Quattro chiacchiere con Andrea Leonelli

INTERVISTA di Marina Atzori

Crepuscoli di luce

OPERE LETTE:

“La selezione colpevole”, “Consumando i giorni con sguardi diversi” e “Crepuscoli di luce”

  1.  Buon giorno Andrea, dalle tue opere emerge sofferenza e un chiaro invito a essere scrutato dentro da parte del lettore, dove hai trovato il coraggio di metterti sotto torchio in modo così nudo ed esaustivo?

Tutto è nato dall’infarto a cui sono scampato. Mi ha fatto capire quanto poco ci voglia a passare dall’avere “tutto il tempo del mondo” al “non farò più…”, quindi ho deciso che se volevo lasciare qualcosa a questo mondo, dovevo cominciare a muovermi. Ho pensato che scrivere avrebbe potuto essere un modo per incidere una traccia tangibile del mio passaggio in questa vita. Si vive nei ricordi degli altri, dicono, nei pensieri di chi ti ha voluto bene. Anche se, dopo che uno se n’è andato, quello che resta diventa molto effimero. Non so quale sia il motivo che, ancora, mi spinge a volere imprimere una testimonianza di me stesso, ma sento che lo devo fare. Ho sempre amato i libri e credo che la mia sia stata la scelta migliore che potevo fare, vista la situazione. Siamo tutti nudi di fronte a noi stessi, il coraggio di esserlo davanti agli altri serve solo a far capire che tipo di persone siamo. Altrimenti siamo solo attori su un palco.

  1. Cosa ha fatto scaturire la tua passione per la scrittura?

Probabilmente la mia passione per la lettura. Chi legge molto inevitabilmente, prima o poi, sente il desiderio di cimentarsi nell’arduo compito dello scrivere. Che poi realizzi o meno il desiderio e fino a che punto, questo è un altro paio di maniche. Ci sono scritti che restano per sempre sepolti nei cassetti, senza mai uscirne, e scrittori che lo sono solo a livello potenziale, dato che nessuno saprà mai che hanno scritto qualcosa.

  1. Perché hai scelto una strada complessa come quella della silloge poetica?

Perché la poesia è la forma espressiva in cui mi trovo più a mio agio. Questa soluzione alla fine è stata quasi obbligata. Mi piace il modo in cui si può giocare con le parole e i simboli, all’interno degli scarni spazi della poesia. Scarni inteso per come io intendo l’arte poetica. L’armonia della poesia è nelle sensazioni che può suscitare e non tanto nel dipingere le emozioni. Nella poesia bisogna “far sentire”, nella prosa descrivere.

  1. Parliamo dei titoli, anche loro ti rappresentano in maniera esaustiva: “La selezione colpevole”, “Consumare i giorni con sguardi diversi” e “Crepuscoli di luce”. Sembra quasi che, tra un’ Opera e l’altra, ti sia trovato a un bivio. Se è effettivamente così, raccontaci la tua “evoluzione emotiva”.

la selezione colpevoleLa mia evoluzione emotiva ha seguito il sentiero tracciato dalla mia evoluzione personale, o viceversa, oppure sono andate di pari passo assieme. Sta di fatto che, ha un certo punto della mia vita, ho deciso di dare una svolta. Ho imboccato una delle strade del bivio che mi si è presentato davanti. Sono uscito da una situazione in cui non stavo vivendo, ma solo sopravvivendo, e ho riaperto gli orizzonti della mia vita con una nuova consapevolezza di me e di cosa potevo fare. Ho incontrato persone positive in questo percorso e le ringrazio di essersi trovate al posto giusto nel momento giusto.

  1. Ti prestiamo la lampada di Aladino per un giorno. Quale desiderio vorresti realizzare con tutto te stesso?

Uno solo? Non tre? Delusione… Se è uno solo allora, con tutto me stesso, vorrei un po’ di serenità da vivere vicino alle persone che amo, ogni giorno.

  1. Quale accezione ha il dolore per Andrea Leonelli uomo?

Il dolore non ha una sola accezione. Esistono troppi dolori diversi. E ogni dolore è un evento unico, anche se si protrae per tempi diversi. Il dolore ha la capacità di far dilatare il tempo: puoi stare così male da vivere vite intere in brevissimi istanti. L’unica verità che si può dire sul dolore che esso è personale e ognuno lo vive a modo proprio, in base alla propria sensibilità. Per quanto possa una pena essere condivisa, nessuno la proverà mai nello stesso modo in cui la sente qualcun altro.

  1. Hai a disposizione un’intervista su un giornale importante, pochissime righe per descrivere il tuo carattere.

Il mio carattere? Pessimo! Sono capace di andare da un estremo a un altro, non sto mai fermo. Sono permaloso, anche se cerco di controllarmi, rancoroso e pigro. Però so anche essere dolce, premuroso e generoso. Cerco di lasciare agli altri i loro spazi e so anche essere umile, ma senza essere troppo sottomesso.

  1. Esiste qualcosa che potrebbe farti rinunciare a scrivere?

Forse l’amputazione delle mani… Ma più probabilmente dovrebbero anche lobotomizzarmi per farmi smettere di pensare. Poi, mai dire mai. Chissà che un giorno non decida di appendere le idee al chiodo e la pianti di imbrattare carte e monitor.

  1. Quali colori sceglieresti per dipingere il quadro della tua vita?

consumando i giorniDirei bianco, nero, rosso. Sono abbastanza per gli estremi, ma siccome sono anche una persona contraddittoria, direi che potrei usare anche i chiaroscuri, mantenendomi solo sul grigio.

  1. È previsto che ti possa cimentare in altri generi, o la poesia è diventata una compagna irrinunciabile per i tuoi scritti?

È previsto e in effetti ho già in corso uno scritto non poetico. Inoltre, ho scritto diversi racconti che sono stati pubblicati. Però, ho una certa difficoltà a realizzare scritti di una certa lunghezza. Mi esprimo bene nel breve, ma sulla “lunga distanza” ho la tendenza a perdermi in discorsi circonvoluti e, come dice la mia crudelissima editor, parecchio arzigogolati, usando gli incisi come fossero i versi di una poesia. Per fortuna ho una editor severissima che mi bacchetta tutte le volte che serve.

  1. Se dovessi convincere un esordiente a credere in se stesso e in quello che scrive, quali parole useresti?

Dato che immagino di parlare ad altri colleghi esordienti, direi che la cosa più importante è essere consapevoli delle proprie capacità e dei propri limiti e “lavorare” soprattutto su quelli. Mai prendersi troppo sul serio, secondo me c’è anche bisogno di “ridersi addosso”, di mantenere le giuste prospettive. Poi aiuta molto avere dei beta reader estremamente critici. Essere aperti al nuovo e avere il coraggio di rischiare senza diventare incoscienti. Se avete dei dubbi, chiedete! Sempre! Quando avete finito il vostro libro, fatelo leggere ad altri, non riuscireste a vedere i vostri errori. Mai farsi abbattere dai momenti di sconforto, ma usateli per scrivere in modo diverso. Soprattutto essere sempre sorridenti, tanto anche se ve la prendete non cambierà di una virgola ciò che è già successo.

  1. Ti chiediamo una classifica breve e concisa di almeno tre cose che un esordiente non dovrebbe mai fare.

Primo: mai smettere di scrivere.
Secondo: mai evitare i confronti costruttivi e mai smettere di ascoltare le opinioni altrui.
Terzo: mai credersi “arrivato”.
Poi ce ne sarebbero molte altre di cose da NON fare, ma diventerebbe una lista troppo lunga…

Intervista ad Andrea Leonelli

Intervista ad Andrea LeonelliCrepuscoli_di_luce

La nuova silloge di Andrea Leonelli rappresenta quel passaggio fra stati d’animo oscuri e momenti più luminosi che segnano la vita del poeta. Attimi in cui, lasciate le tenebre, vi è un timido, quasi timoroso, affacciarsi alla luce della vita, di un nuovo inizio. Questa concezione diversa del vivere porta a interpretare i segnali quotidiani da punti di vista diversi, forse più consapevoli. Porta ad assaporare l’esistere, facendolo proprio, senza tralasciare alcun aspetto, nemmeno quelli che possono riportare fra le ombre. Tuttavia, la semi oscurità non è più sinonimo di malessere e di anima dolente, semmai diventa l’istante di riposo in cui la mente si rigenera e ritrova le energie per affrontare nuove situazioni e nuove avventure.

  • Spiegaci la motivazione di un titolo come Crepuscoli di luce. Cosa rappresenta?

Perché il crepuscolo è il momento del cambio, è quella zona di indefinito che separa due realtà diverse. Per me è anche sinonimo di mutamento e zona di potenzialità ancora non determinate né realizzate. È un confine senza bordi che separa, o unisce, due mondi diversi, dove si può decidere quale realtà, non ancora concretizzata, rendere vera. È un concetto affine alla meccanica quantistica, ma mi piace molto.

  • Quali sono le zone di ombra nella tua vita e quali quelle di luce?

Nella mia vita le zone d’ombra sono quelle che riguardano le cose che non sono riuscito a realizzare, o che non ho concretizzato al momento. La zona d’ombra più grande è sopraggiunta quando ho avuto l’infarto e lì, per quanto fossi immerso in un biancore abbagliante e totale, mi sono sentito in quella oscura terra di confine fra vita e morte, fra essere e non essere. Dopo quel momento ho visto le zone d’ombra diversamente. Le mie zone di luce sono i sorrisi, l’affetto e la serenità che riesco a scambiare e condividere con chi amo.

  • Il tuo stile di scrittura ha molta più affinità con le ombre. Come riesci a farle diventare luminose?

Probabilmente estremizzandole e rendendole così oscure da risplendere. Oppure rendendole luminose evidenziandole dalla massa in cui sono ed esponendole prendono consistenza e s’illuminano. Le metto in luce ponendole in un contesto diverso, per quanto sempre cupo, e dando loro risalto.

  • Da La selezione colpevole a Crepuscoli di luce cosa è cambiato nel tuo modo di essere poeta?

Ho imparato a essere più preciso, ho affinato lo stile e sono più accurato nel rifinire quello che scrivo. Ho ampliato i concetti guardando anche oltre quello che è esclusivamente il “me stesso” e, soprattutto nelle ultime composizioni ancora inedite, ho girato lo sguardo verso l’esterno e verso la società che ci circonda.

  • Vivi una realtà piuttosto frenetica. Le promozioni degli autori e altre attività collaterali ti portano via molto tempo. Quando riesci a scrivere?

Ultimamente per scrivere ho pochissimo tempo e ringrazio il destino di essere un autore di poesie brevi. Scrivo ogni volta che mi viene l’ispirazione, buttando giù le parole come vengono. E salvo gli scritti su computer o sul cellulare, per poi lavorarci quando il materiale è diventato sufficiente per una silloge. Praticamente faccio la parte più grossa del lavoro quando devo sistemare tutto quello che ho scritto in un unico file completo che, alla fine, diventerà il libro. Quando sono ispirato non mi è difficile scrivere, ma con il poco tempo disponibile, la stesura di un romanzo potrebbe diventare un lavoro di anni… Invece con le poesie e l’ispirazione giusta mi è possibile abbozzarne diverse in un tempo relativamente breve.

  • Come fa un animo sensibile come il tuo ad assorbire un’atmosfera pesante come quella che si vive in un reparto di rianimazione?

Da una parte c’è una sorta di assuefazione, ovvero ci si abitua a certi carichi emotivi, almeno apparentemente. Ma a volte, in situazioni pesanti ci vuole una “valvola di sfogo”. Da un’altra parte c’è quella che io chiamo sublimazione, ovvero il trasformare un carico emotivo in emozione espressa in altra forma. Nelle mie poesie spesso parlo di dolore e di attesa, proprio per sublimare gli stati d’animo che vivo al lavoro. Lo faccio per dirottare il dolore che permea l’aria del posto in cui vivo. Spesso non è solo il dolore fisico, ma il carico di emozioni che premono sulla pelle, come se potessero essere solide e se ne provasse il peso.

  • Quanta empatia provi per le persone di cui ti prendi cura al lavoro?

L’empatia è essenziale nel mio lavoro ma è anche un’arma a doppio taglio: impiegandone poca si può essere ugualmente bravissimi professionisti, anche se, mantenendo un atteggiamento freddo e distaccato, si rischia di non stabilire quel rapporto di fiducia necessario per il processo di cura. Se, per contro, se ne impiega troppa, si rischia di perdere di vista le priorità che sono necessarie per l’andamento corretto della globalità del lavoro, facendosi coinvolgere troppo in un’unica situazione e trascurando altre attività essenziali. Purtroppo il rapporto empatico, che consente di comprendere stati d’animo, che magari non sono chiaramente comunicati (e in rianimazione quello della comunicazione è un problema specifico, in quanto molti malati non hanno voce perché intubati o sedati), implica anche la trasmissione di quei carichi emotivi di cui si parlava nella domanda precedente.

  • Hai mai pensato di diventare un “angelo della morte”?

Non ci ho mai pensato seriamente anche se, spesso, ci si trova di fronte a situazioni in cui il mettercela tutta, fare tutto l’umanamente possibile, rischia di sconfinare nell’accanimento terapeutico. Il limite che contraddistingue queste due situazioni è una sfumatissima lama su cui camminiamo spesso. Anche questo fa parte dei carichi emotivi. Quando, salvare qualcuno può equivalere a condannare lui ad uno stato di vita apparente e i suoi cari a un altrettanto lungo calvario? Quanto a lungo è etico tenere forzatamente in vita qualcuno? Quanto lunga e travagliata deve essere la via crucis affrontata da pazienti e parenti, prima di giungere a una conclusione spesso inevitabile?

Anche semplicemente porsi queste domande, quotidianamente, è un carico emotivo di cui gli operatori sanitari sono costretti a farsi carico.

  • Quando Andrea non scrive come impiega il suo tempo?

Quale tempo? A volte ci sono giorni in cui ho giusto qualche minuto per mangiare e qualche ora per dormire, se non vengo colto dall’insonnia. Comunque, diciamo che i miei impegni si dividono fra il lavoro in ospedale e quello che svolgo per Il Mondo dello Scrittore Network, con le relative pubbliche relazioni. Nel tempo libero mi piace leggere, guardare qualche film (selezionato) e soprattutto alcune serie televisive.

  • Quali sono i tuoi progetti futuri?

Trovare il tempo per pianificare attività future 😉 Diciamo che, al momento, potrei avere materiale sufficiente per una nuova silloge e sto tentando, a tempo perso, di portare avanti un racconto lungo.

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L’alba della poesia

Crepuscoli di luce, il nuovo libro di Andrea Leonelli in promozione

Crepuscoli_di_luce

Questa settimana vogliamo proporvi la nuova silloge di Andrea Leonelli: Crepuscoli di luce. Per l’autore questa opera rappresenta l’alba della poesia, il momento in cui sorge a nuova vita dissipando le tenebre. Tuttavia, il suo percorso è ancora lungo. La meta, per quanto possa apparire vicina, non fa ancora parte del suo quotidiano. L’arte poetica non deve essere solo appannaggio di pochi, non quando racconta ed esprime emozioni che possono permeare le pagine esistenziali di molti. Leggendo i versi di Andrea Leonelli diventa impossibile non restare coinvolti da quanto scrive. Ed è proprio l’empatia trasmette che offre al lettore lo spunto per trovare la propria “alba”.

La trama:

Crepuscoli di luce è la nuova silloge poetica di Andrea Leonelli, un passaggio attraverso il quale si ricongiunge un passato doloroso e catartico con un presente in cui, cadute le maschere, il poeta ritrova lentamente se stesso e la propria identità. L’espressione del linguaggio accentua lo stile tagliente e mai scontato, utilizzando parole in cui il significato viene stravolto a favore di una nuova intensità emotiva. E sono proprio le emozioni a creare la poesia stessa, trasformando la negatività in quella lirica che si eleva al di sopra degli animi, portando i versi verso un’eternità costituita da sprazzi di luce oltre la tenebra. “La notte non può durare per sempre” (cit) ed è da questo punto fondamentale che l’uomo ricomincia a vivere, cedendo all’esistere con la stessa voluttà con cui si potrebbe cedere a un’amante. Lo spirito si rinnova calpestando le schegge del proprio passato, mentre l’anima si avvia verso una guarigione cercata e voluta. Crepuscoli di luce offre ai lettori sia l’uomo che il poeta, sia la lirica che la realtà, senza compromessi né sotterfugi che potrebbero creare false illusioni. Questo è reale, questo è vivere. Al di là della concezione materiale dell’esistere quotidiano e delle false icone che l’ambiente propina. Messo a nudo, resta solo l’Essere, con i propri dubbi e le proprie speranze, un uomo che non accetta la sconfitta emotiva come un fattore prestabilito o come un retaggio dato dall’essere umano. Esiste, sempre e in ogni caso, l’alba che porta a nuova luce e a nuovi respiri. Così come esisterà sempre un crepuscolo nel quale rilassare le membra e trovare, all’interno del proprio intimo, la ragione di esistere.
Andrea Leonelli non delude mai e la sua lirica arriva a corteggiare direttamente l’anima. Tuttavia, diversamente dalle precedenti sillogi, Crepuscoli di luce apre le porte a una speranza inaspettata, senza mai rinunciare allo stile inusuale con cui il poeta ha sempre espresso i propri versi. Ed è da questa nuova combinazione che la poetica trae il massimo vantaggio, diventando emozione pura.

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Crepuscoli di luce

Crepuscoli di luce: La notte non può durare per sempre

Crepuscoli_di_luceCrepuscoli di luce è la nuova silloge poetica di Andrea Leonelli, un passaggio attraverso il quale si ricongiunge un passato doloroso e catartico con un presente in cui, cadute le maschere, il poeta ritrova lentamente se stesso e la propria identità. L’espressione del linguaggio accentua lo stile tagliente e mai scontato, utilizzando parole in cui il significato viene stravolto a favore di una nuova intensità emotiva. E sono proprio le emozioni a creare la poesia stessa, trasformando la negatività in quella lirica che si eleva al di sopra degli animi, portando i versi verso un’eternità costituita da sprazzi di luce oltre la tenebra. “La notte non può durare per sempre” (cit) ed è da questo punto fondamentale che l’uomo ricomincia a vivere, cedendo all’esistere con la stessa voluttà con cui si potrebbe cedere a un’amante. Lo spirito si rinnova calpestando le schegge del proprio passato, mentre l’anima si avvia verso una guarigione cercata e voluta.

Crepuscoli di luce offre ai lettori sia l’uomo che il poeta, sia la lirica che la realtà, senza compromessi né sotterfugi che potrebbero creare false illusioni. Questo è reale, questo è vivere. Al di là della concezione materiale dell’esistere quotidiano e delle false icone che l’ambiente propina. Messo a nudo, resta solo l’Essere, con i propri dubbi e le proprie speranze, un uomo che non accetta la sconfitta emotiva come un fattore prestabilito o come un retaggio dato dall’essere umano. Esiste, sempre e in ogni caso, l’alba che porta a nuova luce e a nuovi respiri. Così come esisterà sempre un crepuscolo nel quale rilassare le membra e trovare, all’interno del proprio intimo, la ragione di esistere.
Andrea Leonelli non delude mai e la sua lirica arriva a corteggiare direttamente l’anima. Tuttavia, diversamente dalle precedenti sillogi, Crepuscoli di luce apre le porte a una speranza inaspettata, senza mai rinunciare allo stile inusuale con cui il poeta ha sempre espresso i propri versi. Ed è da questa nuova combinazione che la poetica trae il massimo vantaggio, diventando emozione pura.

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Premio Polverini: seconda parte

Cronaca di un viaggio verso il Premio Polverini

Premio Polverini 2

Giungo sul posto. Di fronte al mare. 20° C ed è il 30 novembre.
Entro e mi guardo intorno. Ancora poche persone in giro, ma tutte particolari. Si vede che sono tutti artisti. Tutti poeti giunti per l’occasione. Li distingui dallo sguardo, dall’atteggiamento. Lo senti dalle loro parole. Ce ne sono alcuni che sembrano persone normali, che incarnano, ognuno a loro modo, quello sdoppiamento dell’anima in cui una parte vive sulla terra e l’altra parla con i sogni.
Mi prendo un caffè. Osservo, ascolto, sento quel che aleggia nell’aria assieme agli aromi del caffè e dell’aria salmastra. Esco di nuovo. È ancora presto. Continuo a osservare.
I poeti li riconosci da come camminano. Muovono i passi in modo diverso, come poggiassero i piedi su due mondi diversi. Fumano alcuni, attraversando, accompagnati dai miraggi e dai sogni, le volute che salgono, per perdersi chissà dove.
Poi, come sempre usa fare, il tempo scorre e giunge l’ora della cerimonia. Alla spicciolata, tutti ci avviamo in fila, come i minuti, come i grani di un rosario, verso la grande sala allestita per le occasioni. Sono fra i primi e posso godermi la vista di una sala ancora vuota. Sedie. File di sedie piene dei fantasmi potenziali dei poeti che le occuperanno di lì a poco, con i loro familiari, amici e altre persone che vivono in zona.
Parlando con alcuni residenti della zona, non poeti, si sente nelle loro parole che lì, ad Anzio, questo premio è molto sentito. Leandro Polverini è stato fra i personaggi fulcro della crescita di tutto il circondario, sia a livello materiale che culturale.
Inizia la cerimonia con i discorsi introduttivi.
Poi si susseguono le chiamate ai premiati e le consegne di riconoscimenti e diplomi. In ordine alfabetico. “Ho tempo”, penso, mentre ascolto i colleghi che esprimono ognuno il loro punto di vista, chi sulla poesia, chi sul proprio libro e cerco un qualcosa di originale da dire. Ho argomenti. Poi mi chiamano e passo a stringere le mani alla giuria. Salgo al leggio e tutto quello che avevo pensato sfuma. Parlo, dunque, di un qualcosa che conosco bene: il valore terapeutico della poesia. Ma l’emozione sta lì, apposta per fregarmi, anche se sono abituato, per motivi diversi, a stare davanti a persone che ascoltano. Riesco sempre a farmi cogliere da questa atmosfera di attesa che, dagli occhi degli altri, ti si punta addosso. Per cui esprimo poche parole, stringendo il discorso al suo nocciolo essenziale: riconoscere gli stati d’animo universali e sentirsi accomunati, meno soli.
Ho deciso che il discorso appena abbozzato lo affronterò per iscritto presto.

Leggo “Foglie nel vento”, traendola dal libro in questione, “La selezione colpevole”.

Foglie nel vento

Nudo, spellato, scorticato
esposto
vivo sui nervi
gli strappi dell’anima
rovesciata dagli eventi
aperta come una tenda
da una folata improvvisa
scucita dall’usura
consunta dal tempo
che ci ha girato sopra.
Nudo mi troverai
come mi cercavi un tempo
chiedendomi sogni di noi
ma la veglia anziché i sogni
ci ha slabbrato come fossimo una ferita
ci ha infettato come peste
ci ha allontanato
come foglie nel vento.

Colpisce, almeno alcuni. Comunica le sensazioni che volevo esprimere e lo sento che è piaciuta. Si percepisce nel battito delle mani, che applaudono sincere. Ripeto, almeno alcune lo erano. Sembra strano, ma in particolari occasioni, si avvertono le sensazioni che ti arrivano da chi hai di fronte con inaspettata chiarezza. Ma il tempo stringe e siamo in tanti. Scendo dalla pedana e, lasciando il leggio, perdo quasi l’equilibrio sullo scalino, stringo ancora le mani alla giuria, raccolgo sorrisi e diplomi e torno a sedere. Ascolto gli altri, i loro discorsi. Applaudo, a volte con più sincerità, a volte solo con cortesia, ai colleghi. Anche loro lo percepiranno come l’ho percepito io? Credo di sì.
Poi si arriva alla fine della cerimonia. Tutti usciamo dalla sala, lasciando in essa un qualcosa di nostro. Piano piano svanirà nel tempo, evaporerà, ma mai del tutto. Ci sarà sempre una parte di ricordo, nostro, legata a quella sala, che ci riporterà lì. Sarà sia ricordo sia seme che nuovamente germoglia. Invisibile ma presente. Un respiro di poesia che nel tempo si fonderà alla materia. E sarà nuova materia per nuova poesia.
I poeti si salutano, si dividono. Riprendono ognuno la propria strada. Passeggiando con i piedi in mondi diversi e ritrovando la strada di casa, sempre uguale e sempre diversa. Come ogni giorno. Come ogni vita che si intreccia in questo flusso. Come ogni sogno che accompagna la notte.

Andrea Leonelli

Premio Polverini: prima parte

Cronaca di un viaggio verso il Premio Polverini

la selezione colpevole

 

Preso come al solito dall’impazienza arrivo in stazione con buon anticipo. Così buono che prendo il treno precedente al preventivato per la prima tappa del viaggio. Il tempo, umido e nebbioso, non è riuscito però a smorzare un certo entusiasmo che mi agita alquanto. Non capita tutti i giorni arrivare al primo posto nel Premio Polverini
Dato che non sono un gran viaggiatore, affronto questi spostamenti con lo spirito dell’adolescente che va in gita. Inoltre sto anche andando a prendere un premio per la mia silloge d’esordio, La selezione colpevole, e ho dentro una certa soddisfatta emozione. Sì, anche perché c’è stato, a suo tempo, chi mi ha detto che a scrivere è solo una perdita di tempo. Dall’uscita delle poesie ad adesso è passato sì del tempo, con umori altalenanti riguardo la scrittura, ma per l’occasione, me la sto solo godendo.
Breve sosta a Bologna in attesa del treno, un’oretta circa, durante la quale mi rifocillo, poi, finita l’attesa mi trovo sul treno che mi porta a Roma Termini. Durante il viaggio incontrerò anche Firenze, la mia Firenze. E inizio già a pensare al mio passato. Alla mia infanzia all’adolescenza e alla gioventù. Quanta vita trascorsa e quanto tempo passato. Sono già in un turbine di ricordi e siamo appena partiti… dalle cadute in bici al Natale da bambino in famiglia. Poi la scuola, soprattutto le superiori, di elementari e medie ricordo poco. Le bigiate settimanali, le fughe, le gite. La prima vita notturna e le prime interazioni con le ragazze.
Sto decisamente divagando troppo. Tanto che, mentre sono perso nei ricordi, siamo già arrivati a Santa Maria Novella. Firenze. Mia città d’origine. Ma per i miei gusti troppo città. Io sono un tipo da paese. Da tranquilla cittadina. Spesso ho troppo movimento dentro. Se ne fossi circondato anche fuori, forse non tollererei certi momenti. Forse sarebbe meglio vivere proprio in campagna.
E comunque alla fine, dopo aver anche pisolato un po’, a Roma sono arrivato. Cotto ma sono arrivato.
Scendo dal treno e, in mezzo alla fiumana che si riversa nella capitale, riesco a fermarmi qualche minuto in stazione.
Mangio un panino al volo, mi procuro i biglietti per il viaggio di domani fino ad Anzio, quelli della metropolitana per gli spostamenti cittadini e penso che andrò quanto prima a insinuarmi nei sottopassaggi. Ho avuto buone informazioni sui tragitti e il gps decisamente mi è comodo. Non potrei perdermi e non l’ho fatto. Giunto a destinazione dopo una passeggiata per Roma, sotto una leggera pioggia ma con un caldo decisamente fuori stagione, dopo una rinfrescata rapida, quanto indispensabile, perfeziono gli accordi precedentemente presi per incontrarmi nel pomeriggio con quella coppia d’assi che sono Andrea Marinucci Foa e Manuela Leoni. A quel punto faccio giusto in tempo a puntare un paio di sveglie e mi cappotto clamorosamente sul letto per circa un’ora e mezzo.
Mi sveglio bello carico, come se avessi dormito molto più a lungo.
Incontro fissato al Colosseo per le ore 16 e, come da mia tradizione, riesco a trovarmi sotto lo stesso alle ore 15.15. Intanto faccio un po’ il turista e scatto foto.
Poi i due amici arrivano e ci salutiamo, finalmente, in carne e ossa. Passeggiata per il centro di Roma e conversazione che vaga fra i quartieri e le mode di Roma, mentre cerchiamo un posto in cui sederci e continuare a parlare in un ambiente e con un’atmosfera adatta a “Quelli come noi”. Scelta obbligata: una caffetteria interna a una libreria.
Dopo aver iniziato la “seduta” sui “seggioloni” nell’angolo, mentre attendiamo di poterci impossessare di un tavolino, ci siamo ritrovati circondati da una serie di personaggi particolari, anch’essi in attesa di un posto a sedere. Passare due ore così veloci capita di rado… Attimi spesi a considerare un panorama che verte comunque tutto attorno alle figure di autori, scrittori, editori, self publisher, editor, correttori e, soprattutto, delle loro opere letterarie. Analizziamo l’editoria sotto molteplici aspetti e parliamo, ipotizzando, scenari futuri dell’editoria italiana. Una full immersion nel sottobosco letterario e dei suoi abitanti, ma fatto con il gusto dello stare assieme, seduti, facendo della nostra conversazione una sintesi di “Racconti in un caffè”.
Ma tutto ciò che è bello, purtroppo, tende a finire. Solo che queste ore assieme ad Andrea Marinucci Foa e Manuela Leoni mi sono parse davvero pochi minuti e si sono esaurite davvero troppo presto. Ci siamo comunque lasciati con l’intenzione di ritrovarci nuovamente non appena sarà possibile.
Stanco, dopo una cena a base di pizza, mi sono fiondato a riposare in vista della levataccia che si sarebbe tenuta da lì a poche ore e, come scritto in un noto testo (la Genesi ) “e fu sera e fu mattina” e infine è giunta la fatidica domenica.
Mi sveglio di corsa e, ancora in preda ai fumi funesti del sonno, mi preparo e parto. Dopo un tragitto alquanto frettoloso arrivo a prendere la metro che, per fortuna, arriva subito e mi porta alla stazione Termini. Correndo giungo al binario da cui partirà il treno per Anzio e ci salto su. E riprendo un po’ di fiato mentre l’ultimo tratto del viaggio inizia…

Andrea Leonelli

Gli autori EEE a BOOKCITY MILANO

Esordienti in primo piano.

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In occasione dell’evento tenutosi a Milano il 16 novembre presso le Sale Panoramiche del Castello Sforzesco, nel contesto di BOOKCITY MILANO, sono stati diversi gli autori EEE che sono intervenuti a sostegno del proprio Editore, Piera Rossotti Pogliano e della propria “collega” Irma Panova Maino. La conferenza, intitolata Editoria Nativa Digitale: il caso EEE, ha visto avvicendarsi come oratori sia l’Editore che l’autrice, nonché Desiree Pedrinelli, curatrice del blog Letture al Contrario e organizzatrice dell’evento. Questa è stata un’ottima occasione per ritrovare alcuni volti conosciuti e scoprirne di nuovi, un momento socializzante in cui è stato possibile rivolgersi a dei lettori e non soltanto ad altri autori.

Dunque, conosciamo un po’ più da vicino gli autori intervenuti.

Paolo Fiorino. Autore del libro Eroi nel nulla, Paolo ha confessato che sta lavorando su nuovi scritti e noi non vediamo l’ora di sapere che cosa tirerà fuori dai suoi “cassetti”. Classe 1968, appassionato di cinema, ha da sempre preso la scrittura come una sfida personale. Da qualche tempo lontano dai circuiti tradizionali, quali i social network e la rete in genere, Paolo ha promesso di tornare in grande stile.

Andrea Tavernati. Poeta vincitore di numerosi riconoscimenti, ha scritto il bellissimo L’intima essenza, una raccolta di Haiku. Andrea, nonostante le mille difficoltà, è riuscito a essere presente, dando il proprio sostegno morale all’Editore e all’amica Irma. Nato a Pavia nel 1960, Andrea da buon creativo pubblicitario, oltre a scrivere meravigliose poesie è anche colui che spesso suggerisce nuove idee per il brand di EEE. Malato di scrittura fin dall’adolescenza, a 16 anni ha cominciato a scrivere un romanzo fiume. Quando, quattro anni dopo, l’ha concluso e riletto, ha deciso di sotterrarlo in giardino (tratto dalla sua biografia).

Franco Pulcini. Personaggio straordinario, Franco è intervenuto con la moglie, rivelandosi un profondo conoscitore della cultura musicale e di alcuni fra i più grandi compositori dell’est europeo. Ha collaborato con personaggi di spessore, come ad esempio Abbado, Schiavoni e Battiato, e dal 2005 lavora nella Direzione Artistica del Teatro alla Scala in qualità di “Coordinatore scientifico e responsabile editoriale”. Dopo Il maltempo dell’amore è in preparazione un secondo libro che, speriamo, possa avere lo stesso successo del primo.

Andrea Leonelli. Uno dei migliori esponenti del periodo poetico moderno, ha in preparazione la sua prossima silloge che, dopo La selezione colpevole e Consumando i giorni con sguardi diversi, offrirà nuovi spunti di riflessione per gli estimatori dell’arte poetica. Al BOOKCITY MILANO si è offerto di spostare le panche delle Sale Panoramiche, di fare le foto e sostenere le oratrici, a dimostrazione del fatto che un uomo è fatto anche di carne, oltre che di anima.

Cinzia Morea. Autrice new entry di EEE, suo il libro Costantino, Cinzia è una splendida giovane donna che scrive libri improntati a dare la stessa freschezza, dote che le è caratteristica, al mondo che la circonda. Medico ed educatore cinofilo, è da sempre appassionata di favole e leggende. Ha scritto il suo romanzo dopo aver assistito, a Triora, al  Festival delle Streghe. Il suo sorriso ha illuminato la sala.

Enea De Alberti. Enea De Alberti non smette mai di sorprendere. La sua ironia è contagiosa e l’allegria aleggia fra i tratti del suo volto regalandogli un’aura molto goliardica. La signora De Alberti, che ha accompagnato il marito, è stata costretta a frenare i suoi molteplici entusiasmi letterari, sorridendo con aria benevola. Dopo Ritorno a El Alamein, Enea è già pronto per mettere in moto la sua penna verso nuove sfide.

Sabrina Grementieri. Sabrina è uno degli autori “scippati”, a EEE, da una grande realtà editoriale. Donna speciale e multitasking, ancora una volta ha confermato di essere infaticabile. Dopo Una seconda occasione e Noccioli di ciliegie, Sabrina, in compagnia del suo inseparabile trolley color zucca fluorescente, è pronta per nuove avventure.

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In conclusione, la presenza degli autori, a un evento non correlato alla presentazione di una loro opera, ma strettamente legato alla propria CE e alle tematiche esposte nel libro di una collega, dimostra quanto Piera Rossotti sia riuscita a valorizzare ognuno dei propri autori, facendoli sentire parte di un progetto più ampio e non semplicemente un codice ISBN.

Autunno è Poesia

Autunno è Poesia

Personalmente trovo che l’autunno sia la stagione che meglio rappresenta l’introspezione poetica.

Inquadrando la poesia come un momento di pausa riflessiva, un momento idoneo a consumando i giornicambiamenti interiori, il lento spegnersi autunnale con le sue atmosfere nebbiose, fosche, con le notti che si allungano e il conseguente ridursi delle ore di luce, il freddo che costringe a passare le serate in casa, le prime piogge, è il momento migliore per quella poesia intimista e di umana autoanalisi.
In occasione, appunto, dell’autunno e dell’arrivo di questi preziosi momenti di quiete emozionale, dopo l’effervescenza della più spiccata sensualità estiva, in questi solitari sospiri in cui si fanno i conti fra dato e avuto, la poesia trova la sua migliore collocazione.
Per questo motivo, in accordo con l’editore Piera Rossotti, abbiamo deciso di abbassare il prezzo sia di “La selezione colpevole” che di “Consumando i giorni con sguardi diversi” a 0,99€

In un mondo bisognoso di attimi di riflessione, introspezione e di autoconsapevolezza, ritengo questa scelta la migliore possibile. In questo momento in cui la poesia viene bistratta come orpello inutile, di cui molti si fregiano per aver scritto due parole in rima, in cui leggere diventa sempre più un lusso e, oltretutto, un’attività sempre più rimandabile a favore di attività che costringano a non dover guardarsi dentro, ritengo che questa nostra scelta sia, oltre che coraggiosa, un riconoscimento a quei lettori sensibili, sempre più rari ma sempre più preziosi.

Con tutta la mia stima per voi lettori

Andrea Leonelli

La resa degli innocenti si presenta

Prima uscita ufficiale de La resa degli innocenti.

caffè 900

Giovedì 25 settembre, nell’accogliente saletta del Novecento Caffè di Faenza, Irma Panova Maino presenterà il suo libro La resa degli innocenti. Trattasi della prima uscita ufficiale dell’opera, dunque un evento imperdibile!

Questo il comunicato stampa:

Il giorno 25 settembre ’14 alle ore 21 presso Novecento Caffè, in c.so Mazzini 69/A, a Faenza, l’autrice Irma Panova Maino presenterà il suo quinto romanzo La resa degli innocenti pubblicato dalla casa editrice piemontese Edizioni Esordienti E-bookLa resa degli innocenti è la storia di una Madre che, colpita da un fato avverso, prima perde il marito in un incidente poi il figlio, preadolescente, scompare misteriosamente. Da quel momento si trasforma in uno “strumento di morte e vendetta” per arrivare alla verità sulla sorte di Marco (il figlio) e, per fare questo, sarà disposta ad abbattere qualsiasi ostacolo.

Irma Panova  Maino è nata a Praga, da anni risiede in Italia, più precisamente in provincia di Milano e per anni è stata una valente addetta al montaggio video. Molto attiva sul web, nel campo promozionale per gli autori esordienti, è la fondatrice del gruppo di discussione su Facebook “Il Mondo dello Scrittore” e del portale omonimo.

la resa degli innocentiLa resa degli innocenti è il suo ultimo lavoro.
Introdurrà la serata il poeta, di adozione faentina, Andrea Leonelli.
A fine presentazione l’autrice sarà disponibile per eventuali interviste
Per ulteriori informazioni: writers@email.it

pagina evento: https://www.facebook.com/events/1484332311817377/?ref=23