L'intervista1

Intervista a Maria Scarlata

Intervista a Maria ScarlataScarlata_carusanza

Ben cinque generazioni si susseguono nel libro di Maria Scarlata, Mala carusanza, portando alla ribalta le tradizioni e la cultura che si evolve negli anni, arrivando fino ai giorni nostri. Tuttavia, se da una parte la società ha subito profondi cambiamenti, spesso in modo negativo, dall’altra è rimasta ancorata alle proprie radici e origini. In questo libro, in cui è la Sicilia a essere protagonista, attraverso le vicende di Tina e della sua famiglia, molto resta di un’Italia passata attraverso importanti vicende storiche.

  • Mala carusanza è un’espressione tipicamente sicula, cosa significa e perché hai voluto intitolare il tuo libro in questo modo?

Mia nonna era solita inserire spesso questi due parole per me sconosciute, nei fervidi racconti della sua infanzia, che narrava con un colorito linguaggio misto di vocaboli dialettali. A noi bimbi, tali termini risuonavano incomprensibili, dal momento in cui in casa ci si esprimeva soltanto in italiano. Col passare degli anni, soprattutto queste due parole, si fissarono negli angoli della mia memoria, tornando prepotentemente a galla con il loro senso di incompletezza, in quanto mi era ancora oscuro il loro significato. Fino a quando un giorno, venuta a conoscenza che “caruso” significasse “ragazzo” e “mala”fosse la definizione di “cattiva”, feci di questa assonanza, il titolo del romanzo che desideravo scrivere per omaggiare la tormentata esistenza di una donna tenace e granitica rispetto agli ostacoli del suo esistere. 

  • Hai trattato dei temi difficili e, forse, incomprensibili per le giovani leve di oggi. Come spiegheresti, ad esempio a una sedicenne, il matrimonio forzato di Tina?

Bisogna tenere conto del momento storico di ogni situazione per giudicare le azioni delle persone, anche se spesso sono in antitesi con il nostro pensiero di esseri umani moderni ed evoluti. Certamente alle ragazze di oggi risulta incomprensibile immedesimarsi in una storia come quella narrata, anche perché il contesto attuale è, fortunatamente differente rispetto a quello di un tempo. In una società molto maschilista, come evidenziato dal racconto, simili comportamenti erano quasi usanze consolidate e, venivano tacitamente perpetrate fin dai secoli passati, spesso senza incontrare resistenza anche da parte della persona offesa. In questo caso la protagonista, con la sua ribellione da adolescente indomita, tenta di squarciare la fitta tela delle consuetudini, opponendosi ad un matrimonio riparatore, ma tale atto coraggioso avrebbe avuto ripercussioni sull’esistenza della famiglia intera. Penso sia molto difficile opporsi al ricatto dell’essere responsabili dell’infelicità delle persone che si amano. Credo che per valutare ogni situazione bisognerebbe fare appello a quell’umiltà che ci impedisce di giudicare usando solo il nostro metro di valutazione, ma tenere conto che, si dovrebbe vivere ogni esperienza personalmente, prima di analizzarla in modo superficiale e, guardare sempre alle cose da diverse angolazioni, anche quando si veste il ruolo di lettori.
Le nuove generazioni, possono imparare, attraverso questo tipo di lettura, che quanto di buono oggi può essere da noi goduto, spesso si fonda sui sacrifici e sulle sofferenze di chi ha anticipato i nostri percorsi di vita e, tenere saggiamente a mente che la nostra fortuna è anche dovuta al fatto che i cambiamenti positivi, nella società, avvengono soltanto affrontando le situazioni con coraggio e, perseguendo finalità di comprensione e rispetto reciproco.

  • Le condizioni femminili sono cambiate nel corso dei secoli, tuttavia, alcuni episodi di cronaca confermano che, per certi versi, tanto ancora si deve fare. Quanto senti tua la condizione di donna in questa era moderna?

Le cronache quotidiane ci confermano che molto ancora si debba fare per educare gli esseri umani al rispetto, con un costante impegno, soprattutto da parte delle donne, per arginare l’aggressività e tutte le altre cause che conducono ai fatti aberranti che purtroppo nelle cronache sono sempre più frequenti.
Ogni donna, nella sua funzione di madre educatrice, deve essere portatrice di bellezza e fermezza nel contrastare le fragilità maschili che spesso sfociano in atti violenti. Si tratta di un costante  lavoro che sicuramente darà buoni frutti a lungo termine, ma ciò non può prescindere dal fatto che non si debbano mai perdere di vista quei valori che oggi sembrano essere in disuso.
In quanto donna mi sento felicissima di poter rappresentare questa categoria nella pienezza e completezza del termine, a noi è stato affidato giustamente il compito arduo di generare vite.
Mi avvilisce molto pensare che purtroppo, ancora oggi siano presenti i retaggi di mentalità distorte e retrograde che vogliono vederci confinate in ruoli secondari e che, il dito accusatore sia sempre rivolto nella nostra direzione, mentre l’unica salvezza dell’umanità, a mio avviso, potrà concretizzarsi solo attraverso dolcezza e comprensione, che spesso si connotano nell’essere donna.

  • Dopo il femminismo, la rivoluzione sessuale e il riconoscimento di alcuni diritti fondamentali, quali divorzio, aborto e altro, quanto pensi che siano realmente “forti” le donne di oggi?

Da secoli le donne sono l’emblema di forza e perseveranza. Le donne reggono prove quotidiane di coraggio non solo per le loro esistenze, ma per quelle di tutti gli esseri che sono stati a loro affidati, in primo luogo i figli, uniti da un legame viscerale. In questo consiste la vera forza femminile, connotata generalmente da un altruismo di fondo. Se riusciremo a tenere conto ed a sfruttare al meglio la nostra proverbiale solidarietà, magari in un futuro che mi auspico prossimo, si potrà beneficiare di una società dove tutti gli individui abbiano la stessa considerazione e gli stessi diritti a tutti gli effetti.

  • Oltre alla scrittura un’altra delle tue passioni è la pittura, qual è il tuo stile e cosa ami rappresentare nei tuoi quadri?

Non saprei definire con una connotazione precisa lo stile dei miei quadri. Alcuni li associano al naif, ma a mio avviso sono più dettagliati e più tendenti al realismo. L’uso plastico e materico del colore,  li rende quasi tridimensionali, questa valutazione è riferita a quanto fino ad ora mi hanno manifestato i miei estimatori.
Per quanto concerne il disegno, usando una tecnica paziente e ben dosata della grafite, il risultato è quasi fotografico.
Spazio in soggetti di varia natura ma, soprattutto la natura, in ogni sua manifestazione, è la fonte di ispirazione delle mie creazioni. Mi cimento anche nella ritrattistica, in quanto trovo molto affascinante, scoprire cosa celano i volti nell’istante in cui vengono catturati da una fotografia. Mi gratifica la possibilità di esternare sensazioni attraverso un dono ricevuto e coltivato con passione e dedizione pressoché trentennale.

  • Un libro è come un quadro, le giuste dosi compongono un’immagine perfetta, la mancanza di equilibrio fra i colori e le forme portano a un qualcosa di poco godibile, come vedi questo accostamento?

Direi, in tutta sincerità, che il paragone è perfetto. In qualsiasi forma artistica ci deve essere equilibrio fra i vari elementi perché il risultato sia godibile. Dosi eccessive di un ingrediente di qualsiasi piatto, ne pregiudicano il sapore equilibrato. Esiste comunque un margine soggettivo di tutti i componenti per far si che la fruibilità di un’opera sia sempre personale e mai massificata.
Nell’arte in genere, anche se gli strumenti di base sono gli stessi, il risultato finale non sarà mai identico per ciascun artista e, ciò ci rende speciali e mai imitabili nella nostra unicità.

  • Mala carusanza è il tuo primo libro pubblicato con EEE, editore prettamente digitale, come vivi il rapporto con la tecnologia?

Devo ammettere che con la tecnologia ho un rapporto distaccato e conflittuale. Se da un canto sono consapevole che sia necessario evolversi e far uso corretto di sistemi che ci migliorano l’esistenza, dall’altro rimpiango la poesia che era presente nei vecchi mezzi di comunicazione. Ho un ricordo nostalgico delle lettere, la trepidante attesa nel riceverle, il carattere della grafia, rivelatore di personalità e quant’altro scaturisce da un mezzo per nulla algido come uno schermo.
Conservo comunque l’abitudine di scrivere a mano le bozze dei miei lavori. A tal proposito ho ritrovato dopo un trentennio quella di “Mala Carusanza” che ha sortito in me ricordi sopiti dal tempo e rivelatori della mia giovinezza.
E’ evidente che nulla possa sostituire la praticità della tecnologia.

  • Recentemente sei stata presente al Salone del Libro di Torino, come hai vissuto questa tua esperienza e quali sono le riflessioni che senti di fare, anche se dettate da un approccio neofita?

E’ stata una giornata entusiasmante. Partecipare a questa manifestazione come autrice era quanto di meglio potessi augurarmi nel mio percorso di aspirante scrittrice. La soddisfazione di avervi preso parte è stata immensa, anche per le piacevoli conoscenze che si sono concretizzate nella giornata. Avere a che fare con chi condivide le tue passioni è sempre arricchente.
Erano inoltre presenti alcuni dei miei affetti più cari e sinceri e, la condivisione con chi mi vuole bene ed apprezza, ha reso speciale quel giorno atteso con trepidazione.
Vi ringrazio di tutto cuore per l’esperienza vissuta grazie alla vostra considerazione.

  • Quando Maria non scrive (oltre a dipingere), come occupa il proprio tempo?

Maria è una donna dalle semplici abitudini, fortunatamente incline verso forme artistiche di vario genere. Oltre ad occuparmi del mio lavoro, della casa e dei miei affetti, cucino con passione e, mi dedico al ballo. Canto sempre molto volentieri e, se non posso farlo per diletto altrui, mi esercito in solitudine con la radio, soprattutto con la musica leggera italiana, in quanto mi è più congeniale la comprensione dei testi, necessari per alimentare il mio spirito poetico.
Leggo con trasporto, ma vorrei avere più tempo per poterlo fare assiduamente. Purtroppo le giornate sono troppo corte …

  • Quali sono i tuoi progetti futuri?

A dire il vero sono diventata fatalista, per cui, evito di fare progetti a lungo termine, ma mi piacerebbe proseguire in ciò che faccio alimentando con costanza le mie passioni, tramite mostre di pittura, presentazioni dei miei scritti, che in parte sono già presenti in forma di bozze ed attendono di essere fruibili al prossimo, possibilmente non dovendo più attendere un trentennio per essere pubblicati. Ciò accadrà se persone come voi continueranno nel loro nobile ed apprezzabile intento.

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