Oliviero Angelo Fuina e il Gioco di Libri

gioco-di-libriOliviero Angelo Fuina e il Gioco di Libri

Talvolta è capitato di passare qualche ora, in buona compagnia con gli amici, cercando di indovinare quale fosse il soggetto estratto e ponendo domande del tipo: “Se fosse una città, quale sarebbe?”

Ebbene, abbiamo chiesto ai nostri autori di abbinare il titolo del loro libro a una città, un colore, un animale, un quadro e una canzone. Ed ecco uno dei risultati.

Poesie uroboriche

Sinossi

  La domanda è lecita: cosa sono le poesie uroboriche?
Uroborico deriva da Uroboro (meglio conosciuto come “Ouroboros” che in greco significa “serpente che si mangia la coda”).
È un simbolo molto antico e rappresenta, appunto, un serpente o un drago che si morde la coda, formando un cerchio senza inizio né fine.
Apparentemente immobile, ma in eterno movimento, rappresenta il potere che divora e rigenera se stesso, l’energia universale che si consuma e si rinnova di continuo, la natura ciclica delle cose che ricominciano dall’inizio dopo aver raggiunto la propria fine.

Se “Poesie uroboriche” fosse

 

Una città: Lecco

Perchè la presenza dell’amato lago è imprescindibile ad ogni mio sguardo “oltre” e interiore. In questa mia silloge “uroborica”, poi, l’onda lunga e lenta del lago che sembra sempre la stessa ma si rinnova ad ogni deflusso rende bene l’idea della ciclicità costante, apparentemente simile e sempre diversa e unica in base all’attimo emotivo che determina il singolo sguardo.

Un personaggio:

Marcel Proust

Personaggio imprescindibile dalla sua “Alla ricerca del tempo perduto”.
Proust É la “Recherche”.

La struttura della “Recherche” è circolare. Le tremila pagine del romanzo (sarebbero state molte di più se Proust non fosse morto prima di correggere gli ultimi volumi) sono state sintetizzate in tre parole: «Marcel diventa scrittore».
Per tremila pagine Marcel, io narrante, combatte contro la sua mancanza di volontà, la sua bassa autostima, la sua fragilità fisica e psichica, il tempo che scorre troppo veloce, per arrivare finalmente a prendere la grande decisione: scriverà un romanzo sugli uomini e sul tempo.
Ma il romanzo che scriverà non è un’altra Alla ricerca del tempo perduto, bensì proprio quelle tremila pagine di cui si è arrivati alla fine. Quindi la Recherche si trova ad essere sia il libro che si è appena letto, sia, in seconda lettura, il romanzo che Marcel ha trovato finalmente la forza di scrivere.
A simbolo di questa circolarità, Proust comincia il suo romanzo con le parole: «Longtemps, je me suis couché», e lo termina con le parole «dans le Temps». Proust ha sempre affermato che l’inizio e la fine dell’opera erano stati scritti simultaneamente. Essi infatti risultano legati proprio come in un percorso che torna su sé stesso.

 

Una pietanza:

Riso all’Indiana (o Riso alla Casimiro)

è un piatto che mi riporta alla memoria mio padre, Chef talentuoso di cucina. E alla mia adolescenza nei momenti speciali condivisi a tavola con la sua cucina e, in parte, con lui stesso. Il gusto contrastato e contradditorio del piatto, cioè quell’agro, piccante e speziato ben amalgamato con il dolce della frutta quale ananas e mele e quelle perle gustose di carne che impreziosiscono il tutto rappresentano la contradditorietà e l’uniformità stessa di tutta la mia silloge.

Per la ricetta consultare il sito: acquavivascorre.blogspot.it


Una canzone: sarebbe… due canzoni di Roberto Vecchioni

“Lettere d’amore” e “Momentaneamente lontano”.

Non ho mai taciuto che Vecchioni è uno dei miei “Vate” di riferimento e in questi due brani c’è tutto il senso delle mie “Poesie uroboriche”: la constatazione che scrivere poesie sulla vita non equivale a vivere infine la vita stessa e quel senso di distanza dal me stesso che in qualche modo vorrei si affermasse pubblicamente ma con tante, troppe, controindicazioni e contraddizioni emotive.

Dettagli del libro

Formato: Formato ebook e cartaceo
Dimensioni file: 1530 KB
Lunghezza stampa: 93
Editore: EEE-book (2 dicembre 2016)
Venduto da: Amazon – Kobo
Lingua: Italiano
ISBN: 978-88-6690-340-6

L’Anno Nuovo è iniziato

L’Anno Nuovo è iniziato, portando con sé speranze e sogni da realizzare.

E noi partiamo dal presentarvi il libro del vincitore del concorso per sillogi poetiche. Oliviero Angelo Fuina e il suo Poesie uroboriche.

Un titolo un po’ particolare, non vi pare? Se non altro per il termine uroboriche che non è così usuale. Partiamo da questo, allora, dalla spiegazione di che cosa significa uroboro.

poesie-uroboricheL’uroboro è un simbolo a forma di cerchio, rappresentato di sovente da un animale (di solito un serpente o un drago) che si morde la coda, chiudendosi su se stesso. Tale simbolismo si trova spesso nelle arti magiche e nell’alchimia ma, a parte gli ovvi presupposti suggestivi, l’uroboro è il ciclo della vita e, dunque, dell’eternità. Quindi, come meglio definire la Poesia stessa se non un rinnovarsi ciclico dell’esistenza? Il passaggio infinito che porta il Poeta a ritrovare la propria interiorità attraverso il vissuto, il passato, il sentito? La parola diviene il veicolo attraverso il quale l’anima si ripiega verso l’IO, trascinando con sé il lettore, formando quel connubio che lega l’espressione verbale alla comprensione.

Fuina ha espresso la propria arte esaltando l’immortalità dei versi, come se la Poesia non avesse bisogno altro che di se stessa per giungere a destinazione e nutrirsi del proprio potere evocativo. È il ritorno all’origine più pura della parola, quella che aleggia fra le righe di questa silloge, ovvero scoprire le radici del valore poetico intrinseco che non necessita di artificio alcuno per coinvolgere emozioni o sentimenti.

E, per restare in tema di ciclicità, siate sempre voi stessi, restando fedeli ai vostri ideali e ai vostri sogni, in modo che quanto giunge all’esterno, alla sensibilità degli altri, possa rappresentare la vostra vera essenza e possa tornare a voi attraverso nuova energia.

Buon Inizio di Anno a Tutti!

 

I vincitori del Concorso per Sillogi Poetiche

I vincitori del Concorso per Sillogi Poetiche

concorso poesia logo

di Andrea Leonelli

Anche il lavoro della giuria è finito e siamo giunti al termine di un percorso di valutazione delle sillogi che ci ha portati a decretare i vincitori.
Ricordo a tutti che le sillogi sono state proposte ai giudici in forma anonima e nessuno di noi ha saputo i nomi degli autori partecipanti. Tranne l’editore, nessuno dei componenti della commissione, chiamata a valutare le opere pervenute, ha potuto comporre il binomio autore-silloge.

L’opera di valutazione dei giudici è stata attenta e ponderata e i risultati hanno dato origine al giudizio finale che vede due poeti giungere, alla fine, al conseguimento del premio.

A tutti coloro che non vedono il loro nome fra i vincitori consiglio di non smettere comunque di scrivere perché, anche fra i non presenti sul podio, c’erano poeti di valore con una loro particolare voce e una loro espressività poetica.

Ma iniziamo con i premiati, partendo dal secondo classificato, una sorpresa per tutti in questo campo della poesia anche se non lo è in altri campi: Marina Atzori.

La sua silloge “Nubi Spettri e Mulini a vento” è composta da poesie scritte in un linguaggio attuale, quasi quotidiano, come l’esprimersi della vita di ogni giorno e rende, attraverso le sue costruzioni, l’idea di una personalità riflessiva e attenta. Si dimostra intimamente consapevole di ciò che la circonda e ha ben chiaro in mente, anche se le scaturisce spontaneo, uno stile linguistico personale. Diretta e incisiva, ci porta a vedere il mondo attraverso la sua sensibilità fine e ricercata anche se, dicevamo, immediata e naturale.

Vincitore del gradino più alto del podio è stato Oliviero Angelo Fuina, un poeta singolare con uno stile definito e, se vogliamo, dal gusto un po’ retrò. Fa della metrica, precisa e puntuale, uno dei punti di forza del suo essere poeta e propone, con eleganza e garbo, composizioni simili ad arabeschi sulla pagina. I contenuti, introspettivi, ma non esclusivamente concentrati sul “sé”, affascinano il lettore e lo conducono, attraverso un linguaggio a volte sottilmente pungente, fino alla fine di un percorso che, definito anche nel titolo della silloge, “Poesie Uroboriche”, ritorna, ciclicamente al suo inizio.

Due sillogi di indubbio valore che presto riceveranno pubblicazione e che spero il pubblico dei lettori saprà apprezzare per il loro contenuto.