Le lettere dal manicomio del genio Artaud, tra deliri e poesia

Le lettere dal manicomio del genio Artaud, tra deliri e poesia

Le lettere dal manicomio di un genio del ‘900, Antonin Artaud: tra manie di persecuzione e deliri religiosi non mancano gli squarci lirici

di Camilla Tagliabue

“Scritti di Rodez” raccoglie le lettere dal manicomio di un genio del ‘900, Antonin Artaud (autore, tra gli altri, di due fondamentali manifesti sul “Teatro della crudeltà”). Malato da tempo, quando scrisse queste missive, il maestro subì pesanti sedute di elettroshock. Ma tra manie di persecuzione e deliri religiosi non mancano gli squarci lirici

Nell’aprile del 1943, dopo sei anni di silenzio fra le mura dei manicomi, Antonin Artaud (Marsiglia, 1896 – Ivry-sur-Seine, 1948) ricominciò a scrivere a medici, familiari e amici: fu l’inizio di una lenta ripresa dal suo stato psicotico, una ripresa che sarebbe durata non meno di tre anni, e il cui prezzo sarebbe stato una lunga serie di elettroshock, con gli orribili effetti di spossessamento e di torpore che ne conseguivano, descritti negli Scritti da Rodez.

ARTAUD SCRITTI DI RODEZ

di Camilla Tagliabue

Non sapessimo che l’autore è un genio, derubricheremmo gli Scritti di Rodez a caso clinico: le lettere di uno psicotico – grave – utili a inquadrare scientificamente una patologia psichiatrica, il cui valore poetico e profetico è pressoché nullo.

Si sa però che l’autore è un genioAntonin Artaud (1896-1948) –, quindi è d’obbligo compulsare questi Scritti di Rodez, editi da Adelphi (a cura di Rolando Damiani), alla ricerca di una qualche poesia e profezia. È utile innanzitutto precisare che i materiali, perlopiù epistolari, sono tra gli ultimi del teatrante – attore, regista, drammaturgo, teorico ecc. –: risalgono infatti al periodo del ricovero di Artaud presso l’ospedale psichiatrico di Rodez, dal 1943 al 1946.

Antonin Artaud

Le missive erano dirette, anche se non tutte recapitate, ai medici, alle amiche, agli amici intellettuali (come l’editore Jean Paulhan e gli scrittori André Gide e Arthur Adamov), alla madre (Euphrasie Nalpas, col cui cognome Antonin si firma spesso), ai teatranti (Jean-Louise Barrault, Roger Blin), agli artisti, pure a Pablo Picasso, nel tentativo di coinvolgerlo in un’asta di beneficenza per finanziare il ritorno di Artaud a Parigi (tra gli altri, concessero le loro opere Braque, Chagall e Giacometti).

A Rodez ci era finito, il folle marsigliese ricoverato in un manicomio parigino, grazie all’intercessione di un amico, il poeta Robert Desnos, che lo aveva affidato alle cure avanguardistiche del dottor Gaston Ferdière, seguace dell’arteterapia e pioniere della “terapia per convulsioni elettriche”.

Grazie alle accuratissime note, forse la parte meno ripetitiva e giocoforza più cristallina del libro, si viene a sapere delle numerose e pesanti sedute di elettroshock cui fu sottoposto il paziente, che all’epoca “pesava 55 chili e gli restavano solo otto denti in bocca”. Le diagnosi mediche si soffermavano, poi, sull’ampio spettro di disturbi del ricoverato, a vario titolo inquadrato come nevrastenico, sifilitico, psicotico, tossicomane, bipolare e quant’altro: “Nei primi elettroshock gli abbiamo rotto una vertebra”, annota il guru Ferdière. “Ma è irrilevante”.

Artaud era un uomo malato, e da tempo: dal 1917, scrive, “mi hanno fatto fare centinaia di iniezioni di ectina, di Galyl, di cianuro, di mercurio, di novarsenobenzolo e di quinby… un lungo avvelenamento con l’arsenico e il cianuro di potassio”. A Rodez lamenta di essere sempre affamato e reclama costantemente l’oppio, o la codeina, o la nicotina, o l’eroina, da cui era dipendente da anni, ben prima del famoso viaggio iniziatico in Messico, nel 1936, in cui scoprì i magici poteri del Peyote.

Il pensiero magico è un’altra patologia di cui soffre Antonin, che si sente “perseguitato e affatturato”: ora è vittima di forze ultraterrene, del malocchio, del Male, di Satana e delle “manovre erotiche dei demòni”; ora è bersaglio di un complotto e della “favola poliziesca ebrea”. Il suo feroce antisemitismo fa il paio con il conservatorismo sciocco, quando ad esempio sostiene che gli Inglesi siano peggio dei nazisti: era il 1943.

Il catalogo delle manie di persecuzione è lungo: Artaud dice di essere “misconosciuto e respinto”, “intossicato di sperma ed escrementi che mi vengono dai peccati di voi tutti” e, “come i veri poeti, e più degli altri uomini, orribilmente tormentato dai demòni”. Tutto si sente, insomma, fuorché pazzo, e infatti continua a parlare di sé in terza persona, ripetitivo come tutti gli ossessionati e ostinatamente sessuofobico.

Notevolissimo è anche il suo delirio religioso, grazie al quale si identifica in Gesù Cristo, o in Dio, o in San Patrizio – motivo per cui fu espulso dall’Irlanda nel ’37 e prontamente internato con la camicia di forza a Le Havre: “La mia vita è un esempio vivente dell’esistenza di tutti gli stati soprannaturali di cui la letteratura e i libri discutono senza conoscerli e che gli uomini odiano perché odiano il soprannaturale, il meraviglioso e Dio… La mia famiglia non è della terra ma del cielo”, e via così, ma basta col voyeurismo psichiatrico e veniamo alla poesia e profezia di cui si diceva.

Sorgente: Le lettere dal manicomio del genio Artaud, tra deliri e poesia – Il Libraio

“IO LEGGO, E TU?”. AL VIA LA CAMPAGNA TELEVISIVA E SOCIAL PER LA PROMOZIONE DEL LIBRO

“IO LEGGO, E TU?”. AL VIA LA CAMPAGNA TELEVISIVA E SOCIAL PER LA PROMOZIONE DEL LIBRO

Spot, testimonial e spazi nelle trasmissioni delle principali emittenti in occasione del Maggio dei Libri

A seguito dell’appello lanciato dal Ministro Dario Franceschini alle emittenti italiane per promuovere la lettura in televisione, il 24 maggio 2016 è stato firmato il ‘Patto per la Lettura’, sottoscritto dallo stesso Ministro dai vertici delle principali televisioni italiane: Rai, Mediaset, Sky, La7, Discovery Italia, TV2000.

Tra i punti più importanti del patto, l’impegno delle tv a pubblicizzare e diffondere i progetti nazionali di promozione della lettura realizzati dal CEPELL per informare e coinvolgere il maggior numero possibile di cittadini, a promuovere e valorizzare la letteratura specifica per bambini e ragazzi attraverso programmi e format rivolti ai più giovani, a creare occasioni di promozione della lettura e dei libri all’interno di ogni genere di programma e non esclusivamente nei contenitori culturali, a realizzare contenuti dedicati alla promozione della lettura in un’ottica multipiattaforma allo scopo di creare un’interazione con i nuovi media digitali e i social network; a creare e sviluppare approfondimenti e progetti sui più importanti appuntamenti italiani legati ad autori, titoli, generi e festival e a valorizzare la memoria dei grandi autori della letteratura italiana, in particolar modo in occasione di anniversari e ricorrenze.

Il gruppo di lavoro istituito con tutti i rappresentanti degli editori televisivi ha deciso di compiere il primo passo in occasione del Maggio dei Libri promosso dal MiBACT, quando in tutta Italia oltre 3000 iniziative sono dedicate al libro e al suo mondo, con la campagna multipiattaforma e trasversale ai broadcaster “Io leggo, e tu?”, presentata oggi in conferenza stampa dal Ministro Franceschini e dai rappresentanti delle emittenti aderenti: il Direttore Generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, il Presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, l’Amministratore Delegato La7, Marco Ghigliani, il Vice Presidente Esecutivo di Sky Italia, Riccardo Pugnalin, il General Manager di Discovery Italia, Alessandro Araimo, e il Direttore generale di TV2000, Lorenzo Serra.

La campagna, con uno spot “madre” girato dal Centro Sperimentale di Cinematografia con la regia dell’ex allievo Paolo Santamaria, verrà trasmesso in tutte le reti televisive coinvolte, che a loro volta declineranno nei propri palinsesti una diffusa promozione del libro e della lettura attraverso spot autoprodotti, spazi nelle trasmissioni e interventi dei propri testimonial che verranno marcati con un logo animato realizzato per l’occasione. La campagna #ioleggoetu verrà rilanciata dai social attraverso gli account delle diverse reti interessate e del MiBACT, dove è già attiva la campagna #lartechelegge che attraverso locandine tratte dalle opere dei principali musei italiani coinvolge i visitatori nella ricerca e nella scoperta delle libro e della lettura nelle opere conservate nelle collezioni.

“Per il Maggio dei Libri – dichiara il Ministro Franceschini – le televisioni italiane sono mobilitate per avvicinare il pubblico alla lettura, un risultato forte e concreto che realizza il patto firmato un anno fa.”

Roma, 10 maggio 2017

Ufficio Stampa MiBACT
www.beniculturali.it/ioleggoetu

Sito web del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo

 

Sorgente: “IO LEGGO, E TU?”. AL VIA LA CAMPAGNA TELEVISIVA E SOCIAL PER LA PROMOZIONE DEL LIBROSpot, testimonial e spazi nelle trasmissioni delle principali emittenti in occasione del Maggio dei Libri

 

 

 

La gran storia di come fu pubblicato “I Miserabili”

La gran storia di come fu pubblicato “I Miserabili”

Victor Hugo era in esilio, l’editore era sconosciuto ma molto ambizioso, ed è uno straordinario caso di marketing e intuizioni imprenditoriali che allora erano impensabili

Probabilmente tutti avrete sentito parlare de I Miserabili di Victor Hugo: considerato un capolavoro della letteratura francese, quando uscì nel 1862 fu un bestseller. Oggi non sono molti quelli che possono dire di averlo letto tutto, e per la maggior parte delle persone è una lettura troppo impegnativa. Ma quasi tutti lo conosciamo per le numerose versioni cinematografiche e televisive, i musical – il più recente è del 2012 – e i fumetti. Pochi probabilmente conoscono però la storia della pubblicazione del romanzo, che fu straordinaria ed è tuttora appassionante, come ha raccontato Nina Martyris sulla rivista letteraria Paris Review, riassumendo un libro interamente dedicato al tema, The Novel of the Century: The Extraordinary Adventure of Les Misérables del professore e traduttore David Bellos.

Da come lo descrive Martyris, la vicenda sembra a sua volta un romanzo: il contratto «firmato nel 1861 in un’assolata isola dell’Atlantico, legò un genio francese in esilio a una casa editrice belga appena nata». Anche la cifra fu impressionante e senza precedenti: 300.000 franchi, circa 4,4 milioni di euro attuali, per i diritti di copyright di otto anni, cioè un periodo decisamente breve. Scrive Bellos che Hugo è tuttora la persona più pagata per un lavoro letterario: l’equivalente in oro di quella somma pesa 97 chili, ed era abbastanza per costruirci una piccola ferrovia.

Il vero protagonista della storia non è tanto Victor Hugo, che all’epoca era già un affermato poeta e intellettuale francese, ma Albert Lacroix, un ambizioso editore belga di 27 anni, ammiratore di Hugo. Lacroix aveva fatto esperienza lavorando nella tipografia dello zio e poi aveva aperto la sua piccola casa editrice, la Lacroix, Verboeckhoven & Co. Deciso ad assicurarsi un contratto con Hugo, chiese il prestito per l’anticipo alla banca Oppenheim di Bruxelles: e anche questo è un aspetto notevole dato che, scrive Bellos, fu probabilmente «il primo prestito fatto da una banca per finanziare un libro».

Quello di Lacroix non fu un gesto spericolato solo dal punto di vista economico. All’epoca Hugo, che aveva 60 anni, era anche un politico in esilio. Nel 1848 era stato eletto all’Assemblea nazionale con i Conservatori, da cui si era poi distaccato chiedendo il suffragio universale, l’istruzione gratuita per tutti i bambini e la fine della pena di morte. Quando nel 1851 Napoleone III aveva preso il potere instaurando una dittatura, Hugo lo definì un traditore. In breve la sua posizione divenne complicata e finì per scappare, travestito e con una barba finta, prima in Belgio e poi a Saint Peter Port sull’isola di Guernsey, un avamposto britannico davanti a Saint Malo, in Normandia. Qui restò dall’ottobre 1855 al 1870, continuando a pubblicare pamphlet contro Napoleone III. Pubblicare un suo libro era quindi rischioso: il Belgio era al riparo dalla censura di Napoleone III, ma il mercato editoriale rilevante era quello francese, se lì il libro fosse stato sequestrato per le finanze di Lacroix sarebbe stato un disastro.

Nonostante questi ostacoli, Lacroix scrisse direttamente a Hugo saltando l’intermediazione dell’editore e gli propose un incontro. Puntò soprattutto sull’aspetto economico, sapendo che lo scrittore aveva già rifiutato un contratto da un amico editore di 150 mila franchi. Gli offrì qualsiasi somma avesse chiesto, in contanti. Hugo si mostrò interessato. Lacroix salì su una barca, arrivò a Guernsey, trattò con lui per un giorno intero e poi lo convinse a firmare il contratto: era il 4 ottobre del 1861.

Lacroix comprò il libro a scatola chiusa: non ne sapeva niente, né dell’argomento – Hugo lo rassicurò soltanto che non aveva un contenuto politico, ma che era un dramma sociale – né della sua lunghezza. Hugo ci stava lavorando da 17 anni, da quando ne aveva 43. Era scappato dalla Francia lasciandolo indietro: glielo portò, salvandolo dai danni delle proteste del tempo, Juliette Drouet, sua amante per 50 anni. Continuò a scriverlo a Guernsey e lo finì in Belgio, in un hotel da cui poteva osservare il campo della battaglia di Waterloo.

La firma del contratto fu un successo per Lacroix, ma anche l’inizio di sei mesi frenetici di lavoro, in cui dovette trattare con tipografi, traduttori, avvocati e gestire i capricci di Hugo, che contestava ogni minima correzione alle bozze e le rispediva indietro con viaggi rischiosi e lunghi – su due barche, tre treni, e un carro a cavallo – che rischiavano di far sforare la data di consegna. Nel frattempo Lacroix mise in piedi una campagna pubblicitaria enorme per l’epoca: Hugo aveva già creato una certa attesa facendo circolare la voce che stava scrivendo un nuovo romanzo – dopo il gran successo di Notre Dame de Paris, del 1831 – e l’editore la portò a livelli mai visti, inviando comunicati stampa con mesi di anticipo e affiggendo sui muri di Parigi illustrazioni dei protagonisti Jean Valjean, Fantine, Cosette, Marius e altri personaggi del libro. Contrariamente all’usanza dell’epoca non vennero distribuite copie in anticipo perché venissero recensite su giornali e riviste: scrive Bellos che probabilmente I Miserabili fu la prima opera letteraria messa sotto embargo.

La mattina del 4 aprile 1862, secondo i tempi stabiliti, uscì Fantine, la prima parte del romanzo, in contemporanea a Parigi, Bruxelles, San Pietroburgo, Lipsia e altre città europee: nessun libro aveva mai avuto un lancio editoriale internazionale di simile portata. Hugo inoltre aveva chiesto la stampa di un’edizione popolare, insieme a quella tradizionale di lusso, cosa resa possibile dai progressi della tipografia dell’epoca e dalla diminuzione del costo della carta. Quel giorno c’erano lunghe code davanti alle librerie e a Parigi la prima edizione di seimila copie andò esaurita. Critici e scrittori non furono molto convinti: Alexandre Dumas disse che leggere I Miserabili era come «farsi strada nelle fogne» – riferendosi a una scena descritta nel libro – mentre Gustave Flaubert in una lettera privata si definì indignato e disse che «era stato scritto per le canaglie cattolico-socialiste e per i parassiti filosofici-evangelici». Il pubblico invece si appassionò enormemente alle vicende e quando il mese successivo uscirono 48mila copie della seconda parte, in molti andarono in libreria con carretti e carriole per accaparrarsene di più. In pochi mesi Lacroix ripagò il debito alla banca e fece la fortuna della casa editrice, che aprì diverse succursali, tra cui una a Parigi.

Lacroix si specializzò in romanzi pubblicati da scrittori francesi in esilio in Belgio, come Louis Blanc, Edgar Quinet, Maurice Joly (se questi nomi vi dicono qualcosa) e Proudhon, mentre nel 1864 pubblicò Émile Zola. Nel 1869 pagò un anticipo di 200 franchi (4 anni di salario di un operaio dell’epoca) a Isidore Ducasse per pubblicare il poema in prosa Les Chants de Maldoror (I canti di Maldoror) sotto lo pseudonimo di Conte di Lautréamont, un testo diventato poi fondamentale per il surrealismo, il dadaismo e il simbolismo. Nello stesso anno però Hugo ruppe il contratto con lui per pubblicare L’uomo che ride. Iniziarono un po’ di grane finanziarie causate da investimenti immobiliari azzardati e dalle guerre franco-prussiane: nel 1867 non riuscì a stampare la guida di Parigi per l’Esposizione universale, mentre nel 1872 chiuse la succursale di Parigi. Lacroix continuò a fare l’editore fino alla morte, nel 1903.

Hugo continuò invece a pubblicare e ad avere successo: uscirono la seconda e terza parte di La leggenda dei secoli, che racconta la storia dell’umanità dalla Genesi all’Ottocento, I lavoratori del mare nel 1866 e L’uomo che ride, appunto, nel 1869. Nel 1870, dopo la caduta di Napoleone III, tornò a Parigi, dove venne accolto come un eroe della Repubblica e un genio della letteratura. Nel 1876 divenne senatore, e morì nel 1885 a 83 anni: venne sepolto al Pantheon di Parigi durante una cerimonia a cui parteciparono tre milioni di persone.

Come per tutte le copie originali di romanzi ottocenteschi, anche quelle rimaste in circolazione de I Miserabili non sono molte: nel 2012 la casa d’aste Christie’s ne ha venduta una, stampata da Lacroix, per 61mila euro.

Sorgente: La gran storia di come fu pubblicato “I Miserabili” – Il Post

Prendere il volo insieme a un libro: il book sharing nell’aeroporto di Orio al Serio

Prendere il volo insieme a un libro: il book sharing nell’aeroporto di Orio al Serio

I passeggeri possono scegliere il testo che preferiscono e lasciare quelli già letti per farli viaggiare attraverso le 100 e oltre destinazioni dell’aeroporto di Orio

di Redazione

Un libro per volare, e non soltanto in senso metaforico. L’aeroporto di Orio al Serio ha deciso di proporre ai propri passeggeri l’iniziativa del “book sharing” per condividere e diffondere l’emozione che regala la lettura di un buon libro e, insieme, far volare la cultura. Si tratta di un modo moderno, pratico e accessibile per veicolare e diffondere gratuitamente letteratura e conoscenza, “liberando” i libri nell’ambiente circostante.

L’angolo dedicato alla condivisione delle letture è stato allestito nel Terminal partenze presso l’area Schengen, di fronte ai “gate” d’imbarco, ed è pronto ad accogliere i libri messi a disposizione direttamente dai passeggeri e dal personale dell’aeroporto. Questi, in attesa di imbarcarsi, possono scegliere il testo che preferiscono e lasciare quelli già letti per farli viaggiare attraverso le 100 e oltre destinazioni raggiunte dall’aeroporto di Orio in 33 Paesi del mondo. I libri lasciati in aeroporto potranno così passare di mano in mano e di volo in volo, creando legami emozionali fra viaggiatori provenienti da paesi diversi. Lo slogan scelto per promuovere l’iniziativa è molto semplice: “Share your emotions”, ovvero “condividi le tue emozioni”.

All’interno dei libri, allora, è possibile lasciare dei bigliettini con delle frasi, delle sensazioni, delle emozioni, appunto, da trasmettere al lettore successivo. Il tutto sempre nel massimo rispetto e nella cura dell’oggetto libro.

Sorgente: Prendere il volo insieme a un libro: il book sharing nell’aeroporto di Orio al Serio – Cultora, Cultora

Da Sandokan al Corsaro Nero: la vita e i libri di Emilio Salgari

Da Sandokan al Corsaro Nero: la vita e i libri di Emilio Salgari

Emilio Salgari, scrittore con una vita drammatica, ha pubblicato famosi libri di avventura per ragazzi, come “Le tigri di Mompracem” e “Il Corsaro nero”.

di Matilde Quarti

A volte la vita di uno scrittore è in completa antitesi con la sua opera, perché l’immaginazione può essere un motore creativo potente come l’esperienza. È il caso di Emilio Salgari, inventore di personaggi come Sandokan, Tremal-Naik, il Corsaro Nero, o la piratessa Jolanda che, a differenza dei suoi eroi, vive le giornate cupe e ripetitive di chi non riesce a sbarcare il lunario e in nessun modo ottiene i successi tanto rincorsi.

La storia di Emilio Salgari, nato nell’agosto del 1862 a Verona e morto il 25 aprile 1911 a Torino, è drammatica, segnata da lutti e da povertà, a cui lo scrittore fa fronte rifugiandosi in un mondo parallelo, fatto di esotismi e avventure all’ultimo respiro. La sua produzione è immensa (scriverà infatti circa ottanta romanzi e oltre cento racconti),  sicuramente per necessità economiche, ma anche perché solo con la fantasia Salgari poteva sfuggire alla sua grigia quotidianità.

Il romanzo Il Corsaro Nero

Emilio Salgari, uno scrittore con l’animo di un capitano

Di statura bassa e tarchiata, con dei grandi baffoni che gli solcano il viso, Salgari non ha mai avuto il phisique du role dell’impavido avventuriero e lo scarto tra i centimetri di tacco camuffati nelle suole delle scarpe e la sua altezza è la triste metafora dello scarto tra la statura dei suoi sogni e la realtà. Il giovane Emilio Salgari aveva infatti un solo desiderio: intraprendere la carriera di capitano, con marinai da dirigere e una nave a cui far solcare le acque in cerca di avventure.

Il periodo scolastico all’Istituto Nautico si conclude però disastrosamente, e Salgari non farà che un unico viaggio in mare: lungo la costa adriatica, dal Veneto alla Puglia. Eppure, ironia della sorte, l’acqua ha sempre segnato i suoi spostamenti: Salgari, per motivi lavorativi, si trasferisce a Genova e dunque sulle rive del Po, a Torino, dove si ferma e mette su famiglia con l’attrice Ida Peruzzi.

Da Sandokan al Corsaro Nero: immaginare esotismi

Quando arriva a Torino, Salgari è già celebre: Le tigri di Mompracem (pubblicato a puntate sulla “Nuova Arena” di Verona tra la fine del 1883 e l’inizio del 1884 con titolo La tigre della Malesia), La favorita del Mahdi, pubblicato nello stesso periodo, e Il Corsaro Nero, del 1898, sono già entrati nell’immaginazione di legioni di ragazzini. Pur ambientando le sue opere nella giungla indiana, nei deserti africani, o nei mari delle Antille, Salgari non ha mai viaggiato fuori dall’Italia e scrive le sue storie documentandosi su atlanti e libri cercati in biblioteca, con ricerche approfondite e certosine. La sua immaginazione è onnicomprensiva e Salgari, di animo romantico e melodrammatico, dà ai figli i nomi esotici dei suoi personaggi: Fatima, Romero, Omar e Nadir.

Le tigri di Mompracem, dello scrittore Salgari

Uno scrittore moderno

L’enorme successo (Salgari viene persino nominato Cavaliere dell’Ordine della Corona dalla Regina Margherita), non viene però accompagnato da stabilità economica. Salgari non sa amministrare i guadagni che gli derivano dalla pubblicazione dei suoi libri, e questi stessi guadagni sono in ogni caso molto scarsi. Neppure nell’ambiente intellettuale Salgari è ben visto, nonostante pubblichi con le maggiori case editrici del periodo, persino con la milanese Treves. I suoi romanzi infatti sono melodrammatici, stracarichi di dialoghi e di avvenimenti: sceneggiati televisivi ante litteram, un intrattenimento troppo moderno, forse, per essere capito. Anche il contenuto di molte sue opere è ostico: sono libri per ragazzi, certo, ma all’epoca di successi come I ragazzi della via Pal, gli squartamenti e le atroci morti cui vanno incontro i suoi personaggi non sono ben visti dagli educatori.

Non stupisce che nonostante ciò i romanzi di Salgari siano comunque passati di mano in mano tra gli studenti. L’immaginazione di Salgari è sfrenata e le storie che inventa sono un coacervo di avventura e passione. Si va dalle atmosfere storiche di Cartagine in fiamme, del 1906, a quelle fantascientifiche delle Meraviglie del duemila, del 1907 (senza dimenticare il romanzo realistico La bohème italiana, appena stato ripubblicato da Elliot). Solo la saga dei pirati della Malesia consta di undici volumi: le avventure di Sandokan, del fedele Yanez e della bella Marianna sono avvincenti e incredibili agli occhi di un piccolo lettore italiano di inizio Novecento. Salgari descrive vividamente luoghi lussureggianti che pure non ha mai visto, racconta i profumi e i colori della giungla, il ponte ruvido delle navi che si scagliano l’una contro l’altra in battaglia. Gli stessi vezzi di forma, così evidenti al pubblico contemporaneo, non erano un ostacolo per dei lettori abituati a tutt’altro linguaggio.

Cartagine in fiamme, di Salgari

Il suicidio: la morte di un eroe romantico

La realtà dei fatti è però diversa da quella fantastica dei romanzi: la figlia di Salgari, Fatima, si ammala di tisi, e la moglie, Ida, viene internata in manicomio. Il colpo, sia emotivamente sia economicamente, è insostenibile per Salgari, che a pochi giorni dal ricovero della moglie si toglie la vita. La morte di Emilio Salgari riassume tutto il dolore e tutta la passione che lo scrittore deve aver provato nei suoi lunghi anni torinesi. Prima di uccidersi, Salgari scrive alcune lettere: solo tre sono arrivate a noi, ma alcuni biografi sostengono siano state di più. Nella lettera indirizzata agli editori, Salgari chiede loro con rabbia di pagare almeno i suoi funerali, visto che si sono arricchiti a scapito della sua famiglia.

Il suicidio di Salgari è un suicidio pensato in anticipo, le lettere di addio sono state persino scritte tre giorni prima della morte: difficile immaginare l’angoscia di un uomo che per così tanto tempo si prepara a morire. Salgari si toglie la vita in modo atroce e romanzesco, come un personaggio dei suoi romanzi: fa harakiri nel bosco di Val San Martino, appena sopra Torino, squarciandosi addome e gola con un rasoio. Anche la sua morte, tuttavia, passa in sordina; Torino è in festa per il cinquantenario dell’Unità d’Italia.

Sorgente: Da Sandokan al Corsaro Nero: la vita e i libri di Emilio Salgari – Il Libraio

Arrivano novità sugli sconti dei libri?

Arrivano novità sugli sconti dei libri?

Una proposta di legge vuole ridurre dal 15 al 5 per cento lo sconto massimo sul prezzo di copertina: editori e librai sono favorevoli, ammesso che serva

Molti editori – praticamente tutti: naturalmente i piccoli, ma anche i medi e i grandi, con l’eccezione del Gruppo GeMs e una posizione più articolata di Mondadori – sono favorevoli a una revisione della legge Levi sul prezzo dei libri, approvata dal Parlamento nel 2011, che fissava al 15 per cento lo sconto massimo sul prezzo di copertina. La nuova proposta di legge – la prima firmataria è Sandra Zampa del PD – si intitola “Disposizioni per la promozione della lettura, il sostegno delle librerie di qualità, dei traduttori nonché delle piccole e medie imprese editoriali” e fissa lo sconto massimo al 5 per cento, come avviene in Francia, Olanda, Spagna, Svizzera, mentre in Germania gli sconti sono vietati e nel Regno Unito il prezzo è libero.

La misura si applicherebbe – ovviamente, visto che l’obiettivo implicito è colpire Amazon – anche alle «vendite per corrispondenza e su piattaforma digitale via internet, con una possibilità massima del 10 per cento di sconto in occasione di fiere ed iniziative di settore espressamente indicate e del 20 per cento in caso di vendita a biblioteche, pubbliche e private». È una misura protezionistica, concepita per difendere le piccole librerie e i piccoli editori da chi può offrire prezzi più bassi grazie a volumi maggiori di vendita. I critici – al momento pochi – sostengono che questa difesa verrebbe pagata dai lettori. Il fatto che a sei anni dall’approvazione della legge Levi lo schieramento dei favorevoli si sia allargato anche a Giunti, Feltrinelli e in parte anche Mondadori, cioè editori che controllano grandi catene, dimostra che tutti gli editori e i librai, anche quelli di catena, sentono il bisogno di essere difesi dallo Stato dalla crescita della vendita online. Gli sconti di Amazon – che al suo arrivo in Italia vendeva anche al 40 per cento di sconto – costringono in pratica le grandi catene di librerie a vendere al 15 per cento in meno rispetto al prezzo di copertina. Se si scendesse per legge al 5, per farla breve, recupererebbero il 10 per cento di margine.

I tempi per approvare la legge in Parlamento sono stretti, quindi gli editori spingono per un decreto del governo o per inserire il provvedimento nella prossima legge di stabilità. A questo scopo nei prossimi giorni le parti coinvolte – editori, librai e associazioni di categoria – dovrebbero mandare al ministro della Cultura, Dario Franceschini, una lettera esprimendo una posizione unitaria. È il passaggio più difficile, perché se contro Amazon sono tutti d’accordo – perfino Ricardo Levi, il promotore della legge in vigore, era presente all’incontro sul tema al Bookpride di Milano – e tutti in astratto sono favorevoli a sostenere librerie e piccoli editori, poi nel concreto le posizioni si differenziano.

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In Norvegia nasce Doomsday Library, la biblioteca che salverà i libri dall’apocalisse

In Norvegia nasce Doomsday Library, la biblioteca che salverà i libri dall’apocalisse

Si chiama Doomsday Library (Biblioteca del Giorno del giudizio) ed è una struttura “segreta”, il cui compito sarà quello di salvare i libri dall’apocalisse

di Redazione

In tempi duri come quelli in cui viviamo oggi, in preda a deliri complottisti e visioni della fine del mondo, c’è già chi inizia a ipotizzare l’avvento dell’apocalisse. E la proliferazione di romanzi, serie tv e film distopici, così come la loro recente ribalta in termini di accoglienza del pubblico, dimostra senz’altro una tendenza che continua a essere al centro dell’immaginario collettivo. Tant’è che negli Usa, si legge in un recente articolo del Foglio, la distopia pare abbia smesso di essere un genere letterario e cinematografico e sia diventata parte del Dna sociale.

L’immagine che si ha del futuro è ancora piuttosto incerta ma molti, temendo la catastrofe, cominciano già ad attrezzarsi. È questo il caso della Norvegia, in particolare dell’isola di Spitsbergenin, nell’arcipelago artico delle Svalbard, dove è stata realizzata una vera e propria biblioteca con un intento specifico: proteggere i libri dall’apocalisse.

Si chiama Doomsday Library (la biblioteca del Giorno del giudizio) ed è una struttura “segreta”, nascosta nel permafrost, il cui compito sarà quello di conservare le tracce del nostro passaggio sulla Terra, dando testimonianza alle civiltà future dei nostri pensieri e delle nostre opere più importanti.

Per conservare i libri – riporta un articolo dell’Huffington Post – verrà utilizzato un sistema digitale di preservazione eterna chiamato PIQL, ideato in Norvegia e utilizzato per molti film di Hollywood. Due programmi, PIQL Writer e il PIQL Reader, permettono di trasferire contenuti digitali sulla speciale pellicola PIQL Film che rende gli scritti leggibili anche a distanza di 1000 anni.

I Paesi di tutto il mondo sono stati invitati a inviare le versioni digitalizzate delle loro opere più significative al World Arctic Archive, da dove partirà il processo per l’inserimento nella Doomsday Library, destinata a custodire il sapere dell’intera umanità.

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Guerrilla reading, leggere sul tram ad alta voce per attirare l’attenzione dei “distratti”

Guerrilla reading, leggere sul tram ad alta voce per attirare l’attenzione dei “distratti”

Immaginate che ad un certo punto i passeggeri vengano risvegliati dal proprio torpore da una voce: uno di loro ha appena cominciato a leggere

di Redazione Cultora

Sguardo chino sul cellulare, cuffiette nelle orecchie, oppure testa appoggiata al finestrino e occhi chiusi nel tentativo di recuperare qualche minuto di sonno: così apparirebbero solitamente raffigurati i passeggeri di un tram se se ne volesse dare una rappresentazione. Tante persone chiuse in un mezzo pubblico che, nella maggior parte dei casi, tentano di interagire il meno possibile le une con le altre.

Immaginate che ad un certo punto, del tutto inaspettatamente, questi passeggeri vengano risvegliati dal proprio torpore da una voce: uno di loro ha appena cominciato a leggere un brano del libro che ha in mano. Terminato lui, un’altra persona inizia a leggere il brano di un altro libro, e poi un’altra ancora. Si chiama “guerrilla reading”, ed il 25 marzo a Milano un gruppo di lettori della Biblioteca Crescenzago ha trasformato i passeggeri passivi del tram 1 nel pubblico di un evento letterario a tutti gli effetti. Le reazioni degli inconsapevoli spettatori – specialmente l’attenzione riscontrata da parte dei bambini – sembrano promettere bene per future applicazioni di questa speciale tecnica di promozione della lettura.

L’evento assume i tratti di una vera e propria azione sovversiva nei confronti dell’inerzia culturale nella quale sembra immerso il nostro paese, spiazzando gli spettatori attraverso l’effetto sorpresa, quasi a dimostrare, ancora una volta, che è la pigrizia il nemico da dover essere sconfitto.

Circa due ore di un’esperienza più che di un semplice spettacolo, vero e proprio evento, che ha coinvolto circa una dozzina di volontari tra chi leggeva e chi dava il proprio supporto attraverso filmati e fotografie.

Ad attivare l’idea è stata la frequentazione, da parte di molti dei readers, dei corsi di formazione del Patto di Milano per la lettura, promossi dall’associazione culturale Letteratura Rinnovabile e la Civica scuola di teatro Pietro Grassi, in collaborazione con il Comune lombardo. I corsi hanno proprio la finalità di formare lettori volontari per manifestazioni culturali in più forme e ambienti.

Questi lettori “sovversivi” continueranno a sorprendere i cittadini con nuove iniziative, e chissà che questa usanza non si diffonda anche nelle altre regioni del nostro paese.

Cristiano Furnari

Sorgente: Guerrilla reading, leggere sul tram ad alta voce per attirare l’attenzione dei “distratti” – Cultora, Cultora

Salone del Libro Torino 2017

Salone del Libro Torino 2017

Salone internazionale del Libro Torino 2017, 18 – 22 Maggio: la cultura, oltre il confine.

Il Salone del Libro si tiene a Torino tra il 18 e il 22 maggio 2017 presso Lingotto Fiere. L’evento raccoglie il meglio del mondo dell’editoria, ma offre anche uno spaccato su quel che scrittori e lettori stanno per affrontare in questo periodo di grandi cambiamenti: il tema portante “Oltre il confine” sarà approfondito e affrontato sotto molti punti di vista, partendo dalla politica e arrivando alle sfide delle nuove tecnologie.

L’edizione 2017 è la trentesima, ma è soprattutto la più importante del festival dopo lo strappo decretato da Milano: i numeri con cui il Salone si è presentato sono il miglior biglietto da visita per una edizione di alto profilo e di grande richiamo internazionale.

La trentesima edizione del Salone del Libro di Torino ha avviato i motori. Si tratta probabilmente della più importante tra le edizioni fin qui organizzate nella capitale sabauda e il motivo è noto: si tratta del primo appuntamento dopo la scissione decretata dal polo milanese, dunque la presentazione era la verifica circa lo stato di avanzamento dei lavori. E la verifica è presto fatta, scritta dai numeri e presumibilmente fissata nella storia dal pubblico che accorrerà all’evento: 350 editori hanno già dato la propria disponibilità e ben il 96% dei nomi presenti la scorsa edizione hanno già rinnovato la propria partecipazione.

continua su: Salone del Libro Torino 2017: ospiti e programma | Webnews

Le librerie indipendenti sono le piccole La La Land di noi lettori?

Le librerie indipendenti sono le piccole La La Land di noi lettori?

Su ilLibraio.it la riflessione di Roberta Marasco, che collega la “resistenza” delle librerie indipendenti al fascino di un film come “La La Land”

di Roberta Marasco

Che cosa ci fanno il Nokia 3310 e il vinile nell’epoca del digitale e dei social, degli smartphone e di Spotify? Nell’epoca dell’intangibile, del reversibile, dell’accessibile, dove nello spazio di pochi clic si correggono i refusi di un ebook già in vendita, si comprano mobili fatti su misura in Thailandia per il nostro soggiorno e si mostrano i primi passi del pargolo in diretta ai nonni orgogliosi e lontani. Eppure la nostalgia fa capolino dietro ogni angolo, sempre più presente e impossibile da ignorare, perfino nel mondo delle possibilità nascoste dietro uno schermo, della sperimentazione, della personalizzazione.

Un mondo fatto su misura per tutti, che ci accompagna, ci assiste e al tempo stesso ci definisce nelle nostre scelte, ogni volta che compriamo un libro online e ci viene gentilmente indicato ciò che ci potrebbe e dovrebbe piacere subito dopo. Un mondo in cui il messaggio perde a poco a poco di senso a vantaggio della sua eco, in cui il significato lo scrivono i commenti, i giudizi, i like e gli hater, mentre le parole originarie si perdono in un caos di rimandi sempre più imprecisi.

Forse c’era da aspettarsi che uscissimo un po’ scossi dalla frammentazione e dall’ironia post moderna e che avessimo bisogno di riprendere contatto con le ultime certezze rimaste. Un po’ come fanno i bambini, quando scoprono che Babbo Natale non esiste e sentono improvvisamente il bisogno di circondarsi di peluche e tornare a leggere i Barbapapà. Non credo che nessuno rimpiangesse l’odore del vinile tanto quanto si rimpiange un po’ ovunque il riscoperto odore della carta, ma è comunque di conforto tornare al tangibile, o a una batteria inestinguibile come quella del Nokia d’altri tempi.

Non è un caso forse, che La La Land, il film che ha messo sotto i riflettori il rapporto fra passato e presente, sia stato vittima, per un curioso e beffardo gioco del destino, dell’errore più clamoroso della storia degli Oscar. State ancora qui a dare premi e a contare statuette, sembra aver voluto dire quel tweet di troppo all’origine della distrazione e dello scambio di buste? Il presente è inaffidabile, inafferrabile, imprevedibile, distratto, è terra di errori un tempo inammissibili, che si dimenticano in un battito di ciglia. E con loro anche il passato, quel passato che cerchiamo di stringere in un pugno ma senza aver il coraggio di aprire le dita e controllare quanto è rimasto sul palmo.

Sorgente: Le librerie indipendenti sono le piccole La La Land di noi lettori? – Il Libraio