Andrea Ravel e la sua esperienza

Claudio e Filiberto Arnaudo (Andrea Ravel per i lettori), rispettivamente padre e figlio, sono gli autori del ciclo Il Longobardo, serie di romanzi storici dedicati a una delle radici più importanti del nostro passato. Claudio rappresenta “pubblicamente” un po’ entrambi e possiede uno spirito decisamente carico di allegria (anche se a prima vista nessuno lo direbbe), in grado di abbattere le mura di Gerico. #EEE #autoriEEE

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Andrea Ravel e la sua esperienza con EEE

di Claudio Arnaudo

Dire EEE e dire Piera Rossotti Pogliano è un po’ la stessa cosa e il mio primo incontro con EEE è avvenuto proprio attraverso una telefonata con la Signora Rossotti in persona.

Era un pigro giovedì pomeriggio di fine Agosto 2014 e stavo per entrare in piscina quando suona il cellulare…

“Buongiorno Signor Arnaudo, sono Piera Rossotti etc etc… il suo romanzo è arrivato secondo al nostro concorso per i romanzi storici.”

“Secondo? E perché non primo” rispondo, pentendomi immediatamente. (Mia moglie dice, a ragione, che sono impulsivo, ho un pessimo carattere e invecchiando non miglioro). Dall’altra parte percepisco un momento di sbalordimento, vorrei rimediare in qualche modo ma forse il silenzio è la scelta preferibile.

“Se lei è d’accordo” continua imperturbabile la Signora “penserei di pubblicarlo. Ma, come prima cosa, occorre cambiare il titolo. Quello che ha scelto non va assolutamente bene.”

“A parte il fatto che ci abbiamo messo due anni (io e mio figlio) a sceglierlo” replico decisamente irritato “a me pare perfetto.”

“È un titolo che fa pensare a un romanzo a metà tra il fantasy e il racconto a sfondo religioso. Io detesto il fantasy e i romanzi religiosi non li legge nessuno!”

Vi risparmio il seguito della conversazione, soprattutto quando mi ha intimato di accorciare il manoscritto entro il limite massimo delle battute previste. Devo dire che aveva, naturalmente, ragione più o meno su tutto: il titolo era pessimo, ma soprattutto non dava l’idea del tipo di romanzo che avevamo scritto.

Questo è stato il mio approccio a EEE, traumatico al punto che ancora non riesco a rivolgermi al mio editore che in due modi: o Signora Rossotti Pogliano o Professoressa Rossotti. Inutile dire che il rapporto è poi migliorato e da un po’ di tempo sto riflettendo sulla possibilità di proporle di darci del tu e magari chiamarci per nome, ma non è niente di più che un’idea. Anche se, devo dire, Professoressa Piera (Rossotti) non suona poi tanto male.

Ecco cos’eravamo prima di nascere

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“Qui non ci sono nato, è quasi certo; non c’è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch’io possa dire «Ecco cos’ero prima di nascere».”
Nell’incipit de La luna e i falò, il narratore di questo romanzo di Cesare Pavese si definisce un bastardo, perché non conosce le proprie origini.
È un bisogno sapere da dove veniamo, dove affondano le nostre radici. Io credo che il senso profondo dei romanzi storici (ben documentati e ben scritti, questo va da sé), sia proprio questo: ci portano in un passato, anche lontano, coinvolgendoci e restituendone l’atmosfera, molto meglio di quanto lo possa fare la pagina di un manuale di storia. Li possiamo leggere come romanzi d’avventura, ma sono molto di più.
I due romanzi che presentiamo questa settimana ci riportano all’epoca longobarda, ai tempi di Carlo Magno, dove ci sono le radici del mondo moderno, le nostre radici. Il romanzo di Andrea Ravel è già noto al pubblico, è uno dei nostri bestseller, in offerta per questa settimana, mentre L’uomo dei corvi, di Grazia Maria Francese, è appena stato pubblicato.

La trama de L’uomo dei corvi:

Adelwin non ha più incontrato suo padre Arechi da quando, dieci anni prima, l’uomo ha preso parte alla ribellione contro Carlo Magno ed è stato fatto prigioniero. Paolo Diacono, zio del ragazzo, s’impegna a farlo liberare. In cambio ottiene dalla famiglia che Adelwin entri nell’ordine benedettino, ma il destino del ragazzo non sarà la vita monastica e, pur imparando a leggere e scrivere il latino, seguirà una strada diversa da quella desiderata dallo zio Paolo.
Questi, che vive in un mondo fatto di erudizione e di libri, ha ricevuto l’incarico di scrivere una cronaca del regno longobardo, diventato ormai provincia dell’impero carolingio. Nella speranza di raccogliere informazioni sulla storia della sua gente si rivolge a un “uomo della memoria”, e l’opera che scriverà, la celebre HistoriaLangobardorum, è considerata ancora oggi la principale fonte storica dell’alto Medioevo italiano
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La trama de Il longobardo:

Anno Domini 773. Carlo Magno valica le Alpi alla testa di un imponente esercito e in poche settimane cancella il regno longobardo dalle carte geografiche.
Dopo duecento anni di pace l’Italia si trasforma nuovamente in un campo di battaglia dove ognuno deve scegliere da che parte schierarsi. Un dilemma che angoscia anche Claudio, giovanissimo discendente dell’antica e potente famiglia dei Ravello. La sua decisione è resa ancora più difficile dall’improvvisa morte del padre e dalla cospirazione, ordita dai suoi nemici, per ucciderlo e impadronirsi di tutti i beni della famiglia.
Mentre il rombo della cavalleria franca risuona nella pianura devastata dalla guerra, Claudio, aiutato dal fedele amico Mistico e da un pugno di coraggiosi, ingaggia una disperata lotta contro avversari astuti e spietati, compiendo il percorso di maturazione che lo trasformerà in un uomo.
Terra di Conquista è un romanzo dal taglio cinematografico e ricco di dialoghi, nel quale la storia è filtrata attraverso gli occhi del protagonista, che racconta in prima persona. Il risultato è un affresco straordinariamente accurato di un’epoca violenta e remota in cui la cultura di Roma, nonostante l’imporsi della barbarie, non è del tutto spenta, ma sopravvive oltre che nell’orgoglio di Claudio, anche nella forza unificante della lingua latina e della religione cristiana.
Teatro di questa avventura sono la città di Torino, allora sede di un importante ducato, i contrafforti delle Alpi e le paludi e i boschi che all’epoca occupavano gran parte della valle del Po.

Nel consueto video settimanale di lettura e scrittura creativa, inizio un discorso, spero interessante, che riguarda il personaggio nel romanzo. Argomento immenso, che amplierò nelle prossime settimane, se continuerete ad avere la voglia e la pazienza di seguirmi.

Cari saluti e buona lettura a tutti!
Piera Rossotti Pogliano

Direttore Editoriale di Edizioni Esordienti E-book

Tenete d’occhio questi titoli

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La pavoncella di Emanuele Gagliardi

Nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1975 muore Pier Paolo Pasolini. Morte violenta, squallida… “pasoliniana” a tutti gli effetti. Pino Pelosi, il “ragazzo di vita” che lo ha massacrato a legnate e gli ha rubato l’auto con cui lo ha investito già esanime, catturato poco dopo, confessa. la pavoncellaBenché vi siano incongruenze, parecchie incongruenze, l’idea dell’assassinio maturato nell’ambiente della prostituzione omosessuale soddisfa i media e l’opinione pubblica. Ma fra gli intellettuali, come nelle forze dell’ordine, molti non sono convinti. Circola un’inquietante ipotesi che collegherebbe la fine di Pasolini alle “lotte di potere” all’interno del settore petrolchimico, tra ENI e Montedison, tra Enrico Mattei (morto nel ’62 in circostanze non meno dubbie) ed il suo vice Eugenio Cefis. Pasolini, infatti, si era interessato al ruolo di Cefis nella storia e nella politica italiana facendone uno dei personaggi chiave del misterioso romanzo-inchiesta a cui stava lavorando prima della morte. Così, quando in seguito, a distanza di una settimana l’uno dall’altro, vengono trovati i cadaveri seminudi di due alti dirigenti dell’ENI e spuntano le copie ciclostilate degli appunti di Pasolini con i nomi di maggiorenti della DC e dell’ENI legati alle vicende dello stragismo italiano, un brivido scuote parecchie schiene nei palazzi del potere. Oltre alla pista politica, però, altre sono possibili, e recano l’impronta di due donne: Santina Martino, ammaliante pittrice e ballerina di danze orientali che usa la sua avvenenza per irretire e spillar soldi a facoltosi manager e Luana Dabrowska, moglie del Prefetto di Roma, dirigente all’ENI come i due morti, algida carrierista; una donna dal passato oscuro le cui origini si perdono nella tragedia della repressione nazista nel ghetto di Varsavia. Due sirene… che renderanno a Soccodato molto difficile dipanare l’intricata matassa.

Il piede sopra il cuore di Mario Nejrotti

il piede sopra il cuoreSicilia, 1943: mentre gli Alleati sbarcano in Sicilia, la mafia si prepara ad essere protagonista dei nuovi scenari politici del dopoguerra collaborando con gli americani e cercando di insediare i suoi uomini ai posti di potere, mentre cerca di trarre ancora tutti i guadagni possibili dalla borsa nera e dalle connivenze con il fascismo, che ormai sferra gli ultimi colpi di coda. Le persone integre, quelle che rifiutano la collusione, vengono eliminate senza pietà: è il caso del professor Di Salvo, che muore in un attentato in cui è sterminata anche la sua famiglia. Per un caso fortuito, si salverà soltanto il piccolo Santino, che resta solo al mondo. Ma un personaggio molto singolare entrerà in gioco per prendersi cura di lui. Questo romanzo, dove è protagonista la “piccola storia” quotidiana delle persone, che scorre a fianco della Grande Storia, conduce anche a una riflessione più intima e profonda sul significato della libertà, della responsabilità, della giustizia, della comprensione e, in definitiva, della difficoltà e della grandezza di essere uomini.

Il Longobardo – Terra di conquista di Andrea Ravel

Anno Domini 773. Carlo Magno valica le Alpi alla testa di un imponente esercito e in poche settimane cancella il regno longobardo dalle carte geografiche.
Il LongobardoDopo duecento anni di pace l’Italia si trasforma nuovamente in un campo di battaglia dove ognuno deve scegliere da che parte schierarsi. Un dilemma che angoscia anche Claudio, giovanissimo discendente dell’antica e potente famiglia dei Ravello. La sua decisione è resa ancora più difficile dall’improvvisa morte del padre e dalla cospirazione, ordita dai suoi nemici, per ucciderlo e impadronirsi di tutti i beni della famiglia.
Mentre il rombo della cavalleria franca risuona nella pianura devastata dalla guerra, Claudio, aiutato dal fedele amico Mistico e da un pugno di coraggiosi, ingaggia una disperata lotta contro avversari astuti e spietati, compiendo il percorso di maturazione che lo trasformerà in un uomo.
Terra di Conquista è un romanzo dal taglio cinematografico e ricco di dialoghi, nel quale la storia è filtrata attraverso gli occhi del protagonista, che racconta in prima persona. Il risultato è un affresco straordinariamente accurato di un’epoca violenta e remota in cui la cultura di Roma, nonostante l’imporsi della barbarie, non è del tutto spenta, ma sopravvive oltre che nell’orgoglio di Claudio, anche nella forza unificante della lingua latina e della religione cristiana.
Teatro di questa avventura sono la città di Torino, allora sede di un importante ducato, i contrafforti delle Alpi e le paludi e i boschi che all’epoca occupavano gran parte della valle del Po.

C’era una volta in Sardegna di Giancarlo Ibba

Qualcuno ha scritto: se il terrore potesse avere una voce, parlerebbe sardo. Ibba_EEEEbbene, C’era una volta in Sardegna risuona di accenti che trasportano il lettore all’interno dell’isola, direttamente nelle atmosfere sconcertanti che il libro propone. Cosa accade a Solus? E che significato ha la lettera che viene recapitata al protagonista, costringendolo a tornare al paese natio? Ogni episodio crea quel perfetto tassello che, come un puzzle, ricompone la storia, offrendo un quadro che nessuno avrebbe potuto immaginare, se non le vittime e i carnefici. Eppure, nemmeno le vittime, o gli stessi carnefici, avrebbero potuto organizzare una tragedia di così ampia portata. Solus non è quello che sembra e i suoi abitanti nascondono segreti che sarebbe meglio non scoprire. Il vero volto dell’orrore ha spesso connotazioni familiari, fattezze che potremmo riconoscere in chiunque. I morti parlano, la loro voce risuona fra le fronde degli eucalipti, strisciando fra l’erba, oppure intorno ai megaliti di Perdas Fittas. Il destino è sempre in agguato e sceglie le proprie prede con una cura quasi maniacale. E nessuno può considerarsi veramente al sicuro. Giancarlo Ibba tratteggia la storia con quelle pennellate noir che appartengono ai veri maestri dell’horror e lo fa con una tale naturalezza da costringere il lettore a vivere la trama. Solus diventerà anche la vostra dimora… e anche voi sarete catapultati nel profondo Sulcis, arrivando a dire:
“C’è qualcosa che non va, qui”.

EEE nelle promozioni di Amazon

Due titoli EEE fra le promozioni volute da Amazon.

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Amazon riserva continue sorprese e sono tante le soddisfazioni per i nostri autori, non ultimo il fatto che ben due romanzi sono stati scelti dalla piattaforma per essere promossi questo mese: Il Sogno della Farfalla di Claudio M. e Il fiordaliso spinoso di Marina Atzori. Amazon non è certo il punto di arrivo, semmai un punto di partenza e il fatto di essere presenti nelle varie classifiche con ben 10 titoli (Il Longobardo, Il tramonto delle aquile, C’era una volta in Sardegna, Trame oscure, Nessuna scelta, La resa degli innocenti, I nostri scarponi sulla Via Francigena, Africa, Il Romanzo della Pasta Italiana, Ocho cortado e alcuni altri che, altalenando, entrano ed escono dalle classifiche) è solo un piccolo gradino in più da percorrere per arrivare a un pubblico più vasto.

Tuttavia, questo fatto e tutte le altre iniziative che sono in corso, atte proprio a rendere più visibili gli autori, ci fanno ben sperare e creano lo stimolo per proseguire in questo nostro cammino. Personalmente ringrazio gli autori che attivamente collaborano con il blog e con le promozioni che offriamo loro, anche se, e ce ne rendiamo conto, spesso per loro significa dover impiegare del tempo per scrivere articoli, rispondere a quesiti o interviste, partecipare a delle iniziative. Ogni passo compiuto insieme  porta un po’ più in là e ogni interazione aumenta lo spazio che riusciamo a ricavare in rete, dedicandolo anche alla Casa Editrice.

Se poi tutti questi sforzi vengono ricompensati dai lettori e da chi ci segue, non può che farci piacere. Quindi, grazie a tutti voi autori EEE, grazie alla lungimiranza del nostro Editore, Piera Rossotti e grazie ad Amazon per averci fornito della visibilità in più.

 

Tutti su amazon!

Diversi libri EEE nelle varie classifiche di amazon.

amazon totale

La giornata di ieri ha registrato picchi notevoli nelle classifiche di amazon e non tanto per il piazzamento dei vari autori in diversi generi, quanto per il numero considerevole di titoli che sono rientrati nelle top 100. Con il suo ultimo nato, C’era una volta in Sardegna, Giancarlo Ibba spopola nella sezione horror continuando a insidiare il posto a nomi blasonati quali Meyer e Poe. Alessandro Cirillo mantiene ben tre libri, Attacco allo Stivale, Nessuna Scelta e Trame oscure, nella categoria azione e avventura. Andrea Ravel, con il suo Il Longobardo, stoicamente sventola il suo baluardo dalla sezione narrativa storica, mentre Andrea Leonelli si è conquistato un posto al sole nella categoria poesia. La resa degli innocenti entra ed esce dalle classifiche in continuazione, insieme a Noccioli di ciliegie e Un solo colpevole. Stessa altalena spetta a Il piede sopra il cuore, Il tramonto delle aquile, I nostri scarponi sulla Via Francigena, Eroi nel nulla e altri libri di autori altrettanto meritevoli. Tuttavia, lo screenshot più impressionante ha visto ben quattro opere targate EEE, nelle prime 14 posizioni di amazon nella sezione azione e avventura. Un traguardo decisamente notevole per una piccola Casa Editrice digitale, a dimostrazione del fatto che, per una volta lasciatecelo proprio dire, la qualità ripaga tutti gli sforzi fatti. Sappiamo bene che una rondine non fa primavera e che questo piccolo successo non significa che possiamo dormire sonni tranquilli, ma il solo fatto di poter dare visibilità a un risultato come questo riempie di soddisfazioni.

Ma quant’è difficile scrivere un romanzo storico?

L’importanza dei dialoghi nei romanzi storici

Libri

di Andrea Ravel

Quando, vincendo la naturale ritrosia degli scrittori esordienti, mi capita di raccontare che io e mio figlio abbiamo scritto un romanzo storico ambientato all’epoca di Carlo Magno, il primo immancabile commento è: Chissà quanto è stato difficile documentarsi!
In effetti sembrerebbe logico pensare che più il tempo di cui si scrive è remoto, maggiore sia la possibilità di commettere errori. Ma questo è vero solo in parte e comunque la documentazione non è affatto la maggiore difficoltà che si incontra nello scrivere un romanzo storico.
420_0Per evitare gli errori sono sufficienti alcune semplici regolette: leggersi un buon saggio sul periodo, (anche più di uno) saper lavorare bene con Internet ed effettuare qualche ricerca sul campo (ci aiuta a conoscere visivamente l’epoca che vogliamo descrivere). Nei casi disperati ricordare sempre la regola di Ken Follet: “Se hai anche il minimo dubbio non parlarne; nessuno si accorgerà mai di quel che hai omesso, ma tutti vedranno i tuoi errori!”
Con questo, beninteso, non intendo affermare che lo scrittore non deve documentarsi o che può farlo in modo approssimato, la documentazione è un po’ il pane e burro in una colazione al sacco. Tutti dovrebbero saper spalmare il burro sul pane, ma quello che gli cambia il sapore è la marmellata, quella famosa di zia Cesira, con la sua scelta dei frutti, la maturazione, i tempi di cottura: è quella a fare la differenza.
Cos’è la marmellata del romanzo storico? Sono i dialoghi. Nei dialoghi i personaggi ci rivelano il loro modo di pensare che è il naturale riflesso del loro modo di vivere, di rapportarsi l’un l’altro, in una parola del loro retroterra culturale.

Un bandito come Robin Hood può parlare come un teppista del Bronx? E come parla Robin Hood? mi domando, mentre apro le virgolette e mi preparo a scrivere il primo dialogo? Riuscirò, mi dico, a far capire ai miei lettori i suoi ragionamenti? Si sentiranno vicini a lui o si stancheranno e, orrore, chiuderanno il libro, il mio libro, smettendo di leggere?

Ascoltate questo dialogo tratto da “Il nome della rosa” di Umberto Eco, dove si assiste a una rissa tra persone volgari.
nome-rosaCi troviamo nella cucina del convento: il capo cuciniere e Salvatore, il frate cellario, stanno discutendo, perché quest’ultimo ha passato di nascosto del cibo a dei caprai.
“Cellario, cellario,” disse, “tu devi amministrare i beni dell’abbazia, non dissiparli!”
“Filii Dei, sono,” disse Salvatore, “Gesù ha detto che facite per lui quello che facite per uno di questi pueri.”
“Fraticello delle mie brache, scoreggione di un minorita!” gli gridò allora il cuciniere. “Non sei più tra i tuoi pitocchi di frati! A dare ai figli di Dio ci penserà la misericordia dell’Abate!”
Salvatore si oscurò in viso e si voltò adiratissimo: “Non sono un fraticello minorita! Sono un monaco Sancti Benedicti! Merdre a toy, bogomilo di merda!”
“Bogomila la baldracca che t’inculi la notte, con la tua verga eretica, maiale!” Gridò il cuciniere.
Salvatore fece uscire in fretta i caprai e passandoci vicino ci guardò con preoccupazione: “Frate,” disse a Guglielmo, “difendi tu il tuo ordine che non è il mio, digli che i filios Francisci non ereticos esse!” poi mi sussurrò in un orecchio: “Ille menteur, puah,” e sputò per terra.

Era così che parlavano i frati nel XIV secolo? Non lo sappiamo e non lo sa neppure Eco, ma questo non gli ha impedito di costruire un dialogo convincente e verosimile. Ci ha fatto assistere a una disputa condotta in ben tre lingue, ha utilizzato il termine bogomilo, di cui la maggior parte di noi non conosce il significato, ma è stato efficacissimo lo stesso. In altre parole ci ha portati nel Medioevo, invece di portare il Medioevo da noi. Un piccolo capolavoro di cui pochissimi altri scrittori al mondo sono capaci; perché richiede talento, che è innato e conoscenze che si acquisiscono in una vita di studio e di lavoro.
E a questo punto noi che ci sentiamo sì bravini, ma che non siamo Eco, come faremo? Faremo come Crichton o Follet e quasi tutti gli altri scrittori, grandi e piccoli, che utilizzano esattamente la tecnica opposta. Quella di attualizzare i personaggi, facendoli ragionare proprio come noi, allo scopo di renderli più vicini al lettore. Ritornando all’esempio iniziale, Robin Hood non parlerà come un teppista del Bronx, ma potrà ragionare come lui. Frate Tuck ci ricorderà il nostro vicino di casa e lady Marian assomiglierà alla zia Cesira. Se saremo stati abbastanza convincenti la magia è fatta!

Andrea Ravel ha scritto, per la collana Romanzo StoricoIl Longobardo

DIECI DOMANDE AD ANDREA RAVEL

Dieci domande ad Andrea Ravel, a cura di Claudio Arnaudo

Il Longobardo è un libro scritto a 4 mani e si è classificato secondo nel concorso indetto da EEE per i romanzi storici. Questa l’intervista curata da Claudio Arnaudo ai due autori.

Il Longobardo

Siete padre e figlio, e scrivete in coppia, perché avete scelto di utilizzare uno pseudonimo invece dei vostri veri nomi?

Potremmo rispondere che i nostri nomi e cognome sono molto lunghi e occuperebbero una buona parte della copertina del libro. Questo è sicuramente vero, ma il motivo principale che ci ha spinti a scegliere uno pseudonimo è che Andrea Ravel è un elegante nom de plume, facile da ricordare e fa pensare subito a Ravello. Il nostro progetto, infatti, è quello di raccontare una saga familiare in più libri e ci piaceva l’idea che fosse proprio un membro della famiglia a scriverne la storia.

A questo proposito, non è irrealistico pensare ad una famiglia con una storia così lunga e ad una genealogia ininterrotta?

Non è frequente, ma è assolutamente possibile. Pensiamo ai Savoia o ai Capetingi. In Inghilterra molte famiglie nobiliari risalgono all’epoca della conquista normanna. Io stesso ho un amico i cui antenati sono entrati in Italia al seguito di Carlo Magno.

Perché avete scelto di scrivere un romanzo storico? E’ un genere che richiede molto lavoro di documentazione ed è facile commettere errori o anacronismi.

Siamo entrambi appassionati di romanzi storici e d’avventura e volevamo provare a scrivere una delle storie che ci sarebbe piaciuto leggere. Per quanto riguarda gli errori se ne possono commettere scrivendo qualsiasi opera di finzione. Siamo certi di averne commessi anche in “Terra di conquista” (speriamo pochissimi).

Potete fare qualche esempio di errori evitati?

Cominciamo da uno evitato per caso: nella prima stesura del romanzo uno dei personaggi dice che gli piace la minestra di zucca. In una revisione successiva abbiamo eliminato la frase perché non ci piaceva, ma solo successivamente ci siamo ricordati che zucca è originaria dell’America e fino al XVI secolo non era conosciuta in Europa.
In un altro caso, un amico a cui abbiamo fatto leggere la bozza del manoscritto ci fatto notare che l’espressione “a pochi pollici dal mio viso” non era possibile all’epoca perché il pollice è un’unità di misura anglosassone.
Per finire, l’editore ci ha segnalato che non era opportuno scrivere “nello spazio di un’ Ave Maria”, perché la preghiera con il saluto a Maria risalirebbe al XVI secolo. L’abbiamo sostituita con “nello spazio di un Pater.”

Perché avete deciso di pubblicare in formato e-book?

L’e-book non è solo un diverso supporto su cui leggere, ma è anche un modo diverso di approcciare il prodotto libro da parte di tutti: autore, editore, distributore e lettore.
Finora il mondo dell’e-book è stato esplorato solo molto parzialmente e non ne sono state sfruttate tutte le enormi potenzialità, soprattutto in Italia. Tuttavia presenta già oggi alcuni aspetti positivi: garantisce una distribuzione universale e immediata (basta un click), costi di pubblicazione contenuti e, di conseguenza, prezzi più bassi per i lettori. Alcuni editori più coraggiosi e lungimiranti lo hanno capito ed hanno puntato sull’editoria on-line; grazie a loro molti aspiranti scrittori hanno potuto diventare scrittori effettivi senza dover passare attraverso le forche caudine della stampa e della distribuzione fisica, operazioni che gravano sul prezzo di copertina di un libro senza fornire in cambio alcun vantaggio al lettore. Comunque “Terra di conquista” avrà anche il formato cartaceo, per chi proprio non può farne a meno.

Qual è, secondo voi, la giusta proporzione tra storia e finzione in un romanzo?

Non esiste un mix ideale. Chi scrive un romanzo storico non dovrebbe mai dimenticare di essere prima un intrattenitore, e poi uno storico. La cosiddetta “verità storica” deve scaturire dalla trama e dalle azioni dei personaggi. Inoltre la relazione tra storia e finzione dipende dal periodo storico: scrivendo dell’epoca dei Longobardi non esiste una grande quantità di storia documentata e il narratore ha a disposizione uno spazio più ampio per integrare con la sua fantasia o introdurre elementi avventurosi.

In “Terra di conquista” utilizzate la narrazione in prima persona. Non credete che un romanzo ambientato nel Medioevo possa risultare poco credibile se scritto in prima persona?

La vera difficoltà della narrazione in prima persona è che è difficile fornire al lettore informazioni che il protagonista non conosce e questo rende il lavoro dello scrittore più difficile. Ma la trama e la struttura del romanzo non ci lasciavano scelta. Solo Giulio Cesare scriveva di sé in terza persona!

Avete scritto una corposa nota storica. La ritenete indispensabile in un romanzo storico?

Non pensiamo sia obbligatorio, ma secondo noi è una buona pratica. Chi legge ha il diritto di sapere quale sia la storia reale e quale quella inventata, così come deve conoscere quali sono le libertà che l’autore si è preso. Un altro elemento importante è la bibliografia, nella quale il lettore può trovare ulteriori informazioni e approfondimenti.
C’è però un aspetto che vorremmo mettere in risalto: “Terra di conquista” ha richiesto tre anni di lavoro preliminare sulle fonti originali, visite a musei e siti archeologici e la lettura di decine di saggi. Alla fine tutto questo patrimonio di informazioni è stato filtrato dalla narrazione e quasi non si nota leggendo il romanzo. Ed è bene che sia così, perché riteniamo che un narratore scriva per raccontare una storia e non per fare sfoggio di cultura.

Quali scrittori vi hanno ispirato di più?

Oggi il romanzo, soprattutto quello storico e d’avventura, è anglosassone, e i modelli non possono che venire da lì. Tra i contemporanei metteremmo al primo posto Tolkien bravissimo nel creare un universo fantastico perfettamente plausibile. Poi due ladies, Dorothy Dunnet e Hilary Mantel: di loro ci piacerebbe possedere il rigore e la capacità di evocare con assoluta precisione epoche e situazioni. Patrick O’Bryan è un punto di partenza fisso per chi vuole scrivere di una coppia di protagonisti. A John Grisham ci siamo ispirati per lo stile, asciutto e semplice, ma con un vocabolario abbastanza ricco, e per la fluidità nella costruzione dei periodi. Tra i grandi del passato Dumas padre per il mix perfetto tra storia e avventura. Fuori dal mondo anglosassone e sopra a tutti Umberto Eco. Lui è il romanzo!

Quanto è difficile scrivere in due? Vi capita mai di essere in disaccordo o di litigare?

Molto spesso e quasi su ogni cosa, ma se non fosse così scrivere sarebbe veramente noioso!

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