Essere autori EEE

Essere autori EEE ed essere in buona compagnia

Questo post non vuole essere autoreferenziale e non vuole nemmeno tessere lodi sperticate nei confronti di un gruppo molto affiatato di autori appartenenti alla stessa Casa Editrice, tuttavia, alcune considerazioni vanno fatte, se non altro per sottolineare una serie di fattori positivi.

autori EEE

Partiamo dall’inizio, da quel maggio di un anno fa (era il lontano 2014) quando a Torino, in occasione della Fiera del Libro, Piera Rossotti mi propose di aprire un blog per gli autori e per le promozioni di Edizioni Esordienti Ebook. A quel tempo, pur avendo compreso lo spirito e la filosofia del mio editore, ancora non avevo capito fino in fondo quale portata potesse avere il poter costruire un punto di aggregazione per gli autori. Il blog era sì un luogo in cui promuovere i libri in catalogo ma anche uno spazio in cui poter presentare gli autori come persone e non solo come scrittori. Ebbene, il 2015 ha decisamente segnato la svolta e mi ha fatto comprendere quanto potesse essere positivo l’atteggiamento propositivo e aggregante dell’Editore.

In effetti il blog è stato solo uno spunto, un pretesto per poter aprire un dialogo con tutti quegli autori che potevano avere qualcosa da dire, che non fosse necessariamente e strettamente legato al libro che avevano scritto. Un trampolino da cui lanciare in rete diversi messaggi, come la nostra campagna contro l’abbandono estivo degli animali domestici; oppure alcuni approfondimenti in merito alla vita quotidiana di ognuno di noi (molte testimonianze sono visualizzabili QUI), in cui hanno spiccato gli articoli di Alessandro Cirillo e Andrea Leonelli; oppure ancora le opinioni di alcuni di noi in merito a questioni che interessano la cultura e il mondo letterario (un esempio fra tutti l’articolo di Giorgio Bianco).

Tante piccole storie che si sono intrecciate, sottili filamenti che, uniti, hanno dato vita a un movimento che porta alla condivisione e alla capacità di poter contribuire, ognuno a modo proprio, alla crescita e alla realizzazione del sogno di tutti. Ed ecco che gli autori hanno iniziato a collaborare seriamente fra di loro, a darsi una mano, a leggere ognuno il manoscritto dell’altro, scambiandosi consigli e pareri in merito a questo o quell’argomento. Si sono consultati ricercando la tematica in cui l’altro era più ferrato, trovato validi interlocutori e persone di cultura in grado di poter realmente dare un contributo concreto. Animi affini si sono trovati per perseguire un fine comune, anche al di fuori di quello che avrebbe potuto essere un campo prettamente letterario.

E sono nati legami stretti, forti, amicizie che non hanno solo in comune la passione per i libri, ma anche il rispetto e il piacere del voler stare “insieme”. Sembrano termini antichi, arcaici, sorpassati, quasi anacronistici, eppure sono veri, reali, incredibilmente attuali. Ogni occasione è buona per poter condividere del tempo, per potere scambiare opinioni e interessi, per poter rinsaldare quel sottile filo che ci unisce tutti.

Tutto questo non sarebbe nato se Piera avesse avuto un carattere diverso e se non fosse stata così caparbia nel voler instaurare una certa atmosfera nella propria Casa Editrice. Ed è proprio attraverso le pagine di questo blog che, personalmente, le dico: Grazie!

Le valutazioni per Crepuscoli di luce

CoverLAB: le valutazioni per Crepuscoli di luce

coverlab crepuscoliLa nostra prima cover, messa sotto osservazione, è stata quella di Crepuscoli di luce di Andrea Leonelli. Vediamo, quindi, come vi siete espressi e quali sono stati i vostri suggerimenti in merito.

La prima domanda era riferita a quelle che potevano essere le sensazioni visive in merito all’impatto iniziale. La maggioranza ha apprezzato la foto e l’aspetto totale. I commenti inseriti hanno stabilito che il titolo e l’immagine interagiscono in modo sinergico, rafforzando l’idea del contenuto.

Così come risultano perfetti i colori e il tipo di font che sono stati analizzati nella seconda domanda. Un unico appunto è stato fatto alla grandezza del titolo che, forse, avrebbe potuto essere più piccolo. Quindi, nel suo insieme, sia l’effetto cromatico che la titolazione hanno riscontrato un ottimo successo.

Per quel che riguarda il titolo, Crepuscoli di luce, la maggioranza ha stabilito che fosse quello più idoneo e rappresentativo. Un unico intervistato ha preferito la risposta “non mi dice niente” e dai vari commenti che sono arrivati si evince che, tutto sommato, la scelta delle parole è stata quella giusta per rappresentare una silloge poetica.

Nell’ultima domanda abbiamo cercato di capire se la copertina poteva dare effettivamente l’idea del contenuto e la maggioranza ha risposto di sì. Solo qualcuno ha espresso qualche lieve perplessità. Tuttavia, il gran numero di risposte positive tendono a far pensare che abbiamo fatto un buon lavoro e che la silloge di Andrea possieda, in effetti, tutte le caratteristiche necessarie per essere gradita dal pubblico.

Il nostro esperimento ha decisamente funzionato e ogni consiglio è stato davvero prezioso, perché solo con il parere di chi poi sarà il reale fruitore delle nostre pubblicazioni, possiamo migliorare e creare dei libri piacevoli anche da un punto di vista visivo. Vi ringraziamo per la collaborazione e speriamo che vorrete partecipare anche al prossimo CoverLAB.

Premio Polverini bis

Premio Polverini bis: Andrea Leonelli si aggiudica anche quest’anno il primo posto di categoria.

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Con Crepuscoli di luce Andrea si è aggiudicato il primo posto nella categoria Poesia Crepuscolare al Premio Leandro Polverini, indetto dal comune di Anzio, con la seguente motivazione:

Cromaticità soffusa, oscura e crepuscolare delle liriche, nelle quali la brillantezza dei versi dona sprazzi di luce a immagini spesso malinconiche, chiare manifestazioni di una speranza che vive e si trasforma ma non muore mai. Si avvertono i richiami a un passato fatto di dolore e sofferenza che ci fa addentrare nella sua coscienza speculativa, facendoci intuire i suoi desideri e progetti futuri.

La poesia attraversa lo sguardo del lettore e penetra nella sua anima, fondendosi con essa, facendola vibrare all’unisono con gli stati d’animo del poeta.

Il Presidente della giuria
Tito Cauchi

Questo è il secondo anno di fila che Andrea Leonelli gode della soddisfazione di vedere riconosciuta la propria opera, l’anno scorso ottenne il premio con La selezione colpevole e quest’anno con Crepuscoli di luce. Dunque, caro Andrea, non ti resta altro da fare che predisporre una nuova silloge così da poter partecipare al prossimo evento.

CoverLAB: Crepuscoli di luce

Crepuscoli di luce inaugura CoverLAB.

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Il primo a sottoporsi all’esame dei lettori è proprio Andrea Leonelli, che ringraziamo per averci fatto da “cavia”. Il suo Crepuscoli di luce è una silloge poetica scritta nello stile che lo contraddistingue.

Vi ricordiamo che CoverLAB nasce per avere un riscontro sull’immagine presentata in copertina, per questo saremmo lieti se compilaste il breve sondaggio proposto. Vi ricordiamo, inoltre, che il sondaggio è veramente breve e proposto in forma del tutto anonima, dunque non è richiesta alcuna iscrizione e non è vi sono domande che possano far riferimento ai vostri dati personali.

Voce al Laboratorio Sociale 100 Celle

Voce al Laboratorio Sociale 100 Celle.

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Presso il Laboratorio Sociale 100 Celle, in Viale della Primavera 319/B, il giorno 17 luglio alle ore 19.00 Elisabetta Bagli presenterà Voce, la nuova silloge poetica edita da EEE. Conversazione, letture e contributi sul tema a cura di Annamaria Giannini, Stefania Di Lino e Simonetta Ramacciani.

Parteciperanno, per offrire il proprio contributo sul tema “Voce“, i seguenti autori (in ordine alfabetico):
Sarina Aletta
Laura Cingolani
Raffaele Cozzolino
Ksenja Laginja
Anita Napolitano
Emiliano Scorzoni

Nel corso della presentazione sarà possibile degustare un aperitivo nel bar del Laboratorio Sociale e fermarsi per cena presso la Biosteria Saltatempo, in grado di offrire prodotti provenienti da colture biologiche e autocertificate a km 0.

Evento FB https://www.facebook.com/events/1137608236256497/

Introduzione a Voce di Andrea Leonelli:

Con la seconda edizione della sua silloge Voce, Elisabetta Bagli riprende alcuni dei temi che le sono più cari e allarga ulteriormente il suo sguardo, tornando anche a osservare, con il suo modo di sentire viscerale, il mondo che le sta attorno. Affronta temi quali le radici, anche se la terra, in cui esse affondano, assume sapori diversi; le donne e la femminilità, raccordandosi a uno degli argomenti a lei più cari; la vita nelle sue molteplici sfumature e, immancabile, l’Amore. Un amore che coglie tutte le accezioni possibili: vissuto, negato, frustrato, passionale, finito e sognato.
Una raccolta poetica completa e intensa, che ripropone i versi raccolti in un periodo fresco nella poetica dell’autrice, arricchiti oggi da una sapiente dose di maturità stilistica e di maggiore introspezione personale.
Le poesie presentate, in versi liberi, sono tutte caratterizzate da uno stile ricercato e raffinato, ma senza mai diventare pesanti o nebulose. La vita è vita e se ne parla, per quanto in veste poetica, in modo diretto, toccando, come solo pochi autori sanno fare, l’anima del lettore. Conducendolo nei meandri dell’intimo, anche in anfratti mai visitati prima, attraverso la parola che scorre a volte placida, altre volte impetuosa.
Voce presenta una panoramica a 360° sull’esistenza e sulle situazioni quotidiane, viste, interpretate e descritte dall’occhio sensibile e dalla mano unica di una poetessa che è un astro nascente nel panorama poetico italiano e internazionale.

Link all’acquisto: AmazonKobo

Come puoi abbandonare tanto amore?

Campagna sociale: Come puoi abbandonare tanto amore? Parte prima

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Ogni anno, purtroppo, il periodo estivo registra il più alto numero di abbandoni di cani, gatti e altri animali domestici. Nessuno di noi può restare insensibile di fronte a queste barbarie ed è per questo motivo che abbiamo pensato di unirci al coro di altre voci che, come la nostra, tentano di sensibilizzare l’opinione pubblica in merito a questo atto incivile. Questa è la prima parte delle testimonianze rilasciate dagli autori EEE: Andrea Leonelli, Alessandro Cirillo, Arturo Zappa, Enea De Alberti, Maria Scarlata e Valerio Sericano.

Andrea Leonelli: Io non ho un animale, né grande né piccolo, ma trovo disumano utilizzare altri esseri viventi come oggetti da compagnia usa e getta. Un cane vi amerà sempre, a prescindere da tutto e darà anche la vita pur di avervi vicino e probabilmente vi darà più amore di quanto vi rendiate conto quotidianamente.
Un gatto si farà coccolare e spesso vi verrà intorno quando lui sente che voi ne avete bisogno, anche se voi ancora non lo sapete.
Abbandonare chi vi può donare così tanto amore è da bestie (senza offesa per le bestie).
E’ da irresponsabili per voi, e per gli altri umani che potrebbero subire danni per un incidente, è illegale e, sempre che abbiate un minimo di coscienza, dovrete farci i conti per il resto della vita. Vi sarete volontariamente privati di una fonte d’affetto che vi mancherà ogni giorno.

arturo zappaArturo Zappa: Pratica più che poco civile, direi barbara. Chi non ama gli animali che sono i nostri veri amici sinceri e leali, non ama neppure gli umani, e questa non è una frase fatta ma è la pura verità. Qualsiasi cosa io facessi al mio cane lui mi perdonerebbe sempre e comunque, e non mi tradirebbe mai, al contrario di noi umani, che molto spesso ci comportiamo (noi si) come bestie feroci. Non vado avanti perché rischio di passare il limite ed apparire più reazionario di quanto non sono.

Valerio Sericano: Quelli che abbandonano i propri animali non hanno il coraggio di guardarli negli occhi mentre li lasciano sulla piazzola di un’autostrada o in una sperduta stradina di campagna. Perché quello sguardo li costringerebbe a fare i conti con la propria coscienza. E ce l’hanno la coscienza, quelli, eccome se ce l’hanno. Chi è convinto del contrario provi a fare una riflessione. 写真 2Qualcuno può dire di aver mai conosciuto nella vita un abbandonatore volontario di animali? Forse ne avrete incrociato qualcuno per caso mentre sfrecciava via con la propria auto con il cane che disperatamente lo inseguiva. A me è capitato di vedere una scena simile. Ma un abbandonatore che ammetta candidamente di averlo fatto non esiste. Perché nessuno sarebbe mai capace di vantarsi di un gesto così vile.
Però posso dirvi di aver conosciuto persone ancor più spregevoli di coloro che lasciano vigliaccamente gli animali per strada. Volete sapere a chi mi riferisco?
Mi riferisco all’abbandonatore scientifico, a colui che visita un canile, fa scegliere un cane ai figli e se lo porta a casa, gli dà da mangiare, magari lo accarezza anche e gli gioca insieme, salvo poi accorgersi che abbaia di notte, o è troppo mordace e rischia di diventare un pericolo per i figli. E allora che fa? Lo carica in macchina, lo riporta al canile e lo cambia con un altro cane, come fosse un articolo difettoso, magari dopo un mese che già lo aveva in casa. Io lo conosco quel tipo lì. So che esiste. E questo di coscienza non he ha, perché dopo alcuni giorni ti racconta che il nuovo cane è meglio dell’altro, più affettuoso, più docile, più bello. Il miglior cane del mondo. Finché non gli farà la pipì sul divano. E allora la storia si ripeterà. Perché se ha portato indietro un articolo difettoso già una volta, si sentirà in diritto di farlo ancora. E neppure soffrirà nel sostenere lo sguardo del cane che ritorna nella gabbia e lo fissa, dicendogli con gli occhi: “Ma che fai? Perché mi lasci di nuovo qua? Perché non torniamo a casa?”. Perché l’abbandonatore scientifico la coscienza non sa neppure che cosa sia.

Enea De Alberti: Hai praticamente abbandonato i vecchi genitori per un mese in ospedale con la scusa di una malattia più che fasulla…
Hai praticamente abbandonato a casa moglie e figli con la scusa di un viaggio d’affari, dove l’affare è biondo con gli occhi azzurri…
Vorrai mica abbandonare anche il cane ???

Maria Scarlata: Nel corso della mia vita ho avuto più volte la fortuna di condividere la bellezza che può donarti la presenza di un essere a quattro zampe. maria scarlata e caneSoltanto chi non ha provato questo tipo di esperienza, o chi zittisce la parte più nobile del suo cuore, può macchiarsi con atti negativi nei loro confronti. Ti amano con abnegazione totale, rivolgono i loro sguardi imploranti saturi d’amore, camminano pazientemente al tuo fianco proteggendoti con affetto incondizionato, piangono silenziosamente alla tua partenza, vivendo per il momento del ritorno. Mi onora con estrema riconoscenza questo annientamento dell’amor proprio che va oltre le umane capacità, nessuno essere al mondo dotato di presuntuoso intelletto, come accade negli umani, sarebbe in grado di provare tali sentimenti.
Un giorno, quando ero fiorista, consegnai una composizione floreale alla mamma di un mio amico che aveva appena lasciato questo mondo. Sull’uscio, raggomitolato sul tappeto, quasi calpestai un piccolo cagnolino fulvo. Pareva assorbito da un torpore che lo rendeva inanimato. Provai a sollecitare una reazione, parlandogli dolcemente, ma riuscii solo a percepire il suo dolore, fitto e penetrante come una coltellata in peno petto. Lo lasciai alla sua tacita sofferenza, prendendo parte alla pena smisurata che quel povero essere mi aveva trasmesso, valutando che quel cuoricino, annientato dalla mancanza di una presenza umana, rappresentasse la parte più alta dei sentimenti puri e sinceri, inesistenti negli individui che hanno il coraggio di disprezzarli abbandonandoli a un destino incerto sul ciglio di una strada o, peggio, destinandoli a sofferenze inaudite riservandogli una morte atroce.
Mai più azioni così ripugnati in una società che osa definirsi “civile”.

Alessandro Cirillo: Anno 2015, Italia. Paese ricco di cultura, di storia, di bellezze naturali. Una Nazione tra le più progredite e civilizzate al mondo, eppure…
Eppure ci sono persone che trattano gli animali come giocattoli, oggetti con cui divertirsi e gettare via quando non servono più. Ogni anno ci sono centinaia di migliaia fra cani e gatti abbandonati. Senza contare i maltrattamenti che sono ancora un fenomeno frequente.
Da tanti anni si parla di questo triste fenomeno ma nonostante qualche timido progresso, anche in campo giuridico, ancora non ci siamo. Quindi anche per quest’anno il messaggio rimane NON ABBANDONATE NE MALTRATTATE GLI ANIMALI. SONO ESSERI COME VOI CHE MERITANO IL GIUSTO RISPETTO.

 

 

Primo giorno al Salone del Libro

Primo giorno al Salone del Libro

11253860_10203860531022723_1434391860_nQuesto primo giorno in Fiera si sta dimostrando migliore dell’anno precedente. Se non altro il vociare delle scolaresche riempie i corridoi di risate, schiamazzi e di quella allegria tipica dei giovani. Probabilmente la posizione diversa dello stand EEE, sempre rispetto alla precedente edizione del Salone, attira diversi curiosi, sia per le copertine colorate, che i gadget che sono stati abilmente nascosti fra i libri esposti. E se è anche vero che il gadget fa presa, sono poi i libri a diventare protagonisti. Come sempre non mancano i curiosi, gli studenti che chiedono informazioni a proposito della Casa Editrice e gli autori in cerca di un editore che possa credere in loro.

Per il momento è tutto, Piera Rossotti, Sabrina Grementieri, Giancarlo Ibba, Andrea Leonelli ed io vi aspettiamo al PAD 2 stand 114.

Tutti su amazon!

Diversi libri EEE nelle varie classifiche di amazon.

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La giornata di ieri ha registrato picchi notevoli nelle classifiche di amazon e non tanto per il piazzamento dei vari autori in diversi generi, quanto per il numero considerevole di titoli che sono rientrati nelle top 100. Con il suo ultimo nato, C’era una volta in Sardegna, Giancarlo Ibba spopola nella sezione horror continuando a insidiare il posto a nomi blasonati quali Meyer e Poe. Alessandro Cirillo mantiene ben tre libri, Attacco allo Stivale, Nessuna Scelta e Trame oscure, nella categoria azione e avventura. Andrea Ravel, con il suo Il Longobardo, stoicamente sventola il suo baluardo dalla sezione narrativa storica, mentre Andrea Leonelli si è conquistato un posto al sole nella categoria poesia. La resa degli innocenti entra ed esce dalle classifiche in continuazione, insieme a Noccioli di ciliegie e Un solo colpevole. Stessa altalena spetta a Il piede sopra il cuore, Il tramonto delle aquile, I nostri scarponi sulla Via Francigena, Eroi nel nulla e altri libri di autori altrettanto meritevoli. Tuttavia, lo screenshot più impressionante ha visto ben quattro opere targate EEE, nelle prime 14 posizioni di amazon nella sezione azione e avventura. Un traguardo decisamente notevole per una piccola Casa Editrice digitale, a dimostrazione del fatto che, per una volta lasciatecelo proprio dire, la qualità ripaga tutti gli sforzi fatti. Sappiamo bene che una rondine non fa primavera e che questo piccolo successo non significa che possiamo dormire sonni tranquilli, ma il solo fatto di poter dare visibilità a un risultato come questo riempie di soddisfazioni.

L’inferno dentro: la rianimazione

Che cosa vuol dire lavorare come infermiere in rianimazione.

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Andrea Leonelli propone poesie dal sapore non proprio classico né, tanto meno, usuale. I suoi versi risuonano di una pena che parte dal profondo dell’anima, per riversarsi sulla carta con lo stesso impatto che potrebbe provocare un martello pneumatico. E una ragione esiste, una motivazione che spiega il perché di tanto coinvolgimento emotivo.

Andrea Leonelli ha pubblicato con EEE La selezione colpevole, Consumando i giorni con sguardi diversi, Crepuscoli di luce

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Possiamo dire che lavoriamo in trincea e che seriamente ci sporchiamo le mani (in senso figurato, poiché in sostanza viviamo con indosso i guanti). A volte si fa fatica a respirare, vuoi per uno stato emotivo, vuoi per le mascherine che ci proteggono da germi particolarmente aggressivi. Sì, perché il nostro stare in trincea ci espone a proiettili microscopici ma, a volte, ugualmente letali quanto quelli di piombo. Spesso ci troviamo ricoperti di strati d’indumenti protettivi e sudiamo anche i liquidi che non abbiamo. Vuol dire mettere le mani addosso alla gente, andare a toccarla “dentro” e, badate bene, non sto parlando di anima o di parti intime. Vuol dire avere in mano la possibilità di ridare il respiro a chi abbiamo davanti, steso e inerme. Vuol dire tornare a casa così stanchi da non riuscire a prendere sonno. E vi assicuro che, spesso, è davvero faticoso sia a livello fisico che mentale, oltre che emotivo. Facendo i turni, i ritmi circadiani perdono il loro flusso naturale. Mangi a orari inconsueti e in modo irregolare, a volte facendo colazione la sera e cenando quando per tutti gli altri è mattina. Dormi in orari non fisiologici andando a riposare, o almeno provandoci, quando la maggior parte delle persone, che hai intorno, si è appena svegliata.IMG-20150208-WA0000
Al lavoro, invece, bisogna avere i sensi in allerta per cogliere i primi segni di un cambiamento nei parametri di un paziente, capire perché e cosa sta accadendo in modo da poter intervenire tempestivamente. Bisogna fare questo prima che una variazione fisiologica non controllata porti a conseguenze che hanno rimedi più difficili da mettere in pratica o che, addirittura, non hanno alcun possibile rimedio.
Vuol dire poter fare, a volte, la differenza. Vuol dire poter vedere persone che sono appese alla vita, per un filo sottile, riuscire a sopravvivere.
Ma per alcuni pazienti che ce la fanno, quante volte paghiamo il prezzo dell’impotenza? Quante volte possiamo soltanto assistere a una vita che si spegne? O alle morti improvvise e fulminee, nonostante tu ci abbia messo professionalità, capacità, conoscenze, lavoro di squadra, sangue freddo e tanta anima?
Tante. Troppe volte, forse. Quante ripetute scene di dolore, protratto e colmo di lacrime, viviamo.
Quanti parenti da sostenere e guidare, quanti ne abbiamo “preparati”, per quanto sia possibile, alla dipartita annunciata e imminente di un marito, un fratello, a volte di un figlio. Quanti dolori abbiamo vissuto doppiamente: noi in prima persona e poi, di riflesso, supportando un congiunto in lacrime.
Vuol dire far finta di essere forte per sostenere il collega, che si commuove, o dover indossare la maschera del cinico per non farsi scalfire troppo a fondo da queste pene quotidiane.
Siamo tutti umani e certe tragedie, personali e sociali, un “buco” da qualche parte te lo lasciano.
Il nostro non sarà riconosciuto come un lavoro usurante ma, vi assicuro, lo è.
Ognuno di noi ha quello che io chiamo un “sacco dei dolori”, che ogni volta si riempie un po’. Quando è pieno, diventa pesante e allora sfoghi questo peso con qualcuno che hai vicino, per condividere un po’ il gravare del tuo “sacco” e, se a volte sei tu che ti scarichi, in altre occasioni è il tuo collega che ha bisogno di una mano per portare il suo fardello. IMG-20120913-WA0003Con i colleghi, con le persone con cui vivi, fianco a fianco tutti i giorni, tutte queste situazioni portano a far sì che si sviluppi un rapporto speciale. Sai che se hai bisogno ci sono. E se tu sei impegnato su un malato molto critico e non puoi allontanarti dal paziente più di due passi, loro si prenderanno cura dei malati a cui non puoi provvedere, senza che tu debba chiederlo. Siamo una squadra, a volte una squadra speciale. Sai che non ti lasceranno solo e, in un lavoro come il nostro, sapere di poter contare sugli altri diventa questione di vita o di morte.
Il nostro è un lavoro che ti logora piano, lentamente e in modo subdolo. Ti consuma. Arriva a scavare nel profondo e gli unici che possono realmente comprendere i tuoi stati d’animo sono i colleghi. Chi nella vita personale ha vicino persone che, anche se non appartenenti alla nostra stessa professione, riescono ad ascoltare e a essere di supporto, può dirsi fortunato.
Fare questo lavoro, inoltre, vuol dire ritardare ai pranzi e alle cene, anche nelle festività. O festeggiare a date variabili. Quelli di noi che fanno i turni non conoscono le ferie o i canonici periodi di pausa dati dal calendario. Si lavora a Natale, a Pasqua e a Capodanno. I nostri famigliari festeggiano spesso senza di noi. Magari arriviamo a casa giusto in tempo per il dolce o partiamo per il lavoro subito dopo aver mandato giù in fretta un piatto di pasta. E se questo capita a riguardo della famiglia, il resto della nostra vita sociale ne risente ancora di più. Viviamo, infatti, una socialità rarefatta e spesso gli amici si organizzano a prescindere dai nostri turni. Gradualmente ci allontaniamo da loro e loro da noi. Inevitabilmente, anche se con le dovute eccezioni
Lavorare in rianimazione è un bellissimo inferno per quello che ti può dare e per quello che ti resta dentro. Per quello che trovi e per quello che lasci.
Lavorare in rianimazione può cambiarti la vita. In molti modi diversi.

Andrea Leonelli

Una selezione premiata

Tito Cauchi, presidente  del Premio Polverini, recensisce “La selezione colpevole”

Andrea Leonelli, ha esperienza del dolore lavorando in reparto di rianimazione e per avere sperimentato sulla propria pelle l’infarto; è appassionato dila selezione colpevole fantascienza e di tecnologia; con La selezione colpevole è alla sua seconda raccolta. Egli stesso precisa, di avere voluto rinnovare la precedente edizione (2011), chiarendo che “la ricetta è sempre quella: dolore, solitudine, abbandono, oscurità e un pizzico di extra. Contenuti non allegri vero, ma portano qualcosa.” Ed è quello che verificheremo e che scopriremo.

I componimenti hanno varia lunghezza, dall’epigramma al lungo respiro, la versificazione è libera e compatta; l’Io parlante ci indica l’indagine interiore che lo sfibra, facendolo smarrire fino ad annullarsi: le persone e gli oggetti circostanti, si moltiplicano e si nullificano nel contempo. Il Poeta è spettatore e protagonista, che con forza rivendica la sua esistenza: “Acceco i miei occhi/ la mia anima/ affogo il mio spirito/ in se stesso/ bevendomi dal dentro.” (pag. 14).

Si rende conto che la vita è come un palcoscenico nel quale indossiamo “Maschere buone per ogni occasione/ per le false allegrie e le vere tristezze” (pag. 18); preso da vertigine si sente annichilito, o semplicemente ridotto all’essenziale. Sensibile e desideroso di carezze all’anima e alla pelle, rimprovera la falsità che ci circonda, sa che le ferite passano, ma che lasciano ugualmente dei segni nell’anima. Tornano insistenti i ricordi per tessere un vestito nuovo (o altra maschera per vestirlo come manichino); ma non prova ristoro perché i fantasmi continuano a ripresentarsi. Se svaniscono le illusioni, si chiede di cosa si nutrirà; commenta che la vita odierna ci rende labili, combatte contro gli spettri e vive in uno stato nebuloso: “vestito della mia pelle/ mi maschererò da me stesso/ ma solo per voi/ non ho bisogno di me/ sono altrove/ a spellarmi l’anima.” (pag. 23).

Andrea Leonelli invoca una presenza che l’ami, che gli parli; o che entrambi si appartengano nell’etere; ma si vede rifiutato come “un sacchetto di spazzatura”, quel lordume che però è lo specchio dell’altra persona. Rimane l’illusione di confondersi con la bellezza cosmica; trasferisce nella metafora luna il desiderio che l’astro dia luce al disastro che gli sta intorno. “Il vuoto mi riempie./ Il buio m’illumina./ Nella morte mi sento vivo,/ vivo come un morto.” (pag. 59).

Per sua ammissione diventano sue compagne desolazione, amarezza, solitudine, alle quali oppone rancore e risentimento; ma non trova soluzioni a certe rotture. “Dentro me urlo/ silenzi assordanti// Vesto l’espressione di cortesia/ su maschera di pura devastazione.” (pag. 67). Come estremo atto d’amore, l’innamorato è felice purché lo sia l’amata. Dichiara lui stesso “Vivo in contraddizione/ mi piacciono cose opposte/ cerco di bilanciarmi tra gli estremi” (pag. 79).

A grandi linee direi che ne La selezione colpevole abbiamo un solo filo tematico costituito da trefoli, in cui convivono nella prima fase l’Io (la maschera), nella seconda il Tu (l’ossimoro) e nella terza l’autocoscienza (la contraddizione). Il Nostro usa sapientemente un linguaggio variegato, figure retoriche (specialmente la ripetizione); talvolta termini informatici (cursore, loops, links resettare); astrofisica e quantistica (frattale, neutronio, Schrödinger). Il tono va dal riflessivo all’imperioso e, infine, al giudizio; gli accenti procedono in progressione, ora crescenti, ora decrescenti come se stesse parlando direttamente al lettore. Beninteso la poesia è suggestione, evocazione ed anche immedesimazione, perciò non va presa alla lettera.

Tito Cauchi

Andrea Leonelli, con il libro La selezione colpevole, al Premio Nazionale 2014, Poesia Edita Leandro Polverini – Anzio, ha ottenuto l’assegnazione del 1° posto nella sezione poesia concettuale, con la seguente motivazione: “L’Autore interseca piani di esperienza naturalista con le tracce consunte di un passato dove percezione reale e immaginazione si mescolano, avvicendano, confondono in un labirinto di simboli, che visita con coraggio la persistenza dell’io come misura delle cose. Una sintassi paratattica e cumulativa conferisce ai testi una drammaticità performativa che dà rilievo all’aspetto concettuale del verso, a seguire scrupolosamente i guizzi dell’emotività.”