Ufficio grafico: Cui prodest?

Ufficio grafico: Cui prodest?

di Andrea Leonelli

Sono da poco stato nominato responsabile dell’ufficio grafico di EEE e, dopo il primo e comprensibile attimo di euforia, ho cercato di unire un minimo di talento e di capacità nell’utilizzo di software grafici a uno studio più approfondito dei prodotti (cover) considerati migliori.

Mi sono subito imbattuto in questo articolo di Il Post e dopo averlo letto e guardato le copertine, considerate come le più belle prodotte nel corso del 2017 (per i più pigri, in fondo all’articolo ve le riproponiamo), in un primo momento ho avuto in testa molte più domande che risposte.

La più importante è stata: “Possibile che non me ne piaccia nemmeno una?”

Domanda più che legittima dal momento che, dovendo affrontare questa nuova avventura, vorrei tentare di dare il meglio riuscendo, contemporaneamente, a soddisfare le aspettative sia dell’Editora che degli autori. E il fatto che nemmeno una delle cover riportate nell’articolo de Il Post fosse in linea con i miei gusti e con quelli che io ritengo essere dei normali canoni estetici, mi ha decisamente sconfortato.
Ho continuato a cercare e ho trovato un altro articolo, sempre di Il Post, relativo alle cover più belle dell’anno precedente (questo), e anche in questo caso non ne ho trovata una che mi piacesse. Però, un particolare ha attirato la mia attenzione: nell’articolo si specificava:

Uno dei concorsi mondiali più interessanti a proposito è l’annuale 50 Books – 50 Covers, in cui il sito americano Design Observer, che si occupa di grafica, cultura pop e critica d’arte, sceglie le migliori copertine di libri e riviste uscite nel corso dell’anno precedente (con un’attenzione prioritaria ai libri in inglese, salvo rare eccezioni). Il concorso, fondato nel 1923 dall’American Institute of Graphic Arts (AIGA), premia anche i 50 libri che si distinguono per la grafica (non della sola copertina quindi, ma nella sua interezza): spesso sono volumi d’arte o cataloghi di mostre, mentre la categoria delle copertine comprende molta narrativa.

Ah, ecco svelato l’inghippo!
A questo punto, dopo un’ampia e prolungata discussione con il responsabile dell’Ufficio Stampa, siamo giunti a diverse conclusioni.
Le cover evidenziate negli articoli sono state giudicate le più belle da un particolare settore, molto specializzato, di giudici; che sia l’AIGA o che siano grafici e designer di alto livello, sono comunque Specialisti che valutano un lavoro con l’occhio esperto del professionista abituato a Grandi realizzazioni grafiche e non con quello del “comune” lettore.

In sostanza, esiste un certo divario fra quelle che sono le progettazioni di copertine fatte per Case Editrici di un certo livello (spesso d’oltre oceano) e quelle che sono le reali esigenze nostrane. Non solo, stando anche a tutti i consigli che si possono trovare in rete, scritti da chi le copertine le realizza per autori italiani e da chi le copertine se le crea da solo, il divario diventa quasi abissale e si discosta anni luce da quelli che sono i criteri con cui vengono selezionate le copertine più belle, a livello internazionale.

Perché? Come mai? Dove sta la differenza?

La differenza c’è e si spiega valutando la nostra realtà editoriale e confrontandola con quella estera più famosa.
Se hai un nome abbastanza altisonante (S. King, Dan Brown) puoi mettere ciò che vuoi in copertina tanto i lettori prenderanno il tuo ultimo volume “a occhi chiusi”. E se la copertina sarà stata presa dal catalogo della Postal Market non importerà a nessuno.
Se hai un budget abbastanza elevato, da investire in marketing e pubblicità, vale il caso sopra; potrai martellare la gente, facendo entrare nel comune immaginario la cover fino a che le persone non sentiranno l’impellente necessità di avere il volume fra le mani.
Se pubblicherai con un grosso editore americano… tutti i problemi li risolverà qualcun altro al posto tuo e la copertina del libro sarà l’ultimo dei tuoi pensieri.

La realtà spicciola, invece, quella che come ufficio grafico affronto a ogni cover che creo, è:
L’immagine parla del testo? La copertina invoglia all’acquisto? Incuriosisce? Le scritte sono leggibili anche nelle miniature degli store? Ma, soprattutto, piacerà ad autore ed editore? Rispecchierà un sufficiente compromesso fra idee e aspettative di entrambe le parti?

Tralasciando i grossi nomi editoriali nostrani, il resto dell’editoria affronta problematiche più banali, meno romantiche e decisamente più quotidiane, quindi l’estetica pura e semplice, come la realizzazione grafica di una cover, diventa un fattore che deve, per forza, rientrare in budget limitati. Lo stesso dicasi per chi il lavoro lo deve effettuare con mezzi e possibilità relativi. Tuttavia, c’è anche da dire che la concezione italiana di estetica va ben al di là di quello che è il gusto internazionale (vedi la moda, il design etc etc), pertanto cercare di confrontarsi con determinate realtà può diventare persino controproducente.

In poche parole, se dovessi realizzare delle copertine, così come i canoni estetici proposti da 50 Books – 50 Covers suggerirebbero, molto probabilmente la mia Editora e gli autori EEE organizzerebbero una rivolta.
Il mio compromesso reale si snoda fra quello che l’autore vorrebbe, quello che piace all’editore e quello che il mio istinto mi suggerirebbe di fare. E poi, il tutto si scontra con la possibilità di poter realizzare concretamente un’immagine ideale.

La NOSTRA realtà (come piccola realtà editoriale) è questa: Non abbiamo, per ora, nomi altisonanti fra le nostre fila (anche se i nostri autori vendono benissimo e si fanno onore) e nemmeno imponenti budget da investire in mastodontiche campagne di marketing, e quello che possiamo fare, per dare maggiore visibilità ai titoli in catalogo, proviene quasi sempre dalle nostre tasche e dal nostro ingegno.

Il nostro punto di forza, a prescindere dal fattore estetico dato dalle cover, è appunto la produzione di libri di qualità che le persone possano leggere con soddisfazione e piacere. Per questo motivo, e soprattutto per tutto l’impegno che esiste dietro ogni singola pubblicazione di EEE (a partire dagli autori, per finire al nostro ufficio stampa), anche per le copertine EEE esisterà, da oggi in poi, uno studio approfondito e dedicato che possa far risaltare al meglio il lavoro di tutti.
Perché ogni singola azione, e ogni più piccolo contributo, concorrerà a rendere ogni libro unico ed eccezionale, anche dalla cover.

E pazienza se non verrà selezionata per l’anno prossimo dalla giuria dell’American Institute of Graphic Arts.

 

Aggiornamento

Dato che il titolo del post, che voleva essere ironico e a doppio senso, ha dato origine a fraintendimenti abbiamo preferito correggerlo

Per i più pigri, ecco le 32 copertine più belle stampate nel 2017