Le promozioni di febbraio e marzo

Le promozioni di febbraio e marzo

Ciclicamente la piattaforma Streetlib sceglie diversi titoli dal catalogo EEE proponendoli, attraverso la propria rete di distribuzione, in promozione su tutti gli store online associati, come ad esempio Amazon, Kobo, Google Play e tanti altri (tutti gli store sono presenti QUI). Tanti titoli nuovi e tanti titoli scritti da autori che già conoscete. Se volete avere maggiori informazioni sui libri proposti, non dovete fare altro che cliccare sul titolo. Inoltre, se volete avere la possibilità di leggere una sostanziosa anteprima, prima di decidere quale libro potrebbe stuzzicare di più la vostra curiosità, molti ebook sono presenti nella nostra sezione Free Ebook.

Dal 3 al 4 febbraio

Lo spirito del lago di Cinzia Morea e Giancarlo Ibba
Domani ci sarà tempo di Andrea Leonelli
Lampi di oscurità di Gabriella Grieco
Dove cade l’ombra di Danae Lorne
Il cerchio delle donne di Elena Grilli
Il filo rosso del male di Silvana Zanon
Colazione a Tiberiade di Nino Raffa
L’intruso di Irene Rossi
Roma da morire di Emanuele Gagliardi
Street Artist di Vera Durazzo

Dal 4 al 5 febbraio

Come il mare ad occhi chiusi di Elena Grilli
Antarctica Observer di Andrea De Magistris
Arduhinus di Grazia Maria Francese
Il gatto di Majorana di Nino Raffa
L’uomo che sognava le onde di Milos Hiljada

Dal 5 al 6 febbraio

Il cuore sbagliato di Stefano Pavesio

Dal 1 febbraio al 2 marzo

Concerto a quattro mani di Claudia Lo Blundo
Il ventre pieno di farfalle di Piera Rossotti Pogliano
La collina dei girasoli di Lorena Marcelli
Le foto di Tiffany di Roberta Andres
Maeva, la benvenuta di Daniela Vasarri
Un passo dietro l’altro di Daniela Vasarri
Noccioli di ciliegie di Sabrina Grementieri
Una seconda occasione di Sabrina Grementieri

 Buona lettura!

Il mercato dei libri in Italia cresce

Il mercato dei libri in Italia cresce

I dati sul 2017 dell’Associazione Italiana Editori dicono che il fatturato delle case editrici è aumentato, e ci sono altri segnali incoraggianti

Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE), presenterà i dati dell’ultima analisi del mercato dei libri in Italia fatta dall’Ufficio studi dell’organizzazione, nella giornata finale del XXXV Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, a Venezia. In generale sono dati positivi per chi fa libri: considerando libri di carta, ebook e audiolibri, il fatturato delle case editrici nel 2017 è aumentato del 5,8 per cento rispetto al 2016 ed è stato pari a 1,485 miliardi di euro. Questo dato va considerato e confrontato con quelli diffusi all’ultima Buchmesse di Francoforte, tenendo conto che non comprende i ricavi dovuti ai libri scolastici, scientifici, tecnici e medici, e quelli relativi alla vendita di diritti all’estero e di banche dati.

Una cosa importante: i dati sulle copie vendute non tengono conto delle copie vendute attraverso Amazon, che non fornisce all’AIE i propri dati. Quindi il dato sulle copie effettivamente vendute non tiene conto di quelle vendute attraverso Amazon. Nel 2017 secondo questi dati sono stati venduti 88,6 milioni di copie, l’1,2 per cento in più rispetto al 2016. È la prima volta da sette anni che c’è un aumento di numero di vendite di singoli libri di carta. In ogni caso anche il mercato degli ebook e degli audiolibri è cresciuto nel 2017: ha avuto un fatturato di 64 milioni di euro nel 2017, il 3,2 per cento in più del 2016.

Per quanto riguarda i posti in cui si comprano più libri – includendo Amazon grazie alla stima dei libri venduti che si può fare sapendo quanti ne hanno venduti le case editrici ad Amazon stesso – le librerie fisiche continuano a essere i punti vendita principali (il 69,6 per cento): quelle di catena sono responsabili del 44,4 per cento delle vendite, quelle cosiddette “indipendenti” del 25,2 per cento. È cresciuto comunque il numero di libri venduti online: nel 2016 solo il 16,5 degli acquisti di libri veniva fatto su internet, contro il 21,3 per cento del 2017. Infine anche le vendite nei supermercati e negli autogrill sono diminuite: nel 2016 erano pari al 10,7 per cento del totale, nel 2017 sono passate al 9,1 per cento.

L’analisi dell’AIE riguarda anche il numero di nuovi titoli di libri pubblicati l’anno scorso: sono stati 66.757, più o meno tanti quanti nel 2016 e nel 2015. Di sola narrativa, italiana e straniera, sono usciti 19.860 nuovi libri; nel 1980 erano stati 1.087. Il numero di nuovi libri per bambini è molto cresciuto rispetto al 2016: si è passati da 6.457 a 9.923, un numero più di dieci volte più alto rispetto al 2000.

Sorgente: Il mercato dei libri in Italia cresce – Il Post

La stanchezza del web

La stanchezza del web

Il web, un tempo luogo sovraffollato, oggi lamenta un silenzio inquietante. La poca voglia di comunicare è un fattore passeggero? Oppure diventerà sempre più frequente?

di Irma Panova Maino

Nulla è più stancante come stare tutti i giorni sui social ed essere presenti sul web.

Partendo da questa affermazione e tenendo presente che le considerazioni che vengono fatte vertono sempre su quanto gira attorno al mondo editoriale e letterario, parlare di “stanchezza” in questo caso ha un significato ben preciso: la mancanza di voglia di interazione sociale.

Persino litigare sui social non è più divertente.

Questa sorta di moria la si vede un po’ ovunque, la si scorge sui profili sociali degli utenti, nella mancanza di commenti, perfino nella mancata partecipazione ad eventi in cui non sono richieste particolari capacità, impegno e presenza costante.

Il boom sociale dell’inizio millennio è andato esaurendosi, corroso dall’energia impiegata in polemiche, dibattiti accessi su qualsiasi argomento, anche i più futili, disgregato da assurde corse all’ultima parola e da inutili passaparola sull’ultima bufala di moda. Quante ore sono state spese in sterili chat su messanger? In vane discussioni su gruppi whatsapp? E, in altrettanto infruttuose contese su qualsiasi altra piattaforma sociale?

Quante volte abbiamo scatenato, anche senza volerlo, polemiche assurde nate a causa di un post infelice? Oppure a causa di una battuta che avremmo voluto che fosse solo spiritosa? O magari a causa di una nostra ingenuità o distrazione?

Scrivere qualsiasi cosa e immetterla nella rete è diventato uno sport pericoloso e bisogna stare attenti a tutto e a tutti perché qualsiasi termine può essere male interpretato e un qualsiasi accostamento di parole può essere visto come un atto discriminatorio, razziale, vessatorio, ingiurioso e, comunque, discutibile.

Forse, proprio per questo motivo, i social stanno diventando luoghi di silenzi, di ectoplasmi evanescenti, di presenze inquietanti che spuntano e svaniscono alla velocità di un battito di ciglia. E le volte in cui, finalmente, si trova un po’ di “movimento”, sono quelle dove è appena esplosa la bagarre per… per? Per che cosa?

Nel nostro campo le motivazioni sono sempre le stesse: una recensione negativa, un autore mal visto da un altro autore, un editore poco trasparente, un libro copiato (forse). Eppure, anche in questo caso, se fino a un paio di anni fa questi fattori avrebbero scatenato faide destinate a far impallidire Il trono di spade, oggi si esauriscono con la stessa velocità con cui sono esplose e nel giro di pochissimo torna a regnare il silenzio di sempre.

Un silenzio rilassante per i nervi e per le sinapsi, ma poco edificante per chi con il web lavora e ha bisogno di poter avere dei riscontri. Ciò di cui si lamentano gli addetti ai lavori, quelli che con la rete ci vivono, è proprio la mancata interazione con le utenze. E, a parte i soliti “idioti” che commentano in modo inappropriato sotto qualsiasi post, i pareri interessanti, quelli dati dalla gente comune che un cervello ce l’ha e lo sa usare benissimo, mancano e latitano clamorosamente. Il punto, sempre stando alle statistiche, alle analisi dei dati e ai monitoraggi, è che le persone leggono, leggono di tutto, leggono decine, centinaia, migliaia di articoli tutti i giorni… ma non commentano, non interagiscono, evitano di proposito di dire la loro.

L’epoca del “commento a tutti i costi” pare essere tramontata, il desiderio di voler comunque lasciare un segno del proprio passaggio, magari anche solo con un emoticon, sembra essersi spenta nel mare dell’indifferenza, del già visto e del già letto, e la voglia di poter dare una propria opinione, anche se stringata e minimalista, sembra essere definitivamente naufragata come il Titanic colpito dall’iceberg di un eccesso di comunicazione.

Ed è forse proprio in questo che si cela il nodo gordiano: Troppa comunicazione crea, infine, la mancanza della stessa.

La libertà di parola ha costruito il muro del silenzio e l’enorme scelta di mezzi, con cui più facilmente si può entrare in contatto con gli altri, ha per assurdo innalzato i confini dietro i quali è più facile nascondersi. Da qui la latitanza e la stanchezza del web. La necessità, quasi viscerale, di tornare a un contatto più reale e meno virtuale, più umano e meno robotico, a un linguaggio più parlato e meno binario.

Nella mia visione di un futuro più roseo esiste un giusto equilibrio fra mondo virtuale e reale, ovvero una corretta interazione che riporti la gente comune sul web e non solo per girare nei siti a luci rosse o per “spiare” i vicini di casa.

Web publication: lavori in corso

Web publication: lavori in corso

Procede l’impegno del W3C per arrivare a delle specifiche uniche e condivise per le pubblicazioni digitali: sono state pubblicate tre bozze da cui iniziare a lavorare.

di Gregorio Pellegrino

Nei primi giorni del 2018 il W3C Publishing Working Group ha pubblicato tre bozze di lavoro riguardanti l’evoluzione del formato ePub: le web publication.

Si tratta di un traguardo importante soprattutto perché arrivato a meno di un anno dall’unione tra il W3C e l’IDPF (International Digital Publishing Forum, ente che gestiva lo standard ePub). Il Publishing Working Group, che è coordinato da Tzviya Siegman (Wiley) e da Garth Conboy (Google) e si avvale delle competenze combinate degli editori che hanno aderito al W3C è degli esperti dell’Open Web Platform, è riuscito infatti, rispettando la timeline che si era prefissata, a pubblicare le prime versioni di documenti che definiscono le specifiche delle pubblicazioni digitali.

Si tratta per il momento di bozze iniziali e in lavorazione, ma è giù un passo considerevole in direzione di ciò che gli editori da alcuni anni auspicavano: la possibilità di avere pubblicazioni digitali che possano essere consultate sia online che offline, con la migliore esperienza utente possibile.

Il lavoro per arrivare a questa prima bozza dei documenti è stato impegnativo: l’Open Web Platform offre potenti standard (come HTML5, CSS3) per la presentazione dei contenuti orientati al web. Durante il lavoro è stato però necessario trovare delle soluzioni per gestire tutte quelle caratteristiche che rendono le pubblicazioni digitali significativamente diverse dai siti web. Se, infatti, una pubblicazione digitale è composta da più documenti (normalmente i capitoli), ha una copertina, un indice e un ordine di lettura sequenziale, non è così per i siti web che hanno una struttura fluida.

È stato necessario il confronto tra diversi soggetti: gli esperti tecnologi del W3C, altri working group, e i membri del gruppo provenienti dal mondo editoriale internazionale – dagli editori di saggistica statunitensi, ai manga giapponesi, al contributo di editori educativi del vecchio continente –. Un confronto serrato e arricchente: tutti i partecipanti hanno riportato le proprie esperienze e le proprie idee riuscendo a mettere a fattore comune i vari interessi per la pubblicazione di tre importanti documenti.
Le tre bozze sono state rese pubbliche e consultabili:
  • Web Publications, documento che definisce le specifiche della struttura delle pubblicazioni digitali, in modo tale da offrire sulle applicazioni di lettura una buona esperienza d’uso, come la navigazione sequenziale e la lettura offline. Le specifiche definiscono l’ordine di lettura predefinito, l’elenco delle risorse utilizzate nella pubblicazione e i metadati del testo;
  • Packaged Web Publications, documento che definisce il formato di packaging in grado di combinare le diverse risorse di una web publication in un unico file, che possa essere trasportato e archiviato indipendentemente da uno specifico indirizzo o protocollo;
  • Web Annotation Extensions for Web Publications, documento che, partendo da quanto già definito in termini di modello e sintassi nelle specifiche per le annotazioni degli utenti delle pagine web, lo espande aggiungendo i tipi di selettori utilizzabili nelle pubblicazioni digitali e un nuovo componente per descrivere i posizionamenti nei flussi di testo o di byte.

Nelle prossime settimane le specifiche saranno integrate con esempi, prototipi e implementazioni. Nei documenti pubblicati, in quanto bozze, ci sono diverse questioni che richiedono verifiche e approfondimenti, per questo, seguendo le prassi tipiche del W3C, il Publishing Working Group ha chiesto la collaborazione e il feedback di tutti i professionisti dell’editoria digitale, in modo da poter arrivare a delle specifiche condivise e definitive. Chiunque fosse interessato può dare il proprio contributo inserendo i propri commenti in GitHub o contattare il Publishing Working Group all’indirizzo public-publ-wg@w3.org.

L’Associazione italiana editori fa parte del W3C e, nel supportare lo sviluppo di prodotti editoriali innovativi, partecipa sia al Publishing Working Group (che ha definito le linee guida presentate sopra per le web publication) sia al Publishing Business Group (gruppo di lavoro di indirizzo che segue gli interessi del mondo editoriale all’interno del W3C).

Sorgente: Web publication: lavori in corso

Napoli ospita i Longobardi

Napoli ospita i Longobardi

Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli è tra i grandi musei d’Europa che è stato scelto per un’importante mostra su uno dei popoli che hanno contribuito a costruire la storia italiana.

Dopo il successo a Pavia e in attesa di approdare in aprile al Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, il MANN ospita un evento unico nel suo genere: ‘Longobardi un popolo che cambia la storia’ (fino al 25 marzo).

”È la prima volta che il MANN decide di organizzare una mostra dedicata a un periodo che segue la caduta dell’Impero romano – spiega il direttore Paolo Giulierini – i Longobardi, in Campania, hanno lasciato un segno indelebile. Basterà citare Capua, Benevento e Salerno, le tre capitali della Longobardia minor, nonché l’interessante rapporto che esse intrattennero con le città costiere”.

Sarà l’evento più grande mai realizzato sul popolo “dalle lunghe barbe” e saranno oltre 300 le opere esposte, più di 100 i musei e gli enti prestatori, oltre 50 gli studiosi coinvolti nelle ricerche e nel catalogo edito da Skira, 32 i siti e i centri longobardi rappresentati in mostra, 58 i corredi funerari esposti, 17 i video originali e le installazioni multimediali, 4 le cripte longobarde pavesi aperte per la prima volta al pubblico in un apposito itinerario e centinaia i materiali provenienti dai depositi del MANN.

Napoli si farà portavoce del ruolo importante nel Sud Italia giocato dai Longobardi, un popolo che ha significato molto per l’Italia e che ci ha lasciato tantissimo in eredità. Una ricostruzione dell’economia e della società di allora dominata da guerre, scontri e personalità importanti.

Susanna Zatti, direttrice dei Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia e Paolo Giulierini, direttore del MANN-Museo Archeologico Nazionale di Napoli, hanno siglato l’atto ufficiale che definisce la collaborazione per la realizzazione dell’esposizione, alla presenza del Sindaco pavese Massimo Depaoli, l’Assessore alla Cultura Giacomo Galazzo e Maurizio Cecconi Segretario Generale di Ermitage Italia.

A curare l’evento saranno Gian Pietro Brogiolo e Federico Marazzi con Ermanno Arslan, Carlo Bertelli, Caterina Giostra, Saverio Lomartire e Fabio Pagano. L’esposizione avrà qualcosa di innovativo rispetto alle altre che si sono realizzate finora, infatti cercherà di dare una visione complessiva del ruolo, dell’identità, delle strategie, della cultura e dell’eredità del popolo longobardo.

 

Fonte La Stampa e EventiNapoli

L’editore E/O non venderà più i suoi libri su Amazon

L’editore E/O non venderà più i suoi libri su Amazon

Dopo aver rifiutato la richiesta di vendergli i libri a minor prezzo, e accusandolo di minacciare la sopravvivenza dell’editoria

La casa editrice E/O ha fatto sapere che Amazon ha sospeso l’acquisto di tutti i suoi libri e restituito quelli che aveva in magazzino, dopo che E/O si era rifiutata di praticargli uno sconto più alto. I librai indipendenti acquistano i libri dagli editori con uno sconto che va dal 30 al 35 per cento sul prezzo di copertina, che arriva fino al 50 per cento per le librerie di catena, per la loro maggiore forza contrattuale. Spesso questo vantaggio competitivo permette loro di fare piccoli sconti ai clienti, come quelli proposti da Amazon che sono fissi al 15 per cento. E/O sostiene che Amazon abbia chiesto uno sconto troppo alto e ingiustificato, ma non ha specificato quanto avesse chiesto e se fosse diverso dagli sconti che E/O pratica verso i librai. I libri di E/O che si trovano ancora su Amazon sono venduti da terzi, e quindi con prezzi e tempi più svantaggiosi rispetto agli altri.

E/O ha criticato duramente Amazon, accusandolo di aver concorso alla chiusura di molte librerie con una concorrenza insostenibile, di offrire cattive condizioni di lavoro ai suoi dipendenti, di evadere le tasse e di esercitare un pericoloso monopolio col rischio di diventare l’unica azienda, o quasi, a vendere libri e limitare infine la libertà di espressione: un pericolo che E/O ha definito “reale, costante e quotidiano”, nonostante Amazon non sia certo l’unico negozio online di libri. E/O ha anche ricordato che le case editrici hanno bisogno di ricavi economici per cercare nuovi autori e proposte, margini che vengono sempre più rosicchiati dalle richieste di Amazon.

Non è la prima volta che Amazon viene criticata dalle case editrici, arrivando anche a duri scontri. Il caso più grosso è del 2014 e riguardava il prezzo degli ebook dell’importante editore francese Hachette. Di solito gli editori stabiliscono i prezzi dei libri e Amazon si limita a rivenderli praticando alcuni sconti; in quel caso Amazon cercò di stabilire il costo degli ebook, abbassandolo con gli sconti a meno di dieci euro. Dopo le proteste di Hachette, Amazon reagì impedendo di pre-ordinare i suoi titoli, diminuendo gli sconti, ritardando le consegne per più di un mese e non facendoli apparire immediatamente nelle ricerche, danneggiando oltre che la casa editrice anche i suoi scrittori, come James Patterson e J.K. Rowling. Dopo sei mesi di scontri, Amazon rinunciò alle sue richieste e Hachette tornò a stabilire il costo dei suoi libri e a trarre vantaggi da eventuali abbassamenti di prezzi.

Sorgente: L’editore E/O non venderà più i suoi libri su Amazon – Il Post

I lettori che non possono fare a meno di consigliare “libri giusti” agli amici

I lettori che non possono fare a meno di consigliare “libri giusti” agli amici

“In ogni compagnia c’è una persona che dà consigli di lettura agli altri, se nel tuo gruppo non c’è vuol dire che sei tu”. Consigliare libri sì, ma con cognizione di causa…

Gli amanti dei libri prendono molto seriamente il “mestiere” di consigliare un libro a un amico. La scelta non è mai casuale, ma ponderata al punto che, finché non ne sono, anzi, siamo totalmente sicuri, difficilmente diamo consigli superficiali e affrettati.

Sì, perché vorremmo che gli altri facessero lo stesso per noi: pensare alla persona, alla sua situazione, al suo carattere. Non regaleremmo mai un libro drammatico a chi ha appena vissuto un trauma, né sceglieremmo un thriller per il nostro amico insonne. La commedia romantica all’amica appena lasciata dal ragazzo? No, molto meglio la storia di un’eroina che impara a cavarsela da sola.

Insomma, consigli libreschi sì, ma con cognizione di causa: l’attenzione per la scelta del titolo è uno dei modi più belli per dire a una persona cara: “ti voglio bene, ho cura di te”.

Sorgente: I lettori che non possono fare a meno di consigliare “libri giusti” agli amici – Il Libraio

Ufficio grafico: Cui prodest?

Ufficio grafico: Cui prodest?

di Andrea Leonelli

Sono da poco stato nominato responsabile dell’ufficio grafico di EEE e, dopo il primo e comprensibile attimo di euforia, ho cercato di unire un minimo di talento e di capacità nell’utilizzo di software grafici a uno studio più approfondito dei prodotti (cover) considerati migliori.

Mi sono subito imbattuto in questo articolo di Il Post e dopo averlo letto e guardato le copertine, considerate come le più belle prodotte nel corso del 2017 (per i più pigri, in fondo all’articolo ve le riproponiamo), in un primo momento ho avuto in testa molte più domande che risposte.

La più importante è stata: “Possibile che non me ne piaccia nemmeno una?”

Domanda più che legittima dal momento che, dovendo affrontare questa nuova avventura, vorrei tentare di dare il meglio riuscendo, contemporaneamente, a soddisfare le aspettative sia dell’Editora che degli autori. E il fatto che nemmeno una delle cover riportate nell’articolo de Il Post fosse in linea con i miei gusti e con quelli che io ritengo essere dei normali canoni estetici, mi ha decisamente sconfortato.
Ho continuato a cercare e ho trovato un altro articolo, sempre di Il Post, relativo alle cover più belle dell’anno precedente (questo), e anche in questo caso non ne ho trovata una che mi piacesse. Però, un particolare ha attirato la mia attenzione: nell’articolo si specificava:

Uno dei concorsi mondiali più interessanti a proposito è l’annuale 50 Books – 50 Covers, in cui il sito americano Design Observer, che si occupa di grafica, cultura pop e critica d’arte, sceglie le migliori copertine di libri e riviste uscite nel corso dell’anno precedente (con un’attenzione prioritaria ai libri in inglese, salvo rare eccezioni). Il concorso, fondato nel 1923 dall’American Institute of Graphic Arts (AIGA), premia anche i 50 libri che si distinguono per la grafica (non della sola copertina quindi, ma nella sua interezza): spesso sono volumi d’arte o cataloghi di mostre, mentre la categoria delle copertine comprende molta narrativa.

Ah, ecco svelato l’inghippo!
A questo punto, dopo un’ampia e prolungata discussione con il responsabile dell’Ufficio Stampa, siamo giunti a diverse conclusioni.
Le cover evidenziate negli articoli sono state giudicate le più belle da un particolare settore, molto specializzato, di giudici; che sia l’AIGA o che siano grafici e designer di alto livello, sono comunque Specialisti che valutano un lavoro con l’occhio esperto del professionista abituato a Grandi realizzazioni grafiche e non con quello del “comune” lettore.

In sostanza, esiste un certo divario fra quelle che sono le progettazioni di copertine fatte per Case Editrici di un certo livello (spesso d’oltre oceano) e quelle che sono le reali esigenze nostrane. Non solo, stando anche a tutti i consigli che si possono trovare in rete, scritti da chi le copertine le realizza per autori italiani e da chi le copertine se le crea da solo, il divario diventa quasi abissale e si discosta anni luce da quelli che sono i criteri con cui vengono selezionate le copertine più belle, a livello internazionale.

Perché? Come mai? Dove sta la differenza?

La differenza c’è e si spiega valutando la nostra realtà editoriale e confrontandola con quella estera più famosa.
Se hai un nome abbastanza altisonante (S. King, Dan Brown) puoi mettere ciò che vuoi in copertina tanto i lettori prenderanno il tuo ultimo volume “a occhi chiusi”. E se la copertina sarà stata presa dal catalogo della Postal Market non importerà a nessuno.
Se hai un budget abbastanza elevato, da investire in marketing e pubblicità, vale il caso sopra; potrai martellare la gente, facendo entrare nel comune immaginario la cover fino a che le persone non sentiranno l’impellente necessità di avere il volume fra le mani.
Se pubblicherai con un grosso editore americano… tutti i problemi li risolverà qualcun altro al posto tuo e la copertina del libro sarà l’ultimo dei tuoi pensieri.

La realtà spicciola, invece, quella che come ufficio grafico affronto a ogni cover che creo, è:
L’immagine parla del testo? La copertina invoglia all’acquisto? Incuriosisce? Le scritte sono leggibili anche nelle miniature degli store? Ma, soprattutto, piacerà ad autore ed editore? Rispecchierà un sufficiente compromesso fra idee e aspettative di entrambe le parti?

Tralasciando i grossi nomi editoriali nostrani, il resto dell’editoria affronta problematiche più banali, meno romantiche e decisamente più quotidiane, quindi l’estetica pura e semplice, come la realizzazione grafica di una cover, diventa un fattore che deve, per forza, rientrare in budget limitati. Lo stesso dicasi per chi il lavoro lo deve effettuare con mezzi e possibilità relativi. Tuttavia, c’è anche da dire che la concezione italiana di estetica va ben al di là di quello che è il gusto internazionale (vedi la moda, il design etc etc), pertanto cercare di confrontarsi con determinate realtà può diventare persino controproducente.

In poche parole, se dovessi realizzare delle copertine, così come i canoni estetici proposti da 50 Books – 50 Covers suggerirebbero, molto probabilmente la mia Editora e gli autori EEE organizzerebbero una rivolta.
Il mio compromesso reale si snoda fra quello che l’autore vorrebbe, quello che piace all’editore e quello che il mio istinto mi suggerirebbe di fare. E poi, il tutto si scontra con la possibilità di poter realizzare concretamente un’immagine ideale.

La NOSTRA realtà (come piccola realtà editoriale) è questa: Non abbiamo, per ora, nomi altisonanti fra le nostre fila (anche se i nostri autori vendono benissimo e si fanno onore) e nemmeno imponenti budget da investire in mastodontiche campagne di marketing, e quello che possiamo fare, per dare maggiore visibilità ai titoli in catalogo, proviene quasi sempre dalle nostre tasche e dal nostro ingegno.

Il nostro punto di forza, a prescindere dal fattore estetico dato dalle cover, è appunto la produzione di libri di qualità che le persone possano leggere con soddisfazione e piacere. Per questo motivo, e soprattutto per tutto l’impegno che esiste dietro ogni singola pubblicazione di EEE (a partire dagli autori, per finire al nostro ufficio stampa), anche per le copertine EEE esisterà, da oggi in poi, uno studio approfondito e dedicato che possa far risaltare al meglio il lavoro di tutti.
Perché ogni singola azione, e ogni più piccolo contributo, concorrerà a rendere ogni libro unico ed eccezionale, anche dalla cover.

E pazienza se non verrà selezionata per l’anno prossimo dalla giuria dell’American Institute of Graphic Arts.

 

Aggiornamento

Dato che il titolo del post, che voleva essere ironico e a doppio senso, ha dato origine a fraintendimenti abbiamo preferito correggerlo

Per i più pigri, ecco le 32 copertine più belle stampate nel 2017

 

EEE ospite di Il Giallista

EEE ospite di Il Giallista

Alcuni titoli EEE sono presenti nella bella vetrina della home page de Il Giallista, noto blog di interviste, recensioni e news dal mondo del giallo… e non solo, curato da Marco Tiano.

Dato che il Natale è uno dei periodi più proficui e floridi per i libri, per offrire maggiore visibilità, alla PROMO di NATALE offerta dal blog Il Giallista, quest’anno si sono aggiunte diverse novità!
Tutti i libri saranno inseriti nell’album fotografico SPECIALE NATALE nella pagina facebook IL GIALLISTA, con foto citazione libro e scheda informativa (dati, sinossi, biografia autore).
Inoltre, il numero SPECIALE NATALE de Il Giallista Magazine sarà:
– Aperto a tutti i generi letterari, per offrire consigli di lettura da regalare e mettere sotto l’albero accontentando tutti i gusti,
– Inviato ai 7mila lettori della newsletter e a quasi 1000 librerie sparse su tutto il territorio nazionale, e avrà una
maggiore diffusione sui social (facebook, Twitter…)

Tenendo conto che il blog vanta oltre 35mila visite mensili, per i nostri autori sarà una bella piattaforma da cui farsi conoscere.

I titoli che siamo riusciti a far rientrare in questa promozione sono:

Elena GrilliIl cerchio delle donne – Blog IL GIALLISTA – Blog SCRITTOLETTORE

Andrea LeonelliDomani ci sarà tempo – Blog IL GIALLISTA – Blog SCRITTOLETTORE

Cinzia Morea e Giancarlo IbbaLo spirito del lago – Blog IL GIALLISTA – Blog SCRITTOLETTORE

Silvana Zanon – Il filo rosso del male – Blog IL GIALLISTA – Blog SCRITTOLETTORE

Emanuele GagliardiNero pesto – Blog IL GIALLISTA – Blog SCRITTOLETTORE

Andrea De Magistris – Antarctica Observer – Blog IL GIALLISTA – Blog SCRITTOLETTORE

Irene Rossi – L’intruso – Blog IL GIALLISTA – Blog SCRITTOLETTORE

Irma Panova MainoLa resa degli innocenti – Blog IL GIALLISTA – Blog SCRITTOLETTORE

Presentazione della raccolta di racconti Street Artist

Presentazione della raccolta di racconti Street Artist

di Piera Rossotti

Il 16 dicembre, presso il Museo di Cultura Popolare e Contadina di Villastellone, ha avuto luogo la presentazione della raccolta di racconti Street Artist, di Vera Durazzo, volontaria del Museo e docente presso la locale sezione dell’Unitre.

Sala di presentazione gremita, luogo accogliente e ricco di testimonianze di oggetti quotidiani del passato, piacevolissima atmosfera per presentare questa interessante raccolta di racconti, dedicata alla Scuola Holden, che l’Autrice ha frequentato per molti anni.

La presentazione della scrittrice Caterina Vallero, autrice della Prefazione ai racconti, ha messo in risalto la capacità di scrittura di Vera Durazzo e il piacere di lettura di questa raccolta di 22 racconti brevi, dalle tonalità trasparenti e leggere dell’acquerello, ispirati da personaggi storici – Leopardi, Verdi, la contessa di Castiglione, Garibaldi – ma anche dai tipi umani più diversi, dall’ex compagno di scuola diventato barbone o ladro per necessità, all’immigrato alla ricerca di integrazione, alla coppia che vede la propria casa distrutta dal terremoto ma conosce inaspettate solidarietà, dalla donna che ama il découpage al bambino peruviano che corre felice in un museo. Personaggi diversi, anche lontani nel tempo, che la capacità di affabulazione dell’Autrice riesce a unire in un solo dipinto, dai colori lievi e sfumati, a rappresentare la vita.

Come editore che si occupa di autori esordienti, mi piace sempre domandare quale sia la loro impressione davanti al loro libro pubblicato, e così ho fatto anche in questa occasione, perché ritengo che sia sempre un bel momento – e anche molto importante – “buttar fuori” un libro e offrirlo ai lettori. Il libro, da quel momento in poi, appartiene davvero ai lettori, e non più soltanto all’autore. Anche questa volta, la risposta è stata un po’ quella che mi attendevo, eppure non priva di un’emozione che si è avvertita anche in sala: «È una bella sensazione» ha risposto l’Autrice «ma anche un po’ spiazzante, perché vedo oggettivamente quanto di me, pur senza saperlo, perché questi racconti non sono né volevano essere autobiografici, c’è dentro il libro.»

È questa la magia della scrittura: rende comunicabile ciò che abita la mente dello scrittore perfino allo scrittore stesso, che solo in quel momento diventa consapevole di ciò che davvero si porta dentro. Del resto è proprio questo il segreto che permette a un’opera di “arrivare” ai lettori, di coinvolgerli e di affascinarli.