Forse dovremmo proprio uccidere Cenerentola

Forse dovremmo proprio uccidere Cenerentola

Una storia antica, quella di Cenerentola, originaria, pare, dell’antico Egitto o della Cina, che si raccontava assai prima che la scrivessero Perrault o i fratelli Grimm.
Ma bisognerebbe davvero smetterla di raccontarla alle bambine. Rousseau diceva che le fiabe e le favole sono diseducative, perché non insegnano la verità.
Allora, storie come quella di Cenerentola che sposa il principe azzurro non andrebbero più raccontate alle bambine, o almeno non dovrebbero chiudersi sul lieto fine del “felici e contenti”, ma raccontare il “poi”, le croste polverose che si depositano sul prosieguo della vita coniugale.
Qual è il vero destino di una donna? Cedere tutta se stessa a un uomo, e l’unico traguardo a cui può aspirare è che un uomo l’ami fino alla fine dei suoi giorni. Ma è un desiderio impossibile.
Certo, alcune riescono ad essere donne prima che femmine, amanti prima che innamorate, individui prima che coppia. Ma sono una sparuta minoranza. Per le altre restano i sogni, il desiderio di fuga o – più difficile, ma più onesto – il disincanto.
Il romanzo di Miria Spada, Uccidi Cenerentola, che pubblichiamo questa settimana è centrato sull’erotismo, ma costituisce, in realtà, la sua eclatante negazione, per farsi invece analisi impietosa e profonda della condizione femminile delle quarantenni di ieri e di molte di oggi. Delle quarantenni di domani?
Vi segnalo che nel nostro blog troverete questo ebook nella sezione “free”, in versione parziale gratuita, insieme a molti altri titoli. Sono disponibili in formato epub e mobi e c’è anche un articolo chiarificatore, per chi avesse problemi a scaricarli sullo smartphone.
E, se volete sorridere con Achille Campanile, vi segnalo il consueto video settimanale.

Buon fine settimana e buona lettura a tutti.
Piera Rossotti Pogliano
Direttore Editoriale di Edizioni Esordienti E-book

Intervista a Roberta Andres

Intervista a Roberta Andres.

Andres_EEELe foto di Tiffany è un libro in cui l’eros aleggia in ogni pagina. Tuttavia le sue componenti non sono basate esclusivamente su un rapporto di copia, ma comprendono diverse altre sfumature ben più vivaci dal neutrale “grigio”. Ma la nostra attenzione è stata catturata da un fiore, un semplice elemento che, messo nel posto giusto, è riuscito a far decollare la nostra fantasia.

  • Fra tutti i fiori che potevi scegliere, perché proprio un iris?

E’ un fiore che mi piace in maniera particolare, ma a parte questo volevo un fiore di forma allungata, che potesse finire nascosto nelle pieghe del corpo di Tiffany.

  • In questi ultimi anni il genere erotico ha decisamente preso piede in testa alle classifiche di vendita. Secondo il tuo punto di vista, dal momento che è il pubblico femminile ad essere il principale acquirente, questo fenomeno nasce da una sorta di frustrazione o liberazione?

Liberazione, senz’altro! La possibilità di scrivere, leggere, rivendicare una propria dimensione e dei propri sogni erotico-sentimentali al femminile.

  • Nel tuo romanzo il profumo dell’eros aleggia su molte pagine senza mai diventare eccessivo. Quanto pensi sia sottile la linea di demarcazione fra l’erotismo “soft” da quello “spinto”?

Credo che la linea di demarcazione sia molto sottile, così tanto che me ne sono tenuta volutamente lontana, limitandomi nelle descrizioni e nella frequenza di scene erotiche; sinceramente ho preferito fare così piuttosto che rischiare di essere eccessiva, cosa che avrebbe stonato moltissimo con la tonalità generale della narrazione e con il tipo di personaggio che volevo fosse Tiffany.

  • Dopo tanti racconti, quali difficoltà hai riscontrato nello scrivere un romanzo?

Come ho già detto in altre interviste, una delle mie caratteristiche quando scrivo è la sinteticità, anche quando non è voluta. Ammetto di aver sudato freddo all’idea di strutturare un romanzo; la maggior parte del lavoro di ampliamento della struttura, non solo in termini di lunghezza ma anche di complessità e descrizioni dei personaggi, l’ho fatto in un secondo momento, nella fase di revisione. Credo però che fosse una fase normale dell’evoluzione dal racconto al romanzo: già nella stesura del secondo, a cui sto lavorando da giugno, vedo che la narrazione fluisce naturalmente più ampia e circostanziata.

  • Sappiamo che il tuo “alter ego” si chiama Franca De Angelis, l’angelo custode che alla fine ti ha convinto a realizzare i sogni. Quali argomenti ha usato per farti compiere finalmente il primo passo?

Un giorno al telefono, mentre io continuavo a dubitare di poter scrivere, mi ha detto a bruciapelo: “Scrittrice lo sei già, ma una scrittrice pigra!” Devo dire che la cosa mi ha colpito nel vivo, sia per l’accusa di pigrizia sia per la persona da cui proveniva! Io e Franca siamo amiche da quando avevamo sei anni e ci trovammo in prima elementare ad essere le uniche due bambine a saper già leggere e scrivere. Fummo messe sedute vicine in fondo all’aula, con la facoltà di chiacchierare (purchè a bassa voce) mentre la maestra si occupava degli altri bambini. E’ iniziata così: dopo 44 anni siamo ancora molto legate e la scrittura è una delle tante cose che abbiamo in comune.

  • Quanto conta la psicologia in fase creativa? Ovvero, nel corso della tua esperienza come insegnante, quali sono state le difficoltà che hai riscontrato più frequentemente con i tuoi allievi?

Le stesse difficoltà che ho incontrato anch’io e che ancora ogni tanto incontro: autorizzarsi a scrivere (o, in generale, ad essere creativi), prendersi il tempo e riconoscersi le capacità e il diritto di affermare se stessi attraverso qualche canale preferenziale (come la scrittura), trovare insomma “la propria voce” o, se vogliamo parafrasare la Woolf, “la stanza tutta per sé!”

  • Il tuo contatto giornaliero con il pubblico ti aiuta nel prendere spunto per creare nuovi personaggi?

Certamente! A volte si incontrano persone che sembrano personaggi o si vivono situazioni buffe o inaspettate al punto che la più fervida fantasia non avrebbe potuto crearle dal nulla. E’ vero che la vita ha molta più fantasia di noi!

  • Cosa ne pensi del panorama culturale italiano?

Mi sembra un periodo di grande fermento, con mille esperienze e mille stimoli che a star dietro a tutto è impossibile: anche perché per molte cose non vale la pena! Ma sicuramente selezionando si trovano spunti interessanti di riflessione artistica.

  • Quando Roberta non scrive, come occupa il proprio tempo?

Sto molto con i miei figli, il più possibile, visto che stanno crescendo e tra un po’ avranno altro da fare! Cucino, leggo, chiacchiero a telefono con le mie amiche d’infanzia.

  • Quali sono i progetti per il futuro?

Dal punto di vista narrativo, finire “Floralapazza”, il mio secondo romanzo, e cercare di farlo circolare il più possibile tra i lettori: amo moltissimo questo progetto, mi prende molto e credo molto nell’idea narrativa che sta alla base del testo, quindi cercherò di fare del mio meglio perché “veda la luce”. Per quanto riguarda invece la mia vita privata, vorrei fare un viaggio con un paio di amiche con cui quest’anno ho condiviso un compleanno “tondo”.

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Il canto delle cicale

Il canto delle cicale: erotismo d’autore

il canto delle cicale

Questa settimana promozionale si apre con un rosso a tinte sfumate. Il romanzo di Danae Lorne, Il canto delle cicale, non è solo un romanzo erotico, ma un percorso di vita che una donna compie nel proprio intimo, per ritrovare un nuovo equilibrio, più maturo e più vissuto.

Questa la trama:

Giulia ha trentaquattro anni e una laurea in psicologia chiusa nel cassetto.
Si sente fragile e sola e nella quiete di una vecchia casa sul mare tenta di scrivere il suo primo romanzo, dove rievoca l’incontro con un uomo molto importante del suo passato, Robert.
Lei non si fida dello specchio per sentirsi bella, per sentirsi vera, deve riflettersi nello sguardo adorante dei suoi uomini per osservare la realtà della sua bellezza, del suo essere intimo. Ha un bisogno viscerale di sentirsi amata e paga un tributo sessuale in cambio d’affetto, amicizia, devozione, amore.
Un giorno conosce Alessio,un giovane e talentuoso pianista, suo nuovo vicino di casa.
La sua brillante amicizia la aiuterà a scuoterla dall’apatia e le permetterà di uscire dal guscio e di fare nuovi e importanti incontri ed esperienze amorose.
Il canto delle cicale è un romanzo erotico, ma è al contempo un romanzo di formazione, scritto con lo stile intimo e diretto del diario ed esplora la sensualità femminile in tutte le sue manifestazioni, senza ipocrisie e senza preconcetti. Il percorso di Giulia è quello di una donna che perde la sua strada per poi meglio ritrovarsi, più matura, più equilibrata, più compiutamente donna.

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