Stefano Pavesio e Il Gioco di Libri
Talvolta è capitato di passare qualche ora in buona compagnia con gli amici, cercando di indovinare quale fosse il soggetto estratto e ponendo domande del tipo: “Se fosse una città, quale sarebbe?”
Ebbene, abbiamo chiesto ai nostri autori di abbinare il titolo del loro libro a una città, un personaggio, un piatto tipico e una canzone. Ed ecco uno dei risultati.
Come foglie al vento |
Sinossi |
Cinque ragazzini, residenti in anonimi e sonnolenti paesini delle colline astigiane, vedranno le loro vite sfiorate da eventi sempre più funesti, fino a diventarne parte loro stessi, scoprendo, forse senza nemmeno accorgersene, che il male non può che generare altro male e che tutto quel che accade non sempre è dettato da una personale volontà, ma accade semplicemente perché deve accadere, perché, al di là delle scelte soggettive, ci sono delle forze che guidano gli avvenimenti secondo uno schema prestabilito di ampio respiro, che porterà le loro esistenze negli anni ‘80-‘90 a intrecciarsi con vicissitudini legate agli anni della seconda guerra mondiale e alle vite di persone solo all’apparenza completamente slegate dalle loro. Ogni azione, per quanto piccola o insignificante possa apparire, ne scatena altre, talora quasi impercettibili talora dirompenti. Esiste un filo conduttore che regola il trascorrere di ogni vita, un filo che si srotola da una matassa che non conosce limiti spaziali e temporali, un filo sottile, quasi invisibile, ma incredibilmente resistente, indistruttibile, un filo che nel suo svolgersi avvolgerà intorno a sé differenti esistenze trascinandole inesorabilmente verso un unico punto di confluenza, pur lasciando loro l’illusione di poter disporre pienamente delle proprie decisioni, un filo che avvolgerà allo stesso modo gioia e dolore, vita e morte, violenza e amore, legandoli insieme indissolubilmente. Un filo che, al di là dei mondi concreti e reali noti a tutti, lambirà sfere meno considerabili dalle menti più razionali, come quelle che sembrano donare una volontà malvagia a un borgo abbandonato e al bosco che lo circonda o come quelle che chiamano in gioco la presenza delle masche o che sembrano suggerire un gatto albino come un’occulta presenza latrice di sventura. Non tutto quel che accade è comprensibile. Non tutto quel che accade è accettabile. Ma nulla, nulla accade per caso |
Se “Come foglie al vento” fosse |
Una città: Una non bastaSe dovessi identificare il mio libro con una città allora sarei nei guai, perché non saprei nemmeno io quale scegliere. Più che una città il mio romanzo potrebbe essere un insieme di piccoli paesini rurali pigramente adagiati sulle colline del Monferrato. Per chi non ha mai avuto modo di osservare questi luoghi da vicino, sappiate che da queste parti la natura offre tutta la sua cruda e viva presenza, alternando angoli di struggente bellezza ad altri bui e cupi e inospitali. E così fanno i piccoli paesi che hanno colonizzato queste dolci e malinconiche colline. E così fanno i loro abitanti. L’oscurità fa parte della luce, da sempre, e viceversa. Questo dualismo, che caratterizza ogni forma di vita, traspare più chiaramente nei luoghi dove la presenza umana non è così preponderante, nei luoghi dove anche le piante e gli animali possono ancora dire la loro, nei luoghi dove le leggende e le fiabe sono ancora, in qualche modo, credibili |
Un piatto: Fritto misto alla piemonteseQui non avrei dubbi: fritto misto alla piemontese. Pur non essendo io un amante di questa creazione culinaria, credo che si presti benissimo a nutrire il mio romanzo. E’ un tipico piatto piemontese, molto in voga nel Monferrato, che alterna cibi salati e dolci in una stessa improbabile soluzione, miscelando con secolare sapienza gusti molto differenti tra loro che però trovano un’insospettabile unione di sapore, dalla cotoletta al semolino, dalla mela fritta agli amaretti, dalle frattaglie ai funghi, dalle interiora al cavolfiore. Un microcosmo culinario che, una volta di più, mette in luce le diverse anime che si possono trovare in un microcosmo geografico. |
Un personaggio: Emmett BrownSarebbe Emmett Brown. Sì, proprio lui, il leggendario Doc di Ritorno al futuro, interpretato da un impeccabile Christopher Lloyd. |
Una canzone: Un medley“Come foglie al vento” è stato composto seguendo un’ispirazione del momento e ha preso vita man mano che veniva scritto. E, in non pochi casi, l’ispirazione è scaturita da un brano musicale. |
Dettagli del libro
- Formato: Formato ebook
- Dimensioni file: 1695 KB
- Lunghezza stampa: 530
- Editore: Edizioni Esordienti E-book (26 settembre 2016)
- Venduto da: Amazon – Kobo
- Lingua: Italiano
- ISBN: 978-88-6690-322-2
Stefano… Bello il tuo “superare i limiti” e le convenzioni. Vedo, dalle scelte che hai fatto che non ti fermi a un solo genere predefinito ma fai un crossover di più temi nerrativi… E il risultato è senz’altro gustoso come il fritto misto e “frizzante” come lo sono il Doc e il Rock.