amico.

  • L’ambientazione scelta è quella fra Afghanistan e Pakistan, quante ricerche hai dovuto svolgere per poterla rendere così realistica?

Scrivere action thriller non è una cosa facile, tutta la storia deve risultare il più credibile possibile. Prima di iniziare è necessaria una corposa fase preparatoria volta a raccogliere informazioni. La difficoltà raddoppia quando ci sono scene che si svolgono nel passato o in luoghi lontani da dove l’autore vive e in cui non ha mai messo piede. Al giorno d’oggi internet è sicuramente lo strumento essenziale per queste ricerche. Con Nessuna scelta ho provato a cimentarmi in un romanzo nello stile di Tom Clancy. Per farlo mi serviva una potenziale crisi internazionale. Dopo aver studiato diverse zone calde del mondo ho scelto l’Afghanistan e il Pakistan. Quest’ultimo è uno Stato con discrete capacità militari (nel libro ingigantite per scopi narrativi), possesso di armi nucleari e una situazioni politica abbastanza instabile. Le forze armate hanno un’influenza piuttosto forte nel Paese. In Afghanistan l’esercito nazionale è stato addestrato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, tra cui l’Italia. Nonostante i milioni di dollari spesi è ancora piuttosto debole. Molti soldati sono arruolati giusto per avere uno stipendio. Nel romanzo descrivo il modo in cui le truppe si sciolgono come neve al sole durante l’avanzata delle forze pachistane. Ripensando alla disfatta dell’esercito iracheno (addestrato sempre dagli occidentali) contro l’ISIS ho capito di non essere andato lontano da quello che succederebbe nella realtà.

  • Altrettanto realistiche sono le scene d’azione, molto visive. Come studi la descrizione?

Buona parte del merito va alle centinaia di film d’azione visti nel corso della mia vita. Nei miei libri ho però eliminato le esagerazioni hollywoodiane, come Rambo che uccide da solo un battaglione intero. Le mie scene d’azione si avvicinano il più possibile a come  si svolgerebbero nella realtà, che non sempre è fatta di movimenti limpidi e puliti. Per esempio, durante la scena finale di Attacco allo Stivale il protagonista Nicholas Caruso si trova a dover mordere il braccio del suo avversario per evitare di essere strangolato.

  • Molti pensano che l’Italia sia esentata da certe situazioni, ormai tristemente famose, come l’11 settembre. Tuttavia, diversi fatti dimostrano che non è così. Tu cosa ne pensi?

Nessuno può considerarsi al sicuro da attacchi terroristici. I servizi segreti e le forze dell’ordine fanno sicuramente un ottimo lavoro per cercare di prevenire queste situazioni, tuttavia, non possono essere ovunque e in qualsiasi momento. Io credo che il pericolo maggiore sia costituito dai cosiddetti “cani sciolti”, persone spesso non legate a nessun movimento terrorista. Non ci vuole nulla a entrare  con una pistola in un centro commerciale affollato e fare una strage.

  • Anche se i tuoi sono libri autoconclusivi, il filo conduttore dei due romanzi è uno solo. Pensi di proseguire su questo filone e avventurarti, sperimentando, in altri generi o sei affezionato alla spy story d’azione?

Sono troppo affezionato al genere spy story d’azione, per il momento non ho intenzione di abbandonarlo. Nel 2015 uscirà il mio terzo libro che ha come protagonisti ancora una volta Nicholas Caruso e Ruben Monteleone. Per questo romanzo ho lasciato perdere il terrorismo concentrandomi suoi collegamenti tra mafia e politica. Approfitto per ringraziare Giancarlo Ibba per avermi aiutato cesellare il testo e renderlo sicuramente più bello.

  • Gli ultimi fatti di cronaca rendono il tuo lavoro di capotreno un mestiere rischioso, almeno quanto quello dell’agente operativo. Che provvedimenti pensi potrebbero essere presi per prevenire avvenimenti vergognosi, come quelli presenti sui giornali, soprattutto nell’ultimo periodo?

Faccio il capotreno dal 2006 e da allora il fenomeno delle aggressioni al personale ferroviario è aumentato di anno in anno. Nel 2014 ci sono state già più di trecento aggressioni ai danni del personale delle ferrovie. Il mese scorso un capotreno in Sicilia è stato accoltellato a un polmone, un altro si è ritrovato con entrambi i polsi fratturati, mentre una collega è stata buttata giù dal treno (fermo per fortuna). Giusto qualche giorno fa ho dovuto gestire un tipo piuttosto aggressivo che voleva salire senza biglietto. La situazione si sta facendo drammatica. Per risolverla occorrerebbe un potenziamento della polizia ferroviaria e un inasprimento delle pene contro gli aggressori. Nella realtà succede, invece, che i posti di Polizia vengono chiusi, gli agenti ridotti e gli aggressori spesso non fanno neanche un giorno di carcere a causa di simpatici provvedimenti come l’indulto. Per cercare di difendermi da solo, da diversi anni ho scelto di praticare una disciplina di difesa personale di origine israeliana, il Krav maga.

  • Quanti libri riesci a leggere in un anno? E quali sono i tuoi autori/generi preferiti?

Mediamente riesco a leggere tra i quaranta e i cinquanta libri l’anno. Il mio genere preferito è ovviamente la spy story d’azione ma adoro anche il romanzo storico e i libri di storia militare. Tra gli autori che amo leggere, oltre a Tom Clancy, ci sono Patrick Robinson e Andy Mc Nab.

  • Quando Alessandro Cirillo non scrive come impiega il suo tempo?

Scrivere impiega buona parte del mio tempo libero. Oltre ai libri ci sono la cura del mio blog e la collaborazione con una rivista che opera nel settore militare. Fino a qualche tempo fa, oltre al Krav maga, giocavo anche a calcio e andavo a nuotare. Attualmente mi dedico solo alla difesa personale. Saltuariamente mi rilasso con il modellismo militare. Sono inoltre un grande appassionato di serie animate come i Simpson e i Griffin.

  • Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Il mio progetto più immediato è quello di diventare papà, ormai mancano pochi mesi. Voglio anche continuare a scrivere, in lavorazione c’è un quarto libro che trae spunto da una controversa vicenda accaduta negli anni novanta.

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Nessuna scelta

Con “Nessuna scelta” torna la spy story doc.

nessuna scelta

Non è così semplice scrivere una spy story all’italiana, senza cadere nei classici stereotipi imposti dalla narrazione anglosassone o, peggio ancora, da quella americana. Gli eroi nostrani parlano con cadenze dialettali, hanno modi di fare tipici e un percorso mentale logico che molti di noi comprenderanno bene. Tuttavia, spesso, si rischia di inciampare nei luoghi comuni e nell’intreccio scontato che portano una trama, basata sull’avventura, a seguire schemi da “spaghetti-western”. Ebbene, Nessuna scelta di Alessandro Cirillo propone un mix estremamente realistico di quanto il panorama italiano possa offrire a livello di azione, spionaggio e terrorismo. Fatti, opportunamente romanzati, che non si discostano troppo da quella che è una realtà effettiva, degna delle nostre pagine di cronaca. Certe verità sono sotto gli occhi di tutti e nella nostra quotidianità, certi intrecci internazionali non sono sicuramente così fantascientifici. Tutt’altro. Questo libro, virtualmente erede del precedente Attacco allo Stivale, prosegue l’azione oltre confine, restando comunque ancorato alla capacità dell’autore di coinvolgere il lettore in fatti di “casa propria”. Alessandro Cirillo scrive per riviste di stampo militare e le sue conoscenze sono piuttosto approfondite. Quindi, per gli amanti dell’azione e delle trame complesse, che si sviluppano a livello internazionale, Nessuna scelta, in promozione questa settimana,  è il libro più adatto.

La trama:

Un aeroplano si schianta su una nave da crociera americana al largo delle coste francesi.
Un sanguinoso attentato viene compiuto contro la nazionale di calcio statunitense in un lussuoso albergo di Roma.
Ancora una volta il terrorismo di matrice islamica torna a mietere vittime per mezzo dell’organizzazione più pericolosa al mondo, Justice of Allah (JOA).
I servizi segreti di mezzo mondo sono alla ricerca del suo leader, l’inafferrabile Omar Abdallah Hassan. L’agente dei servizi segreti italiani Nicholas Caruso si unirà alla ricerca, che lo porterà fino al lontano Pakistan.
Tra inseguimenti e sparatorie, Caruso si accorgerà presto che Hassan non è l’unico nemico da dover affrontare.
Dopo Attacco allo Stivale, Alessandro Cirillo torna con un nuovo emozionante thriller d’azione.

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