Le classifiche prima di Pasqua

Le classifiche prima di Pasqua

Sabato, prima di Pasqua, questa era la situazione dei nostri titoli all’interno delle varie classifiche di Amazon. Come sempre, prendete con le pinze le varie posizioni, in quanto queste possono essere variate in questi giorni festivi, anche se (avendo verificato ogni singolo titolo) non è cambiato molto. Vi ricordo che, per quanto possa essere piacevole ritrovarsi nella Top 100, rientrare fra i primi mille titoli (soprattutto nelle classifiche più affollate) è comunque un gran bel traguardo! Buon divertimento.

Top 100

 

Entro i primi 500

1000 e stretti dintorni

 

 

Buona Pasqua da EEE

Buona Pasqua da EEE

Auguriamo una Serena Pasqua

alla nostra Editora

a tutti i nostri Scrittori

ai nostri Lettori

e a tutti coloro che sono amanti delle buone letture

Vendere libri con gadget

Vendere libri con gadget

di Irma Panova Maino

Il marketing è tutto e se il prodotto in sé non fa abbastanza gola, allora potrebbe diventare interessante con qualche altro abbinamento. Non si salvano più nemmeno i libri.

L’idea non è nemmeno così nuova come si potrebbe pensare e, detto francamente, non è nemmeno una delle più riuscite, tuttavia, e bisogna proprio dirlo, è quanto meno curiosa, soprattutto se si pensa che a promuoverla è stata proprio La Feltrinelli che, fino al 18 febbraio, regalava una soffice coperta (in ben tre soggetti da collezionare) se si acquistavano due libri della collana Universale Economica.

Cosa c’è di strano?

In effetti nulla. Il fatto rappresenta la più classica delle campagne promozionali, in cui si viene invogliati ad acquistare più prodotti per avere in regalo un altro oggetto. Acquista tre balsami e ti diamo in regalo lo shampoo, oppure prendi due pacchi di biscotti e ti regaliamo il guanto da forno sponsorizzato…

L’elenco potrebbe diventare lunghissimo, però soffermiamoci un momento: davvero ai libri serve questo tipo di pubblicità per poter essere venduti?

E, nota bene, nel caso della Feltrinelli la collana era persino quella Economica, quindi già a buon mercato. Buon mercato… si fa per dire, ma questo è un altro argomento. Torniamo ai gadget. Sempre nel caso de La Feltrinelli l’oggetto da regalare a fronte di ben due acquisti era una coperta, anzi un plaid. Per carità, con le giornate fredde che ci sono state, una copertina, bella calda, da mettersi addosso sul divano quando si legge fa sempre comodo.

Chissà se a qualche altro editore viene in mente, per il prossimo inverno, di regalare anche una tazza di cioccolata calda. E per l’estate?

Quali gadget potrebbero tornare utili? La crema solare? Un bel paio di occhiali da sole? Oppure maschera e boccaglio per i più avventurosi?

Ci sarebbe da chiedersi quale abbinamento proficuo potrebbero applicare gli editori specializzati in erotici… ma non vogliamo saperlo.

E se da una parte tutto questo ci fa sorridere, immaginando gli abbinamenti più strampalati, il sorriso si spegne se consideriamo che per riuscire a vendere un libro, anche in edizione economica, si è costretti a inserire “l’invogliatore”, ovvero quel qualcosa che spinga all’acquisto.

Ma come? La trama non basta più? La copertina sfiziosa e graficamente ineccepibile? E la quarta di copertina? Magari il volume personalizzato con la dedica scritta personalmente dall’autore? No?

Evidentemente no. Non basta più scrivere un buon libro, scriverlo in italiano corretto (o farselo correggere da chi l’italiano lo conosce), corredarlo di una copertina accattivante e, magari, farselo pubblicare da un buon editore. Per vendere un libro bisogna renderlo più appetibile, invogliare il pubblico a scegliere il titolo X piuttosto che Y, oppure l’editore Z piuttosto che W, e non perché Z sia più affidabile di W ma perché Z vi dà anche il plaid.

Beh, se questa è la tendenza, adeguiamoci.

Se leggete due miei articoli vi mando una biro (Bic, ovviamente) in regalo!

Come cambia il premio Strega, spiegato

Come cambia il premio Strega, spiegato

Ci sono due modifiche al regolamento che, secondo gli organizzatori, renderanno più facile ai piccoli editori partecipare al concorso

Il 6 febbraio il comitato direttivo del premio Strega, il più importante riconoscimento letterario italiano, ha annunciato due cambiamenti nel regolamento che stabilisce come candidare i libri al premio. In breve, il primo cambiamento è che d’ora in avanti perché un libro sia candidato alla fase iniziale del concorso basterà che sia presentato da uno solo dei 400 “Amici della domenica”, cioè i membri della giuria eletti a vita, e non da due. Il secondo cambiamento è che il comitato direttivo, che da sempre ha il ruolo di scegliere tra i libri segnalati dagli Amici della domenica i dodici che poi vengono effettivamente votati dall’intera giuria, avrà la possibilità di inserire nella dozzina dei titoli non segnalati a propria discrezione.

Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci che organizza il premio, ha spiegato al sito il Libraio che le modifiche vogliono limitare il peso dell’editore, «che faceva da coordinatore tra i due presentatori» convincendoli a sponsorizzare un suo libro, e che sarà più facile anche per le case editrici più piccole partecipare al premio. Di fatto, le nuove regole cercano di limitare il controllo dei grandi editori, da tempo accusati di influenzare o comunque pesare troppo sull’esito del voto – vista anche la grande quantità di copie che vendono di solito il libro vincitore e i finalisti.

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Gli autori EEE vendono anche all’estero

Gli autori EEE vendono anche all’estero

Per quanto possa sembrare strano (ma non lo è affatto), gli autori EEE vendono anche all’estero. In alcuni casi perché vi risiedono, come ad esempio la poetessa Elisabetta Bagli o la scrittrice Francesca Mereu, in altri perché le loro opere sono state tradotte in altre lingue (per lo più in inglese, ma non solo), in altri ancora perché i loro titoli rientrano a far parte di quei pochi libri italiani che sono stati inseriti in cataloghi esteri. Ovviamente, l’essere presenti su Amazon e su altri rinomati store online facilita molto la diffusione e rende anche più semplice l’acquisto per chi non si trova su suolo italiano.

L’ultimo esempio lo ha fornito Lidia Chiarelli, i cui libri sono presenti nei circuiti OverDrive di 4 biblioteche americane e di una canadese.

Tuttavia non è un caso isolato. Le sillogi poetiche di Gastone Cappelloni vanno letteralmente a ruba nei paesi latino americani e in Spagna, Nunzio Russo se la cava egregiamente negli Stati Uniti e l’esordio di Zekharia Blum’s secret dream (Il sogno segreto di Zekharia Blum), scritto dal nostro Claudio Oliva, lascia ben sperare nei paesi anglofoni.

Dunque, che siano tradotti o meno, per una piccola CE digitale, come lo è la nostra, questo è davvero un traguardo notevole.

Questi sono, dunque, i nostri autori all’estero:

Cos’è il Circolo dei lettori di Torino

Cos’è il Circolo dei lettori di Torino

Ogni settimana ospita decine di eventi, gruppi di lettura e incontri con scrittori famosi, in un elegante e accogliente palazzo del centro della città

Dal 2006 c’è un posto a Torino che non è né una biblioteca né una libreria, ma in cui – dal lunedì al sabato e qualche volta anche di domenica – si parla di libri, con chi ne ha scritti e con chi li legge: è il Circolo dei lettori, fondazione della Regione Piemonte che ha la sua sede in via Bogino 9, poco distante da piazza Carlo Alberto da una parte e via Po dall’altra. Aperto da mattina a sera, organizza presentazioni di libri con scrittori italiani e stranieri, reading, gruppi di lettura, laboratori per bambini e anche viaggi letterari: è un luogo unico in Italia per il numero di attività e per il tipo di spazi che mette a disposizione. Ha anche un bar, che si chiama Barney’s, dal nome di quel Barney.

Il Circolo dei lettori, centro culturale presieduto da Luca Beatrice e diretto da Maurizia Rebola, ha preso negli anni la forma di una comunità di appassionati di storie, curiosi e critici, che dialogano e partecipano, in cui gli scrittori si avvicendano per conversare con loro, portando l’ultimo romanzo pubblicato, oppure sono protagonisti di narrazioni, reading e spettacoli, intorno a libri e autori del passato. È il caso del ciclo sugli autori russi, curato da Paolo Nori intitolato Gli inabbracciabili e di Parlando di Lolita con Stefano Benni, per esempio. Ma anche musica e canzoni sono oggetto di approfondimento, per esempio con le voci del progetto L’orecchio indiscreto, Emidio Clementi, Francesco Bianconi, Piero Pelù e Niccolò Contessa.

Come si vede nelle fotografie, il Circolo dei lettori si trova in un edificio antico: al primo piano di Palazzo Graneri della Roccia, costruito tra il 1683 e il 1702 su un progetto di Giovanni Francesco Baroncelli, assistente di Guarino Guarini. Lo spazio messo a disposizione di tutti è grande più di mille metri quadrati e occupa cinque sale, oltre al bar. I grandi lampadari, i soffitti stuccati, le cornici dorate e la carta da parati d’altri tempi, possono dare l’impressione che sia un luogo in cui andare vestiti eleganti e celebrare la solenne maestà della letteratura; ma il clima generale, la presenza di giovani che leggono, studiano o prendono un aperitivo sul lungo tavolo all’ingresso (o meglio nella Galleria), sovvertono lo scenario, insieme alla grande varietà dei temi e dei libri discussi.

Chi frequenta il Circolo dei lettori ne ha viste delle belle. La lezione di Art Spiegelman, What the %@&*! Happened to Comics?, la gentile invasione dei fan di Patti Smith, i sette giorni su Marcel Proust in occasione della Settimana proustiana, un fine settimana con Tormento, Giaime e Frankie hi-nrg mc protagonisti di Rap. Potere alla parola. Chi frequenta il Circolo dei Lettori si è goduto lo scrittore Richard Mason e la sua interpretazione di Chopin al pianoforte, non ha potuto fotografare Don DeLillo ma l’ha ascoltato attento, ha fatto le 4 del mattino con Zerocalcare per un disegnetto, ha incontrato Salman Rushdie, Niccolò Ammaniti, José Saramago, Elizabeth Strout, Alessandro Baricco, Jonathan Safran Foer, Catherine Dunne, incontrerà Jennifer Egan, Nicole Krauss, Nathan Englander. E tanti altri, per centocinquanta volte ogni mese, perché il Circolo dei lettori è una specie di festival letterario permanente. L’idea è che alla fine di ogni incontro ognuno sia più ricco: di nessi, collegamenti, relazioni sia umane che di senso.

Gli eventi organizzati sono aperti al pubblico e gratuiti, mentre alcuni spettacoli, i gruppi di lettura e i corsi sono a pagamento. È possibile sostenere il Circolo dei lettori acquistando la carta Smart (20 euro, 10 per chi ha meno di 30 anni), che garantisce sconti su alcuni eventi con biglietto e incontri in esclusiva, oppure con la carta Plus (90 euro, 45 per chi ha meno di 30 anni), che garantisce gli stessi vantaggi della Smart oltre alla possibilità di frequentare i gruppi di lettura e di prenotare un posto agli eventi con maggiore richiesta.

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Un classico è per sempre? Sì, ma…

Un classico è per sempre? Sì, ma…

di Irma Panova Maino

Un classico è per sempre. Il motto, buono per ogni stagione e in ogni accezione – si può applicare ad automobili, a vestiti, a cibi – è tornato, fortuna nostra, a griffare l’editoria nostrana. In tempi di vacche magre narrative – scrivono in troppi, troppi libri inutili – gli editori si danno all’usato sicuro, il ‘classico’, appunto, smaltandolo con nuova traduzione.

Questa affermazione è tratta da un articolo de Linkiesta.it, noto magazine online. Vuole essere provocatoria, sarcastica, ironica? Probabilmente no. In ogni caso, la pubblicazione dei classici della letteratura è una pratica assai comune ed è diventato il mezzo più comodo per assicurarsi un determinato introito, anche a discapito della letteratura moderna e del normale evolversi del panorama culturale nostrano.

Se da una parte è pur vero che il self publishing ha permesso a chiunque la pubblicazione e ha ridotto notevolmente la qualità dei libri posti in circolazione, dall’altra è anche vero che molti autori hanno potuto presentare al pubblico opere di qualità, senza passare attraverso i meccanismi stritolanti di un’editoria spesso truffaldina.

Puntare il dito solo sugli autori, oppure solo sugli editori, sarebbe comunque sbagliato, così come sarebbe inesatto pensare che la differenza la possa fare solo la grande editoria nostrana. Dal momento che è il nostro panorama culturale che ci interessa, il concorso di colpa, prodotto da atteggiamenti “sbagliati” di tutte e tre le categorie (autori, piccoli e medi editori, nonché grandi poli editoriali), ha creato una situazione stagnante ed allarmante.

Le poche menti illuminate, che ancora investono onestamente in scrittori esordienti ed emergenti, sono gli inconsapevoli baluardi di una cultura che potrebbe svanire, fagocitata da “classici” provenienti da altri tempi, da altri paesi e da radici culturali lontane anni luce dalla nostra quotidianità. Per carità, niente da ridire su Boris Pasternak o Marcel Proust ma, considerando la società e il momento storico in cui viviamo, come possono questi autori, peraltro defunti da tempo immemore (pace all’anima loro), rispecchiare sentimenti e idee appartenenti a questo secolo e al nostro modo di vivere?

I “piccoli” esordienti ed emergenti italiani sono i veri testimoni di un’epoca che appartiene a tutti noi, Sono i portatori di un verbo che è il nostro e ci calza addosso con tutti i suoi limiti e le sue imperfezioni. I modi di dire, gli strafalcioni, persino gli intercalari dialettici, fanno parte di noi, del nostro bagaglio culturale e di tutto quello che abbiamo ereditato, nel bene e nel male, da altri che, prima di noi, hanno vissuto le gioie e i dolori del loro tempo.

Certo, sarebbe auspicabile una maggiore cura nella stesura dei testi, un editing fatto con cognizione di causa, l’appoggio di un editore che sappia fare il suo mestiere… ma tutto questo, alla fine, nulla toglie al ruolo indispensabile che rivestono gli autori del nostro tempo.

Purtroppo, la legge del mercato prevede comunque un bilancio a fine anno, stipendi da pagare, bollette da evadere, altri oneri di vario genere e, con quello che resta, un budget da investire per l’anno successivo. Questo pregiudica, per molti editori, la possibilità di credere nel “nuovo”, di puntare su cavalli che potrebbero non sembrare vincenti e che, senza la dovuta cura, hanno più l’aspetto del ronzino piuttosto che del purosangue da corsa.

Allora, lunga vita a tutte quelle Case Editrici che ancora credono nelle possibilità offerte dagli scrittori italiani, noti o sconosciuti che siano, che accolgono in catalogo titoli che, forse, un domani risplenderanno nel pantheon dei classici, e che tengono alta la bandiera di una cultura che ha ancora molto da offrire, nonostante tutti gli scetticismi e le polemiche.

In un mio futuro più roseo, negli scaffali di librerie virtuali e fisiche si potranno trovare, con pari diritto e dignità, sia opere prodotte da scrittori autorevoli sia libri scritti dai nuovi pionieri della letteratura.

Nasce Hoppípolla, la cultura indipendente a domicilio

Nasce Hoppípolla, la cultura indipendente a domicilio

Hoppípolla è una coloratissima scatola contenete vari progetti di cultura indipendente e consegnata ogni mese a domicilio.

di Redazione Cultora

Quattro ragazzi italiani hanno dato vita a Hoppípolla, un innovativo progetto di cultura indipendente. Ogni mese sarà possibile ricevere a casa propria una coloratissima scatola a sorpresa contenente musica, design, arte e piccola editoria.

Gli ideatori sono giovani italiani con provenienza ed esperienze lavorative molto diverse. Sono Paola Tartaglino, blogger e storica dell’arte che vive a Torino, Francesco Rellini, romano che si occupa della parte commerciale, del marketing e del business development, Nicola Minerva e Simona Basilavecchia, ingegnere e fotografa di Pescara. I quattro, privi di un luogo fisico per incontrarsi, hanno ideato il progetto utilizzando tutti i sistemi tipici dell’epoca dei social network con una sorta di coworking a distanza. Il progetto è totalmente italiano ma ha un curioso nome islandese che richiama la celebre canzone dei Sigur Rós. Hoppípolla, intraducibile in italiano, significa infatti “saltare nelle pozzanghere” e si riferisce a quello che pare essere uno dei giochi preferiti dai bambini islandesi, semplice e divertente. “Ci è subito piaciuto il significato di questa parola,” hanno dichiarato gli ideatori del progetto “perché il senso di sorpresa che vogliamo trasmettere con Hoppípolla è lo stesso: solo che da adulti non è più sufficiente saltare in una pozzanghera, per meravigliarsi.”

Lo scopo infatti è proprio quello di creare stupore in chi riceve la scatola, all’interno della quale si potranno trovare ogni mese progetti indipendenti, coraggiosi e differenti: un oggetto di design, una pubblicazione editoriale, un suggerimento per scoprire un gruppo musicale, un prodotto illustrato e un’ulteriore piccola sorpresa. Ma si può decidere di non essere solo fruitori: è possibile infatti partecipare attivamente proponendo un proprio progetto semplicemente compilando un form informativo.

Per ricevere la scatola è sufficiente andare sul sito di Hoppípolla e sottoscrivere o regalare un abbonamento da tre, sei o dodici mesi a meno di un euro al giorno. Si può anche chiedere di ricevere solo la scatola del mese corrente e lasciarsi così sorprendere dai progetti proposti, frutto sempre di una ricerca che richiede tempo, costanza e competenza. Per questo Hoppípolla si rivolge ad un pubblico di appassionati di cultura indipendente, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e suggestioni intellettuali ma a volte con troppo poco tempo a disposizione.

In quella di gennaio, ad esempio, si potevano trovare i fantasmi in ceramica di Arhoj, realizzati a mano nel laboratorio di Copenhagen, il fumetto “E così conoscerai l’universo e gli dei” del canadese Jesse Jacobs (Eris edizioni), una playlist speciale composta in esclusiva da Altalena fanzine e una spilla smaltata disegnata da Fatomale e prodotta in un laboratorio torinese. In più, la sorpresa nella sorpresa: un ritratto dell’artista Alessandro Pautasso, famoso per i suoi quadri multicolore. E infine, acquistabile anche separatamente, era disponibile la nuova edizione Minimum fax di “L’Egoismo è inutile. Elogio della gentilezza” di George Saunders. Sembra infatti che, a partire da marzo, la casa editrice romana lancerà la sua nuova collana di Classici italiani proprio in anteprima nella scatola Hoppipolla.

Sorgente: Nasce Hoppípolla, la cultura indipendente a domicilio   – Cultora, Cultora

Un giallo tira l’altro

Un giallo tira l’altro

Secondo Umberto Eco, il testo letterario è una “macchina pigra” che, per mettersi in moto, ha bisogno della partecipazione attiva del lettore. Senza questo atteggiamento da lettori-motore, forse non apprezzeremmo il breve raccontino di Cortázar in “Storie di cronopios e di famas”… e sarebbe un vero peccato!

Lo Spirito del lago di Giancarlo Ibba e Cinzia Morea

Nella comatosa cittadina di Villa Reso, l’improvvisa e inspiegabile scomparsa della dottoressa Molteni lascia sconcertati i colleghi dello studio medico in cui lavora e scatena le malelingue dei residenti. Il dottor Guido Gubernatis, in particolare, si lascia coinvolgere suo malgrado nella ricerca della donna. La vita privata di quest’ultima, fin dall’inizio, appare più complicata di quanto Gubernatis potesse immaginare. Nelle sue involontarie indagini, l’uomo, improvvisatosi detective, si imbatte spesso nelle allusioni a una misteriosa leggenda popolare locale: quella di un fantomatico “Spirito del Lago” che infesterebbe un piccolo specchio d’acqua melmosa, circondato da boschi e canneti, situato a pochi chilometri da Villa Reso. Un luogo spettrale, isolato, ma apparentemente molto frequentato durante la notte. E non solo da fantasmi…

Il cerchio delle donne di Elena Grilli

Ancona, via Bezzecca, una palazzina con cinque appartamenti è il teatro quasi esclusivo dell’azione di questo giallo dove i personaggi femminili sono davvero dominanti, con tutte le loro qualità e i loro difetti, con tutte le loro contraddizioni e i loro problemi. Tra i personaggi principali, la rumena Catinca, sposata con un italiano marito-padrone, la saggia Gabriella (detta Bri), un’anziana psicologa in pensione, che vive in una piccola comune femminile, e Jo, impiegata amministrativa della Questura di Ancona, ragazza anticonformista, testarda e scorbutica, ma dotata di un forte senso della giustizia. Saranno le donne a far luce sulla tragica fine di un’anziana coppia di coniugi, loro coinquilini. Ma nel romanzo c’è molto di più: c’è una riflessione sulla condizione femminile, sul significato della solidarietà tra donne, sulla famiglia (non sempre positiva), sul valore della presa di coscienza del proprio ruolo e, di riflesso, anche sul mondo maschile.
Questo romanzo, vincitore del V Concorso per il Giallo, Thriller e Noir indetto da EEE-book (2017), è ben scritto, senza cedimenti nel ritmo narrativo, e lascia il lettore con la piacevole sensazione di aver letto una storia coerente e coesa, ricca di spunti interessanti e capace di offrire uno sguardo acuto e profondo su alcuni significativi aspetti della realtà socioculturale dell’Italia contemporanea.

 

Si può vivere senza Amazon?

Si può vivere senza Amazon?

Dopo la recente decisione della Edizioni E/O di non vendere più i propri libri attraverso lo store, viene spontaneo chiedersi se si può davvero vivere senza Amazon, come editori.

Il dubbio nasce anche dai molteplici fattori che costituiscono appunto il rapporto con il più grosso store online sul mercato, rapporti spesso non facili e, ancora più spesso, più vantaggiosi per il grande colosso che per il piccolo editore.

Non c’è nemmeno da fare paragoni con le grandi Major nostrane dell’editoria, le quali si sono costituite piattaforme dalle quali vendere i propri prodotti, decisamente in barba ad Amazon, arrivando a far costruire appositi lettori digitali così da non dover dipendere proprio da nessuno. Il resto del mercato editoriale, costituito però dalla maggioranza delle Case Editrici medio/piccole, è legato a doppia catena con il grande store, il quale impone politiche che, per tanti aspetti, diventano penalizzanti e spesso creano disagi non sempre risolvibili in modo celere.

Dalla scarsa comunicazione al boicottaggio vero e proprio, avere a che fare con Amazon non è mai semplice e talvolta è più facile evitare il confronto piuttosto che perdere tempo in inutili e snervanti procedure burocratiche. Eppure, la considerazione più immediata che viene da fare è quella che porta alla domanda: ma senza, quanta visibilità potremmo avere?
Detto in poche parole, un piccolo editore quante possibilità ha di potersi far notare, di poter far conoscere i titoli che ha in catalogo, se non può usufruire di un mezzo come quello che Amazon propone?

Per contro, quante possibilità ci sono di sparire in mezzo a milioni di altri titoli, se lo stesso colosso decide di “guardare da un’altra parte”?

In realtà, i modi per affossare i libri di un editore sono tanti e non sempre sono così facilmente individuabili. Basta davvero poco. Basta non inserirlo nelle promozioni programmate. Basta ritardarne gli ordini. Basta non farlo comparire nel motore di ricerca. Basta creare continui intoppi, come copertine che non si vedono e libri che sembrano non essere al momento disponibili.
Ogni singolo aspetto, ogni singolo ostacolo costituisce un granello che porta il meccanismo a incepparsi e il risultato diventa evidente quando un possibile lettore non riesce a ottenere il libro che vorrebbe leggere. O che potrebbe voler leggere.

A questo punto torniamo alla domanda iniziale: si può vivere senza Amazon?

Probabilmente sì. Probabilmente, con molta fatica e con una buona dose di fortuna, continuare a vendere libri, senza dover passare attraverso le maglie del mega store, si può. Edizioni E/O ha già una buona fetta di lettori su cui poter contare, persone che già costituiscono una base solida che non necessita di altro se non di poter continuare a leggere i propri beniamini, come ad esempio la Ferrante. Ma il resto dei medio/piccoli editori può davvero permettersi questo rischio?

Forse sì. Forse i tempi sono abbastanza maturi per poter azzardare un simile passo, tenendo conto che ormai i lettori non sono più così sprovveduti, come lo erano una decina di anni fa, e che in molti si sono attrezzati per letture in digitale e sanno che cosa è un download.

Quali sarebbero i vantaggi per l’editore? Costi e guadagni prima di tutto, poi un rapporto diretto con i lettori, un migliore investimento dei budget destinati alla promozione e, soprattutto, un controllo totale del venduto.

Gli autori, dall’altra parte, dovrebbero cambiare determinate abitudini, alcune decisamente perverse (il girone dantesco che s’innesca con le recensioni su Amazon sta rasentando la follia) e altre forse un po’ più faticose ma, a lungo andare, magari anche più soddisfacenti.
Per i lettori non cambierebbe poi molto, esistono altri store online che si possono utilizzare per i propri acquisti letterari, esistono i siti istituzionali dei vari editori dai quali poter comprare ed esistono migliaia di blog e gruppi sui più comuni social network pronti a dare consigli di lettura, recensioni più o meno veritiere e pareri su qualsiasi cosa.

Quindi, nella mia visione di un futuro più roseo esistono store online che non dettano legge e non costringono i piccoli editori a sottostare a clausole più o meno vessatorie con la scusa che se non esisti sulla loro piattaforma non sei nessuno.