Un’altra estate su Rai Radio3

Un’altra estate su Rai Radio3, Paolo Ferruccio Cuniberti in diretta.

Domani mattina in diretta alle 6:00 o sul podcast di Radio3

un'altra estateUn’altra estate è un magnifico esempio di come si dovrebbe affrontare un viaggio alla scoperta di un’epoca passata: con gli occhi delle persone che l’hanno vissuta e con la giusta ironia, la necessaria leggerezza. Perché a ben vedere la storia di Carlo e Maria è la storia dell’Italia di ieri, dell’Italia di oggi e anche, data la validità del vecchio “corsi e ricorsi storici”, dell’Italia del domani. È la storia di due personaggi inventati, la storia dei nostri padri, dei nostri nonni, è la storia di come la Storia, al pari della vita, riesca sempre a conciliare i molteplici mondi che si alternano sotto, intorno e dentro, ognuno di noi.

(Giampietro Marra, Giuria Premio Sanremo Writers 2014)

Queste sono le motivazioni che hanno condotto Cuniberti verso quella finale di Sanremo Writers, del 2014, di cui vi abbiamo ampiamente parlato anche QUI. In tale occasione Paolo espresse tutta la propria soddisfazione (come non capirlo), godendosi la meritata targa che ha riportato a casa.

Dunque, domani mattina alle 6:00 (lo sappiamo che è presto ma sarà disponibile a breve il podcast della registrazione), Paolo Ferruccio Cuniberti avrà modo di raccontare il suo libro e le sue esperienze, come scrittore, in diretta radiofonica. La trasmissione, in seguito, sarà reperibile QUI

 

LetterandoInFest2015

LetterandoInFest2015: Sicilia, terra di cultura e passione

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di Nunzio Russo

11647372_1113449505336383_1328626650_nSciacca (Agrigento) 26.27.28 giugno 2015. Come una magia prorompente della nuova estate, sul Canale di Sicilia si parla di libri. Presentazione migliore potrebbe esserci, è vero, ma soltanto da chi scrive il giornalismo di facciata. Qui, invece, parliamo d’amore. Passione per lo scritto, cartaceo o e-book digitale, che supera ogni formalità e proietta il lettore nella dimensione del sogno. E’ stata questa la sostanza di LetterandoInFest2015, il festival dell’editoria, giunto alla sua sesta edizione, e che guarda alla storia e alla leggenda del mediterraneo. Mare Nostrum, degli antichi Sicani, della Magna Grecia, e che oggi è vissuto dal popolo del sole. Caldo e accogliente, audace e colto, mirabile comunità nata come un perfetto crocevia di tutte le intelligenze del mondo, che da questa terra hanno tratto essenza e vita ben oltre l’immaginario.

11649098_1113449468669720_2005252364_oLetterandoInFest è un luogo d’incanto fatto di tante voci diverse che suscitano attenzioni e riflessioni. Un luogo di creazione, scambio fatto di letture, immagini, gesti, canzoni, narrazioni e un piccolo mercato dell’editoria, curato dagli Editori Indipendenti del Mediterraneo. LetterandoInFest è lo spazio delle molteplicità, un affollato coro che intona fiotti di parole magiche e sensuali anche da degustare e assaporare, parole che pronunciano la fecondità di un territorio e la sapienza della sua gente”. Questi sono stati i termini con cui Sino A. Caracappa, organizzatore della manifestazione, recente Premio Davide di Donatello 2015, ha aperto i battenti del Complesso Monumentale della Badia Grande, per i tre giorni dell’evento a Sciacca.

11651118_1113449732003027_1949600699_nEcco quali sono stati i numeri dell’evento: quarantaquattro presentazioni di libri, dodici proiezioni di film e documentari, diciotto editori presenti con i propri titoli in mostra. Tra le case editrici, Edizioni Esordienti Ebook è stata la sola con sede oltre i confini dell’isola a ricevere l’importante invito a partecipare. Invito subito accolto con entusiasmo da Piera Rossotti Pogliano e non soltanto perché lei pubblica autori siciliani o racconti che ne descrivono la storia e la società.

11655159_1113449668669700_1342036048_nTre sono stati i testi presentati al pubblico da EEE, La Voce del Maestrale e Il Romanzo della Pasta Italiana, dello scrittore siciliano Nunzio Russo, e Un’Altra Estate del piemontese Paolo Ferruccio Cuniberti. Un’ideale linea retta, dunque, lunga millesettecento chilometri, che unisce l’Italia dall’estrema frontiera di un sud molto vicino all’Africa al nord delle langhe contadine. Nunzio Russo e Paolo Ferruccio Cuniberti hanno rappresentato l’editore nelle lunghe giornate del festival, intrattenendo gli importanti ospiti dell’evento fino a tarda sera. Compreso l’immancabile Drink D’Autore nell’area bar, dove come antichi gattopardi i produttori dei migliori vini di queste terre hanno dato un autentico tocco di classe, presentando la produzione dedicata all’esportazione. Perfetto connubio tra letteratura e cibo, per il valore culturale che rappresentano i due ambiti.

 

 

Le radici nel folclore

Folclore, identità, memoria.

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Le tradizioni popolari appartengono al bagaglio culturale che ognuno di noi porta appresso nella vita. Radici che influenzano il nostro modo di essere e di concepire l’esistenza. Paolo Ferruccio Cuniberti, autore di diversi libri editi con EEE (Body and soul, Indagine su Anna e Un’altra estate), studia da tempo le culture popolari, soprattutto in ambito piemontese, e questo suo interesse antropologico si è tradotto proprio nei suoi romanzi. All’autore abbiamo chiesto in che modo si sono evoluti gli usi e i costumi dal recente passato a oggi.

Paolo Ferruccio Cuniberti ha pubblicato con EEE: Body and Soul, Indagine su Anna, Un’altra estate

Folclore, identità, memoria

di Paolo Ferruccio Cuniberti 

L’etnologo Franco Castelli di Alessandria un giorno mi ha scritto che della cultura popolare “noi oggi riusciamo a individuare solo i frammenti, come relitti di un grande naufragio”. Perché di questo si tratta, quando osserviamo le sopravvivenze di un mondo arcaico che si è da tempo estinto, e ciò è avvenuto nel giro di pochi decenni. Il “grande naufragio” altro non è che la fine della civiltà contadina avvenuta a partire dal dopoguerra, con l’industrializzazione dell’Italia e l’inurbamento di ingenti masse di contadini in fuga da una miseria atavica; miseria che non era rappresentata solo dalla fame, ma anche da una esigenza più diffusa, “psicologica” di nuovo benessere. Quei lavoratori, con le loro famiglie, che costituivano la metà della popolazione attiva fino agli anni 50 e che oggi è stimata appena intorno al 4-5 per cento. Per la mia storia familiare e personale, per le mie radici tra Langhe e Roero in Piemonte, ho avuto la fortuna di conoscere gli ultimi palpiti di quel mondo che è definitivamente collassato negli anni 60-70. 10974264_645406882231278_9114958146421260781_oForse per questa ragione ho sempre sentito sulla pelle la curiosità, se non l’obbligo, di saperne di più e di fare in modo anch’io che la memoria di tutta quella storia non andasse perduta. Ci sono stati altri che ne hanno fatto letteratura: da Pavese (La luna e i falò, Paesi tuoi), a Fenoglio (La malora, I racconti) e fino a un intellettuale come Nuto Revelli che, girando tutta la provincia di Cuneo con il magnetofono negli anni 70, ha dato la parola a quello che ha chiamato Il mondo dei vinti. E tanti altri – impossibile nominarli tutti – hanno fatto studi e ricerche salvando musiche, canti, balli, leggende, fiabe, dall’oblio di usanze e storie che avevano perso la loro necessità sociale. Qualcosa ho prodotto anch’io, raccogliendo le mie ricerche nel libro Orsi, spose e carnevali e poi lavorando anche nei romanzi sul tema della memoria: chi siamo e da dove arriviamo. Da un anno, con altri autori delle Langhe stiamo girando per il Piemonte con il Langhe di carta tour per parlare di questi temi. Ciò che resta, sono appunto quei frammenti che dicevo all’inizio: abbiamo raccolto le tessere di un grande puzzle. Ma qua e là, più o meno miracolosamente, c’è qualcosa che è sopravvissuto e quando capita di incontrarlo è sorprendente. 10959789_645407322231234_7975137409162581771_nCosì succede di incontrare uomini mascherati da orsi a carnevale in Valle di Susa che rimandano addirittura, forse, ad antichi rituali pagani e che hanno corrispettivi perfino tra certe popolazioni siberiane; oppure che per assistere ad alcune feste con la partecipazione corale di una comunità e ricche di colore come la Baìo di Sampeyre, occorra attendere la loro cadenza quinquennale; e che per vivere certi momenti più celati al grande pubblico, ci si debba inerpicare per disagevoli strade alpine d’inverno, fino a incontrare maschere demoniache che vi fanno mille dispetti. Alcuni di questi esempi non hanno mai cessato di esistere (sono i “relitti del naufragio”), altri invece sono tornati prepotentemente alla ribalta per iniziativa di intellettuali locali o di associazioni culturali, in un intento di riappropriazione e riaffermazione della propria identità. Ed è quest’ultimo un tema spinoso, di questi tempi, spesso sbandierato a sproposito. Identità non significa chiusura sociale, ma solo consapevolezza di chi siamo, contro l’omologazione culturale già denunciata tanti anni fa da Pasolini (e da Flaiano: “Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione”). 1622515_645407092231257_333186323824426787_oSolo su queste basi, al di fuori di improbabili e infondati rigurgiti “celtici”, “padani” o “romani” si può, come ho scritto nella Prefazione al mio libro citato: “osservare la realtà con lucidità, senza filtri e senza pregiudizi, […] un impegno intellettuale stimolante che va colto senza timore o impossibili nostalgie, ma senza dimenticare.”

Paolo Ferruccio Cuniberti in finale

Paolo Ferruccio Cuniberti in finale al premio letterario “Rèis ëncreuse, libro che cammina edizione 2014”

un'altra estate

Le Voci del Vento a Torino per il Premio Rèis ëncreuse.

Sarà una giuria popolare composta da 90 persone a decidere l’assegnazione del premio letterario Rèis ëncreuse, libro che cammina, 2014. La presentazione degli autori finalisti e la votazione conclusiva avverrà a Torino sabato 8 novembre con inizio alle ore 17,30 presso la sede della Famija Turineisa, in via Po, 43. Qualsiasi persona che abbia interesse a partecipare all’evento, incontrando gli autori finalisti e scegliendo l’opera ritenuta più significativa deve dare la propria adesione entro giovedì 6 novembre all’indirizzo mail langhearvangia@alice.it o previa telefonata al recapito 3381761673. Al momento il numero di giurati che si sono dichiarati disponibili è attestato a 50. Gli autori finalisti si presenteranno al pubblico portando in dono i punti loro assegnati dalla giuria tecnica e dalla giuria popolare che si sono espresse ad agosto e a fine ottobre. La giuria tecnica formata da 5 persone ha espresso un voto in ventesimi, mentre quella popolare proveniente dai corsi Terza Età di Asti era composta da 44 persone e si è limitata a scegliere il libro che durante la presentazione ha suscitato maggiore interesse, coinvolgendo dal punto di vista emotivo i giurati. Sommando i due punteggi la classifica provvisoria che potrà essere modificata sabato 8 novembre vede in testa con 22 punti lo scrittore originario di Govone Paolo Ferruccio Cuniberti, residente a Torino, autore del romanzo generazionale Un’altra estate, Edizioni EEE-book. Seguono a parimerito con 21 punti Mauri Aimassi di Magliano Alfieri, autore del volume autobiografico Ce l’ho messa tutta, San Paolo Edizioni, e la scrittrice Lidia Castrini Munafò, residente a Torino, autrice del romanzo Il bambino che sognava gli angeli, EDIZIONI Mille di Torino. Un solo voto di differenza tra il quarto classificato, Maurizio Rosso autore di La leggenda del cavaliere veloce, Araba Fenice Edizioni e il quinto finalista, Luigi Colli, autore del volume Dalle Langhe all’Etiopia, Daniela Piazza editore di Torino, fermo a 16 punti.

Nel corso della cerimonia di premiazione che concluderà i lavori della giuria popolare verranno assegnati due riconoscimenti ai libri editi dalla Casa Editrice Antares: Piantřa lì. Racconto della vite e del vino di una volta, autori Primo Culasso e Giancarlo Montaldo, e Scatti in Langa. Gente e tradizioni, antologia fotografica di Elio Scaletta.

In onore degli autori finalisti la corale Voci del Vento del maestro Fabrizio Brandone eseguirà un concerto a partire dalle 21 presentando dieci brani di grande valenza espressiva, con arrangiamenti ed armonizzazioni studiati per l’occasione.

Questi i nomi dei finalisti:

1 – AIMASSI MAURO per il libro CE L’HO MESSA TUTTA, San Paolo Edizioni.

2 – CASTRINI LIDIA MUNAFO’ per il libro IL BAMBINO CHE SOGNAVA GLI ANGELI, Edizioni Mille.

3 –  LUIGI COLLI per il libro DALLE LANGHE ALL’ETIOPIA, Daniela Piazza Editore.

4 – ROSSO MAURIZIO, per il libro LA LEGGENDA DEL CAVALIERE VELOCE, Araba Fenice edizioni.

5 – CUNIBERTI PAOLO FERRUCCIO, per il libro UN’ALTRA ESTATE, Edizioni EEE-book.

Scheda di presentazione di Un’altra estate di Paolo Cuniberti:

1 – UN’ALTRA ESTATE, autore  CUNIBERTI PAOLO FERRUCCIO, Edizioni EEE-book, voto Giuria 17, voto espresso dalla Giuria popolare Utea di Asti 5 =  punti 22 .

La storia che racconta Paolo Cuniberti parte da lontano ed è, in principio, una storia che riguarda due famiglie, una piemontese e l’altra siciliana. Quella piemontese vive nel Roero e ha come patriarca Carlo Bongiovanni, purtroppo giunto a fine corsa. La siciliana si regge su tre uomini d’onore, i Bastiani, gente di fiducia di un barone che non si rende conto che il mondo sta cambiando.  Sono le due storie ad avere dentro l’inquietudine del cambiamento, a sospirare la fuga dalle campagne e la ricerca del nuovo, con il mito della Fiat a Torino e l’esercito dei terroni che prende posto sul treno della speranza. In un contesto così lacerante, il romanzo di Cuniberti focalizza l’attenzione su due adolescenti che mordono il freno, Carlo, contadino che sogna la modernità e Maria, picciotta alle prese con esperienze più grandi di lei. Con il sistema del racconto a doppio binario, Cuniberti spoglia il suo racconto di ogni retorica. Svela a noi lettori un’Italia di gente povera, emarginata e piuttosto fatalista, in procinto di tagliare il cordone ombelicale che la lega al destino sempre uguale di chi non ha conoscenza ne strumenti per procurarsela. La bravura dell’autore consiste anche nell’accompagnare i suoi personaggi con empatia, mettendo i lettori sulle loro tracce, nel loro senso di dislocazione, di non appartenenza, di solitudine, facendoli agire sempre nelle retrovie, in piccoli paesi e in periferia.  L’autore si muove con destrezza su due piani, operando uno slittamento tra presente e passato, raccontando la scoperta personale dei propri limiti e desideri dei due personaggi principali del suo libro.

Ma i personaggi nel romanzo di Cuniberti non mancano e viene spontaneo dividerli in due categorie: genitori e figli. I genitori finiscono con l’apparire più fragili, incapaci di trovare soluzioni al loro male di vivere, come persone stanche che girano le spalle al futuro. I giovani sono anche loro ricchi di imperfezioni ma decifrano il mondo con una messa a fuoco più rapida e si scrollano di dosso le incrostazioni lasciate da infanzie non sempre serene. L’ultima annotazione riguarda la lingua usata dall’autore, stringata ed essenziale. Si capisce subito che ha il pallino dei racconti e una passione linguistica che lo porta a scrivere facendo una giusta e mirata economia di parole.

Scheda libro
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Un’altra estate

Un'altra estate

Le promozioni continuano

Nel corso di questa settimana le nostre promozioni pongono sotto i riflettori Un’altra estate di Paolo Ferruccio Cuniberti, arrivato fra i 19 finalisti di Sanremo Writers 2014. Questo romanzo, facente ideologicamente parte di una trilogia riferita a epoche ben precise: Body and Soul riporta a galla gli anni ’70 e Indagine su Anna ricostruisce le atmosfere degli anni ’80, ambienta la storia in quegli anni ’60 in cui la società italiana ha subito quei cambiamenti che hanno influenzato il nostro vivere odierno. Le migrazioni delle masse lavoratrici, non solo intese da sud a nord, ma anche da est a ovest, ma soprattutto dalle campagne alle grandi città, diventano lo sfondo adatto per raccontare le vicende dei due protagonisti, Carlo e Maria, figli di quella generazione contadina che perde la propria identità, fagocitata dalla metropoli. Ed è proprio per non dimenticare che l’autore ha scritto questo romanzo, cercando di imprimere su carta i ricordi legati alla propria terra e a quella dei suoi famigliari.

La nostra intervista all’autore

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Intervista a Paolo Ferruccio Cuniberti

Un'altra estate di Paolo Ferruccio CunibertiIntervista a Paolo Ferruccio Cuniberti

 

  • Ben arrivato Paolo, siamo davvero molto curiosi di conoscerti meglio e non solo attraverso le tue opere, ma anche come persona e come scrittore. L’esserti recentemente classificato fra i 19 finalisti per Sanremo Writers 2014, grazie al libro “Un’altra estate”, non è altro che l’ennesimo riconoscimento alla tua bravura, come ti fa sentire? Quali sensazioni suscita in te?

R: Il romanzo Un’altra estate dopo Sanremo Writers (che ha visto circa 400 partecipanti) è stato anche tra i sei segnalati del premio Saturnio – Città di Moncalieri e sarà in concorso prossimamente per altri eventi simili. Sono ovviamente piccole gratificazioni che fanno piacere, anche se in fondo non sono così importanti per imporsi all’attenzione di una platea ampia di lettori. Si dice che l’unico premio che veramente “muove il mercato” è il premio Strega, ma, come ben sappiamo, ci vuol ben altro per arrivarci (e non parlo solo di qualità letteraria…).

  • Come è iniziata la tua carriera di scrittore?

R: A parte i tentativi che ho fatto da ragazzo, come tanti, è la maturità che mi ha fatto riscoprire il talento latente per la narrativa. Per molti anni non ho scritto in termini creativi, anche se ho studiato le strutture formali del romanzo con i classici della critica letteraria: Propp, Bachtin, Lukács, Genette, Eco… poi mi sono occupato di studi sulla cultura popolare con un taglio decisamente scientifico/antropologico, scrivendo alcuni articoli per riviste culturali. Ora li ho riuniti nel volume Orsi, spose e carnevali che ho pubblicato per l’editore Araba Fenice, ma sono destinati a un pubblico decisamente di nicchia. Invece, con la narrativa mi sono sentito libero di utilizzare tutti gli strumenti acquisiti, di metterli anche da parte, e lasciarmi portare dal divertimento di scrivere. Per certi versi i miei romanzi li considero un’evoluzione dei lavori precedenti: uno scrittore è sempre un po’ antropologo, perché descrive e analizza i comportamenti umani e sociali.

  • Le tue pubblicazioni seguono un filo logico, formando quasi una trilogia che riporta alla memoria un passato a cui apparteniamo tutti, sia personalmente che come frutto di scelte generazionali, vuoi parlarcene?

R: L’idea della trilogia è arrivata dopo il secondo romanzo ambientato negli anni 80, Indagine su Anna. Il romanzo d’esordio è stato Body and soul, dedicato agli anni 70. Un libro breve, scritto in poche settimane, quasi di getto, che racconta come vivevano i giovani in quegli anni a Torino, e con l’intento dichiarato di dimostrare che, in fondo, in Italia non si è riusciti a cambiare molto in positivo, e che tutti i nostri problemi attuali sono gli stessi, o quasi, di allora. In quel decennio c’erano forse più ideali, più sogni, ma la cruda realtà era destinata a spezzarli presto; è anche un libro che racconta la passione per il jazz e come questa possa condurre al furto… Anche questo romanzo è andato in finale al premio InediTo 2012. Con il romanzo sugli anni 80, invece, ho voluto narrare una storia un po’ più noir, un’indagine sui costumi di una signora “bene”, mostrando attraverso questa vicenda (narrata anche in forma epistolare) quale fosse la superficialità del vivere e la crisi di valori in quegli anni (quelli della “Milano da bere” per intenderci, anche se la storia è sempre ambientata a Torino), e come la trasformazione sociale si fosse ormai compiuta in senso deteriore, così come ancora oggi la vediamo. Era inevitabile tirare le fila di questo discorso, riavvolgendo il nastro e tornando ai cruciali anni 60 con l’ultimo romanzo.

  • Il tuo ultimo libro, “Un’altra estate”, richiama eventi e atmosfere tipiche degli anni ’60, su cosa ti sei basato per scrivere questo romanzo?

R: Ho individuato nel decennio degli anni 60 la radice delle più profonde trasformazioni sociali che ha vissuto il nostro paese. E’ stato il decennio della definitiva scomparsa della civiltà contadina italiana, una civiltà millenaria. Si pensi che ancora negli anni 50 oltre la metà della popolazione attiva era addetta all’agricoltura, mentre oggi è ridotta a malapena al 5 per cento. Cavour nell’800 scriveva che l’agricoltura “era la più gradevole e conveniente” forma di lavoro possibile. Negli anni 60 del secolo dopo, invece, quasi nessuno voleva più fare il contadino. Si sono spopolate le montagne, le colline, il Sud. Si preferiva la catena di montaggio in Fiat piuttosto che imbracciare ancora una zappa. D’altra parte la meccanizzazione moderna dell’agricoltura richiedeva ingenti investimenti che nessun mezzadro o piccolo proprietario italiano era in grado di sostenere. Ma è un discorso che ci porterebbe lontano, anche se lo trovo appassionante. L’emigrazione verso le città industriali non è stata dunque soltanto da Sud a Nord come spesso si sostiene, ma soprattutto dalla campagna arcaica alla città industriale. La fine di quella civiltà ha comportato profondi cambiamenti negli individui, nelle relazioni sociali, nella cultura del paese. Questa è l’osservazione che sta alla base del romanzo, peraltro la “mutazione antropologica” era già stata vista da Pasolini nei primi anni 70. I miei protagonisti, un ragazzo del Nord e una ragazza del Sud, vivono spaesati tutte le contraddizioni del periodo, tra vecchie tradizioni e desiderio di modernità, rappresentato dal segreto acquisto di un 45 giri dei Rolling Stones.

  • Si è detto che in parte il libro può essere anche interpretato come una biografia, quanto ti rappresenta questo romanzo?

R: Nell’ultimo romanzo, come in parte anche nei precedenti, racconto di fatti, ambienti e persone (anzi, meglio dire personaggi) di cui ho fatto esperienza nel corso della vita. C’è la mia campagna piemontese di quand’ero bambino, dove trascorrevo l’estate, e le terre siciliane che ho conosciuto anni dopo, anche attraverso i racconti di mia moglie e dei suoi genitori, con fatti e misfatti. Ma il processo creativo della scrittura li porta evidentemente ad assumere ruoli per così dire “iconici”, nel senso che devono rappresentare in maniera inequivocabile il contenuto, il messaggio, che voglio trasmettere. Perciò ogni vicenda, ogni protagonista non esiste nella realtà così com’è ma è frutto di un’elaborazione, di una costruzione, di una strategia comunicativa. Insomma, nella narrativa non si fa né storia, né cronaca, occorre sapientemente condurre il lettore per mano, farlo identificare con i personaggi e le loro vicende fino alla parola Fine.

  • Si può dire che quasi tutti i tuoi libri portano un’impronta piuttosto evidente di quelle che sono le tue esperienze personali?

R: Come dicevo, i miei romanzi sono solo in parte autobiografici. Utilizzo dei materiali personali o li prendo a prestito da qualcun altro, ma me ne servo per inventare i personaggi e le loro storie, per farli muovere nel loro contesto in maniera credibile. Io non ho mai fatto il contadino, né sono mai stato in galera per furto… come avviene a qualche mio protagonista.

Ovviamente, se mi vengono in mente episodi divertenti o significativi che mi sono realmente capitati li posso anche utilizzare. Nell’ultimo romanzo, che è ambientato parzialmente in Sicilia, ho anche elaborato una reale vicenda di mafia accaduta alla famiglia di mia moglie e che da tempo tenevo particolarmente a raccontare. Tuttavia non ne conoscevo tutti i dettagli e ho colmato con l’invenzione, anche a fini meramente narrativi. Credo di aver trovato la chiave giusta per raccontarla e che la storia sia riuscita bene.

  • Il tuo genere narrativo è piuttosto raffinato e trae anche le radici dalla tua propensione a ricercare il lato etnologico e folcloristico di quanto ti circonda, potresti dire di sentirti vicino a grandi autori come Cassola o Moravia?

R: Quelli che citi non sono gli autori che ho amato di più, anche se naturalmente li ho letti. Forse i miei riferimenti stanno di più in un certo mondo einaudiano, e vanno da Pavese a Fenoglio a Calvino, per esemplificare con alcuni degli italiani. Di Pavese ho amato la tormentata profondità (era anche studioso di antropologia e l’ha introdotta nella casa editrice), di Fenoglio condivido le radici e capisco a fondo i suoi personaggi, di Calvino invece ho ammirato la levità dello scrivere (l’eleganza anche) e soprattutto l’ironia. Senza l’ironia i miei romanzi sarebbero come quelli di un  certo neorealismo piagnone. Mi piace anche la brevità. Non riesco a scrivere trecento pagine per esprimere un concetto. Spesso i grandi scrittori moderni si sono espressi al meglio nel racconto lungo o romanzo breve.

Una mia recente (ahimè tardiva) scoperta tra gli stranieri è John Fante che negli anni 30 scriveva già come si dovrebbe scrivere oggi. Descrizioni e dialoghi fulminanti, tragicomici. Ma se dovessi elencare tutti quelli che ho apprezzato ci vorrebbe troppo tempo. Ogni autore ti lascia qualcosa di importante, è il bello della letteratura.

  • Recentemente hai partecipato al Salone del Libro di Torino, le opinioni sono piuttosto contrastanti, c’è chi lo ritiene l’ennesimo flop e chi invece ne parla in termini entusiastici, quali sono state le tue impressioni?

R: Sinceramente, i difetti del Salone di Torino trovo siano più meno sempre gli stessi. Gran kermesse, rumorosa, piena di tutto e di più. Credo che l’obiettivo principale dell’organizzazione sia quello di sopravvivere. Come al solito attirano il pubblico solo gli autori famosi, quelli più televisivi, mentre per la piccola editoria e gli autori emergenti non c’è quasi nessuna possibilità di avere sufficiente visibilità. Tuttavia spiace non esserci. Personalmente ci sono stato per due giorni perché invitato a parlare in un paio di eventi. Forse senza queste occasioni non ci sarei neppure andato. Non è nemmeno conveniente per acquistare libri!

  • Spesso la figura dello scrittore è legata a degli stereotipi che lo presentano come un alcolizzato rubacuori o come un avventuriero senza scrupoli, tu come vivi, invece, questo fattore?

R: Aspetta che bevo un sorso di whisky e faccio scendere la pupa bionda dalle mie ginocchia… dicevi prego? Scherzi a parte, la figura che descrivi appartiene un po’ ad un certo tipo di eroe romantico del mondo culturale americano dove non sono mancati effettivamente individui del genere, penso a Scott Fitzgerald, Hemingway, Kerouac,  Bukowski, lo stesso Fante che citavo prima, mentre gli italiani (e gli europei in generale) sono sempre stati un po’ dei “professorini”. L’ultimo di questi che mi viene in mente per esempio è Baricco. Però si tratta di generalizzazioni e ognuno fa caso a sé. Non sopporto comunque i saccenti, chi se la tira troppo, i palloni gonfiati.

  • Quale dei tuoi romanzi ti ha dato più filo da torcere, facendoti sudare le proverbiali 7 camice?

R: Sicuramente Indagine su Anna. L’ho tagliato, riscritto parti, rimontato più volte e non ero mai soddisfatto, tant’è vero che non l’ho mai mandato a nessun concorso letterario perché temo il giudizio. Eppure è un libro che a molti è piaciuto (ad altri meno). Sarà che tratta argomenti anche “scabrosi”, il nudismo, il sesso di gruppo, il voyeurismo, sebbene non siano l’oggetto e l’obiettivo principale delle mie intenzioni, è sempre difficile affrontarli a mente sgombra e con il tono giusto. Temi che il lettore si concentri solo su questo, perdendo di vista gli altri significati. La narrazione poi è a più voci perché è anche in parte un romanzo epistolare: ci sono le lettere del marito e le risposte dell’investigatore, ovviamente in prima persona; poi in terza persona si delineano i caratteri della segretaria, dello stesso investigatore e dell’investigata col suo mondo. Insomma, non è stato un libro semplice.

  • Quando Paolo non scrive, come impiega il proprio tempo?

R: A parte la quotidianità, ultimamente mi sono buttato nella conduzione di una trasmissione radiofonica settimanale di jazz. Pareva una passeggiata e invece mi sta occupando, anche mentalmente, più del previsto. Ho seguito il Torino Jazz Festival, con interviste e dirette di concerti live. Tra poco seguirò il festival Alba Jazz con collegamenti con gli organizzatori. Poi occorre fare ricerche, documentarsi… Un bell’impegno.

  • Infine, quali progetti hai nel cassetto?

R: Dal punto di vista della scrittura mi sono preso una pausa. Il mio ultimo romanzo è uscito nell’autunno 2013, i due precedenti nel 2012 e 2011. Un libro all’anno direi che è una produzione abbastanza intensa. Ora mi sto dedicando alla promozione e mi accollo l’organizzazione di parecchi eventi, anche perché il mio piccolo editore EEE-Book non può fare di più, ma questo vale anche per Araba Fenice con l’altro libro di saggistica. Nell’arco dell’estate avrò ancora diverse date, la più interessante delle quali dovrebbe essere in Sicilia, dove sono stato invitato come autore ospite nell’ambito delle manifestazioni organizzate dal Parco Letterario Pino Battaglia (poeta di Aliminusa nelle Madonie). Poiché Un’altra estate racconta proprio di quei luoghi, è parso bello poterne parlare proprio sul posto. Forse farò anche una serata esattamente nel feudo che ho descritto nel libro, nella piazzetta tra le case in pietra. Con la dolce aria estiva delle sere siciliane.

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