Clare Hollingworth, la giornalista che fece lo “scoop del secolo”

Clare Hollingworth, la giornalista che fece lo “scoop del secolo”

Clare Hollingworth è stata una delle più importanti giornaliste della storia, eppure nonostante sia stata l’autrice di quello che venne definito “lo scoop del secolo“, gli addetti ai lavori la conoscono.

Questo perché, purtroppo, come è facilmente intuibile, Clare è stata una donna che ha dovuto combattere contro i pregiudizi di un mondo culturale arretrato e impreparato. Un mondo che abbiamo conosciuto ad esempio attraverso la storia di Margaret Ann Bulkley che nel ‘700 si finse uomo per esercitare la sua attività di medico. O anche quello di Elena Lucrezia Cornaro, la prima donna nella storia a laurearsi.

Il passato (ma anche il presente) è ricco di esempi del genere che non ci stancheremo mai di raccontare, per sottolineare una volta di più la forza di volontà e la tenacia di queste grandi donne.

Clare è stata una giornalista che ha attraversato tutto il Novecento (nata nel 1911 e morta nel 2017) raccontandolo principalmente da un fronte di guerra.

Ha raccontato il Vietnam, l’Algeria, il Medio Oriente su tantissime testate. Giornalista coraggiosa che si è trovata spesso, grazie al suo fiuto per la notizia, al posto giusto nel momento giusto.

E pensare che dopo la scuola fu spinta a iscriversi a un corso di economia domestica. Finì invece per dormire con un passaporto sotto al cuscino e lo zaino accanto al letto, pronta a partire in ogni momento.

79 anni chiese al suo giornale di essere mandata a testimoniare la guerra del Golfo. Per prepararsi alla dura esperienza dormì cinque giorni sul pavimento.

Clare è passata alla storia anche per “lo scoop del secolo“: fu la prima personaa diffondere la notizia che la Germania era pronta a invadere la Polonia, nel settembre del 1939.

La giornalista era a Varsavia, per distribuire aiuti umanitari ai profughi. La Polonia, a quel tempo, era l’epicentro delle tensioni diplomatiche e politiche di tutta l’Europa. Clare aiutava le persone a scappare dalla Germania occupandosi dei loro visti per il Regno Unito.

La sua carriera da giornalista era cominciata da una settimana. Scriveva per il Daily Telegraph. Il 28 agosto prese in prestito una macchina dell’ambasciata inglese per attraversare il confine tedesco e comprare vino e pellicole per la macchina fotografica.

Soltanto i diplomatici potevano attraversare il confine, era molto pericoloso. Clare voleva inoltre indagare sulle voci che stavano girando in quel periodo: di un intervento armato della Germania.

Durante il viaggio di ritorno in Polonia, vide in un campo alcuni teli mimetici, giganteschi e insoliti. Un colpo di vento ne staccò uno e oltre si videro i carri armati tedeschi, i soldati in attesa e l’artiglieria.

 

Contattò il Daily Telegraph che il giorno dopo, il 29 agosto, titolò: “Mille carri armati ammassati al confine con la Polonia. Dieci divisioni sono pronte per colpire”. L’articolo non era firmato.

Il primo settembre, il giorno dell’invasione, l’ambasciatore inglese a Varsavia venne contattato personalmente da Clare che si trovava al confine e che voleva avvertire dell’avvenuta offensiva tedesca. L’ambasciatore non credeva alle parole di una donna. E così Clare allungò fuori dalla finestra la cornetta del telefono e fece sentire il rumore dei cingolati che stavano attraversando la strada.

Chi pensa che quello di Clare fu, in fondo, solo un colpo di fortuna, deve sapere che anni dopo, durante la guerra in Vietnam, Clare fu una delle prime e poche ad affermare che gli Stati Uniti non avrebbero vinto, nonostante la superiorità militare.

La conoscenza delle dinamiche della storia e la finezza intellettuale sono sempre rimaste le stesse e l’hanno guidata per tutta la carriera: oggi viene ricordata con sommo rispetto da tutti i colleghi.

Sorgente: Hello! World

Quei lettori che… “guai” a chi semina (dis)ordine nella loro libreria!

Quei lettori che… “guai” a chi semina (dis)ordine nella loro libreria!

Dare un ordine alla propria libreria non è mai un’operazione semplice, ciascuno ha il suo metodo e ciascuno è diverso. E “guai” a chi interviene per spostare i libri…

Dare un ordine alla propria libreria non è mai un’operazione semplice, ciascuno ha il suo metodo e ciascuno è diverso. E “guai” a chi interviene per spostare i libri…

Dare un ordine alla propria libreria non è mai un’operazione semplice, ciascuno ha il suo metodo e ciascuno è diverso, scelto dopo numerosi tentativi ed esperimenti falliti.

Eppure c’è qualcosa che accomuna tutti, o quasi tutti, i lettori e gli amanti dei libri: il fastidio, la viscerale insofferenza nei confronti di chi si permette di mettere (dis)ordine nelle librerie altrui.

È una piccola idiosincrasia che accomuna tantissimi amanti dei libri, da chi li ordina per casa editrice e per collana a chi preferisce dividerli per nazionalità dell’autore, separando la letteratura francese da quella americana e così via; c’è anche chi li dispone per genere e chi, invece, li mette tutti in ordine rigorosamente alfabetico, ma ogni lettore sa che nel riordinare la propria libreria vi è un piacere unico: sapere di essere l’unica persona al mondo capace di ritrovare un libro tra quegli scaffali.

Se qualcuno si permette di ribaltare quest’ordine rischia di incappare in severissime “punizioni”. Una simile azione dovrebbe essere punibile per legge…

Sorgente: Quei lettori che… “guai” a chi semina (dis)ordine nella loro libreria! – Il Libraio

Tante nuove uscite entro Natale

Tante nuove uscite entro Natale

Esistono delle scadenze fisse che ci costringono a correre contro il tempo. Punti fermi sul calendario che segnano lo scatto delle lancette, facendo sudare chiunque si trovi nella situazione di dover produrre un “qualcosa” entro una certa data.

Natale, Pasqua, l’inizio dell’estate, i primi di settembre e, nel caso dell’editoria, anche il Salone Internazionale del Libro di Torino, sono tutti appuntamenti inderogabili con i quali dover fare i conti. Tuttavia, dato che EEE non perde tempo, diversi titoli stanno già per entrare nel catalogo, alcuni solo in formato digitale, altri, invece, anche in formato cartaceo.

 

L’immagine che vedete presenta, appunto, tre new entry quasi pronte. “Quasi” perché in realtà sono le bozze di stampa e alcuni particolari vanno ancora visti e rivisti prima di dare il definitivo consenso alla stampa.

Da sinistra si vede la copertina del nuovo libro di Elena Grilli, Il cerchio delle donne, il romanzo che ha vinto il nostro concorso GTN (giallo, thriller e noir) diventando il degno erede di Come il mare ad occhi chiusi, detentore di diversi titoli rilasciati da giurie autorevoli. Conoscendo le capacità di Elena, siamo certi che anche questo libro vi terrà incollati alle pagine, con il fiato sospeso fino alla fine.

Al centro il libro di Andrea Leonelli, Domani ci sarà tempo, rappresenta una novità per l’autore, in quanto non si tratta di una silloge poetica ma di un testo narrativo che porta all’attenzione del lettore l’esperienza personale del poeta vissuta nel momento del suo infarto. Un evento che ha radicalmente cambiato la sua vita, il suo modo di pensare e di approcciarsi all’ambiente esterno.

A destra si trova l’ultima silloge di Maria Luisa Mazzarini, Piccola Venezia sogna, una raccolta di poesie che, al pari delle altre che l’hanno preceduta, saprà emozionarvi e trasportarvi nell’universo sensoriale della poetessa. Venezia è un altrove dove un “Cuore di rondine” anela tornare…

Ma non è finita qui, perché anche Oliviero Angelo Fuina presenta la sua nuova silloge Poesie (R)Accolte, una raccolta che potremmo definire un “the best of”, ovvero le migliori composizioni premiate, menzionate e riconosciute in premi, concorsi ed eventi di ogni genere, come testimonianze della bravura di questo nostro poeta.

Ultimi, ma non ultimi, Cinzia Morea e Giancarlo Ibba offrono ai lettori una chicca davvero interessante: il libro scritto a quattro mani Lo spirito del lago. La particolarità di questo giallo, arrivato secondo nel nostro concorso GTN, si riscontra proprio nelle propensioni letterarie dei due autori: Cinzia scrive libri per ragazzi e Giancarlo sforna horror imperdibili. Il connubio fra i due sarà sicuramente fuori dagli schemi.

Di prossima uscita anche il libro di Danae Lorne del quale, però, non siamo riusciti a estorcere, al nostro editore, alcuna informazione. Abbiamo solo una vaga idea di quale sarà la copertina ma, in sostanza, del contenuto e del titolo non sappiamo ancora nulla. Ma siamo decisamente curiosi!

Dunque, se non sapete quale libro regalare o regalarvi per Natale, presto saranno disponibili nuovi titoli interessanti da inserire nelle vostre librerie e in quelle degli amici.

 

Tre titoli tutti da scoprire

Tre titoli tutti da scoprire

I tre titoli tutti da scoprire appartengono a due collane differenti. La prima, Adrenalina, ospita una nuova autrice che, però, non è affatto nuova nell’ambito letterario, il suo romanzo Il filo rosso del Male, col titolo provvisorio di “Verità invisibili”, è stato finalista in Veneto nella IV Edizione del concorso La Giara indetto dalla Rai.

La seconda collana, in cui rientrano gli altri due libri che vi presentiamo oggi, è stata creata di recente per accogliere nuove soluzioni, quindi è davvero tutta da scoprire: Raccontare.

Un nuovo titolo è entrato nella nostra collana Adrenalina ed è già un libro che non manca di attirare l’attenzione:

Il filo rosso del Male di Silvana Zanon

Una tragica realtà è la scomparsa di bambini, soprattutto dai Paesi più poveri, vittime di adozioni illegali o, peggio, di pedofili, di trafficanti di organi…
Nel 1977 viene rapito in Ecuador il piccolo José Mario Albuja, un bimbetto di cinque anni che sogna di diventare un grande calciatore.
Veneto, 2008: Lara Dosi, laureanda in medicina ed aspirante psichiatra, svolge il suo tirocinio presso il Centro di Salute Mentale di Brentiel. La cittadina è piccola, ma tutt’altro che tranquilla: si parla, infatti, dell’esistenza di un mostro che ha rapito, nel corso degli ultimi anni, ben tre bambini, l’ultimo in tempi recenti. I piccoli non sono mai stati ritrovati e, insieme ai bambini, afferma Tiziana, una “gattara” che nutre i randagi che si aggirano intorno all’ospedale, sono scomparsi anche moltissimi gatti, forse un centinaio. Secondo quanto la donna confida a Lara, per scoprire il mostro è necessario indagare tra le persone insospettabili, che hanno salute, successo, denaro. Non sono poche le persone con queste caratteristiche, tra le frequentazioni di Lara Dosi, compreso il giovane psichiatra di cui si sta innamorando. E quando Marika, una paziente del Centro, confida a Lara di “sentire” che l’ultimo bambino rapito è ancora vivo, la studentessa vuole cercare di capire che cosa ci sia dietro a quelle misteriose sparizioni. E lo farà a suo rischio e pericolo… perché il Male, a Brentiel, c’è davvero.

 

Per inaugurare la nostra nuova collana Raccontare, creata appositamente per raccogliere le composizioni brevi, vi presentiamo:

Roma da morire di Emanuele Gagliardi

Quindici storie a tinte più che nere dove rancore e follia, vendetta e avidità, invidia e perversione si intrecciano fino a sfociare nella tragedia. Quindici vicende di persone comuni impaludate nelle sabbie mobili del delitto da cui neanche i tutori dell’ordine riescono sempre a venir fuori. Quindici racconti thriller ambientati nella Capitale tra il 1959 e oggi. Unica eccezione, Civitina che non fa all’ammore: si svolge a Gaeta, ma al caso si appassiona un villeggiante romano, il commissario capo Umberto Soccodato presente in tutti i romanzi e in vari racconti di Emanuele Gagliardi.

Street Artist di Vera Durazzo

Street Artist è una raccolta di 22 racconti brevi, scritti con le tonalità trasparenti e leggere dell’acquerello, ispirati da personaggi storici – Leopardi, Verdi, la contessa di Castiglione, Garibaldi – ma anche dai tipi umani più diversi, dall’ex compagno di scuola diventato barbone o ladro per necessità, all’immigrato alla ricerca di integrazione, alla coppia che vede la propria casa distrutta dal terremoto ma conosce inaspettate solidarietà, dalla donna che ama il découpage al bambino peruviano che corre felice in un museo. Personaggi diversi, anche lontani nel tempo, che la capacità di affabulazione dell’Autrice riesce a unire in un solo dipinto, dai colori lievi e sfumati, a rappresentare la vita.

cBook. Quando l’e-book incontra il cinema

cBook. Quando l’e-book incontra il cinema

di Alessandra Rotondo

La rivoluzione digitale, ormai lo sappiamo, ha avuto un impatto significativo sul modo in cui fruiamo i contenuti mediali. Ha riplasmato i contenitori, spinto alcune tecnologie e reso altre obsolete. Ha modificato il nostro modo di essere lettori, spettatori, ascoltatori, giocatori di gran parte dei prodotti di entertainment cui eravamo abituati fino all’altro ieri.

Sono trascorsi più di dieci anni dall’arrivo tra le nostre mani del primo smartphone con touchscreen capacitivo: sintesi e feticcio del nostro rapporto con la tecnologia. Nel frattempo, una tendenza più delle altre si è manifestata come diretta conseguenza della rivoluzione digitale: quella all’ibridazione.

Se da un lato qualcuno storce il naso, precisando che un libro è un libro, un film è un film e un videogioco è un videogioco; dall’altro, gli esperimenti di composizione, rimodulazione e potenziamento dell’esperienza di fruizione continuano a moltiplicarsi.

Sul fronte del libro, nel riflesso del fiacco bilancio dei primi dieci anni di e-book, qualcuno intravede una mancanza di reale dirompenza del «nuovo» formato. Copia anastatica della versione cartacea, il libro digitale si limiterebbe a garantire al lettore (meglio, a un certo tipo di lettore) qualche beneficio in termini di praticità. Senza potenziarne – anzi, forse, affievolendone – l’esperienza di fruizione.

Che l’e-book potesse essere molto di più della versione in pixel del libro a stampa l’abbiamo sentito dire più che sperimentato. Quelli «enhanced», arricchiti, si sono prestati e si prestano per lo più a dar forma a prodotti sperimentali. Qualche movimento più consistente lo abbiamo visto con le app e nel settore bambini e ragazzi, in luoghi di confine tra la narrazione e il gioco.

Un libro che, d’altro canto, entra sempre più in concorrenza con le altre forme dell’intrattenimento. E, negli ultimi anni più che in passato, pubblico e attenzione deve spartirseli anche con un certo tipo di serialità televisiva, caratterizzata da forti venature autoriali e maggiore complessità narrativa.

Come si dice, «se non puoi combatterli, unisciti a loro». Questo deve aver pensato Nick Fletcher, sceneggiatore e produttore, nel concepire cBooks: il cinematic book. Il progetto è nascente, ma le premesse sono chiare. Il «libro cinematico» è digitale, e alla narrazione monodimensionale della parola scritta affianca momenti audiovisuali, con clip che risolvono particolari snodi della storia, approfondiscono la psicologia del personaggio, ne esplorano il passato o il futuro e consentono rapidi cambiamenti del punto di vista.

Non si tratta, come nel caso di altri progetti visti in passato, di una giustapposizione di linguaggi (la traccia audio e l’e-book, il video e lo script). Piuttosto, di un prodotto multimediale complesso nel quale è l’autore – e solo lui – a decidere qual è il linguaggio più adatto a narrare ciascuna azione, confezionando una storia che il fruitore dovrà approcciare nella molteplicità dei suoi formati.

A chi lo accusa di stravolgere la forma libro, Fletcher ribatte che il cBook è un libro: con un contenuto testuale fondamentale e preponderante, che si fonde con il linguaggio audiovisivo per meglio esplorare i risvolti della narrazione. E non esclude che il formato possa essere specificamente rivolto, in futuro, a progetti di promozione della lettura: con la clip video «sbloccata» al termine del capitolo come premio per il lettore.

Di facile intuizione il risvolto economico del progetto. Il prototipo di cBook è stato realizzato a partire da un film uscito nel 2015, Monsoon Tide. Una coproduzione anglo-indiana sceneggiata e diretta da Fletcher. Una scelta che, da un lato, rivela il desiderio di ampliare l’universo narrativo attorno a un prodotto d’intrattenimento, moltiplicando le possibilità di guadagno a esso legate. Dall’altro, di rivolgersi a un’area geografica in cui, tanto la crescente alfabetizzazione che la sempre più capillare diffusione dei dispositivi mobili, stanno favorendo l’emersione di un nuovo pubblico di lettori. Un pubblico alla ricerca d’intrattenimento, di contenuti accattivanti, immediati e dal profilo intellettuale non necessariamente eccelso.

Sorgente: cBook. Quando l’e-book incontra il cinema

Presentazione del libro I muri del buio

Presentazione del libro I muri del buio

Giovedì 16 novembre 2017, alle ore 18, nella Sala Paladin a Palazzo Moroni, in via VIII febbraio 6 a Padova, si terrà la presentazione del libro I muri del buio, scritto dall’autrice Lu Paer. L’evento si terrà in collaborazione con il Comune di Padova e le associazioni ENPA e LAV. Il ricavato della serata andrà devoluto al progetto di Piera Gonzales ed associazione Maipiùdasoli.

Saluti istituzionali: Andrea Colasio, Assessore alla Cultura del Comune di Padova
Presenta: Mirella Cisotto Nalon, Capo Delegazione FAI di Padova
Interviene: Massimo Vitturi, Responsabile Nazionale LAV Animali Selvatici

Un libro di ampio respiro: thriller avvincente dove, nell’atmosfera sospesa di un paesino paralizzato dal terrore di misteriosi omicidi, prendono corpo personaggi solidamente caratterizzati che restano impressi nella memoria; una storia di sentimenti disegnata con una manciata di dettagli vividi, folgoranti che vanno dritti al cuore; un vero manifesto contro la caccia. E forse è proprio quest’ultimo punto, oltre l’indubbia valenza letteraria, il valore più forte dell’opera: la sua capacità di definire nettamente un confine, di togliere il terreno sotto i piedi a chi non ha ancora preso posizione, di rimuovere la patina di anodina rispettabilità che, nell’immaginario collettivo, ammanta la pratica feroce della caccia.

La trama

Lorenzo è un giovane romano avvenente e sfaccendato. La sua vita cambia radicalmente un giorno quando decide di trascorrere una settimana sulle Dolomiti. Qui incontra Anna, convinta ecologista e acerrima nemica della caccia; il giovane è affascinato dalla ragazza, dalle sue idee e dai suoi amici animali e, a poco a poco, cambia la sua visione del mondo e comprende quanto sia sbagliato uccidere gli animali per il semplice gusto di farlo. Ma il tranquillo villaggio di montagna viene sconvolto da una serie di inquietanti delitti, che coinvolgeranno anche Anna e Lorenzo.

Dettagli del libro

  • Formato: Formato ebook e cartaceo
  • Dimensioni file: 1015 KB
  • Lunghezza stampa: 154
  • Editore: Edizioni Esordienti E-book (6 maggio 2017)
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 978-88-6690-371-0

I migliori cioccolati italiani

I migliori cioccolati italiani? In Sicilia e in Piemonte

La cittadina barocca di Modica dà il nome a una produzione artigianale unica al mondo con i cristalli di zucchero. Dall’unione con la pregiata nocciola delle Langhe nasce invece un grande classico tutto piemontese

È ai due estremi dello Stivale che si producono i migliori cioccolati d’Italia, apprezzati in casa quanto all’estero. Partendo dall’ingrediente base, il cacao, con lavorazioni specifiche e abbinamenti diversi, prendono vita due tipi di cioccolato, quello di Modica in Sicilia e il Gianduia in Piemonte, le cui caratteristiche uniche soddisfano anche i palati più sofisticati. Ad aggiudicarsi lo scettro del cioccolato più antico è il cioccolato di Modica, la cui produzione iniziò nel Settecento. Per assaggiare il primo cioccolato al Gianduia, invece, si è dovuto invece attendere fino al 1806. Ecco tutto quello che c’è da sapere sui due migliori cioccolati d’Italia.

L’artigianalità del cioccolato di Modica

È nell’angolo più ad est della Sicilia, e più precisamente nella cittadina barocca di Modica, che da centinaia di anni si produce uno dei migliori cioccolati d’Italia, nonché uno dei più apprezzati e venduti. A renderlo unico è il metodo di lavorazione, rigorosamente artigianale, che i modicani hanno appreso dagli spagnoli e che non hanno mai più abbandonato, tramandandolo di generazione in generazione.

Il cioccolato di Modica viene lavorato a freddo, vale a dire che non si supera mai la temperatura di fusione dello zucchero, i cui cristalli rimangono integri donando il caratteristico aspetto ruvido e la consistenza granulosa. Il cioccolato di Modica viene prodotto saltando la fase del “concaggio” e questo fa sì che mantenga quegli aromi che altrimenti si perderebbero durante il processo.

 

Aromi, grandi classici e sperimentazioni

La lavorazione è molto semplice e ai semi di cacao non viene aggiunto burro né altri grassi vegetali. Il prodotto principe della pasticceria locale si presenta marrone e il suo aroma ricorda quello del cacao tostato. La sua forma non si può improvvisare e da sempre dagli stampi esce la solita barretta che deve avere misure standard e ben definite: una lunghezza di 13 cm, una larghezza di 4,5 cm e un’altezza di 1,2 cm. Come da tradizione, a Modica si produce cioccolato aromatizzato alla cannella e alla vaniglia. Da qualche tempo è stata riscoperta l’aromatizzazione al peperoncino, anche se non mancano altre sperimentazioni. Molti laboratori artigianali, oltre ai consueti gusti, ne propongono di nuovi e così non è difficile trovare il cioccolato al caffè, all’arancia, al limone, alla carruba, allo zenzero o al sale di Trapani.

Gianduia, il segreto è nella nocciola delle Langhe

Tra i migliori cioccolati d’Italia, un posto d’onore va al Gianduia, che nasce dall’incontro del cacao con la nocciola delle Langhe ed è reso unico proprio dalla fragranza vellutata e dal sapore intenso di queste tipiche nocciole piemontesi. Spinti dalla necessità di far fronte alla scarsità del cacao dopo il blocco imposto da Napoleone nella città sabauda, i maestri cioccolatieri torinesi ebbero l’idea di mescolare questi due ingredienti ed è grazie alla loro intuizione se oggi possiamo gustare questo delizioso cioccolato.

La nascita del cioccolatino Gianduiotto

La ricetta fu perfezionata qualche decennio dopo, esattamente nel 1852, quando i cioccolatieri Michele Prochet ed Ernesto Alberto Caffarel iniziarono a tostare le nocciole prima di tritarle finemente. Un’ulteriore passaggio che ha fatto nascere il cioccolato gianduia così come lo conosciamo oggi, un cioccolato esclusivo per morbidezza e delicatezza. Da questo impasto nel 1865 nacque il cioccolatino Gianduiotto, la cui caratteristica forma ricorda quella di una barca rovesciata. Il cioccolato fu presentato in occasione del Carnevale e a distribuire i cioccolatini fu la famosa maschera piemontese Gianduia, da qui la scelta del nome.

Sorgente: I migliori cioccolati italiani – La Cucina Italiana

La collana di teatro “Fuoridallequinte” in promozione

La collana di teatro “Fuoridallequinte” in promozione

Scade domani, domenica 12 novembre, la promozione su tutta la collana di teatro “Fuoridallequinte”. Vediamo quali sono i titoli che potete trovare su tutti i maggiori store online:

Giuseppe e Maria di Chiara Curione

L’opera teatrale Giuseppe e Maria è nata due anni fa nell’ambito degli incontri di catechismo con i ragazzi di terza media e prima superiore che chiedevano di organizzare insieme qualcosa di diverso dal cineforum. Era la mia prima esperienza come catechista e avendo scelto di esaminare le figure femminili sia dell’Antico Testamento sia del Nuovo Testamento pensai di invitarli a scrivere un testo teatrale su una delle figure femminili della Bibbia. La scelta dei ragazzi cadde inevitabilmente su Maria. Decisi di realizzare con loro un lavoro diverso dai soliti e più vicino ai nostri tempi, guidandoli nella progettazione del testo, decidendo le caratteristiche dei personaggi e luoghi d’azione. I protagonisti sono due ragazzi che frequentano il liceo. La storia nell’ambientazione è moderna e si svolge a scuola e nell’oratorio. Il messaggio di fede che i ragazzi hanno voluto esprimere è chiaro e dà il senso all’opera e alla sua ambientazione moderna.

Profondo Sud di Francesca Mereu

Due opere teatrali ambientate nel profondo Sud americano che raccontano, attraverso testimonianze di personaggi veri, la schiavitù, la segregazione, e la dura lotta dei neri per la conquista dei diritti civili.
La Musica del Diavolo lo fa attraverso la storia del blues, la musica testimone di proteste e violenze razziali. Un ritmo nato nei campi di cotone che ha rivoluzionato il panorama musicale americano e non solo.
The Magic City è invece la storia di Birmingham, la città dell’Alabama che Martin Luther King ha chiamato «la più segregata d’America». Qui negli anni Sessanta sono iniziate le manifestazioni pacifiche dei neri che hanno costretto l’America ad approvare leggi che bandiscono ogni tipo di discriminazione.
Nelle sue opere, ispirate al teatro documentario, Francesca Mereu porta il lettore e lo spettatore a scoprire, attraverso le emozioni dei protagonisti, la bellezza e le infinite contraddizioni di questa parte d’America.

Ocho cortado di Maria Gabriella Olivi

Ocho Cortado di Maria Gabriella Olivi si è classificato al primo posto nel concorso “Un bagaglio di idee”, indetto dalla Exit-Fed.It.Art. nel 2014, con la motivazione:
Per l’attualità dei temi espressi in un intreccio sapientemente calibrato e coinvolgente e l’utilizzo attento e non casuale dei pochi ma significanti oggetti di scena, prerogativa essenziale del concorso “Un bagaglio di idee”.
La serata della premiazione ha avuto luogo il 1° dicembre 2014 al Teatro dell’Orologio di Roma.  Il dialogo, leggero e  brillante,  rende il testo anche molto piacevole alla lettura e interessante dal punto di vista linguistico.

Uomini nudi di Salvatore G. Buccellato

Questo testo teatrale affronta un tema che presenta facce diverse per la nostra società occidentale: l’Omosessualità. C’è una vera ostilità morale, religiosa ed etica che spesso ci fa dimenticare della dimensione privata ed intima di tale condizione.
Per iniziare a cambiare questa mentalità sarebbe sufficiente ricorrere al buon senso; applicare la pietās  comprensione e rispetto per le altre persone; applicare la costituzione che ci proclama tutti uguali nei diritti e metterci -per una volta- nei panni degli “altri”!
Vi faccio una domanda che richiede una risposta onesta e una riflessione: Voi quando avete scelto di essere eterosessuali? Dite mai? Che siete così per natura? Infatti nessuno sceglie. E allora perché un comportamento è “giusto” mentre l’altro è SBAGLIATO?
Le sette “confessioni” che compongono questo testo teatrale sono tutte storie vere, ma questo non vuol dire che tutto quello che narro lo sia. E’ vero lo spirito che le ha animate e la richiesta che voi ci riflettiate.

La casa di Laura Bucciarelli

Impossibile non pensare a Beckett, leggendo questo atto unico. In una casa vuota e inospitale, persa in una campagna buia e senza punti di riferimento, tre personaggi dialogano tra loro, girando intorno a una misteriosa valigia, unica suppellettile presente nell’ambiente. All’assurdo si aggiunge anche una puntina di horror, quel tanto che basta per speziare un dialogo scarno e ambiguo. È lo spettatore che, assistendo alla scena, costruisce ipotesi di possibili storie e con la sua immaginazione crea il mondo esterno e l’ambiente interno, ambedue densi di incognite e poco rassicuranti, metafore di un mondo inospitale e della difficoltà dei rapporti umani e della comunicazione interpersonale.
La casa è il testo vincitore dell’edizione 2015 del concorso “Un bagaglio di idee”, indetto dalla Fed. It. Art.

Materiali di scena di Armando Vertorano

Materiali di scena riunisce tre pièce teatrali caratterizzate da dialoghi vivaci e scene ben costruite a rappresentare, da angolazioni diverse, le fragilità e i delicati equilibri del rapporto di coppia e delle relazioni umane in generale nel mondo contemporaneo. Con la prima pièce, Sul piatto d’argento, Armando Vertorano ha vinto il concorso “Un bagaglio di idee” organizzato da ExitTeatro, edizione 2016.

L’esteta dell’albero dei limoni di Renato Gattuso

Vittorio Scuchi è un anziano collezionista di opere d’arte; in gioventù, ha acquistato per pochi soldi opere di autori allora sconosciuti, ma divenuti poi molto famosi: Renoir, Gauguin, Matisse, Courbet, Picasso… Ora, Scuchi vive in una masseria molto isolata, in compagnia di questi capolavori e di una bellissima, misteriosa ragazza. Nel cortile del rustico, cresce rigoglioso in ogni stagione un albero di limoni, che rappresenta la  capacità di godere della Bellezza, un piacere che non si rivela a tutti, men che meno a chi le attribuisce un valore puramente materiale. Scuchi è il simbolo dell’uomo che, rifiutando ogni compromesso, è alla ricerca del piacere puro. Ma la Bellezza sfugge all’uomo, è sovrumana e irreale; forse, è soltanto un sogno torturante o un’illusione.
Nebbia è un dramma che affronta il tema della sincerità e della verità. I protagonisti sono Alberto e Astolfo, un’anziana coppia gay che vive da trent’anni in una casa circondata dalla nebbia. Ora, dopo trent’anni, compare anche una figlia, frutto di una relazione adulterina della moglie di Alberto. La nebbia, vero personaggio del dramma, rappresenta l’isolamento e la solitudine, ma anche l’elemento che prepara la tragedia, perché è il teatro stesso della finzione: fuori dalla nebbia, Alberto ha dovuto fingersi uomo e negare la propria omosessualità, anche a costo di coinvolgere e di far soffrire una giovane donna; dentro la nebbia, ha invece finto per anni di essere felice e non ha mai rivelato al compagno di essere stato sposato.
I drammi di Renato Gattuso propongono allo spettatore  un “teatro di idee”  filosofico ma non ideologico, capace di intrigarlo con situazioni e personaggi che non sono soltanto umani: infatti, nell’Esteta dell’albero dei limoni i quadri sono veri personaggi, così come lo è la nebbia nel dramma omonimo, ma le soluzioni non vengono offerte, non ci sono tesi da dimostrare già fornite in partenza, bensì suggestioni e stimoli di riflessione che il pubblico è invitato a cogliere in modo attivo. Un teatro da vedere, che si esprime attraverso il linguaggio scenico, il movimento, l’ambientazione, i costumi, gli oggetti, ma anche, volendo, un teatro da leggere come un racconto costruito sulla parola e sulle idee.

Cinque commedie in cerca di attori di Oronzo Trapani

Cinque commedie in cerca di attori è una raccolta di cinquepièces teatrali, differenti nei contenuti, ma accomunate dalla precisa scelta del genere comico-grottesco e animate da un indiscutibile intento etico-didascalico, sfruttato dall’autore per riflettere su tematiche comportamentali e sociali quali, ad esempio, il tema del perdono, i preconcetti piccolo-borghesi che bollano come un’onta il restare zitella, la meschinità dei ciarlatani che si beffano dei sogni altrui, l’ipocrisia dei matrimoni d’interesse, la bieca amoralità…
È un teatro che affonda le sue radici nei dettami dellaCommedia dei caratteri, in cui viene rappresentata la vita quotidiana, l’autenticità dell’uomo comune con cui, facilmente, il lettore/spettatore può identificarsi.
La penna dell’autore è fresca, chiara e spontanea. Pur amando forme ed espressioni popolari, l’autore riesce sapientemente ad intercalare intonazioni farsesche dettate da situazioni concitate e vivaci, a toccanti passaggi di sapore lirico.

Il gatto di Majorana di Nino Raffa

Il “caso Majorana” e la presunta scomparsa volontaria dello scienziato rappresenta il punto di partenza di quest’opera teatrale che, attraverso una riflessione sul mondo, sulla storia e sulla vita, affronta il tema della libertà e della responsabilità.
Il gatto è, a buon diritto, un personaggio centrale della pièce. Siano rassicurati gli animalisti: il micio non sarà assolutamente avvelenato ma, arzillo più che mai, sarà pronto per innumerevoli, successive rappresentazioni.

Grazia Deledda: l’unica scrittrice italiana che ha vinto il Premio Nobel

Grazia Deledda: l’unica scrittrice italiana che ha vinto il Premio Nobel

Nella storia della letteratura italiana sono state molte le donne che hanno lasciato un segno indelebile—scrittrici e poetesse come Alda Merini Natalia Ginzburg—ma fra i sei scrittori italiani che si sono aggiudicati il premio Nobel c’è n’è stata soltanto una: Grazia Deledda.

Sebbene da molti critici inquadrata nel novero degli autori che fanno parte del movimento Verista, in realtà questa scrittrice nel corso della sua carriera ha messo a punto una poetica peculiare e originale che ne ha caratterizzato la produzione.

Nata a Nuoro, in Sardegna, il 27 settembre 1871 Grazia cresce in una famiglia numerosa, agiata economicamente e con restrittivi valori religiosi imposti dal padre. Le figlie della famiglia Deledda non hanno la possibilità di uscire di casa e confrontarsi con il mondo esterno durante l’infanzia e l’adolescenza, e Grazia comincia così a coltivare un piacere solitario che la consola: la lettura.

A soli 17 anni invia un suo racconto alla rivista letteraria Ultima moda, e comincia così una proficua collaborazione con varie testate di settore, pubblicando altri racconti e poesie. Il vero e proprio inizio della sua carriera, comunque, si può datare nel 1892, anno in cui pubblica il romanzo Fior di Sardegna.

Il libro ottiene delle ottime recensioni, e nel 1895 la casa editrice Cogliati pubblica il suo secondo romanzo: Anime Oneste. E l’anno successivo anche il terzo, La Via Del Male. Nel 1896, dopo essersi sposata con un funzionario del Ministero delle Finanze conosciuto a Cagliari, si trasferisce a Roma, e corona il suo sogno di abbandonare la provincia sarda, di cui non ha mai condiviso la mentalità tradizionale.

In questo periodo comincia una collaborazione con la rivista letteraria Nuova Antologia, e pubblica a puntate due romanzi: Il Vecchio della Montagna e Elias Portolu.

L’inizio del Novecento segna anche la nascita del nucleo familiare di Deledda: dopo la nascita del primo figlio, la scrittrice mette a punto una routine domestica che le consente di continuare a scrivere ogni pomeriggio. È un periodo di grande prolificità, e nel 1904esce il romanzo Cenere, da cui verrà tratto anche un film.

Dal 1910 al 1919, poi, pubblica con una frequenza impressionante: Il nostro padrone e Sino al confine (1910), Colombi e sparvieri (1912), Canne al vento (1913), Le colpe altrui(1914), Marianna Sirca (1915), Il fanciullo nascosto (1916) e La madre (1919). I suoi lavori seguono tutti lo stesso iter di pubblicazione, prima passando per le riviste, e poi pubblicati dalla casa editrice Treves.

Dopo aver pubblicato Il Dio dei viventi, nel 1922, è chiaro a tutti che la prima impronta di Verismo da cui era partita la carriera della scrittrice è ormai un ricordo: al centro dei lavori di Deledda ci sono i sentimenti che innervano gli esseri umani, e le intricate relazioni che questi causano.

Il 10 settembre 1926  riceve il Premio Nobel per la Letteratura, prima e unica donna fra gli italiani, con la seguente motivazione: “Per la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa, con profonda comprensione degli umani problemi”.

A questo punto, però, comincia un lento declino artistico: dopo aver sperimentato periodi di grande prolificità e ispirazione, i lavori di Grazia Deledda cominciano a mostrare segni di affaticamento. All’inizio del 1936 pubblica il suo ultimo romanzo, La chiesa della solitudine: muore pochi mesi dopo, a causa di una malattia che la perseguitava da tempo. Oggi un cratere di Venere porta il suo nome.

Sorgente: Hello! World

Libri EEE scelti da StreetLib per la promozione di tutto il mese di novembre

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Antarctica Observer

  Per l’agente dell’FBI Tom Hewitt l’incubo ha inizio in una fredda mattina di fine Settembre, in un desolato vicolo di New York. A fare la differenza con ogni altro caso di omicidio però è l’identità della vittima; perché sotto i flash implacabili delle fotocamere degli uomini della scientifica non si delineano i tratti di uno sconosciuto, ma le linee familiari e care di Claire Savage, la partner di una vita. La ricerca della verità inizia il suo corso, ostacolata da misteri e segreti che lottano per rimanere nell’ombra, da forze celate nell’oscurità che operano nel più impensabile dei luoghi. Per far chiarezza sulla morte della sua collega l’agente Hewitt dovrà addentrarsi tra i cunicoli labirintici della Observer, base scientifica nel cuore del Plateau Antartico, e combattere contro nemici e contro un male dalla natura inimmaginabile.
 
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Arduhinus

 

Alla fine del decimo secolo l’Italia è cosparsa di rovine. Bande di Saraceni, Ungari, Norreni l’hanno devastata e i discendenti di Carlo Magno si sono dimostrati deboli, incapaci di respingerne le scorrerie. La popolazione per sopravvivere è costretta a rifugiarsi in bastide e castelli, sotto la protezione dei signori feudali.

La situazione di disordine del Regno Italico ha attirato le mire dei sovrani Sassoni, che si sono impadroniti del titolo imperiale. Quando i Sacri Romani Imperatori calano verso Roma per farsi incoronare dal Papa, i loro eserciti si lasciano dietro una scia di saccheggi e soprusi che colpiscono ugualmente contadini e abitanti delle città.

Molti tra i nobili, di origine longobarda o franca, tentano di ribellarsi a quella che sta diventando una dominazione straniera imposta con la forza e spesso sostenuta dai Pontefici romani. Tra loro manca, però, qualcuno capace di unire le forze di grandi feudatari e piccola nobiltà contro lo strapotere dei Sassoni, rivendicando la corona del Regno Italico.

A Plumbia, un castello sul fiume Ticino, nasce nel 955 il secondo figlio del conte Daido. Sul volgere dell’anno Mille, nelle cronache compare sempre più spesso il nome di quest’uomo: Arduhinus.

 
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Come il mare ad occhi chiusi

 

Un omicidio strano, quello di un barista ritrovato con un foro di proiettile in fronte e misteriosi segni su una mano. Un delitto che risveglia la sonnolenta città di Ancona, desta antiche paure, scuote fino a far emergere segreti che erano sepolti dietro rassicuranti apparenze. Una coraggiosa ragazza usa il suo acume per destreggiarsi in una trama intricata che evolve con ritmo frenetico, sfiorando pericoli e doppi giochi mortali. Uscirne viva è una sfida che non è scontato vincere.

Come il mare ad occhi chiusi è un giallo mozzafiato, dove nemmeno la soluzione finale è in grado di offrire il conforto di una certezza. La verità è molteplice, ha più facce e quando il caso sembra risolto, tutto si capovolge di nuovo, per far affiorare segreti ancora più reconditi ed inquietanti.

 
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Dammi un motivo

  Giulia, cartomante cinquantenne alcolizzata, salva una bambina, la ricchissima Céline, da un naufragio e dalla follia del padre. Contando sul fatto che Céline sia ritenuta morta da tutti, le due donne decidono di trascorrere un periodo insieme, inventando una parentela che giustifichi la presenza della ragazzina a casa della cartomante. Ma la loro complicità stenta a decollare. Infatti nasce nella disperazione e nello scontro fra età e situazioni sociali diverse. Eppure, poco alla volta, si consolida grazie alla scoperta di tanti punti in comune. Insieme, Giulia e Céline trovano uno scopo per vivere. Intanto progettano una fuga impossibile dall’altra parte del mondo.
 
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Il cammino di “Neko” Kurotachi

  Nel Giappone della prima era Tokugawa, a cavallo del 1600, un ronin è un samurai ramingo, che non ha un signore da servire, è un pericoloso vagabondo senza onore e indegno di considerazione. Ma Yoshi “Neko” Kurotachi, ronin per tragiche circostanze, non può rinunciare al suo senso dell’onore, perché ritiene che chi è senza onore non possa essere un uomo.
Qualcuno, però, insegna a Neko che si può essere fedeli al bene prima ancora che all’onore, alla verità, prima ancora che alla giustizia. E oltre a tutto questo, c’è ancora l’amore. È questo il messaggio di un gesuita portoghese, Padre Guillermo, da anni in Giappone con pochi confratelli, per portare la parola di Cristo, apparentemente lontana dalla cultura giapponese. Neko, tuttavia, arriverà a rendersi conto che l’atteggiamento esistenziale di un samurai, un uomo votato alla morte con una fiducia assoluta nel suo signore e nell’appartenenza ad una ferrea gerarchia , non è più sufficiente a dare senso alla complessità della vita, al dolore e alla morte, perché il suo cuore è stato toccato dalla scoperta di un amore che perdona ogni errore e scende fin dentro l’oscurità di ognuno di noi.
Sullo sfondo delle atroci persecuzioni contro i cristiani, l’avventura umana e guerriera di Neko Kurotachi porta il lettore in un mondo lontano dal punto di vista temporale e culturale, mettendo però in risalto i sentimenti e le scelte inevitabili che appartengono agli uomini di qualsiasi tempo.
 
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Il cuore sbagliato

 

Un’impressionante serie di delitti efferati, tra il 2014 e il 2015, legati tra loro dalla presenza, accanto ai cadaveri o inciso sui loro corpi, di un numero a quattro cifre, mette a dura prova l’acume investigativo del tenente colonnello dei Carabinieri Corrado Beneghetti e della sua amica Carla Vicini, dei RIS. Un altro elemento comune alle vittime è la loro origine riconducibile alla val Tanaro, tranquilla, provinciale, quasi sonnacchiosa, con i suoi paesini dove tutti conoscono tutti. Ma il male si può annidare ovunque, e molti ricordano ancora un terribile delitto di dieci anni prima, quello di un bimbo di nove anni seviziato e sepolto ancora vivo in un bosco. È possibile che questa crudele uccisione abbia qualcosa a che fare con i delitti presenti? E, soprattutto, è possibile ricondurre tutti questi crimini ad un’unica mano assassina?

Il cuore sbagliato è un romanzo che va oltre i toni del thriller e del noir, per scavare nelle motivazioni profonde dell’assassino, delle sue responsabilità, ma anche dell’ineluttabilità delle sue scelte, in una storia dove quasi nessuno è davvero innocente.

 
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Il filo rosso del male

 

Una tragica realtà è la scomparsa di bambini, soprattutto dai Paesi più poveri, vittime di adozioni illegali o, peggio, di pedofili, di trafficanti di organi…

Nel 1977 viene rapito in Ecuador il piccolo José Mario Albuja, un bimbetto di cinque anni che sogna di diventare un grande calciatore.

Veneto, 2008: Lara Dosi, laureanda in medicina ed aspirante psichiatra, svolge il suo tirocinio presso il Centro di Salute Mentale di Brentiel. La cittadina è piccola, ma tutt’altro che tranquilla: si parla, infatti, dell’esistenza di un mostro che ha rapito, nel corso degli ultimi anni, ben tre bambini, l’ultimo in tempi recenti. I piccoli non sono mai stati ritrovati e, insieme ai bambini, afferma Tiziana, una “gattara” che nutre i randagi che si aggirano intorno all’ospedale, sono scomparsi anche moltissimi gatti, forse un centinaio. Secondo quanto la donna confida a Lara, per scoprire il mostro è necessario indagare tra le persone insospettabili, che hanno salute, successo, denaro. Non sono poche le persone con queste caratteristiche, tra le frequentazioni di Lara Dosi, compreso il giovane psichiatra di cui si sta innamorando. E quando Marika, una paziente del Centro, confida a Lara di “sentire” che l’ultimo bambino rapito è ancora vivo, la studentessa vuole cercare di capire che cosa ci sia dietro a quelle misteriose sparizioni. E lo farà a suo rischio e pericolo… perché il Male, a Brentiel, c’è davvero.

 

Il Longobardo – Terra di conquista

 

Anno Domini 773. Carlo Magno valica le Alpi alla testa di un imponente esercito e in poche settimane cancella il regno longobardo dalle carte geografiche.

Dopo duecento anni di pace l’Italia si trasforma nuovamente in un campo di battaglia dove ognuno deve scegliere da che parte schierarsi. Un dilemma che angoscia anche Claudio, giovanissimo discendente dell’antica e potente famiglia dei Ravello. La sua decisione è resa ancora più difficile dall’improvvisa morte del padre e dalla cospirazione, ordita dai suoi nemici, per ucciderlo e impadronirsi di tutti i beni della famiglia.

Mentre il rombo della cavalleria franca risuona nella pianura devastata dalla guerra, Claudio, aiutato dal fedele amico Mistico e da un pugno di coraggiosi, ingaggia una disperata lotta contro avversari astuti e spietati, compiendo il percorso di maturazione che lo trasformerà in un uomo.

Terra di Conquista è un romanzo dal taglio cinematografico e ricco di dialoghi, nel quale la storia è filtrata attraverso gli occhi del protagonista, che racconta in prima persona. Il risultato è un affresco straordinariamente accurato di un’epoca violenta e remota in cui la cultura di Roma, nonostante l’imporsi della barbarie, non è del tutto spenta, ma sopravvive oltre che nell’orgoglio di Claudio, anche nella forza unificante della lingua latina e della religione cristiana.

Teatro di questa avventura sono la città di Torino, allora sede di un importante ducato, i contrafforti delle Alpi e le paludi e i boschi che all’epoca occupavano gran parte della valle del Po.

 
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L’anno che portavi i capelli corti

 

Silvana deve tornare in Toscana, dopo venti anni d’assenza, per seppellire suo padre. E rovistando tra le polverose cianfrusaglie di quel passato che si era lasciata alle spalle scopre delle lettere, vecchie lettere nascoste con cura. Chi scrive è Agnese l’amante di Elena… sua madre.

Le due donne si erano conosciute da ragazze e si erano innamorate nonostante tutto. Nonostante la vergogna, nonostante la paura e l’ipocrisia di un mondo che stava per cambiare (erano gli anni sessanta) ma che ancora non era pronto ad accettare un amore “diverso” come il loro. Elena però non aveva avuto il coraggio di sfidarlo fino in fondo quel mondo, ad un certo punto si era illusa di poter condurre una vita “normale” e si era chiusa nella sua nicchia protetta costringendosi  a recitare il ruolo di moglie e di madre.

Per Silvana comincia quindi uno struggente viaggio a ritroso che le racconterà l’altra faccia dell’amore, di un amore sacrificato alla vergogna ma che resisterà al tempo e alla morte e darà a lei il coraggio di rimettersi in discussione e cambiare la sua vita

 
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La pavoncella

  Nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1975 muore Pier Paolo Pasolini. Morte violenta, squallida… “pasoliniana” a tutti gli effetti. Pino Pelosi, il “ragazzo di vita” che lo ha massacrato a legnate e gli ha rubato l’auto con cui lo ha investito già esanime, catturato poco dopo, confessa. Benché vi siano incongruenze, parecchie incongruenze, l’idea dell’assassinio maturato nell’ambiente della prostituzione omosessuale soddisfa i media e l’opinione pubblica. Ma fra gli intellettuali, come nelle forze dell’ordine, molti non sono convinti. Circola un’inquietante ipotesi che collegherebbe la fine di Pasolini alle “lotte di potere” all’interno del settore petrolchimico, tra ENI e Montedison, tra Enrico Mattei (morto nel ’62 in circostanze non meno dubbie) ed il suo vice Eugenio Cefis. Pasolini, infatti, si era interessato al ruolo di Cefis nella storia e nella politica italiana facendone uno dei personaggi chiave del misterioso romanzo-inchiesta a cui stava lavorando prima della morte. Così, quando in seguito, a distanza di una settimana l’uno dall’altro, vengono trovati i cadaveri seminudi di due alti dirigenti dell’ENI e spuntano le copie ciclostilate degli appunti di Pasolini con i nomi di maggiorenti della DC e dell’ENI legati alle vicende dello stragismo italiano, un brivido scuote parecchie schiene nei palazzi del potere. Oltre alla pista politica, però, altre sono possibili, e recano l’impronta di due donne: Santina Martino, ammaliante pittrice e ballerina di danze orientali che usa la sua avvenenza per irretire e spillar soldi a facoltosi manager e Luana Dabrowska, moglie del Prefetto di Roma, dirigente all’ENI come i due morti, algida carrierista; una donna dal passato oscuro le cui origini si perdono nella tragedia della repressione nazista nel ghetto di Varsavia. Due sirene… che renderanno a Soccodato molto difficile dipanare l’intricata matassa.

 

L’intruso

 

John Rampini, uomo abitudinario e mediocre, fa il cronista in un giornale di provincia.

Un pomeriggio, rientrando dal lavoro, scopre che qualcuno si è introdotto nel suo appartamento e ha mangiato nella sua cucina. La cosa si ripete ma in maniera più invasiva, dato che l’intruso inizia a lasciare in casa del giornalista degli oggetti personali, che sistema ordinatamente in armadi e cassetti.

Nel frattempo, proprio nel quartiere dove vive Rampini, una donna viene uccisa in modo raccapricciante.

John sente che il colpevole è l’intruso e ne ha la conferma quando scopre che la collana che ha trovato una sera sul suo comodino apparteneva proprio alla vittima.

Chi è questo misterioso personaggio, che continua a intrufolarsi nella vita del nostro mediocre cronista, il quale sarà testimone di altri efferati delitti e a comunicare con lui nelle settimane successive? Il lettore sarà ben presto in grado di formarsi un’opinione precisa, suffragata dalle indagini della polizia e dalle analisi di uno psichiatra e sarà certo di aver individuato l’assassino. Intrigante ma facile, perfino scontato.

Ma sarà proprio così?

 
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L’oro di Gorgona

 

9 settembre 1943: il giorno dopo l’armistizio di Badoglio, una nave militare attracca all’isola di Gorgona per nascondervi quattro tonnellate d’oro. Eseguita la missione, la nave viene silurata sulla via del ritorno e l’unico sopravvissuto registrerà in un diario personale l’avvenimento, indicando il luogo segreto dove è seppellito il tesoro. Sarà un bisnipote a leggere quel diario e a permettere il ritrovamento del tesoro. Mentre è in corso il trasferimento al caveau della Banca d’Italia, la malavita italiana, in combutta con la mafia albanese, riesce a sottrarre il tesoro e a trasportarlo in Albania.

L’oro di Gorgona lascerà dietro di sé una lunga scia di sangue, ed i responsabili di questo non sono solamente i malviventi, ma anche personaggi insospettabili, “mele marce” ben nascoste e assolutamente nostrane.

Toccherà ancora una volta a Nicholas Caruso, Ruben Monteleone e ai loro compagni sotto copertura cercare di ristabilire la giustizia, e lo faranno, come sempre, con i loro metodi non sempre ortodossi ma coraggiosi ed efficaci.

 
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Nero pesto

  Roma, 1979. Sono gli anni in cui eversione nera e terrorismo rosso insanguinano la Capitale aggiungendosi agli attacchi diretti allo Stato culminati nel rapimento e uccisione di Aldo Moro. Omicidi, sequestri, rapine, violenze hanno spesso connotazione ideologica e così, quando un portinaio di 60 anni iscritto al MSI, Alfredo Mancini, viene trovato morto, orrendamente mutilato, il commissario capo della Squadra Mobile Umberto Soccodato si indirizza senza esitare sulla pista politica, benché le caratteristiche del delitto lascino ipotizzare un movente passionale forse omosessuale. Qualche giorno dopo, nello stesso stabile, avviene un secondo omicidio. A parte il teatro dei delitti e le simpatie destrorse delle vittime, non parrebbe esserci un comune denominatore tra i due casi. Ma è davvero così? Soccodato e i suoi collaboratori si muovono non senza grossi rischi e affanni nel sottobosco del terrorismo neofascista che per le sue aderenze con gli ambienti istituzionali e con la grande criminalità capitolina si rivela un nemico quanto e forse più insidioso delle temibili e meglio organizzate formazioni eversive di sinistra.
 
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Swatch

  Due ragazzi come tanti, ai giorni d’oggi.
Sullo sfondo, una Bologna giovane e feriale.
Luca ed Allyson vivono intensamente le emozioni della loro età: il sogno di fare carriera nello sport, la fine della scuola e le scelte future, la definizione della propria identità. Assieme alla loro comitiva, assaporano il successo, l’amore, l’amicizia e le ambiguità presenti in ciascuna di queste tre cose, senza riuscire ad immaginare l’asprezza dei passaggi che li attendono.
Improvvisamente, la spensieratezza lascia il posto al disincanto dell’età adulta, e i due si ritrovano sospesi, costretti entrambi, attraverso molte contraddizioni, ad affrontare le loro paure più grandi, che li porteranno ad interrogarsi sul senso delle cose, e ad imparare più di quanto avrebbero mai immaginato sul passare del tempo, sulla felicità, su Dio e, in ultimo, sulla vita.
 
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Uccidi Cenerentola

 

Amelia ha quarantatré anni, una vita perfettamente incastonata nella città in cui vive, sposata con due figli e lavoro part-time di impiegata. I suoi giorni si susseguono uguali e senza scosse, scanditi da una protettiva, semplice quotidianità.

Un giorno, una telefonata inaspettata le fa conoscere Armando, lasciato dalla moglie e vittima di solitudine e tormento. Inizia così un rapporto telefonico denso di comprensione e confidenze dove vige il patto non detto dell’anonimato.

Armando capisce che in Amelia brucia ancora il desiderio di sentire emozioni che da anni non riconosce più e, forte della fiducia che si è conquistato, la convince ad un incontro in una stanza buia. Buia perché Amelia sa di non essere più una donna attraente e non vuole essere giudicata. Ma anche Armando ha qualcosa da nascondere, un motivo per cui non vuole essere visto…

 
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Un mondo perfetto

 

Cosa è successo nella vita di Alexandre Vanzan, giovane architetto parigino di successo, dall’averlo portato ad un passo alla morte dopo uno spaventoso volo dalla finestra del suo palazzo? Chi è il suo aggressore: quel vicino di casa senza volto né nome e di cui egli ha finora ignorato l’esistenza? E perché quell’aggressione? E poi, ne è stato davvero la vittima oppure la verità è un’altra, magari nascosta in quella camera murata dal padre vent’anni prima, nel cuore del suo appartamento?

Mentre Alexandre cerca affannosamente una risposta, tutto nel suo mondo apparentemente perfetto diventa sempre più enigmatico e sconvolgente: esseri senza volto tormentano i suoi giorni e le sue notti; lettere anonime richiamano la sua infanzia difficile; due strani poliziotti seguono le sue mosse mentre il suo avvocato rimane vittima di un misterioso incidente stradale. Cosa lega poi Alexandre all’inspiegabile suicidio del suo collega Malnot? E chi è Marianne, la giovane e sensuale ragazza che gli si presenta come sua collaboratrice ma che lui non ricorda di aver mai conosciuto?

Ma è a Venezia, dove Alexandre deve urgentemente recarsi, che la ricerca della verità si tramuta in un abisso sempre più disperato di orrore, mistero e morte, fino a un incredibile e sconvolgente epilogo.

Un thriller teso, finemente costruito, ricco di azione e continui colpi di scena. Un thriller sospeso tra Paradiso e Inferno, con un personaggio che non dimenticherete facilmente. Nel bene come nel male.

 
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Un salto in paradiso

  Materio, un piccolo paese della collina torinese, è il posto classico dei pranzi domenicali fuori porta, nella natura e nella bellezza delle cose semplici, che però diventa lo scenario di un delitto di efferata crudeltà che sconvolge i cittadini del paese e anche il maresciallo capo dei carabinieri Daniele Magreschi.

Accadimenti inaspettati si accavallano alle indagini per scoprire l’assassino e quello che viene alla luce, prima di tutto, sono le crepe esistenziali degli uomini e i limiti, che da essi stessi discendono, di un posto che sembra il paradiso e probabilmente non lo è.

 
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