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Perché il romance è femminista e perché il femminismo ha bisogno del romance

Perché il romance è femminista e perché il femminismo ha bisogno del romance

“Il romance è cambiato, più in fretta della mentalità sessista della nostra società, e non sarà facile trovare fra le sue pagine le donzelle in attesa di essere salvate che popolano l’immaginario dei detrattori del rosa…”. Su ilLibraio.it l’approfondimento della scrittrice Roberta Marasco, che smonta gli stereotipi sul genere e racconta la sua evoluzione

Il romance è femminista perché…

-È cambiato tutto

Il romance è cambiato, più in fretta della mentalità sessista della nostra società, e non sarà facile trovare fra le sue pagine le donzelle in attesa di essere salvate che popolano l’immaginario dei detrattori del rosa. Tutto il contrario. Il rosa è un genere che ha saputo reinventarsi con audacia e che non ha avuto paura di sperimentare, pur restando fedele alla regola imprescindibile del lieto fine. “Il rosa è un genere scritto dalle donne, per le donne” sostiene Val Derbyshire in un articolo del Guardian intitolato  Mills & Boon romances are actually feminist texts, academic says. “Perché dovrebbero insultare il loro pubblico? Non ha senso. Queste sono piuttosto, nella maggior parte dei casi, storie di trionfo femminile, con il cupo protagonista maschile costretto a riconoscere il proprio sessismo e a cambiare mentalità.”

“La libertà che hanno le donne nei romanzi d’amore è molto alta” scrivono Marianna Peracchi e Valentina Divitini su Soft Revolution, in Il riscatto del genere: perché amiamo i romanzi rosa, “possono essere agenti segreti, donne in carriera, badass recupero crediti, super scienziate che salvano il mondo. Insomma che ve lo dico a fare: fanno tutto. Cosa che, purtroppo, nella letteratura tradizionale, soprattutto se scritta da autori di sesso maschile, non è una cosa così scontata: spesso la figura femminile è quella della vittima, della figura di contorno, della bella statuina.”

Il romance è cambiato, le protagoniste sono cambiate, sono sempre più spesso donne forti, in posizioni di potere, senza perdere per questo sensualità o femminilità. Sono donne che non accettano di essere trattate come oggetti, che pretendono rispetto, autonomia, indipendenza e il riconoscimento delle loro capacità, senza pregiudizi. Sono donne che non pensano che innamorarsi significhi rinunciare ai propri diritti o alla propria forza, tutto il contrario, solo dopo aver combattuto per affermarla si concedono di innamorarsi.

Se gli uomini leggessero romance, molto probabilmente scoprirebbero che i ruoli sono cambiati, che il loro ruolo all’interno nella coppia è cambiato e che, come scrive l’Independent, il femminismo non uccide affatto il romanticismo, al contrario: “l’uguaglianza di genere porta a relazioni più stabili” e più felici, oltre a togliere dalle spalle di entrambi il fardello di un ruolo maschile dominante, con tutte le conseguenze in termini di violenza e sopraffazione che questo ruolo comporta.

-Rivendica l’affermazione di sé

Per chi volesse addentrarsi nella giungla di titoli del romance e nei loro aspetti femministi, esiste perfino un blog, Romance Novels for Feminists, la cui autrice analizza con intelligenza e puntualità i temi femministi che fanno capolino fra le pagine delle storie d’amore lette.

Fra i diversi temi affrontati, Jackie C. Horne ne evidenzia uno particolarmente interessante, ossia la ricerca spesso difficile di un equilibrio fra il bisogno di prendersi cura degli altri e quello di indipendenza ed emancipazione. A partire dal dibattito riguardante il genere e il caretaking – “Le donne prendono decisioni morali basandosi sulle conseguenze che avranno sugli altri, mentre gli uomini le prendono sulla scorta di principi astratti? E se fosse così, le donne sono per natura più brave a prendersi cura degli altri rispetto agli uomini?” – l’autrice si sofferma sul romanzo Marry Me at Willoughby Close, di Kate Hewitt e giunge alla conclusione che la protagonista del romanzo, respinta dall’uomo di cui è innamorata, non tradisce la propria personalità o i propri principi e dunque, nonostante il suo carattere la porti a trovare la felicità nell’accudimento, sceglie di mettere in primo piano il bisogno di indipendenza e rispetto, smettendo di cercare riconoscimento e accettazione al di fuori di sé.

È un concetto fondamentale, negli equilibri precari e difficili della felicità femminile, capire fino a dove arriva la cura degli altri, almeno per chi la sente una propria responsabilità o per chi è predisposto per carattere a dedicarvisi, e dove inizia il bisogno di indipendenza.  Una componente narrativa fondamentale del romance è la schermaglia iniziale fra i due protagonisti, la tensione che caratterizza la loro relazione. E proprio in questa tensione si nascondono e si dibattono spesso questioni fondamentali come il rispetto di sé, l’accettazione, la sovversione delle regole sociali e dei pregiudizi. La schermaglia non è solo un battibecco più o meno divertente, non è solo un modo per prolungare la storia, ma è un esercizio di conflitto, che insegna alle donne che non c’è nulla di scontato in una relazione e che farsi valere e non rinunciare a se stesse è sempre necessario.

-Afferma il diritto di essere felici

Non c’è nulla di più femminista di una storia che insegna alle donne a essere felici, e il romance, soprattutto quello attuale, racconta prima di tutto questo. L’amore non è un mezzo, il protagonista maschile non è più il cavaliere dall’armatura luccicante che risolve la situazione, al contrario. Il suo arrivo di solito serve a complicare le cose, a mettere in crisi gli equilibri esistenti, quel tanto che basta per costringere la donna a mettersi in discussione e risolvere i propri conflitti interiori. L’amore dunque giunge solo dopo un percorso interiore più o meno approfondito sul piano psicologico, che serve alla protagonista per superare un trauma o un fallimento del passato, riscattarsi, accettarsi per quello che è, riscoprirsi diversa e più libera, concedersi di essere felice.

Il desiderio di rassicurazione alla base del romance non si esaurisce nel lieto fine, comincia dalla riconciliazione con se stesse, con i propri desideri, con le proprie aspirazioni. Quelle del rosa sono storie di riscatto e accettazione di sé, sono storie che concedono una seconda possibilità, che insegnano a sognare, a evadere, a confidare in un futuro diverso e migliore.

Per molte lettrici, poi, il rosa è un momento di svago, il tempo che ci si ritaglia per se stesse. Qualcuna lo legge sul cellulare mentre cucina, qualcun’altra in treno, qualcuna sul divano mentre il marito guarda la televisione. Non esiste un solo modo di leggere romance, proprio come non esiste un solo profilo di lettrice, ma per molte il romance è evasione, è una parentesi in una vita fatta di doveri e necessità altrui, una delle poche scuse che ci si concede per non fare nulla e dedicarsi solo a se stesse.

Il romance, insomma, è un’industria al femminile che produce felicità. “Voi autrici di romance rendete le persone felici. Non scusatevi mai per quello che fate” disse Mary Balogh a un convegno dedicato al rosa, come riporta Danielle Summers in un pezzo intitolato, non a caso, Writing romance fiction is a feminist act.

Il femminismo ha bisogno del romance perché…

-Sono i valori delle donne a dirigere la storia

Il rosa per molte donne è stato quello che per altre erano i gruppi di autocoscienza femministi. Per quanto possa sembrare assurdo, in parte è così. Il romance era il posto in cui trovare le tematiche e le problematiche tipicamente femminili che non venivano affrontate in altri romanzi, in cui imparare l’abc sentimentale e sessuale (giusto o sbagliato che fosse quello rappresentato nei romanzi in questione, soprattutto qualche decennio fa, quando i ruoli erano molto più stereotipati) quando nessun altro te lo spiegava. Era il posto in cui affrontare temi scomodi come lo stupro, il rapporto con l’altro sesso, la gestione della propria intimità. Era il posto in cui ritrovare l’universo femminile, con i suoi problemi, i suoi desideri, i suoi valori.

Oggi i romanzi sono cambiati e gli spazi per incontrarsi e confrontarsi anche, ma il romance resta il genere in cui sono i valori della protagonista a portare avanti la storia e a essere ricompensati, alla fine, in cui sono i suoi desideri a guidare la trama, in cui al centro c’è una visione del mondo tutta al femminile. Forse non sono i desideri auspicati dal femminismo, forse non sono i temi che più stanno a cuore al suo dibattito, ma sono (per ora) i desideri di una larga parte della popolazione femminile che in mancanza di alternative si rifugia nel rosa. È il loro modo di sognare e di guardare a ciò che vogliono e potrebbe essere prezioso per un nuovo femminismo che scelga di ripartire dalle donne, dalla loro sfera più intima ed emozionale, non dal confronto pur necessario con l’universo maschile, per provare ad arrivare più lontano e ad accogliere anche le donne che finora si sono sentite troppo tradizionali, troppo deboli, troppo poco battagliere o intellettuali per desiderare o credere di meritarsi l’etichetta di femminista.

Nel rosa trovano spazio tutte le donne, quelle più trasgressive e battagliere, che possono infrangere la legge ed essere ricompensate, o quelle più pacate e tradizionali, in attesa della loro occasione per vivere la vita con intensità e gratificazione.

“La protagonista di molti romance è una donna ‘comune’” sostiene Catherine Asaro in un’intervista a All About Romance. “In gran parte della fiction, le protagoniste femminili scompaiono sullo sfondo, a meno che non abbiano doti reputate ‘importanti’, definizione che fin troppo spesso ignora aspetti della vita che rientrano nella sfera femminile, come l’educazione dei figli, la casa o semplicemente una visione femminile del mondo. Le storie che si concentrano su questi aspetti sono considerate fesserie. Perché fesserie? È una parte fondamentale della vita.”

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