L'identikit del serial killer

L’identikit del serial killer

L’identikit del serial killer

Parte 1: psicologia, movente e modus operandi

Per i contenuti e i temi trattati, l’articolo è rivolto a un pubblico adulto

di Stefania Napoli

Al fine di definire l’identikit del serial killer, il Dipartimento di Analisi Comportamentale dell’FBI ha creato una macro-classificazione basata sullo studio delle personalità degli assassini seriali catturati. Questa classificazione distingue il seriale organizzato da quello disorganizzato.

Il primo solitamente è considerato un sociopatico incurabile, privo di coscienza, che già in giovanissima età manifesta tendenze violente e impulsi distruttivi, senza mostrare empatia nei confronti delle sue vittime o rimorso una volta commesso il crimine. È lucido, spesso dotato di un quoziente intellettivo superiore alla media, pianifica con meticolosità i suoi delitti, seleziona le prede meno rischiose e lascia pochissime tracce dietro di sé, avendo cura di ripulire la scena del crimine da tutte le prove forensi, rendendo quindi estremamente difficile la sua identificazione. Apparentemente, il seriale organizzato presenta un carattere socievole, notevole capacità di integrazione, è competente sessualmente, ha una famiglia propria e non si isola dalla società in cui vive. Quando uccide, lo fa con premeditazione, sottomette la sua vittima, ne occulta il cadavere e talvolta lo trasporta in posti diversi dal luogo dell’omicidio.

John Wayne Gacy

Un esempio di questa tipologia di serial killer è John Wayne Gacy, soprannominato il Killer Clown per la sua abitudine di travestirsi da pagliaccio ed esibirsi in manifestazioni di beneficenza e feste private della comunità in cui viveva a Chicago, Illinois. Gacy era sposato, conduceva una vita apparentemente tranquilla, era un imprenditore attivo in politica e apprezzato per il suo carattere socievole. Fu arrestato il 22 dicembre del 1978 con l’accusa di aver rapito, torturato, sodomizzato e ucciso trentatré adolescenti maschi, ventotto dei quali furono seppelliti sotto la sua abitazione nel sobborgo di Des Plaines. Le perizie psichiatriche effettuate su di lui stabilirono una notevole intelligenza e la compresenza di gravi disturbi della personalità aggravati da un’omofobia interiorizzata e da una forte dose di sadismo, perversione appartenente alle parafilie sessuali che accompagnano i seriali durante la loro intera esistenza e che approfondiremo nei prossimi capitoli.

Il serial killer disorganizzato presenta caratteristiche diametralmente opposte a quelle appena descritte. Spesso è uno psicotico affetto da disturbi mentali che necessitano di trattamento sanitario e che provocano in lui un palese distacco dalla realtà.  Non è molto intelligente ed è particolarmente rigido negli schemi di apprendimento, motivo per cui è quasi sempre disoccupato o impiegato in lavori precari. Soffre di gravi ed evidenti problemi di natura sessuale, rifiuta manifestamente la società e in certi casi conosce personalmente la vittima. Ha uno stile di vita ben definito, abitudini ossessive e ripetitive ed è restio a qualsiasi tipo di cambiamento. I suoi crimini non sono premeditati, nascono dall’impulso del momento e si distinguono per un forte accanimento sul cadavere, soprattutto sugli organi genitali, e da possibili atti di necrofilia. Il seriale disorganizzato tende a lasciare sulla scena del crimine una gran quantità di prove forensi, inclusa l’arma del delitto, elementi che lo rendono facilmente identificabile.

Luigi Chiatti

Esempio di questa seconda categoria di assassini seriali è l’italiano Luigi Chiatti, soprannominato il mostro di Foligno, responsabile della morte di Simone Allegretti, 4 anni e Lorenzo Paolucci, 13, entrambi uccisi a coltellate dopo un tentativo di approccio sessuale non riuscito. Nella sua agghiacciante confessione, Chiatti ammise di aver commesso i delitti senza quasi rendersene conto e di aver compiuto atti di libidine sui cadaveri delle sue piccole vittime, in particolare su quello di Lorenzo Paolucci. Chiatti rivelò anche il suo delirante piano, allontanarsi dai suoi genitori e vivere in compagnia di un bambino piccolo da ‘civilizzare’, fantasia che lo indusse a vagare in auto per la campagna umbra alla ricerca di ragazzini da rapire come prova generale dell’attuazione della sua fantasia. L’assassino venne arrestato poco dopo il secondo delitto a causa dell’enorme quantità di prove lasciate sulla scena del crimine, macchie di sangue e tracce di trascinamento che conducevano direttamente alla limitrofa villetta della famiglia Chiatti.

In riferimento alla motivazione che spinge il serial killer a compiere i suoi delitti, l’FBI propone un’ulteriore classificazione degli assassini seriali suddividendoli in cinque categorie.

  1. Seriale visionario: compie l’omicidio spinto da allucinazioni uditive o visive, generalmente di origine mistica.
  2. Seriale missionario: è convinto di dover adempiere a una missione che consiste nel ripulire il mondo da persone considerate indesiderabili, come prostitute, vagabondi, spacciatori di droga e via dicendo.
  3. Seriale edonista: prova piacere nel sopprimere la vita altrui, spinto dalla ricerca di forti emozioni.
  4. Seriale dominatore, o maniaco del controllo: mira a esercitare il totale dominio psicofisico sulla sua vittima, fino al potere definitivo di deciderne la sorte.
  5. Seriale lussurioso o lust killer: cerca soddisfazione di natura sessuale dalle sue prede, considerate meri strumenti per la soddisfazione dei suoi bisogni, benché non sia l’atto fisico in sé a procurare piacere al killer, bensì la ritualità che egli esprime in presenza della sua vittima.

Dall’unione tra le classificazioni sopra descritte nascono indicazioni utili per un investigatore e un profiler al fine di individuare le caratteristiche dell’omicidio e dell’assassino, e identificare il modus operandi che analizzeremo dettagliatamente nel prossimo articolo.

 

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