Alcune nuove uscite

Fra le nuove uscite ci sono dei gialli da non perdere

Ecco un tris di titoli da non lasciarsi sfuggire, soprattutto per gli amanti del giallo, del thriller e del noir.

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Il mistero di Monte Navale
di Claudio Danzero.

MonteNavale_EEEIl Mistero di Monte Navale ha l’ambizione di raffigurare un acquerello della vita torinese degli anni Sessanta. La definizione di acquerello è legata alla rappresentazione tenue delle dinamiche sociali di quegli anni: la bassa densità di veicoli, i viaggi in treno e in tram, le abitazioni povere, le economie domestiche, le prime disponibilità economiche.
Innanzi tutto il mondo della scuola presa d’assalto anche dai figli del proletariato dopo un buio ventennio di restrizioni. In seconda battuta il mondo del lavoro che, in pieno Boom economico, assorbiva grandi quantità di mano d’opera in prevalenza qualificata.
In seguito a ciò, gli anni Sessanta assisteranno anche al fenomeno dell’immigrazione e dell’inurbamento. Per questo il racconto tocca anche la provincia dove si svolge buona parte della vicenda. Anche in provincia infatti si contano importanti realtà industriali, prima fra tutte la Olivetti di Ivrea all’avanguardia quasi utopistica per la qualità del rapporto di lavoro.
Il mistero di Monte Navale è però sostanzialmente un romanzo poliziesco che assisterà ai successi di una giovane giornalista-avvocato nel confrontarsi anche sentimentalmente con un brillante commissario di Polizia nella soluzione, apparentemente scontata, di un efferato delitto.

Tutta la vita per morire di Mario Nejrotti.

Nejrotti_EEEIn un Cilento dove “la vita è ancora scandita dai tocchi delle campane” e allietata dai profumi e dai sapori di una cucina antica, il maresciallo Pejretti ( piemontese trapiantato al Sud, dove si trova benissimo) indaga sulla scomparsa dell’anziano Aristide Alibrando, coadiuvato dai suoi uomini e, un po’ suo malgrado, da una coppia di turisti, simpatici ma incoscienti, un medico torinese e sua moglie, a volte troppo propensi a giocare ai detective e ansiosi di farsi coinvolgere in un’indagine che si sviluppa su strade forse destinate a incrociarsi: la ricerca del vecchio Aristide, i segreti della sua antica famiglia e un traffico di droga gestito dalla camorra.
Sullo sfondo il misterioso casale di Capo Vento dove tutto comincia e tutto finisce.

Come il mare ad occhi chiusi di Elena Grilli.

Grilli_EEEUn omicidio strano, quello di un barista ritrovato con un foro di proiettile in fronte e misteriosi segni su una mano. Un delitto che risveglia la sonnolenta città di Ancona, desta antiche paure, scuote fino a far emergere segreti che erano sepolti dietro rassicuranti apparenze. Una coraggiosa ragazza usa il suo acume per destreggiarsi in una trama intricata che evolve con ritmo frenetico, sfiorando pericoli e doppi giochi mortali. Uscirne viva è una sfida che non è scontato vincere.
Come il mare ad occhi chiusi è un giallo mozzafiato, dove nemmeno la soluzione finale è in grado di offrire il conforto di una certezza. La verità è molteplice, ha più facce e quando il caso sembra risolto, tutto si capovolge di nuovo, per far affiorare segreti ancora più reconditi ed inquietanti.

La schizofrenia dello scrittore

Autori emergenti: La schizofrenia dello scrittore, come riconoscere i sintomi

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L’ironia permea anche questo breve raccontino di Mario Nejrotti. Più che un racconto una realtà, che fa sorridere, è vero, ma lascia aperte diverse riflessioni. I sintomi dello scriptor informaticus si manifestano a tradimento e colpiscono la maggior parte degli autori. Vediamo come riconoscerli.

di Mario Nejrotti

Dichiaro subito il mio conflitto di interessi: sono uno scrittore emergente (e come non capirlo?!).
Due chiacchiere sulla situazione degli scrittori emergenti che “annaspano” per stare a galla nel Mare della Rete che, dopo il Triangolo delle Bermude e il Mar dei Sargassi, è il più misterioso e tempestoso.
Oggi non basta più scrivere un romanzo e combattere strenuamente per riuscire a farselo pubblicare da un Editore che non ti chieda dei soldi per farlo.
Bisogna “autopromuoverlo”!
E qui si manifesta la malattia professionale più comune tra gli scrittori emergenti dei nostri giorni, soprattutto tra coloro che appartengono al sottogruppo “scriptor informaticus”.
Il suo o i suoi romanzi sono stati pubblicati e galleggiano nelle classifiche dei maggiori store in rete o, per meglio dire, galleggiano in Amazon che è l’unico a dare una certa, se pur sempre piccola, visibilità.
L’emergente è soddisfatto, il suo ego di scrittore, ipertrofico come quello dei suoi colleghi più famosi, se non appagato, almeno non urla la sua disperazione!
Dopo qualche settimana, però, si accorge che il suo romanzo, il parto della sua fantasia, l’oggetto delle sue trepidazioni diurne e notturne, sprofonda nei gorghi delle classifiche e stenta anche lui stesso a rintracciarlo e allora incomincia a manifestarsi la malattia.
I primi sintomi di sdoppiamento della personalità, subdolamente, incominciano a invadergli l’inconscio.
“Il mio romanzo è bello, ma nessuno lo sa! Alla presentazione con annesso piccolo buffet eravamo in quaranta e l’Editore, che l’ha organizzata in quella carina, piccola libreria di provincia era felice, quasi raggiante! Io no, per mille bombarde (nel Mare della Rete, siamo un po’ tutti pirati) devo fare qualcosa, se voglio andare all’arrembaggio del mercato!”
E allora lo “scriptor informaticus” incomincia a parlare con lo “scriptor promuovens” che, maligno, si è manifestato!
E sono chiacchierate notturne davanti allo schermo illuminato del computer e al foglio Word con un titolo in Neretto Maiuscolo:
“INIZIATIVE DI PROMOZIONE”
Il foglio è drammaticamente vuoto!
Scinfo (chiameremo così amichevolmente il primo) è offeso a morte con Spromu (così si fa chiamare nel mondo della promozione il secondo)
“Come ti permetti, schifoso, interessato, di farmi dire che il mio romanzo è bello, è appassionante, che dice finalmente qualcosa ed è scritto in una prosa che cattura? Non lo sai che chi si loda si imbroda? E poi non serve a niente!”
“Questo lo dici tu, piccolo borghese ipocrita! Io scrivo solo quello che pensi e che non hai il coraggio di gridare! Credi che ti chiami Fazio e soprattutto, anche se lo facesse, credi, piccolo ingenuotto che lo farebbe gratis? Lui e tutti quelli che lo precedono, prima che tu arrivi alla trasmissione?”
“Non si è mai visto – continua Scinfo – uno scrittore vero che si autopromuova! È una cosa umiliante, perché io sono uno scrittore vero!”
“Certo, bamboccio, sei vero, sei bravo, sei unico, ma nessuno lo sa e quindi… e quindi non ci sei!”
Urla nella mente Spromu.
“Sono stato segnalato in quel famoso premio ed eravamo più di cento! Che cosa credi!”
“Credi che pensi che sei una cefola? Io non promuovo le cefole! Io sono il tuo <agente>!! Ma… ti ricordi? Prova a guardare in faccia i giudici di quel concorso, ricorda il giorno della premiazione. Due dormivano (o forse erano in coma), Il presidente della giuria non si ricordava neanche il titolo del tuo romanzo e se non glielo ricordava quella carina e giovane al suo fianco… e gli altri guardavano l’ora per vedere quanto mancava al buffet! Svegliati amico: canale chiuso, strada morta! Nel Mare della Rete contano solo i lettori! Se sono tanti, il mare si calma e tu vieni a galla: altrimenti, mio caro, rassegnati, ti resta “il gorgo e il buio” , come diceva quel bravo poeta che nessuno ha mai conosciuto, perché non si è mai promosso!”
“I Grandi non si promuovono, si impongono!”
“Ma sei di coccio! E per giunta sei anche ignorante!”
“Non ti permettere! Io, prima di scrivere, ho letto montagne di libri!”
“Bravo! E infatti scrivi bene e la tua mamma lo sa e ne è orgogliosa! Ma ciò non toglie, caro il mio “protetto”( già “protetto” perché, se non ci fossi io, tu non andresti da nessuna parte) che non ti conosce nessuno e tu non vuoi muovere un dito per farti vedere!”
“Che cosa vuoi dire?”
“Stai attento! Tu dici: i Grandi non si promuovono. Ti faccio un esempio, uno solo, ma molto, molto importante! Gabriele D’Annunzio… ti dice qualche cosa questo nome?!”
“Tu mi insulti!”
“Va bene, scrittorello: lui era un Grande, vedila come vuoi, ma lui era un grande! Credi che sia sempre stato così? No! No! Altri tempi, altri scenari, ma i meccanismi sono sempre uguali. Lui scrive “Primo vere” Bello? Brutto? E chi lo sa. Era tanto giovane. Il padre si commuove e facendo i salti mortali glielo fa pubblicare. Bel calcio in culo! Ben 500 copie e 500 lire! Un grande editore milanese? No! Una piccola tipografia di Chieti. (sembra di stare qui oggi). Niente! Il Vate va in bianco (e per lui qualche anno dopo sarebbe stato un vero smacco, ma allora era giovane e poteva ancora permetterselo!) Seconda edizione, grande miglioramento. Tipografia di Lanciano, altre 500 copie, altre 500 lire di papà. Ma… ma… questa volta… Gabriele non è stupido, anche se non del tutto originale. Che ti fa? Pensa bene di morire eroicamente, cadendo da cavallo… Tutti ne parlano <Povero, povero, poeta giovane e sfortunato!> E voilà ! Il gioco è fatto, il successo arriva e tutti incominciano a parlare di lui! Roma, la capitale, la gloria, il successo! Hai capito, cocciuto idealista e ipocrita!”
“Ma… Ma – tentenna Scinfo – la gente mi giudicherà male, se parlo del mio lavoro e lo lodo!”
“E certo! Tu la televisione non la guardi mai: solo libri! La televisione è per gli ignoranti! Disgustoso snob! Tutti i prodotti in TV sono lodati, promossi, certificati da chi li fa e la gente non pensa neanche per un secondo che non deve provare, perché non c’è un critico internazionale dell’olio di oliva che ne decanta le lodi, mentre l’oliaro se ne sta seduto in un salotto bene a discutere dei massimi sistemi! La gente bada solo se il messaggio è convincente e accattivante. Poi compra e rischia e se non piace, non compra più e addio olio! È il “Mercato” , mammoletta! La gente ti deve conoscere, poi, se sei bravo veramente, starai a galla, altrimenti… <ai posteri l’ardua sentenza>, per dirla con un altro che il Mercato lo tiene ancora adesso. E dopo 140 anni che non c’è più è ancora un Bestseller in Narrativa Storica su Amazon! Guarda se non ci credi!”
Il nostro scrittore emergente ha tutti i sintomi della somatizzazione: suda, ha il batticuore, sente bruciore allo stomaco, vertigine…
Appoggia la fronte madida sulla tastiera e cerca il silenzio: Scinfo e Spromu tacciono, la schizofrenia si placa.
Bisogna accettare la dura realtà: o impari a nuotare in questo nuovo mare o affoghi! La confusione diminuisce.
“Scriptor move te ipsum!” è il nuovo imperativo, l’assoluta necessità per dare un senso al lavoro dello scrittore emergente.
Almeno fino a quando il promuoverti non diverrà un affare per qualcun altro!
Le dita partono da sole e il foglio Word si riempie!

FINO ALL’ULTIMA BUGIA” un romanzo d’esordio, ma già della migliore atmosfera giallo poliziesca. Una Torino corrotta e violenta: droga, servizi segreti, il potere assoluto di un capo misterioso, una storia d’amore disperata in fuga dal passato, che riaffiora anche dalle macerie della tragica guerra in Jugoslavia. Azione, passioni, colpi di scena, fino all’ultima pagina! In promozione tutto il mese di gennaio su Amazon a 1,99 € (su Kobo.it allo stesso prezzo).

IL PIEDE SOPRA IL CUORE” un romanzo storico-fantastico, la risposta italiana al filone fantasy. La storia di Santino, un bambino solo e tradito, sullo sfondo della seconda guerra mondiale, nel 1943 in Sicilia. Un mistero terribile che offusca persino la memoria. La mafia, gli americani, i fascisti in un turbinio di passioni. Il misterioso Tonio vorrà davvero salvare Santino o nasconde anche lui un terribile segreto? Su Amazon e Kobo a 4,99 €

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La pavoncella di Emanuele Gagliardi

Nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1975 muore Pier Paolo Pasolini. Morte violenta, squallida… “pasoliniana” a tutti gli effetti. Pino Pelosi, il “ragazzo di vita” che lo ha massacrato a legnate e gli ha rubato l’auto con cui lo ha investito già esanime, catturato poco dopo, confessa. la pavoncellaBenché vi siano incongruenze, parecchie incongruenze, l’idea dell’assassinio maturato nell’ambiente della prostituzione omosessuale soddisfa i media e l’opinione pubblica. Ma fra gli intellettuali, come nelle forze dell’ordine, molti non sono convinti. Circola un’inquietante ipotesi che collegherebbe la fine di Pasolini alle “lotte di potere” all’interno del settore petrolchimico, tra ENI e Montedison, tra Enrico Mattei (morto nel ’62 in circostanze non meno dubbie) ed il suo vice Eugenio Cefis. Pasolini, infatti, si era interessato al ruolo di Cefis nella storia e nella politica italiana facendone uno dei personaggi chiave del misterioso romanzo-inchiesta a cui stava lavorando prima della morte. Così, quando in seguito, a distanza di una settimana l’uno dall’altro, vengono trovati i cadaveri seminudi di due alti dirigenti dell’ENI e spuntano le copie ciclostilate degli appunti di Pasolini con i nomi di maggiorenti della DC e dell’ENI legati alle vicende dello stragismo italiano, un brivido scuote parecchie schiene nei palazzi del potere. Oltre alla pista politica, però, altre sono possibili, e recano l’impronta di due donne: Santina Martino, ammaliante pittrice e ballerina di danze orientali che usa la sua avvenenza per irretire e spillar soldi a facoltosi manager e Luana Dabrowska, moglie del Prefetto di Roma, dirigente all’ENI come i due morti, algida carrierista; una donna dal passato oscuro le cui origini si perdono nella tragedia della repressione nazista nel ghetto di Varsavia. Due sirene… che renderanno a Soccodato molto difficile dipanare l’intricata matassa.

Il piede sopra il cuore di Mario Nejrotti

il piede sopra il cuoreSicilia, 1943: mentre gli Alleati sbarcano in Sicilia, la mafia si prepara ad essere protagonista dei nuovi scenari politici del dopoguerra collaborando con gli americani e cercando di insediare i suoi uomini ai posti di potere, mentre cerca di trarre ancora tutti i guadagni possibili dalla borsa nera e dalle connivenze con il fascismo, che ormai sferra gli ultimi colpi di coda. Le persone integre, quelle che rifiutano la collusione, vengono eliminate senza pietà: è il caso del professor Di Salvo, che muore in un attentato in cui è sterminata anche la sua famiglia. Per un caso fortuito, si salverà soltanto il piccolo Santino, che resta solo al mondo. Ma un personaggio molto singolare entrerà in gioco per prendersi cura di lui. Questo romanzo, dove è protagonista la “piccola storia” quotidiana delle persone, che scorre a fianco della Grande Storia, conduce anche a una riflessione più intima e profonda sul significato della libertà, della responsabilità, della giustizia, della comprensione e, in definitiva, della difficoltà e della grandezza di essere uomini.

Il Longobardo – Terra di conquista di Andrea Ravel

Anno Domini 773. Carlo Magno valica le Alpi alla testa di un imponente esercito e in poche settimane cancella il regno longobardo dalle carte geografiche.
Il LongobardoDopo duecento anni di pace l’Italia si trasforma nuovamente in un campo di battaglia dove ognuno deve scegliere da che parte schierarsi. Un dilemma che angoscia anche Claudio, giovanissimo discendente dell’antica e potente famiglia dei Ravello. La sua decisione è resa ancora più difficile dall’improvvisa morte del padre e dalla cospirazione, ordita dai suoi nemici, per ucciderlo e impadronirsi di tutti i beni della famiglia.
Mentre il rombo della cavalleria franca risuona nella pianura devastata dalla guerra, Claudio, aiutato dal fedele amico Mistico e da un pugno di coraggiosi, ingaggia una disperata lotta contro avversari astuti e spietati, compiendo il percorso di maturazione che lo trasformerà in un uomo.
Terra di Conquista è un romanzo dal taglio cinematografico e ricco di dialoghi, nel quale la storia è filtrata attraverso gli occhi del protagonista, che racconta in prima persona. Il risultato è un affresco straordinariamente accurato di un’epoca violenta e remota in cui la cultura di Roma, nonostante l’imporsi della barbarie, non è del tutto spenta, ma sopravvive oltre che nell’orgoglio di Claudio, anche nella forza unificante della lingua latina e della religione cristiana.
Teatro di questa avventura sono la città di Torino, allora sede di un importante ducato, i contrafforti delle Alpi e le paludi e i boschi che all’epoca occupavano gran parte della valle del Po.

C’era una volta in Sardegna di Giancarlo Ibba

Qualcuno ha scritto: se il terrore potesse avere una voce, parlerebbe sardo. Ibba_EEEEbbene, C’era una volta in Sardegna risuona di accenti che trasportano il lettore all’interno dell’isola, direttamente nelle atmosfere sconcertanti che il libro propone. Cosa accade a Solus? E che significato ha la lettera che viene recapitata al protagonista, costringendolo a tornare al paese natio? Ogni episodio crea quel perfetto tassello che, come un puzzle, ricompone la storia, offrendo un quadro che nessuno avrebbe potuto immaginare, se non le vittime e i carnefici. Eppure, nemmeno le vittime, o gli stessi carnefici, avrebbero potuto organizzare una tragedia di così ampia portata. Solus non è quello che sembra e i suoi abitanti nascondono segreti che sarebbe meglio non scoprire. Il vero volto dell’orrore ha spesso connotazioni familiari, fattezze che potremmo riconoscere in chiunque. I morti parlano, la loro voce risuona fra le fronde degli eucalipti, strisciando fra l’erba, oppure intorno ai megaliti di Perdas Fittas. Il destino è sempre in agguato e sceglie le proprie prede con una cura quasi maniacale. E nessuno può considerarsi veramente al sicuro. Giancarlo Ibba tratteggia la storia con quelle pennellate noir che appartengono ai veri maestri dell’horror e lo fa con una tale naturalezza da costringere il lettore a vivere la trama. Solus diventerà anche la vostra dimora… e anche voi sarete catapultati nel profondo Sulcis, arrivando a dire:
“C’è qualcosa che non va, qui”.

È difficile scrivere un Romanzo Storico?

Il contorno storico è d’obbligo, niente è inventato.

Romanzo Storico

di Mario Nejrotti

Mi è stato domandato quali difficoltà abbia incontrato a scrivere un romanzo storico.
Quesito difficile.
Definirei il mio romanzo come storico-fantastico. Non mi si fraintenda, il “fantastico” di questa storia è solo nei personaggi, anzi particolarmente in un personaggio, il contorno storico è rigoroso e rintracciabile: niente è inventato.
Se ripenso alla nascita della storia che mi veniva da raccontare, mi rendo conto che l’ambientazione storica non è stata decisa a priori. È scaturita dagli occhi dei miei personaggi. Il “tempo della storia” non ha accolto i protagonisti, sono stati loro che lentamente, con fatica si sono resi conto del periodo in cui vivevano. Il personaggio di Tonio, poi, è assolutamente estraneo alla Storia, con l’esse maiuscola, che gli scorre davanti agli occhi. Solo l’emozione dell’incontro con il bambino Santino, lo porta a considerare con partecipazione il tempo e i fatti che hanno segnato l’esistenza di quell’essere umano di cui per la prima volta gli importa veramente qualcosa. Gli occhi degli attori del mio libro guardano il loro tempo e ne subiscono i contraccolpi. Credo che il periodo storico de “Il piede sopra il cuore” sia nato insieme alle passioni e all’angoscia dei suoi personaggi.
il piede sopra il cuoreMentre descrivevo i primi palpiti di sentimento di Tonio e l’angoscia terribile di Santino, che non poteva ricordare un orrore insopportabile, mi sono reso conto che mi veniva naturale collocarli in uno dei momenti più disperati della nostra storia recente. Un periodo non estraneo a me bambino, vivo come era ancora negli anni cinquanta nei racconti che ascoltavo da chi gli orrori dell’ultima guerra aveva vissuto e subito.
Una volta svelato il luogo, scaturito dalla prima descrizione dell’arida landa montagnosa in cui viveva il misterioso Tonio, i monti dietro la città di Palermo, e compreso il significato dei suoni che gli facevo udire e che io stesso ascoltavo dentro di me, non mi restava che inserire il dramma di Santino in quel momento di disastro sociale e morale conseguente al crollo di un sistema politico, nei giorni della sconfitta definitiva ed irreversibile dell’Italia nella seconda guerra mondiale: lo sbarco degli alleati, inglesi e americani, sul suolo del nostro Paese. A questo punto l’ordito storico scaturiva da una serie di domande che mi facevo per collocare personaggi, avvenimenti, dettagli nel loro giusto contesto. Direi che il periodo storico mi ha scelto!
Non ho mai pensato di scrivere un romanzo sullo sbarco degli anglo-americani in Sicilia o sui risvolti militari e politico-sociali della caduta del fascismo in Sicilia. E neppure ho pensato a una denuncia delle infiltrazioni mafiose nel nostro Paese a partire dal 1942. Ciò non toglie che la difficoltà più grossa che ho affrontato è stata senz’altro la cronologia della disperata fuga di Tonio, di Santino, del tenente Soriani, del professor di Salvo e di tutti gli altri, rispetto ai grandi avvenimenti che stavano accadendo. Uno spaccato di storia della durata di circa una settimana del luglio 1943, la più importante per l’Italia, dallo sbarco al giorno successivo alla seduta del Gran Consiglio che destituì Benito Mussolini e determinò la caduta del regime.
Da questo tempo presente della vicenda, attraverso le immagini e i ricordi, spesso racchiusi nelle menti dei protagonisti e che cercavo di esplorare e descrivere, uscivano flash del recente passato dall’inizio della guerra.
The_British_Army_in_Sicily_1943_NA5335La guida principale nello scegliere di che cosa e come scrivere molte pagine di questo libro sono state le domande che mi ponevo. Esse nascevano dalla quotidianità dei personaggi che prendevano forma. Che cosa cucinavano? Come erano le automobili? Quando ha giocato l’ultima partita il Palermo Juventus e con chi? Come era il pane? La borsa nera era tutta malavita o era anche uno strumento per sopravvivere? Come riusciva la mafia a cavalcare questo momento disperato e che cosa si preparava a fare? Gli italiani chi odiavano di più come nemici in quegli anni? Gli americani o i tedeschi? E gli alleati come ci vedevano tra il 1941 e il ’43? Erano davvero dei liberatori o la nostra impressione storica non era completa? Gli ebrei, in fondo, nonostante le leggi razziali, soffrivano davvero una violenta discriminazione o era vero il detto comune “Italiani brava gente”?
Per ognuna di queste domande si rendevano necessarie una ricerca e un’analisi critica. Certo, è impossibile scrivere un romanzo di carattere storico senza studio e approfondimento: lavoro che ho fatto, perché era parte del piacere di costruire la vita dei protagonisti. Un lavoro che, però, ha dovuto quasi scomparire dalla vicenda e guai se fosse trapelato di più. Altrimenti il romanzo sarebbe rimasto sospeso in un limbo tra trattato storico e narrazione e non sarebbe mai sbocciato.
Molte situazioni minime sono legate alle esperienze di un bambino: il pane già da due anni senza il sesamo, la “mafalda”, che non si poteva sbocconcellare, pena punizioni terribili da parte del papà; la penicillina che arriva alla borsa nera portata dagli americani e più preziosa dell’oro; le caramelle delle suore; le macerie degli spaventosi bombardamenti di primavera a Palermo, ma che diventano un mondo fatato per i bambini che giocano a nascondersi con il più grande, Giuseppe. Sullo sfondo dei giochi di quel ragazzo cresciuto in fretta, si vede in tralice la tragedia della campagna di Russia.
capa-pal22sLa vera difficoltà per me non è stata approfondire gli argomenti, ma sfumarli e amalgamarli con la vita e l’animo dei personaggi.
Anna che piange il marito scomparso in Albania e che rifiuta la retorica di una medaglia al valore, fa intravedere le motivazioni politiche della campagna di conquista Italiana, ma esse restano sullo sfondo come il carboncino del pittore, che sfumando mette in evidenza i contorni delle figure, e nel libro fanno risaltare i sentimenti della donna che odia quella guerra e la violenza verso altri “poveracci” come loro. Nessun particolare è stato scelto a caso e tutti hanno avuto bisogno di approfondimento. In questo modo i miei personaggi hanno vissuto la loro storia in un tempo che non poteva essere che quello, perché loro sono frutto di quel tempo.
Ecco un’altra difficoltà legata alla storia minima dei personaggi e al loro comportamento sulla “scena”: devono essere uomini, donne e bambini di quel tempo e non possono avere tratti moderni nella loro descrizione e nel loro modo di esprimersi, di sentire. Per esempio non deve vedersi, come in certi vecchi film sull’antica Roma, un orologio al polso di un centurione. E questo, se si riesce, è tanto più difficile e meritorio per lo scrittore quanto più il tempo della narrazione è lontano dal suo.
Io non so se scriverò ancora un romanzo storico, ma certo ammiro chi riesce ad ambientare personaggi veri in tempi molto, molto remoti. Il mio personaggio “chiave” Tonio, mi permette di cavalcare il tempo e di narrare la Storia, senza uscire dalla trama.
Se dovessi descrivere con un’immagine il tempo del mio romanzo, potrei dire che contiene tutto quello dell’umanità e ancor di più, ma è come se si osservasse sullo schermo di un cinema un film in cui le immagini prima scorrono velocissime in un turbinio di colori da un passato inimmaginabile. Poi rallentano su un breve periodo, in una sempre più lenta carrellata, un po’ sfocata. Giungono finalmente a mettere a fuoco sette giorni per permettere all’osservatore-lettore di guardare, curioso e meravigliato, una vicenda tragica, misteriosa e fantastica allo stesso tempo.
Quando giunge alla sua conclusione, che conclusione non è, come nella vita vera, le immagini riprendono a scorrere velocissime verso un futuro di cui lo spettatore non riesce più ad intravvedere la fine.

Mario Nejrotti ha scritto, per la collana Romanzo Storico, Il Piede sopra il cuore

Assetati di lettura: “Un racconto in bottiglia”!

Torino, Libreria A-Zeta: per gli “Assetati di lettura”, “Un racconto in bottiglia”!

 assetati di lettura

La libreria A-Zeta di Torino e lo scrittore Mario Nejrotti hanno inventato un’iniziativa originale per promuovere la lettura.

Da lunedì 26 gennaio 2015 chi acquista un libro all’A-Zeta, in via Saluzzo 44 a Torino riceve una bottiglia d’acqua minerale con un contenuto particolare.

Mario Nejrotti, medico scrittore di Torino, che ha pubblicato con Edizioni Esordienti Ebook due romanzi, ha deciso di regalare ai clienti della libreria alcuni suoi racconti, racchiusi uno per uno, come messaggi, in bottiglie di acqua minerale.

“Ho scelto dieci racconti tra quelli che ho scritto e un romanzo breve e ho deciso di offrirli ai lettori in questa iniziativa per dare un piccolo contributo alla promozione della lettura.”
Ci dice Mario Nejrotti.

Le bottiglie con il logo della libreria e quelli dell’iniziativa sono ben in vista sul bancone e la Signora Clementina, infaticabile animatrice della sua libreria, lascia che i clienti peschino in un cesto la bottiglia che preferiscono, per dir loro poi il titolo del racconto scelto, cosicché i più assidui possano farne una raccolta completa.
“Chi raccoglie almeno sei racconti, può avere in premio il mio romanzo breve dal titolo: Quello che è fatto, è fatto!”.
“Ma come mai regalare i suoi racconti, lei ha già pubblicato, perché non continuare?”
“I racconti, secondo me, sono una espressione letteraria molto più fruibile del romanzo, specie con i ritmi caotici della nostra vita di tutti i giorni, perché permettono di spezzare la lettura, ma di renderla nello stesso tempo compiuta. Sono anche certo che stimolino a leggere e ad avventurarsi sul terreno più complesso del romanzo.”

Quindi sono perfetti per l’iniziativa della Libreria A-Zeta, che ha come sotto slogan “Se compri un libro… ti offro da leggere!”.

“Lei ha pubblicato due romanzi, il primo di carattere giallo poliziesco dal titolo: “Fino all’ultima bugia.” e il secondo dal titolo: “Il piede sopra il cuore” di carattere storico fantastico, che si trovano all’A-Zeta e su Amazon e negli altri store della rete, spera che questa iniziativa promuova anche i suoi romanzi?”
“Naturalmente, la difficoltà più grossa per gli scrittori esordienti è farsi conoscere dal pubblico e dagli editori, spero che la gente giudichi con favore i miei racconti e sia invogliata a conoscermi meglio attraverso i miei romanzi.”

Quindi “Assetati di lettura” di ogni genere siete avvisati: alla libreria A-Zeta, in via Saluzzo 44 a Torino “Se comprate un libro… vi offrono da leggere” Nejrotti, uno scrittore che potrebbe sorprendervi…

Nejrotti su OttoInforma

Il dottor Mario Nejrotti, medico di base nella 8 e giornalista scientifico, che scrive romanzi

Di Augusto Montaruli

Dopo “Fino all’ultima bugia” è stato pubblicato il suo secondo libro “Il piede sopra il cuore”, presentato recentemente dall’autore presso la libreria A-Zeta di via Saluzzo.

Abbiamo incontrato Massimo Nejrotti, medico di base che opera e vive nel nostro territorio, da A Zeta Libri partecipando da lettori alla presentazione del suo ultimo romanzo: “Il piede sopra il cuore”. Dopo averlo letto abbiamo voluto incontrarlo, ci incuriosiva la relazione tra la professione del medico e la passione di scrivere.

Lei scrive testi scientifici oltre ad essere redattore della rivista Torino Medica, la “narrazione” la pratica anche in campo tecnico?
Alcuni miei libri mostravano già in embrione la necessità di dare sfogo alle “storie” che ascoltavo. A due testi per studenti e giovani medici sono particolarmente affezionato. La era ispirata dai gialli: “Il mistero del colpo di tosse” e “Il caso della Signora Danielle ovvero il problema delle gambe gonfie”. In questi libri di medicina cercavo di spiegare come “il parlato” dei pazienti fosse la chiave per porre diagnosi corrette.” Ma anche i miei articoli sono mutati nel tempo per abbracciare una visione della salute che comprenda ed esplori tutti quei “determinanti” socio ambientali e storici che contribuiscono alla qualità della vita. E in questi ultimi anni l’influenza della crisi socio economica che ci ha investito è divenuta essa stessa causa di grave danno alla salute di una gran parte della popolazione e protagonista dei loro racconti.”

Poi Nejrotti è passato dal testo scientifico al romanzo portandosi il vissuto quotidiano
“Quattro o cinque anni fa, quasi senza accorgermene, ho incominciato a scrivere racconti nei quali riversavo brandelli di storie che affioravano con prepotenza. Non le storie dei miei pazienti, ma sensazioni, impressioni, come quelle delle vecchie lastre fotografiche, più o meno sfumate, più o meno consapevoli, che mi avevano particolarmente coinvolto emotivamente. Mi rendevo conto che scrivere era piacevole.”

Il primo romanzo “Fino all’ultima bugia” inizia sull’isola di Vis, davanti a Spalato in Croazia e prosegue nelle strade di San Salvario con i suoi problemi e le sue passioni. Nejrotti comincia con un giallo perché, ci dice, facilitato dal cercare le cause nascoste del malessere dei suoi pazienti.
Il secondo lavoro è quello che abbiamo letto “Il piede sopra il cuore” (Edizioni Esordienti Ebook), un romanzo tra lo storico e il fantastico che si svolge nel 1943 in Sicilia, allo sbarco degli Alleati e li racconta attraverso gli occhi di un bambino e di un misterioso personaggio che si prende cura di lui. E non finisce qui, il terzo, si torna al giallo, è concluso. Ha un titolo provvisorio che speriamo sia quello defintivo, “Tutta la vita per morire”, perché sentirselo dire da un medico ci rasserena.

I romanzi di Mario Nejrotti si trovano in formato digitale e cartaceo in tutti i migliori store della rete da www.amazon.it a www.kobo.it a www.ibs.it e alla Libreria A-Zeta Via Saluzzo 44 Torino.

Intervista tratta dal Periodico OttoInforma 

Video intervista a Mario Nejrotti

“Il piede sopra il cuore”. Intervista all’autore Mario Nejrotti

Torino Medica, nella propria rubrica Video Medica, ospita lo scrittore Mario Nejrotti, presentando il suo ultimo libro Il piede sopra il cuore, romanzo storico ambientato nel periodo della seconda guerra mondiale. Vi ricordiamo che Mario Nejrotti sarà presente questa sera (18 dicembre) alle 21, presso la Libreria A-Zeta di Via Saluzzo 44 a Torino.

 

Biografia dell’autore:

Mario Nejrotti, nato a Torino il 27 febbraio 1950, è medico di famiglia, giornalista e direttore responsabile del giornale Torino Medica e del portale www.torinomedica.com

Ha scritto alcuni testi scientifici e alcuni racconti.

La trama:

Sicilia, 1943: mentre gli Alleati sbarcano in Sicilia, la mafia si prepara ad essere protagonista dei nuovi scenari politici del dopoguerra collaborando con gli americani e cercando di insediare i suoi uomini ai posti di potere, mentre cerca di trarre ancora tutti i guadagni possibili dalla borsa nera e dalle connivenze con il fascismo, che ormai sferra gli ultimi colpi di coda. Le persone integre, quelle che rifiutano la collusione, vengono eliminate senza pietà: è il caso del professor Di Salvo, che muore in un attentato in cui è sterminata anche la sua famiglia. Per un caso fortuito, si salverà soltanto il piccolo Santino, che resta solo al mondo. Ma un personaggio molto singolare entrerà in gioco per prendersi cura di lui. Questo romanzo, dove è protagonista la “piccola storia” quotidiana delle persone, che scorre a fianco della Grande Storia, conduce anche a una riflessione più intima e profonda sul significato della libertà, della responsabilità, della giustizia, della comprensione e, in definitiva, della difficoltà e della grandezza di essere uomini.

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Mario Nejrotti a Torino

Mario Nejrotti presenta il suo ultimo libro a Torino

libreria A-zeta

 

Giovedì 18 dicembre, alle ore 21, presso la Libreria A-Zeta di Via Saluzzo 44 a Torino, Mario Nejrotti presenterà il suo ultimo libro: Il Piede sopra il cuore. Il romanzo, che ha vinto il Concorso “Romanzo Storico” indetto da Edizioni Esordienti Ebook, intreccia la Piccola Storia quotidiana, quella vissuta dalle persone comuni, con la Grande Storia, quella che fa riferimento alla Seconda Guerra Mondiale. All’evento interverrà l’Editore, Piera Rossotti Pogliano, la quale affiancherà il proprio autore nel corso della presentazione.

il piede sopra il cuoreLa trama:

Sicilia, 1943: mentre gli Alleati sbarcano in Sicilia, la mafia si prepara ad essere protagonista dei nuovi scenari politici del dopoguerra collaborando con gli americani e cercando di insediare i suoi uomini ai posti di potere, mentre cerca di trarre ancora tutti i guadagni possibili dalla borsa nera e dalle connivenze con il fascismo, che ormai sferra gli ultimi colpi di coda. Le persone integre, quelle che rifiutano la collusione, vengono eliminate senza pietà: è il caso del professor Di Salvo, che muore in un attentato in cui è sterminata anche la sua famiglia. Per un caso fortuito, si salverà soltanto il piccolo Santino, che resta solo al mondo. Ma un personaggio molto singolare entrerà in gioco per prendersi cura di lui. Questo romanzo, dove è protagonista la “piccola storia” quotidiana delle persone, che scorre a fianco della Grande Storia, conduce anche a una riflessione più intima e profonda sul significato della libertà, della responsabilità, della giustizia, della comprensione e, in definitiva, della difficoltà e della grandezza di essere uomini.

Biografia dell’autore:

nejrottiMario Nejrotti, nato a Torino il 27 febbraio 1950, è medico di famiglia, giornalista e direttore responsabile del giornale Torino Medica e del portale www.torinomedica.com

Ha scritto alcuni testi scientifici e alcuni racconti.

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Tempo di ebook, di ebook senza tempo

L’editoria digitale vista dai giovani autori

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San Salvario, Torino, Italia.

Un giorno di Novembre, piovoso, grigio. Uno di quelli che l’umido ti entra dentro e ti bagna i pensieri e te li appiccica al cervello.
Non so neanche perché sono entrato in quel pub, di solito non mi piacciono. È uno di quelli molto caratteristici, con il dehors, dove oggi non vedi neanche i gatti. Locali adatti ai giovani e io proprio giovane non sono. Mi sono seduto in disparte, quasi mi vergogno. Meno male che di luce in quei locali ce n’è sempre poca. Lo faranno per l’atmosfera o per risparmiare?
“Sì, mi porti una rossa… Come?… ah! Certo: cruda!”
Cacchio non so che cosa vuole dire “cruda”. Ma per questa volta me la sono cavata. Insegnare ai ragazzi e fargli gli esami qualche cosa mi è servito. Un’esclamazione per prendere tempo e ripetere la parte finale della domanda … così sembri preparato.
Ne è passato del tempo da quando ho incominciato a scrivere… e che cosa ho ottenuto? Un po’ di divertimento, un po’ di manoscritti mandati in giro sulla carta o sulla rete e qualche premio, con relativo trafiletto sul giornale locale. Anni e non so ancora se sono capace a scrivere o se sono uno delle centinaia di migliaia di illusi che popolano il mondo e contribuiscono, se va bene, al reddito di pseudo editori e tipografie, strappando a mala pena un sorriso e un complimento a parenti stretti e amici amorevoli o interessati.
Questo umido e la poca luce di queste giornate, quasi sere dal mattino, ti spengono dentro l’entusiasmo, sempre che ne resti ancora un po’ nella notte che avanza troppo presto.
Brucia questa cruda. Artigianale non è sempre sinonimo di ben fatta. Il sapore della birra, però, risveglia il ricordo automatico, perso in un cervello dipendente per natura: “ Dio, come vorrei una sigaretta!”
Non mi vergogno neanche a pensarlo, ormai ha il gusto delle estati al mare, della maturità e del giorno della laurea. Tanto lo so che non ci ricasco. Non per eroismo. Ma alzarmi per andare ad accendermi una bionda sulla strada, come un povero disgraziato: non se ne parla neanche.
Fumare ha il suo lato estetico e sentirmi un tossico sono anni che non mi va più. E poi tutto sommato invece che fumare posso scrivere: anche quella è una dipendenza.
“Vorrei scrivere un bestseller”
Mi volto colpito dal suono della frase che sembra uscita dal mio cervello. Sono due ragazzi al tavolo vicino al mio. Hanno tutti gli ingredienti del personaggio del giovane scrittore: viso affilato, tanti capelli arruffati, quasi offensivi se li paragono ai miei, vestiti flosci e trasandati, ma sorriso pieno di vita, occhi intelligenti e brillanti.
“Eccone un altro!” Penso.
E come quando hai le emorroidi: appena ne parli scopri che ce le hanno tutti.
“Io mi accontento di un long seller!” Dice l’altro.
“E già, bravo. Con la concorrenza che c’è, se hai fortuna e ti pubblicano, e al giorno d’oggi o sei un calciatore, un cantante, un cuoco o non ti pubblica più nessuno, se vendi subito, bene, altrimenti ciccia. I soldi finiscono, la gente si dimentica, la carta costa e i tuoi resi se ne tornano mogi, mogi dall’editore. Lui dopo un po’ li manda al macero e a te non resta che scrivere un altro libro, sperando che prenda l’onda giusta.”
Nella mia mente compaiono, sbiaditi dal tempo, i ricordi delle casse di resi delle mie pubblicazioni scientifiche, che proprio bestseller non direi che siano stati.
“È proprio per quello che dico che per noi giovani scrittori il futuro sono i long seller…”
Tutti entusiasti i giovani, le difficoltà non le vedono proprio… Continuo a dialogare in silenzio con i miei ignari colleghi.
Il pubblico che intercetta la campagna pubblicitaria di un libro ­-­­­ gli dico senza intromettermi – è sempre troppo poco e si stufa in fretta. Per continuare a tenere viva l’attenzione ci vogliono soldi e siamo da capo a dodici… Poi arriva sul mercato un nuovo romanzo, una nuova campagna che travolge il tuo mancato bestseller e tu torni nella polvere.
“Macché, tu non capisci niente e sei un snob…”
Parla con me o con il suo amico? Lo guardo stupito.
“La strada per noi giovani scrittori è l’editoria digitale. E se tu non fossi appiccicato ai tuoi concetti romantici e un po’ megalomani, mi capiresti al volo.”
Mi sento quasi offeso. Speriamo che l’altro gliene canti quattro: dove lo metti il fascino della carta?
“La carta è sempre la carta, gli editori veri sono quelli di carta.”
Bravo: così si risponde! Mi entusiasmo nella discussione.
“Luigi, è ora che la smettiamo di sentirci frustrati se questi pseudo imprenditori degli editori ci ignorano come fossimo trasparenti, a meno che non tiriamo fuori un bel po’ di soldi per pubblicare.
“Il mio ultimo romanzo sono mesi che è sugli store on line e, sai, vende, poco, ma vende: ho messo insieme quasi 1000 copie!”
“E capirai!”
“E capirai!” penso quasi nello stesso istante. Sarò io che suggerisco a Luigi?
“Capirai una ciufola! Pensa un momento. Il tuo romanzo è bello, l’ho letto e riletto …”
“Anche il tuo è appassionante e hai uno stile”
Solo i giovani sanno essere così generosi!
Se penso agli sguardi dei colleghi all’ultimo premio letterario, dove il più giovane della giuria era Cavaliere di Vittorio Veneto e l’età degli scrittori era adeguata e anche il loro rancore…
“Lascia perdere… – riprende l’altro – Dicevo che vale molto di più di tanti che stanno imperversando in televisione e alla radio. Eppure … Hai vinto il tuo bel premio letterario, hai venduto le tue 2500 copie, me lo hai detto tu, e poi? E poi tutto è finito lì. La gente non ti vede più, nascosto sugli scaffali, pieni di polvere, delle librerie che espongono l’ultimo successo del solito noto. Sai che cosa è successo a me invece? Nel primo anno ho venduto 300 copie. Poche dirai tu…”
Niente, penso sconsolato.
“… ma negli ultimi sei mesi le altre 700. E adesso sono due mesi che sono in classifica, vado e vengo, ma resto a galla. E l’editore mi ha telefonato per dirmi che ci siamo… Mai sentito parlare di effetto massa ed effetto virale della rete?
Due bocche restano aperte, quella di Luigi e la mia. Chissà se si sente anche lui un po’ stupido come me? Penso comprensivo.
“Sai che non ci avevo mai voluto pensare, mi sembrava un ripiego, una sconfitta…”
“E invece è il futuro, per noi è il futuro. Il rapporto negli store è principalmente con il pubblico. Se piaci se lo dicono fra loro e piano, piano il gioco è fatto”
Non sarà così semplice giovane amico, ma cacchio è un’idea!
Mi alzo lentamente, giro intorno al tavolo e mi avvio alla cassa. I due stanno parlando fitto e si vede che il loro entusiasmo è bello e genuino.
Buona fortuna, ragazzi!
Penso e, mentre pago, dico forte al padrone, indicando il loro tavolo:
“Il prossimo giro di crude a quel tavolo lo pago io.”
Esco seguito dallo sguardo stupefatto dei due scrittori, ma io già non li vedo più. Fuori ha smesso di piovere e la luce gialla dei lampioni sembra molto più limpida:
“Come cacchio era l’indirizzo mail di quella editrice on line che ho incrociato ieri notte su internet?”

Mario Nejrotti