Il medioevo in Puglia

Il medioevo in Puglia e il fascino di Federico II e suo figlio Manfredi

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castello svevo di Trani

 

di Chiara Curione

È facile immergersi nell’atmosfera del Medioevo in Puglia dove si possono ammirare meravigliose cattedrali romaniche, favolosi castelli, torri di difesa, chiese rurali e santuari. Questa è stata una terra di particolare importanza nel Medioevo come crocevia per l’Oriente, porto d’imbarco di pellegrini e cavalieri verso la Terra Santa.

Qui si sono succeduti numerosi governi: arabi, longobardi, bizantini, normanni, svevi, angioini e aragonesi, lasciando in ogni luogo tracce del loro passaggio. In particolare durante il periodo normanno-svevo le città si sono arricchite da un punto di vista artistico se si pensa alle cattedrali più importanti con sontuose decorazioni, alle ristrutturazioni e ampliamenti  fortilizi già esistenti o alle costruzioni di nuovi castelli. Più di tutti un segno indelebile ha lasciato la dominazione sveva con l’imperatore Federico II e in seguito con il breve regno di suo figlio Manfredi.

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Ritratto di Federico II, dalla seconda pagina di “De arte venandi cum avibus”

In questo periodo la storia si arricchisce di numerosi eventi, le controversie tra papato e impero non bloccano la volontà innovatrice di Federico II con il suo codice di leggi Melfitane (la prima legislazione a impronta costituzionale di uno stato moderno e il più grande monumento legislativo laico del Medioevo) e una concezione diversa dello stato feudale che si era avuta fino a quel tempo. L’imperatore favorisce il commercio e l’agricoltura rendendo prospero il suo amato regno di Sicilia e di Puglia; promuove la cultura, e nella sua corte fiorisce la scuola poetica siciliana, dove nasce la prima lirica in volgare italiano; sostiene lo studio delle scienze e della medicina con la Scuola Medica Salernitana. Tutta la sua vita è una completa opera di rinnovamento, circondato dalla corte effervescente di studiosi, di consiglieri, di cavalieri, di poeti, di dame, di maghi. Memorabili i suoi matrimoni con belle principesse, le sue cacce col falco, e i tornei cavallereschi, la partenza dal porto di Brindisi per la VI Crociata, famosa perché pacifica, condotta con successo e senza spargimento di sangue.

Attraversando la regione pugliese non si può negare che Federico II, ristrutturando ed edificando numerosi castelli, abbia lasciato l’impronta dell’anima. Discendente da una dinastia di Imperatori del Sacro Romano Impero di Germania, figlio di Enrico VI di Svevia e Costanza D’Altavilla, era erede di immensi territori, da sua madre, figlia di re Ruggero D’Altavilla, ereditò il regno di Sicilia e di Puglia che divenne la sua terra prediletta. Abbellì e edificò castelli nei punti strategici del regno, facendo ristrutturare anche le roccaforti che già erano state costruite durante il regno degli Altavilla, oltre alle più belle cattedrali in stile romanico che si trovano nei centri più importanti.

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Castel del Monte

In Puglia è come se l’imperatore vivesse ancora a Castel del Monte, il castello ottagonale con otto torri ottagonali, intento a scrutare i cieli dall’alto di un  panorama unico di una vasta zona della Puglia e della Basilicata. In prossimità delle campagne e dei boschi, vedendo roteare i falchi nell’aria è come se si susseguissero le sue battute di caccia col falco; osservando pascolare gli imponenti cavalli murgesi, discendenti da quelli allevati dall’imperatore, s’immagina che stiano aspettando di essere scelti dai cavalieri del suo esercito per la prossima battaglia.

Raggiungendo uno dei suoi tanti castelli si ha la sensazione che da un momento all’altro giunga l’imperatore con la sua spettacolare corte itinerante: il serraglio degli animali esotici, i saltimbanchi e giocolieri, la temibile guardia del corpo dei saraceni, i notabili di corte, i cavalieri, le donne dell’harem su palanchini trasportati da elefanti. In ogni castello c’è una leggenda legata al suo nome o ai personaggi della sua famiglia. Immergersi in quest’atmosfera è fantastico, un luogo dove l’imperatore ha lasciato tracce di sé rendendosi immortale per aver eletto questa terra a luogo prediletto, paragonandola alla Terra Promessa da Dio al popolo ebraico, quella che produce latte e miele.

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De arte venandi cum avibus

La sua opera è stata immensa e innovativa in tutto il regno di Sicilia e di Puglia e non può che appassionare chiunque si accinga a conoscerla, suscitando curiosità e interesse in ogni campo, dal punto di vista culturale, artistico, legislativo e scientifico.
E approfondendo la sua conoscenza, attraverso le opere e la storia e i personaggi che hanno fatto parte della sua vita, ci s’imbatte nella sua numerosa famiglia e si riesce persino a dare un volto umano a Federico II, alle sue quattro mogli, ai figli prediletti, tra i quali spicca Manfredi. Su di lui più che su gli altri figli si concentrano le leggende. Lui è il figlio più amato, nato al di fuori del matrimonio dall’unica donna che conquistò il cuore dell’imperatore, Bianca Lancia. Un figlio riconosciuto con il matrimonio in punto di morte di Bianca Lancia.

Come pugliese e come scrittrice anch’io ho subito il fascino di Federico II e di suo figlio Manfredi che gli somigliava, scrivendo di loro attraverso racconti e romanzi. La loro opera è costantemente sotto i nostri occhi e se ci soffermiamo davanti a uno dei tanti castelli svevi, non possiamo evitare di ricordare le leggende a cui sono legati.
Gioia del Colle ad esempio è un paese nel cuore della Murgia, dove c’è uno dei castelli normanno-svevi più belli che Federico ristrutturò al ritorno dalla Crociata. Questo castello, che era la dimora preferita di Bianca Lancia, la donna più amata dall’imperatore, è famoso per la leggenda secondo la quale lei fu accusata di aver tradito Federico con un altro uomo e fu imprigionata per gelosia perché era in attesa di un bambino. Quando Bianca diede alla luce Manfredi, per mostrare la sua fedeltà all’imperatore si tagliò i seni e glieli inviò insieme al neonato su un vassoio d’argento. L’imperatore vide che il bambino aveva il suo stesso neo sulla spalla destra, oltre a somigliargli, e lo riconobbe come suo figlio perdonando e sposando Bianca.

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Il castello di Gioia del Colle, in primo piano la cornice Ovest e la torre De’ Rossi.

Sono tante le dimore leggendarie che ricordano anche di Manfredi, il castello di Trani ad esempio dove lui ruppe il cerimoniale di corte per raggiungere il porto e andare incontro a Elena D’Epiro, la bellissima e giovane promessa sposa che era appena giunta dal mare con il suo seguito. Ancora oggi viene rievocato dalla città questo episodio che suscitò nella folla esplosione di canti e gioia per il tanto amato sovrano.
Manfredi che continuò l’opera innovatrice del padre, ordinò di fondare una città sul mare, Manfredonia la città che porta il suo nome. Manfredi che come suo padre ordina nuove costruzioni per ampliare porti, incentivando il commercio secondo un piano per promuovere lo sviluppo di una terra capace di produrre grandi ricchezze. La figura di questo giovane re appassiona per la sua tenacia e il coraggio: egli decide di continuare l’opera paterna, scontrandosi con il potere del Papa, diventando capo dei Ghibellini in Italia e superando problemi e pericoli insormontabili come gli eroi che non si arrendono mai e che solo la morte può bloccare.

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Bianca Lancia e Federico II, nel Codex Manesse

Tra le tante ricerche storiche per lo studio di questi personaggi, ci sono libri particolari come quelli dei viaggiatori inglesi e tedeschi di fine Ottocento che visitavano la Puglia e ne rimanevano affascinati, descrivendo i luoghi più belli e raccontando le numerose leggende. Tra questi cito per originalità il libro di Janet Ross “la Puglia nell’Ottocento (La terra di Manfredi)”. Un testo antico, ritrovato in biblioteca, un libro raro e prezioso come testimonianza delle impressioni positive e delle emozioni di chi visitò la Puglia fine Ottocento sulle tracce degli svevi. Sono le stesse emozioni di chi vive in questa terra e continua a osservarla con incanto, un luogo dove il sole sempre così luminoso vivacizza quei castelli, quelle chiese e borghi medievali da far sognare di trovarsi a rivivere un’epoca lontana.