La fede dei ragazzi diventa un romanzo

Swatch: la fede dei ragazzi diventa un romanzo

Questa intervista a Davide Baraldi, di Barbara Sartori, è apparsa su Il Nuovo Giornale di Piacenza, Venerdì 08. 04. 2016 a pagina 08

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Don Davide Baraldi, bolognese, martedì 12 aprile in Cattolica presenta “Swatch

Luca ha lasciato la parrocchia dopo la Cresima, gioca a football americano nei Rockets Bologna e ha un sogno: fare carriera nella National Football League. Allyson è una studentessa del liceo classico, fa parte degli scout e, complice la passione per la fotografia, si ritrova a immortalare le finali dei campionati studenteschi, in cui gareggia anche Luca. Non sarà proprio “colpo di fulmine”, ma qualcosa succederà.

Luca ed Allyson sono i protagonisti di “Swatch”, romanzo d’esordio di don Davide Baraldi, sacerdote bolognese che ha scelto la via della narrativa per parlare di adolescenza e fede. E non solo.

Don Baraldi sarà ospite del ciclo “Let’s book” in Università Cattolica martedì 12 aprile dalle ore 11 alle 13 in aula Gasparini. Classe 1978, prete dal 2003, è parroco a Santa Maria della Carità, in centro a Bologna e insegna teologia fondamentale alla Scuola di Formazione Teologica della sua città.

— Don Davide, da dove nasce l’idea di scrivere un romanzo?

Mi ha stimolato la domanda che rilancia un autore della materia che insegno, teologia fondamentale: come si fa a comunicare la fede senza usare linguaggi troppo stereotipati dal mondo ecclesiastico? Io provo a farlo servendomi della narrazione contemporanea, ma andando oltre il classico romanzo cattolico. Da amante dei libri quale sono, mi sono accorto che l’esperienza di fede dei ragazzi -­ in Italia sono ancora il 75% quelli che passano per il mondo delle parrocchie -­ è completamente trascurata. Quei pochi testi che parlano della dimensione religiosa dei ragazzi, dipingono quelli che sono in parrocchia come – ­mi passi il termine ­- degli “sfigati”. Un esempio, per quanto sia un bellissimo romanzo, è “Emmaus” di Baricco, che dipinge quattro ragazzi uno messo peggio dell’altro.

La realtà non è così. La narrativa deve anche descrivere la realtà, quindi ho provato a rendere ragione di questi giovani che non sono come li si ritrae, anzi, spesso sono invece i più brillanti.

— Nei ragazzi che popolano il suo romanzo ci sono volti e incontri che ha fatto nella sua vita di sacerdote?

Nessun personaggio esiste in quanto tale, ma ogni personaggio è il risultato di un puzzle che ho messo insieme a partire da esperienze che ho rielaborato e ricucito in una sorta di vestito di Arlecchino. Ogni singolo evento, anche quello più strano, ha però una corrispondenza con la realtà.

Ingenui davanti al futuro

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— “Swatch” ai più fa venire in mente il famoso orologio. Ma è pure il titolo di una canzone degli Stadio che lei cita a mo’ di epigrafe del romanzo. Quel che è certo, è che nella sua narrazione è centrale l’idea del tempo. Come vivono il tempo i ragazzi che incontra?

C’è un vivere il tempo cronologico, che i ragazzi vivono con meno problemi di noi adulti, nella gratuità. Vedo dal mio osservatorio dei ragazzi molto impegnati, e anche in cose buone: sport, attività, volontariato…

Ma c’è un secondo livello, quello del rapporto con il tempo della vita e lì mi sembra che nei giovani si colga molta ingenuità. È questo uno dei grandi temi del libro.

— Ingenuità nell’affrontare quel che accade?

Ingenuità rispetto alla prospettiva del futuro. Ci si convince di poter fare qualunque cosa. Mi sembra che nella giovinezza, per le caratteristiche proprie dell’età, non si possa avere piena consapevolezza di quanto sono dense e impegnative le sfide del futuro.

— L’Istituto Toniolo ha da poco pubblicato l’indagine sui giovani e la fede con un titolo emblematico: “Dio a modo mio”. C’è una forte domanda di Dio tra i ragazzi, ma sembra non riescano a trovarvi risposta nelle strade “istituzionali”. Lei che domande coglie nei giovani che incontra, quali sono le urgenze più forti, che sono entrate anche nel libro?

Domande di autenticità, relazione, comunicazione e di alleggerimento delle sofferenze del mondo. La cosa che ha registrato l’Istituto Toniolo è molto vera, il problema è che la Chiesa tende ancora a proporre gli aspetti dogmatici della fede e non quelli che toccano l’umano.

— A volte siamo portati a rispondere all’allontamento dei ragazzi dalla Chiesa cercando di attirarli con linguaggi particolari, proposte originali… Cos’è che permette ai ragazzi di vivere pienamente la comunità cristiana?

La vicinanza umana. L’unica cosa che paga è stare vicino, aiutare a rileggere le esperienze, offrire confronti. Il punto è che ci vuole tanto tempo e non solo noi preti, ma gli adulti in generale, compresi gli educatori meglio intenzionati, hanno poca disponibilità di farlo. È un problema molto serio.

— Al di là dell’ora settimanale del gruppo, trovare tutti i giorni degli spazi di incontro?

Se non tutti i giorni, almeno mantenere l’attenzione sulle cose che contano: un messaggino quando c’è un’interrogazione o un esame, una chiamata quando due morosi si lasciano, l’offrire un confronto quando ci sono temi importanti di attualità, penso agli attentati terroristici. Non conta tanto la quantità di tempo, ma l’esserci nelle vite reali.

— I social media che i ragazzi frequentano tanto possono diventare uno strumento per alimentare le relazioni?

Andrebbero usati come un momento di passaggio tra una relazione che inizia e la possibilità di un incontro faccia a faccia. Sono un luogo bellissimo, che però è invaso da una scarica di aggressività, di violenza verbale e da una marea di stupidaggini…

Nei sentimenti non si nasce imparati

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— “Swatch” è una storia d’amore. C’è una diffusa difficoltà nel vivere le relazioni, e non solo tra gli adolescenti. Qual è la cifra che vuol raccontare attraverso la vicenda di Luca e Allyson?

È vero quel che dice. Nel romanzo io ho scelto di rappresentare un mondo adulto tendenzialmente positivo. So che è una scelta di campo e assolutamente parziale, ma l’ho voluto fare apposta, perché credo che la cosa più importante di cui hanno bisogno i ragazzi, soprattutto nell’esperienza dei sentimenti e della sessualità, sia la possibilità di parlare liberamente, di raccontare anche i propri sbagli, di elaborarli pian piano e anche di imparare. Non si nasce imparati nei sentimenti e tanto meno nella sessualità. Mi sembra che invece in ambito cattolico se di sessualità si riesce a parlare in confessione è già molto… Anziché essere preoccupati subito della questione del peccato o meno, sarebbe più importante che i ragazzi si sentissero liberi di parlare, per aiutarli a crescere anche in questa dimensione. Siamo attenti a formarli con progressione in tutto – penso alla preghiera ­- e sui sentimenti non facciamo nulla?

— “Swatch” è uscito a settembre. Che risposta sta avendo?

Per quanto riguarda i numeri, ho venduto 800 copie cartacee, non ho ancora riscontri sulle vendite attraverso gli store on line e la versione e­book.

— E dal fronte dei lettori?

Tendenzialmente positiva, talvolta entusiasta. Qualcuno mi ha detto che il complimento più grande che poteva farmi è che non sembra scritto da un prete! Invece, un amico sacerdote mi ha rimproverato di aver dipinto i preti in modo troppo positivo, anche se in realtà la figura più importante alla fine sbaglia clamorosamente nei confronti di Allyson.

— Un’autocritica?

Mi sarebbe piaciuto intercettare un mondo estraneo all’ambito religioso, anche col rischio di avere riscontri più severi, ma mi pare che sia avvenuto meno. Questo un po’ mi dispiace.

Barbara Sartori

 

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Giorgio Bianco alla Libreria della Torre

Giorgio Bianco alla Libreria della Torre: nuova presentazione

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Giorgio Bianco ormai ha spiccato il volo e le sue presentazioni diventano sempre più frequenti, segno evidente che il fatto gli procura diverse soddisfazioni. Detto fra noi, non ce ne stupiamo, dal momento che Dammi un motivo, il suo ultimo libro pubblicato con EEE, è godibile sotto molti punti di vista, non ultima una trama diversa dal solito.

Martedì 19 aprile, alle ore 18.30, Giorgio presenterà il suo libro presso l’accogliente Libreria della Torre di Chieri (provincia di Torino), in Via Vittorio Emanuele II, 34, assistito dalle amorevoli cure della sua Editora, Piera Rossotti. La Libreria della Torre partecipa, tra l’altro, all’Italian Book Challenge, che vi ricordiamo essere il Campionato dei lettori indipendenti promosso da innumerevoli librerie sparse in tutta Italia.

Quindi, non perdetevi la presentazione di Giorgio Bianco, la simpatia della sua Editora e la possibilità d’incontrare due protagonisti di una piccola, ma solida, realtà editoriale italiana.

Dammi un motivo, la trama:

Giulia, cartomante cinquantenne alcolizzata, salva una bambina, la ricchissima Céline, da un naufragio e dalla follia del padre. Contando sul fatto che Céline sia ritenuta morta da tutti, le due donne decidono di trascorrere un periodo insieme, inventando una parentela che giustifichi la presenza della ragazzina a casa della cartomante. Ma la loro complicità stenta a decollare. Infatti nasce nella disperazione e nello scontro fra età e situazioni sociali diverse. Eppure, poco alla volta, si consolida grazie alla scoperta di tanti punti in comune. Insieme, Giulia e Céline trovano uno scopo per vivere. Intanto progettano una fuga impossibile dall’altra parte del mondo.

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Si presenta «Swatch»

I ragazzi e la fede nel romanzo di don Davide Baraldi

Luca ha lasciato la parrocchia dopo la Cresima, gioca a football americano nei Rockets Bologna e ha un sogno: fare carriera nella National Football League. Allyson è una studentessa del liceo classico, fa parte degli scout e, complice la passione per la fotografia, si ritrova a immortalare le finali dei campionati studenteschi, in cui gareggia anche Luca. Non sarà proprio “colpo di fulmine”, ma qualcosa succederà.

Luca ed Allyson sono i protagonisti di “Swatch”, romanzo d’esordio di don Davide Baraldi, sacerdote bolognese che ha scelto la via della narrativa per parlare di adolescenza e fede. E non solo.

Don Baraldi sarà ospite del ciclo “Let’s book” in Università Cattolica martedì 12 aprile dalle ore 11 alle 13 in aula Gasparini. Classe 1978, prete dal 2003, è parroco a Santa Maria della Carità, in centro a Bologna e insegna teologia fondamentale alla Scuola di Formazione Teologica della sua città. “Mi ha stimolato la domanda che rilancia un autore della materia che insegno: come si fa a comunicare la fede senza usare linguaggi troppo stereotipati dal mondo ecclesiastico? Io provo a farlo servendomi della narrazione contemporanea, ma andando oltre il classico romanzo cattolico. Da amante dei libri quale sono, mi sono accorto che l’esperienza di fede dei ragazzi – in Italia sono ancora il 75% quelli che passano per il mondo delle parrocchie – è completamente trascurata. Quei pochi testi che parlano della dimensione religiosa dei ragazzi, dipingono quelli che sono in parrocchia in negativo. La realtà non è così. La narrativa deve anche descrivere la realtà, quindi ho provato a rendere ragione di questi giovani che non sono come li si ritrae, anzi, spesso sono invece i più brillanti”.

Leggi l’intervista completa a pagina 8 dell’edizione di Il Nuovo Giornale di venerdì 8 aprile 2016.

Sorgente: Si presenta «Swatch»

Una nuova presentazione per Dammi un motivo

Una nuova presentazione per Dammi un motivo di Giorgio Bianco, alla Biblioteca Civica di Cambiano

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Nel corso del tè letterario, svoltosi alla Biblioteca Civica di Cambiano (To), 11 marzo alle ore 17, Giorgio ha avuto modo di incontrare i propri lettori nel corso della presentazione di Dammi un motivocondotta dal giornalista Federico Gottardi. L’atmosfera simpatica e piacevole, in cui il tè, non virtuale ma ben caldo e con i biscottini, ha creato l’opportunità per rivolgere domande all’autore sulle sue fonti di ispirazione, sulle sue metodologie di scrittura e, naturalmente, sono diventate anche l’occasione per “curiosare” nei progetti di libri futuri.

Fra il pubblico presente non solo l’editora Piera Rossotti, sempre pronta per sostenere i propri autori, ma anche l’amico e “collega di Catalogo” Claudio Oliva.

Possiamo dire che Giorgio inizia a prenderci gusto nel presenziare a questi incontri, sicuramente il contatto diretto con i propri lettori non può essere che stimolante per uno scrittore, offrendogli magari qualche spunto in più per le sue prossime produzioni. Tuttavia, avendolo visto aggirarsi, con aria furtiva, nei pressi del tavolo su cui era stato appoggiato il vassoio dei biscotti, sospettiamo che possano essere questi ultimi la vera ragione dell’aria soddisfatta che appare sul suo volto nelle foto dedicate alla giornata.

 

Presentazione del libro Il segreto di Monte Navale

Presentazione del libro Il segreto di Monte Navale

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3 marzo 2016: nella bella Sala Consiliare settecentesca del Municipio di Rivarolo Canavese, ha avuto luogo la presentazione, con la partecipazione dell’editora Piera Rossotti, del romanzo giallo Il segreto di Monte Navale, di Claudio Danzero.

L’Autore ha incuriosito l’uditorio senza raccontare le vicende del romanzo, per non togliere il piacere della lettura, ma ha rievocato il “come eravamo” di mezzo secolo fa, con particolare riguardo ai luoghi del libro – Torino, Ivrea, Castellamonte, Pont Canavese – alle abitudini, ai locali di svago e di lavoro (in particolare, all’Olivetti di Ivrea), attraverso la proiezione di foto d’epoca tratte dal suo archivio personale.

Dopo il romanzo storico La sposa del sud, che molto è piaciuto agli amanti del genere, Claudio Danzero torna con un giallo che riporta comunque un’impronta d’epoca, catapultando il lettore negli anni sessanta. Questa la trama:

Il mistero di Monte Navale è un romanzo poliziesco, con omicidi e relative indagini condotte, nel caso specifico, da una giovane giornalista rampante e da un brillante commissario di polizia, ma, soprattutto, è un acquerello della vita di Torino e della sua provincia negli anni Sessanta, quando la crescita economica inizia a cambiare profondamente la vita quotidiana, le abitudini e i consumi della popolazione, mentre si assiste ai fenomeni dell’inurbamento e dell’immigrazione, e anche allo sviluppo dell’istruzione, come chiave per l’accesso a migliori condizioni di vita e di lavoro.

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Chiara Curione a Santeramo

Si è svolta mercoledì 2 marzo la presentazione del libro di Chiara Curione, Il tramonto delle aquile, all’UTE di Santeramo

Chiara ci racconta come si è svolto l’incontro e quali sono state le sue impressioni.

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di Chiara Curione

Il libro è stato introdotto dalla scrittrice Giulia Poli con Pierpaolo Benedettini che organizzano le presentazioni all’UTE di Santeramo. Benedettini ha presentato il libro ponendomi delle domande critiche sul tema: Perchè gli Svevi? Domande che approfondivano le tematiche del romanzo storico e domande sui personaggi, quelli reali e quelli di fantasia.12828413_1049419858460633_6860700264447306887_o

Giulia Poli ha analizzato nella sua relazione la struttura del romanzo. Infatti solitamente il romanzo storico è scritto in terza persona, ma io ho usato la prima persona e lei quando ha cominciato a leggere si è chiesta come avrei terminato la storia perché, come si sa, Manfredi è il protagonista e racconta la sua vita che termina tragicamente con la battaglia di Benevento. Da scrittrice si è chiesta in che modo avrei raccontato la sua fine. E notando che tutti gli avvenimenti successivi sono stati riportati dalla figlia Costanza, che ha sognato lungamente suo padre, ha sottolineato il valido espediente che ho usato. Inoltre, il pubblico era molto interessato, ho raccontato vari aneddoti, leggende del mito di Federico II e suo figlio Manfredi incuriosendo ed entusiasmando i presenti . Qualcuno ha detto: “Sembra di rivivere nel nostro Medioevo attraverso le tue parole”. Ma ti assicuro che le figure di Federico II e di Manfredi sono ancora vive qui tra le mura dei nostri castelli.

La prima volta di Giorgio Bianco

La prima volta di Giorgio Bianco

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Piacevole presentazione, il 26 febbraio, per Dammi un motivo, quarto romanzo di Giorgio Bianco, ma prima pubblicazione con EEE, nella Sala Consigliare del Comune di Andezeno (TO).

L’autore, affiancato dall’editore Piera Rossotti, ha dialogato con il pubblico, rivelando anche interessanti retroscena del romanzo, prima di tutto le sue fonti di ispirazione, che hanno le radici – per quanto riguarda i personaggi – nella vita reale, e l’ambientazione, che è una Liguria tra il reale e il fantastico, piuttosto un “luogo dell’anima” di cui il libro racchiude atmosfere, profumi, colori.

Numerosi sono stati gli interventi dei presenti, le domande, le curiosità e le osservazioni relative a vari aspetti del libro, dalle domande sulla “cartomante che crede in Dio” a quelle sulle tecniche di scrittura.

A conclusione della serata, l’autore ha stuzzicato il pubblico con la lettura dell’incipit del suo prossimo romanzo, di cui non ha rivelato la trama, ma i vincoli che si è posto nell’ideazione. Meglio non rivelare nulla al grande pubblico, in attesa di leggere l’opera compiuta…

INFORMAZIONI E PUBBLICAZIONI DI BIANCO GIORGIO

Leggere, scrivere, perdersi nella musica o lungo il pendio di una montagna. Avido della vita fra risate e malinconia, Giorgio Bianco scrive grazie all’emozione. I suoi romanzi sembrano gialli, in realtà esplorano sentimenti come amore, odio, furia e rimpianto.
Nato a Torino nel 1964, dove vive, è vicedirettore del “Corriere di Chieri”. Incapace d’invecchiare, ha scelto di fuggire con gli sci ai piedi.
Oltre a Dammi un motivo, ha pubblicato Notizie fredde (ExCogita, Milano, 2008); La morte vola (ExCogita, Milano, 2010); Il cacciatore di foglie secche (Neos, Rivoli, 2012).

Libri Letti ai Ferri

Libri Letti ai Ferri: Fino all’ultima bugia di Mario Nejrotti  alla prova delle tricoteuses

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Il pomeriggio del 10 febbraio 2016, a Torino, nel quartiere multietnico di San Salvario, alla bibloteca Ginzburg abbiamo chiacchierato del thriller poliziesco di Mario Nejrotti, Fino all’ultima bugia.
L’autore, accompagnato dall’Editore della EEE, Piera Rossotti e dalla lettrice Fausta Pignatelli, si è trovato in Sala Molinari di fronte ad un pubblico composto per la maggior  parte da gentili signore “sferruzzanti”.

Leggiamo da Wikipedia che il termine tricoteuses (da tricot,  lavoro fatto a maglia) veniva anche usato per le donne che stavano intorno al palco della ghigliottina durante la Rivoluzione francese, nella Francia del XVIII secolo, per assistere allo “spettacolo” della decapitazione, mentre continuavano a lavorare a maglia.

Però, l’organizzatrice dell’incontro e coordinatrice dell’iniziativa “Libri letti ai ferri”, Margherita Bratti ha fugato con la sua gentile presentazione ogni “preoccupazione” e le signore si sono dimostrate un pubblico attento e competente.
In un’atmosfera cordiale e divertita, Mario Nejrotti ha raccontato, senza svelare nulla, come è d’obbligo in un giallo, i punti salienti della trama del suo romanzo, che in parte si svolge proprio a San Salvario, a Torino, incuriosendo il pubblico, che si è lasciato condurre per strade e locali abituali per chi vive a Torino.
Il fascino della storia e di luoghi lontani, come l’isola di Vis, davanti a Spalato, in Croazia, dove si rifugia la protagonista Chiara, inseguita da una organizzazione di spacciatori di droga e dal suo misterioso capo, sono emersi dalla efficace lettura di alcune “clip”, molto scenografiche del romanzo.

Una presentazione un po’ fuori dagli schemi, con una regia quasi cinematografica, che ha reso l’atmosfera molto partecipata e complice tra autore e pubblico.
Un bel pomeriggio durante il quale il romanzo d’esordio di Nejrotti, che a due anni dalla sua pubblicazione resiste nei primi cinquanta titoli nelle classifiche di genere di Amazon, ha avuto un buon successo.
L’Editore della Edizioni Esordiente Ebook, Piera Rossotti, ha ricordato che l’autore dal 2013 ha già pubblicato con lei tre romanzi, di cui il secondo, Il piede sopra il cuore, titolo suggestivo per un romanzo storico-fantastico, che si svolge nella Sicilia della seconda guerra mondiale, allo sbarco degli Americani, ha vinto anche il concorso per il “Romanzo Storico” della casa editrice stessa.
L’ultimo nato del medico-giornalista-scrittore torinese è un romanzo giallo classico, Tutta la vita per morire, che è appena uscito in tutti gli store della rete e naturalmente sull’immancabile Amazon. L’iniziativa, ormai consolidata e di successo, dei Libri Letti ai Ferri, che vuole promuovere la lettura (mentre si lavora a maglia) attraverso l’incontro con gli autori, è una delle molteplici attività culturali della biblioteca Ginzburg e del suo Direttore.

Irma Panova Maino

L’inarrestabile Gastone

L’inarrestabile Gastone: nuova presentazione a Gabicce Mare

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Le attività di Gastone Cappelloni non si fermano mai e l’inesauribile poeta ha già previsto il prossimo appuntamento con i propri lettori.

Venerdì 22 gennaio, alle ore 21.00, presso il Centro Civico CREOBICCE,  a Gabicce Mare in via 25 aprile, Gastone proporrà la lettura di alcune sue poesie tratte dalla silloge Tu, Ottava nota che, come vi ricordiamo, è stata pubblicata con EEE. La silloge, acquistabile in tutti i maggiori store online, rappresenta una raccolta di poesie divise in più sezioni a tema che hanno come unico filo conduttore la figura femminile. Quell’Ottava nota che riesce a far vibrare l’anima dell’umanità stessa.

L’omaggio del poeta, all’universo femminile, nasce da quella sensibilità insita nell’esistenza stessa di Gastone; nella sua propensione nell’individuare la parte più delicata (e forse più debole) delle persone, riconoscendo alla Donna quel ruolo che una società come la nostra spesso tende a sottovalutare. Questa sua visione della vita lo porta verso l’estrema generosità in cui donare non è solo un mero atto simbolico ma una vera e propria ragione di vita. In quest’ottica, anche i libri che verranno venduti, nel corso della presentazione, apporteranno un ulteriore beneficio all’Associazione Omphalos, Autismo e Famiglie.

L’inarrestabile Gastone non sarà da solo in questa nuova avventura, a fargli compagnia, nel corso della serata, ci sarà anche Michela Pacassoni con il suo libro La calda estate di San Martino. Il tutto verrà coordinato da Lilli Simbari.

 

Mantenere i buoni propositi

Mantenere i buoni propositi: ci vogliono tenacia e organizzazione. E a volte non bastano.

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di Daniela Vasarri

Una ricerca americana ha scoperto che non riusciamo a tener fede ai buoni propositi che vengono fatti immancabilmente ogni capodanno perché sono “a lunga scadenza”. Quindi, per ottenere un risultato tangibile nei nostri progetti, è consigliabile procedere per gradi.
Ad esempio, se sognano di diventare il prossimo best seller (confessiamo che per un esordiente rappresenta la conquista più vicina al paradiso), è necessario partire da un’attenta valutazione delle nostre capacità, prima di tutto.

1) Affidarsi quindi a giudizi tecnici e, si presume, esperti, sarebbe un’ottima scelta iniziale per capire se abbiamo oppure no la stoffa per proporci come autori.
2) È necessario anche valutare i mezzi di cui disponiamo perché le strade per misurarci sono molte:
– il self publishing.
– l’iscrizione a concorsi (non dimentichiamo che i più sono a pagamento).
– l’invio alle case editrici (il che comporta copie, costi di spedizione, oltre un editing – consigliato – che ci permetta di presentarci decentemente).
– l’individuazione di location o librerie che siano disposte a ospitarci se già abbiamo pubblicato.
3) Capire quanto tempo possiamo dedicare alla nostra programmazione e soprattutto alla nostra attesa. Infatti spesso, se prolungata, è quella che ci porta a desistere.

L’elenco dei buoni propositi è insomma lunghissimo, ma bisogna assolutamente capire prima di tutto cosa desideriamo fare da grandi, non dimenticando che solo a piccoli passi e con metodica consapevolezza ci si affaccia nel mercato editoriale.
Se disperderemo le nostre energie in mille tentativi, ci troveremo a fine anno quasi allo stesso punto di partenza di quello appena iniziato. Non è facile, lo so, perché la nostra mente tende a immaginare già tutto realizzato ma, nel caso specifico del mondo editoriale, vi sono degli step necessari da compiere prima di poter essere considerati degli scrittori.
Per la dose di fortuna, beh, lì è consentito sognarla senza limitazioni.