Daniela Vasarri e Il suo Libro da Gustare

libri-da-gustareDaniela Vasarri e Il suo Libro da Gustare

Lo spazio Libri da Gustare vuole stimolare la fantasia dei lettori e non solo quella. Dal momento che il vecchio detto recita che “il cibo nutre lo stomaco e i libri saziano la mente“, abbiamo pensato di stuzzicare i nostri autori proponendo loro di abbinare i titoli delle loro opere a una ricetta, un qualcosa che possa identificare e dare soddisfazione anche al palato.

Maeva, la benvenuta

Som Tum

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Som Tum

Il Som Tum è una tipica insalata preparata con papaia, arachidi e gamberetti. Si può scegliere una variante piccante e si mangia accompagnata con lo sticky rise, un riso cotto al vapore utilizzato in Thailandia come sostituto del pane.

Ingredienti

1 papaya verde sbucciata e sminuzzata (circa 4 tazze) – 6 spicchi d’aglio – 1 peperoncino essiccato immerso in acqua – 7 grani di pepe – 1 cucchiaio di succo di tamarindo – 3 cucchiai di salsa di pesce – 3 cucchiai di zucchero di palma – 2 cucchiai di succo di lime – 1⁄4 tazza di pasta di gamberetti essiccati – 1⁄4 tazza di lime tagliato a cubetti – ortaggi vari affettati a piacere

Preparazione

Schiacciate dolcemente nel mortaio la papaya sminuzzata; rimuovetela e mettetela da parte.
Nel mortaio frantumate separatamente l’aglio, il peperoncino essiccato, i grani di pepe, e miscelate tutti gli aromi.
In una casseruola bollite il succo di tamarindo, la salsa di pesce e lo zucchero fino ad ottenere un’amalgama.
Togliete la casseruola dal fuoco, lasciate raffreddare, aggiungete li succo di limone e incorporatevi la miscela di aromi.
Aggiungete la papaya schiacciata, la pasta di gamberetti essiccati, i cubetti di lime e miscelate il tutto.
Servite l’insalata guarnita con lattuga e altri ortaggi.

Fonte: Taccuini storici

Maeva, la benvenuta

Matilde è una donna moderna e coraggiosa, oltre che dannatamente ostinata. Non più sposata, decide di inseguire il proprio sogno di maternità, negatole nel precedente matrimonio e di affrontare da sola le fatiche e i dubbi di un’adozione. La nuova condizione è  un’operazione delicata e affascinante, di certo anche coinvolgente ma spesso difficoltosa, proprio perché vissuta come unico genitore. Negli incontri dei personaggi che vivono indirettamente con lei questa esperienza, Matilde sa ben destreggiarsi perché possiede una guida interiore e un affetto giovanile ricorrente nella memoria, che le daranno la forza anche di migliorarsi.

Parte quindi in direzione Thailandia e, dopo aver superato la burocrazia e la diffidenza del personale dell’orfanotrofio, incontra così Maeva, che diviene finalmente sua figlia adottiva. Maeva è una piccola bimba, scampata miracolosamente al terribile tsunami del duemila e quattro. Bangkok è la cornice della prima parte di quest’ adozione.

Ritornata in Svizzera, dove ha la sua residenza, Matilde muove, passo dopo passo, la propria vita materna scoprendo di possedere una saggezza istintiva che le permette di fare grandi progressi nel rapporto madre figlia.

Ma un problema di salute della bambina, derivante dalla fragilità del clima thailandese, disorienta e spaventa la vita di Matilde inducendola a desiderare una stabilità condivisa, accanto ad un uomo.  Quando tuttavia sta per cedere al corteggiamento del dottor Martella, ricompare Franci, migliore amico d’infanzia di Matilde e guida interiore.

Dettagli del libro

  • Formato: Formato Kindle
  • Dimensioni file: 653 KB
  • Lunghezza stampa: 107
  • Editore: Edizioni Esordienti E-book (27 maggio 2015)
  • Venduto da: Amazon – Kobo
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 978-88-6690-255-3

Daniela Vasarri e Il Gioco di Libri

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Talvolta è capitato di passare qualche ora in buona compagnia con gli amici, cercando di indovinare quale fosse il soggetto estratto e ponendo domande del tipo: “Se fosse una città, quale sarebbe?”

Ebbene, abbiamo chiesto ai nostri autori di abbinare il titolo del loro libro a una città, un personaggio, un piatto tipico e una canzone. Ed ecco uno dei risultati.

Maeva, la benvenuta

Sinossi

 Maeva_EEE Un figlio è sempre l’evento più inaspettato nella vita di una madre, quindi accolto come colui che cambierà la storia della sua vita. Lo è certamente di più se una donna desidera una maternità che le è stata negata ma a cui non ha mai rinunciato nel suo cuore. Benvenuta quindi l’idea e l’opportunità di adottare e di farlo nel modo migliore, coniugando il proprio desiderio a quello di salvare un essere vivente dalla solitudine e dall’abbandono. Niente di più gradito e di magico nel destino.
Questa storia tra fantasia e realtà rappresenta la certezza che i sogni possono avverarsi e divenire un miracolo

Se “Maeva, la benvenuta” fosse

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Una città: Bangkok

Perché è una città orientale che sa accogliere anche il visitatore occidentale senza farlo sentire estraneo ma avvolgendolo come fosse appunto sempre il benvenuto.
Perché è una città meravigliosa dove anche le contraddizioni non stridono tra loro e dove le origini antiche convivono accanto a una realtà moderna e in fermento. L’ho visitata e mi ha frastornata ed affascinata allo stesso modo.

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Un piatto: Som Tum

Il Som Tum è una tipica insalata preparata con papaia, arachidi e gamberetti. Si può scegliere una variante piccante e si mangia accompagnata con lo sticky rise, un riso cotto al vapore utilizzato in Thailandia come sostituto del pane.
Noi donne adoriamo le insalate e badiamo molto all’apporto calorico dei piatti. Il Som Tum concilia la varietà, dati i suoi ingredienti insoliti, e il rigore di una dieta sana

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Un personaggio: Sean Connery

Indimenticabile attore che ha rivestito parecchi ruoli diversi tra loro ma che si è affermato ed ha raggiunto la notorietà nella serie dei film 007. Altrettanto indimenticabile nel film “Licenza di uccidere” girato nel 1962 in Thailandia accanto a Ursula Andress, che esce dal mare e da una spiaggia esotica, facendo sognare il cuore di molti, uomini e donne.

Una canzone: Ogni tanto

Meraviglioso omaggio di Gianna Nannini alla figlia Penelope. Credo che questo brano riesca davvero a portare in superficie le incredibili sensazioni che la maternità possa regalare ad una donna, anche, come nel caso di Matilde, la protagonista del mio romanzo, non sia una madre naturale.

Dettagli del libro

  • Formato: Formato Kindle
  • Dimensioni file: 653 KB
  • Lunghezza stampa: 107
  • Editore: Edizioni Esordienti E-book (27 maggio 2015)
  • Venduto da: Amazon – Kobo
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 978-88-6690-255-3

Daniela Vasarri e la sua esperienza

Daniela Vasarri è un’autrice dalle indubbie capacità, ma non è lo stile (per quanto pregevole) ad essere una delle sue caratteristiche principali, bensì la sua signorilità e quel suo incredibile candore umano. E nonostante la sua bravura, conserva ancora quella timidezza e quella semplicità che la rendono unica. #EEE #autoriEEE

logo esperienza

Daniela Vasarri e la sua esperienza con EEE

di Daniela Vasarri

Ho conosciuto EEE perché ho deciso di partecipare ad un concorso “l’amore ai tempi del web” (Concorso EEE dedicato al Romantico Contemporaneo NdR) dove il mio romanzo “Maeva la benvenuta” è stato segnalato. Da lì la prima pubblicazione con questa casa editrice che definirei come primo aggettivo SERIA.

Ho avuto la conferma della mia opinione quando poi ho incontrato per la prima volta la “Editora”, la signora Piera Rossotti al salone del libro a Torino. È una persona solo all’apparenza schiva, ma parlando con lei capisci subito che sa valutare l’esordiente che ha davanti.  Infatti i suoi giudizi sono schietti e non si mette sul gradino a pontificare la propria esperienza ma porta l’autore a riflettere su ogni aspetto.

Incredibilmente, e per casualità, ho anche incrociato ai tornelli della metropolitana di Torino Andrea Leonelli, che ho riconosciuto e che mi ha salutata con entusiasmo. È una persona sempre disponibile oltre che un ottimo poeta!

Poi c’è il vulcano Irma Panova Maino, la quale addirittura è intervenuta a una presentazione del mio libro con tanta partecipazione e professionalità, doti tanto rare. Poi, sa davvero animare lo spirito di team tra noi autori e darti una mano in modo semplice.

Beh che altro aggiungere? La EEE è decisamente una buona scelta per un autore (che abbia seriamente delle capacità) che voglia tentare di emergere, ma sapendo che dovrà contraccambiare con la propria partecipazione attiva (al blog, alla rete) perché con la casa editrice si fa davvero squadra!

Mantenere i buoni propositi

Mantenere i buoni propositi: ci vogliono tenacia e organizzazione. E a volte non bastano.

Writer

di Daniela Vasarri

Una ricerca americana ha scoperto che non riusciamo a tener fede ai buoni propositi che vengono fatti immancabilmente ogni capodanno perché sono “a lunga scadenza”. Quindi, per ottenere un risultato tangibile nei nostri progetti, è consigliabile procedere per gradi.
Ad esempio, se sognano di diventare il prossimo best seller (confessiamo che per un esordiente rappresenta la conquista più vicina al paradiso), è necessario partire da un’attenta valutazione delle nostre capacità, prima di tutto.

1) Affidarsi quindi a giudizi tecnici e, si presume, esperti, sarebbe un’ottima scelta iniziale per capire se abbiamo oppure no la stoffa per proporci come autori.
2) È necessario anche valutare i mezzi di cui disponiamo perché le strade per misurarci sono molte:
– il self publishing.
– l’iscrizione a concorsi (non dimentichiamo che i più sono a pagamento).
– l’invio alle case editrici (il che comporta copie, costi di spedizione, oltre un editing – consigliato – che ci permetta di presentarci decentemente).
– l’individuazione di location o librerie che siano disposte a ospitarci se già abbiamo pubblicato.
3) Capire quanto tempo possiamo dedicare alla nostra programmazione e soprattutto alla nostra attesa. Infatti spesso, se prolungata, è quella che ci porta a desistere.

L’elenco dei buoni propositi è insomma lunghissimo, ma bisogna assolutamente capire prima di tutto cosa desideriamo fare da grandi, non dimenticando che solo a piccoli passi e con metodica consapevolezza ci si affaccia nel mercato editoriale.
Se disperderemo le nostre energie in mille tentativi, ci troveremo a fine anno quasi allo stesso punto di partenza di quello appena iniziato. Non è facile, lo so, perché la nostra mente tende a immaginare già tutto realizzato ma, nel caso specifico del mondo editoriale, vi sono degli step necessari da compiere prima di poter essere considerati degli scrittori.
Per la dose di fortuna, beh, lì è consentito sognarla senza limitazioni.

Daniela Vasarri al Premio Letterario Amarganta

Daniela Vasarri si aggiudica il terzo posto al Premio Letterario Amarganta

scrittura creativa

Il Premio Letterario Amarganta, patrocinato dal Comune di Rieti, nasce nel 2015 con l’intento di arricchire l’offerta culturale proposta dall’associazione culturale Amarganta a partire dal settembre 2013. Scopo dell’iniziativa è promuovere la letteratura edita digitale, puntando sulla qualità e l’originalità delle opere. La premiazione avverrà sabato 28 novembre alle 16.00 a Rieti, Biblioteca Paroniana (Via San Pietro Martire 28).

amargantaE alla premiazione sarà presente anche la nostra Daniela Vasarri che è arrivata terza con il testo intitolato “Guarda avanti“. Queste le motivazioni della Giuria:

La testimonianza di un vissuto tutt’altro che semplice e insieme il dono prezioso di una madre al proprio figlio. Il tutto condito da emozioni e sensazioni forti che lasciano il segno. Ottima la scelta linguistica.

Il rapporto con i figli è un tema molto sentito da Daniela e lo esprime egregiamente anche nel libro Maeva, la benvenuta, pubblicato proprio con Edizioni Esordienti Ebook. Non sorprende, quindi, che abbia saputo proporre un testo in grado di colpire la fantasia e la sensibilità dei giudici. Inoltre, conoscendo l’autrice, avrà saputo conquistare i loro cuori con argomenti facilmente condivisibili da ogni essere umano.  Per noi, il fatto che sia arrivata terza rappresenta comunque un ottimo risultato dato da una scrittrice che sa descrivere sentimenti molto intimi e personali, circoscritti nella sfera famigliare.

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Daniela Vasarri presenta Maeva

Daniela e Maeva: due protagoniste.

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Venerdì 25 settembre Daniela Vasarri ha presentato il suo nuovo libro Maeva, la benvenuta. Nell’accogliente spazio dedicato dalla Biblioteca Oglio (a Milano) agli eventi, l’autrice ha coinvolto il numeroso pubblico intervenuto in un dialogo che ha posto alcuni accenti in merito agli argomenti proposti nel libro, primo fra tutti l’adozione e il conseguente atto d’amore verso un altro essere umano. Si può amare un bambino anche se non è nostro? E quando diventa nostro? Grazie a una firma su un pezzo di carta oppure per le sensazioni che ci trasmette il nostro cuore?

La trama, tra l’altro piuttosto complessa e affatto scontata, narra la vicenda di Matilde, la quale accompagna il lettore attraverso le mille difficoltà che una donna single può riscontrare nel cercare di adottare un bambino. Disagi e problematiche che non sono solo di ordine burocratico ma, soprattutto, psicologico. Non bisogna mai dimenticare che le persone coinvolte sono sottoposte a notevoli cambiamenti, in tutti i sensi e non sempre l’ambiente circostante è in grado di supportare situazioni così delicate.

Daniela prende lo spunto da un fatto reale, lo tzunami che ha sconvolto il sud-est asiatico alcuni anni fa e dai suoi viaggi effettuati proprio in Thailandia, per raccontare una vicenda che potrebbe essere reale e non una trama data solo dalla sua fervida fantasia. Nel corso della presentazione non sono mancati gli spunti per approfondire il suo ruolo di donna e scrittrice e per dialogare con i propri lettori.

Link all’acquisto su Amazon e Kobo

Scrivo rosa perché…

Scrivo rosa perché…

Scrivo rosa

Recentemente Amazon sta prendendo in considerazione diversi titoli EEE e molti si sono chiesti perché. Risposte certe non ne abbiamo, possiamo solo ringraziare la piattaforma per l’enorme visibilità che dà ai nostri autori. Tuttavia, possiamo ipotizzare che, essendo EEE una delle pochissime (se non l’unica) fra le piccole CE che riesce ad avere diversi titoli nelle varie top 100 ogni settimana, ad Amazon piace vincere facile. Lungi dal lamentarci di questo piccolo ma significativo risultato, vi segnaliamo che oltre ai libri già proposti per le prossime promozioni, anche la collana rosa avrà una sua bella vetrina. Quindi, per l’occasione, abbiamo posto un quesito ad alcuni dei nostri autori: scrivo rosa perché… 

una seconda occasioneSabrina Grementieri: Scrivo rosa perché sono una persona romantica e amo i lieto fine. Sono anche una persona ottimista e il messaggio che desidero trasmettere attraverso i miei scritti è che, nonostante le difficoltà e gli ostacoli che la vita ci presenta, si può sempre sperare in un buon finale. Ci tengo a precisare che i miei non sono esattamente romanzi rosa. C’è inserita molta realtà, vita vera, personaggi nei quali potremmo confonderci e per questo è meglio definita come narrativa femminile. noccioli di ciliegieCiò non toglie che il lieto fine sia d’obbligo, tutti abbiamo il diritto di sognare! Una cosa a cui tengo molto è ambientare le mie storie in Italia. Per quanto bistrattato e alla deriva, il nostro è un paese meraviglioso, fatto di luoghi incantevoli e persone con grandi capacità e incredibili potenzialità. Spero che, chi sceglierà di leggere i miei romanzi, oltre a emozionarsi, possa portare con sé uno spaccato del nostro paese.
Sabrina Grementieri: Noccioli di ciliegieUna seconda occasione

Fiordaliso_cover_EEEMarina Atzori: Scrivo rosa perché i sentimenti mi permettono di esprimere la vita e i sogni che riponiamo in essa. Scrivere dell’Amore non significa soltanto inseguire un cuore, vuol dire sollevare i pensieri, portarli in alto fino a dove si può toccare il cielo. Stelle e desideri, orizzonti e speranze, delusioni e paure questo è l’universo che inseguo nei miei libri. Il significato di questo colore è per me qualcosa di estremamente complesso, che non si ferma a un bacio o a un abbraccio, corre tra le righe per fermarsi di fronte al tramonto che hai sempre sperato di vedere; il Maestro della Confusione, così amo definirlo, crea disordine, silenzi inspiegabili, segreti e anche bugie. L’amore è un universo di parole difficili da mettere insieme, io cerco di ricavarne l’essenza, scansarne gli aspetti banali, provo a raccontarlo con semplicità perché Lui è complicato già di suo!
Marina AtzoriIl fiordaliso spinoso

Maeva_EEEDaniela Vasarri: dimenticando che il colore rosa è associato sempre al genere femminile, confesso di sentirmi attratta dal colore ma di non identificarmi totalmente nel genere letterario rosa. Amo raccontare i sentimenti delle donne (e degli uomini come riflessi), ma non credo che riuscirei mai a votarmi al genere noir né, tanto meno, a quello rosso. Un autore può sperimentare altre strade e magari riuscire a comporre qualcosa di diverso anche con successo, ma il genere che predilige avrà sempre un risultato più soddisfacente anche per i suoi lettori.
Daniela VasarriMaeva, la benvenuta

cover_amiEEEValerio Sericano: Scrivo rosa perché è un colore che lascia sognare e i sogni proiettano in una dimensione dove tutto è possibile ma, soprattutto, dove è possibile essere felici. Il nero è il colore del tormento, della paura, della ribellione e della vendetta. Il rosso è il colore della passione, del sangue e del tumulto. Il rosa è il colore dell’amore, il sentimento che in fondo rappresenta il motore del mondo.
Valerio SericanoAmi dagli occhi color del mare

Cover_farfallaEEEcon_bandaClaudio M: Scrivo rosa perché… Non lo so. In realtà il mio rosa è venato di nero, come tutti i colori della vita. È proprio quel nero, l’assenza di luce, a rendere più belle le altre sfumature cromatiche. Il genere “rosa” è solo un’etichetta da appiccicare ai romanzi che non parlano di avventure esotiche, spie, complotti templari o creature robotiche, ma che esplorano la natura profonda dei sentimenti umani. In questo senso, sì, scrivo rosa. Ma la definizione mi sta stretta e, in qualche modo, sminuisce il valore percepito delle mie storie. Scrivere in modo leggero non significa scrivere cose leggere. Anzi, spesso è il contrario. Lo scrittore di rosa nella sua anima, spesso, è pieno di ombre e angoli bui.
Claudio MIl Sogno della Farfalla

 

Intervista a Daniela Vasarri

Intervista a Daniela Vasarri

Maeva_EEEMaeva, la benvenuta è il tuo nuovo libro, molto particolare, dato l’argomento trattato: le adozioni. Mi colpisce questo fatto, la tematica è spesso sottovalutata, se ne parla poco e ancor meno si conosce delle difficoltà che insorgono nel momento stesso in cui si vuole affrontare questo percorso. Oltretutto la tua protagonista, Matilde, non può nemmeno contare sull’appoggio di un partner.

  • Partiamo, dunque, dal titolo, chi è Maeva?

Maeva è una bambina, scampata miracolosamente allo tsunami e dopo essere stata ritrovata all’età circa di due anni, è stata ospitata all’orfanotrofio di Bangkok.

  • Parte dell’ambientazione si svolge in Thailandia, perché hai scelto proprio questo paese, per quanto affascinante e ricco di tradizioni?

Sono stata in Thailandia alcuni anni fa, l’ho visitata fino al nord e ho potuto vederne aspetti anche non turistici. Mi ha affascinata pur nelle sue contraddizioni, ma soprattutto mi hanno dato grandi emozioni i bambini, al punto che avrei voluto “portarli tutti a casa”!

  • Tra l’altro, la tragedia che ha colpito questa terra è stata vissuta in maniera traumatica anche da tanti altri paesi, proprio per il fatto che, essendo la Thailandia una rinomata meta turistica, molti sono stati gli stranieri coinvolti. Tuttavia, questo spunto reale diventa un nodo importante nel tuo romanzo, quanto di quello che hai riportato nasce da un coinvolgimento personale e quanto è tratto dalla tua fantasia?

Come ho detto  sopra il coinvolgimento personale c’è stato, andando nei villaggi ho sentito forte il desiderio di maternità ma anche quello umano e sociale, perché davvero le loro condizioni sono poverissime e così distanti dalle nostre.

  • Come è nata l’idea per il romanzo?

Di quel viaggio ho conservato il ricordo e un giorno al computer è nata Maeva, nella mia fantasia.
La cosa straordinaria è che la mia piccola Maeva è diventata poi reale, perché, appena terminato l’editing del romanzo, una bambina in Corea è stata ritrovata e riconosciuta proprio come io ho descritto nell’epilogo del mio romanzo.

  • In quest’epoca moderna, in cui le donne fanno parte del tessuto sociale a pieno titolo, con tutti gli oneri che questo comporta, quanto pensi che possa ancora sussistere il concetto di “bisogno di maternità”, rispetto a come veniva interpretato nel passato?

Ritengo che il bisogno di maternità, quando bussa prepotente al cuore di una donna, non conosca limitazioni, sociali o economiche. Una soluzione, se davvero si vuole un figlio, la si trova. Chi rimanda per mille motivazioni, spesso si pente oppure arriva ad ammettere dentro di sé che, forse, non si trattava di una vera vocazione.

  • La burocrazia, se da una parte dev’essere complessa, proprio perché si parla di affidare dei bambini a degli sconosciuti, dall’altra diventa ostica e laboriosa. Cosa ne pensi?

Credo prima di tutto che vi debba essere un grosso e serio lavoro di verifica prima di dare in adozione un bambino, ma che, una volta accertate le condizioni favorevoli per l’adozione, si dovrebbe poter contare su tempi più brevi e con minori esborsi economici.

  • Spesso le adozioni riguardano bambini provenienti dall’estero, come mai si predilige un figlio proveniente da culture e mentalità diverse, piuttosto che uno italiano?

Questo è difficile da interpretare, in primis penso che noi, come cultura, non concepiamo di adottare un connazionale, poi credo che i bambini stranieri adottabili versino in condizioni economiche e sociali svantaggiate, quindi l’adozione diventa un gesto di sostegno più importante e gratificante per chi lo compie

  • Alcuni non riescono a fare a meno di porre delle distinzioni fra figli naturali e figli adottati, dimenticandosi che “un figlio” non è soltanto un “prodotto” genetico ma un essere umano che assorbe l’impronta della realtà in cui cresce, anche quella affettiva. Come vedi questa disparità?

La disparità esiste secondo me, ma non dal punto di vista giuridico, bensì da quello psicologico-sociale. Per gli esterni, non per i genitori adottivi, un bambino adottato viene visto purtroppo spesso come un “ripiego”, una consolazione per quella madre adottiva e questo può influenzare negativamente tutti i rapporti futuri del bambino stesso. Personalmente credo che un figlio naturale o uno adottato siano sullo stesso piano, se entrambi sono stati voluti e amati

  • Quando Daniela non scrive, come occupa il proprio tempo?

Leggo molto, mi dedico a letture di esoterismo, filosofiche, sono una curiosa, esploro la vita insomma. Poi di lavoro faccio tutt’altro, ma ho imparato a ben dividere la mia sfera d’interessi da quella lavorativa, che comunque svolgo con grande impegno.

  • Quali sono i tuoi progetti futuri?

Ritirarmi in Toscana e scrivere, studiare; per ora, dato che sono lontana dalla pensione, sto lavorando a un libro che è un divenire, tratta della ricerca o della conferma personale della fede.