LA TRIADE della MORTE (linguistica)

LA TRIADE della MORTE (linguistica)

PARLA MEGLIO PER SENTIRTI MEGLIO

Rubrica a cura di Maria Flora Spagnuolo

LA TRIADE della MORTE (linguistica)

Scusami se ti disturbo, ti rubo solo un minuto!

Quanti di noi hanno pronunciato, almeno una volta nella vita, questa frase?

Se hai letto i post precedenti, ormai hai imparato che le parole che usiamo creano reazioni chimiche che producono gli ormoni del benessere o dello stress.
Nella frase che introduce questo post, ci sono ben TRE parole tossiche, che mandano in produzione quintali di cortisolo: SCUSAMI, DISTURBO E RUBO,
la Triade della Morte Linguistica! Abbiamo anche detto che qui non parliamo di intenzioni, è chiaro che vogliamo essere sempre gentili ed educati. Ma ormai sappiamo che ESISTE SEMPRE UN ALTRO MODO DI DIRE LE COSE e che noi vogliamo evocare nella testa del nostro interlocutore solo immagini belle e piacevoli, per avere la massima efficacia dalla nostra comunicazione. Nel post precedente abbiamo parlato anche di George Lakoff, il grande linguista statunitense che ha elaborato la teoria del “negare un’immagine la rinforza”. A questa ne ha aggiunta un’altra, simile e molto efficace.

EVOCARE UN’IMMAGINE LA RINFORZA

Quindi se io pronuncio parole come “scusami “disturbo” “rubo” cosa sto evocando nel mio cervello? Immagini e sensazioni paradisiache? Direi di no!

È semplice, pensa alla prima immagine che ti arriva, istintivamente, pronunciando la parola “scusami”. A me viene in mente, ad esempio, una persona che si inginocchia a chiedere perdono con la cenere sulla testa.

Alla parola “disturbo” mi viene in mente qualcosa che mi infastidisce a pelle, mi “disturba” appunto, e alla parola “rubo” mi viene in mente qualcuno che (ovvio!) ruba qualcosa. Possiamo immaginare diversi scenari, ma la semantica non mente: rubare indica un comportamento spiacevole, che evoca un furto.

Il significato intrinseco di queste parole non è sicuramente positivo, e il cervello reagisce mettendosi “in difesa”.

Questo vale per tutte le altre parole che usiamo e ascoltiamo quotidianamente, ad esempio rischio, pericolo, grave, o tutte quelle allegre metafore che evocano immagini come cadere nel baratro, combattere il nemico, affrontare la battaglia, situazione grave, sono a terra, sono a pezzi e via così.

Il nostro cervello si attiva immediatamente in quella direzione, innescando un meccanismo di difesa che accende i nostri piccoli e cari ormoni dello stress come l’albero di Natale in piazza del Duomo. La conseguenza è che il nostro corpo rimane in una costante situazione di allerta, come se ormai fosse “cronicizzato”.

Ecco perché è una nostra precisa responsabilità essere consapevoli delle parole che usiamo, prima di tutto con noi stessi, perché le parole influenzano i nostri pensieri e quindi, i nostri comportamenti. E c’è sempre un altro modo di dire le cose.

LE PAROLE NOCIVE

Una premessa importante: cambiare le parole che usiamo non significa cambiare il senso della frase, negare la realtà, o, peggio, fare come quelli che “ehi, va tutto bene, pensa positivo”. Personalmente non amo l’uso del pensiero positivo un tanto al chilo. Dal punto di vista neurolinguistico, indipendentemente dalle buone intenzioni, ha fatto più danni che altro, ma magari ne parlo in un altro post.

Ecco perché esiste l’intelligenza linguistica, per poter dire sempre la verità, ma in modo diverso, sia quando parliamo, che quando scriviamo una mail di lavoro o un post sui social.

Vediamo ora quali sono alcune tra le parole che usiamo quotidianamente, che irritano il nostro cervellino, e le alternative che ci vengono in soccorso.

La prima: il NO.

Lo usiamo come intercalare e – molto più spesso di quanto ce ne possiamo rendere conto – all’inizio di una frase: “no, volevo dire”, “no dai” “no io ho detto che…” “no scusa”.

Una ricerca ha dimostrato che le persone lo dicono dalla 400 alle 450 volte al giorno! A volte pensiamo “sì” e diciamo “no”: “No no, ho capito!” “No, no, figurati!” “No no, guarda che è tutto chiaro!”

In neurofisiologia, il NO produce un “miniblocco” del sistema nervoso, perché inconsciamente ci fa sentire come se qualcosa ci ostacolasse, e il cervello rettile si mette in assetto di guerra. Del resto prova a pensarci: quando qualcuno ti dice, in qualsiasi contesto un “no”, sotto sotto non ti dà quel lieve senso di irritazione?  Quindi impariamo a iniziare le frasi con un bel “SI’” che già il cervello del nostro interlocutore, e il nostro, si predispongono diversamente. O per lo meno, a evitare il no.

Un’altra parola è “disturbo”: ne abbiamo parlato all’inizio del post. Possiamo sostituirlo con un “hai un momento”? “Sei libero ora?”

Una parola, che ho eliminato dal mio vocabolario, è “problema” sostituendolo con “situazione impegnativa”. E l’effetto è proprio diverso.

E per finire, ma qui sono solo una manciata di esempi, una delle peggiori:

ho bisogno di…”. Avete mai letto questa frase che contiene “ho bisogno” in una mail? O se un collega ti chiede un favore iniziando la frase con “ho bisogno di…?” “Scusami un momento, no, ho bisogno di chiederti una cosa, mi invieresti quella mail?” Educatissimo, certo (ma qui non sono in discussione le intenzioni di essere gentili con il prossimo, ci mancherebbe!).

Dire che “hai bisogno” di qualcosa ti mette istantaneamente in una posizione di inferiorità psicologica, perché, semanticamente, l’aver bisogno evoca un’immagine di sopravvivenza. E non è proprio una sensazione gradevole, vero?

Quindi cosa possiamo fare? È semplice, esercizio! Ascolta le tue parole, inizia a percepire le sensazioni che ti provocano, che sono le stesse che prova il tuo interlocutore, perché, come abbiamo detto, la semantica non mente. Piano piano, usando sempre il buon senso e il nostro ricco vocabolario, sostituiscile con parole che evocano sensazioni gradevoli, innescando la produzione di serotonina: calma, cura, tranquillità, emozionante, piacevole, incredibile. Le parole che pronunci arrivano da un pensiero, quindi il cervello si è già attivato in quella direzione e ha cominciato a produrre serotonina e dopamina.

Chiudo con un pensiero del mio amato Paolo Borzacchiello, riporto esattamente le sue parole, e questo è il mio più sincero augurio per te:

Le parole sono importanti. Ogni parola evoca immagini, e ogni immagine produce una variazione ormonale nel corpo di chi la ascolta o la legge. Gli ormoni, a loro volta, influenzano i pensieri e, infine, i comportamenti delle persone. Le parole che usi, in pratica, diventano i comportamenti che caratterizzano la tua vita, e i comportamenti di tutti coloro che si relazionano con te.

Perciò, prenditi cura delle tue parole e le parole si prenderanno cura di te.

P.Borzacchiello

FONTI:

-HCE La scienza delle Interazioni Umane – P.Borzacchiello L.Mazzilli Ed. Gribaudo

-Soft Skills Express / Le Parole Tossiche – P.Borzacchiello – Amazon Audible Podcast

-Parole per Vendere – P.Borzacchiello  – Alessio Roberti Editore

-Il codice segreto del linguaggio – P.Borzacchiello ROI Edizioni

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