Danae Lorne e la sua esperienza

Danae Lorne è un’autrice schiva eppure appassionata. E lo è a tal punto che i suoi libri sono carichi di quella sensualità che solo una persona dotata di grande sensibilità potrebbe scrivere e riuscire a trasmettere. Per quanto la s’incontri di rado in rete, la sua presenza aleggia in modo costante in ogni nostra iniziativa e il suo appoggio non manca mai. #EEE #autoriEEE

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Danae Lorne e la sua esperienza con EEE

di Danae Lorne

Una famosa frase di Fernando Pessoa recita così: La letteratura, come ogni altra forma d’arte, è la dimostrazione che la vita non basta.

Per me è sempre stato così.

Da bambina ricordo che a occhi chiusi sognavo spesso altri mondi, altri scenari, altri amici, altre emozioni. Era entusiasmante, confortante. Ero altrove, riuscivo ad essere dove volevo. Una propensione naturale che negli anni si è dimostrato il mio più grande punto di forza e nello stesso tempo, forse, la mia più grande debolezza.

Si perché quando ho cominciato a scrivere sul serio, l’ho fatto per “scappare” da una situazione scomoda.

A volte scappare è l’unico rimedio che ti resta. E allora esternare il mio mondo interiore attraverso la scrittura all’inizio è stato necessario, quasi terapeutico perché  quello che è venuto fuori alla fine mi ha fatto bene, è stato come rifugiarmi in un luogo che non ha nome ma che sa tutto di me, e se ne sa prendere cura.

Questo è ancora il motivo principale che mi spinge a scrivere, anche se non smetterò mai di ringraziare Piera Rossotti, la mia “editora”, che per prima mi ha regalato la gioia e l’immensa soddisfazione di poter condividere tutto questo con i miei lettori.

Il mio primo contatto con la sua casa editrice è avvenuto attraverso un importante ed utilissimo sito (www.danaelibri.it) gestito da lei e dai suoi collaboratori. Ne Il Rifugio degli esordienti avevo trovato dritte importanti per presentare il mio romanzo alle varie case editrici, nel modo più appropriato.

Ricordo ancora l’emozione che provai quando, qualche tempo dopo, nella cassetta della posta, trovai due buste formato A4 contenenti le proposte di due case editrici. Ero felice, li lessi con attenzione e li misi da parte, in attesa di qualcosa… di altro. Quando mi arrivò la mail di Piera e la sua di proposta editoriale la accettai senza riserve. Il suo motto “Sono un editore scopritore di talenti e non un detentore di diritti” sbandierato nella home del vecchio sito della casa editrice (www.edizioniesordienti.com) mi  inorgogliva non poco e in seguito ho avuto modo di constatare che non si trattava solo di uno slogan pubblicitario. Con loro ho pubblicato la mia prima trilogia ed ho avuto la grandissima soddisfazione di ritrovare i miei romanzi in tutte le più importanti piattaforme della rete. La mia casa editrice è cresciuta moltissimo in questi ultimi tre anni, ed ogni loro passo è sempre stato contraddistinto dalla serietà e dalla passione.

Sono orgogliosa di fare parte di questa grande famiglia che spero di conoscere di persona al più presto.

La mia Bibliografia

Andrea Leonelli: la mia bibliografia

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di Andrea Leonelli

Perché questo articolo? Perché sono tendenzialmente una persona poco ordinata e, come tale, anche la mia bibliografia è caotica, almeno in parte.
Partiamo dicendo in che ordine, cronologicamente, sono stati scritti i miei libri: la mia prima silloge è “La selezione colpevole”, una raccolta di poesie scritte “di pancia”. Contiene tutto il dolore che ho vissuto in un pessimo momento della mia vita. Successivamente ho scritto “Consumando i giorni con sguardi diversi”, in cui ho inserito, forse più con la testa, diverse composizioni create al di fuori dai miei soliti schemi, cercando soluzioni nuove e sperimentali per esprimere ciò che sentivo in un periodo di transizione.
Per ultimo, almeno per ora, “Crepuscoli di luce”. Questa silloge rappresenta una sintesi di un periodo più lungo che inizia ai tempi di “La selezione colpevole” e arriva fino alla metà 2015.
Ho un’altra raccolta di poesie, già pronta ma ancora in fase di “lavorazione”, di cui è ancora presto per parlare. Sto lavorando, ormai da anni, a un romanzo/racconto lungo e autobiografico che chissà quando riuscirò a finire.
Concludiamo, dunque, parlando dell’ordine di pubblicazione: prima è uscito, come autopubblicazione, “La selezione colpevole”, mentre il primo libro pubblicato con un editore, ma solo in formato digitale, è stato il mio secondogenitoConsumando i giorni con sguardi diversi” uscito per EEE. Di seguito è uscita la seconda edizione di “La selezione colpevole” in ebook e cartaceo a cui è seguito, dopo una parentesi temporale (comprensiva di tuoni, fulmini e saette), “Crepuscoli di luce” sia digitale che cartaceo.
Ultimo “rinato” al momento è “Consumando i giorni con sguardi diversi”, in seconda edizione, stavolta nei due formati elettronico e in brossura.
Spero di aver chiarito, almeno agli interessati, la strana cronologia delle mie pubblicazioni.
Chissà le future sillogi quali vie traverse di pubblicazione potranno mai prendere e in che ordine si affacceranno al pubblico ma adesso, che è uscito il neo rinato “Consumando…”, festeggiate con me rileggendolo in questa splendida edizione “rielaborata” che potrete trovare, come tutti i titoli EEE, su tutte le piattaforme digitali. E se lo volete il cartaceo, vi assicuro che fa una bellissima figura.
Parola d’autore felice.

Giancarlo Ibba e la sua esperienza

Giancarlo Ibba è l’autore che meglio rappresenta il New Gothic nel panorama letterario italiano e le sue storie, ambientate su suolo nostrano, specialmente nella sua amata Sardegna, portano il lettore a immergersi nell’orrore puro dato dal quotidiano. Come lo stesso Giancarlo afferma, non c’è nulla di più terrificante del terrore che scaturisce dalla normalità. #EEE #autoriEEE

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Giancarlo Ibba e la sua esperienza con EEE

di Giancarlo Ibba

Il mio primo contatto con la EEE risale all’ottobre 2011. Mi trovavo in Sardegna per trascorrere le ferie al caldo (nel Profondo Sulcis l’autunno arriva più o meno nel periodo natalizio) e ricaricare le batterie in vista della prossima Stagione Invernale. Un pomeriggio, mentre con la pancia piena dei manicaretti materni e del vino paterno contemplavo dalla sedia a sdraio l’oscillare delle fronde degli ulivi nel giardino, ricevetti una telefonata della Fidanzata. “Ho trovato su internet una nuova Casa Editrice che cerca manoscritti di autori esordienti!” annunciò. Con il mio solito entusiasmo pomeridiano post-banchetto, ho replicato: “Ah-ah.”

“Ti segno la mail?”

Risposta (immaginatela con lo stesso tono stralunato di Forrest Gump): “Okay”.

La mia scarsa eccitazione, oltre alla digestione lenta e i postumi del Cannonau di Jerzu, era dovuta principalmente a due fatti: primo, fino ad allora i miei tentativi di comunicare con una CE erano stati inutili; secondo, nonostante tutti gli amici che mi dicevano il contrario, io non ero ancora convinto di essere abbastanza bravo nello scrivere da poter addirittura pubblicare un libro. Alla fine del Liceo Scientifico, dopo aver vinto una Targa Premio in un Concorso Letterario Comunale, avevo spedito a un Presunto Editore un manoscritto intitolato “Verdetto Invisibile” (quello che oggi costituisce il nucleo originale de “L’alba del Sacrificio”). Qualche settimana dopo mi arrivò per posta un plico con la risposta. In breve, la storia era piaciuta (a chi? Dettaglio non specificato) e si voleva procedere con la pubblicazione. Facile, no? Dov’era la fregatura, direte voi? La fregatura era che mi si chiedeva un contributo di 7.500.000 lire e l’acquisto preventivo di minimo 500 copie.

Declinai l’offerta, ovviamente. A quei tempi, quasi diciottenne, tutte le somme oltre i tre zeri mi erano praticamente sconosciute. La paghetta settimanale, somministrata dai genitori ai figli, era un concetto mitologico, qualcosa che esisteva soltanto nei telefilm americani tipo “Casa Keaton”. L’unica paga che conoscevo era quella di mio padre, che arrivava il 27 di ogni mese (con il senno di poi, tutto sommato ero un privilegiato) e dovevamo farla bastare fino al 27 successivo. Quando andava bene, sbrigando qualche commissione o lavoretto, con grande parsimonia riuscivo a racimolare gli spiccioli per acquistare un pallone da calcetto Tango (5000 lire), un gelato (rigorosamente un ghiacciolo al limone, con il suo duro e appiccicoso bastoncino di liquirizia, prezzo 250 lire) e qualche caramella alla menta (25 lire ciascuna).

Non ho più spedito nulla fino ai tempi dell’università, quando, sollecitato dai pochi lettori-cavie dei miei raccontini horror, decisi di riprovarci. Non avevo grosse aspettative, ma perlomeno li avrei fatti contenti. Così investii in grandi buste arancioni, fotocopie rilegate e francobolli, una frazione del mio budget extra annuale. Questo extra proveniva dal lavoro estivo a cui nel frattempo mi ero dedicato… ma questa è un’altra storia, come si dice.

Tagliando corto, tutti i manoscritti inviati a CE più o meno grandi non ricevettero risposta e finirono chissà dove. In un certo senso, ne fui anche contento, perché in fondo mi vergognavo delle assurdità che andavo scrivendo. Così, smisi di pensarci e mi dedicai con pazienza a trasferire dal cartaceo al digitale le pagine dei miei block notes, malamente imbrattate di inchiostro in quegli anni spensierati e fuggevoli. Nel frattempo scrissi altre cose, parecchie incompiute, tra le quali un romanzo breve intitolato “Ragazzi Normali”.

E con “Ragazzi Normali” ritorniamo all’autunno del 2011.

Finite le ferie e tornato alle fresche montagne della Valle d’Aosta, recuperai l’indirizzo email e inviai in lettura alla EEE il file word di un romanzo horror intitolato “Frammenti di Terrore”. In poche parole, si trattava della versione espansa, corretta e rivista, del racconto adolescenziale spedito al Presunto Editore.

Immediatamente (grande novità!) ricevetti una risposta automatica di avvenuto ricevimento. Il giorno seguente una cortese mail della signora Piera Rossotti mi informava che il file era stato messo in lista di attesa per la lettura. I tempi previsti per un responso erano di circa sei/otto mesi e, in ogni caso, mi sarebbe stata fornita una scheda di lettura e un parere obbiettivo sulle possibilità di pubblicazione.

Benissimo, pensai.

Ho tanti difetti, ma come quasi tutti i Sardi (evoluzione genetica dovuta alla pratica millenaria della pastorizia?) possiedo la virtù della pazienza. Così, mi dedicai ad altre faccende e lasciai che il tempo facesse il suo corso. In primavera, inattesa, ricevetti un’altra mail con allegata scheda di valutazione. Mi aspettavo quattro righe messe in croce (come era accaduto con il Presunto Editore, invece mi trovai sotto gli occhi un paio di pagine belle fitte. Ogni aspetto della mia “opera” era stato analizzato, evidenziandone i pregi e sottolineando i numerosi difetti. In definitiva, la conclusione era: così com’è adesso il romanzo non mi convince e non lo riteniamo pubblicabile. Non me la presi. Scrissi una lettera di ringraziamento per il lavoro svolto e, comunque, anche solo per avermi degnato di una risposta. Ne nacque un breve scambio epistolare digitale con la signora Rossotti, dove lei mi spiegò che parte delle sue perplessità sul mio romanzo (oltre alla incasinata struttura temporale non lineare) derivavano da un fatto di gusto personale: non le piacevano le storie di autori italiani ambientate negli Stati Uniti. Perché non provare ad ambientare il racconto in Sardegna? buttò lì, semplicemente. Accettai il suggerimento e le risposi che avrei riscritto tutta la vicenda da capo, localizzandola nel Sulcis. Già mentre scrivevo questa risposta, un bel po’ di nuove idee mi balzarono in mente. Non ero sicuro di farcela, ma avrei di certo fatto del mio meglio.

Passò qualche mese. Cominciai a riscrivere “Frammenti di Terrore” e, nel frattempo, ripassai per l’ennesima volta il file di “Ragazzi Normali”. Pensavo: questa storiella di studenti fuoricorso e docenti fatti a pezzi potrebbe piacere o no? A fine giugno, superando la mia ritrosia, inviai in lettura il file alla EEE. A questo punto della narrazione dovete sapere una cosa: il primo romanzo era il mio figlio preferito (il primogenito), mentre il secondo lo consideravo un figlio… minore. Perché? Perché uno era stato scritto in vent’anni, mentre l’altro in poco più di un mese, senza sforzo e senza mai richiedere grandi modifiche.

Figli e figliastri, insomma.

Comunque sia, a questo punto accade una cosa curiosa. Per vari motivi, resto un mesetto senza ispezionare la mail, anche perché in quel periodo ricevevo soltanto spam, pubblicità e poco altro. Un giorno di fine luglio controllo la casella di posta elettronica e, in cima alla lista delle ricevute, trovo una mail della Rossotti. La apro e leggo: Buongiorno. Allora, pubblichiamo? Resto di stucco. Così scorro in basso la lista e trovo un’altra mail, scritta una settimana prima. Mi comunicava che aveva letto personalmente “Ragazzi Normali”, le era piaciuto (a parte il fatto che non avrebbe più guardato le braciole di maiale e le cernie negli acquari con gli stessi occhi di prima) e voleva pubblicarlo. Naturalmente, accettai la proposta. La correzione della bozza richiese pochissimo tempo: decidemmo di cambiare il titolo in “La vendetta è un gusto”, eliminammo qualche refuso e un errore madornale riguardo agli stipiti che sbattono.

Ad ogni modo, credo di essere uno dei pochi aspiranti scrittori che si è perso la prima mail che gli annunciava la prossima pubblicazione del suo romanzo d’esordio. Bella roba, eh? Tuttavia, quelle due parole, tra lo stupito e l’impaziente (allora, pubblichiamo?), mi sono rimaste impresse. Del resto, a mia parziale giustificazione, come potevo aspettarmi una risposta dopo nemmeno un mese?

Ai primi di agosto il contratto editoriale era firmato e l’ebook pubblicato nei vari store digitali.

Nel giro di dieci mesi ero entrato nel catalogo e nella scuderia EEE, a quell’epoca ancora esiguo, ma con buone prospettive per il futuro, come ripeteva spesso Renato Pozzetto nel film “Il ragazzo di campagna”.

Con i piedi ben saldi sul terreno, come sempre, la signora Rossotti mi comunicò di non aspettarmi grandi cose, poiché il mercato digitale era solo agli inizi e un autore sconosciuto poteva considerarsi soddisfatto se raggiungeva le 500 copie vendute. Io, che di solito non mi aspetto niente di buono dalla vita, pensai che ero già soddisfatto soltanto per aver pubblicato. Potete darmi torto? Le aspettative generano frustrazione, diceva Buddha.

In ogni caso, sorprendentemente, “La vendetta è un gusto” cominciò a vendere. Superò le 500, le 1000 e le 1500 copie, piazzandosi anche per qualche tempo in cima alla classifica generale di Amazon Kindle. Uno dei primi inaspettati bestseller della EEE, testuali parole della signora Rossotti durante l’emozionante Salone del Libro 2012 (il primo della mia vita), e ne vado fiero e orgoglioso!

Per concludere, oggi, quattro anni dopo gli eventi narrati nelle ultime righe di questo lungo resoconto, posso affermare (ma penso che si sia capito, no?) che la mia esperienza con la EEE e l’esimia editora Piera Rossotti è stata, è e sarà molto positiva. La EEE è una Casa Editrice a misura d’uomo (a misura d’autore, oserei affermare), dove è possibile creare un rapporto personale oltre che professionale con la boss e con gli altri colleghi (quelli che ho conosciuto, perlomeno), un rapporto basato sul rispetto reciproco, la collaborazione e la franchezza delle opinioni. L’importante, come ho già detto, è restare tutti con i piedi per terra e la testa fra le nuvole. Infine, dove altro avrebbe potuto trovare il ragazzo di campagna che vive in me, un’editora a cui dare impunemente del tu se non alla EEE?

L’importanza di fare squadra

L’importanza di fare squadra

Quando gli sforzi congiunti portano a risultati concreti.

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Ve ne abbiamo già parlato e abbiamo approfondito l’argomento anche nel corso del Salone del Libro, dando voce alla nostra esperienza. Tuttavia, abbiamo preferito che fossero proprio gli autori a raccontare il loro punto di vista, a spiegare al pubblico presente quali benefici hanno tratto dal far parte di un “insieme”, di un gruppo omogeneo, compatto, in grado di supportare i colleghi. Ed è stato proprio nel corso della conferenza stampa che Giancarlo Ibba ha coniato uno slogan che diventerà presto il simbolo di quanto stiamo condividendo con tanti altri scrittori, anche se non strettamente facenti parte di EEE: Si scrive da soli, si pubblica insieme.

In questa frase è racchiusa una filosofia che non vuole essere solo un identificativo della Casa Editrice, ma un motto che può essere adattabile a chiunque. Non abbiamo la pretesa di aver scoprire l’antidoto che sarà in grado di salvare l’editoria, ma da qualche parte bisogna iniziare. Personalmente ho chiuso la conferenza con un riassunto che al meglio sintetizza il nostro operato, ovvero con i risultati che abbiamo ottenuto fino a ora, visibili tra l’altro su Amazon, traguardi raggiunti in pochi anni, da quando EEE ha aperto i battenti, che non sono da sottovalutare. In sostanza, se non pensate che “fare squadra” sia una filosofia condivisibile, allora credete almeno alle classifiche dello store più importante al mondo.

Tuttavia, questo sforzo congiunto non avrebbe senso se non vi fosse alla base il fattore umano. Molti di noi condividono anche la stessa convinzione che essere uniti non significhi solo ricondividere sui social il post di un collega o passare a mettere un “mi piace” sulla sua bacheca. Essere uniti significa anche appoggiarsi nei momenti di difficoltà, aiutare a dipanare un nodo nelle trame, trovare escamotage per far funzionare una storia arenata, aprirsi al confronto e diventare attenti ascoltatori di quanto gli altri hanno da dire. Noi non vogliamo essere isole in un oceano che sommerge il singolo. Al momento siamo un arcipelago, fatto di tante piccole realtà che possono, però, costituire un punto fermo per chiunque voglia approdare alle nostre rive. E cresceremo ancora, perché vogliamo poter condividere, con chiunque voglia ascoltarci, quello che abbiamo imparato e la nostra esperienza.

Perché la conoscenza, se non è condivisa e diffusa, non serve a nulla.

Dunque, restate sintonizzati con noi, con i nostri autori e con il nostro Editore, perché avremo molte novità da raccontarvi nel prossimo futuro!

 

Bruno Bruni e la sua esperienza

Bruno Bruni ha il piglio del sognatore incallito, anche se un po’ disilluso dalle esperienze. Eppure, sotto quella scorza, nasconde un’anima in grado di regalare grandi emozioni, a 360 gradi. Conoscerlo e comprendere di essere di fronte a un vero “personaggio” è davvero un tutt’uno… poi, quando si riesce a conoscere anche sua moglie Paola, allora tutto diventa chiaro: il sogno è reale, tangibile ed è diventato una gran bella coppia. #EEE #autoriEEE

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Bruno Bruni e la sua esperienza con EEE

di Bruno Bruni

Ho inviato manoscritti a molte case editrici, grandi e piccole. Quasi tutte mi hanno ignorato senza problemi. Solo tre mi hanno risposto. La prima, una piccolissima, di cui non ricordo più il nome, che gentilmente mi spiegava come il mio romanzo non fosse in linea con i loro piani editoriali. La seconda è stata l’Editore “Il giovane Holden”. Disposti a pubblicare in cambio di un acquisto di molte copie da parte mia. Ho declinato. Terza è arrivata EEE.

A dirla tutta, anche EEE un mio romanzo, “I Viandanti”, lo aveva rifiutato. Dicendomi onestamente che non era piaciuto. Altrettanto onestamente, penso sia stata una errata valutazione. Ma io sono testardo, ne ho inviato un secondo, Voce e pianoforte… E stavolta è andata bene. Ebook pubblicato. Soddisfazione da parte mia, naturalmente. Non esultanza né sbalordimento. Sono troppo vecchio, troppo scettico, per esultare facilmente. E poi, credo, di essere sempre stato conscio di aver scritto un buon romanzo, ne ero convinto già mentre lo scrivevo, completamente immerso nella storia. Quindi, soddisfazione per essere pubblicato ma anche convinzione che fosse, come dire, quasi inevitabile che accadesse. Con tanti saluti alla modestia…

Come mi sono trovato in casa EEE? Bene, naturalmente. Editore ben strutturato, con idee chiare e capacità di scegliere buoni autori. E poi, e questa è forse la cosa migliore, qui si fa parte di un gruppo, non si è mai soli. Noi scrittori siamo un poco… ipocondriaci (mi passate l’espressione?) e trovare gente paziente e comprensiva che ci rassicura, beh, non è certo cosa da poco!

Un’altra cosa, però, ci tenevo a dirla. Una cosa forse solo mia, non so. Ho amato i miei personaggi dal primo istante in cui li ho… incontrati, credo di averlo detto anche nell’intervista. Ma prima, quando erano inediti, erano un amore segreto, quasi vergognoso, nascosto nella mia testa. Adesso è diverso. Adesso, che chiunque lo voglia possa leggere le loro storie, amarli come me, o anche detestarli, non importa, non sono più segreti. Non sono più solo miei. Sono diventati “veri”.

È come se fossero nati, diventati esseri in carne e ossa che camminano per le strade di questo mondo. Per me è la sensazione più appagante che abbia mai provato. E non dispero di incontrarli veramente, un giorno, in un bar, in un viale. Per poterli salutare, e dirgli “Visto? Ve lo avevo detto che vi avrei fatto uscire dalle pagine. Ringraziate me, e ringraziate Edizioni Esordienti Ebook, testoni…”

Andrea Ravel e la sua esperienza

Claudio e Filiberto Arnaudo (Andrea Ravel per i lettori), rispettivamente padre e figlio, sono gli autori del ciclo Il Longobardo, serie di romanzi storici dedicati a una delle radici più importanti del nostro passato. Claudio rappresenta “pubblicamente” un po’ entrambi e possiede uno spirito decisamente carico di allegria (anche se a prima vista nessuno lo direbbe), in grado di abbattere le mura di Gerico. #EEE #autoriEEE

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Andrea Ravel e la sua esperienza con EEE

di Claudio Arnaudo

Dire EEE e dire Piera Rossotti Pogliano è un po’ la stessa cosa e il mio primo incontro con EEE è avvenuto proprio attraverso una telefonata con la Signora Rossotti in persona.

Era un pigro giovedì pomeriggio di fine Agosto 2014 e stavo per entrare in piscina quando suona il cellulare…

“Buongiorno Signor Arnaudo, sono Piera Rossotti etc etc… il suo romanzo è arrivato secondo al nostro concorso per i romanzi storici.”

“Secondo? E perché non primo” rispondo, pentendomi immediatamente. (Mia moglie dice, a ragione, che sono impulsivo, ho un pessimo carattere e invecchiando non miglioro). Dall’altra parte percepisco un momento di sbalordimento, vorrei rimediare in qualche modo ma forse il silenzio è la scelta preferibile.

“Se lei è d’accordo” continua imperturbabile la Signora “penserei di pubblicarlo. Ma, come prima cosa, occorre cambiare il titolo. Quello che ha scelto non va assolutamente bene.”

“A parte il fatto che ci abbiamo messo due anni (io e mio figlio) a sceglierlo” replico decisamente irritato “a me pare perfetto.”

“È un titolo che fa pensare a un romanzo a metà tra il fantasy e il racconto a sfondo religioso. Io detesto il fantasy e i romanzi religiosi non li legge nessuno!”

Vi risparmio il seguito della conversazione, soprattutto quando mi ha intimato di accorciare il manoscritto entro il limite massimo delle battute previste. Devo dire che aveva, naturalmente, ragione più o meno su tutto: il titolo era pessimo, ma soprattutto non dava l’idea del tipo di romanzo che avevamo scritto.

Questo è stato il mio approccio a EEE, traumatico al punto che ancora non riesco a rivolgermi al mio editore che in due modi: o Signora Rossotti Pogliano o Professoressa Rossotti. Inutile dire che il rapporto è poi migliorato e da un po’ di tempo sto riflettendo sulla possibilità di proporle di darci del tu e magari chiamarci per nome, ma non è niente di più che un’idea. Anche se, devo dire, Professoressa Piera (Rossotti) non suona poi tanto male.

Irma Panova Maino e il valore terapeutico della scrittura

Irma Panova Maino e il valore terapeutico della scrittura

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di Irma Panova Maino

Scrivere crea un senso di liberazione, di sollievo e diventa una vera “palestra” in cui sfogare tutte le energie, le frustrazioni e persino le delusioni.

Altrimenti perché mai si dovrebbe scrivere? A scuola impariamo l’arte della scrittura puramente a livello “tecnico”, prima a mettere insieme le lettere, scritte con bella mano, e poi a mettere insieme le parole, stando attenti a tutte le regole grammaticali che distinguono un testo comprensibile da uno poco leggibile. Tuttavia, nessuno insegna come esternare ciò che si ha dentro. Non esiste alcuna legge, suggerimento, elenco che possa fornire istruzioni adeguate sul valore dell’esternazione e su come questa possa essere effettuata. Soprattutto non sono segnalate le controindicazioni, anche se queste poi esistono con l’andare del tempo.

Spesso basterebbe mettere nero su bianco i propri pensieri per cogliere le soluzioni, per sciogliere i nodi e arrivare al nocciolo effettivo di una questione. Forse tanti dubbi e malintesi, soprattutto discussioni, non ci sarebbero nemmeno se solo si fosse perso un po’ di tempo nell’analizzare, per iscritto, i pensieri e le ipotesi. Forse, molta violenza verbale si esaurirebbe sopra un foglio di carta, anche se virtuale, lasciando lì la propria impronta e non sopra altri volti o altra carne.

Il forse, purtroppo, è d’obbligo, ma tant’è che molti autori (e loro lo sanno), utilizzano proprio la scrittura per eviscerare dall’anima tutta la negatività che li circonda, offrendo buoni spunti alla positività e alla speranza. Sono sogni, è vero, mere chimere che a volte possono produrre un effetto risonante piuttosto spiacevole, ma è il carattere dello scrittore che alla fine predomina e il suo stile, il suo bisogno di esprimersi, talvolta, resta tristemente legato al proprio scritto. Quindi, se da una parte è vero che nella maggior parte dei casi lo scrivere può calmare l’anima, dall’altra è anche vero che può diventare la fonte di altre paranoie, fornendo spunti ulteriori per estraniarsi dai rapporti sociali. Forse, per questo molti scrittori diventano esseri solitari, chiusi nei propri mondi immaginari, intrappolati fra trame e personaggi.

Provate a immaginare cosa accadrebbe se doveste svegliarvi e scoprire che siete stati catapultati in uno dei vostri libri…

Gli autori horror potrebbero iniziare a provare serie apprensioni, ma anche per altri generi non sarebbe così semplice uscire indenni dall’immaginario. Dunque, nei nostri scritti riversiamo ciò che il nostro subconscio elabora, creando altre realtà parallele e se questo da una parte ci libera dalla pesantezza dei pensieri, dall’altra frustra le aspettative, diventando, talvolta, un circolo vizioso, pronto per essere sfogato nel libro successivo.

Noi, mastri lavoratori del libro

Noi, mastri lavoratori del libro

mastri lavoratori

Perché proprio mastri lavoratori del libro? Soprattutto che cosa c’entra “mastri lavoratori”? Perché a noi piace partire dalle origini e non abbiamo paura di metterci le mani.

Va bene, mi spiego meglio perché a questo punto già vedo insorgere un grosso punto di domanda sopra le vostre teste. L’attività di un editore consiste nello scegliere quali libri pubblicare, prepararli al meglio e poi immetterli sul mercato, offrendo ogni supporto possibile ai propri autori. E fin qui, niente di nuovo. A questo punto subentra il mastro lavoratore del libro, ovvero quella figura, preziosissima, che crea tutto quello che serve affinché l’amato oggetto possa essere esposto al meglio. Dunque, dopo tre anni di Salone del Libro, al quarto abbiamo preso in mano martelli, chiodi e trapani e ci stiamo dando un gran da fare.

11225586_10203865782354003_2139578370_nL’anno scorso aveva fatto una gran bella mostra di sé il libro in legno (autentico legno, non plastica lavorata) che riportava il marchio EEE. In molti si sono fermati per ammirarlo e alcuni hanno anche azzardato il tentativo di sollevarlo, scoprendo, a proprie spese, che l’oggetto non era per niente semplice da prendere in mano, visto il peso notevole. Quest’anno abbiamo pensato più in grande.

Ed è proprio in questo modo che ci prepariamo ad affrontare l’annuale kermesse, portando non solo l’ingegno e il talento dei nostri autori ma anche la capacità, di ognuno di loro, di apporre quel contributo che ci identifica come una squadra. Da questa sinergia nascono le nostre idee e lo spirito che ci caratterizza.

A questo punto, subentrano i numerosi talenti di Claudio Oliva, che non è solo uno scrittore ma anche un uomo a cui la fantasia non difetta di certo, al punto che quando non crea con la Penna, crea con il legno. Prepararsi per il Salone del Libro per lui significa costruire una struttura che ospiterà i libri dei colleghi e lo sta facendo con un amore tale che, e ne siamo convinti, le opere degli autori EEE risalteranno sicuramente e colpiranno l’attenzione del pubblico. Mi auguro solo che il nostro editore sarà in grado di affittare uno spazio adeguato e che l’entusiasmo di Claudio non si espanda in tutto il padiglione ospitante, altrimenti tutta l’area del Lingotto non basterà per esporre le stratosferiche creazioni del mondo editoriale EEE.

La mia esperienza con EEE

Altri tre autori raccontano La mia esperienza con EEE ed ognuno lo fa a modo suo, con la propria passione e il proprio stile. Andrea Leonelli, Maria Luisa Mazzarini e Nicoletta Parigini sono tre Penne eccellenti ed il loro valore umano riesce quasi a superare la bravura che li contraddistingue nello scrivere. #EEE #autoriEEE

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Andrea Leonelli

La mia esperienza con EEE non può limitarsi semplicemente a parlare del mio ruolo di autore. Infatti, una delle cose più caratteristiche di questa, che non riesco a definire semplicemente Casa Editrice, è proprio il fatto che non lo sia, nel senso che è molto di più di quanto normalmente si usa per definire una CE. Non è solo una casa editrice ma è una squadra, un gruppo di persone che, con le loro diversità e peculiarità, si arricchiscono l’un l’altro e si aiutano, collaborano e interagiscono fra loro.
Le diversità sono un valore aggiunto e lo spirito che li anima è di collaborazione. Potremmo dire che è un po’ la parola d’ordine di molti di noi. Sostegno, aiuto, consigli, pareri ma soprattutto interazione. Vogliamo proprio trovare una definizione a tutto ciò? Fate voi… Per me EEE è un po’ come Casa.

Maria Luisa Mazzarini

Ho appena esordito in EEE con il mio libro “Si aprano le danze”, una silloge poetica, ma la simpatica e cordiale accoglienza ricevuta non solo dai miei cari comuni amici E. Bagli e G. Cappelloni, che ricambio con sentita gratitudine, ma da tutto il Gruppo degli Autori e dalla Redazione, mi ha fatto sentire a mio agio, in un ambiente culturale elevato, aperto e dinamico, nonché di alta ed adeguata visibilità. Mi congratulo con il nostro Editore, la scrittrice Prof.ssa Piera Rossotti Pogliano, ed il suo Staff, per la professionalità, l’intelligenza e la disponibilità con cui mi hanno guidato nell’editing, nonché la perfezione e i tempi minimi di realizzazione della pubblicazione. Con la Casa editrice sarò così presente anch’io, con la mia silloge, al prossimo Salone Internazionale del Libro di Torino 2016, evento d’eccellenza dell’Editoria e della Cultura letteraria. Fiduciosa, pertanto, in una serena e proficua collaborazione, intraprendo il nuovo cammino poetico- artistico-culturale all’insegna della “meraviglia” e di una costruttiva amicizia.

Nicoletta Parigini

Edizioni Esordienti Ebook ha la faccia di donna. Intendo: una faccia umana. Una faccia che corrisponde, su per giù, a quella di Piera Rossotti e dei suoi collaboratori. È una faccia che ti prende sul serio: per questo mi piace.
Edizioni Esordienti Ebook guarda al tuo valore come scrittore, senza farti credere che quella sia l’unica parte di te che conta: un modo di essere che fa bene a chi si occupa di scrittura.
Edizioni Esordienti Ebook consente, agevola, contribuisce alla tua crescita professionale. E ti aiuta ad andare oltre, se quella è la tua strada. Con generosità e impegno spassionato. Senza mai farti perdere, d’altra parte, il senso della misura.

Daniela Vasarri e la sua esperienza

Daniela Vasarri è un’autrice dalle indubbie capacità, ma non è lo stile (per quanto pregevole) ad essere una delle sue caratteristiche principali, bensì la sua signorilità e quel suo incredibile candore umano. E nonostante la sua bravura, conserva ancora quella timidezza e quella semplicità che la rendono unica. #EEE #autoriEEE

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Daniela Vasarri e la sua esperienza con EEE

di Daniela Vasarri

Ho conosciuto EEE perché ho deciso di partecipare ad un concorso “l’amore ai tempi del web” (Concorso EEE dedicato al Romantico Contemporaneo NdR) dove il mio romanzo “Maeva la benvenuta” è stato segnalato. Da lì la prima pubblicazione con questa casa editrice che definirei come primo aggettivo SERIA.

Ho avuto la conferma della mia opinione quando poi ho incontrato per la prima volta la “Editora”, la signora Piera Rossotti al salone del libro a Torino. È una persona solo all’apparenza schiva, ma parlando con lei capisci subito che sa valutare l’esordiente che ha davanti.  Infatti i suoi giudizi sono schietti e non si mette sul gradino a pontificare la propria esperienza ma porta l’autore a riflettere su ogni aspetto.

Incredibilmente, e per casualità, ho anche incrociato ai tornelli della metropolitana di Torino Andrea Leonelli, che ho riconosciuto e che mi ha salutata con entusiasmo. È una persona sempre disponibile oltre che un ottimo poeta!

Poi c’è il vulcano Irma Panova Maino, la quale addirittura è intervenuta a una presentazione del mio libro con tanta partecipazione e professionalità, doti tanto rare. Poi, sa davvero animare lo spirito di team tra noi autori e darti una mano in modo semplice.

Beh che altro aggiungere? La EEE è decisamente una buona scelta per un autore (che abbia seriamente delle capacità) che voglia tentare di emergere, ma sapendo che dovrà contraccambiare con la propria partecipazione attiva (al blog, alla rete) perché con la casa editrice si fa davvero squadra!