La promessa implicita

fotojet-collageLa promessa implicita

Quando, nell’ambito della scrittura letteraria, si parla di “promessa implicita”, ci si riferisce al tacito patto che l’autore fa con i suoi lettori, del tipo “ti racconterò una storia sorprendente”, “ti farò ridere”, “ti proietterò in un mondo fantastico” ecc.
La promessa implicita di un editore è: metterò in commercio (perché di questo si tratta!) storie di vario genere, ben scritte, coerenti, letterariamente valide e così via. Ci sarà il lettore che adora le storie horror, piene di sangue e adrenalina, e quello che cerca storie d’amore, l’importante è non deluderli.

Il video di questa settimana è dedicato specificamente agli autori, ma potrebbe incuriosire anche qualche lettore, perché parlo appunto dei motivi di rifiuto dei manoscritti. Un argomento sempre delicato, nonché un momento di delusione o rabbia per tanti aspiranti autori.

La storia di questa settimana, che ben mantiene la sua promessa implicita, è Un passo dietro l’altro, di Daniela Vasarri, che ha già pubblicato con EEE-book Maeva, la benvenuta.
Andrea, in ospedale con la moglie Kibo, che sta per partorire, rilegge il diario che, trent’anni prima, è stato scritto da sua madre. Attraverso quelle pagine, intervallate dalle riflessioni e dai ricordi del giovane, balza fuori la vita di una donna alla sua seconda esperienza matrimoniale, più che mai determinata a mettere al mondo un figlio.

Il desiderio di maternità prevale su tutto: sulle difficoltà, anche economiche, sugli ostacoli e l’ostilità della prima moglie del suo compagno Oneglio, sulla preoccupazione di non riuscire più a rimanere incinta, quasi una “punizione” per un aborto volontario in età giovanile. Una storia di coraggio, di ostinazione, di desiderio assoluto di avere un bimbo tra le braccia.

Con il consueto augurio di buona domenica e buone letture.

Elena Grilli e Il suo Libro da Gustare

libri-da-gustareElena Grilli e Il suo Libro da Gustare

Lo spazio Libri da Gustare vuole stimolare la fantasia dei lettori e non solo quella. Dal momento che il vecchio detto recita che “il cibo nutre lo stomaco e i libri saziano la mente“, abbiamo pensato di stuzzicare i nostri autori proponendo loro di abbinare i titoli delle loro opere a una ricetta, un qualcosa che possa identificare e dare soddisfazione anche al palato.

Come il mare ad occhi chiusi

Piatto arcutinato

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Niente regole!

Se proprio sono messa nella condizione di dover scrivere una ricetta, subito penso di essere già perdente. Già, perché la cucina non si può annoverare né tra le mie passioni né tra le mie abilità. Diciamo l’abilità sufficiente a non finire in pronto soccorso per intossicazione, ecco.
Il primo pensiero va a mamma Vally. Lei è bravissima. Non c’è competizione.
Il secondo pensiero è: adesso li frego tutti, mi faccio dare una ricetta da mamma, la spaccio per mia e il gioco è fatto.
La rimuginazione successiva, più onesta e autentica, mi riporta a contatto con me stessa e a un verbo del nostro dialetto marchigiano, di un entroterra che sta gomito a gomito con l’Umbria: “arcutinà”. Significa raccogliere, raccattare. Anche mettere ordine, volendo.
Ecco, io sono brava ad “arcutinà”. Quando scrivo sicuramente. Quando cucino pure.
Apro il frigorifero, afferro quanto rimasto sui miseri ripiani, do priorità a quello che è in scadenza, appoggio il tutto davanti a me e mi pongo in concentrata riflessione. E mi domando: come vanno insieme queste cose? Il risultato non è scontato, è ogni volta diverso.
Arcutinà è un gesto profondo, non solo di ordine fisico, ma anche di intima creatività. C’è qualcosa di esistenziale nell’atteggiamento dell’arcutinà. È un mettere insieme in modo inedito. È una base ordinaria e mediocre, che inaspettatamente acquisisce un significato esclusivo. È un matrimonio di convenienza dove gli sposi imparano ad amarsi dopo un po’.
Ma soprattutto, arcutinà è capriccioso, intollerante delle regole e delle ricette. Fa sberleffi ai migliori chef, non si piega all’autorità. Anarchico e gioioso, è un paradosso. Il suo significato è quello di mettere ordine e poi, ribelle, si sottrae a ogni disciplina. Crea ogni volta un assetto imprevedibile, ecco.
E non potrei trovare metafora culinaria migliore per il mio libro, “Come il mare ad occhi chiusi”. Perché è così che è nato, arcutinando. È un giallo, per definizione un genere che pretende ordine e logico rigore. Se un pezzo non va al posto giusto nel complesso puzzle, è la fine. Mentre scrivo le idee vengono, le intuizioni saltano fuori e sono buone, ma capita che non vadano bene insieme, è un caos. Bisogna avere fiducia e sangue freddo. L’indole sovversiva dell’arcutinà verrà fuori, butterà in aria per ricomporre il tutto come le aggrada in quel momento. Alla fine un quadro si comporrà, come una pietanza. E sarà buono.
E poi ti chiederanno: “Che c’è per cena?” Solo un secondo di smarrimento, prima si allargare un gran sorriso ed esclamare: “Sorpresa!”

Ingredienti

Diversi ingredienti qualunque, purché commestibili.

Preparazione

Mah…

Come il mare ad occhi chiusi

Un omicidio strano, quello di un barista ritrovato con un foro di proiettile in fronte e misteriosi segni su una mano. Un delitto che risveglia la sonnolenta città di Ancona, desta antiche paure, scuote fino a far emergere segreti che erano sepolti dietro rassicuranti apparenze. Una coraggiosa ragazza usa il suo acume per destreggiarsi in una trama intricata che evolve con ritmo frenetico, sfiorando pericoli e doppi giochi mortali. Uscirne viva è una sfida che non è scontato vincere.

Come il mare ad occhi chiusi è un giallo mozzafiato, dove nemmeno la soluzione finale è in grado di offrire il conforto di una certezza. La verità è molteplice, ha più facce e quando il caso sembra risolto, tutto si capovolge di nuovo, per far affiorare segreti ancora più reconditi ed inquietanti.

Dettagli del libro

  • Formato: Formato ebook
  • Dimensioni file: 1219 KB
  • Lunghezza stampa: 233
  • Editore: Edizioni Esordienti E-book (3 febbraio 2016)
  • Venduto da: Amazon – Kobo
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 978-88-6690-292-8

Alessandro Cirillo e La sua Postazione

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Alessandro Cirillo e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

Un luogo di meditazione

 

Alessandro Cirillo e La sua Postazione

No, non sono impazzito e non ho installato una scrivania nel bagno di casa.

Partiamo da un presupposto: prima che nascesse mia figlia in casa c’era una stanza in più. Io e mia moglie l’avevamo adibita a magazzino/ libreria/sala gioco con X Box/ area designata per stirare/postazione computer. Seduto alla vecchia scrivania ho scritto i miei primi cinque libri, partendo da Attacco allo Stivale e arrivando a Schiavi della vendetta (in mezzo ci sono, in ordine: Nessuna scelta, Trame oscure, Angelus di sangue. NdR).

Quando è arrivata Sofia, mobili e pareti hanno assunto un colorito roseo. La mia vecchia scrivania, massiccia e con diversi scomparti, è stata adattata per essere utilizzata come un fasciatoio (e qui smentisco la mia prima frase perché in effetti ho installato una scrivania in bagno, anche se non per scrivere).

Fatte le dovute premesse, arrivo a spiegare perché ho fotografato la bianca tazza del mio gabinetto. Forse a non tutti piace ammetterlo ma il bagno è una grande fonte di ispirazione. In questo mondo frenetico, fatto di giornate piene ogni minuto, per qualcuno “la seduta” al bagno può rappresentare uno dei rari momenti di tranquillità. Direi una vera oasi di pace. C’è chi legge, chi ascolta musica, chi purtroppo non riesce a staccarsi dallo smartphone e chi semplicemente medita.

Di solito, io sono uno che si porta da leggere ma, in diverse occasioni, la serenità che offrivano le quattro mura del bagno mi sono servite a tirare fuori delle idee per i miei romanzi. Ad ogni scrittore sarà capitato almeno una volta il classico blocco in cui tutta la storia sembra una grande idiozia. O magari ci si trova fermi ad un punto in cui servirebbe una soluzione per proseguire.

Ecco, più di una volta mi è capitato di sbrogliare la matassa proprio in bagno, liberandomi da un gran peso (le similitudini all’espletamento delle funzioni corporali sono assolutamente casuali).
Raccontando questo aneddoto, so di dare degli spunti a coloro che non hanno gradito i miei libri. La battuta che potrebbe venire in mente subito è: “Ah, allora è per questo che i tuoi libri fanno c….e!
Se non vi piace la mia scrittura, vi prego di risparmiarmi i commenti. Se non avete letto ancora i miei libri, è il momento di iniziare. Se poi li leggerete e non vi piaceranno, ritorniamo al punto 1.

Buona lettura!

Alessandro Cirillo

Alberto Zella e Il Gioco di Libri

gioco-di-libriAlberto Zella e Il Gioco di Libri

Talvolta è capitato di passare qualche ora in buona compagnia con gli amici, cercando di indovinare quale fosse il soggetto estratto e ponendo domande del tipo: “Se fosse una città, quale sarebbe?”

Ebbene, abbiamo chiesto ai nostri autori di abbinare il titolo del loro libro a una città, un personaggio, un piatto tipico e una canzone. Ed ecco uno dei risultati.

Il paese dal cuore fumante

Sinossi

 zella L’innamoramento è qualcosa di esclusivamente positivo, o è una forza incontrollabile che qualche volta può provocare grossi disastri? Cambia l’innamoramento col cambiare dei secoli e dei luoghi, o resta un fenomeno immutabile?
“Il paese dal cuore fumante” racconta una storia d’innamoramento, che è qualcosa di diverso da una storia d’amore. Nel paese di Dragorma, in un’estate di tanti anni fa, un ragazzo di diciannove anni s’innamora di una coetanea. Sembra una storia come tante altre, quasi banale; ma la vita non è mai semplice come appare e una serie di avvenimenti imprevisti travolgeranno la vita del protagonista, Davide Dallaspina, dell’amata Cosetta e di quasi tutto il paese. A chi appartengono le enormi impronte che compaiono nottetempo nell’orto della vecchia casa? Cosciente e responsabile, leggermente introverso, leale ma non ingenuo, vitale e coraggioso: Davide è, a sua insaputa, una forza della natura. Il romanzo lo coglie nel momento fondamentale del passaggio dall’adolescenza all’età adulta. La sua giovinezza esplode incontenibile e lo porterà anche a commettere degli errori in buona fede. Ma vi è anche un altro passaggio fondamentale nel romanzo: quello del paese, Dragorma, che è ormai uscito dall’antica civiltà contadina, ma non è ancora entrato nell’era dei telefonini e dei computer che sorgerà qualche anno più avanti, e che per il paese significherà l’arrivo della vecchiaia.

Se “Il paese dal cuore fumante” fosse

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Una città: Dragorma

D’accordo, non è una città, ma solo un paese; e anche il suo nome è fittizio. Ma non ci sono “se fosse” per questa scelta, perché “Il paese dal cuore fumante” è Dragorma. Appartiene alla geografia dell’anima, mettetelo dove preferite: su una delle tante colline che sono il cuore e la storia dell’Italia (anche Roma fu fondata su sette colli). È il posto dove nascono le emozioni

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Un piatto: Pane e salame

Qualcosa di molto semplice e rustico. Sono cresciuto con le merende a pane e salame, e provo un senso di angoscia e tristezza, ai nostri giorni, a sentire demonizzare entrambi. Capisco che non bisogna abusare della carne rossa, capisco chi è allergico al glutine; ma sembra che oggi mangiare il pane, che ci ha nutrito per millenni e che ha costruito la civiltà, sia la causa di tutti i nostri mali.

Anna Rettberg Illustration http://annarettberg.blogspot.it/

Anna Rettberg Illustration
http://annarettberg.blogspot.it/

Un personaggio: Il giovane Holden

Davide, il protagonista di “Il paese dal cuore fumante”, è un giovane Holden con tre anni in più, e cresciuto in un ambiente rurale. Entrambi hanno lo stesso problema: la giovinezza, e venire a patti col mondo degli adulti senza perdere troppo di se stessi.

Una canzone: Bridge over troubled water

Simon e Garfunkel. È la canzone che Davide canta nel momento in cui sente che si sta innamorando. Dovrà attraversare il ponte traballante che porta dall’adolescenza all’età adulta. Ne seguiranno degli altri: la vita è un susseguirsi di ponti su acque turbolente.

Dettagli del libro

  • Formato: Formato ebook
  • Dimensioni file: 2223 KB
  • Lunghezza stampa: 251
  • Editore: EEE-book (26 ottobre 2015)
  • Venduto da: AmazonKobo
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 978-88-6690-273-7

Grazia Maria Francese e Il suo Libro da Gustare

libri-da-gustareGrazia Maria Francese e Il suo Libro da Gustare

Lo spazio Libri da Gustare vuole stimolare la fantasia dei lettori e non solo quella. Dal momento che il vecchio detto recita che “il cibo nutre lo stomaco e i libri saziano la mente“, abbiamo pensato di stuzzicare i nostri autori proponendo loro di abbinare i titoli delle loro opere a una ricetta, un qualcosa che possa identificare e dare soddisfazione anche al palato.

L’uomo dei corvi

Bollito misto alla piemontese

 L’uomo dei corvi  beef-897977_960_720

Il gusto della rottura

La ricetta tradizionale che prevede sette tipi di carne, sette frattaglie e sette salse, si può trovare ormai solo in qualche ristorante specializzato. Si preparava in casa quando esistevano ancora famiglie numerose, e in grado di permettersi un piatto ‘da signori’ che era comunque riservato alle grandi occasioni.La mia è una ricetta da single che ha ospiti, decisamente eretica rispetto alla tradizione. Spero che divulgarla non mi esponga alla persecuzione della Confraternita del Bollito (esiste veramente! Se non ci credete, cliccate QUI).

Una premessa: non mangio carne quasi mai, ma quelle poche volte dev’essere di prima qualità. Per preparare questo piatto occorre un macellaio di fiducia, non un supermercato.

Ingredienti

Acquisto due tagli di manzo, uno destinato alla cottura lunga, biancostato oppure pancia, e l’altro a quella più breve: il “cappello del prete” va benissimo (anche se voi non sapete cos’è, il macellaio lo sa). La quantità? 200 grammi per ospite di ciascun tipo di carne ma, come minimo, ogni taglio dev’essere di un chilo. Se gli ospiti sono di meno, ci sono infiniti modi di riciclare gli avanzi.

Preparazione

In una grande pentola metto 5-6 litri di acqua minerale naturale, verdure miste (cipolla, carota, sedano), una patata o due, una striscia di alga kombu (si trova nei negozi di prodotti naturali), sale marino grosso, pepe in grani e il taglio da cuocere a lungo, che va messo quando l’acqua è ancora fredda. Lascio bollire per almeno tre ore, finché la carne è pressoché disfatta. Per evitare sprechi (e per ottenere una cottura ideale) una volta preso il primo bollore, si può proseguire la cottura sulla stufa a legna.

Nel frattempo preparo le salse. Quella di prezzemolo (il famoso bagnét) a casa mia c’è sempre: la preparo quando nell’orto c’è prezzemolo in avanzo, poi la congelo, per cui basta ricordarmi di toglierla dal freezer. Se si dovesse prepararla sul momento: 50 grammi di prezzemolo, due acciughe, due spicchi d’aglio, sale, un po’ di mollica di pane bagnata nell’aceto. Frullare il tutto in un robot da cucina, alla fine aggiungere un po’ d’olio. Fine. Ma è più buona preparata in anticipo. Ottima anche per fare crostini.

Salsa di daikon. Il daikon è una radice giapponese di colore bianco o rosato. Se non riuscite a procurarvelo, va bene anche una rapa. Grattugiare a crudo, ne basta una tazza piccola. Aggiungere un po’ di salsa di soia e un goccio d’aceto di vino. Servire fredda.

Salsa numero tre: variante di quella che tradizionalmente si chiama avèja. La faccio all’ultimo momento, ripescando la patata dal bollito “lungo” e schiacciandola con aggiunta di un po’ di brodo, un cucchiaio di miele, un cucchiaino di senape e alcune noci tritate. Servire tiepida.

Nel frattempo ho preparato il bollito “breve”. Qui la carne, cappello del prete o altro taglio tradizionalmente riservato all’arrosto, si butta quando è già bollente l’acqua (2-3 litri) dove ho messo un mazzetto di aromi: alloro, salvia, rosmarino, una cipolla steccata con chiodi di garofano, sale e pepe. Cuocere finché è morbida, non disfatta. A seconda del taglio ci vorranno 40-60 minuti.

Servire i due tipi di carne su un tagliere provvisto di sgocciolatoio, accompagnati dalle salse e da una tazzina ciascuno dei due tipi di brodo. In quello del bollito “lungo”, che sarà molto grasso, mettere un goccio di cognac. Con il brodo avanzato, e opportunamente porzionato in freezer, la single può sopravvivere a lungo.

L’uomo dei corvi

Non fatevi ingannare dalla cover! Titolo e immagine fanno pensare a un fantasy, mentre si tratta di un romanzo storico scaturito dallo studio dell’alto medioevo italiano. La vicenda ha venature di quello che per noi può essere fantastico, mentre a quell’epoca era considerato del tutto normale.

I Franchi di Carlo Magno hanno conquistato il regno longobardo. Nel 774 l’ultimo duca del popolo sconfitto, Rothgaudo del Friuli, tenta la ribellione che si trasforma in una disfatta. Molti guerrieri sono catturati e ridotti a una condizione di prigionia e lavori forzati. Tra questi si trova anche Arechi, fratello del famoso Paolo Diacono il quale dopo una decina d’anni riesce a ottenerne la liberazione.

Adelwin, figlio di Arechi, può finalmente rivedere il padre. È attraverso gli occhi di questo ragazzo, destinato da zio Paolo alla vita monastica, che il lettore assiste alla nascita della più celebre cronaca medioevale: la HistoriaLangobardorum.

Carlo Magno ha incaricato Paolo di mettere per iscritto la storia e le leggende del popolo da lui assoggettato. Il monacovuole farlo, ma è vincolato alla propria visione del mondo e alla condizione di cortigiano del nascente impero carolingio.  Qui interviene Hrefna, l’Uomo dei Corvi: un kennaman, ossia un conoscitore di saghe e tradizioni tramandate oralmente. La sua narrazione ci trasporta indietro nel tempo, all’epoca dell’invasione avara del Friuli avvenuta un paio di secoli prima e ancora più in là, ai tempi della Grande Migrazione.

Adelwin non potrà che ritrovare se stesso nella rievocazione della storia della sua gente, e sfuggirà al destino che lo zio Paolo aveva tracciato per lui proprio per intervento di Hrefna, nonché di un lupo. L’incontro con l’Uomo dei Corvi lascerà però anche in Paolo Diacono una traccia che finirà per trasparire nelle pagine della sua opera.

Dettagli del libro

  • Formato: Formato ebook
  • Dimensioni file: 1451 KB
  • Lunghezza stampa: 194
  • Editore: EEE-book (26 ottobre 2015)
  • Venduto da: Amazon – Kobo
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 978-88-6690-268-3

Salvatore Buccellato e La sua Postazione

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Salvatore Buccellato e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

La mia postazione nuova!

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Non una riga di quello che ho scritto finora, pubblicato o no, è mai stato digitato su questa nuova tastiera e P.C. Questo infatti sarebbe il mio regalo per l’anniversario del primo incontro – 9 anni il 23 Ottobre -, per il mio compleanno il 12 Novembre; e per il prossimo Natale 2016.

Inutile dire che non provo nessuna nostalgia né ho ricordi strazianti legati al vecchio portatile che mi ha accompagnato nelle fasi creative; di ricerca; di riscrittura (ma quante volte si deve riscrivere una frase, una pagina, un racconto affinché ci venga a piacere? Esiste un metodo o un numero sicuro? Un algoritmo o una nuova applicazione? Mah…)

Il vecchio portatile ha avuto varie fasi nella sua lunga vita. Vari accidenti e incidenti e ogni volta riusciva a sorprendermi con nuovi e inimmaginabili -sino al giorno prima- invenzioni diaboliche. Una volta non si accendeva perché era freddo. La volta dopo non si accendeva perché in casa era troppo caldo. Una volta si accendeva per poi impallarsi il secondo prima di aver salvato lo scritto etc. etc. etc.

Inutile dire che nei momenti di pigrizia, avere uno schermo così grande e già predisposto con ottime casse acustiche mi porta a fughe improvvise al cinema o all’ascolto delle ultime novità musicali prese dalle classifiche americane o qualche aria di Opera lirica (ma sono un neofita!)

Ma è come per la cioccolata, i datteri o un dolce… ancora una e poi basta e allora ci si rimette -con altro spirito- davanti a quella che ridiventa la postazione di lavoro e si riparte…

 

Daniela Vasarri e La sua Postazione

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Daniela Vasarri e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

La mia postazione, ovvero il mio mondo

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Quest’immagine rappresenta per me il mondo segreto nel quale mi tuffo ogni giorno appena posso, dimenticando tutto ciò che sta fuori. Passo molte ore seduta davanti al monitor, che non considero sprecate ma salutari per il mio benessere psicofisico. In mezzo ai miei quaderni di appunti, ai libri che ho scritto, io sto bene, come fossi un bambino nel grembo materno. Poi i miei riconoscimenti a premi letterari (solo di alcuni ho potuto appendere l’attestato) rappresentano per me uno stimolo visivo quotidiano a continuare a scrivere. Ora però, rispetto a qualche anno fa, nei quali ero proprio agli inizi della mia passione e desideravo misurare le mie capacità, non amo più partecipare a contest letterari e non perché abbia la presunzione di essere “matura” ma perché preferisco dosare la mia produzione e sottoporla solo se veramente convinta.

Nessuno può spostare o togliere qualcosa da questo mio spazio di studio, perché se lo facesse sarebbe un po’ come se profanasse la mia immagine.

E non vi è scrivania miglior al mondo sulla quale lavorare.

Roberta Andres e Il Gioco di Libri

gioco-di-libriRoberta Andres e Il Gioco di Libri

Talvolta è capitato di passare qualche ora in buona compagnia con gli amici, cercando di indovinare quale fosse il soggetto estratto e ponendo domande del tipo: “Se fosse una città, quale sarebbe?”

Ebbene, abbiamo chiesto ai nostri autori di abbinare il titolo del loro libro a una città, un personaggio, un piatto tipico e una canzone. Ed ecco uno dei risultati.

Le foto di Tiffany

Sinossi

 Andres_EEE Tiffany è una bella trentenne, giornalista, che vive a Bologna. Un giorno riceve sul suo smartphone un inquietante messaggio, accompagnato da una sua foto, che la ritrae di spalle, nuda. Si tratta di lei, senza alcun dubbio, è riconoscibile da un tatuaggio, un’iris, alla base della schiena. Ma chi le ha scattato quella foto? Non sarà quello l’unico messaggio del genere e la ragazza, dapprima inquieta, poi sempre più curiosa di conoscere l’identità del misterioso stalker, si metterà a indagare per risalire all’autore di quelle foto che la fanno sembrare così bella, così sensuale…
Il ritmo di un thriller, il sorriso di un erotismo leggero.

Se “Le foto di Tiffany” fosse

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Una città: Bologna

Perché è la città in cui  è ambientata la storia ed è una città che amo molto, avendoci studiato ed essendo stata la cornice di un amore per me importante.

Per me  Bologna rappresenta gli anni della gioventù, quando tutto era ancora da costruire, gli anni della maturità per esserci tornata tante volte quando ero ormai molto più consapevole di me e di ciò che è importante.

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Un piatto: Tortellini al ragù

Ovviamente, perché è il piatto tipico della città di Bologna ma anche perché lo adoro!

Penso che rappresenti bene l’amore per la vita e per i suoi piaceri, così tipico della città e dei suoi abitanti.

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Un personaggio: Audrey Hepburn

Audrey Kathleen Ruston  nasce il 4 maggio 1929 a Bruxelles da famiglia agiata, frequenta la scuola di ballo. Negli anni della guerra deve a lungo soffrire la fame, e si dice che la sua struttura fisica, così snella e flessuosa, si sia   determinata quando la ragazza dovette cibarsi solo di povere cose. La prima persona che la nota è la scrittrice – allora ottantenne – Colette  , in vacanza a Montecarlo, che la vuole protagonista della sua commedia teatrale “Gigi”, tratta da un suo romanzo.  A ventidue anni, agli albori della carriera, ottiene un ruolo di principessa birichina nel film  “Vacanze romane”  che le porta anche un Oscar come miglior attrice protagonista. poi nel 1954 arriva  “Sabrina”   uno dei film più belli che oggi la storia del cinema ricordi, che la lancia nell’Olimpo delle star.  La bellezza eterea di Audrey Hepburn non è l’unico elemento che la consacra regina di Hollywood. Alle spalle vi è anche un’ indiscutibile bravura. Gira poi  “Colazione da Tiffany” e “My fair lady”.

Una canzone: La vie en rose

Nella versione cantata da Edith Piaf è perfettamente in linea con l’atmosfera del romanzo e con il suo spirito “rosa”.

Mi piace moltissimo la canzone e trovo la cantante un mito

Dettagli del libro

  • Formato: Formato ebook
  • Dimensioni file: 895 KB
  • Lunghezza stampa: 89
  • Editore: EEE-book (12 settembre 2015)
  • Venduto da: Amazon – Kobo
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 9788866902584

Margherita Terrosi e Il suo Libro da Gustare

libri-da-gustareMargherita Terrosi e Il suo Libro da Gustare

Lo spazio Libri da Gustare vuole stimolare la fantasia dei lettori e non solo quella. Dal momento che il vecchio detto recita che “il cibo nutre lo stomaco e i libri saziano la mente“, abbiamo pensato di stuzzicare i nostri autori proponendo loro di abbinare i titoli delle loro opere a una ricetta, un qualcosa che possa identificare e dare soddisfazione anche al palato.

Frittate e Grattacieli

Noce

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Il gusto della rottura

Hai presente quando, arrivato a fine pasto, hai ancora voglia di mangiare qualcosa che metta definitivamente il “punto” a quel pranzo o a quella cena ma, nella tua mente, non hai ancora chiaro cosa sia quel qualcosa? Ti dai un’occhiata in giro e, nel cesto della frutta, scorgi l’ultima noce rimasta. Evviva! Due volte Evviva! Perché mangiare una noce non significa soltanto gustare un tipo di frutto salutare e ricco di magnesio, ma significa anche regalare del tempo a te stesso: per poterla gustare. Devi, prima, dedicarti alla rottura del guscio e poi alla separazione dei frantumi di quest’ultimo dal frutto vero e proprio. È un rito quello che precede il consumo di una noce; un rito che ha bisogno dei suoi tempi e degli strumenti adatti.

Ingredienti

La parola “noce” viene intesa comunemente per indicare la parte commestibile del frutto dell’albero del noce (Juglans regia). Scientificamente, questa è il seme contenuto in una drupa, insieme con il suo endocarpo legnoso.
Ingredienti:
Una noce
Uno schiaccianoci

Preparazione

Inserire la noce fra le fauci dello schiaccianoci. Esercitando una pressione decisa ma controllata, rompete il guscio della noce, cercando di non disintegrarne il frutto contenuto all’interno.

Nel caso in cui lo schiaccianoci fosse mal funzionante, è possibile utilizzare metodi meno ortodossi (lancio della noce contro il pavimento, utilizzo di un martello e simili).

Frittate e Grattacieli

Frittate e Grattacieli è un romanzo epistolare a un’unica voce, in cui la protagonista, raccontandosi al suo compagno lontano, prende coscienza di se stessa, imparando a perdonarsi. La presa di coscienza e il perdono le consentono di vedere la sua vita e il suo rapporto di coppia con una nuova ottica e una nuova consapevolezza. Saranno dunque le mail e il tempo che lei regala a se stessa per scriverle, che consentiranno a Mina di maturare la decisione della rottura; una rottura che le consentirà, finalmente di iniziare a gustare la vita. E proprio come per gustare una noce servono uno schiaccianoci e del tempo a disposizione, così per maturare la fine di un legame servono riflessione e tempo.

Dettagli del libro

  • Formato: Formato Ebook
  • Dimensioni file: 1191 KB
  • Lunghezza stampa: 160
  • Editore: Edizioni Esordienti E-book (5 gennaio 2016)
  • Venduto da: Amazon – Kobo
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 978-88-6690-291-1

Chiara Curione e La sua Postazione

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Chiara Curione e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

La mia postazione, una finestra e la sua luce

la-postazione-di-chiara-curioneAmo scrivere al mattino e trovarmi vicino a questa finestra da cui proviene una bella luce. Io la chiamo la mia finestra sul mondo, in realtà arriva un pezzetto di cielo, e il verde delle mie piante, ma quanto basta per viaggiare con la fantasia. Questo è il posto dove ho scritto il mio ultimo romanzo “Il tramonto delle aquile” e dove sto scrivendo il seguito.
Non è un posto segreto e recondito in cui meditare è il cuore di tutta la casa, si tratta della cucina, il luogo dove nel silenzio del primo mattino la mente viaggia con l’immaginazione sui sentieri della fantasia. Penso alla nuova trama da costruire, ai personaggi che devono animarla e mi sembra quasi di vederli come se si muovessero davanti a me e spiegassero le ragioni del loro agire e dei loro sentimenti.
Sono in procinto di accendere il computer e penso alla protagonista del mio nuovo romanzo, una donna.
Si tratta della figlia di Manfredi di Svevia, Costanza, una donna straordinaria divisa tra il ruolo di regina e quello di madre che dopo la morte del marito affronta situazioni complicate e vede i suoi figli in conflitto e divisi profondamente.
Il ruolo della donna è sempre stato fondamentale e mai come oggi viene riscoperto, mi piace parlarne al passato per poterne trarre analogie al presente. Parlare di donne che da regine non hanno perso la loro femminilità agendo con coraggio. Guardo la finestra pensando anche ai personaggi secondari di questa storia e come muoverli, quando vedo una gazza che si posa sul ramo del mio albero e immagino la regina in viaggio che attraversa un bosco, circondata dalla sua scorta di guardie. Penso al modo diverso di viaggiare nel passato, a cavallo o in carrozza, attraversando zone impervie e penso alla storia del nostro sud Italia e tutte le dominazioni che si sono susseguite. Ecco che la luce del mattino diventa più intensa, nella mente si delinea un nuovo capitolo e mi accingo subito a scrivere.