Marina Atzori e La sua Postazione

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Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

La mia postazione a colori

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È da questo piccolo angolo che nascono le mie idee e nel quale ho portato a termine di recente il mio nuovo romanzo. Scrivo e lavoro da questa postazione da non molto. Da adesso in poi, probabilmente farò altri passi, forse più importanti; da qui in avanti, ci saranno sicuramente altri libri, altre parole e perché no, anche un’altra testa e un’altra vita.

Per uno scrittore cambiare postazione è un passaggio delicato. Entra in gioco lo spirito di adattamento e non è detto che il suo “ingresso” avvenga in tempi rapidi e in modo del tutto naturale. Ricominciare a scrivere, avendo prospettive e visuali differenti, non è stato così banale, non per un’autrice riflessiva come la sottoscritta.

È inutile negarlo, entrare nuovamente in armonia con la tastiera non è stato facile per niente. Anche se avrei avuto un milione di cose da raccontare c’è stato uno stop. Luce diversa, muri diversi, finestre diverse e persino concentrazione e ispirazione hanno subito una metamorfosi. Ho provato sensazioni strane, difficili da descrivere. È stato come rimanere in panchina per un po’, ad aspettare che il mister mi chiamasse per entrare in campo a controvertire un risultato che sembrava oramai compromesso.

Sono rimasta un po’ a guardare il soffitto, a squadrare ciò che avevo attorno, mentre la mia scrivania era ancora vuota come la porta di un campo da calcio, come non lo era mai stata. È rimasta per settimane immacolata, ho anche temuto, a un certo punto, che rimanesse tale. Bastava tirare, il portiere non c’era. Eppure niente, sono rimasta a guardare, stretta nell’incapacità, di dare un calcio alla prepotenza dei ricordi.

Chi scrive ha bisogno, più di altri, di uno spazio tutto suo, di sentirsi a proprio agio, per non incappare nel famoso “blocco”. Ecco, il blocco è stato a lungo in agguato, dentro questa stanza e al mio fianco, come un’ombra. La barriera era tra queste mura che adesso, sento mie per davvero. Ho dovuto creare un ambiente ad hoc prima di ricominciare a scrivere seriamente, perché sono molto legata agli oggetti e ai colori. Sento il bisogno di averli con me, in qualsiasi frangente. Mi danno sicurezza i miei disegni, le mie penne, i miei notes, le mie forbici e persino la mia pinzatrice verde che non pinza neppure due fogli insieme da circa sei mesi.

Qui ho attaccato la spina del mio stereo e ho ricominciato a fare quello che amo di più: scrivere. Quando salgo nella mia soffitta la musica cambia. Il silenzio e la luce soffusa della mia lampada blu coccolano i miei pensieri e scrivo. Ogni emozione è una nuova sfumatura di colore.

Può succedere di fermarsi quando è in atto un cambiamento. Anzi hai paura che succeda, perché sai che ti mancherà la terra da sotto i piedi. Sappiate che a me è mancata e parecchio. Questa nuova location però, è diventata finalmente “mia”. Senza calendario di Topolino e il mio Snoopy porta fortuna, non sarebbe stata la stessa cosa, devo ammetterlo. (Lo dico sempre che dovrei crescere, ma poi, quasi sempre, le azioni tradiscono le aspettative!)

 

Intervista a Marina Atzori

Intervista a Marina Atzori

Il mare non serve, ho scelto una margherita, il libro di Marina Atzori, offre un nuovo modo di “vedere” la vita e l’ambiente che ci circonda. L’autrice abbandona qualsiasi schema comune e si inoltra in un territorio, quasi magico, in cui è la natura stessa a suggerire le similitudini, con le quali descrivere le persone e i sentimenti ad esse legati. Qualsiasi tipo di approccio, con cui è possibile affrontare uno scritto, in questo libro viene stravolto e reinventato a favore di quell’intimo percorso che ognuno compie nei confronti di qualcun altro, portando a “sentire” la vera essenza di chi ci sta intorno. Marina, con molto coraggio, ha affrontato la propria realtà e ha deciso di mettere, nero su bianco, il proprio desiderio di comunicare.

  • Cosa ti ha spinto a decidere proprio per un titolo così particolare?

Innanzitutto buongiorno a tutti!
Eccomi pronta ad essere messa sotto torchio!
Bella domanda… Diciamo che ho voluto comunicare il messaggio contenuto nel mio libro in maniera molto diretta, scegliendo due elementi naturali a me molto cari; desideravo infatti tramutarli in due concetti semplici e dall’intento ben preciso. Il mare nei suoi abissi infiniti, con la sua vastità e profondità, rappresentava bene ciò di cui volevo liberarmi: il passato. Mentre la margherita, con la sua semplicità e i suoi colori, voleva essere l’immagine di una scelta, maturata nel tempo: vivere la magia del presente. Il titolo quindi determina un viaggio introspettivo caratterizzato da un’importante rinuncia e da una scelta fondamentale: fare pulizia dei pensieri e rinascere attraverso la passione per la scrittura.

  • Parlaci della copertina? C’è una storia speciale dietro?

Semplice: dietro la copertina ci sono io e la mia passione sfrenata per i colori e il disegno. Creando questa semplice immagine, ho potuto dare finalmente libero sfogo alla creatività e all’ambizione di comunicare che mi contraddistingue. La storia speciale c’è: io credo che ognuno di noi ne abbia una tutta sua da raccontare. In questa copertina, tra i petali e il sorriso di Margherita è racchiusa la mia. Il desiderio più forte era quello di dare vita ad un fiore, perché dai fiori ho imparato anche a conoscermi, sapete? La Natura è in grado di mettermi in pace con il mondo, mi ha insegnato forza ed energia. Le figure per la nostra mente sono fondamentali, possono aiutarci a superare momenti difficili. Questa Margherita è stata per me una compagna spirituale, la protagonista della Favola di Marina Atzori autrice. Potrà farvi sorridere ma vi assicuro che per me è stato così!

  • Ogni personaggio del tuo libro è caratterizzato con un peculiare aspetto della natura, sia floreale che animale, e rappresenta il tuo modo di interpretare le persone. Come mai questa scelta?

Adoro la Natura e gli animali da sempre. Sin da piccola osservandoli ne restavo affascinata. Tutto quanto li riguarda cattura il mio interesse. I fiori rappresentano la spontaneità, la rara bellezza di cui non sono consapevoli. Quando li osservo rimango attratta dal loro mondo. La Natura nel suo ecosistema racchiude l’armonia che vorrei raggiungere. Le persone in qualche modo hanno qualcosa che rimanda ad essa: aspetti caratteriali, anche fisici; sono questi i fattori che hanno fatto scaturire la scelta di accomunarli all’essere umano, perciò ho deciso di utilizzare la miscela Uomo – Natura nel mio racconto. La scelta di scrivere la storia in questo modo, rappresenta in pieno l’attaccamento a determinati stati d’animo. Essa è infatti correlata all’affezione per alcuni speciali esseri viventi che mi hanno ispirata e su cui ho voluto soffermarmi. Le emozioni spesso rivelano contraddizioni dalle quali è difficile fuggire e con le quali non si riesce a convivere.

  • Uno specifico episodio della tua vita ha cambiato le prospettive, come percepisci il mondo con questo tuo nuovo modo di “vedere”?

È vero, purtroppo un episodio specifico è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, o meglio ciò che mi ha permesso di rompere gli argini. Non sono stata coinvolta personalmente nell’episodio, ma la cosa mi ha riguardata da molto vicino. Un’esperienza dolorosa improvvisa e soprattutto inaspettata ha segnato il mio cambio di rotta. La sofferenza è tremenda, è come una malattia, anche quando di malattie non si tratta. Suscita il sentimento dell’impotenza e in qualche modo ho dovuto rassegnarmi ad essa. Ho cercato di farmi forza, mi sono tirata su le maniche e ho iniziato a guardarmi dentro e a scrivere. Il mio nuovo modo di “vedere” è nato così. Ho imparato ad affrontare i demoni interiori sguazzandoci dentro, abbandonandomi ad essi. Scrivere è stato risolutivo, liberatorio, ho scoperto di avere un sacco di cose da raccontare ma soprattutto che è possibile ricominciare ad amare la vita anche dopo che ti ha voltato le spalle, gettandoti tra le braccia di un insolito ed  inspiegabile destino. Ebbene, come avrete compreso, ho perso il senso dell’orientamento, ecco è stato lì, proprio in quel momento che mi sono ritrovata a scoprire l’alchimia dell’equilibrio.

  • Non esiste una trama vera e propria nel tuo libro. Tuttavia, esiste un filo conduttore che lega ogni capitolo all’altro. Un percorso che ti ha condotta verso una nuova consapevolezza. Puoi parlarci di questo filo conduttore?

Il filo conduttore è la storia della rinascita di Margherita, una vita piena di ostacoli la sua, che si avvicina alla mia per molti aspetti. Parto infatti dall’eterno vagare che ha condotto la sua famiglia di origini sarde qui al Nord; racconto quanto è stata importante la figura di sua madre, entro nella profondità degli stati d’animo più importanti trattandoli come veri e propri fratelli di sangue, mettendo in discussione scelte di vita importanti, fino ad arrivare a lui: il presente, dove la scrittura diventa il mio punto d’arrivo. I personaggi mi aiutano a creare una sorta di costellazione. Avete presente uno di quei giochi scacciapensieri che trovate sulle pagine delle parole crociate? Quello dove scopri una figura, seguendo una precisa sequenza numerata. La Quercia, Il Castagno, L’Ape e altri sono i compagni di questo viaggio, che scoprirete man mano all’interno dei miei “Capitoli Fiore”. Il senso di vertigine che pervade nel passato lascia spazio ai punti fermi del presente.

  • Da un punto di vista puramente botanico, quale fiore ama più di ogni altro Marina Atzori? Per quale motivo?

Qua casca l’asino! Sicuramente la Margherita! La mia risposta non vuol risultare “gigiona” passatemi il termine! Nel senso che, io amo questo fiore anche nella vita quotidiana, per chi non lo avesse ancora capito… Nutro una forte passione per la fotografia, devo dire che diversi dei miei scatti hanno lei come protagonista. Adoro i suoi colori e il suo essere presente ovunque. Non è infatti un fiore raro, lo trovo nell’aiuola sotto casa, al parco andando  a correre, sui prati in montagna. Nasce in gruppo, più ce ne sono più mettono allegria. Voi direte: “e quando è da sola?”, eh! Quando è sola, cari miei lettori, per la sottoscritta diventa Poesia!

  • La tua esperienza come scrittrice è piuttosto nuova, come vivi il mondo editoriale, ora che ne fai parte?

La vivo come un’esperienza positiva. Il mio è un libro un po’ folle, fuori dagli schemi, rimanda a un’introspezione psicologica molto intima che può però appartenere a chiunque di voi. Non era facile crearsi una piccola nicchia nel mare magnum dell’editoria. Ho trovato chi ha compreso il mio progetto, questo mi rende molto soddisfatta a prescindere da cosa mi riserverà il futuro. Sicuramente il fatto che la pubblicazione sia avvenuta su piattaforma digitale ha contribuito all’uscita allo scoperto del mio libro. Certo nel guardarmi attorno, ho scoperto che non tutti possono raccontare come me un’esperienza positiva in tal senso, quindi devo dire che sono stata fortunata nel trovare una CE come Edizioni Esordienti E-book insieme al mio editore Piera Rossotti, di cui condivido in pieno la scelta precisa di promuovere e contare sull’editoria digitale: finalmente un modo nuovo di vedere la svolta nel futuro degli autori esordienti.

  • Oltre a possedere un notevole talento per la scrittura, sei una lettrice molto vorace, ma quali sono le tue letture preferite e gli autori che più hanno stuzzicato la tua fantasia?

Touché! È verissimo, leggo parecchio e di tutto un po’. Spazio dal romanzo storico al romanzo d’amore, mi piacciono anche i thriller e ultimamente mi sono lanciata in qualche horror noir. Ma devo dire che non rinuncio mai a farmi toccare il cuore dalla Poesia. Emily Dickinson è senz’altro la poetessa che preferisco, forse è quella che più ha influenzato il mio modo di scrivere. Ho frequentato una scuola ad indirizzo umanistico quindi ho imparato ad amare buona parte della letteratura italiana; ho un debole però, devo ammetterlo, anche per quella francese: Charles Baudelaire, Arthur Rimbaud sono tra i miei preferiti. Dulcis in fundo, divoro tutto quello che ruota attorno alla psicologia e alla PNL.

  • Quando Marina non scrive, come occupa il suo tempo?

Adoro cucinare, mi piace ascoltare la musica. Di solito ritaglio gli spazi di tempo libero per andare in montagna a godermi solitudine, silenzio e i paesaggi meravigliosi delle Valli Cuneesi. Spero tuttavia un giorno di tornare nella mia adorata Sardegna.

  • Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Ho finito di scrivere un romanzo in questi giorni. Sono nella fase conclusiva della revisione. Ho provato a mettermi in gioco, divincolandomi dai “tentacoli” della Poesia. Non è stato semplice, perché adoro tutto quello che la riguarda, tuttavia è giusto sperimentare spazi e argomenti nuovi. Incrociate le dita per me! Questo sicuramente mi aiuterà a crescere e ad ampliare i miei orizzonti. Per ora scrivo e nelle pause continuo ad approfondire il vasto e complesso mondo della comunicazione attraverso lo studio della PNL.

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Cosa vuol dire PNL?

PNL: tra psicologia e cultura

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Con PNL si identifica lo studio dell’esperienza soggettiva applicato all’analisi, l’apprendimento e all’acquisizione volontaria di determinati modelli comportamentali. Affrontiamo questo argomento in quanto Marina Atzori (autrice del libro Il mare non serve, ho scelto una margherita, pubblicato con EEE), nella sua recente intervista cita questo metodo psicologico alternativo come facente parte dei suoi interessi. Tuttavia, in che modo PNL e cultura possono essere associati?
Il metodo, con cui il sistema PNL influisce sui soggetti, stabilisce la relazione che questi hanno con il mondo esterno, cercando di risolvere le problematiche che insorgono da una cattiva interazione con gli altri. Un autore, nel nostro caso specifico, vede il mondo attraverso le proprie esperienze e la propria cultura, sia essa distorta da un’educazione anomala oppure da una reale coscienza dell’ambiente che lo circonda. Abbiamo chiesto a Marina Atzori di chiarire meglio i concetti proposti con PNL.

Marina Atzori ha pubblicato con EEE: Il mare non serve

PNL: tra psicologia e cultura

di Marina Atzori

RICHARDB

Richard Bandler

La programmazione neuro linguistica (PNL) è una disciplina che studia gli aspetti linguistici e analogici della comunicazione interpersonale. Si tratta di uno studio approfondito della conoscenza della mente umana. Richard Bandler è il co-creatore di questa rivoluzione della psicologia, insieme a uno dei terapeuti più originali ed efficaci degli ultimi anni: lo statunitense Jhon Grinder. È estremamente complicato riassumere in poche righe un argomento così vasto e complesso. Proverò a scrivere ciò che più mi ha colpito nell’addentrarmi in questa materia, senza annoiarvi e senza essere troppo teorica.

Cosa vuol dire PNL?

Programmazione: è il nostro modo di comportarci che è stato appreso nel tempo. L’apprendimento è in continua evoluzione e aggiornamento, a seconda delle nostre esperienze di vita relazionali.

Neuro: il Programma ha correlazioni con il sistema neurologico.

Linguistica: esprimiamo il Programma attraverso il linguaggio verbale e non verbale attingendo a diversi aspetti previsti dallo studio della Psicologia.

Il potere dell’inconscio quindi ruota al centro di un programma specifico, che permette di lavorare su noi stessi e sugli altri per arrivare a vivere meglio.
La PNL è una sorta di tecnologia applicata alla mente umana che, se usata correttamente da professionisti titolati, può costituire un metodo infallibile al fine di rapportarsi con gli altri, lavorando in profondità per superare le difficoltà di comunicazione. Alcuni studiosi l’hanno etichettata come un insieme di pratiche progettate per produrre cambiamenti negli altri. Invece, è a tutti gli effetti lo studio dell’esperienza soggettiva. Cosa significa? Significa che ognuno di noi ha maturato, nel proprio percorso di vita, un bagaglio personale a seconda di una serie di fattori ambientali, familiari e culturali. Da qui formiamo il nostro carattere, il nostro atteggiamento nell’ambito sociale e il nostro linguaggio: lavoro, famiglia, interessi creano il nostro modo di rapportarsi nelle relazioni interpersonali. Certamente ognuno di noi maturerà esperienze differenti, positive e negative, che a loro volta porteranno sconfitte o successi.

programmazioneneurolinguistica
La PNL studia le opportunità di stabilire l’equilibrio nel rapporto con gli altri e con se stessi attraverso un efficace metodo comunicativo. Il fine ultimo è quello di migliorarsi e realizzare i nostri intenti. Insomma, volendo andare fino in fondo, applicando questa disciplina si possono ottenere risultati inaspettati, lavorando sia sui nostri punti forti che sui nostri punti deboli. Ovviamente quest’operazione può essere usata allo stesso modo con l’interlocutore, utilizzando il linguaggio in modo funzionale, stabilendo il cosiddetto rapport: l’arte di allinearsi e creare affinità. Lo scopo è quindi la cooperazione finalizzata all’armonia, all’accordo. Questo è solo uno degli aspetti utili che ci consente di raggiungere gli obiettivi e i risultati che ci siamo prefissati in una determinata situazione. Esistono altri diversi aspetti della PNL che ci permettono di entrare in sintonia con chi ci troviamo di fronte: il linguaggio non verbale, le opinioni, i principi.
Ho provato a riassumere con questo brevissimo articolo ciò di cui mi interesso, senza scendere in aspetti troppo tecnici e particolarmente difficili. Spero di aver dato, con alcuni piccoli riferimenti, un’infarinatura di ciò che rappresenta questo particolare ramo della psicologia, associata in parte alla “tecnologia della comunicazione”.

(Le immagini presenti in questo articolo sono tratte dal web)