Elisabetta Bagli al ComItEs

Voce di Elisabetta Bagli al ComItEs

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Domani, nel corso del Cocktail di supporto alle liste del ComItEs (Comitato Italiani all’estero, Spagna), nel quale verranno presentati candidati e programmi, alcune poesie di Elisabetta Bagli, tratte dalla sua nuova silloge Voce, saranno lette da Marta Guardincerri. Elisabetta, neo Ambasciatrice culturale della Universum Accademy Spagna, non sarà l’unica italiana a mantenere alta la bandiera del Made in Italy, Nel corso della serata, verrà offerto a tutti i partecipanti un Cocktail organizzato da Pasta Mito, nuovo spazio gastronomico italiano dedicato alla scoperta dei sapori del nostro Paese. Ospite dell’evento anche il vincitore del prestigiosissimo premio Goya 2015, per il miglior cortometraggio d’animazione, il regista pratese di 37 anni, Giovanni Maccelli, ha ritirato, appena tre giorni fa, la celebre statuetta raffigurante il noto pittore grazie al suo lavoro: “Juan y la nube”. Il duo chitarra e voce composto dal chitarrista toscano Marco Ricci e la cantante italo spagnola Cristina Coriasso si esibirà poi dal vivo con una serie di coinvolgenti canzoni italiane.

Per maggiori informazioni www.comitesspagna.info

 

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Cosa vuol dire PNL?

PNL: tra psicologia e cultura

PNL-Libro

Con PNL si identifica lo studio dell’esperienza soggettiva applicato all’analisi, l’apprendimento e all’acquisizione volontaria di determinati modelli comportamentali. Affrontiamo questo argomento in quanto Marina Atzori (autrice del libro Il mare non serve, ho scelto una margherita, pubblicato con EEE), nella sua recente intervista cita questo metodo psicologico alternativo come facente parte dei suoi interessi. Tuttavia, in che modo PNL e cultura possono essere associati?
Il metodo, con cui il sistema PNL influisce sui soggetti, stabilisce la relazione che questi hanno con il mondo esterno, cercando di risolvere le problematiche che insorgono da una cattiva interazione con gli altri. Un autore, nel nostro caso specifico, vede il mondo attraverso le proprie esperienze e la propria cultura, sia essa distorta da un’educazione anomala oppure da una reale coscienza dell’ambiente che lo circonda. Abbiamo chiesto a Marina Atzori di chiarire meglio i concetti proposti con PNL.

Marina Atzori ha pubblicato con EEE: Il mare non serve

PNL: tra psicologia e cultura

di Marina Atzori

RICHARDB

Richard Bandler

La programmazione neuro linguistica (PNL) è una disciplina che studia gli aspetti linguistici e analogici della comunicazione interpersonale. Si tratta di uno studio approfondito della conoscenza della mente umana. Richard Bandler è il co-creatore di questa rivoluzione della psicologia, insieme a uno dei terapeuti più originali ed efficaci degli ultimi anni: lo statunitense Jhon Grinder. È estremamente complicato riassumere in poche righe un argomento così vasto e complesso. Proverò a scrivere ciò che più mi ha colpito nell’addentrarmi in questa materia, senza annoiarvi e senza essere troppo teorica.

Cosa vuol dire PNL?

Programmazione: è il nostro modo di comportarci che è stato appreso nel tempo. L’apprendimento è in continua evoluzione e aggiornamento, a seconda delle nostre esperienze di vita relazionali.

Neuro: il Programma ha correlazioni con il sistema neurologico.

Linguistica: esprimiamo il Programma attraverso il linguaggio verbale e non verbale attingendo a diversi aspetti previsti dallo studio della Psicologia.

Il potere dell’inconscio quindi ruota al centro di un programma specifico, che permette di lavorare su noi stessi e sugli altri per arrivare a vivere meglio.
La PNL è una sorta di tecnologia applicata alla mente umana che, se usata correttamente da professionisti titolati, può costituire un metodo infallibile al fine di rapportarsi con gli altri, lavorando in profondità per superare le difficoltà di comunicazione. Alcuni studiosi l’hanno etichettata come un insieme di pratiche progettate per produrre cambiamenti negli altri. Invece, è a tutti gli effetti lo studio dell’esperienza soggettiva. Cosa significa? Significa che ognuno di noi ha maturato, nel proprio percorso di vita, un bagaglio personale a seconda di una serie di fattori ambientali, familiari e culturali. Da qui formiamo il nostro carattere, il nostro atteggiamento nell’ambito sociale e il nostro linguaggio: lavoro, famiglia, interessi creano il nostro modo di rapportarsi nelle relazioni interpersonali. Certamente ognuno di noi maturerà esperienze differenti, positive e negative, che a loro volta porteranno sconfitte o successi.

programmazioneneurolinguistica
La PNL studia le opportunità di stabilire l’equilibrio nel rapporto con gli altri e con se stessi attraverso un efficace metodo comunicativo. Il fine ultimo è quello di migliorarsi e realizzare i nostri intenti. Insomma, volendo andare fino in fondo, applicando questa disciplina si possono ottenere risultati inaspettati, lavorando sia sui nostri punti forti che sui nostri punti deboli. Ovviamente quest’operazione può essere usata allo stesso modo con l’interlocutore, utilizzando il linguaggio in modo funzionale, stabilendo il cosiddetto rapport: l’arte di allinearsi e creare affinità. Lo scopo è quindi la cooperazione finalizzata all’armonia, all’accordo. Questo è solo uno degli aspetti utili che ci consente di raggiungere gli obiettivi e i risultati che ci siamo prefissati in una determinata situazione. Esistono altri diversi aspetti della PNL che ci permettono di entrare in sintonia con chi ci troviamo di fronte: il linguaggio non verbale, le opinioni, i principi.
Ho provato a riassumere con questo brevissimo articolo ciò di cui mi interesso, senza scendere in aspetti troppo tecnici e particolarmente difficili. Spero di aver dato, con alcuni piccoli riferimenti, un’infarinatura di ciò che rappresenta questo particolare ramo della psicologia, associata in parte alla “tecnologia della comunicazione”.

(Le immagini presenti in questo articolo sono tratte dal web)

Una selezione premiata

Tito Cauchi, presidente  del Premio Polverini, recensisce “La selezione colpevole”

Andrea Leonelli, ha esperienza del dolore lavorando in reparto di rianimazione e per avere sperimentato sulla propria pelle l’infarto; è appassionato dila selezione colpevole fantascienza e di tecnologia; con La selezione colpevole è alla sua seconda raccolta. Egli stesso precisa, di avere voluto rinnovare la precedente edizione (2011), chiarendo che “la ricetta è sempre quella: dolore, solitudine, abbandono, oscurità e un pizzico di extra. Contenuti non allegri vero, ma portano qualcosa.” Ed è quello che verificheremo e che scopriremo.

I componimenti hanno varia lunghezza, dall’epigramma al lungo respiro, la versificazione è libera e compatta; l’Io parlante ci indica l’indagine interiore che lo sfibra, facendolo smarrire fino ad annullarsi: le persone e gli oggetti circostanti, si moltiplicano e si nullificano nel contempo. Il Poeta è spettatore e protagonista, che con forza rivendica la sua esistenza: “Acceco i miei occhi/ la mia anima/ affogo il mio spirito/ in se stesso/ bevendomi dal dentro.” (pag. 14).

Si rende conto che la vita è come un palcoscenico nel quale indossiamo “Maschere buone per ogni occasione/ per le false allegrie e le vere tristezze” (pag. 18); preso da vertigine si sente annichilito, o semplicemente ridotto all’essenziale. Sensibile e desideroso di carezze all’anima e alla pelle, rimprovera la falsità che ci circonda, sa che le ferite passano, ma che lasciano ugualmente dei segni nell’anima. Tornano insistenti i ricordi per tessere un vestito nuovo (o altra maschera per vestirlo come manichino); ma non prova ristoro perché i fantasmi continuano a ripresentarsi. Se svaniscono le illusioni, si chiede di cosa si nutrirà; commenta che la vita odierna ci rende labili, combatte contro gli spettri e vive in uno stato nebuloso: “vestito della mia pelle/ mi maschererò da me stesso/ ma solo per voi/ non ho bisogno di me/ sono altrove/ a spellarmi l’anima.” (pag. 23).

Andrea Leonelli invoca una presenza che l’ami, che gli parli; o che entrambi si appartengano nell’etere; ma si vede rifiutato come “un sacchetto di spazzatura”, quel lordume che però è lo specchio dell’altra persona. Rimane l’illusione di confondersi con la bellezza cosmica; trasferisce nella metafora luna il desiderio che l’astro dia luce al disastro che gli sta intorno. “Il vuoto mi riempie./ Il buio m’illumina./ Nella morte mi sento vivo,/ vivo come un morto.” (pag. 59).

Per sua ammissione diventano sue compagne desolazione, amarezza, solitudine, alle quali oppone rancore e risentimento; ma non trova soluzioni a certe rotture. “Dentro me urlo/ silenzi assordanti// Vesto l’espressione di cortesia/ su maschera di pura devastazione.” (pag. 67). Come estremo atto d’amore, l’innamorato è felice purché lo sia l’amata. Dichiara lui stesso “Vivo in contraddizione/ mi piacciono cose opposte/ cerco di bilanciarmi tra gli estremi” (pag. 79).

A grandi linee direi che ne La selezione colpevole abbiamo un solo filo tematico costituito da trefoli, in cui convivono nella prima fase l’Io (la maschera), nella seconda il Tu (l’ossimoro) e nella terza l’autocoscienza (la contraddizione). Il Nostro usa sapientemente un linguaggio variegato, figure retoriche (specialmente la ripetizione); talvolta termini informatici (cursore, loops, links resettare); astrofisica e quantistica (frattale, neutronio, Schrödinger). Il tono va dal riflessivo all’imperioso e, infine, al giudizio; gli accenti procedono in progressione, ora crescenti, ora decrescenti come se stesse parlando direttamente al lettore. Beninteso la poesia è suggestione, evocazione ed anche immedesimazione, perciò non va presa alla lettera.

Tito Cauchi

Andrea Leonelli, con il libro La selezione colpevole, al Premio Nazionale 2014, Poesia Edita Leandro Polverini – Anzio, ha ottenuto l’assegnazione del 1° posto nella sezione poesia concettuale, con la seguente motivazione: “L’Autore interseca piani di esperienza naturalista con le tracce consunte di un passato dove percezione reale e immaginazione si mescolano, avvicendano, confondono in un labirinto di simboli, che visita con coraggio la persistenza dell’io come misura delle cose. Una sintassi paratattica e cumulativa conferisce ai testi una drammaticità performativa che dà rilievo all’aspetto concettuale del verso, a seguire scrupolosamente i guizzi dell’emotività.”

Romantico Contemporaneo

Concorso Romantico Contemporaneo in scadenza

logo concorso EEE1

Il Romantico Contemporaneo è il protagonista della Terza edizione del Concorso EEE per gli autori  “non ancora famosi”. Le storie, così come vengono vissute in quest’era moderna, non sono necessariamente tutte a lieto fine e l’amore non è il tema centrale, nonché indiscusso, intorno al quale ruotano i protagonisti. Spesso si confonde il genere rosa con quello romantico, facendoli diventare un tutt’uno. Diversamente da quello che si può pensare, il romanticismo si basa principalmente sui sentimenti, sull’odio, la gelosia, la passione, il dramma. Le trame devono poter coinvolgere il lettore fin dentro nell’intimo, quasi estirpando quelle emozioni che possono essere condivise e rivissute attraverso la parola scritta. Maestri di tale genere sono stati gli scrittori russi, da Tolstoj a Dostoevskij, i quali hanno saputo ricreare atmosfere torbide e drammatiche, pur restando all’interno di un contesto estremamente reale.

Sono molti i testi pervenuti per questo Concorso, talmente tanti da mettere a dura prova tutti quelli che stanno lavorando dietro le quinte per leggere e selezionare i più meritevoli. Tuttavia, data l’opportunità di poter comunque pubblicare con un editore gratuito, l’occasione non è da perdere. Vi ricordiamo che il bando è visibile QUI e che il termine di scadenza è previsto per il 14 febbraio, a San Valentino.

La centunesima infelice

La centunesima infelice: anche i fantasmi amano il rap?

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Nicoletta Parigini riesce sempre a stupire, dopo essersi aggiudicata il primo posto al Premio Nazionale Streghe Vampiri e co., pubblica con EEE il suo nuovo romanzo: La centunesima infelice. Nicoletta ha già al suo attivo altri due romanzi per adolescenti: Agata e il manoscritto di Melchiorre e Agata e il segreto delle scarpette tecnomagiche. Con questo nuovo libro si rivolge a un pubblico più ampio, scrivendo sì per adolescenti, ma prestando la dovuta attenzione al pubblico adulto. In questo modo crea il perfetto connubio fra due mondi spesso in conflitto ma che, in questo caso, troveranno la sinergia giusta per risolvere un mistero centenario. Una bella storia, questa della Centunesima infelice, perché parte come un racconto di fantasmi ma diventa un romanzo di formazione, fresco e immediato, che passa attraverso gli occhi e il linguaggio di una ragazzina di oggi, quella che potreste trovarvi vicina su un vaporetto veneziano, mentre va a scuola al mattino e magari stupirvi se, passando in un certo tratto del Canal Grande, si mette le mani sulle orecchie e comincia a canticchiare un brano di rap.

La trama:

Quante persone vivono, o sono vissute, a Venezia? Quanti, che vi hanno abitato in passato, sono ancora lì, camminatori instancabili, presenze in genere silenziose e ignote… a meno che non incontrino qualcuno che riesca a percepirli o a cui possano apparire in sogno.
Nell’attesa di transitare definitivamente nell’aldilà, le anime di coloro che hanno amato troppo la vita, che hanno lasciato qualcosa di incompiuto, o che hanno timore di ciò che li attende, vagano per le calli e, talvolta, interferiscono con il mondo dei viventi.
Marino Sanudo, uomo politico ed attento cronista della Serenissima, vissuto a cavallo tra il Quattro e il Cinquecento, che non ha nessuna voglia di abbandonare la sua città e non è certo ansioso di sottoporsi al Giudizio, trova nella quattordicenne Angiolina il legame perfetto con il mondo visibile. Legame strano e curioso, quello tra un fantasma che ama vestirsi secondo la moda di epoche successive alla propria (predilige la marsina), e che addirittura prova a scrivere dei testi rap, e un’adolescente con una famiglia normalmente infelice: una sorella di poco maggiore che le ha “soffiato” il ragazzo, una madre depressa, un padre disorientato, un delizioso fratellino in età di asilo nido, una nonna bisbetica e una badante polacca.
Per una ragazzina che ha già le normali difficoltà legate alla sua età, per di più innamorata anche di Dario, un giovane rapper che sembra avere qualche problema di cui nessuno vuole parlarle, non è certo facile venire anche in contatto con la sofferenza che sente nelle voci dei trapassati, che le comunicano il loro dolore, l’attesa, l’impazienza, la paura. Ma se Marino Sanudo comunica con Angy, una ragione c’è, e quando la ragazza comprenderà, si potrà finalmente chiudere il cerchio della vicenda.

Assetati di lettura: “Un racconto in bottiglia”!

Torino, Libreria A-Zeta: per gli “Assetati di lettura”, “Un racconto in bottiglia”!

 assetati di lettura

La libreria A-Zeta di Torino e lo scrittore Mario Nejrotti hanno inventato un’iniziativa originale per promuovere la lettura.

Da lunedì 26 gennaio 2015 chi acquista un libro all’A-Zeta, in via Saluzzo 44 a Torino riceve una bottiglia d’acqua minerale con un contenuto particolare.

Mario Nejrotti, medico scrittore di Torino, che ha pubblicato con Edizioni Esordienti Ebook due romanzi, ha deciso di regalare ai clienti della libreria alcuni suoi racconti, racchiusi uno per uno, come messaggi, in bottiglie di acqua minerale.

“Ho scelto dieci racconti tra quelli che ho scritto e un romanzo breve e ho deciso di offrirli ai lettori in questa iniziativa per dare un piccolo contributo alla promozione della lettura.”
Ci dice Mario Nejrotti.

Le bottiglie con il logo della libreria e quelli dell’iniziativa sono ben in vista sul bancone e la Signora Clementina, infaticabile animatrice della sua libreria, lascia che i clienti peschino in un cesto la bottiglia che preferiscono, per dir loro poi il titolo del racconto scelto, cosicché i più assidui possano farne una raccolta completa.
“Chi raccoglie almeno sei racconti, può avere in premio il mio romanzo breve dal titolo: Quello che è fatto, è fatto!”.
“Ma come mai regalare i suoi racconti, lei ha già pubblicato, perché non continuare?”
“I racconti, secondo me, sono una espressione letteraria molto più fruibile del romanzo, specie con i ritmi caotici della nostra vita di tutti i giorni, perché permettono di spezzare la lettura, ma di renderla nello stesso tempo compiuta. Sono anche certo che stimolino a leggere e ad avventurarsi sul terreno più complesso del romanzo.”

Quindi sono perfetti per l’iniziativa della Libreria A-Zeta, che ha come sotto slogan “Se compri un libro… ti offro da leggere!”.

“Lei ha pubblicato due romanzi, il primo di carattere giallo poliziesco dal titolo: “Fino all’ultima bugia.” e il secondo dal titolo: “Il piede sopra il cuore” di carattere storico fantastico, che si trovano all’A-Zeta e su Amazon e negli altri store della rete, spera che questa iniziativa promuova anche i suoi romanzi?”
“Naturalmente, la difficoltà più grossa per gli scrittori esordienti è farsi conoscere dal pubblico e dagli editori, spero che la gente giudichi con favore i miei racconti e sia invogliata a conoscermi meglio attraverso i miei romanzi.”

Quindi “Assetati di lettura” di ogni genere siete avvisati: alla libreria A-Zeta, in via Saluzzo 44 a Torino “Se comprate un libro… vi offrono da leggere” Nejrotti, uno scrittore che potrebbe sorprendervi…

La doppia vita di una copertina

Storia della copertina di “La sartoria di Matilde

la sartoria di Matilda

La copertina del libro “La sartoria di Matilde” ha una storia unica. Osservando la donna che fila la lana davanti al camino in un ambiente rustico, si ha l’impressione di tornare in un mondo antico che non c’è più. Una copertina insolita e originale che non avevo scelto io e fu per me una sorpresa. In realtà quel libro mi riservò numerose sorprese perché era il mio primo romanzo.

Scrissi il testo di nascosto, su una vecchia macchina da scrivere, quasi vivendo le storie delle due protagoniste così diverse d’età e di temperamento: una cicciona e depressa, l’altra vecchia e arzilla che stava perdendo la vista. Volevo mettere due generazioni a confronto e anche due modi diversi di pensare e vivere. Avevo realizzato un piccolo progetto con il quale proseguire con il lavoro, ma quando mi lanciai nell’impresa non sapevo se sarei giunta fino alla fine. Lavoravo alla stesura di notte o quando ero sola in casa, poi coprivo tutti i fogli che lasciavo sul tavolo della sala da pranzo. Né amici né parenti dovevano conoscere il mio segreto, temevo che i loro giudizi mi bloccassero in qualche modo ed io prima volevo mettermi alla prova senza condizionamenti. Tuttavia quando giunsi alla fine dell’opera, mantenni il segreto, prima desideravo conoscere il parere di qualche esperto, e decisi di partecipare a un premio letterario, trovando il bando di un concorso di una casa editrice fiorentina.
Quando ricevetti la proposta di pubblicazione dell’opera, superando la prova del concorso, ero così emozionata che mi decisi a svelare il segreto in famiglia, notando lo stupore di tutti. Non sembrava vero neanche a me di aver raggiunto quel traguardo e amici e parenti appresero la notizia con gioia.

Mio cognato Roberto, solitamente riflessivo, prima di esprimersi mi chiese di cosa si trattasse. Ascoltò la storia delle due protagoniste e continuò a non dare giudizi. Non si sbilanciava mai, lo sapevo benissimo. Infatti, mi chiese solo di leggere il manoscritto. Gli affidai quel lavoro scritto sulla vecchia Olivetti degli anni trenta. Era la macchina da scrivere appartenuta a mia zia, prima che cominciasse a lavorare all’ufficio postale.
Quella macchina era come lei, datata ma efficiente, ci avevo giocato quando ero bambina, trovandola tra gli oggetti messi da parte in soffitta, e ora che ero una donna sposata, con un bambino, mi veniva in aiuto per raccontare una storia che viveva nella mia mente e dovevo mettere alla luce su dei fogli di carta.
Roberto continuò a leggere in disparte e quando andò via, mi chiese di portare il manoscritto con sé per terminare la lettura. Non ebbi il coraggio di chiedere nulla, né lui disse qualcosa. Era un uomo di poche parole, difficilmente si sbilanciava, lasciando trapelare i suoi pensieri. Lui che era discreto e sensibile ma rigoroso in tutto, riguardo alla scrittura era il giudice più severo.
Roberto, che era Ufficiale Pilota dell’aeronautica, con sua moglie aveva una vita piuttosto movimentata, oltre a vivere in una città diversa dalla mia. Quando mi riportò il manoscritto, mi disse che era interessante. Non andò oltre, ma il suo sorriso sincero indicava che gli era piaciuto, avevo superato l’esame.

In estate, quando Roberto e famiglia ritornarono, ebbi in dono un pacco molto particolare, aprii e mi ritrovai tra le mani dieci libri che lui aveva fatto stampare con questa copertina così originale. Si trattava della riproduzione dell’opera “Quanne Bert Felàve” (Quando Berta Filava) dell’autore pugliese Michele Colacicco.
In quel momento non posso descrive l’emozione di avere tra le mani il mio primo libro fatto stampare da mio cognato. Fu un dono prezioso, quella era la prima stampa del libro che a mio cognato era piaciuto moltissimo, dimostrandolo con quel gesto affettuoso.
Quando uscì il libro nell’inverno del 2000, la casa editrice Firenze Libri scelse una copertina diversa, bella, ma non insolita come la prima.
Questo libro poi fu ammesso nel catalogo Danae che vende online e dove ho avuto la fortuna di conoscere Piera Rossotti.
Piera, che oggi è l’editore della EEEEdizioni Esordienti Ebook, nel 2012 mi propose una nuova pubblicazione del mio primo romanzo.
Allora ho potuto chiedere di inserire la copertina scelta da Roberto non solo perché la trovo bella e originale per rappresentare in maniera egregia il libro. È stato un modo per ricordare Roberto ora che non c’è più, lui che, scherzando, chiamavo il mio primo editore.

Chiara Curione

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Quattro chiacchiere con Andrea Leonelli

INTERVISTA di Marina Atzori

Crepuscoli di luce

OPERE LETTE:

“La selezione colpevole”, “Consumando i giorni con sguardi diversi” e “Crepuscoli di luce”

  1.  Buon giorno Andrea, dalle tue opere emerge sofferenza e un chiaro invito a essere scrutato dentro da parte del lettore, dove hai trovato il coraggio di metterti sotto torchio in modo così nudo ed esaustivo?

Tutto è nato dall’infarto a cui sono scampato. Mi ha fatto capire quanto poco ci voglia a passare dall’avere “tutto il tempo del mondo” al “non farò più…”, quindi ho deciso che se volevo lasciare qualcosa a questo mondo, dovevo cominciare a muovermi. Ho pensato che scrivere avrebbe potuto essere un modo per incidere una traccia tangibile del mio passaggio in questa vita. Si vive nei ricordi degli altri, dicono, nei pensieri di chi ti ha voluto bene. Anche se, dopo che uno se n’è andato, quello che resta diventa molto effimero. Non so quale sia il motivo che, ancora, mi spinge a volere imprimere una testimonianza di me stesso, ma sento che lo devo fare. Ho sempre amato i libri e credo che la mia sia stata la scelta migliore che potevo fare, vista la situazione. Siamo tutti nudi di fronte a noi stessi, il coraggio di esserlo davanti agli altri serve solo a far capire che tipo di persone siamo. Altrimenti siamo solo attori su un palco.

  1. Cosa ha fatto scaturire la tua passione per la scrittura?

Probabilmente la mia passione per la lettura. Chi legge molto inevitabilmente, prima o poi, sente il desiderio di cimentarsi nell’arduo compito dello scrivere. Che poi realizzi o meno il desiderio e fino a che punto, questo è un altro paio di maniche. Ci sono scritti che restano per sempre sepolti nei cassetti, senza mai uscirne, e scrittori che lo sono solo a livello potenziale, dato che nessuno saprà mai che hanno scritto qualcosa.

  1. Perché hai scelto una strada complessa come quella della silloge poetica?

Perché la poesia è la forma espressiva in cui mi trovo più a mio agio. Questa soluzione alla fine è stata quasi obbligata. Mi piace il modo in cui si può giocare con le parole e i simboli, all’interno degli scarni spazi della poesia. Scarni inteso per come io intendo l’arte poetica. L’armonia della poesia è nelle sensazioni che può suscitare e non tanto nel dipingere le emozioni. Nella poesia bisogna “far sentire”, nella prosa descrivere.

  1. Parliamo dei titoli, anche loro ti rappresentano in maniera esaustiva: “La selezione colpevole”, “Consumare i giorni con sguardi diversi” e “Crepuscoli di luce”. Sembra quasi che, tra un’ Opera e l’altra, ti sia trovato a un bivio. Se è effettivamente così, raccontaci la tua “evoluzione emotiva”.

la selezione colpevoleLa mia evoluzione emotiva ha seguito il sentiero tracciato dalla mia evoluzione personale, o viceversa, oppure sono andate di pari passo assieme. Sta di fatto che, ha un certo punto della mia vita, ho deciso di dare una svolta. Ho imboccato una delle strade del bivio che mi si è presentato davanti. Sono uscito da una situazione in cui non stavo vivendo, ma solo sopravvivendo, e ho riaperto gli orizzonti della mia vita con una nuova consapevolezza di me e di cosa potevo fare. Ho incontrato persone positive in questo percorso e le ringrazio di essersi trovate al posto giusto nel momento giusto.

  1. Ti prestiamo la lampada di Aladino per un giorno. Quale desiderio vorresti realizzare con tutto te stesso?

Uno solo? Non tre? Delusione… Se è uno solo allora, con tutto me stesso, vorrei un po’ di serenità da vivere vicino alle persone che amo, ogni giorno.

  1. Quale accezione ha il dolore per Andrea Leonelli uomo?

Il dolore non ha una sola accezione. Esistono troppi dolori diversi. E ogni dolore è un evento unico, anche se si protrae per tempi diversi. Il dolore ha la capacità di far dilatare il tempo: puoi stare così male da vivere vite intere in brevissimi istanti. L’unica verità che si può dire sul dolore che esso è personale e ognuno lo vive a modo proprio, in base alla propria sensibilità. Per quanto possa una pena essere condivisa, nessuno la proverà mai nello stesso modo in cui la sente qualcun altro.

  1. Hai a disposizione un’intervista su un giornale importante, pochissime righe per descrivere il tuo carattere.

Il mio carattere? Pessimo! Sono capace di andare da un estremo a un altro, non sto mai fermo. Sono permaloso, anche se cerco di controllarmi, rancoroso e pigro. Però so anche essere dolce, premuroso e generoso. Cerco di lasciare agli altri i loro spazi e so anche essere umile, ma senza essere troppo sottomesso.

  1. Esiste qualcosa che potrebbe farti rinunciare a scrivere?

Forse l’amputazione delle mani… Ma più probabilmente dovrebbero anche lobotomizzarmi per farmi smettere di pensare. Poi, mai dire mai. Chissà che un giorno non decida di appendere le idee al chiodo e la pianti di imbrattare carte e monitor.

  1. Quali colori sceglieresti per dipingere il quadro della tua vita?

consumando i giorniDirei bianco, nero, rosso. Sono abbastanza per gli estremi, ma siccome sono anche una persona contraddittoria, direi che potrei usare anche i chiaroscuri, mantenendomi solo sul grigio.

  1. È previsto che ti possa cimentare in altri generi, o la poesia è diventata una compagna irrinunciabile per i tuoi scritti?

È previsto e in effetti ho già in corso uno scritto non poetico. Inoltre, ho scritto diversi racconti che sono stati pubblicati. Però, ho una certa difficoltà a realizzare scritti di una certa lunghezza. Mi esprimo bene nel breve, ma sulla “lunga distanza” ho la tendenza a perdermi in discorsi circonvoluti e, come dice la mia crudelissima editor, parecchio arzigogolati, usando gli incisi come fossero i versi di una poesia. Per fortuna ho una editor severissima che mi bacchetta tutte le volte che serve.

  1. Se dovessi convincere un esordiente a credere in se stesso e in quello che scrive, quali parole useresti?

Dato che immagino di parlare ad altri colleghi esordienti, direi che la cosa più importante è essere consapevoli delle proprie capacità e dei propri limiti e “lavorare” soprattutto su quelli. Mai prendersi troppo sul serio, secondo me c’è anche bisogno di “ridersi addosso”, di mantenere le giuste prospettive. Poi aiuta molto avere dei beta reader estremamente critici. Essere aperti al nuovo e avere il coraggio di rischiare senza diventare incoscienti. Se avete dei dubbi, chiedete! Sempre! Quando avete finito il vostro libro, fatelo leggere ad altri, non riuscireste a vedere i vostri errori. Mai farsi abbattere dai momenti di sconforto, ma usateli per scrivere in modo diverso. Soprattutto essere sempre sorridenti, tanto anche se ve la prendete non cambierà di una virgola ciò che è già successo.

  1. Ti chiediamo una classifica breve e concisa di almeno tre cose che un esordiente non dovrebbe mai fare.

Primo: mai smettere di scrivere.
Secondo: mai evitare i confronti costruttivi e mai smettere di ascoltare le opinioni altrui.
Terzo: mai credersi “arrivato”.
Poi ce ne sarebbero molte altre di cose da NON fare, ma diventerebbe una lista troppo lunga…

Concorsi: poeticamente d’obbligo.

Perché è importante per un poeta partecipare ai concorsi

poesie

Per un poeta, partecipare a dei concorsi, e ottenere dei riconoscimenti, è un modo quasi indispensabile per far conoscere il proprio nome, oltre che la propria opera, in un ambito piuttosto chiuso e spesso elitario. La questione, ormai annosa, che verte sul fatto che la “poesia” non vende purtroppo è vera. E non tanto per il fatto che vi siano poeti contemporanei incapaci di trasmettere emozioni e di condividere stati d’animo, quanto per il fatto che i lettori, amanti del genere, non sono tanti e quei pochi sono spesso ancorati a dei preconcetti. Quindi, la via più concreta, che possa dare risalto a questa forma d’arte, passa immancabilmente attraverso i concorsi.
Tuttavia, ci sono concorsi a cui si partecipa solo per rendere noto il proprio nome in circoli ristretti, in cui l’essere poeta è ancora sinonimo di intellettualismo spinto ed esclusivista, altri per i premi che vengono conferiti, altri ancora solo per la fama che hanno (e che ovviamente danno). Dunque, a più concorsi si partecipa più il nome del poeta, in un modo o nell’altro, gira. È’ un’escamotage a cui si ricorre, forzosamente, per uscire dall’anonimato.
Ma, e c’è un sempre un ma, bisogna selezionare i concorsi a cui iscriversi e partecipare. Ce ne sono alcuni a cui è quasi doveroso partecipare e altri completamente inutili, mal organizzati se non addirittura privi di trasparenza o palesemente truffaldini (un articolo esauriente lo potete leggere QUI).
Se avete dubbi su un concorso, quindi, chiedete pareri sui gruppi, sui social e a colleghi poeti che vi hanno già partecipato ma, soprattutto, spulciatevi bene i siti o i blog di chi organizza il concorso: spesso la serietà dell’evento si evince proprio da come viene presentato il bando e da come è impostato.
Altra cosa di cui tenere debito conto sono, appunto, i bandi.
Devono essere CHIARI. Un bando fumoso è spesso sintomo di poca esperienza da parte di chi organizza o di improvvisazione. Nello stesso devono essere ben specificati i termini di presentazione, le modalità di invio e le eventuali richieste di contributo, le finalità, i premi, i termini contrattuali in caso di pubblicazione, nonché l’Editore. Deve essere specificata una modalità (telefono o email) per contattare l’organizzazione e quindi poter avere delle informazioni o poter chiarire dei dubbi. La mancanza di un contatto non è un buon punto di partenza e denota la scarsa attitudine alla collaborazione da parte dell’organizzazione. La questione non è irrilevante, un concorso con pochi partecipanti è destinato a fallire, quindi una predisposizione al dialogo aiuta. I concorsi possono anche essere a pagamento, ma ci deve essere equità fra le spese e i premi attribuiti. Infine, se intendete partecipare a quei concorsi in cui si fa ricorso alle “votazioni popolari”, fate attenzione al fine che viene proposto e a chi organizza tale evento. Il pericolo è sempre in agguato (l’approfondimento di questo argomento è QUI).
Detto questo, ecco un elenco dei siti su cui potrete trovare concorsi di ogni tipo:

HELIANTO presenta Andrea Tavernati

L’Associazione Artistico Culturale HELIANTO presenta Andrea Tavernati

Helianto

Sabato, 17 gennaio, presenterò il mio libro a Rovello Porro (Como) e sarò felice di incontrare chi ci vorrà essere.

L’ASSOCIAZIONE ARTISTICO CULTURALE HELIANTO
col Patrocinio del Comune di Rovello Porro

PRESENTA IL LIBRO DI POESIA

l'intima essenza

L’INTIMA ESSENZA – la via degli haiku
con l’autore Andrea Tavernati

Sala Conferenze Centro Civico,   Piazza Porro 2 – Rovello Porro (Como)
Sabato 17 gennaio 2015, ore 18.30

SEGUIRA’ RINFRESCO

Il nome Helianto è nato quasi per caso, mutuando, con una leggera variazione, il titolo di un libro di Stefano Benni. Helianto è il girasole, il colore, la passione, la quantità infinita di petali, la molteplicità di interessi che desidera sviluppare non dimenticando però la tradizione, la storia, ma con uno sguardo giovane, attento alla scena contemporanea. L’Associazione nasce da un’ idea di Gianluigi Alberio, pittore e appassionato d’arte che ha voluto riunire intorno a sé persone desiderose di diffondere la cultura in tutte le sue forme. Prende così forma Helianto, una quindicina circa di teste con tante idee. Era il 3 novembre 2004 quando è stato firmato l’atto costitutivo e si sono decisi gli scopi dell’Associazione artistico-culturale – diffondere la cultura in tutte le sue forme, proporsi come luogo di incontro e di aggregazione, favorire l’incontro tra le arti attraverso iniziative volte al dialogo e al confronto costruttivo e, infine, promuovere la conoscenza delle risorse artistico-culturali presenti, in particolare, nella zona al limitare tra le province di Como e Varese. Da allora Helianto ha moltiplicato i suoi soci riuscendo, con successo, a dare corpo a moltissime iniziative. l’Associazione ha saputo farsi conoscere e in breve tempo è diventata un interlocutore riconosciuto a Rovello Porro e nei comuni limitrofi. La sua forza risiede nel non fossilizzarsi in un solo ambito, ma nell’essere aperta, senza pregiudizi, a tutte le possibili proposte, tenendo ben presente un unico, imprescindibile vincolo: la qualità. Helianto ha così proposto concerti jazz, letture di poesie e lezioni di letteratura, laboratori teatrali e mostre di scultura e pittura. Ora punta a coinvolgere quanta più gente possibile: braccia e teste sono le benvenute. Se vuoi saperne di più sulle nostre iniziative, hai proposte o vuoi raggiungerci, contattaci all’indirizzo mail info@helianto.it

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