Con che cosa si fa poesia? 

Con che cosa si fa poesia?

di Piera Rossotti Pogliano

Soprattutto con le parole, a cui il poeta deve restituire significato, quel senso che l’uso quotidiano ha corroso, creando reti di connotazione, rivelando i sensi nascosti, magari da ricercare nell’etimologia, giocando con le disposizioni sulla pagina…
Non ci sono parole poetiche, ma c’è un uso poetico della parola.
Per gli interessati, ecco un breve video, con il quale riprendo la serie dei miei appuntamenti su Youtube.

Nel ricordarvi la nostra collana “Poësis”, vi presento la silloge più recente, appena pubblicata:
Marcello Armellino, Foglie d’autunno.

Foglie d’autunno è una silloge poetica che racchiude in sé due aspetti fondamentali, l’emotività dell’essere umano e l’ambiente che lo circonda.
Uno scrigno intimo in cui è racchiuso un intero universo fatto di grigi ma anche di colori; di amori trovati e perduti; di riflessioni sul vivere quotidiano. I versi scorrono fra la speranza e la delusione, in continua contrapposizione, accogliendo l’amore e la solitudine in un susseguirsi di chiari e di scuri.
Non vi è mai nulla di certo, di definitivo in quello che il poeta espone, niente che possa essere interpretato in modo univoco. La poetica lascia ampio spazio all’interpretazione, invogliando il lettore a trovare una propria via verso la comprensione del testo, libero di scegliere la direzione in cui incamminarsi. (dalla Prefazione di Irma Panova Maino)

Le stagioni degli usignoli

Le stagioni degli usignoli

Le Stagioni degli usignoli apre al lettore una finestra sull’Eternità e sull’Immortalità rappresentate dalla Natura, nel suo continuo divenire e lo invita a decodificare attraverso i sensi e i sentimenti un destino che è infinitamente più grande dell’uomo.

L’ermetismo raffinato e passionale di Maria Luisa Mazzarini, tra immagini che si smaterializzano e sensazioni che si fanno visione, ci porta in viaggio attraverso corrispondenze di luci, suoni, colori, profumi, e attraverso simboli rappresentati dalle stagioni.

Dettagli del libro

  • Formato: Formato ebook
  • Dimensioni file: 2041 KB
  • Editore: Edizioni Esordienti E-book (1 giugno 2018)
  • Venduto daAmazon – Kobo – EEE
  • ISBN: 9788866904403

Da Shakespeare a Emily Dickinson: le parole preferite dai grandi della poesia

Da Shakespeare a Emily Dickinson: le parole preferite dai grandi della poesia

Qualche tempo fa lo statistico Ben Blatt aveva inventato un algoritmo in grado di individuare le parole preferite dai romanzieri. Un software su cui basta caricare i testi di un autore, per individuare le sue parole più utilizzate e amate. Seguendo questo esempio, il sito MyPoeticSide ha deciso di compiere la stessa operazione con i grandi della poesia.

I redattori del sito hanno analizzato il loro intero database—contenente più di 35000 poesie—e sono riusciti a individuare le parole preferite di alcuni dei poeti più importanti della storia. Da Emily Dickinson fino a William Shakespeare. Una raccolta utilissima, per analizzare in modo diverso i lavori di questi straordinari artisti. Vediamone alcuni.

Robert Frost

Buona parte della poesia di Robert Frost è incentrata sulla trasmissione della realtà rurale. Con un linguaggio colloquiale e diretto. Non sorprende, quindi, che alcune delle sue parole più utilizzate siano “albero“, “fiori“, “vento“, “uccelli” e “legno“.

Le sue poesie, inoltre, hanno spesso un tono malinconico. Il passato e i ricordi di un tempo che ormai se n’è andato sono al centro della poetica di questo autore. Nelle sue opere c’è anche un utilizzo massiccio di termini come “indietro”, e “passato“.

 

Emily Dickinson

Emily Dickinson. Via.

Visto che buona parte della produzione di Emily Dickinson è incentrata sul rapporto conflittuale fra l’uomo, la sua spiritualità e l’ineluttabilità della vita, non sorprende che tre delle parole che più utilizza siano “Dio” e “paradiso” e “morte“.

Anche la Dickinson, però, fa largo uso di termini che richiamano la Natura. Spesso per evocare stati emotivi tramite il paragone con agenti atmosferici o ambientali. Quindi nella sua poesia troviamo largo uso delle parole “cielo“, “estate“, “sole“. La parola preferita in assoluto dalla poetessa, però, è “piccolo”.

 

William Shakespeare

La passione e i sentimenti sono certamente dei temi fondamentali per i sonetti di Shakespeare—come lo sono d’altra parte per i suoi scritti teatrali. E questa tendenza si nota ovviamente anche dalle parole che sceglieva per comporre i suoi lavori. Un largo uso dei termini “bacio“, “bellezza“, “desiderio“, “lussuria“. Anche “fiore“, in questo contesto, è una parola con connotazioni amorose: è infatti il paragone preferito dallo scrittore inglese per riferirsi alla bellezza di una donna.

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Chi è stato il primo poeta della storia?

Chi è stato il primo poeta della storia?

Dire con certezza chi sia stato il primo nella storia a inventare qualcosa non è sempre facile, soprattutto se dobbiamo riavvolgere di molto le lancette. Per esempio, appurato che il mito di Prometeo sia legato semplicemente alla leggenda, sappiamo che il fuoco è stato scoperto all’incirca nel Paleolitico—ma difficilmente sapremo mai dire da chi.

Se per esempio pensiamo alla scrittura, molto prima che finisse su carta, gli storici hanno individuato due momenti in cui questa è nata: nell’antica Mesopotamia intorno al 3400 a.C.; e in Mesoamerica intorno al 600 a.C. Perché, si sa, la stessa idea può venire a più persone—anche a distanza di secoli.

Sulla rivista letteraria LitHubCharles Halton, studioso di testi religiosi presso la St Mary’s University, ha pubblicato un interessante articolo che risponde a una domanda che forse ti sarà già passata per la mente: chi è stato il primo poeta della storia?

Innanzitutto, bisogna fare subito una precisazione: si tratta di una poetessa. Il suo nome è Enḫeduanna: sacerdotessa della Mesopotamia vissuta all’incirca 4200 anni fa. Questa scoperta venne fatta da alcuni archeologi negli anni venti nel Novecento che trovarono nell’attuale Iraq diversi reperti, grazie ai quali si è potuto scoprire che fosse una delle figlie di Sargon, re di Akkad e fondatore del più antico impero della storia, il cui inizio si aggira intorno al 2340 a.C.

Nell’articolo pubblicato su LitHub, l’autore spiega che Enḫeduanna era devota alla dea della fecondità e della guerra Inanna. La poetessa era solita concentrarsi nelle sue liriche sul concetto d’amore piuttosto che sulle battaglie, ma è giusto sottolineare che la sua opera più famosa è soprattutto incentrata sul secondo tema.

poetessa

La lirica in questione, intitolata “L’esaltazione di Inanna,” è focalizzata su uno dei momenti più difficili per Enḫeduanna: racconta, infatti, di quando fu costretta a scappare dalla città di Ur e a vivere in esilio per un periodo nella steppa, dove “la luce intorno a me è oscurata, le ombre avvolgono lo splendore del giorno, che è offuscato da una tempesta di sabbia, quando la mia bocca dai suoni (un tempo) incantevoli è stravolta, le mie elette sembianze sono ridotte in polvere”. Il periodo, però, durò relativamente poco, in quanto il re Sargon riuscì a rimpossessarsi del trono e sconfiggere l’usurpatore sumero Lugallanna.

Di questa opera, di 153 righe, sappiamo molto perché “sono state trovate oltre cinquanta diverse copie su tavolette cuneiformi”, chiarisce Charles Halton. Motivo per cui si crede fortemente che Enḫeduanna—principessa, sacerdotessa e poetessa—fosse molto amata sia dagli uomini di cultura che dal popolo.

Sorgente: Hello! World

Tanti, tantissimi i titoli EEE in evidenza su Amazon

Tanti, tantissimi i titoli EEE in evidenza su Amazon

Come sempre, regolarmente, controllo tutti i titoli EEE presenti nel catalogo di Amazon. Li controllo per verificare le loro posizioni, il loro andamento ed eventuali anomalie che possono insorgere con la piattaforma stessa. Ebbene, al giorno 28 aprile 2017, ho scoperto tantissimi titoli EEE al di sotto della posizione 1000 (per capirci: 999 – 800 – 500 e così via) delle varie classifiche specifiche che Amazon propone.

La soglia della posizione 1000 stabilisce, di solito e soprattutto nei generi più corposi, quelli in cui esiste il maggior affollamento di titoli (es. gialli, romantici, fantasy etc. etc.) se ci sono stati acquisti, recensioni o comunque “movimenti” intorno a un determinato libro. Va detto che fra quelli che vi metterò nell’elenco alla fine, sono decisamente un buon numero gli ebook che compaiono fra i primi 100, la famosa Top delle vendite dello store.

Un paio di curiosità prima di rendervi noti i libri che scalano le vette di Amazon, diversi titoli appartengono al genere Poesia e molti altri sono letture adatte ai bambini. Questo per dire che non ci sono solo adulti e amanti del giallo fra i lettori EEE. Soprattutto vuole anche dire che per quanto poco possa vendere la Poesia, la qualità dei nostri poeti ha un suo valore ben specifico.

Ed ora vi lascio al lunghissimo elenco…

  1. Tutta la vita per morire
  2. Il piede sopra il cuore
  3. Fino all’ultima bugia
  4. Il cammino di “Neko” Kurotachi
  5. Nero pesto
  6. Il Longobardo – Terra di conquista
  7. I nostri scarponi sulla Via Francigena
  8. Attacco allo Stivale
  9. Eroi nel nulla
  10. Una seconda occasione
  11. Angelus di sangue
  12. Nessuna scelta
  13. Trame oscure
  14. Religioni e neospiritualità
  15. Rosa antico
  16. Schiavi della vendetta
  17. Profondo Sud
  18. Il Longobardo: Eredità di sangue
  19. Il tramonto delle aquile
  20. Il sogno segreto di Zekharia Blum
  21. La resa degli innocenti
  22. Il peccato di Rennahel
  23. L’alba del sacrificio
  24. La selezione colpevole
  25. Il Romanzo della Pasta Italiana
  26. Aperti ermetismi
  27. Le risonanze della folgore
  28. Come foglie al vento
  29. Africa
  30. XII – Il segno dei giusti
  31. La vendetta è un gusto
  32. Ritorno a El Alamein
  33. C’era una volta in Sardegna
  34. Il volo dell’albatro
  35. Il diario intimo di Filippina de Sales
  36. Filippina va in città
  37. Crepuscoli di Luce
  38. Costantino al festival delle nuvole
  39. Swatch
  40. Quando gli dei torneranno
  41. La guardia delle Terre Rinate
  42. L’arte di Khem
  43. Ocho cortado
  44. L’Intima Essenza
  45. Uomini nudi
  46. Dimmelo
  47. Dal nero al bianco
  48. E il diavolo l’amò sotto una tenda di stelle
  49. Agata e le scarpette tecnomagiche
  50. La Centunesima Infelice
  51. Turista per professione
  52. Cinque commedie in cerca d’attori
  53. L’imperatrice
  54. Il grande (fallimento) Gatsby
  55. Emigranti (quasi) per diletto
  56. Costantino e Rosa Scompiglio
  57. Quasi sedici!
  58. Viaggio in camper
  59. L’esteta dell’albero dei limoni
  60. Amore e Morte
  61. Agata e il manoscritto di Melchiorre
  62. La Tosca

A Natale regalati la Poesia

a-natale-regalati-la-poesiaA Natale regalati la Poesia

A Natale regalati la Poesia e lascia che l’atmosfera natalizia possa portarti ad assaporare le emozioni che i nostri Poeti sono in grado di suscitare. Ma non solo. Perché non pensare di farne dono anche ad altri?

Davvero è così anacronistico regalare una silloge poetica a qualche animo gentile, capace di apprezzare il lato sentimentale della vita? E non pensate che la Poesia si racchiuda nelle parole sole/cuore/amore, in realtà c’è molto di più e i nostri Poeti lo sanno bene.

Andrea Tavernati compone haiku, Maurizio Donte segue una metrica precisa, Marina Atzori scava nel profondo, Elisabetta Bagli parla alle donne, Andrea Leonelli risale dalle tenebre, Oliviero Angelo Fuina ritrova se stesso e la sua arte poetica, Gastone Cappelloni elogia la femminilità, Maria Luisa Mazzarini s’immerge in ciò che la circonda. Ogni lettore può trovare il componimento che meglio tocca le corde del proprio animo o soddisfa l’umore del momento.

Dunque, non lasciatevi sfuggire questa occasione, anche solo per scoprire quali sono gli argomenti trattati dai poeti moderni, perché non di solo classicismo si vive.

Dal 12 al 19 Dicembre approfitta della promozione su Amazon, Kobo, StreetLib e regalati la Poesia

 

La poesia è anima che scrive

writer-1421099_640La poesia è anima che scrive

Scrivere in versi altro non è che la “verità vera” su noi stessi, dolcemente nascosta da un velo di parole che provengono dall’anima.

di Marina Atzori

È proprio così, la Poesia è anima che scrive, è libertà di espressione, è guardarsi dentro, è toccare con mano l’essenza delle emozioni. Non potevo esordire diversamente perché è stata proprio l’essenza dell’emotività a rivelarsi la protagonista assoluta del mio percorso poetico. In questi giorni ho ricevuto diversi complimenti da amici e colleghi, per il risultato raggiunto in occasione del Concorso sulle Sillogi Poetiche di EEEbook. Ebbene, devo confessarvi che sono stata la prima a rimanere sorpresa, nel momento in cui ho visto il mio nome comparire accanto a quello del poeta Oliviero Angelo Fuina. Ho riletto più volte l’articolo di Andrea Leonelli, poiché io stessa, stentavo a crederci.

Secondo posto e pubblicazione annessa. Che dire? Queste piccole, anzi grandi soddisfazioni, per me, sono quelle che contano per davvero. Vi dirò di più. L’estate appena trascorsa, scrivendo i miei componimenti, ho avvertito un cambiamento nel mio modo di scrivere, mi sono sentita pronta ad aprire la porta dei miei segreti più intimi e più vivi, perché ho creduto e credo, a questo punto, di aver raggiunto un equilibrio, tra quella che è la mia immagine riflessa allo specchio e le sensazioni che provo mentre scrivo.

In tutta sincerità, non è stato semplice tentare di addentrarmi nei meandri di una delle forme d’arte che reputo essere la punta di diamante della scrittura. Qualcosa però, nonostante tutte le riserve di questo mondo, mi ha spinta a farlo, anche se in punta di piedi. Il timore di confrontarmi con me stessa, e con ciò che la vita mi ha riservato fino ad ora, c’è stato, non lo nego. La poesia più di ogni altra cosa, mi ha permesso di superare questa paura recondita, in modo istintivo e spontaneo, in silenzio, di fronte a un foglio bianco.

Se è vero che le gabbie dorate rimangono pur sempre delle gabbie, devo ammettere di essere riuscita a spiccare il volo attraverso le feritoie luccicanti che mi impedivano di esplorare cieli e terreni nuovi.

notebook-405755_640Io scrivo di ciò che mi circonda immaginando di camminare su una corda sottile fatta di parole. Scrivo di estremi, di vertici, di angoli bui e ombrosi, di fragilità, di limiti. A volte temo che la corda si spezzi e invece, come per magia, ogni giorno diventa sempre più robusta.

Nella mia silloge “Nubi Spettri e Mulini a vento”, prossima alla pubblicazione con EEE, potrete leggermi attraverso e scoprirmi dunque, in questa insolita veste trasparente, più sensibile, più riflessiva, e di questo sono enormemente felice. Ringrazio dal profondo del cuore tutte le persone che hanno creduto e continuano a credere in me. Un grazie speciale va alla mia Editora Piera Rossotti Pogliano perché mi ha permesso di rivelare l’anima dei miei scritti ai lettori.

Concorso di poesia in scadenza

Il Concorso di poesia è in scadenza, il termine ultimo è il 15 di settembre

concorso poesia logo

Ci sono giunte innumerevoli sillogi da poeti provenienti da tutta Italia, ma anche dall’estero, quindi ringraziamo tutti gli autori che hanno creduto nel nostro progetto e hanno inviato, con fiducia, le loro composizioni. Scegliere, già da ora, non è facile e le tematiche più “gettonate” sono state il sociale, l’introspezione e, naturalmente, i sentimenti personali.

Tuttavia, c’è ancora qualche giorno di tempo per cercare di accedere al premio che prevede la pubblicazione, con regolare contratto editoriale, della raccolta poetica e l’introduzione di tre nuovi nomi nella nostra rosa di poeti eccellenti.

La giuria è composta da Andrea Leonelli (Presidente), Elisabetta Bagli, Gastone Cappelloni, Maurizio Donte, Andrea Tavernati e dall’editore Piera Rossotti Pogliano.

La scadenza per l’invio è prevista per il 15 settembre, dunque non perdetevi d’animo, leggete attentamente il bando e lanciatevi in questa nuova avventura, ricordandovi che la partecipazione è gratuita, dunque non prevede spesa alcuna.

Noi vi attendiamo speranzosi, felici di poter avere fra noi, in un prossimo futuro (la proclamazione dei primi tre classificati si terrà il 31 ottobre 2016), tre nuove Penne in grado di regalare emozioni ai nostri lettori.

Leggi il bando QUI

La poetica di Maurizio Donte

La poetica di Maurizio Donte

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La metrica è definita come una forma ormai obsoleta con cui comporre la poesia, come se i versi liberi potessero essere gli unici in grado di dare vita ai pensieri e alle emozioni. Tuttavia, analizzando la questione da un’altra ottica e leggendo questo articolo, forse la realtà potrà assumere una visione diversa e più significativa di quanto possano essere importanti le regole, anche nell’arte.

Maurizio Donte ha pubblicato con EEE la silloge poetica Nell’incanto

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di Maurizio Donte

Sono moltissimi anni che mi dedico alla poesia (la scrivo praticamente da quando ho imparato a tenere la penna in mano…) ma l’amore per questa forma d’arte è nata in me dall’infanzia, prima per merito di mia madre, che l’ha sempre amata e non mancava mai di recitarmene qualcuna al posto delle favole, poi, lo ammetto, anche per una tradizione familiare che vede tra i miei antenati altri due poeti, da parte materna un prozio e da parte paterna il cugino primo del nonno.
Ho iniziato con il verso libero, come molti fanno al giorno d’oggi, seguendo la lezione dei grandi del ‘900: Ungaretti, Montale, Quasimodo e Saba, principalmente; ma l’amore per la creazione poetica è una tentazione a cui è ben difficile resistere e che non conosce limiti di sorta, così, pur dopo aver ottenuto con la Poesia libera molte soddisfazioni, ho sentito la necessità di approfondire la materia.
Ho sempre amato, oltre ai poeti sopra citati, i nostri classici del passato, e ne avevo già una buona conoscenza, ma mi rendevo conto che la bellezza del loro modo di esprimere le immagini poetiche, l’armonia insita nei loro versi, il loro linguaggio, meritava uno studio ben più approfondito. E così mi sono fatto studente, con umiltà e pazienza (mia, ma soprattutto dei miei insegnanti) sono andato a lezione di metrica dai poeti dell’Accademia Alfieri di Firenze, presieduta dal poeta e attore Dalmazio Masini.
La metrica non è, a mio vedere, un desueto orpello da relegarsi nelle cantine della letteratura come sorpassata, vecchia e inutile. So che a molti oggi non piace, è vero, ma ritengo abbia un naturale diritto ad essere coltivata, pur in modo moderno, utilizzando cioè, un lessico attuale e aderente il più possibile ai nostri tempi. Lo so che oggi può apparire insolito, o demodè, cimentarsi nel sonetto, nel madrigale, nella canzone petrarchesca, o nelle odi, negli idilli, e nelle liriche sestine. Però mi chiedo, perché no?
Queste forme sono il fondamento stesso della poesia italiana, le basi dei nostri grandi autori del passato, che nulla certo hanno da invidiare agli autori stranieri, e allora, perché mai dovremmo rigettarle?
Certo, è chiaro che non ci si può limitare a scimmiottare Leopardi, o Foscolo, Alighieri o Petrarca. Bisogna apprenderne la lezione, e andare avanti.
D’altra parte la POESIA (dal greco ποίησις, poiesis, che vuol dire “creazione”) è una forma d’arte che crea, scegliendo opportunamente le parole secondo i criteri delle leggi della metrica, oppure facendone a meno, un componimento in versi (frasi in diverso modo assemblate) in cui il significato semantico si lega in modo indissolubile al suono, alla musicalità insita nei fonemi usati.
È pertanto chiara la parentela della musica con la poesia: nelle precise regole di accentazione e di numero sillabico dei versi assemblati insieme riverberano le altezze e le frequenze delle note del pentagramma. Così come due note successive suonate insieme, es DO_ RE, creano una dissonanza, allo stesso modo non si può in poesia far seguire a un endecasillabo un verso ottonario: semplicemente ne esce una evidente stonatura. Diversamente, l’accostamento di un settenario a un endecasillabo suona benissimo, e non si deve pensare a questi modi di esprimere le parole come a un qualcosa di artificiale, essendo questi una parte integrante (“essendo questi una parte integrante” diventa: es sen do QUES ti-u na PAR te-in te GRAN te- endecasillabo dattilico a minore con accenti in 4, 7 e 10) del nostro comune modo di esprimere le nostre idee in parole, come ben potete vedere.
Quindi, la restrizione metrica, figlia e creatrice della musicalità della nostra bella lingua, riesce a trasmettere, proprio come fa la musica, emozioni, concetti e stati d’animo in maniera molto più evocativa e potente di quanto si possa ottenere con la prosa, laddove le parole obbediscono, o almeno dovrebbero obbedire, solamente alle regole grammaticali e alla sintassi.
Un esempio a tutti noto: ben diverso è dire “Questo colle solitario mi è sempre stato caro” dal ben più evocativo “Sempre caro mi fu, quest’ermo colle” (endecasillabo anapestico a majore, con accenti in 3, 6, e 10).
Detto questo, aggiungo soltanto che non necessariamente la poesia metrica trova la sua espressione nelle forme chiuse, come quelle citate sopra, che sono certamente legatissime alla rima, che a molti oggi non piace, ma può benissimo vivere in forme aperte e sciolte (non libere in modo assoluto), in polimetri, o in endecasillabi sciolti. Esempi magnifici di questi ultimi ne sono certamente L’infinito di leopardiana memoria, o Dei Sepolcri di Ugo Foscolo, per citarne due noti a tutti. Pur nel linguaggio del loro tempo sono, e restano, modernissime. Perché dunque, non seguire questa via?

 

Intervista a Gastone Cappelloni

Intervista a Gastone Cappelloni

Cappelloni_Ottava_nota_EEEChi – o che cosa è – l’Ottava Nota? È la figura femminile, che domina la scena e l’immaginario poetico di tutti i tempi. In questo modo si presenta la nuova silloge di Gastone Cappelloni.

  • Tuttavia, perché proprio la figura femminile?

Perché la figura femminile? In attesa di descrivere la sublimazione della perfezione che è la vita, ecco inconsciamente che lei prepotentemente arriva al cuore non chiedendo nulla, solo il capriccio dell’esistenza, quasi niente, non credi? Donna è vitalità, inconscio, rammarico, storia di cammino vissuto, eternamente come stagioni e orizzonti. In lei rivedo l’innocenza di farfalle senza ali, intenta a guidarci dove le pieghe dei nostri misteri, senza, approderebbero su strade inadatte e visionarie, un faro dalle sfaccettature d’indiscussi colori.

  • L’universo poetico è dedicato a un gruppo piuttosto ristretto di lettori, tendenza che, soprattutto in questi ultimi anni, è confermata dal mancato interesse che si riscontra nelle nuove generazioni. Perché i giovani non riescono ad apprezzare i versi poetici?

I giovani! Eterni incompresi, a loro attribuiamo apatia e insofferenza, distacco e disinteresse, ma siamo sicuri che sia così? Lo siamo stati tutti, ed eravamo ribelli e incoscienti ma disposti ad ascoltare quando qualcuno riusciva a catturare il nostro stato d’animo, a chi riusciva nell’intento di raccontare senza imporre, di stuzzicare la mente senza imposizioni. Vero la poesia è per pochi, ma fino a quando sarà in mano a quel potere logoro e senza stimoli, i giovani saranno sempre tagliati fuori, vogliamo parlare delle scuole? Meglio di no, anche se la poesia stessa è relegata a materia ignota e atavica. Via, un po’ di ammodernamento! Ok, i classici insostituibili, che hanno fatto la storia della poesia, ma continuiamo a fossilizzarci su di loro! Armiamoci di “scope mentali” e ringiovanimento della mente, basta a insegnanti “registratori”, senza trasmettere sensazioni o partecipazione. Quasimodo, Luzi, Merini, Montale, Pasolini, Pavese, Rosari, Saba, Ungaretti, ecc. potrebbe continuare, e invece? Soliti poeti che nemmeno esistono più, quasi, anche sui libri di storia. I giovani avrebbero bisogno di una scuola dinamica, la poesia ne trarrebbe giovamento, scommettiamo?

  • In rete si leggono giornalmente composizioni di ogni tipo, non credi che questo fatto possa diventare controproducente?

Chi sarei io per giudicare quello che gli altri scrivono? Il pensiero corre libero fin dove la penna esprime la propria consapevolezza di vita, ovvio che il lettore si trova a fare i conti con migliaia di composizioni che ogni giorno campeggiano sui nostri blog o social net-work, trovandosi spesso soffocati e sommersi da parole osannanti e celebrative. Ritorna la riflessione che in tanti ci poniamo, nel nostro paese si scrive tantissimo e si legge quasi nulla; vuoi vedere che ci sentiamo tutti dei grandi scrittori e poeti e non ce la sentiamo di leggere gli altri perché scadenti e non bravi come noi? La convinzione, che Gastone Cappelloni o tanti pseudo scrittori, un domani anche non lontano saranno buttati al macero, nasce dalla consapevolezza delle capacità stesse, riduttive, raccontandomi, senza chiedere null’altro. Scriviamo e pubblichiamo troppo? Forse; chissà?

  • Mentre gli scrittori tendono a espandere la propria influenza ovunque, capiti, i poeti presentano una sorta di affezione territoriale. Concordi con quest’affermazione?

“Se nessuno è profeta in patria come si vuol dire”, credo che anche i poeti seguano le rotte non solo della loro terra ma espandendosi per farsi conoscere e apprezzare, personalmente posso confermarlo. Non a caso “Un seme oltre oceano” ha varcato i propri confini terrieri, percorrendo strade non solo in Italia e Spagna, ma soprattutto quell’oceano, Argentina, dove vive lo zio Ubaldo. No, i Poeti sono un popolo di nomadi, in perenne pellegrinaggio verso i santuari della loro esistenza. Potremmo ingabbiare il vento all’interno di una nuvola?

  • Con tutti i riconoscimenti che hai raccolto in questi anni, riesci ancora a emozionarti per un premio?

Se un figlio ti regala soddisfazioni, dopo una vita di gavetta e di sacrifici come potresti non apprezzare amandolo? La vita ci penalizza assai, perché non ricambiarla con moneta scintillante coniata dalle umiliazioni del cuore? Sì, ogni premio è un tassello di positività, un invito a proseguire nel tuo percorso mentale, vivendolo e rivivendolo senza ringraziare alcun aiuto anche e solo morale. Un premio, anche se simbolico può essere una valida risposta per sentirsi partecipe e vita di se stessi.

  • Le poesie pubblicate in e-book rendono, a livello emozionale, di meno rispetto a quelle fruibili in versione cartacea?

Perché dovrebbe? E’ quello che leggi riempiono il cuore o lascia indifferente chiaro, gli stati emozionali rimarranno tali sia leggendo il cartaceo che l’e-book. Non trovo differenza di sorta, se le poesie saranno di spessore e in grado di affascinare il lettore, allora sì che avrai raggiunto la soddisfazione di aver trasmesso un po’ di “loro”, altrimenti, cartaceo o no, le tue creature saranno destinate a una lenta agonia di visibilità.

  • Dopo tutti i libri che hai già pubblicato da cosa trai l’ispirazione?

Quello che ho scritto è racconto che ho vissuto, spaccati di vita, ognuna è una storia condensata di quotidianità, dove nulla è affidato al caso, un resoconto mentale, un diario perpetuo sospeso tra me e il tempo mai marginale, anzi presente e assillante, come se non ho pagato tributo con il destino. Destino non sempre gioioso o soddisfacente. Ho ancora tanto di me da raccontarmi, avendo pubblicato con “Tu ottava nota”, venti volumi, e sì, ho ancora molto nei cassetti della penna, dove ho riposto i miei silenzi, i ricordi ancora da consumare, lentamente e senza fretta aggiunta.

  • Un poeta nasce come tale oppure lo diventa?

Parola grande, quasi dissacratoria Poeta. Che significato può avere? Meglio definirsi menestrelli di strada, più semplice e meno ingombrante da portare addosso, mio Padre non scriveva eppure lo consideravo un Grande poeta. Mia madre la stessa cosa, non scriveva, ma era una Grande. Ecco il passo è breve, impercettibile ma indicativo, è anche grazie a loro che esistono le storie, i racconti quotidiani, che hanno ispirato facendomi da guida con suggerimenti e saggezza che ho immagazzinato per diventare più riflessivo e meno sanguigno. Poesia è racconto e immaginazione, poi la poesia è solo un pizzico di follia descrittiva e fuori, dalle righe di piatta routine. Poeti? Non pervenuti, ma bisognosi di raccontarsi.

  • Quando Gastone non scrive, come occupa il proprio tempo?

Pensionato attivo e senza voglia di fermarmi. Mettendosi ogni giorno alla prova cercando di migliorarsi, anche se quasi mai, essendo critico imponente di me stesso, mi attribuisco voti alti, e così rimango sempre alla “porta”, sapendo di dover migliorare. Vero, pensionato con problemi di cuore, anche se li lascio alle spalle, meglio cadere in combattimento che in un letto d’immobilismo. Scrivo poco da un paio di anni a questa parte, ma la mente è sempre feconda e in movimento, e fa bene, avendo materiale sufficiente per continuare a produrre e a sentirsi vivo e combattivo. Posso solo rammaricarmi di tempo che non è mai sufficiente, e questo è il mio grande rammarico, anche se vivaddio ho Jenny, la mia volpina ha donarmi capacità soprattutto creative e umane, immagazzinandole, a proposito nel libro troverete lirica a lei dedicata.

  • Quali sono i tuoi progetti futuri?

Poeticamente succosi direi. Voglio assaporare questo “ventesimo” momento, anche se all’orizzonte pregusto gocce di rugiada mai evaporate, perché risveglio di mai perse notti, della mente. Potrei anticipare tanto, ma non sarebbe corretto trascurare questo nuovo figlio, come se lo abbia pregustato.

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