Andiamo in vacanza

Andiamo in vacanza, ma non del tutto.

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Il blog EEE andrà parzialmente in vacanza, o meglio, andranno in vacanza gli autori, un po’ meno il nostro editore, Piera Rossotti, impegnata nel preparare le novità di settembre (e saranno tante, quindi non mancate ai prossimi appuntamenti) e ancor meno andrà in vacanza la curatrice di questo spazio. In realtà ci sono moltissime cose da fare, talmente tante che chiudere per un mese il blog sarebbe davvero impensabile. A partire, sopratutto, dalla nostra campagna contro l’abbandono dei nostri amici a quattro zampe. Avrete sicuramente visto i nostri autori esprimersi in tal senso, dimostrando, ancora una volta, una particolare sensibilità verso argomenti sociali. Quindi non solo scrittori o poeti, ma anche persone di cuore, persone con un’anima capace di recepire le emozioni e le sensazioni che vanno ben al di là del puro sopravvivere quotidiano. Probabilmente non sarebbero autori di tanti splendidi testi se non possedessero tale anima sensibile.

Quindi, restate in nostra compagnia e venite a curiosare fra le pagine di questo blog un po’ fuori dagli schemi.

Non solo digitale ma anche cartaceo

Anche il presidente Obama ama i libri EEE!

libri in formato cartaceo

Certo, abbiamo voluto scherzare! Ma dal successo che stanno avendo alcuni nostri titoli su Amazon (Io dormo da sola, Un solo colpevole e Noccioli di ciliegie), possiamo ben sperare. Tuttavia, l’argomento di cui vorremmo parlarvi è un altro. Molte volte abbiamo sottolineato il fatto che Edizioni Esordienti è una casa editrice di stampo digitale, quindi pubblica libri prevalentemente in formato ebook. Tuttavia, non va dimenticato il fatto che durante una presentazione, un evento, una richiesta specifica, gli autori possano sentire la necessità di potersi avvalere di copie in formato cartaceo delle proprie opere. Per questo motivo è stato predisposto un servizio di stampa che permette di realizzare libri in formato cartaceo di ottima qualità. I libri sono in formato A5 14,8 x 21 cm, in brossure plastificate fresate o, nel caso di volumi particolarmente corposi, le brossure sono cucite e realizzate a quinterni.  Per la stampa viene utilizzata la carta Palatina avorio da 100 g o Soporset bianca da 120 per i libri con immagini a colori e le copertine sono fornite di alette (salvo diversi accordi con l’autore) per evitare i classici inestetismi derivati dallo scollamento degli angoli. Il risultato, oltre a essere elegante, garantisce una migliore durata nel tempo, offrendo al lettore tutto il piacere di una lettura godibile da ogni punto di vista.

Dunque, eccovi i libri che potrete trovare sul sito di Edizioni Esordienti Ebook, suddivisi nelle varie sezioni e, per una visione immediata, le sezioni sono visibili anche nel blog, sotto la voce Libri cartacei. Sarà sufficiente passare sopra con il cursore e scegliere, dalla tendina che si aprirà, la sezione che più stuzzica il vostro interesse. Vi ricordiamo, inoltre, che l’intero catalogo, comprensivo di tutti i titoli, è visionabile sul sito EEE.

Romanzi e Racconti

Gialli, Thriller e Noir

Rosa ed Erotici

Fantascienza e Fantasy

Poesia

Esperienze e Testimonianze

Ragazzi e Genitori

Cronache dal Mondo Parallelo

Storie di Donne

Intervista a Elena Moscardo

Intervista a Elena Moscardo, autrice di “I nostri scarponi sulla via MOSCARDO_ESTERNAFrancigena”

I nostri scarponi sulla via Francigena è un libro singolare, un diario di viaggio, che percorre il tragitto fra Modena e Roma, che i protagonisti hanno compiuto nell’anno Giubilare del 2000 per arrivare fino alla Capitale. Un pellegrinaggio vissuto in quest’epoca moderna in cui l’effimero pare abbia preso il sopravvento sulle nostre vite e in cui le scelte facili sono diventate il mal costume comune, Elena Moscardo, autrice del libro, racconta questa esperienza condivisa con il marito Alessandro.

  • Innanzi tutto, tu e tuo marito siete avvezzi camminatori e la comune passione per i viaggi a piedi vi ha portati a percorrere diversi tragitti, come nasce la scelta di raccontare al pubblico proprio questa vostra esperienza?

L’idea e la voglia di raccontare agli altri questa esperienza, non mi è venuta subito, ma quasi 10 anni dopo averla vissuta. Il tutto è iniziato quando, raccontando ai nostri figli o agli amici i vari fatti che erano accaduti, ho iniziato ad accorgermi che la mia memoria cominciava a fare capricci: le tappe, gli incontri, le sensazioni che avevamo provate durante il viaggio spesso si sovrapponevano e confondevano. Sono allora ritornata a prendere in mano il diario di viaggio che avevo scritto allora, e rileggendolo mi sono accorta delle tante cose descritte che già non ricordavo più e delle tante altre, invece, che mi tornavano in mente ma non avevo scritte. E’ allora che ho deciso di iniziare questo libro, perché fosse anzitutto un ricordo ed una testimonianza per me, per mio marito e per i nostri figli, ma poi anche per tutti coloro che avrebbero avuto voglia di leggerlo e di ripercorrere quei sentieri assieme a noi. Perché quando si vive un’esperienza di vita bella è proprio un peccato non condividerla!

  • Gli equipaggiamenti si discostano notevolmente da quelli usati in tempi meno recenti, che cosa c’era dentro nei vostri zaini e cosa cambieresti ora, a distanza di qualche anno?

Nei nostri zaini c’erano poche cose, perché dovevamo tassativamente rientrare nel peso di 11-12 kg consigliato a chi cammina per tratte di circa 10 giorni. Tra gli oggetti indispensabili: i bastoncini da trekking, una mini-guida cartacea fatta da Alessandro, alcune carte IGM delle località attraversate, una bussola, la torcia, la cassetta di primo-soccorso e pochi medicinali essenziali, un coltello serramanico multiuso, la macchina fotografica e un diario. Come capi di abbigliamento: due magliette, un micro-pile, due pantaloncini, due pantaloni lunghi, una mantella per la pioggia, un fazzoletto da usare come copricapo, gli scarponi e un paio di sandali da cammino. In aggiunta solo un po’ di biancheria, un asciugamani e un pezzo di sapone, per tenere rinfrescato questo ristrettissimo guardaroba.
Se dovessimo ripartire adesso riprenderei con me esattamente le stesse cose, purtroppo non gli stessi scarponi, a cui ero affezionatissima, perché sono durati per solo poche altre uscite dopo quel lungo viaggio! Unica cosa in più, non in sostituzione, sarebbe un buon telefono con riferimenti GPS, per avere a disposizione tutte le mappe e le indicazioni sulle varie tappe in tempo reale. Tuttavia il nostro navigatore per eccellenza resterebbe una buona mini-guida preparata con cura e su misura per noi nel periodo precedente alla partenza. Realizzarla è una delle cose più divertenti dell’avventura!

  • Per una donna, affrontare un viaggio del genere comporta diverse difficoltà, anche da un punto di vista puramente pratico, come hai affrontato il tuo personale pellegrinaggio?

Devo confessare che grazie alla mia buona capacità di adattamento anche in condizioni difficili, quando sono a disposizione pochi confort, non ho incontrato particolari disagi, o comunque non tali da non riuscire, in qualche modo, a trovare una strategia per affrontarli e superarli. Sono una donna forte, questo devo riconoscermelo! Per me le maggiori difficoltà sono state quelle psicologiche come quella di imparare a gestire lo scoraggiamento, che a volte mi ha presa, dovuto alla momentanea perdita della motivazione che mi aveva portato a fare quello che stavo facendo. E senza un buon sostegno motivazionale è più difficile affrontare tutto: la fame, la sete, il freddo, il caldo e la fatica fisica.
Il mio personale pellegrinaggio è stato un’ottima scuola per imparare a conoscere i miei limiti, ad accettarli e a conviverci. E forse la cosa tra tutte più importante che ho imparato da questa esperienza è stata quella di sapermi affidare. Questo per me significa accettare con umiltà e con Fede che le cose, dalle più piccole e quotidiane a quelle importanti, a volte non vanno come vorresti, e si divertono a sconvolgere i tuoi piani, ma se le accetti così come vengono ti fanno quasi sempre arrivare ad un risultato inaspettato ben al di sopra delle tue aspettative.

  • Come ogni buon diario che si rispetti, fra le pagine vi sono raccolti momenti d’intensa emotività dovuti ai più svariati motivi, sia personali che esterni, vi è stato un episodio che, a distanza di tempo, rammenti più di altri?

In realtà tutti sono stati episodi belli e significativi per aspetti diversi, e non vorrei dimenticarne nessuno. Se proprio dovessi sceglierne uno solo da raccontare, sceglierei l’episodio del nostro incontro con il cane Mezzo-Husky sulla strada verso Larciano Castello. E’ stata un’occasione importante per riflettere su argomenti come l’amicizia, la fedeltà, il senso del dovere… Credo che quel cane, nell’accompagnarci per un tratto della nostra strada, ci abbia donato gioia e sicurezza, e soprattutto con la sua presenza ci abbia distratto dalla fatica e dalla noia delle tante ore di cammino.

  • Qual è stato il momento più difficile sia da descrivere nel libro che da affrontare durante il percorso?

Il momento più difficile da affrontare nel percorso è sicuramente stata la discesa dal Rifugio Duca degli Abruzzi a San Marcello Pistoiese sotto la piaggia, il vento ed immersi in una fitta nebbia che impediva di vedere dove mettevi i piedi. Lì ho dovuto veramente tirare fuori tutta la mia volontà.
Il momento più difficile da descrivere, invece… probabilmente la sofferenza di Alessandro per la sua borsite al tallone durante gran parte del viaggio; credo di non essere riuscita a rendere veramente quanto questo inconveniente abbia pesato su di lui fisicamente e psicologicamente. Lui è stato molto forte e tenace!

  • I momenti di difficoltà vissuti hanno sicuramente rinsaldato il vostro legame, tuttavia, considerando la vostra come una prova per misurare singolarmente voi stessi, pensi che gli ostacoli intercorsi siano stati creati appositamente anche per verificare la solidità dei vostri intenti?

Sicuramente, di questo ne sono convinta. Niente succede per caso, ed anche le prove, le difficoltà che si sono poste sul nostro cammino sono servite per farci riflettere sui nostri limiti, sulle nostre debolezze, perché è solo vedendole faccia a faccia che siamo riusciti ad affrontarle e a superarle. E poi, non si dice forse che: ‘…quando il gioco si fa duro… è lì che i duri cominciano a ballare!’ ?

  • Questa esperienza che cosa ti ha lasciato, oltre agli evidenti e splendidi ricordi che descrivi nel tuo libro?

Domanda difficile… non è facile spiegare una cosa così ‘intima’, ma proverò a rispondere. Questa esperienza mi ha lasciato tante cose, ed oggi non sarei la donna, la moglie e la mamma che sono se non l’avessi vissuta. E la cosa più importante che ho imparato è stata quella di saper accettare con umiltà che le cose non vadano secondo i miei programmi. E per una persona razionale, programmatrice e meticolosa come sono io, è stato un vero dono. Non è una cosa che ho imparata per sempre ed ora mi comporto di conseguenza… sarebbe troppo facile! E’ invece un pensiero che si è insinuato nel mio animo e nella mia mente e si ripresenta ad ogni occasione, come un monito, una voce interiore che non posso più far finta di non sentire, anche se ancora, a volte, mi infastidisce. Questo monito mi dice che, come lungo un sentiero, tutti i bivi di strada che si presentano nelle mie giornate sono importanti, perché da lì la strada prende direzioni completamente diverse, e che ce ne saranno sempre tanti, senza tregua, senza sosta, da affrontare in qualunque condizione, anche quando sarò stanca, demotivata o delusa. Mi ricorda che il modo migliore per continuare a camminare, superando questi bivi e scegliendo la via giusta per il mio cammino è quello di non credere superbamente di doverlo fare da sola, ma di sapermi affidare…e sapete, non è affatto facile per una come me che si considera una buona camminatrice, accettare, a volte, di farsi portare in braccio!

  • Una curiosità, quando siete finalmente giunti a Roma, qual è stato il tuo primo pensiero e che cosa hai fatto per prima cosa?

Ad essere sincera, il mio primissimo pensiero è stato: ‘E’ finita, finalmente…Ce l’ho fatta!’. Il secondo pensiero è andato alla strada percorsa, alle difficoltà, ma anche alle tante gioie vissute, agli incontri, ai paesaggi, a noi stessi e a tutte le persone che amiamo.
La prima cosa che ho fatto arrivata a Roma è stata quella di chiedere ad un passante di scattarci una fotografia davanti alla Basilica di San Pietro. Volevo avere una prova concreta che eravamo lì, finalmente giunti alla tanto desiderata meta, mio marito ed io insieme, un istante bloccato nel tempo, da tenere per sempre come ricordo.

  • Hai affrontato numerose presentazioni in questo periodo, le quali ti hanno portato a contatto con persone diverse, qual è la domanda che ti senti rivolgere più spesso e, ovviamente, tu cosa rispondi?

La domanda che le persone mi rivolgono più spesso è ‘Che cosa te l’ha fatto fare?’ e la mia risposta è sempre la stessa. Abbiamo intrapreso quel viaggio a piedi di 380 km sulla Via Francigena con la voglia di fare un’impresa impegnativa, non tanto fisicamente, ma più per la ricerca del senso delle cose e di noi stessi, e per questo indimenticabile. Volevamo metterci alla prova fisicamente e psicologicamente, e vedere se, alla fine, ci saremmo riusciti. Sapevamo, per sentito dire, che il pellegrinaggio è un’esperienza che ti cambia nel profondo, e abbiamo voluto provarlo sui noi stessi. Il desiderio di fare questa esperienza insieme a mio marito è perché, allora inconsciamente oggi coscientemente, desideravamo che qualunque cambiamento fosse avvenuto in noi durante quel viaggio, doveva essere nella stessa direzione.

  • Il ritmo che impone una camminata permette di poter godere della natura circostante, in quanto esperta nell’ambito zoologico-naturalistico, come reputi che sia lo stato di salute della nostra fauna?

Dici proprio bene, perché veramente è solo il lento camminare che ti permette di accorgerti di quello che hai intorno, di sentire i rumori della natura e di cogliere le tracce del passaggio di qualche animale, che vive lì accanto, ma tende ad essere molto riservato. Ritengo che il paesaggio, le bellezze naturali come la fauna e la flora della nostra penisola risentano di un’eccessiva antropizzazione e che alle poche isole-riserve naturali sia data troppa poca valorizzazione e quasi nessun finanziamento perché possano sopravvivere. Il fatto è che lo Stato per primo, ma anche il modo diffuso di pensare della gente, purtroppo, le considera territorio perso per l’economia di mercato anziché, come dovrebbe essere, una risorsa enorme su cui creare un’economia sociale e solidale che coinvolga tutta la popolazione.

  • Quando Elena non scrive, come occupa il proprio tempo?

Attualmente oltre a cercare di fare al meglio la mamma e la moglie, collaboro con varie Associazioni Onlus e con il Museo di Storia Naturale della mia città per progetti nell’ambito culturale e della valorizzazione e salvaguardia ambientale-naturalistica del territorio intorno a Verona. E quando mi rimane un po’ di tempo ancora, naturalmente, cammino! Perché fermare una come me, è veramente difficile.

  • Quali sono i tuoi progetti letterari per il futuro?

Desidero scrivere ancora, questo è sicuro. In realtà sto già scrivendo un nuovo racconto i cui personaggi-protagonisti sono gli animali che ho avuto nella mia vita e con i quali ho condiviso intensi momenti di amicizia; in questo testo emerge preponderante la biologa-etologa che è in me, il mio amore per la natura, per gli animali ed il loro comportamento. Posso dire che scrivo anzitutto per raccontare le cose che vedo, che sento e che provo, soprattutto quelle che per me hanno significato molto e, pertanto, desidero condividerle anche con chi avrà voglia di leggerle.
Per il momento, quindi, come scrittrice resto legata al genere autobiografico, di cronaca e saggistica, ma non voglio escludere che nel futuro potrò spaziare anche in altri genere letterari, perché, come è nel mio carattere, mi piace mettermi alla prova!

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Intervista a Simone Fanni

Profumo criminaleIntervista a Simone Fanni

 

  • Simone Fanni non è nuovo al genere giallo, nel recente passato ha pubblicato e ricevuto dei riconoscimenti proprio per il suo talento innato. Con “Profumo criminale” propone un romanzo dallo stile originale, per nulla scontato: un ottimo giallo. Come nasce la tua passione per questo genere?

Credo che siano tutti quei morti. In un giallo si possono mettere dentro tantissimi morti. Ogni scrittore di gialli sa bene che nel suo romanzo può metterci un numero a piacere di morti, la sola cosa che conta è che inizi a farlo già nelle prime pagine. Ho molta paura di morire, perché in quel momento sarò costretto a esserci. Mi consola il pensiero di non temere la morte, perché credo che la morte sia il niente. Sfido chiunque a toccare il niente. Qualcuno provi ad annusarlo e qualcun altro aguzzi l’udito nel tentativo di ascoltarlo. E vogliamo parlare di chi possa essere in grado di vedere il niente? Ho fatto questo discorso alla mia parrucchiera e mi ha detto che se guardassi i programmi di Maria de Filippi cambierei opinione.

  • Lo stesso inizio da modo di capire una certa propensione anche per l’horror, dal momento che la storia si basa proprio su uno scrittore di romanzi sui vampiri, condita però da una vena ironica davvero notevole. Questa caratteristica, data dal sarcasmo, è presente in tutti i tuoi romanzi?

L’ironia è la spada più affilata. Taglia in due il pubblico, separa quelli che la colgono da quelli che non ci riescono. Ma è anche la spada con l’impugnatura più scivolosa, se il colpo non è calibrato bene, la testa che vola è proprio quella dello spadaccino. Per questo, in tutte le mie storie, durante le operazioni di revisione, mi sono accorto di essermi decapitato almeno mille volte. Così, mi sono ricucito la testa prima di mettere i romanzi in vetrina. Purtroppo sono altre mille le teste che ho perduto quando ormai era troppo tardi.

  • I personaggi sembrano caricature di quel classico stereotipo presente in quasi tutti i romanzi gialli, tuttavia le descrizioni e il modo con cui li fai muovere all’interno della trama denotano una ricerca molto accurata del particolare, da dove trai lo spunto per scegliere i tuoi protagonisti?

Li metto nella scena che sto scrivendo e poi qualcosa succede sempre. Loro fanno cose, uccidono, amano, vincono e perdono, dormono e così via. Però non posso dire di avere una sorgente di spunti dalla quale sgorghino personaggi. Comunque “Profumo criminale” è diverso. Per la prima volta ci sono alcuni amici veri che si muovono in tempi e spazi immaginari. Sono Giulia, Augusto, Michele e Patrizio. Ognuno di loro, in qualche modo, condivide con me il piacere di collegare lo stomaco ai polpastrelli e pestare sui tasti di un computer per dare un corpo alle proprie fantasie.

  • Profumo criminale è decisamente un romanzo atipico, la lettura è talmente scorrevole e divertente che, arrivando alla fine, si ha quasi voglia di tornare all’inizio e ricominciare. Questo denota una grande maestria nel saper apporre dialoghi e fasi narrative, come e quando nasce la tua passione per la scrittura?

Nasce alla fine degli anni novanta del secolo scorso. Ero povero, pieno di debiti e il mio corpo emanava un’aura di creatività repressa. Era un’aura insopportabile, la mia ex ragazza non riusciva a dormire per colpa della mia aura. Così, una sera, era tornata a casa con un corso di scrittura creativa preso in edicola per duemila lire. Non lo avevo neppure aperto, ma sotto il mio primo foglio bianco non avrei potuto avere nulla di più rassicurante. Con la biro tra le dita della destra, la fronte tra quelle della sinistra e il gomito sulla scrivania presa a rate, avevo partorito tutto d’un fiato un racconto breve sulla faccenda della diga del Vajont. Ecco là, il mio hobby low cost. Alcune ore dopo, la mia aura di repressione si era estinta e la mia ex aveva ripreso a dormire.

  • Nonostante l’ironia e la parte umoristica, il libro è veramente un giallo e la trama si dipana in modo elegante e fluido fino alla conclusione finale, ciò nonostante si ha quasi l’impressione che il protagonista sappia esattamente di essere all’interno di un romanzo e che tutte le decisioni finali le prenderà comunque lo scrittore. Questa scelta è voluta?

Naturalmente. Gli scrittori sono tutti pazzi e la scrittura non è altro che uno strumento per veicolare un delirio di onnipotenza. Lo scrittore non decide solo la sorte degli altri, per fare questo basterebbe essere un assassino, un giudice, un insegnante, un dittatore o il direttore di una banca. Lo scrittore decide chi ama e chi non deve essere amato, nessun altro può farlo nella vita reale.

  • Francesco, il tuo protagonista, è decisamente un personaggio bizzarro, un anti eroe che non sfoggia né muscoli né particolari doti alla Sherlock Holmes per giungere a scoprire il vero colpevole della vicenda. Tuttavia, la sua simpatia e il suo essere quasi fatalista lo aiutano a superare i momenti critici, quanto sei Francesco nella vita reale?

Quale vita reale?

  • E a proposito di vita reale, un passaggio del tuo libro dice: “Anche se certe volte non si può fare a meno di confondere il romanzo con la realtà, morire fra le righe di un libro non è proprio come morire nella vita” il tutto scritto in un momento piuttosto surreale. Questi accostamenti fra “serio” e “faceto” sono studiati appositamente oppure hanno origini naturali?

È tutto studiato. Il senso di questa storia è l’inevitabile distorsione della realtà. Il messaggio nascosto tra una parola e l’altra è che ciascuno di noi vede le cose dal proprio punto di vista e su quello costruisce un’opinione. La condizione geografica e sociale, la musica che possiamo ascoltare, l’arte che ci circonda, avere due genitori che si amano, essere un figlio sano, andare in parrocchia oppure a visitare un museo, tutte queste cose sono fogli trasparenti sui quali qualcuno ha scarabocchiato qualcosa per noi. Dopo aver sovrapposto tutti i fogli trasparenti, gli scarabocchi si incrociano ed è impossibile vedere cosa ci sia dall’altra parte. Quindi, non credo che esista un’oggettività delle cose, se questo è il modo di intendere la realtà.

  • Il protagonista è appunto uno scrittore che spesso si interroga sulle strategie migliori per vendere un libro e per tornare a cavalcare l’onda del successo, quanto hai studiato realmente il mondo dell’editoria per giungere a determinate conclusioni?

Ogni prodotto, un paio di occhiali, un orologio, l’articolo di un quotidiano, il panino del pub di Giulio, è cucito su misura per il cliente e i libri non fanno eccezione. Le realtà locali sono la strada per vendere quel tanto di copie che basta per arrotondare lo stipendio. Ti faccio un esempio: se scrivessi un libro sulla madonna che appariva ogni terza domenica del mese sul soffitto della camera da letto di un’amica di mia zia, quasi tutte le parrocchie del Nordest farebbero a gara per avermi come ospite della domenica e i fedeli sarebbero felici di acquistare una copia del libro con la mia dedica. Ma a me non interessa, preferisco raccontare i morti ammazzati a quelli che vogliono leggere i capricci del mio stomaco.

  • Isabella e Francesco sono nomi piuttosto ricorrenti nelle tue pubblicazioni, che cosa rappresentano per te?

L’amore.

  • Quanto tempo impieghi per preparare un libro che sia pronto per la pubblicazione?

Le storie che ho pubblicato le ho scritte quasi tutte in meno di dodici mesi. “Profumo criminale” è il romanzo più breve che abbia mai pensato, ma ho lavorato due anni su queste pagine perché le riempivo contemporaneamente a quelle di un’altra storia a proposito della quale sono costretto a mantenere la massima segretezza.

  • Passiamo ora a conoscere brevemente l’autore, non solo come magnifico scrittore di gialli, ma anche come persona. Quando Simone Fanni non scrive, come occupa il proprio tempo?

Quasi tutti i giorni Simone Fanni legge qualcosa e fotografa qualcuno. Una volta all’anno, insieme a pochi parenti e amici, gira l’abominevole film di Natale. Il film è abominevole perché i parenti e gli amici sono veramente degli attori cani.

  • Quali sono i prossimi progetti che hai nel cassetto?

Scrivere ancora, naturalmente.

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B come blog.

Un blog tutto nostro.

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“Prima novitàun Blog tutto nostro, nuovo, con tante idee e possibilità per autori e lettori di interagire facilmente, per informarsi, ma anche per proporre, discutere. C’è anche un concorso per racconti a tema: “Amore e Morte”. Grande tema letterario, di tutti i tempi. Ma, soprattutto, ci teniamo a dialogare con voi, a metterci in gioco (quello che i “grandi” editori non hanno più voglia di fare!).”

Queste sono le parole di Piera Rossotti, la quale, nella sua newsletter apre ufficialmente le porte al Blog.

Perché un blog?

Esiste già un sito ufficiale nel quale è possibile visionare tutti i titoli presenti nel catalogo EEE (circa 200… e non sono pochi), in cui sono comunque presentate le ultime novità ed è possibile acquistare direttamente i libri, quindi perché aprire un altro spazio nel web?
Perché un blog è più diretto e permette un’interazione con gli utenti che un sito tradizionale non può fare. Quindi un blog, abbinato alla pagina ufficiale EEE, è già una vera innovazione, un modo per dire: “Noi ci siamo. Siamo qui a vostra disposizione!”. In questo spazio raccoglieremo le novità, le curiosità e gli eventuali pensieri del nostro editore, gli stessi che vi arriveranno attraverso le newsletter. Vi faremo conoscere e daremo largo spazio ai nostri autori presentandoli al meglio. Preparatevi, vi faremo lavorare e lavoreremo affinché ognuno di voi possa avere il giusto riconoscimento e perché le opere presentate da questa piccola, ma grande, Casa Editrice, possano avere il giusto risalto.
Noi sappiamo bene che i libri presenti nel catalogo sono tutti qualitativamente validi, noi sappiamo che vengono scelti seriamente e non tutto ciò che viene sottoposto all’Editore trova la via della pubblicazione, dunque è con grande orgoglio che prepareremo le vetrine ai nostri autori, sottolineando, in questo modo, le loro capacità.
Buon lavoro a tutti!

 

Concorso “Amore e Morte”

Primo concorso letterario de Il Mondo dello Scrittore in collaborazione con EEE: “Amore e Morte”

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Il Mondo dello Scrittore non è una casa editrice, per questo l’antologia verrà pubblicata da Edizioni Esordienti Ebook. Vi state chiedendo il perché? Presto detto: l’editore ha già una piattaforma distributiva diffusa, ben avviata e conosciuta. L’editore sa bene come affrontare i costi di gestione di tale piattaforma, oltre a dare prestigio alla pubblicazione, cosa che non avverrebbe con un self publishing, anche se ben fatto e curato. L’editore garantisce ulteriori canali che aumentano la visibilità (sito, blog, canale youtube con video, newsletter…). Essere pubblicato in un’antologia di questo genere offre all’autore un surplus di visibilità.

Tale antologia, come appena detto, non sarà una raccolta in self publishing, ma bensì una raccolta di elaborati giudicati in un concorso in collaborazione con un editore, il quale avrà cura di proporla sul mercato nel modo più consono. Verranno, dunque, selezionati dieci racconti, ma ci riserviamo la facoltà di segnalare ulteriori pezzi meritevoli, che saranno anch’essi  inseriti nell’opera o viceversa, di ridurre il numero dei selezionati nel caso il livello qualitativo risultasse troppo basso e/o la quantità dei partecipanti non fosse sufficiente a raggiungere il numero determinato in partenza.

Un lavoro del genere comporta un notevole sforzo per noi organizzatori e giudici (Il Mondo dello Scrittore Network), ma sappiate che oltre a garantirvi il nostro supporto da un punto di vista pubblicitario, la pubblicazione in merito offrirà un ritorno di visibilità e promozione a tutto il Network e il Network è composto anche da voi!

In pratica, non c’è qualcuno che lavora gratis per altri, ma tutti insieme lavoriamo affinché, già da questa fase embrionale, di coordinazione e di organizzazione nella quale ci stiamo adoperando, sia tutto efficiente e di qualità. E, quando si arriverà al momento della lettura e della selezione, non saremo certamente da meno. Saremo imparziali e intransigenti. Cercheremo il “pelo nell’uovo”, analizzando ogni testo con la stessa cura e dedizione che pretendiamo dai nostri scritti. Quindi fate attenzione e non presentateci opere che necessitino di un lavoro pesante di editing. Inoltre, a noi spetterà la formattazione, l’impaginazione, la scelta di una cover inedita e la promozione successiva. Dunque, buon lavoro a tutti!

Bando di concorso