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Insegnare a distanza

Insegnare a distanza

Una tematica che ci sta molto a cuore è quella relativa all’insegnamento e alle difficoltà che riscontrano sia i docenti sia i ragazzi nell’affrontare l’odierno sistema scolastico. Dunque questa è la testimonianza di un altro giovane docente alle prese con la moderna tecnologia e l’emergenza che ha cambiato il modo con cui viene vissuta la scuola.

di Jonathan Prazzoli

Un caloroso saluto a tutti i lettori e un sentito ringraziamento al blog “Edizioni Tripla E” per avermi concesso questo spazio. Ringrazio anche Irma Panova Maino, che mi ha proposto di scrivere l’articolo.

Mi è stato chiesto di parlare della mia personale esperienza nella didattica a distanza, e lo farò con immenso piacere.

Beh, che dire? La verità è che ho il cervello talmente fuso che non so nemmeno come faccia a scrivere questo articolo. Paradossalmente stiamo tutti facendo molta più fatica rispetto all’insegnamento in presenza. Fissiamo un monitor tutto il giorno rimanendo inchiodati a una sedia. La mente è sottoposta a uno stress immane, mentre il corpo… beh, sapete anche voi cosa succede a fare poco movimento. Io stesso ho notato, mio malgrado, di aver messo su un po’ di pancetta – dopo essere stato magro come un chiodo per ventisette anni. Quando sono in aula, sto spesso in piedi, gesticolo, passeggio tra i banchi… In poche parole, non sto mai fermo.

Ammetto che, per quanto riguarda i contenuti (insegno Inglese in una scuola media), con le videolezioni ho potuto insegnare forse meglio che in presenza, dove a volte devi interromperti per richiamare l’attenzione, per zittire i chiacchieroni o svegliare gli addormentati. Ma mentirei dicendo che non mi manca il contatto diretto con gli studenti. Certo, alcune classi mi facevano proprio disperare, ma anche quelle erano sfide che contribuivano alla crescita professionale e umana. Adesso l’unica cosa a cui posso sbraitare addosso è il mio computer quando fa le bizze oppure il gatto che mi viene a disturbare.

Per me non è stato un problema utilizzare gli strumenti informatici; anzi, ho fornito anche un po’ di “consulenza” ai miei colleghi, che si ritrovavano a usare per la prima volta programmi di videoconferenza et similia.

Per quanto riguarda i miei alunni, uno degli aspetti positivi di questa didattica a distanza è stata la possibilità di poterli seguire individualmente, cosa molto difficile dal vivo. Quando ero in classe e un alunno mi veniva a chiedere qualcosa, non potevo girarmi un attimo che gli altri venti mi saltavano sui banchi o facevano Dio solo sa cosa (ovviamente sto esagerando, ma giusto per rendervi l’idea). So per certo che molti studenti timidi o che tendevano a isolarsi hanno beneficiato di questo tipo di didattica, in quanto hanno potuto gestirsi in autonomia e senza l’ansia e la pressione di stare in mezzo a tanti altri loro coetanei. Non sono ovviamente mancate le sorprese: gente che in presenza si comportava in maniera esemplare e onesta, con la didattica a distanza ha ricorso a sotterfugi e si è lasciata andare a un ozioso lassismo. Altri invece che in classe perdevano tempo in chiacchiere o non seguivano, si sono messi a studiare e a fare i compiti con assiduità.

Insomma, è stata un’esperienza ricca di novità, in cui ho potuto conoscere meglio i miei studenti e innovare il mio metodo di insegnamento.

Torneremo tutti in aula? Metà a scuola e metà a casa? Non lo so. Non ho idea di come sarà impostato il prossimo anno scolastico. Una cosa è certa: non sarà più come prima.

 

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