La mia Bibliografia

Andrea Leonelli: la mia bibliografia

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di Andrea Leonelli

Perché questo articolo? Perché sono tendenzialmente una persona poco ordinata e, come tale, anche la mia bibliografia è caotica, almeno in parte.
Partiamo dicendo in che ordine, cronologicamente, sono stati scritti i miei libri: la mia prima silloge è “La selezione colpevole”, una raccolta di poesie scritte “di pancia”. Contiene tutto il dolore che ho vissuto in un pessimo momento della mia vita. Successivamente ho scritto “Consumando i giorni con sguardi diversi”, in cui ho inserito, forse più con la testa, diverse composizioni create al di fuori dai miei soliti schemi, cercando soluzioni nuove e sperimentali per esprimere ciò che sentivo in un periodo di transizione.
Per ultimo, almeno per ora, “Crepuscoli di luce”. Questa silloge rappresenta una sintesi di un periodo più lungo che inizia ai tempi di “La selezione colpevole” e arriva fino alla metà 2015.
Ho un’altra raccolta di poesie, già pronta ma ancora in fase di “lavorazione”, di cui è ancora presto per parlare. Sto lavorando, ormai da anni, a un romanzo/racconto lungo e autobiografico che chissà quando riuscirò a finire.
Concludiamo, dunque, parlando dell’ordine di pubblicazione: prima è uscito, come autopubblicazione, “La selezione colpevole”, mentre il primo libro pubblicato con un editore, ma solo in formato digitale, è stato il mio secondogenitoConsumando i giorni con sguardi diversi” uscito per EEE. Di seguito è uscita la seconda edizione di “La selezione colpevole” in ebook e cartaceo a cui è seguito, dopo una parentesi temporale (comprensiva di tuoni, fulmini e saette), “Crepuscoli di luce” sia digitale che cartaceo.
Ultimo “rinato” al momento è “Consumando i giorni con sguardi diversi”, in seconda edizione, stavolta nei due formati elettronico e in brossura.
Spero di aver chiarito, almeno agli interessati, la strana cronologia delle mie pubblicazioni.
Chissà le future sillogi quali vie traverse di pubblicazione potranno mai prendere e in che ordine si affacceranno al pubblico ma adesso, che è uscito il neo rinato “Consumando…”, festeggiate con me rileggendolo in questa splendida edizione “rielaborata” che potrete trovare, come tutti i titoli EEE, su tutte le piattaforme digitali. E se lo volete il cartaceo, vi assicuro che fa una bellissima figura.
Parola d’autore felice.

Un libro è sempre un libro

E-book o cartaceo, un libro è sempre un libro

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di Marina Atzori

Tra e-book e cartaceo non corre buon sangue, si sa. Viene da chiedersi se questa sorta di diaspora, tra il frusciare delle pagine di carta e lo scorrere del touch moderno sull’e-reader, un giorno si abbandonerà alla famosa stretta di mano, seppellendo una volta per tutte l’ascia di guerra. I tempi per questa elaborazione, purtroppo, sembrano non essere ancora maturi al punto giusto. Ma per trattare di questo interessante e mai obsoleto duello fino all’ultima parola, ci vorrebbe un’altra vita, forse! Io credo che a prescindere dal formato, un libro resti sempre un libro, un manoscritto detiene alle spalle le stesse sette fatiche di Ercole per ogni autore che ne curi la stesura, a prescindere dal formato scelto per la pubblicazione. Forse potrebbe risultare più appassionante discutere di qualità… ma questo può essere stabilito solo dal maestro sovrano: il lettore.

Non si può però esimersi dal fare i conti con gli aspetti positivi che riguardano l’e-book. Il Libro Digitale non profumerà di certo di fogli appena stampati, ma ha dalla sua più di qualche buona ragione per essere preso in considerazione per quello che, in fondo, è diventato: una realtà letteraria. Le dimensioni compatte dei dispositivi sono una carta vincente, e poi c’è l’accessibilità immediata a una vasta fetta di pubblico. In aggiunta a tutto questo c’è dell’altro. Con i potenti mezzi, strettamente legati alla rete, alcuni titoli Self stanno dribblando attaccanti di tutto riguardo, prendendo parecchie scorciatoie attraverso i Social e il passaparola, fino a giungere dritti alla meta: il cuore e le tasche ultra sensibili di appassionati e voraci lettori, riuscendo a raggiungere traguardi che altrimenti sarebbero risultati impossibili. Ma non è tutto. Vince anche la semplicità e la comodità di portare con sé e ovunque un buon numero di romanzi preferiti senza ingombri e rinunce. In ultimo, ma non di minor importanza, il prezzo d’acquisto davvero minimo. Ma sarebbe troppo semplice e forse anche troppo comodo decantarne le lodi per il mero aspetto economico, anche se è innegabile il fatto che si sia guadagnato un’ampia fascia di mercato proprio per questo motivo. Tuttavia non è il solo punto su cui vorrei concentrarmi, poiché arriverei a scontrarmi inevitabilmente con un’altra faccia della medaglia: il ricavo delle vendite pressoché irrisorio per chi dovrebbe, o meglio vorrebbe incassare qualcosa, parlo sia dell’autore che dell’impavido e lungimirante editore. Certo questo discorso è puramente legato al numero di copie vendute… In ogni caso, i vantaggi volente o nolente, ci sono comunque, e sono di gran lunga superiori agli svantaggi, anche per chi non vuole o non vorrebbe ammetterlo.

Parliamoci chiaro, chi tenta una scalata alla visibilità, degna del più coraggioso degli arrampicatori? Senza esitazione: lo scrittore emergente. Ma volete mettere la distribuzione capillare in rete, contro l’oblio e l’anonimato a cui sarebbe destinato nel mare magnum dei Vip del Cartaceo? Ma, soprattutto, la questione ruota attorno all’esserci o al non esserci con il proprio romanzo e il proprio nome che, diversamente, detto e non detto tra noi, farebbe il doppio della fatica a farsi notare.  Bè… lascio a voi eventuali riflessioni sull’argomento. L’esordiente che pubblica in formato digitale, a mio avviso, si gioca opportunità maggiori e più concrete di essere considerato dal lettore. La concorrenza è tanta e spietata ovunque, sia tra gli scaffali sia negli store on line, con un’unica notevole differenza, in rete la vendita dei libri di scrittori emergenti sta assumendo proporzioni sempre più meritevoli di essere prese in considerazione. In sostanza, ognuno potrà fare le proprie scelte, lettore, Casa Editrice e scrittore. Vorrei concludere scrivendo che non si “vince facile” quasi mai, se non in pochi sporadici casi. Perlomeno attraverso l’e-book si potrà dire di aver tentato, non dico ad armi pari, ma quasi. Intendiamoci, un buon lavoro resta pur sempre un buon lavoro, sia esso di carta o digitale. L’importante è scrivere un bel libro per il piacere di regalare delle buone storie, ricche di emozioni, al lettore naturalmente, che sta diventando, giustamente e per fortuna, sempre più esigente.

 

La rivoluzione letteraria dell’e-book

La rivoluzione letteraria dell’e-book: storia del formato digitale

di Marina Atzori

Michael_S._HartIl 4 luglio del 1971 Michael Stern Hart attivista, scrittore e informatico, trascrisse per la prima volta sul suo personal computer la documentazione relativa alla Dichiarazione d’Indipendenza americana, firmata nel 1776. Una delle testimonianze scritte più importanti della Storia poteva finalmente essere presa in visione da tutto il popolo internauta grazie al suo contributo inventivo. Subito dopo la diffusione in rete di questo testo di assoluta rilevanza, Hurt fece nascere il Progetto Gutenberg, un programma ideato per rendere gratuiti e disponibili, in formato elettronico, alcuni scritti Letterari liberi da copyright o esplicitamente riconosciuti idonei per una libera distribuzione nel Web. Fu una vera e propria rivoluzione la sua. Tant’è che gli venne attribuita e riconosciuta a tutti gli effetti la paternità del primo e-book della Storia. Fu così che il concetto di libro elettronico iniziò a farsi strada, sempre più prepotentemente, raccogliendo un numero di consensi tale da convincere lo stesso Hart a perseguire nell’ampliamento dei propri intenti. Lo statunitense decise infatti di sviluppare il suo piano di lavoro innovativo, rendendo fruibili alcune tra le più famigerate Opere Classiche, da Omero a Shakespeare, fino ad arrivare alla Bibbia. Chi voleva dunque, poteva finalmente leggere questa serie di manoscritti anche su un semplice pc. Lo seguì a ruota Joe Jacobson che nel 1996, con l’invenzione della carta elettronica (electronic paper), decretò a pieno titolo il successo dell’idea di “libro digitale”, introducendo la tecnologia e-paper.

In cosa consisteva questa tecnica? Semplicemente nel riflettere la luce ambientale come un foglio di carta, consentendo in un secondo momento, con l’arrivo degli e-reader, una lettura di ottima qualità sui dispositivi elettronici, pari a quella di un normale libro cartaceo o di una rivista. La digitalizzazione dei testi è stata un’autentica scoperta, in poco tempo ha fatto il giro del mondo stabilendo le fondamenta di una vera e propria rivoluzione culturale. Come potrete immaginare, l’arrivo dell’e-book fece discutere e non poco, ma senza andare tanto indietro nel tempo, tornando ai giorni nostri, non è un mistero di quante discussioni e dibattiti siano nati intorno ai libri digitali, discussioni mai giunte alla fine e con qualche “dubbio” che fa ancora storcere il naso.

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I primi e-reader

di Andrea Leonelli

Narrano le fonti presenti sul web che i primi e-reader furono commercializzati nel 1998 e si chiamavano Rocket e SoftBook. Di fatto incontrarono poco successo data la penuria di titoli allora disponibili e i problemi di compatibilità dei testi su questi device, che di portatile avevano ben poco. Il peso degli e-reader infatti si aggirava attorno al chilo. L’anno successivo, il 1999, vide la luce il Franklin eBookMan che ottenne miglior successo anche per le funzioni di PDA che vi furono integrate. Dovremo arrivare però fino al 2004 per veder nascere finalmente un dispositivo degno del nome di e-reader. Infatti, solo con la discesa in campo di nomi del calibro di Sony e Philips, assieme alla E Ink Corporation, ci sarà finalmente lo sviluppo di un device, chiamato Librie, che darà ai lettori un piacere di lettura simile a quello dei testi su carta. Prima infatti i device erano retroilluminati e avevano grossi problemi di leggibilità dati dal riverbero. libroelectronico_EFE--478x270Il punto di svolta nello sviluppo dei reader avviene però nel 2007 quando Amazon lancia sul mercato il Kindle. Dotato di WiFi e collegato con il proprio account personale, permette una facilità d’acquisto e un utilizzo mai visti prima. La lettura digitale conobbe in quell’anno un vero boom anche se la prima diffusione su larga scala fu opera degli store Sony l’anno precedente.

Una curiosità che forse non molti conoscono è che, probabilmente, il primo vero ebook reader nacque in Italia ad opera di due architetti, Franco Crugnola Isabella Rigamonti, di Varese, che presentarono il loro “Incipit” come tesi di Laurea al Politecnico di Milano nel 1993, ben 6 anni prima dei primi device menzionati.

Cover Lab: Non altro che me stesso

Cover Lab: Non altro che me stesso

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La terza cover che verrà sottoposta al vostro giudizio è quella del nuovo libro di Lu Paer, Non altro che me stesso. Come sempre ogni vostro consiglio, annotazione, commento, anche critica, verrà presa in esame per poter valorizzare al meglio le future copertine degli autori EEE. Quella che è stata creata per Lu Paer è stata pensata con uno scopo ben preciso, noi ci auguriamo che possa venire colto attraverso le vostre votazioni e considerazioni. Il questionario è davvero brevissimo (4 domande) ed è predisposto per poter essere svolto in forma totalmente anonima. Vi ringraziamo per tutta la collaborazione che ogni volta ci date.

In anteprima su Alibi – Altrove letterario

Quattro poesie inedite su Alibi – Altrove letterario

di Andrea Leonellialibi

Cari amici sono lieto di annunciarvi che la redazione della rivista “Alibi- Altrove letterario” mi ha scelto per partecipare al loro nuovo numero, il primo del 2016, con 4 mie poesie ancora inedite ma che saranno incluse nella mia prossima raccolta dal titolo, per ora provvisorio, di “Aperti Ermetismi”.
La rivista si occupa soprattutto di letteratura d’avanguardia e sperimentale. “Altrove letterario” è quindi una definizione eccellente di quello che la redazione propone ai lettori. Esce trimestralmente e il nome può dare la giusta comprensione di cosa tratti il progetto. Una letteratura che non si avvicina assolutamente alla narrativa di consumo che ci assale quando entriamo in libreria. L’intento è stato creare, quindi, un luogo altro dove poter scrivere e leggere. La rivista trae ispirazione da altre testate quali: Malebolgie, Marcatre, Quindici, Il Caffé ecc.. In più “Alibi”, oltre ad essere una vetrina per gli scrittori, recupererà materiali dal passato ormai relegati nell’oblio.

Per seguire le attività della rivista su Facebook, questo è l’indirizzo della loro pagina
Alibi rivista

Le poesie di mia produzione, proposte sul periodico, sono completamente inedite e parlano di un cambio di direzione nella mia linea creativa:
Entropie terminali, Aperte cicatrici, Universi contigui e Si muore senza un perché.

La nostra attività divulgativa di “desuetudini” letterarie, non convenzionali e fuori dagli schemi, esiste grazie a loro e a coloro che in futuro sceglieranno le nostre pagine per far sentire la propria voce. Buona lettura!

Intervista a Elisabetta Bagli

Intervista a Elisabetta BagliVoce

Voce è la nuova silloge di Elisabetta Bagli, una poetessa che s’impone sul panorama internazionale per la sua grande capacità d’interpretare l’universo femminile, rendendolo attuale, seppure impregnato dell’emotività tipica di un mondo ancora per molti versi tutto da scoprire. Elisabetta porta con sé un bagaglio notevole, compreso fra cariche e onorificenze, nonché riconoscimenti per quanto i suoi versi riescono a trasmettere.

  • Perché il titolo è proprio Voce?

Il titolo di questa silloge è Voce perché è la mia voce interiore che si fa leggere e ascoltare per la prima volta. Questa raccolta è stata il mio debutto letterario nel 2011 e, pertanto, in quel momento mi sembrava opportuno evidenziare la mia voce, che rinchiusa per tanti anni nel mio cuore e nella mia testa, aveva trovato il modo di uscire allo scoperto, rivelandosi senza pudore, ovvero senza quel pudore tipico di chi sa che con la poesia si rimane completamente “nudi”. La prima lirica del libro, infatti, si intitola proprio Voce ed è proprio leggendola che si comprende il significato del titolo dell’intera raccolta. Nel frattempo, però, la mia Voce è maturata e, quando mi si è proposta l’occasione di pubblicarla di nuovo, ma questa volta in altra veste, con una casa editrice, la EEE, abbandonando l’autopubblicazione con la quale era nata, l’ho fatto ben volentieri, decidendo di inserire un’ultima sezione, quella dedicata alle donne, proprio per far gustare al lettore il mio percorso interiore in continua evoluzione.

  • I temi trattati nella tua silloge sono tanti, ma tutti hanno in comune una tipica visione femminile della realtà. Cosa ispira la tua lirica?

La mia fonte di ispirazione è il mio mondo, quello in cui vivo quotidianamente, fatto di piccole e grandi cose. La società, nella quale è necessario combattere per potersi far sentire è anch’essa una fonte inesauribile di ispirazione. Spesso, uso proprio la tastiera o la penna, a seconda se mi trovo a casa o per strada, per modulare la mia voce in ogni luogo, proprio per farla divenire più forte ogni giorno che passa. La paura di essere se stessi c’è sempre, ma ora so che, nonostante le critiche più o meno costruttive che si possano ricevere, l’importante è tirar fuori quello che si ha dentro e farlo arrivare al lettore, farglielo sentire.

  • Le condizioni femminili sono cambiate nel corso dei secoli, tuttavia, alcuni episodi di cronaca confermano che, per certi versi, tanto ancora si deve fare. Quanto senti tua la condizione di donna in questa era moderna?

La sento moltissimo, ma devo dire che la sento più per i miei figli che per me. Ormai io ho raggiunto quel che ho raggiunto, allonatanandomi un bel po’ da quel che prevedevo per me agli inizi e sono molto soddisfatta. I nostri figli hanno da imparare e molto. Instillare in loro la cultura del rispetto verso il genere femminile e verso l’umanità nel senso più ampio, formata da tante persone simili e diverse, è per me il compito più arduo che possa esistere. I genitori devono educare al rispetto dell’altro e per se stessi, sempre! Per me è uno dei più grandi valori da trasmettere. La donna ora sta riscoprendo la sua reale forza e sa che ora ce la può fare a sconfiggere violenze e soprusi, a farsi valere perché non è inferiore a nessuno. Non parlo di maschilismo o di femminismo, parlo di donne che nel corso della storia sono state denigrate e usurpate (non solo dagli uomini) solo ed esclusivamente per il fatto di essere donne. Questo, oggigiorno è inaccettabile. Uomini e donne conoscono il valore della parità dei sessi e sanno che la collaborazione tra di loro porta a grandi risultati in ogni campo. Perché schiacciare il mondo femminile, quando invece, proprio da lì esplode la forza motrice che dà la vita in ogni senso?

  • Cosa pensi che potrebbero fare le donne per migliorare determinate situazioni in cui vengono coinvolte?

Trovare la forza di denunciare, di parlare, di dire quel che accade per trovare una soluzione, non dico la migliore, ma almeno la meno traumatica. È essenziale aiutarsi reciprocamente, sostenendosi con parole e fatti che vanno al di là del mero ausilio, ma che si traducono in vere e proprie cooperazioni capaci di costruire le fondamenta per un futuro diverso. Per questo ben vengano le Associazioni che sorgono all’uopo e ben vengano tutti i mezzi che sono atti alla protezione delle donne in difficoltà.

  • Tu vivi a Madrid, quanto influisce su di te il tuo essere straniera in terra straniera?

Un bel po’, in quanto mi sento più libera di esprimermi. Sembra un controsenso, lo so, esprimersi in un’altra lingua potrebbe “incatenare” le emozioni e i pensieri. Ma in Spagna c’è un modo di vivere che è completamente diverso dal nostro; nonostante ci siano moltissimi punti in comune con il Bel Paese, qui hanno un concetto di vita molto più libero, molto più tranquillo, meno formale. E anche se la vita scorre, scorre al ritmo dei madrileni che sono molto più calmi e si prendono le loro giuste pause dal lavoro, dal dovere. Non che non sentano la responsabilità di fare e di vivere, ma la sentono in un modo completamente diverso dal nostro. Per tale motivo, ho imparato a rallentare un po’ di più il ritmo e a godermi meglio quel che mi ruota intorno, famiglia e amici in primo luogo!

  • I tuoi interessi sono molteplici e non si fermano solo alla parola scritta, se non fossi una poetessa, cosa ti sarebbe piaciuto fare in campo artistico, o al di fuori di esso?

Bella domanda. Sono laureata in Economia e Commercio che poco ha che vedere con le materie umanistiche. Ho lavorato come commercialista nello studio di famiglia finché mi sono sposata nel 2002 e sono venuta a vivere qui a Madrid. Da quel momento in poi ho sentito la necessità di cambiare “chip”. La poesia e la scrittura in genere sono state passioni tardive e consapevoli e credo che avevo bisogno di essere un po’ più grande per sentirmi sicura della mia voce e tirarla fuori. Ma il primo amore non si scorda mai. Avrei voluto fare il liceo linguistico ed essere impiegata in qualche aerolinea per poter viaggiare. Sì, avrei voluto viaggiare, esplorare il mondo intero e non mi sarei stancata mai! Lo so ora come allora! Ma ho comunque avuto la fortuna di poterlo fare sia fisicamente, prendendo un aero, un treno o l’auto, sia in un modo più economico, ma molto soddisfacente, prendendo una penna in mano e scrivendo i miei viaggi, costituiti da panorami interiori e non. Ragazzi, scrivendo viaggio come una pazza, fuori e dentro di me! Sono tutto e tutti e nessuno, sono me stessa e mille e più persone anche quando scrivo poesie! Ecco cosa avrei fatto al di fuori del campo artistico, viaggiare! In campo artistico proprio non so… dipingo pure male! Anche se ho un discreto successo e chissà che un giorno non mi metta a fare un’opera d’arte che rimanga nella memoria… almeno la mia!

  • Tra le altre cose sei anche una cuoca provetta e le tue pietanze sono famose fra tutti coloro che ti conoscono, qual è il tuo piatto preferito?

Il mio piatto preferito è senza ombra di dubbio la parmigiana di melanzane. Poi la pasta alla norma, sempre con le melanzane. Mi piacciono molto le mozzarelle di bufala e il dolce per il quale farei delle vere e proprie pazzie è il cannolo siciliano! Amo il salato, l’amaro e il piccante e poco i dolci, ma per il cannolo farei davvero cose dell’altro mondo! È più forte di me, ne potrei mangiare un bel vassoio da due chili in meno di dieci minuti! Diciamo che i miei gusti culinari sono molto rivolti verso il Sud Italia! Per quanto riguarda la Spagna, invece, devo dire che adoro il modo di cucinare il pesce e i “mariscos” che ho iniziato ad apprezzare da che vivo qui, ma non parlatemi di dolci spagnoli vi prego! L’influenza araba si sente molto e sono… come dire… molto dolci!

  • Un libro è come una ricetta, le giuste dosi compongono un piatto perfetto, la mancanza di equilibrio fra i sapori portano a un qualcosa di poco commestibile, come vedi questo accostamento?

Lo vedo un accostamento fantastico, è calzante al massimo. Senza equilibrio nei sapori non si raggiunge la perfezione e il piatto non avrà successo. La stessa sorte tocca al libro. Se non si riesce a mantenersi equilibrati nelle varie parti, ma si dà maggiore importanza o all’una o all’altra parte, non si riuscirà neanche a terminarne la stesura, figuriamoci la lettura! La materia, sia essa narrativa o poesia, deve essere esposta in modo originale e unico per poter interessare il lettore.    

  • Quando Elisabetta non scrive, come occupa il proprio tempo?

Lo occupo lavorando, visto che da poco sono diventata Segretaria del Comites degli italiani a Madrid nella rete consolare italiana e traducendo poesie e articoli, non solo per diporto. Ma soprattutto, occupo il mio tempo per stare insieme alla mia famiglia. Ho due bimbi piccoli e un marito ai quali, mai e poi mai farei mancare la mia presenza e il mio supporto. Sono la mia vita, la mia vita vera!

  • Quali sono i tuoi progetti futuri?

È uscito da poco il mio quarto libro, il primo in spagnolo “Voz” (versione castigliana di Voce) con la casa editrice Ediciones Vitruvio e del quale faremo una prima presentazione a gennaio e poi… ho un progetto un po’ particolare che mi vedrà protagonista insieme a una poetessa del passato. Ma ne parleremo in un’altra occasione. Intanto prosegue sempre la promozione di Voce pubblicato dalla casa editrice Edizioni Esordienti E-book e poi ho anche altri progetti a breve e lunga scadenza che conoscerete a tempo opportuno.
Grazie di cuore per questa splendida opportunità che mi avete offerto per trascorrere un po’ di tempo insieme e potermi far conoscere, aprendo le porte della mia anima.

CoverLAB: Il fiordaliso spinoso

CoverLAB: Il fiordaliso spinoso

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Dopo Crepuscoli di luce, la cui valutazione ha ottenuto risultati favorevoli, questo mese sottoponiamo alla vostra attenzione la cover di un romanzo appartenente al genere “romantico contemporaneo”. Per l’esattezza la cover di “Il fiordaliso spinoso” di Marina Atzori, romanzo che ha vinto il concorso indetto dalla EEE finalizzato a valorizzare proprio quei romanzi appartenenti a questa categoria in cui non è solo la parte rosa a predominare, ma anche tutte quelle caratterizzazioni e situazioni moderne che meglio definiscono le storie d’amore dei nostri giorni.
Come la volta scorsa dunque, vi proponiamo un brevissimo questionario con cui potrete farci sapere cosa ne pensate della copertina di questo libro.

Intervista a Maria Scarlata

Intervista a Maria ScarlataScarlata_carusanza

Ben cinque generazioni si susseguono nel libro di Maria Scarlata, Mala carusanza, portando alla ribalta le tradizioni e la cultura che si evolve negli anni, arrivando fino ai giorni nostri. Tuttavia, se da una parte la società ha subito profondi cambiamenti, spesso in modo negativo, dall’altra è rimasta ancorata alle proprie radici e origini. In questo libro, in cui è la Sicilia a essere protagonista, attraverso le vicende di Tina e della sua famiglia, molto resta di un’Italia passata attraverso importanti vicende storiche.

  • Mala carusanza è un’espressione tipicamente sicula, cosa significa e perché hai voluto intitolare il tuo libro in questo modo?

Mia nonna era solita inserire spesso questi due parole per me sconosciute, nei fervidi racconti della sua infanzia, che narrava con un colorito linguaggio misto di vocaboli dialettali. A noi bimbi, tali termini risuonavano incomprensibili, dal momento in cui in casa ci si esprimeva soltanto in italiano. Col passare degli anni, soprattutto queste due parole, si fissarono negli angoli della mia memoria, tornando prepotentemente a galla con il loro senso di incompletezza, in quanto mi era ancora oscuro il loro significato. Fino a quando un giorno, venuta a conoscenza che “caruso” significasse “ragazzo” e “mala”fosse la definizione di “cattiva”, feci di questa assonanza, il titolo del romanzo che desideravo scrivere per omaggiare la tormentata esistenza di una donna tenace e granitica rispetto agli ostacoli del suo esistere. 

  • Hai trattato dei temi difficili e, forse, incomprensibili per le giovani leve di oggi. Come spiegheresti, ad esempio a una sedicenne, il matrimonio forzato di Tina?

Bisogna tenere conto del momento storico di ogni situazione per giudicare le azioni delle persone, anche se spesso sono in antitesi con il nostro pensiero di esseri umani moderni ed evoluti. Certamente alle ragazze di oggi risulta incomprensibile immedesimarsi in una storia come quella narrata, anche perché il contesto attuale è, fortunatamente differente rispetto a quello di un tempo. In una società molto maschilista, come evidenziato dal racconto, simili comportamenti erano quasi usanze consolidate e, venivano tacitamente perpetrate fin dai secoli passati, spesso senza incontrare resistenza anche da parte della persona offesa. In questo caso la protagonista, con la sua ribellione da adolescente indomita, tenta di squarciare la fitta tela delle consuetudini, opponendosi ad un matrimonio riparatore, ma tale atto coraggioso avrebbe avuto ripercussioni sull’esistenza della famiglia intera. Penso sia molto difficile opporsi al ricatto dell’essere responsabili dell’infelicità delle persone che si amano. Credo che per valutare ogni situazione bisognerebbe fare appello a quell’umiltà che ci impedisce di giudicare usando solo il nostro metro di valutazione, ma tenere conto che, si dovrebbe vivere ogni esperienza personalmente, prima di analizzarla in modo superficiale e, guardare sempre alle cose da diverse angolazioni, anche quando si veste il ruolo di lettori.
Le nuove generazioni, possono imparare, attraverso questo tipo di lettura, che quanto di buono oggi può essere da noi goduto, spesso si fonda sui sacrifici e sulle sofferenze di chi ha anticipato i nostri percorsi di vita e, tenere saggiamente a mente che la nostra fortuna è anche dovuta al fatto che i cambiamenti positivi, nella società, avvengono soltanto affrontando le situazioni con coraggio e, perseguendo finalità di comprensione e rispetto reciproco.

  • Le condizioni femminili sono cambiate nel corso dei secoli, tuttavia, alcuni episodi di cronaca confermano che, per certi versi, tanto ancora si deve fare. Quanto senti tua la condizione di donna in questa era moderna?

Le cronache quotidiane ci confermano che molto ancora si debba fare per educare gli esseri umani al rispetto, con un costante impegno, soprattutto da parte delle donne, per arginare l’aggressività e tutte le altre cause che conducono ai fatti aberranti che purtroppo nelle cronache sono sempre più frequenti.
Ogni donna, nella sua funzione di madre educatrice, deve essere portatrice di bellezza e fermezza nel contrastare le fragilità maschili che spesso sfociano in atti violenti. Si tratta di un costante  lavoro che sicuramente darà buoni frutti a lungo termine, ma ciò non può prescindere dal fatto che non si debbano mai perdere di vista quei valori che oggi sembrano essere in disuso.
In quanto donna mi sento felicissima di poter rappresentare questa categoria nella pienezza e completezza del termine, a noi è stato affidato giustamente il compito arduo di generare vite.
Mi avvilisce molto pensare che purtroppo, ancora oggi siano presenti i retaggi di mentalità distorte e retrograde che vogliono vederci confinate in ruoli secondari e che, il dito accusatore sia sempre rivolto nella nostra direzione, mentre l’unica salvezza dell’umanità, a mio avviso, potrà concretizzarsi solo attraverso dolcezza e comprensione, che spesso si connotano nell’essere donna.

  • Dopo il femminismo, la rivoluzione sessuale e il riconoscimento di alcuni diritti fondamentali, quali divorzio, aborto e altro, quanto pensi che siano realmente “forti” le donne di oggi?

Da secoli le donne sono l’emblema di forza e perseveranza. Le donne reggono prove quotidiane di coraggio non solo per le loro esistenze, ma per quelle di tutti gli esseri che sono stati a loro affidati, in primo luogo i figli, uniti da un legame viscerale. In questo consiste la vera forza femminile, connotata generalmente da un altruismo di fondo. Se riusciremo a tenere conto ed a sfruttare al meglio la nostra proverbiale solidarietà, magari in un futuro che mi auspico prossimo, si potrà beneficiare di una società dove tutti gli individui abbiano la stessa considerazione e gli stessi diritti a tutti gli effetti.

  • Oltre alla scrittura un’altra delle tue passioni è la pittura, qual è il tuo stile e cosa ami rappresentare nei tuoi quadri?

Non saprei definire con una connotazione precisa lo stile dei miei quadri. Alcuni li associano al naif, ma a mio avviso sono più dettagliati e più tendenti al realismo. L’uso plastico e materico del colore,  li rende quasi tridimensionali, questa valutazione è riferita a quanto fino ad ora mi hanno manifestato i miei estimatori.
Per quanto concerne il disegno, usando una tecnica paziente e ben dosata della grafite, il risultato è quasi fotografico.
Spazio in soggetti di varia natura ma, soprattutto la natura, in ogni sua manifestazione, è la fonte di ispirazione delle mie creazioni. Mi cimento anche nella ritrattistica, in quanto trovo molto affascinante, scoprire cosa celano i volti nell’istante in cui vengono catturati da una fotografia. Mi gratifica la possibilità di esternare sensazioni attraverso un dono ricevuto e coltivato con passione e dedizione pressoché trentennale.

  • Un libro è come un quadro, le giuste dosi compongono un’immagine perfetta, la mancanza di equilibrio fra i colori e le forme portano a un qualcosa di poco godibile, come vedi questo accostamento?

Direi, in tutta sincerità, che il paragone è perfetto. In qualsiasi forma artistica ci deve essere equilibrio fra i vari elementi perché il risultato sia godibile. Dosi eccessive di un ingrediente di qualsiasi piatto, ne pregiudicano il sapore equilibrato. Esiste comunque un margine soggettivo di tutti i componenti per far si che la fruibilità di un’opera sia sempre personale e mai massificata.
Nell’arte in genere, anche se gli strumenti di base sono gli stessi, il risultato finale non sarà mai identico per ciascun artista e, ciò ci rende speciali e mai imitabili nella nostra unicità.

  • Mala carusanza è il tuo primo libro pubblicato con EEE, editore prettamente digitale, come vivi il rapporto con la tecnologia?

Devo ammettere che con la tecnologia ho un rapporto distaccato e conflittuale. Se da un canto sono consapevole che sia necessario evolversi e far uso corretto di sistemi che ci migliorano l’esistenza, dall’altro rimpiango la poesia che era presente nei vecchi mezzi di comunicazione. Ho un ricordo nostalgico delle lettere, la trepidante attesa nel riceverle, il carattere della grafia, rivelatore di personalità e quant’altro scaturisce da un mezzo per nulla algido come uno schermo.
Conservo comunque l’abitudine di scrivere a mano le bozze dei miei lavori. A tal proposito ho ritrovato dopo un trentennio quella di “Mala Carusanza” che ha sortito in me ricordi sopiti dal tempo e rivelatori della mia giovinezza.
E’ evidente che nulla possa sostituire la praticità della tecnologia.

  • Recentemente sei stata presente al Salone del Libro di Torino, come hai vissuto questa tua esperienza e quali sono le riflessioni che senti di fare, anche se dettate da un approccio neofita?

E’ stata una giornata entusiasmante. Partecipare a questa manifestazione come autrice era quanto di meglio potessi augurarmi nel mio percorso di aspirante scrittrice. La soddisfazione di avervi preso parte è stata immensa, anche per le piacevoli conoscenze che si sono concretizzate nella giornata. Avere a che fare con chi condivide le tue passioni è sempre arricchente.
Erano inoltre presenti alcuni dei miei affetti più cari e sinceri e, la condivisione con chi mi vuole bene ed apprezza, ha reso speciale quel giorno atteso con trepidazione.
Vi ringrazio di tutto cuore per l’esperienza vissuta grazie alla vostra considerazione.

  • Quando Maria non scrive (oltre a dipingere), come occupa il proprio tempo?

Maria è una donna dalle semplici abitudini, fortunatamente incline verso forme artistiche di vario genere. Oltre ad occuparmi del mio lavoro, della casa e dei miei affetti, cucino con passione e, mi dedico al ballo. Canto sempre molto volentieri e, se non posso farlo per diletto altrui, mi esercito in solitudine con la radio, soprattutto con la musica leggera italiana, in quanto mi è più congeniale la comprensione dei testi, necessari per alimentare il mio spirito poetico.
Leggo con trasporto, ma vorrei avere più tempo per poterlo fare assiduamente. Purtroppo le giornate sono troppo corte …

  • Quali sono i tuoi progetti futuri?

A dire il vero sono diventata fatalista, per cui, evito di fare progetti a lungo termine, ma mi piacerebbe proseguire in ciò che faccio alimentando con costanza le mie passioni, tramite mostre di pittura, presentazioni dei miei scritti, che in parte sono già presenti in forma di bozze ed attendono di essere fruibili al prossimo, possibilmente non dovendo più attendere un trentennio per essere pubblicati. Ciò accadrà se persone come voi continueranno nel loro nobile ed apprezzabile intento.

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CoverLAB

Nuova iniziativa EEE: CoverLAB

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Questo spazio sarà dedicato alle copertine dei libri già pubblicati da Edizioni Esordienti Ebook. Ogni mese prenderemo in esame una cover e cercheremo di capire quali emozioni vi provoca, quali sono i punti che più vi colpiscono. D’altra parte le copertine fanno parte integrante di un libro e il successo dello stesso a volte dipende anche dalla sua “confezione”, quindi l’abito adatto è sempre quello preferibile.

In ogni pagina dedicata all’evento saranno presenti la trama e la copertina, in modo che possiate farvi un’idea del genere trattato, così da avere un quadro completo del libro che verrà preso in esame. Non vi chiediamo di essere critici esperti, ma semplicemente dei lettori, ovvero delle persone che esprimono un gradimento su un prodotto che viene posto in esame.

Vi verrà, inoltre, proposto un brevissimo sondaggio per capire meglio le vostre reazioni; non vi preoccupate, saranno solo quattro semplici domande alle quali vi chiediamo la cortesia di rispondere, apponendo la spunta sulla risposta che riterrete più idonea, anche con suggerimenti personali, se volete, da inserire nella sezione “altro”. Alla fine di ogni mese pubblicheremo quanto emergerà dalle vostre risposte. In fin dei conti per noi il confronto con il pubblico che ci segue è di fondamentale importanza, perché solo attraverso un’interazione positiva è possibile crescere e migliorare.

#EEE #EdizioniEsordientiEbook

Scrivere libri per ragazzi: Nicoletta Parigini

Scrivere libri per ragazzi: Nicoletta Parigini

Scrivere libri per ragazzi non è diverso da scrivere un libro per adulti: sincerità, attenzione, credibilità, responsabilità. Questi gli ingredienti usati da Nicoletta Parigini quando scrive i suoi libri per un target giovane e in crescita. Occorre però non far mancare stimoli che possano aiutare lo sviluppo dei lettori in erba. Scrivere libri per ragazzi è un talento istintivo.

Nicoletta Parigini, nata nel 1978, vive in Veneto con il marito e le figlie. È laureata in Storia dell’Arte e haAgata e il segreto delle scarpette di Nicoletta Parigini esercitato l’attività di restauratrice di opere d’arte.
Lettrice da sempre, da qualche anno è approdata alla scrittura e nel 2012 ha pubblicato due romanzi per ragazzi Agata e il segreto delle scarpette tecnomagiche e Agata e il manoscritto di Melchiorre con Editrice Esordienti Ebook, disponibili in questo Catalogo. Per i ragazzi ha scritto anche un romanzo fantasy Nina Tempesta e il signor Schmitt, vincitore del Premio Streghe Vampiri e co., che sarà presto pubblicato da Giovane Holden Editore.
La centunesima infelice è il suo primo romanzo dedicato a un pubblico adulto.

  • Come si scrive per i giovani?

Per quanto mi riguarda, esattamente allo stesso modo con cui si scrive per gli adulti: con sincerità, attenzione, credibilità, responsabilità. Un buon libro, a mio parere, possiede sempre questi requisiti a prescindere dal target. E l’impegno che l’autore dovrà profondere per portare a termine la sua opera sarà lo stesso. Scrivere per i ragazzi non significa prendere una strada più semplice, significa scegliere un percorso peculiare.

  • Come si sceglie una particolare tematica?

La scelta dipende prima di tutto dalla fascia d’età. La letteratura lascia un segno nel lettore sensibile e lo scrittore deve sempre tenerlo a mente.  Perciò, a mio avviso, oltre all’esclusione della violenza gratuita e dell’erotismo, bisogna fare attenzione anche a quello che il testo sottintende e a tutto ciò che può risultare ambiguo e ingenerare confusione nel lettore, soprattutto se la fascia di lettori a cui è dedicato il libro è quella dei piccoli.

  • Quali sono le maggiori difficoltà che si riscontrano?

Ammorbidire certi spigoli mantenendo la propria personalità. I giovani lettori hanno bisogno di crescere e la letteratura può aiutarli in questo: se è tutto troppo “facile”, non c’è stimolo. È come servire la pappa frullata a chi può addentare una bistecca.
Ciò vale, a mio parere, anche per quanto riguarda il linguaggio. Scrivere senza semplificare troppo il lessico significa fornire ai ragazzi un’occasione per ampliare le loro conoscenze linguistiche.

  • Perché scegliere di scrivere proprio per i giovani?

Perché ogni scrittore ha il proprio talento naturale. Il proprio linguaggio, le capacità che lo contraddistinguono. E scrivere per ragazzi -invece che per adulti- è uno degli aspetti con cui talento, linguaggio e capacità si manifestano.
Dunque, a mio parere, più che scelta è istinto. Propensione. Sfruttare questo istinto rendendosene consapevoli, è un passo successivo.