I nostri autori vincono

I nostri autori vincono

I nostri autori vincono, arrivano nelle finali dei concorsi e, alla fine, spesso vengono premiati

Esiste una lunga lista di premi che possono vantare gli autori EEE e non lo diciamo solo per orgoglio (che comunque proviamo per ognuno di loro), ma anche come dato oggettivo, dal momento che arrivare in finale, in mezzo a moltissimi altri autori partecipanti e riuscire a portare a casa anche qualche premio, non è proprio così facile. Chi è avvezzo a partecipare ai vari concorsi ne sa qualcosa.

Quello che vi riportiamo è un elenco dei premi, le menzioni, i piazzamenti significativi che i nostri autori si sono aggiudicati sia con opere pubblicate con EEE sia con altri scritti (perché non dovremmo citarli? D’altra parte il talento è pur sempre talento) e il tutto è stato conseguito “solo” nel brevissimo arco di tempo che c’è fra inizio Settembre e la fine di Ottobre.

Gli ultimi, ma solo per ordine cronologico, sono stati Elena Grilli e Gianni Vigilante che sono arrivati, rispettivamente, al primo e secondo posto al Premio Letterario Internazionale Terra di Guido Cavani, lo stesso in cui, tra l’altro, si sono ben piazzate Danae Lorne e Lena Vinci, Daniela Vasarri, Lorena Marcelli e Margherita Terrosi.

C’è da dire che Elena ha “sbancato il botteghino” aggiudicandosi non solo il Primo Premio, ma anche il Premio Speciale per il miglior Incipit.

All’interno del panorama concorsi (sempre da inizio Settembre a fine Ottobre), non possiamo dimenticarci di:

Claudia Lo Blundo 
Premio Letterario “Solo per Cultura: ammuinamm’ ‘stu paese!” ideato dalla Piccola Libreria 80mq – finalista per libro di favole inedito
Premio Letterario Luisa Ronconi – finalista per racconto
Premio Letterario Amarganta – menzione d’onore per romanzo in e-book
Premio Letterario Giornalistico Piersanti Mattarella – finalista per romanzo edito

Margherita Terrosi è fra i vincitori del Concorso Letterario “Racconti Toscani 2017, indetto da Historica edizioni in collaborazione con il sito Cultora

Vincenzo Mazzà ha conseguito il primo posto nella sezione Libro di Poesia al XXVIII Premio Letterario Nazionale “Città di Pinerolo”;

Silvana Zanon si è classificata prima in Veneto al Premio Letterario La Giara;

Irene Rossi
Ha vinto il quarto premio nel III Concorso Artistico Letterario Nazionale “Pontevecchio” di Firenze
Quinta al Premio Letterario Nazionale “Caro Fabrizio ti racconto di un’attesa”

Emanuele Gagliardi ha conseguito il Premio Speciale della Critica per Tecnica Narrativa al VII Premio Letterario Nazionale “Scriviamo Insieme”

Lidia Chiarelli si è aggiudicata la segnalazione di merito al Premio Nazionale di Letteratura “Il Meleto di Guido Gozzano”
Medaglia d’argento al Premio Nazionale di Arti Letterarie Metropoli di Torino – XIV Edizione – Anno 2017

Oliviero Angelo Fuina ha ricevuto il Premio Verbumlandiart alla quinta edizione del Premio Internazionale di Poesia e Prosa “Città del Galateo” 2017

Grazia Maria Francese
Secondo posto al Premio Cronin sezione narrativa (con un racconto inedito)
Finalista al Premio Internazionale di Narrativa “Il Prione” (con un altro racconto)

Maria Luisa Mazzarini Premio Polverini – 4° posto sezione poesia simbolista

Iano Lanz Premio Letterario Amarganta – menzione d’onore per romanzo in e-book

Roberta Andres Premio Letterario Amarganta – miglior caratterizzazione di genere per romanzo in e-book

Elena Grilli ha conseguito il Diploma di merito al Premio Letterario Roccagloriosa V edizione – racconto inedito
Primo posto nel V Concorso per romanzi inediti EEE

Cinzia Morea e Giancarlo Ibba secondo posto nel V Concorso per romanzi inediti EEE

Daniela Vasarri
Finalista al Concorso Letterario “Lombardia segreta”
Finalista al Premio Letterario “Mangiaparole

Lorena Marcelli Premio Letterario Amarganta terza classificata ex aequo

Lidia Del Gaudio finalista a Un Libro per il Cinema

Sicuramente ve ne sono altri, che al momento non ci vengono in mente, che potrebbero andare ad arricchire questa lista già piuttosto sostanziosa.

 

 

 

Che ne pensa l’Accademia della Crusca della lingua italiana sui social?

Che ne pensa l’Accademia della Crusca della lingua italiana sui social?

Abbiamo chiesto a Vera Gheno, una collaboratrice dell’Accademia della Crusca, di analizzare la lingua italiana al tempo dei social

di Mattia Nesto

La notizia ve la ricordate un po’ tutti. Lo scorso 19 giugno, durante la prima prova dell’esame di Maturità, sul sito del Ministero dell’Istruzione apparve questo sciagurato titolo: “Traccie prove scritte“. Ovviamente l’epic-fail del MIUR ha sollevato in brevissimo tempo un gran polverone. Motivo in più per comprendere meglio quanto il linguaggio sulla rete sia un argomento di fondamentale importanza per la nostra società. A questo proposito, recentemente, è uscito per Franco Cesati Editori un interessante libro, Social-linguistica. Italiano e italiani da social network , in cui si analizza come comportarsi, a livello linguistico e non solo, sui social network. Abbiamo raggiunto durante una conferenza in un liceo di Lecce l’autrice, Vera Gheno, sociolinguistica, traduttrice dall’ungherese e collaboratrice dell’Accademia della Crusca. Con lei abbiamo intrapreso un viaggio nei meandri dei peggiori obbrobri linguistici visti sui social e sulle ultime tendenze riscontrabili sull’internet. Alla fine abbiamo strappato anche un paio di consigli davvero ma davvero utili.

All’inizio del tuo libro citi una ricerca che ci ha lasciato abbastanza stupiti: in Italia nel 2016 ci sono più SIM del telefono che abitanti. Eppure, ancora oggi, gli italiani non sono così avvezzi all’uso di internet: come mai questa disparità da parte di un popolo costantemente attaccato allo smartphone eppure non amante di consultare internet?
Beh va ricordato che i dati che ho utilizzato nel mio libro sono stati presi dall’annuale ricerca condotta da We Are Social, un’agenzia che ogni anno fa un mega power-point con i dati che interessano tutto il mondo e quindi anche l’Italia. Detto questo non mi sembra una cosa così strana il fatto che gli italiani siano persone che amano parlare, fare pettegolezzi e mettersi a telefonare in giro. Trovo sia qualcosa di intimamente legato a noi a livello strutturale e antropologico. Viceversa per consultare internet, anche per le ricerche più banali e amene, occorrono delle competenze più o meno precise che, almeno nel nostro Paese, ancora non tutti hanno. C’è anche da dire che gli standard di connessione nella Penisola è abbastanza basso per tante ragioni, tra cui la conformazione morfologica e le linee telefoniche preesistenti le quali, grosso modo, è dai tempi di Meucci che non sono cambite. Paradossalmente, Paesi “nuovi” in questo senso come l’Estonia, dove non vi era o quasi linea telefonica, sono passate con rapidità alla banda larga. Da noi ci vorrà ancora del tempo.

Ad inizio di Social-linguistica fai riferimento al cosiddetto linguaggio neostandard, ovvero un tipo di linguaggio buono per tutte le occasioni: di che cosa si tratta?
L’italiano ha avuto una storia molto particolare, direi unica. Fino all’altro ieri, ovvero gli anni Sessanta, era parlato da una minoranza di persone. La maggioranza preferiva comunicare in dialetto, l’unica vera lingua padroneggiata. C’è voluta la televisione per unirci a livello linguistico. Ma oltre a questo l’italiano inteso a livello proprio linguistico, è una lingua artificiale, costruita lungo i secoli a partire da Bembo e per finire con Manzoni e da sempre si è sentita una certa differenza, se non distanza, tra la lingua insegnata a scuola e quella usata tutti i giorni. Ecco il neostandard (termine coniato dal linguista Gaetano Berruto) è, possiamo dire, l’italiano parlato dall’italiano medio, ovvero una lingua semplificata ma che viene veramente usata. Rispetto a quella che studiamo a scuola, nel neostandard c’è la totale scomparsa di pronomi come egli, sostituito con lui, si usano meno tempi e modi verbali e le congiunzioni giacché e affinché totalmente dimenticate. Non è un indebolimento dell’italiano ma la normale evoluzione della lingua derivata dalla pressione dei parlanti.

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Due racconti gratuiti da leggere in un fiato

Due racconti gratuiti da leggere in un fiato

Sogni ricorrenti e Acque agitate sono due racconti, tratti rispettivamente dalle antologie Amore e Morte e Bugie e Verità (entrambe pubblicate da EEE e curate da Il Mondo dello Scrittore), che sono distribuiti gratuitamente su tutti i più conosciuti store online.

Brevi storie in grado di colpire la fantasia dei lettori e da leggere in pochissimo tempo, giusto quei pochi attimi che servono per sorseggiare un caffè.

Sogni ricorrenti

Giacomo e Marcella si amano e la loro vita pare essere l’icona perfetta dell’amore ideale. Eppure, nel corso della notte, Giacomo sogna più volte di uccidere la moglie. Cosa si nasconde, in realtà, dietro a queste visioni oniriche?

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Sogni ricorrenti – versione epub

Acque agitate

Al largo delle coste libiche inizia un gioco tattico alquanto pericoloso, che vede coinvolta la Marina Militare Italiana e l’esercito libico. Inizialmente alleati, per sconfiggere l’annosa questione delle migrazioni clandestine, i due schieramenti rischiano di ritrovarsi sul campo opposto della battaglia, a causa di tradimenti, rapimenti e trappole, sapientemente intessute da menti corrotte.

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Acque agitate versione epub

Perché sono gratuiti? Perché gli autori hanno generosamente deciso di lasciare ai lettori una traccia delle loro capacità, sperando che queste brevi chicche possano stuzzicare ulteriormente la fantasia e il desiderio di leggere. E se non sapete a quale genere dedicarvi o quale sia il romanzo che possa soddisfare i vostri gusti, vi ricordiamo che nella nostra sezione Free Ebook si possono scaricare delle versioni piuttosto consistenti dei libri presenti nel catalogo EEE

La ricerca della verità

La ricerca della verità

In un mondo in cui imperversano falsi profeti, bufale online e volponi della pseudoscienza, la razionalità è la nostra arma di difesa dalla miriade di informazioni da cui siamo bombardati.

di Silvana Zanon

Sono un medico, è vero. O per lo meno, ne ho la formazione.
Ho il poster di Galileo attaccato in ufficio, mi diverto a svelare i trucchi di maghi che, nelle catene di Whatsapp, dicono di essere in grado di leggere nella mente, e stimo chi, onestamente (e soprattutto in maniera disinteressata), va alla ricerca della verità.

In un interessante convegno a cui ho partecipato lo scorso mese si è parlato di come smascherare le truffe pseudoscientifiche e le ciarlatanerie nel web: in quell’occasione, un relatore ci ha ricordato che noi scienziati dobbiamo essere come San Tommaso nel quadro di Caravaggio, che deve mettere il dito nella piaga del costato di Cristo prima di  credere a ciò che gli viene raccontato. Deve verificare.

Sacrosanto.

In un mondo in cui imperversano falsi profeti, bufale online e volponi della pseudoscienza (rigorosamente a fini di lucro), la razionalità è la nostra arma di difesa dalla miriade di informazioni da cui siamo bombardati.
Ma la domanda è: oltre a tutto ciò che si può vedere e toccare… C’è altro?
Continuo ancora a chiedermi quale sia il confine tra mente e anima.

E soprattutto, se esiste.
Se non siamo semplicemente una combinazione di processi biochimici a livello cerebrale e di neurotrasmettitori, che si traducono in quelle che noi chiamiamo emozioni, sentimenti, pulsioni. O se c’è davvero qualcos’altro. Qualcosa che sopravvivrà alla carne, alle ossa, alla cenere e alla polvere. E al resto del mondo visibile.

Un paio d’anni fa, un’infermiera mi prestò un libro di Padre Gabriele Amorth, il noto esorcista venuto a mancare nel settembre dello scorso anno. Poi ne ho letto un secondo, un terzo e un quarto.

E mi si è aperto un mondo. Lo ammetto, sono rimasta affascinata dai racconti del prete modenese: magia nera, magia bianca. Sensitivi. Maghi in grado di nuocere a distanza alle persone, in genere su commissione. Sette sataniche. Persone che hanno venduto l’anima al demonio in cambio di successo e beni nella vita terrene. Il Nemico che, subdolamente e sotto sintomi fisici o psichici, è in grado di nuocere alle persone. E gli esorcisti che, in virtù del loro investimento, possono liberarli.

Assurdo, mi grida la mente razionale.

Però… c’è un però: quella parte atavica e istintiva di noi che crede alle favole, il bambino di un tempo rimasto avvinghiato al nostro inconscio, quello che restava per ore, con gli occhi sgranati ad ascoltare le fiabe di streghe, principesse e cavalieri oscuri sussurrati da chi ce le leggeva quando ancora non conoscevamo l’alfabeto.

Quel bambino ha preso brandelli di racconti dell’esorcista come se fossero pezzi di Lego, e li ha mescolati con la realtà: col mio amore incondizionato per i gatti, con i ricordi che ho dell’Ecuador, terra delle mie origini. E anche con ciò che non esiste, che è solo frutto della mia mente. È venuto fuori l’abbozzo di una trama. Con quell’immenso dono che è la nostra fantasia, che ci dà la capacità di creare.

Detto ciò, lasciando da parte i giochi del bambino, e rivolgendomi alla mia parte adulta… Credo che sia possibile ciò che ho letto in quelle pagine?

Mah. Non lo so.

Ci vorrebbe il paziente lavoro dello scienziato, gli studi in triplo cieco: prendo tre gruppi di persone con possibili sintomi da possessione. A un gruppo somministro il farmaco che il medico ritiene appropriato, sul secondo gruppo agisco con l’esorcismo, mentre col terzo gruppo non faccio nulla.

E alla fine conto: quanti guariti nel gruppo A? Quanti nel B? Quanti nel C?
Qual è il gruppo in cui i pazienti hanno avuto maggior beneficio?
Poi, con strumenti statistici, valuto se la differenza tra i gruppi può essere dovuta al caso o no. Se l’esorcismo ha avuto efficacia nulla, oppure semplicemente paragonabile all’effetto placebo.

Però devo riconoscere una cosa, anzi due: innanzitutto, Padre Amorth, prima di ricevere una persona e prenderla in carico, la invitava a sottoporsi a visite mediche e psichiatriche. E riteneva che nella maggior parte dei casi, la risposta si trovasse in quell’ambito.

Seconda cosa, e forse ancora più importante: la gratuità dei suoi interventi.
Chi lo aveva intervistato nella sua casa, parlava di una dimora umile e spartana. Dubito che il sacerdote si sia arricchito con un lavoro che, a detta sua, lo teneva occupato per tante, troppe ore al giorno per uno della sua età. La sua fonte di guadagno potevano essere i diritti d’autore sulla vendita dei suoi libri, d’accordo. Ma il suo tenore di vita, stando a quanto ho letto in alcune testimonianze, non lo rifletteva.

E una cosa di cui ho rispetto, personalmente, è l’onestà intellettuale. E la buona fede.
Cosa che il sacerdote modenese aveva.
Poi è vero: “La scienza vede, e quindi crede. La religione crede, e quindi vede”. Ma la fede, in fondo, è proprio questo.

I vincitori del V concorso EEE per il giallo, il thriller, l’horror e il noir

I vincitori del V concorso EEE per il giallo, il thriller, l’horror e il noir

Il quinto concorso EEE, dedicato questa volta ai generi giallo, thriller, horror e noir, si è concluso e ne sono emersi cinque scrittori che sono riusciti a incontrare i gusti della nostra esigente Editora, Piera Rossotti Pogliano. Non è stato facile scegliere, ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato e tutti quelli che hanno collaborato per individuare i testi che meglio avrebbero potuto inserirsi nel vasto catalogo EEE.

Terzi classificati a pari merito

Massimiliano ROSSI

È solo questione di tempo

Eros BELLISTRACCI

Un taglio al passato

Secondi classificati

Giancarlo IBBA e Cinzia MOREA

Lo Spirito del Lago

Prima classificata

Elena GRILLI

Il cerchio delle donne

Tutti i romanzi saranno pubblicati con regolare contratto editoriale in formato e-book; il primo e il secondo romanzo classificati saranno pubblicati anche in formato cartaceo. Nel VIDEO della proclamazione a seguire sono presenti anche le motivazioni.

Vi ricordiamo, inoltre, che è stato bandito da poco il nuovo concorso EEE (il bando di concorso lo potete trovare QUI), questa volta dedicato al romantico contemporaneo, intendendo per romantico contemporaneo un romanzo incentrato su sentimenti ed emozioni vissuti al giorno d’oggi, non necessariamente romanzi d’amore con il classico lieto fine. I manoscritti potranno essere inviati entro il 31 marzo 2018.

La punteggiatura nel discorso diretto

La punteggiatura nel discorso diretto

La punteggiatura nel discorso diretto varia a seconda delle scelte editoriali di ogni Casa Editrice

di Piera Rossotti

Croce e delizia dei correttori di bozze!
Ma esistono delle regole? Più o meno.

Il mio consiglio è quello di consultare un manuale di stile (per esempio quello di Roberto Lesina, pubblicato da Zanichelli), e comunque di avere delle regole a cui attenervi. Insomma, non spargete virgolette, punti e virgole come il parmigiano grattugiato sulla pasta…

Ogni casa editrice, in genere, fa le sue scelte editoriali, ha le sue manie. Qui vi spiego le scelte di EEE.

Noi usiamo le virgolette basse, i cosiddetti «caporali» (un modo rapido per inserirle dalla tastiera del PC è quello di tenere schiacciato ALT mentre, sul tastierino, digitate 174 per le virgolette aperte e 175 per quelle chiuse).

Ma veniamo al discorso diretto. Vi sembrerà complicato, ma non lo è, se si parte da un semplice ragionamento: ci sono due casi principali, che si verificano quando dovete inserire il discorso diretto nella narrazione:

1) la battuta è “assoluta”, ossia non ha legami in una frase.

2) le parti al discorso diretto sono inserite in una frase o accompagnate dai cosiddetti “verbi dichiarativi” (dire, spiegare, aggiungere… ecc.).

Vediamo qualche esempio:

1) Con le battute “assolute”, tutta la punteggiatura va all’interno delle virgolette:

«Buongiorno.»

«Come stai?»

«Bene!»

2) Vediamo qualche esempio quando il discorso diretto è inserito in una frase:

L’uomo entrò e disse: «Buongiorno».

L’uomo disse: «Buongiorno!»  No punto esterno

«Buongiorno» disse l’uomo entrando.

«C’è Maria?» domandò.

«Eccola laggiù!» rispose il ragazzo.

«Non la vedo» mormorò l’uomo, smarrito.

Notate che punto esclamativo, interrogativo e puntini di sospensione sono inseriti nelle virgolette, ed è logico, perché danno il tono della battuta; il punto finale chiude la frase. Se non c’è forma interrogativa o esclamativa nel discorso diretto, basta un punto finale. Notate pure che “disse”, “domandò”, “rispose”, “mormorò” sono scritti con la minuscola.

Bisogna sempre valutare, infatti, se la frase continua o se inizia una nuova frase.

Qualche altro esempio:

«Mi domando» disse Mario «dove siano finiti i miei calzini.»

«Grazie per il tempo che mi ha dedicato» disse alzandosi. «Spero di rivederla presto» aggiunse mentre apriva la porta.

Alcuni editori, dopo le virgolette chiuse, inserirebbero in questi casi anche una virgola («Mi domando», disse Mario, «dove siano finiti i miei calzini».) ma a mio parere è una ridondanza, la pausa è già indicata dalle virgolette chiuse.

Visto? Non è poi così complicato!

Valeria De Cubellis ha presentato Un salto in paradiso

Valeria De Cubellis ha presentato Un salto in paradiso

di Valeria De Cubellis

Splendido pomeriggio quello di giovedì 28 settembre presso la biblioteca civica “Nicolò e Paola Francone” di Chieri. E non solo perché la Sala Conferenze era pervasa da uno squisito tepore di luce ancora estiva, ma perché in quella sala, dialogando con Riccardo Marchina, giornalista del Corriere di Chieri, ho avuto l’opportunità di parlare del mio romanzo “Un salto in paradiso” edito da EEE.

Sono una scrittrice esordiente, ebbene sì.

Scrivere è da sempre, senza esagerare, la mia passione, ma nessuno sobbalza per il mio nome, quando esce un mio libro, fortunatamente ad esclusione dei famigliari più stretti.

Con molto orgoglio, poiché selezionata dal talento esperto di Piera Rossotti, l’appassionata responsabile editoriale di Edizioni Esordienti E-book, ho pubblicato una storia in cui credo, a cui tengo alla stregua di un figliolo e sono lieta di poterne parlare, tutte le volte che mi si offre l’occasione per farlo.

Dirò di più: di parlarne, di farla conoscere, io sento il bisogno, quasi allo stesso modo in cui ho sentito, insieme al piacere, quello di scriverla. Scrivere rientra nei fini meccanismi che compongono la mia fisiologia, e mi permettono di funzionare e vivere. Se scrivo il mio essere si dispiega completamente: se scrivo, sono io. Ma non si tratta di uno sterile esercizio fine a se stesso e nemmeno di uno sfogo psicologico da produrre e poi ricoverare in un cassetto.

Scrivere è il mio modo di stare al mondo e di vederlo, di darne un’interpretazione, e ha senso quando, divenendo storia, si presta al confronto con i lettori, entra nella testa di persone che hanno voglia di leggerla e di farla propria. Il desiderio, quando ne parlo, è di convincere chi mi ascolta ad entrare in ciò che ho scritto e mi pulsa nelle vene anche quando mi trovo davanti una persona soltanto che mi concede il tempo di ascoltarmi, mostrando negli occhi una scintilla di interesse.

Ho scorto molte scintille, giovedì in sala, negli sguardi attenti dei presenti. È un progetto quasi folle, fare della scrittura un mestiere e volere raggiungere molti lettori, soprattutto da sconosciuta, soprattutto in Italia, e mi fa spesso sentire come don Chisciotte. La luce vitale di quelle scintille però mi anima e mi redime, di fronte ai mulini a vento. Nella sua poesia dedicata al paladino picaresco per eccellenza, Hikmet definisce don Chisciotte “cavaliere invincibile degli assetati”: colui che mai si arrende perché possiede lo spirito indomito di chi crede nelle proprie battaglie. Con quello stesso spirito cercherò nuove occasioni per raccontare ciò che scrivo. Sia raggiunto fin d’ora dal mio grazie più sentito chiunque vorrà leggerle.

Viaggio nella Londra letteraria, sulle orme dei grandi scrittori inglesi

 

 

Viaggio nella Londra letteraria, sulle orme dei grandi scrittori inglesi

Ecco alcune tappe per un viaggio nella Londra letteraria, nei pub, nei parchi e nelle librerie che hanno ispirato i grandi della letteratura inglese… – Immagini e particolari

Una delle città più frenetiche e culturalmente vivaci d’Europa, Londra offre molte attrattive ai visitatori, anche in relazione al cosiddetto “turismo letterario”: oltre alle splendide librerie e biblioteche della città, di cui vi abbiamo già parlato, offre anche la possibilità di visitare pub, ristoranti e parchi ispirati alla letteratura. 

Traendo spunto dalle proposte di Bustevi segnaliamo alcune tappe consigliate per un itinerario nella Londra letteraria, alla scoperta dei luoghi che hanno ospitato, e talvolta ispirato, i grandi autori della letteratura inglese, da Shakespeare Virginia Woolf, da Oscar Wilde a James Matthew Barrie.

 The George Inn è uno dei pub più antichi di Londra, tanto che perfino Shakespeare ebbe modo di frequentarlo, come anche Charles Dickens, che lo cita in La piccola Dorrit. 

londra letteraria the george inn

– The Sherlock Holmes Museum, al 221B di Baker Street l’abitazione del celebre investigatore creato da Arthur Conan Doyle è diventata un piccolo museo dedicato al celebre personaggio, maestro della deduzione.

londra letteraria Sherlock Holmes Museum

– Il Pub di Sherlock Holmes è un suggestivo ristorante di tradizionale cucina inglese che ospita diversi cimeli ispirati ai gialli dell’infallibile investigatore e un salotto arredato per riprodurre quello descritto nei libri.

the sherlock holmes londra letteraria

– The Globe, lo storico teatro in cui venivano rappresentate le opere di Shakespeare, talvolta alla presenza della stessa regina Elisabetta.

the globe londra letteraria

– Persephone Books è la libreria di un piccolo editore specializzato nella ristampa della fiction meno conosciuta degli anni ’20, soprattutto di autrici donne, tutte stampate con una copertina grigia che rende i suoi libri unici.

londra letteraria persephone books

– La casa della famiglia Darling di Peter Pan si ispirava a quella della famiglia Llewellyn-Davies, che l’autore conosceva; nel libro viene riportato un indirizzo fittizio, ma con tutta probabilità si tratta della casa al numero 31 di Kensington Park Gardens.

londra letteraria kensington gardens bloomsbury

 Libreria è una libreria e allo stesso tempo una sala di lettura, accogliente e originale, ma soprattutto senza wi-fi e senza caffetteria, per evitare ogni distrazione dalla lettura.

Sorgente: Viaggio nella Londra letteraria, sulle orme dei grandi scrittori inglesi – Il Libraio

Sesta edizione concorso EEE: L’amore ai tempi del web

Sesta edizione concorso EEE

L’amore ai tempi del web

Edizioni Esordienti E-book indice la sesta edizione del concorso per il romanzo di genere, con l’intento di incoraggiare e far conoscere i buoni autori “non ancora famosi” ma meritevoli di emergere, dedicata al romanzo di sentimenti nel mondo contemporaneo, per la nostra collana “L’amore ai tempi del web”.

1) La partecipazione è gratuita e riservata ad autori che non abbiano mai pubblicato con EEE.

2) Le opere, in formato .doc (no pdf), di lunghezza compresa tra 100 e 300 cartelle editoriali (una cartella = 1800 battute, spazi compresi, ecco un video dove lo spiego: http://youtu.be/frKp7qEJWEY) dovranno pervenire entro il 31 marzo 2018, in allegato a una mail con l’indicazione in oggetto: “Concorso EEE – L’amore ai tempi del web ” indirizzata a ilmiolibro@edizioniesordienti.com; la mail dovrà obbligatoriamente contenere nome, cognome, indirizzo, data di nascita dell’Autore, nonché la dichiarazione che l’opera inviata è frutto del suo ingegno ed assolutamente inedita (anche su internet) e la dicitura “Autorizzo il trattamento dei miei dati personali, ai sensi del D.lgs. 196 del 30 giugno 2003”. Dovranno inoltre essere allegati, oltre al testo completo, una sinossi di max 1500 battute e una breve biografia dell’autore.

3) La Giuria è composta dalla Redazione di Edizioni Esordienti, coordinata dall’Editore, Piera Rossotti Pogliano; il giudizio è inappellabile e il premio, in mancanza di opere valide, può non essere assegnato.

4) Tra le opere pervenute, saranno scelti tre vincitori; la proclamazione avverrà entro il 30 aprile 2018, tramite comunicato sulla pagina Facebook della Casa Editrice e sul blog edizioniesordientiebook.altervista.org; i vincitori saranno inoltre avvertiti via mail.

5) Il premio consiste nella pubblicazione gratuita, con regolare contratto, dell’opera in formato e-book, a cui si affiancherà, per il primo classificato, anche la pubblicazione cartacea, della quale l’Autore riceverà 20 copie gratuite. Gli e-book saranno distribuiti su tutti i webstore raggiunti dalla piattaforma StreetLib, l’edizione cartacea tramite il sito www.edizioniesordienti.com, Amazon e/o eventuali altre librerie, online o tradizionali.

6) Tutto quanto non specificato nel presente Regolamento è a discrezione della Giuria.

 

 

Come vanno i libri in Italia

Come vanno i libri in Italia

L’editoria è in ripresa ma il problema è il solito, dicono i dati: si leggono sempre meno libri

Alla Buchmesse, la fiera del libro di Francoforte in corso in questi giorni fino a domenica, è stato presentato il rapporto sullo stato dell’editoria italiana del 2016 curato dall’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Editori (AIE). Il rapporto spiega cosa è successo nel mercato editoriale nell’ultimo anno: la notizia principale è che il fatturato complessivo delle case editrici è cresciuto rispetto all’anno precedente. Tuttavia questo aumento si deve principalmente all’aumento del prezzo dei libri e non delle vendite.

Quante sono le case editrici e quanti libri sono stati pubblicati
Le case editrici attive in Italia, cioè che nel 2016 hanno pubblicato almeno un libro, sono 4.877, il 5,8 per cento in più rispetto al 2015. In tutto nel 2016 sono stati pubblicati 66mila titoli su carta, più o meno quanto nel 2015: la narrativa è stabile con uno 0,3 per cento in più, la manualistica è aumentata del 3,9 per cento mentre per la prima volta da anni sono in calo i libri per bambini e ragazzi, con meno 4,5 per cento. Quest’ultima tendenza è stata già ribaltata nel 2017, di cui si hanno i dati del primo semestre: rispetto allo stesso periodo nel 2016, i libri per bambini e ragazzi hanno infatti aumentato le vendite del 10,7; la narrativa ha venduto l’1,4 per cento in più e la saggistica generale, non soltanto manuali, è in calo del 7 per cento. Il catalogo complessivo di titoli di carta in commercio supera per la prima volta il milione con 1.032.799 di titoli, il 13,9 per cento in più del 2015.

Cresce il fatturato e cresce il costo dei libri
Nel 2016 l’editoria italiana ha fatturato un totale di 2,561 miliardi di euro, l’1,2 per cento in più del 2015. Il mercato è in crescita dopo gli anni della crisi economica, dal 2011 al 2014, ma non si è ancora ripreso del tutto: nel 2011 il fatturato era stato di 3,1 miliardi di euro. Se si considerano anche i libri usati e i cosiddetti “non book” – cioè i prodotti realizzati dagli editori e venduti in libreria che però non sono libri – la crescita è dell’1,1 per cento, pari a 2,710 miliardi di euro.

Questa crescita non è però legata a un aumento nelle vendite ma a quello del costo dei libri: i prezzi medi di copertina sono infatti saliti del 2,8 per cento, una tendenza già iniziata nel 2015 dopo una contrazione dal 2010 al 2014, quando erano diminuiti del 14,7 per cento. Nel 2015 un libro appena pubblicato costava in media 18,41 euro, nel 2016 è arrivato a 18,93 euro. Stando ai dati Nielsen relativi al 2016, ad aumentare di più il prezzo non sono stati i grandi editori, forse perché possono fare con facilità politiche di promozione, ma gli indipendenti. Rispetto a sei anni fa comunque il prezzo medio di un libro è inferiore del 12,4 per cento, circa 2,6 euro.

È vero, si legge sempre meno
Il problema principale dell’editoria italiana è il basso indice di lettura e una diminuzione costante di lettori: in sostanza, si leggono sempre meno libri. Le persone con più di sei anni che hanno detto di aver letto almeno un libro non scolastico nel 2016 sono diminuite del 3,1 per cento rispetto al 2015. In Italia le persone che nel 2016 hanno letto almeno un libro sono il 40,5 per cento, in Spagna sono il 62,2 per cento, in Germania il 68,7 per cento, negli Stati Uniti il 73 per cento, in Canada l’83 per cento, in Francia l’84 per cento e in Norvegia il 90 per cento. La lettura è diminuita tra i cosiddetti lettori deboli e occasionali, e tra donne, bambini e ragazzi, che però sono le fasce che solitamente leggono di più, mentre è quasi stabile (-0,4 per cento) tra i cosiddetti “lettori forti”, cioè quelli che leggono più di 12 libri all’anno.

Come vanno gli ebook
Nel 2016 4,2 milioni di persone hanno detto di aver letto almeno un ebook nei tre mesi precedenti, mentre nel 2015 erano stati 4,7 milioni. Il settore è cresciuto rapidamente ma poi ha iniziato a rallentare, pur passando dal 2,3 per cento del 2011 al 7,3 per cento del 2016. Secondo il rapporto, il 37 per cento dei lettori legge sia ebook che carta, mentre l’1 per cento legge solo ebook; aggiunge anche che secondo altri istituti di ricerca il 3 per cento dei lettori sceglie prevalentemente ebook. Nel 2016 sono stati comprati più di 900 mila e-reader, il 9,4 per cento in meno del 2015, e 2,4 milioni di tablet, il 7,6 per cento in meno. In generale il mercato degli ebook è cresciuto meno del previsto e oggi è pari al 5 per cento totale delle vendite, 63 milioni di copie vendute. I titoli disponibili invece sono aumentati del 29,6 per cento, passando da 62.544 nel 2015 a 81.035 nel 2016.

Non compriamo più libri all’autogrill 
Ci sono sempre più posti e modi di comprare un libro e le stesse librerie si sono molto modificate negli ultimi anni, trasformandosi parzialmente in caffetterie e ristoranti e aprendosi ad altri prodotti, come oggettistica, cartoleria e appunto cibo. La gran parte dei libri viene ancora comprata nelle librerie fisiche, anche se c’è stato un leggero calo – nel 2007 erano il 79 per cento del totale, nel 2016 il 73 per cento – mentre sono cresciuti gli acquisti nelle librerie online: dal 3,5 per cento nel 2008 all’attuale 17 per cento. Soprattutto continua la crisi dei libri nella grande distribuzione, cioè autogrill e supermercati, che negli anni Ottanta e Novanta furono fondamentali nell’attirare nuovi lettori e che negli ultimi anni vendono sempre meno libri e sono responsabili del 46 per cento in meno del fatturato complessivo. Circa un milione di persone comunque continua a comprare libri soltanto attraverso la grande distribuzione, che resta quindi un canale di accesso non trascurabile per gli editori.

La narrativa straniera va un po’ peggio
Come avevano già mostrato i dati Nielsen la narrativa straniera è in calo: nel 2015 un libro venduto su quattro era tradotto, quest’anno la percentuale è del 23,7 per cento, pari al 22,5 per cento del fatturato complessivo dell’editoria italiana. Nel 2016 i titoli tradotti da una lingua straniera sono stati circa 7.400, contro gli 11.500 dell’anno prima, passando quindi dal 17,6 per cento del 2015 all’11,8 per cento nel 2016.

D’altra parte in Italia sono aumentati i titoli italiani tradotti all’estero: le case editrici hanno venduto 6.565 diritti agli stranieri – ma furono 1.800 nel 2001 – e comprato diritti per 9.552 titoli – 5.400 nel 2001: rispetto al 2015 hanno venduto l’11 per cento in più e comprato il 10,6 per cento in meno.

Sorgente: Come vanno i libri in Italia – Il Post