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Intervista ad Alessandro Cirillo

Intervista ad Alessandro Cirillo

nessuna sceltaNessuna scelta è un romanzo che ha il sapore delle spy story di una volta, in cui la trama definisce i buoni e i cattivi, lasciando l’onere agli eroi di salvare il mondo. Tuttavia, a differenza dei classici a cui siamo abituati, come Ian Fleming o Robert Ludlum, Alessandro Cirillo utilizza il suolo nostrano e protagonisti spiccatamente italiani per dare vita a scenari internazionali, che ben si accordano con la cronaca reale, di tutti i giorni. Dunque, il filone delle Action Stories all’italiana hanno trovato un degno rappresentante del genere.

  • Come nasce la passione per tutto ciò che è militare?

La passione è nata inspiegabilmente già quando frequentavo la scuola materna. Ricordo quando giocavo con le costruzioni insieme agli altri bambini. Mentre tutti realizzavano case, automobili o treni, io facevo pistole e fucili. Nel corso degli anni ho continuato ad interessarmi a questioni militari, ma il punto di svolta l’ho raggiunto quando ho letto il primo libro di Tom Clancy. Da lì ho iniziato a documentarmi più seriamente.

  • I tuoi due protagonisti, già visti in Attacco allo Stivale, sono ispirati da persone reali o sono frutto della tua fantasia?

Con la mia passione sarebbe stata naturale una carriera nelle forze armate. Purtroppo a causa di una lieve scoliosi sono stato riformato alla visita di leva. La delusione è stata forte ma l’interesse per le questioni militari non è mai scomparso. Uno dei miei due personaggi principali rappresenta in un certo senso l’uomo che avrei voluto diventare quando ero ragazzo. L’altro personaggio ha qualche tratto caratteriale del mio più caro amico.

  • L’ambientazione scelta è quella fra Afghanistan e Pakistan, quante ricerche hai dovuto svolgere per poterla rendere così realistica?

Scrivere action thriller non è una cosa facile, tutta la storia deve risultare il più credibile possibile. Prima di iniziare è necessaria una corposa fase preparatoria volta a raccogliere informazioni. La difficoltà raddoppia quando ci sono scene che si svolgono nel passato o in luoghi lontani da dove l’autore vive e in cui non ha mai messo piede. Al giorno d’oggi internet è sicuramente lo strumento essenziale per queste ricerche. Con Nessuna scelta ho provato a cimentarmi in un romanzo nello stile di Tom Clancy. Per farlo mi serviva una potenziale crisi internazionale. Dopo aver studiato diverse zone calde del mondo ho scelto l’Afghanistan e il Pakistan. Quest’ultimo è uno Stato con discrete capacità militari (nel libro ingigantite per scopi narrativi), possesso di armi nucleari e una situazioni politica abbastanza instabile. Le forze armate hanno un’influenza piuttosto forte nel Paese. In Afghanistan l’esercito nazionale è stato addestrato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, tra cui l’Italia. Nonostante i milioni di dollari spesi è ancora piuttosto debole. Molti soldati sono arruolati giusto per avere uno stipendio. Nel romanzo descrivo il modo in cui le truppe si sciolgono come neve al sole durante l’avanzata delle forze pachistane. Ripensando alla disfatta dell’esercito iracheno (addestrato sempre dagli occidentali) contro l’ISIS ho capito di non essere andato lontano da quello che succederebbe nella realtà.

  • Altrettanto realistiche sono le scene d’azione, molto visive. Come studi la descrizione?

Buona parte del merito va alle centinaia di film d’azione visti nel corso della mia vita. Nei miei libri ho però eliminato le esagerazioni hollywoodiane, come Rambo che uccide da solo un battaglione intero. Le mie scene d’azione si avvicinano il più possibile a come  si svolgerebbero nella realtà, che non sempre è fatta di movimenti limpidi e puliti. Per esempio, durante la scena finale di Attacco allo Stivale il protagonista Nicholas Caruso si trova a dover mordere il braccio del suo avversario per evitare di essere strangolato.

  • Molti pensano che l’Italia sia esentata da certe situazioni, ormai tristemente famose, come l’11 settembre. Tuttavia, diversi fatti dimostrano che non è così. Tu cosa ne pensi?

Nessuno può considerarsi al sicuro da attacchi terroristici. I servizi segreti e le forze dell’ordine fanno sicuramente un ottimo lavoro per cercare di prevenire queste situazioni, tuttavia, non possono essere ovunque e in qualsiasi momento. Io credo che il pericolo maggiore sia costituito dai cosiddetti “cani sciolti”, persone spesso non legate a nessun movimento terrorista. Non ci vuole nulla a entrare  con una pistola in un centro commerciale affollato e fare una strage.

  • Anche se i tuoi sono libri autoconclusivi, il filo conduttore dei due romanzi è uno solo. Pensi di proseguire su questo filone e avventurarti, sperimentando, in altri generi o sei affezionato alla spy story d’azione?

Sono troppo affezionato al genere spy story d’azione, per il momento non ho intenzione di abbandonarlo. Nel 2015 uscirà il mio terzo libro che ha come protagonisti ancora una volta Nicholas Caruso e Ruben Monteleone. Per questo romanzo ho lasciato perdere il terrorismo concentrandomi suoi collegamenti tra mafia e politica. Approfitto per ringraziare Giancarlo Ibba per avermi aiutato cesellare il testo e renderlo sicuramente più bello.

  • Gli ultimi fatti di cronaca rendono il tuo lavoro di capotreno un mestiere rischioso, almeno quanto quello dell’agente operativo. Che provvedimenti pensi potrebbero essere presi per prevenire avvenimenti vergognosi, come quelli presenti sui giornali, soprattutto nell’ultimo periodo?

Faccio il capotreno dal 2006 e da allora il fenomeno delle aggressioni al personale ferroviario è aumentato di anno in anno. Nel 2014 ci sono state già più di trecento aggressioni ai danni del personale delle ferrovie. Il mese scorso un capotreno in Sicilia è stato accoltellato a un polmone, un altro si è ritrovato con entrambi i polsi fratturati, mentre una collega è stata buttata giù dal treno (fermo per fortuna). Giusto qualche giorno fa ho dovuto gestire un tipo piuttosto aggressivo che voleva salire senza biglietto. La situazione si sta facendo drammatica. Per risolverla occorrerebbe un potenziamento della polizia ferroviaria e un inasprimento delle pene contro gli aggressori. Nella realtà succede, invece, che i posti di Polizia vengono chiusi, gli agenti ridotti e gli aggressori spesso non fanno neanche un giorno di carcere a causa di simpatici provvedimenti come l’indulto. Per cercare di difendermi da solo, da diversi anni ho scelto di praticare una disciplina di difesa personale di origine israeliana, il Krav maga.

  • Quanti libri riesci a leggere in un anno? E quali sono i tuoi autori/generi preferiti?

Mediamente riesco a leggere tra i quaranta e i cinquanta libri l’anno. Il mio genere preferito è ovviamente la spy story d’azione ma adoro anche il romanzo storico e i libri di storia militare. Tra gli autori che amo leggere, oltre a Tom Clancy, ci sono Patrick Robinson e Andy Mc Nab.

  • Quando Alessandro Cirillo non scrive come impiega il suo tempo?

Scrivere impiega buona parte del mio tempo libero. Oltre ai libri ci sono la cura del mio blog e la collaborazione con una rivista che opera nel settore militare. Fino a qualche tempo fa, oltre al Krav maga, giocavo anche a calcio e andavo a nuotare. Attualmente mi dedico solo alla difesa personale. Saltuariamente mi rilasso con il modellismo militare. Sono inoltre un grande appassionato di serie animate come i Simpson e i Griffin.

  • Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Il mio progetto più immediato è quello di diventare papà, ormai mancano pochi mesi. Voglio anche continuare a scrivere, in lavorazione c’è un quarto libro che trae spunto da una controversa vicenda accaduta negli anni novanta.

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