Amore e Morte in poesia

Un evento per festeggiare un luglio all’insegna della poesia.

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Luglio è uno splendido mese per potersi lasciare andare e per poter cogliere le sfumature del mondo che ci circonda. Per questo motivo Il Mondo dello Scrittore, in collaborazione con Edizione Esordienti Ebook, ha pensato di dedicarlo alla poesia, affiancando al nostro concorso Amore e Morte un evento che permetterà anche ai poeti di potersi esprimere. L’evento proseguirà per tutto il mese di luglio e avrà termine a mezzanotte del 31 di luglio. Alla fine di tale data valuteremo la possibilità di creare un ebook che racchiuda le poesie da voi inserite e, a quel punto, vi comunicheremo le modalità per poter partecipare alla pubblicazione.
Per partecipare è sufficiente aderire all’evento presente su Facebook e inserire una propria poesia.

Le regole previste sono le seguenti:


1. Ogni autore potrà postare una sola poesia a tema
2. Al momento dell’inserimento sarà necessario specificare il titolo dell’opera, l’autore e se è inedito
3. Nel caso sia stato pubblicato sarà necessario fare riferimento alla fonte
i testi dovranno riportare la dicitura POESIA IN CONCORSO all’inizio del post, questo al fine di renderli più facilmente rintracciabili. 

Le risposte dell’editore

Cosa risponde EEE all’invio di un manoscritto.

risposte dell'editore

Molti editori non rispondono agli autori, vuoi perché non hanno letto il manoscritto inviato (dagli editori “importanti” è già un esito positivo riuscire a farsi leggere), vuoi perché il manoscritto non è di loro interesse. Altri editori rispondono il giorno dopo, inviando il contratto: il manoscritto interessa, eccome, ma solo per una pubblicazione dietro lauto pagamento e, ovviamente, non l’hanno neppure letto.

Edizioni Esordienti ha fatto invece la scelta di rispondere agli autori: una conferma di ricevuto per quando arriva il manoscritto e, se l’autore è nuovo, viene invitato a tenersi in contatto tramite il blog, Facebook, a leggere le newsletter, insomma, a farsi un’idea delle persone con cui potrebbe avere a che fare se entra nella squadra EEE. Poi c’è l’attesa della lettura, che attualmente si aggira sui sei mesi, dopodiché arriverà una di queste risposte:

1) una proposta di contratto, se il manoscritto ci interessa e l’invio successivo del contratto definitivo;

2) una cordiale lettera di rifiuto, che però non entra nei dettagli delle motivazioni. Qualche autore si dichiara deluso perché vorrebbe conoscere la motivazione del nostro rifiuto: purtroppo, far redigere una scheda di lettura sarebbe troppo costoso, soprattutto per un’opera che non si intende pubblicare. Un’analisi fatta bene comporta una giornata di lavoro per un lettore, e non ce lo possiamo permettere né, del resto, credo che competa a un editore;

3) una lettera interlocutoria, nel caso di un manoscritto non pubblicabile così com’è, ma con qualche difetto strutturale o anche sostanziale, però sanabile. Diamo qualche consiglio, in modo che l’autore possa provvedere da solo, o chiedere l’aiuto di un editor, se crede, e poi riproporci il manoscritto. Qualche autore è grato di questo, qualche altro si offende: “ma come, è perfetto così, non cambio neppure una virgola!”  In questo caso, ringraziamo e auguriamo la miglior fortuna, senza ironia, ma anche senza ripensamenti.

Le nostre letture sono gratuite, rivolte unicamente a opere complete, inviate come file .doc oppure .odt, che possibilmente siano stati corretti e rivisti dagli autori al meglio delle loro capacità.

Noi rispettiamo gli autori e chiediamo uguale rispetto.

by Piera Rossotti Pogliano

Alcuni nuovi titoli

Alcuni nuovi titoli nel catalogo EEE

nuovi titoli

Il catalogo di Edizioni Esordienti Ebook si arricchisce di alcuni nuovi titoli: Sottopelle dell’autrice Danae Lorne,  Sei voci per due delitti e mezzo dell’autore Mario Scaglianti, Il melodramma ai tempi dei leggings dell’autrice Ester Nobile e Cappuccino italiano dell’autrice Ilaria Prete.

 

SottopelleDanae Lorne, Sottopelle
È il secondo romanzo di una trilogia, di cui è già stato pubblicato da Edizioni Esordienti Il canto delle cicale. Il genere è erotico soft, per raccontare la vita e il percorso di formazione di una giovane donna che trova nell’erotismo la chiave per vedere chiaro nel suo cuore e nella sua mente, per scandagliare gli angoli più nascosti di se stessa, proprio lì dove è nuda e vera e non può mentire.

Disponibile su Amazon

Sei voci per due delittiMario Scaglianti, Sei voci per due delitti e mezzo è un piacevole giallo-rosa ambientato a Padova, dove sei personaggi raccontano, ciascuno dal suo punto di vista, una storia ricca di colpi di scena e con un finale inatteso. Inquietante, come potrebbe essere il delitto della ragazza della porta accanto, inquietante come può diventare la quotidianità, la cronaca ce lo insegna ogni giorno.

Disponibile su Amazon

Melodramma_esternaEster Nobile, Il melodramma ai tempi dei leggings è una storia tutta siciliana, ambientata nella Sicilia “profonda”, dove le opportunità di lavoro per i giovani sono poche e spesso insoddisfacenti, “magico mondo fatato in cui tutti e tutto possono diventare quello che vogliono non grazie, ma nonostante le proprie caratteristiche e quindi un cane può diventare un attore, un atleta può diventare un invalido al 100%, un analfabeta diventare giornalista, un criminale politico, un’area archeologica area edificabile”. 

Disponibile su Amazon


Cappuccino_ESTERNAIlaria Prete, Cappuccino italiano è invece ambientato tra Londra Trieste, e racconta con leggerezza storie drammatiche, ma al tempo stesso propone molte tematiche attuali e dibattute, come l’uso delle droghe e il problema delle adozioni da parte di genitori “non tradizionali”.

Disponibile su Amazon

Un esordiente deve essere un lettore

Fondamentale per un esordiente essere innanzi tutto un lettore.

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Con questo consiglio si può riassumere in sintesi il nuovo video dell’Editore Piera Rossotti Pogliano. Un video totalmente dedicato agli autori esordienti nel quale si affrontano alcuni punti, fra i più comuni, che caratterizzano uno scrittore alle prime armi. Perché è così importante leggere?

Perché un autore deve poter avere dei modelli di riferimento, un bagaglio culturale a cui attingere, un background da lettore che gli permetta di poter capire esattamente che cosa gli piace di uno scrittore famoso. Cosa ci attira in un determinato libro? Il modo in cui è stato scritto? Il fatto che riesca a coinvolgerci, anche se i temi trattati non sono usuali? O forse la caratterizzazione dei personaggi? Questi fattori, e molti altri, sono gli inneschi che fanno azionare alcuni meccanismi che, alla fine, ci portano a gradire un romanzo o a non amarlo, anche se poi rimane comunque impresso nella mente. Nulla è più importante che il poter avere una base solida a cui appigliarsi e da cui partire. Ma non solo. Per un esordiente è altrettanto importante capire che per poter rendere realistico un determinato passaggio del proprio libro, le informazioni sono necessarie e più queste sono approfondite, più facilmente riuscirà a coinvolgere il lettore. Non ultima, la grammatica. Sembrerebbe strano doverlo sottolineare, tuttavia non è così scontato. La fantasia è l’ingrediente principale, ma la tecnica diventa quel fattore che amalgama il tutto e rende una trama godibile anche per chi poi è chiamato a leggerla. Quindi non sottovalutate questo punto pensando che, tanto, poi esistono gli editor e i correttori di bozze. Il mestiere inizia da voi. Quindi, partendo proprio da questi consigli e approfittando delle vacanze, l’arrivo dell’estate potrebbe rappresentare il momento migliore per metterli in pratica, trasformando un “compitino” in un attimo piacevole in cui scoprire mondi nuovi e autori non ancora famosi. Sono molti i titoli del catalogo in promozione, non resta altro da fare che scegliere il genere che più si avvicina al vostro gusto.

Quindi non ci resta che augurarvi Buone Vacanze e, soprattutto, Buona Lettura!

Non solo digitale ma anche cartaceo

Anche il presidente Obama ama i libri EEE!

libri in formato cartaceo

Certo, abbiamo voluto scherzare! Ma dal successo che stanno avendo alcuni nostri titoli su Amazon (Io dormo da sola, Un solo colpevole e Noccioli di ciliegie), possiamo ben sperare. Tuttavia, l’argomento di cui vorremmo parlarvi è un altro. Molte volte abbiamo sottolineato il fatto che Edizioni Esordienti è una casa editrice di stampo digitale, quindi pubblica libri prevalentemente in formato ebook. Tuttavia, non va dimenticato il fatto che durante una presentazione, un evento, una richiesta specifica, gli autori possano sentire la necessità di potersi avvalere di copie in formato cartaceo delle proprie opere. Per questo motivo è stato predisposto un servizio di stampa che permette di realizzare libri in formato cartaceo di ottima qualità. I libri sono in formato A5 14,8 x 21 cm, in brossure plastificate fresate o, nel caso di volumi particolarmente corposi, le brossure sono cucite e realizzate a quinterni.  Per la stampa viene utilizzata la carta Palatina avorio da 100 g o Soporset bianca da 120 per i libri con immagini a colori e le copertine sono fornite di alette (salvo diversi accordi con l’autore) per evitare i classici inestetismi derivati dallo scollamento degli angoli. Il risultato, oltre a essere elegante, garantisce una migliore durata nel tempo, offrendo al lettore tutto il piacere di una lettura godibile da ogni punto di vista.

Dunque, eccovi i libri che potrete trovare sul sito di Edizioni Esordienti Ebook, suddivisi nelle varie sezioni e, per una visione immediata, le sezioni sono visibili anche nel blog, sotto la voce Libri cartacei. Sarà sufficiente passare sopra con il cursore e scegliere, dalla tendina che si aprirà, la sezione che più stuzzica il vostro interesse. Vi ricordiamo, inoltre, che l’intero catalogo, comprensivo di tutti i titoli, è visionabile sul sito EEE.

Romanzi e Racconti

Gialli, Thriller e Noir

Rosa ed Erotici

Fantascienza e Fantasy

Poesia

Esperienze e Testimonianze

Ragazzi e Genitori

Cronache dal Mondo Parallelo

Storie di Donne

Intervista a Elena Moscardo

Intervista a Elena Moscardo, autrice di “I nostri scarponi sulla via MOSCARDO_ESTERNAFrancigena”

I nostri scarponi sulla via Francigena è un libro singolare, un diario di viaggio, che percorre il tragitto fra Modena e Roma, che i protagonisti hanno compiuto nell’anno Giubilare del 2000 per arrivare fino alla Capitale. Un pellegrinaggio vissuto in quest’epoca moderna in cui l’effimero pare abbia preso il sopravvento sulle nostre vite e in cui le scelte facili sono diventate il mal costume comune, Elena Moscardo, autrice del libro, racconta questa esperienza condivisa con il marito Alessandro.

  • Innanzi tutto, tu e tuo marito siete avvezzi camminatori e la comune passione per i viaggi a piedi vi ha portati a percorrere diversi tragitti, come nasce la scelta di raccontare al pubblico proprio questa vostra esperienza?

L’idea e la voglia di raccontare agli altri questa esperienza, non mi è venuta subito, ma quasi 10 anni dopo averla vissuta. Il tutto è iniziato quando, raccontando ai nostri figli o agli amici i vari fatti che erano accaduti, ho iniziato ad accorgermi che la mia memoria cominciava a fare capricci: le tappe, gli incontri, le sensazioni che avevamo provate durante il viaggio spesso si sovrapponevano e confondevano. Sono allora ritornata a prendere in mano il diario di viaggio che avevo scritto allora, e rileggendolo mi sono accorta delle tante cose descritte che già non ricordavo più e delle tante altre, invece, che mi tornavano in mente ma non avevo scritte. E’ allora che ho deciso di iniziare questo libro, perché fosse anzitutto un ricordo ed una testimonianza per me, per mio marito e per i nostri figli, ma poi anche per tutti coloro che avrebbero avuto voglia di leggerlo e di ripercorrere quei sentieri assieme a noi. Perché quando si vive un’esperienza di vita bella è proprio un peccato non condividerla!

  • Gli equipaggiamenti si discostano notevolmente da quelli usati in tempi meno recenti, che cosa c’era dentro nei vostri zaini e cosa cambieresti ora, a distanza di qualche anno?

Nei nostri zaini c’erano poche cose, perché dovevamo tassativamente rientrare nel peso di 11-12 kg consigliato a chi cammina per tratte di circa 10 giorni. Tra gli oggetti indispensabili: i bastoncini da trekking, una mini-guida cartacea fatta da Alessandro, alcune carte IGM delle località attraversate, una bussola, la torcia, la cassetta di primo-soccorso e pochi medicinali essenziali, un coltello serramanico multiuso, la macchina fotografica e un diario. Come capi di abbigliamento: due magliette, un micro-pile, due pantaloncini, due pantaloni lunghi, una mantella per la pioggia, un fazzoletto da usare come copricapo, gli scarponi e un paio di sandali da cammino. In aggiunta solo un po’ di biancheria, un asciugamani e un pezzo di sapone, per tenere rinfrescato questo ristrettissimo guardaroba.
Se dovessimo ripartire adesso riprenderei con me esattamente le stesse cose, purtroppo non gli stessi scarponi, a cui ero affezionatissima, perché sono durati per solo poche altre uscite dopo quel lungo viaggio! Unica cosa in più, non in sostituzione, sarebbe un buon telefono con riferimenti GPS, per avere a disposizione tutte le mappe e le indicazioni sulle varie tappe in tempo reale. Tuttavia il nostro navigatore per eccellenza resterebbe una buona mini-guida preparata con cura e su misura per noi nel periodo precedente alla partenza. Realizzarla è una delle cose più divertenti dell’avventura!

  • Per una donna, affrontare un viaggio del genere comporta diverse difficoltà, anche da un punto di vista puramente pratico, come hai affrontato il tuo personale pellegrinaggio?

Devo confessare che grazie alla mia buona capacità di adattamento anche in condizioni difficili, quando sono a disposizione pochi confort, non ho incontrato particolari disagi, o comunque non tali da non riuscire, in qualche modo, a trovare una strategia per affrontarli e superarli. Sono una donna forte, questo devo riconoscermelo! Per me le maggiori difficoltà sono state quelle psicologiche come quella di imparare a gestire lo scoraggiamento, che a volte mi ha presa, dovuto alla momentanea perdita della motivazione che mi aveva portato a fare quello che stavo facendo. E senza un buon sostegno motivazionale è più difficile affrontare tutto: la fame, la sete, il freddo, il caldo e la fatica fisica.
Il mio personale pellegrinaggio è stato un’ottima scuola per imparare a conoscere i miei limiti, ad accettarli e a conviverci. E forse la cosa tra tutte più importante che ho imparato da questa esperienza è stata quella di sapermi affidare. Questo per me significa accettare con umiltà e con Fede che le cose, dalle più piccole e quotidiane a quelle importanti, a volte non vanno come vorresti, e si divertono a sconvolgere i tuoi piani, ma se le accetti così come vengono ti fanno quasi sempre arrivare ad un risultato inaspettato ben al di sopra delle tue aspettative.

  • Come ogni buon diario che si rispetti, fra le pagine vi sono raccolti momenti d’intensa emotività dovuti ai più svariati motivi, sia personali che esterni, vi è stato un episodio che, a distanza di tempo, rammenti più di altri?

In realtà tutti sono stati episodi belli e significativi per aspetti diversi, e non vorrei dimenticarne nessuno. Se proprio dovessi sceglierne uno solo da raccontare, sceglierei l’episodio del nostro incontro con il cane Mezzo-Husky sulla strada verso Larciano Castello. E’ stata un’occasione importante per riflettere su argomenti come l’amicizia, la fedeltà, il senso del dovere… Credo che quel cane, nell’accompagnarci per un tratto della nostra strada, ci abbia donato gioia e sicurezza, e soprattutto con la sua presenza ci abbia distratto dalla fatica e dalla noia delle tante ore di cammino.

  • Qual è stato il momento più difficile sia da descrivere nel libro che da affrontare durante il percorso?

Il momento più difficile da affrontare nel percorso è sicuramente stata la discesa dal Rifugio Duca degli Abruzzi a San Marcello Pistoiese sotto la piaggia, il vento ed immersi in una fitta nebbia che impediva di vedere dove mettevi i piedi. Lì ho dovuto veramente tirare fuori tutta la mia volontà.
Il momento più difficile da descrivere, invece… probabilmente la sofferenza di Alessandro per la sua borsite al tallone durante gran parte del viaggio; credo di non essere riuscita a rendere veramente quanto questo inconveniente abbia pesato su di lui fisicamente e psicologicamente. Lui è stato molto forte e tenace!

  • I momenti di difficoltà vissuti hanno sicuramente rinsaldato il vostro legame, tuttavia, considerando la vostra come una prova per misurare singolarmente voi stessi, pensi che gli ostacoli intercorsi siano stati creati appositamente anche per verificare la solidità dei vostri intenti?

Sicuramente, di questo ne sono convinta. Niente succede per caso, ed anche le prove, le difficoltà che si sono poste sul nostro cammino sono servite per farci riflettere sui nostri limiti, sulle nostre debolezze, perché è solo vedendole faccia a faccia che siamo riusciti ad affrontarle e a superarle. E poi, non si dice forse che: ‘…quando il gioco si fa duro… è lì che i duri cominciano a ballare!’ ?

  • Questa esperienza che cosa ti ha lasciato, oltre agli evidenti e splendidi ricordi che descrivi nel tuo libro?

Domanda difficile… non è facile spiegare una cosa così ‘intima’, ma proverò a rispondere. Questa esperienza mi ha lasciato tante cose, ed oggi non sarei la donna, la moglie e la mamma che sono se non l’avessi vissuta. E la cosa più importante che ho imparato è stata quella di saper accettare con umiltà che le cose non vadano secondo i miei programmi. E per una persona razionale, programmatrice e meticolosa come sono io, è stato un vero dono. Non è una cosa che ho imparata per sempre ed ora mi comporto di conseguenza… sarebbe troppo facile! E’ invece un pensiero che si è insinuato nel mio animo e nella mia mente e si ripresenta ad ogni occasione, come un monito, una voce interiore che non posso più far finta di non sentire, anche se ancora, a volte, mi infastidisce. Questo monito mi dice che, come lungo un sentiero, tutti i bivi di strada che si presentano nelle mie giornate sono importanti, perché da lì la strada prende direzioni completamente diverse, e che ce ne saranno sempre tanti, senza tregua, senza sosta, da affrontare in qualunque condizione, anche quando sarò stanca, demotivata o delusa. Mi ricorda che il modo migliore per continuare a camminare, superando questi bivi e scegliendo la via giusta per il mio cammino è quello di non credere superbamente di doverlo fare da sola, ma di sapermi affidare…e sapete, non è affatto facile per una come me che si considera una buona camminatrice, accettare, a volte, di farsi portare in braccio!

  • Una curiosità, quando siete finalmente giunti a Roma, qual è stato il tuo primo pensiero e che cosa hai fatto per prima cosa?

Ad essere sincera, il mio primissimo pensiero è stato: ‘E’ finita, finalmente…Ce l’ho fatta!’. Il secondo pensiero è andato alla strada percorsa, alle difficoltà, ma anche alle tante gioie vissute, agli incontri, ai paesaggi, a noi stessi e a tutte le persone che amiamo.
La prima cosa che ho fatto arrivata a Roma è stata quella di chiedere ad un passante di scattarci una fotografia davanti alla Basilica di San Pietro. Volevo avere una prova concreta che eravamo lì, finalmente giunti alla tanto desiderata meta, mio marito ed io insieme, un istante bloccato nel tempo, da tenere per sempre come ricordo.

  • Hai affrontato numerose presentazioni in questo periodo, le quali ti hanno portato a contatto con persone diverse, qual è la domanda che ti senti rivolgere più spesso e, ovviamente, tu cosa rispondi?

La domanda che le persone mi rivolgono più spesso è ‘Che cosa te l’ha fatto fare?’ e la mia risposta è sempre la stessa. Abbiamo intrapreso quel viaggio a piedi di 380 km sulla Via Francigena con la voglia di fare un’impresa impegnativa, non tanto fisicamente, ma più per la ricerca del senso delle cose e di noi stessi, e per questo indimenticabile. Volevamo metterci alla prova fisicamente e psicologicamente, e vedere se, alla fine, ci saremmo riusciti. Sapevamo, per sentito dire, che il pellegrinaggio è un’esperienza che ti cambia nel profondo, e abbiamo voluto provarlo sui noi stessi. Il desiderio di fare questa esperienza insieme a mio marito è perché, allora inconsciamente oggi coscientemente, desideravamo che qualunque cambiamento fosse avvenuto in noi durante quel viaggio, doveva essere nella stessa direzione.

  • Il ritmo che impone una camminata permette di poter godere della natura circostante, in quanto esperta nell’ambito zoologico-naturalistico, come reputi che sia lo stato di salute della nostra fauna?

Dici proprio bene, perché veramente è solo il lento camminare che ti permette di accorgerti di quello che hai intorno, di sentire i rumori della natura e di cogliere le tracce del passaggio di qualche animale, che vive lì accanto, ma tende ad essere molto riservato. Ritengo che il paesaggio, le bellezze naturali come la fauna e la flora della nostra penisola risentano di un’eccessiva antropizzazione e che alle poche isole-riserve naturali sia data troppa poca valorizzazione e quasi nessun finanziamento perché possano sopravvivere. Il fatto è che lo Stato per primo, ma anche il modo diffuso di pensare della gente, purtroppo, le considera territorio perso per l’economia di mercato anziché, come dovrebbe essere, una risorsa enorme su cui creare un’economia sociale e solidale che coinvolga tutta la popolazione.

  • Quando Elena non scrive, come occupa il proprio tempo?

Attualmente oltre a cercare di fare al meglio la mamma e la moglie, collaboro con varie Associazioni Onlus e con il Museo di Storia Naturale della mia città per progetti nell’ambito culturale e della valorizzazione e salvaguardia ambientale-naturalistica del territorio intorno a Verona. E quando mi rimane un po’ di tempo ancora, naturalmente, cammino! Perché fermare una come me, è veramente difficile.

  • Quali sono i tuoi progetti letterari per il futuro?

Desidero scrivere ancora, questo è sicuro. In realtà sto già scrivendo un nuovo racconto i cui personaggi-protagonisti sono gli animali che ho avuto nella mia vita e con i quali ho condiviso intensi momenti di amicizia; in questo testo emerge preponderante la biologa-etologa che è in me, il mio amore per la natura, per gli animali ed il loro comportamento. Posso dire che scrivo anzitutto per raccontare le cose che vedo, che sento e che provo, soprattutto quelle che per me hanno significato molto e, pertanto, desidero condividerle anche con chi avrà voglia di leggerle.
Per il momento, quindi, come scrittrice resto legata al genere autobiografico, di cronaca e saggistica, ma non voglio escludere che nel futuro potrò spaziare anche in altri genere letterari, perché, come è nel mio carattere, mi piace mettermi alla prova!

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screen video

Sei un pellicano, lo sapevi?

La capacità di trasmettere emozioni.

Ebbene, per quanto possa sembrare strano identificare un autore con un pellicano, ma perfettamente logico dopo che avrete ascoltato il video che vi vogliamo proporre, lo scrittore può essere paragonato idealmente a questo nobile animale e lo spunto di riflessione, che si trae al termine del filmato, lascia attoniti e profondamene scossi. Dunque l’uomo che, prendendo in mano una penna (o una tastiera, ma non stiamo a sottilizzare) pone se stesso, il proprio sudore e il proprio cuore all’interno di uno scritto, diventa colui che è realmente in grado di comunicare emozioni a coloro che lo leggeranno dopo. E come il pellicano offre il proprio sangue ai piccoli affamati in attesa, così il compito dello scrittore è quello di offrire nutrimento ai lettori, di elargire emozioni, non curandosi di quanto questo possa costare. Non perdetevi questo video e se al termine vi sarete commossi, sappiate che siete in ottima compagnia e il messaggio sarà arrivato a destinazione.

 

Intervista a Eugenia Guerrieri

Eugenia Guerrieri, autrice di Deathdoc.Intervista a Eugenia Guerrieri, autrice di Deathdoc.

Deathdoc è un libro diverso, così diverso che difficilmente una trama come questa vi verrà riproposta con la stessa dose di humor, sarcasmo e incredibile realismo. Molto si cela dietro a un cadavere e non stiamo parlando del classico omicidio in cui il filo s’interrompe con la scoperta del colpevole, bensì di quello che accade “dopo”. Dopo che un corpo passa dallo stato di “vivo” a quello di “morto”, piombando nel caos burocratico e cinico che ruota intorno a qualsiasi salma. Ed è esattamente su questo che si basa il libro scritto da Eugenia Guerrieri, giovane scrittrice emergente, che ha fatto del macabro il suo punto di forza.

  • Innanzi tutto, questo non è il tuo primo libro, Eugenia, e Deathdoc non è un nuovo personaggio inventato appositamente per questa storia, vuoi raccontarci come nasce e da dove prende il suo soprannome?

È un personaggio già presente nella mia saga “La Bella Gioventù“, ambientata a Velletri, una cittadina della provincia di Roma, situata nella famosa zona dei Castelli. In origine era semplicemente il custode del cimitero, l’uomo stravagante che a dispetto del suo carattere scontroso, fa amicizia con uno dei protagonisti della saga, un ragazzo geniale (e per questo, solitario per natura) che, appena trasferito con la famiglia, prende a frequentare il cimitero “per avere un posto dove rifugiarsi quando ne ha abbastanza”. Nella bozza de “La Bella Gioventù” il custode del cimitero aveva un ruolo piuttosto marginale, solo in seguito – dietro pressione di un appassionato della mia storia – ho sviluppato la sua storia, finendo per scrivere un romanzo su di lui. Il perché di quel soprannome, che è anche il titolo del romanzo? Lo dirà la storia stessa.

  • Paolo Grandi, il nome fittizio dietro il quale si cela il tuo protagonista, è un uomo molto particolare, fuori da qualsiasi schema che lo possa identificare come eroe, che cosa ha ispirato questa tua scelta, perché proprio un uomo con questi determinati tratti caratteriali?

Paolo Grandi, il cui vero nome è Giovanni Di Micco, infatti, non è un eroe. Anzi, possiamo dire che i suoi guai se li è anche andati a cercare. Laureato con il massimo dei voti in Medicina e Chirurgia, appassionato di Medicina Legale, ha rinunciato alla sua vera passione apparentemente perché “allettato” dalla promessa fattagli dal suocero Piergiorgio Mazzone di un posto di elite nel suo reparto, quello di Rianimazione e Terapia Intensiva, in uno dei più importanti poli ospedalieri della capitale.
Giovanni, atterrito dall’idea dell’infermità permanente, dalla vita-non vita a cui vanno incontro le persone con malattie incurabili o gravemente invalidanti, era un giovane medico tendenzialmente favorevole all’eutanasia. Un’ideologia che il suocero, un uomo totalmente privo di qualsiasi scrupolo, andava cercando come requisito fondamentale nella scelta del personale medico che entra a far parte della sua squadra allettato dalle promesse di lauti guadagni. Diversamente, Giovanni non sarebbe mai stato preso in considerazione dall’avido primario.
Una cosa che mi ha fatto molto piacere è stato sentirmi dire, da chi ha già letto DEATHDOC, che è impossibile odiare il protagonista nonostante la sua cattiva fama e il suo carattere un po’ asociale, sarcastico e spigoloso. Magari le lettrici sono anche positivamente influenzate dal fatto che sia un bell’uomo?

Il perché di questa scelta, cosa me l’ha ispirata? Più che altro mi è stata suggerita per filo e per segno dallo stesso, appassionato lettore che ha tanto insistito affinché sviluppassi il personaggio di Paolo/Giovanni. «Rendiamolo interessante», ha detto. Ovviamente lui mi ha dato le linee guida, il resto ce l’ho messo io. Ascolto sempre volentieri i suggerimenti dei miei lettori, poi sta a me decidere se siano fattibili o no.

  • Ambientare una storia in un cimitero non è esattamente una scelta usuale, perché una giovane donna ha scelto proprio questo genere per comunicare con il pubblico?

Perché non avrei dovuto sceglierlo? Non mi piacciono le storie romantiche e/o sdolcinate, inoltre negli ultimi tempi sul mercato letterario c’è un’inflazione di fantasy (non che non mi piaccia il genere, ma personalmente sono un po’ stufa di vampiri, demoni, eccetera); e poi Patricia Cornwell e Kathy Reichs sono donne, eppure hanno scritto romanzi su un medico legale e su un’antropologa forense.

  • Oltre ad aver caratterizzato fino all’esasperazione i vari personaggi, di cui parleremo dopo, hai anche reso perfettamente l’idea del mondo che gira intorno a una qualsiasi morte, aspetti che non tutti sanno e che spesso, proprio a causa del momento emotivo, le persone non comprendono. Quante ricerche hai svolto per ottenere tante informazioni e quali ostacoli hai trovato nello svolgimento di tale ricerche?

Colui che ha tanto insistito affinché sviluppassi e approfondissi quel personaggio, è un giovane medico legale che lavora al cimitero. È stato lui a darmi un valido aiuto, presentandomi i suoi colleghi, permettendomi di fare tutte le domande che volevo e di vedere tutto ciò che era necessario vedere affinché potessi rendere la storia credibile. Oltre a quello, mi ha suggerito un sito internet su cui trovare gli approfondimenti delle normative che regolamentano quel mestiere che in molti nemmeno considerano, o sottovalutano. Perciò di ostacoli non ce ne sono stati; posso però affermare con sicurezza che se anche non avessi avuto il suo supporto, avrei ugualmente sviluppato una storia ambientata in un cimitero, ma senza entrare nel tecnico. Anzi, l’ho già fatto e il risultato mi soddisfa: è un romanzetto intitolato “OGGI RICORRONO I MORTI (SPERIAMO VINCA MIO NONNO)“, incentrato interamente sulla giornata del 2 novembre. Lo consiglio sempre a chi è curioso di leggere una delle mie storie particolari ma si impressiona per certi dettagli.

  • Come dicevamo, i personaggi, che ruotano intorno al cimitero, hanno tutti in comune la caratteristica di divenire grotteschi ed esaltano quegli aspetti che, per assurdo, li rendono ancora più umani. Hai tratto spunto da persone reali?

Per incontrare personaggi grotteschi basta andare in giro e osservare la gente nella vita di tutti i giorni. In ogni caso, quando qualcuno mi fa particolarmente innervosire, lo “uccido” e lo faccio diventare un ospite del cimitero del protagonista. È anche un’ottima valvola di sfogo! Queste persone non immaginano che se sorrido invece di mandarle al diavolo come meriterebbero è solo perché nella mia infinita fantasia scribacchina le ho già collocate orizzontalmente in una graziosa tomba…

  • Nel tuo libro vi sono menzionati diversi episodi in cui il filo conduttore è alla fine qualcuno su cui piangere, quanti di questi episodi sono reali e quanti inventati?

La storia personale del personaggio è tutta inventata. Gli episodi al cimitero, invece, mi sono stati raccontati oppure vi ho assistito personalmente.

  • La vena di humour macabro è una parte insita del tuo carattere oppure insorge nel momento stesso in cui, calandoti nella storia, emerge improvvisamene lo scrittore che è in te?

Lo ammetto: la vena macabra è insita nel mio carattere. E non mi importa cosa gli altri pensino di me. In ogni caso, cerco sempre di buttarla un po’ sul ridere.

  • La cultura occidentale identifica il cimitero come un luogo di morte e sofferenza, mentre la cultura orientale tende a renderlo un luogo in cui la pace dello spirito influisce anche sull’animo delle persone. Due concezioni diametralmente opposte, tu come vivi questo luogo?

Direi che abbraccio pienamente la cultura orientale, al cimitero mi sento veramente in pace.

  • Per offrire un’alternativa diversa al lettore, non avresti voglia di scrivere un libro scritto dal punto di vista del morto?

Chi ti dice che io non l’abbia già fatto? Aspetta di leggere il seguito di DEATHDOC! Certo, per scrivere ciò ho usato molto la fantasia, dando anche alla storia delle mie personali libere interpretazioni, perché ovviamente nessuno è mai tornato indietro a raccontarmi come sia il punto di vista di un morto. Anche se, dovendo scegliere, preferirei mi desse i numeri vincenti del Super Enalotto…

  • Quando Eugenia non scrive, come occupa il proprio tempo?

Se intendi il mio tempo in generale, faccio quello che fanno tutte le persone che vorrebbero essere nate ricche, ma che invece non lo sono e “devono campà”. Se invece ti riferisci al tempo libero: ultimamente ne ho molto poco, quindi scrivo soltanto. Guai a propormi qualcosa di diverso! Non è cattiveria, ma ultimamente il mio motto è: LASCIATEMI scrivere IN PACE e non rompete.

  • Sappiamo che per Deathdoc è previsto un seguito, puoi anticiparci qualcosa in merito al tuo nuovo libro?

Il seguito di DEATHDOC si intitola IL SIGNORE DEI CIMITERI. L’ho già inviato all’editrice per la valutazione.
Nelle sue pagine si ritrova Paolo/Giovanni in periodi differenti della sua vita. Lo vedremo ragazzo, giovane uomo, studente e specializzando in Medicina Legale – e in alcuni capitoli anche nel ruolo che già ricopre nel romanzo DEATHDOC, vari episodi che nel precedente libro non ho raccontato perché poco inerenti –, sempre con la smodata passione per i cimiteri. Non si è mai lasciato sfuggire l’occasione di visitarne uno, magari rinunciando a una gita o a una giornata di mare.

Di cosa parla IL SIGNORE DEI CIMITERI? Qui ci riallacciamo alla domanda sullo scrivere un libro dal punto di vista di un morto. Si scoprirà infatti che Giovanni Di Micco è un “medium“, in grado di vedere i trapassati e di interagire con loro. Un dono che scopre gradualmente, ma di cui non sa proprio cosa fare. Sulle prime crederà di essere pazzo.
Questo lato della storia è raccontato secondo una mia personale e molto fantasiosa interpretazione dell’after-life: i fantasmi della mia storia non fluttuano e non sono trasparenti, ma ai suoi occhi appaiono in tutto e per tutto con l’aspetto di persone normalissime. Inoltre sono impossibilitate ad allontanarsi dal luogo dove dimora il loro corpo; il che, per il nostro amato protagonista, è un sollievo: gli è già difficile riuscire a distinguerli dai vivi all’interno del cimitero, figuriamoci se li incontrasse per strada.
Ovviamente sull’argomento c’è dell’altro, ma lo scoprirai leggendo il libro.

  • Per rimanere in tema e per concludere degnamente questa simpatica chiacchierata, cosa scriveresti come epitaffio per questa intervista?

Uhm… va bene che la morte piace alla gente che giace?

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LGBT: conoscete questo acronimo?

Quando la scrittura non conosce differenze

lgbt

LGBT è l’acronimo di Lesbian, Gay, Bisexual e Transgender. Questa è la nuova sezione inserita nel nostro catalogo e non tanto per osservare un nuovo punto di vista erotico, quanto per raccontarvi storie che, pur avendo in comune il sentimento, sono vissute con un’ottica differente. E non vi è niente di meglio che poter spaziare nell’animo umano, cogliendo tutte le sfumature possibili.
I due romanzi che presentiamo, pur molto diversi tra loro, sono accomunati dal fatto che sono opera di due autrici donne under 30 e dai protagonisti delle storie, che sono omosessuali. Il melodramma ai tempi dei leggings è una storia tutta siciliana, ambientata nella Sicilia “profonda”, dove le opportunità di lavoro per i giovani sono poche e spesso insoddisfacenti, “magico mondo fatato in cui tutti e tutto possono diventare quello che vogliono non grazie, ma nonostante le proprie caratteristiche e quindi un cane può diventare un attore, un atleta può diventare un invalido al 100%, un analfabeta diventare giornalista, un criminale politico, un’area archeologica area edificabile”.
Cappuccino italiano è invece ambientato tra Londra Trieste, e racconta con leggerezza storie drammatiche, ma al tempo stesso propone molte tematiche attuali e dibattute, come l’uso delle droghe e il problema delle adozioni da parte di genitori “non tradizionali”.A titolo informativo, preciso che non si tratta di opere a sfondo erotico e che non urteranno la sensibilità di nessuno.

Io dormo da sola: un ebook di successo su Amazon

PACI_ESTERNAUn nostro ebook nella classifica dei primi venti libri su Amazon!

Sono già parecchi giorni che un nostro ebook resta saldamente ancorato nelle prime venti posizioni della classifica generale di Amazon, nonché fra i primi dieci della classifica della Narrativa Contemporanea. Il libro in questione è Io dormo da sola di Salvatore Paci ed Emanuela Baldo. Un romanzo scritto a quattro mani da autori che, non più esordienti, stanno regalando ai lettori una storia intensa e coinvolgente, ricca di mistero e colpi di scena. Questo nostro piccolo traguardo, che condividiamo con gli autori, ci rende orgogliosi del fatto che la qualità, tanto ricercata nelle dure selezioni dei manoscritti che giornalmente ci pervengono, alla fine paga. E non tanto da un punto di vista economico, benché questo sia un fattore da non sottovalutare, ma soprattutto per quell’appagamento che nasce quando un lavoro ben fatto viene apprezzato. ebook su amazonSiamo certi che non sarà l’unico nostro titolo a scalare le vette dello store più importante del mondo, giacché tutti i libri presenti in catalogo offrono la stessa qualità e la stessa cura nel regalare trame che possono suscitare emozioni di ogni genere.

Quindi non perdetevi questo libro la cui trama riportiamo qui di seguito:

Mattia, un giovane architetto, è incaricato di ristrutturare un’antica villa in Sardegna, nelle vicinanze di Iglesias. Durante i lavori, ritrova il diario di una giovane donna, Emma, che ha vissuto in quel luogo, in un imprecisato passato, forse mezzo secolo prima. La lettura del manoscritto coinvolge profondamente il giovane, a mano a mano che questi conosce più a fondo la vita della ragazza, costretta a sposare un uomo insensibile e dispotico e a vivere un rapporto umiliante e soffocante. In un sottile gioco di interazioni, con il procedere della lettura, le vite di Mattia e di Emma sembrano svolgersi in contemporanea, ad ogni passo i due si trovano davanti a dei bivi e delle scelte, quasi come se la storia di Emma, anziché anni prima, venisse scritta giorno per giorno, parallelamente a quella di Mattia che, dal futuro, vorrebbe aiutare la donna del passato. Perché la storia è complessa, piena di punti oscuri, ci sono verità inconfessabili che si annidano nella famiglia di lei e colpi di scena, nel diario, degni di un romanzo.

Intanto, inevitabilmente, Mattia si innamora di Emma, della sua bellezza, del suo desiderio di libertà e di verità. E sarà Mattia il primo a capire, a mettere insieme tutti i tasselli della storia.

Ma che fine ha fatto Emma? Si è davvero suicidata, come sembra di capire dalla brusca interruzione del diario? Oppure riuscirà finalmente a conoscere quella verità a cui tanto aspira?

La conclusione del romanzo è sorprendente e inattesa.

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