Andrea Leonelli e il Gioco dei Libri – Consumando i giorni con sguardi diversi

gioco-di-libriAndrea Leonelli e il Gioco dei Libri – Consumando i giorni con sguardi diversi

Talvolta è capitato di passare qualche ora in buona compagnia con gli amici, cercando di indovinare quale fosse il soggetto estratto e ponendo domande del tipo: “Se fosse una città, quale sarebbe?”

Ebbene, abbiamo chiesto ai nostri autori di abbinare il titolo del loro libro a una città, un personaggio, un piatto tipico e una canzone. Ed ecco uno dei risultati.

Consumando i giorni con sguardi diversi

Sinossi

 consumando-i-giorni-con-sguardi-diversi Introduzione a “Consumando i giorni con sguardi diversi”

Consumando i giorni con sguardi diversi è una raccolta poetica alla sua seconda edizione. Un’edizione rinnovata, corretta, pulita, che nulla ha più del gusto lievemente acerbo che caratterizzava la prima edizione e che rappresenta un importante punto di evoluzione del poeta, dal pessimismo iniziale verso la luce e la speranza delle sue composizioni più recenti. È una poesia di sperimentazioni lessicali, di emozioni distillate, di momenti rarefatti. Una via non facile da percorrere, ma necessaria, perché “conduce, produce metamorfosi”.

Se “Consumando i giorni con sguardi diversi” fosse

 losangelesbladerunner

Una città: Los Angeles (ma quella di Blade Runner)

Il film è interamente ambientato a Los Angeles, nel novembre del 2019. Il pianeta Terra, a causa dell’inquinamento e del sovraffollamento, è diventato invivibile. Chi può si trasferisce nelle colonie extramondo, mentre sulla Terra rimangono coloro che sono stati scartati, perché malati, alla visita medica preliminare al trasferimento nello spazio (come J. F. Sebastian, affetto da invecchiamento precoce), o coloro che non possono permettersi il viaggio. La vita animale e vegetale è pressoché scomparsa: quasi tutti gli animali in circolazione sono sintetici, ed è proibito uccidere quelli veri sopravvissuti.

La città di Los Angeles è perennemente avvolta dalla nebbia prodotta dall’inquinamento, che offusca il Sole e produce una pioggia continua. Le strade, rese luride dalla pioggia, sono piene di veicoli e di persone di ogni etnia, anche se è nettamente predominante la componente asiatica.[20] In città si parla il Cityspeak, uno slang plurilinguistico e multietnico.
I moderni grattacieli e le industrie sorgono accanto ai palazzi più antichi, per lo più fatiscenti e adattati alle “nuove tecnologie” facendo passare le tubazioni sulle facciate esterne. L’assenza totale del bello contribuisce a trasmettere allo spettatore la sensazione di claustrofobia.

 biscotti-cioccolato-e-sale

Un piatto: Biscotti al cioccolato e sale di Cervia

Ingredienti:
150 g di farina 00
120 g cioccolato fondente
120 g burro
100 g zucchero
30 g cacao amaro in polvere
1 cucchiaino colmo di lievito vanigliato
1 uovo
Sale Marino di Cervia
Procedimento:
Lasciare ammorbidire il burro a temperatura ambiente.
Mettere il cioccolato tagliato a pezzetti in una ciotola resistente al calore e scioglierlo a fuoco basso adagiando la ciotola sopra un pentolino contenente poca acqua, in modo che il fondo della ciotola non ne sia a contatto.
A questo punto, montare a crema il burro ammorbidito insieme allo zucchero, fino ad ottenere un composto spumoso, e poi aggiungervi l’uovo. Mescolare bene.
Aggiungere farina setacciata con cacao e lievito e infine il cioccolato fuso raffreddato.
Amalgamare bene tutti gli ingredienti e porzionare con una paletta da gelato.
Disporre su di una teglia rivestita di carta da forno e cospargere con qualche granello di Sale di Cervia.
Cuocere 20 minuti a 180° e lasciare raffreddare completamente.

fonte ricetta: Giochi di zucchero

Contrasti di sapore piuttosto forti, come quelli che potrete trovare nelle composizioni del mio libro. La sperimentazione è piuttosto spinta sia nei temi che nella costruzione dei versi quindi l’accostamento direi a questi biscotti che è azzeccato.

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Un personaggio: Erwin Schrödinger

(Vienna, 12 agosto 1887 – Vienna, 4 gennaio 1961) è stato un fisico e matematico austriaco, di grande importanza per i contributi fondamentali alla meccanica quantistica e in particolare per l’equazione a lui intitolata, per la quale vinse il premio Nobel per la fisica nel 1933.

Io adoro il Paradosso del gatto di Schrödinger e, le successive interpretazione di Copenaghen (riducendo il problema ai minimi termini) dicono che è la misurazione, o l’osservatore a determinare uno stato fisico che viene “fissato” soltanto dopo l’osservazione o la misura. Prima, in quanto ignoto, era indefinito e potenzialmente variabile fra i suoi molteplici possibili stati. Nell’interpretazione a molti mondi l’osservazione determina semplicemente in quale dei possibili mondi è presente l’osservatore, mentre in un altro universo quello che accade non è necessariamente la stessa cosa. In “Consumando” accade la stessa cosa, è il lettore che determina quello che legge.

Voivod Nothingface

Bellissima canzone, a mio parere, fuori dagli schemi classici della musica, anche da quelli del metal. Il punto di forza è la sua diversità dalla norma. Può anche essere un tallone d’Achille, infatti molti potrebbero non apprezzarla. Questo ne fa il paragone migliore con il mio libro.

Dettagli del libro

Formato: Formato ebook
Dimensioni file: 714 KB
Lunghezza stampa: 101
Editore: EEE-book (7 marzo 2016)
Venduto da: Amazon – Kobo
Lingua: Italiano
ISBN: 978-88-6690-293-5

Filippo Semplici e La sua Postazione

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Filippo Semplici e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

Vi presento la mia postazione

 

Di giorno non è che la scrivania di una mansarda poco battuta (per fortuna) da moglie e figlio, ma di notte si trasforma nel mio Regno.

Un PC acceso, una lampada da tavolo e poco altro, è tutto ciò che mi occorre. Non sono un caffeinomane, non mi servono ettolitri di caffè per mantenermi sveglio e lucido durante le ore notturne, mi basta una buona idea da scrivere. Quando riesco ad afferrare quella giusta, allora non c’è niente che mi stanchi o mi distragga.

Su quella sedia di pelle nera e consumata (da qui non si vede!), ho trascorso molto del mio tempo, a creare storie e articoli per il mio blog. Comunque sia, tutto nasce da lì.

Scrivo nel silenzio, sono uno di quei tipi un po’ misantropi a cui serve ancora la concentrazione, anche perché, diversamente, non saprei ascoltare ciò che i miei fantasmi hanno da dirmi.

Quando le idee invece mi sfuggono e mi ritrovo a rincorrere una parola, una frase che non viene, prima di lasciarmi sopraffare dallo sconforto dello scrittore in crisi creativa, mi volto a guardare i (pochi) trofei collezionati negli anni: i libri che ho pubblicato, le antologie, le targhe. Tutti quanti  sapientemente disposti attorno alla postazione, pronti a venirmi in aiuto.

Raramente prendo appunti su fogli di carta, e quelli che si intravedono nella foto, probabilmente sono i disegni di mio figlio. O qualche bolletta da pagare.

Dentro di me coltivo sempre il sogno che presto arriverò a usare quella mansarda di giorno e non più di notte, che la scrittura diventerà il mio vero lavoro, ma per adesso è meglio preoccuparsi di tenere sempre una lampadina di scorta per la luce da tavolo.

Laura Bucciarelli e il Gioco di Libri

gioco-di-libriLaura Bucciarelli e il Gioco di Libri

Talvolta è capitato di passare qualche ora, in buona compagnia con gli amici, cercando di indovinare quale fosse il soggetto estratto e ponendo domande del tipo: “Se fosse una città, quale sarebbe?”

Ebbene, abbiamo chiesto ai nostri autori di abbinare il titolo del loro libro a una città, un colore, un animale, un quadro e una canzone. Ed ecco uno dei risultati.

La casa

Sinossi

  La casa è un luogo apparentemente sicuro. Dentro si sa dove si è, ci sono coordinate e misure; fuori non si sa dove ci si trova. Non si vede niente. È buio e freddo.

Un uomo, una donna e una valigia, in una stanza vuota, si comportano come se fossero in fuga. Hanno paura di essere inseguiti.

Qualcuno bussa alla porta. Una ragazza dice di essersi persa e chiede di entrare. Presto qualcuno verrà a prenderla. E se fosse una degli inseguitori?

Tra diffidenze, avvicinamenti, soliloqui e intimità, i tre aspettano insieme. La donna immagina di sentirsi a casa; l’uomo non vuole pensare, si sente estraneo a tutto; la ragazza, costretta a rimanere, si sente fuori luogo. La valigia chiusa rimane al centro della scena, è il senso del mistero di essere lì, in quel momento. E quel luogo vuoto, ma pulito, pulitissimo, cos’è? Punto di riferimento su una mappa, polo di attrazione di chi si perde, rifugio, scatola-specchio dei pensieri…

Se “La casa” fosse

 

Una città: i dintorni di Edimburgo

Non sarebbe una città, pertanto niente foto specifica, ma potrebbe essere l’ambiente che c’è intorno: i dintorni di un centro. Immagino che “La casa” possa trovarsi nei dintorni di Edimburgo, in un paesaggio inghiottito dalla nebbia e dal silenzio, dagli alberi, dall’acqua. Un luogo in cui perdersi.

 

Un colore: Bianco

Anche in questo caso nessuna immagine. Sarebbe l’immagine di una luce accecante e quindi, in fin dei conti, invisibile. Una luce che confonde l’occhio come la nebbia.

Un quadro: L’impero della luce

“L’impero della luce” è il titolo di una serie di quadri di Magritte che ritrae una strada buia con un lampione che illumina debolmente una casa. Il mistero, la solitudine, l’inquietudine che il quadro comunica si inseriscono perfettamente nel clima del testo e in qualche modo lo definiscono.

Un animale: Il polpo mimetico

Il polpo mimetico dell’Indonesia non solo cambia colore ma è anche capace di imitare la forma di altri animali per confondere i predatori. I personaggi che popolano “La casa” devono difendersi da un pericolo che non conosciamo e applicano una mimesi che non siamo in grado di riconoscere, possiamo solo intuire il loro grado di mascheramento dalle parole che pronunciano e dalle loro brevi confessioni.

Una canzone: Creep

“Creep” (Radiohead) dice:

“… But I’m a creep, I’m a weirdo.
What the hell am I doing here?
I don’t belong here…”

Parla dell’ossessione di ottenere attenzione dall’altro, del sentirsi inadeguato e fuori luogo.

Dettagli del libro

Formato: Formato ebook
Dimensioni file: 734 KB
Lunghezza stampa: 29
Editore: EEE-book (24 aprile 2016)
Venduto da: Amazon – Kobo
Lingua: Italiano
ISBN: 978-88-6690-315-4

Giorgio Bianco e La sua Postazione

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Giorgio Bianco e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

Birra, focaccia e rock!

Mi scuso in anticipo con gli astemi, ma la birra (preferibilmente di tipo weiss) è un elemento essenziale della mia postazione di scrittura…
Fra l’altro, la stessa definizione “postazione” mi sembra un po’ forzata. Infatti detesto scrivere e leggere a tavolino. I miei libri nascono su un divano stropicciato, fra cuscini e un mappamondo: l’ideale per alimentare i sogni… a occhi aperti!
Il computer è un portatile, lo tengo appoggiato sulle ginocchia o sulle gambe incrociate e scrivo per qualche ora. Di sera o di notte, sono un tipo crepuscolare…

P.S. Quello nella foto sul desktop del pc sono io all’età di 25 anni (oggi ne ho 52): dicono che il passato faccia male, a me fa benissimo!

La musica mi accompagna quasi sempre quando scrivo. Non la classica, a quella mi dedicherò in un’altra vita. Sono un ascoltatore di cosiddetta musica “rock”, definizione che significa tutto e niente.
Il mio ultimo romanzo, “Dammi un motivo” è nato sulla scia di un album del grande Steven Wilson. Titolo del disco: “Insurgentes“. Una musica di tipo “progressive”, ma quanto detesto le etichette! È un album profondo, a tratti molto triste, fa riflettere, è onirico e mi strappa sempre qualche lacrima.

Il mio cibo preferito, considerato che sono un vegetariano felice, è senza dubbio la focaccia genovese. Amo in generale primi piatti, pizze e cibi salati, ma la focaccia occupa una posizione di grande prestigio nella mia classifica del palato: soffice, intrisa di olio extravergine, salata e semplice, immediata, puoi soltanto amarla e divorarla!
I cibi liguri, oltretutto, ben si sposano con “Dammi un motivo”, romanzo interamente ambientato in Liguria, in una città indefinita che è un po’ Oneglia e un po’ Diano Marina, un po’ Noli e un po’ Genova…

Andrea Leonelli e il Gioco dei Libri – La selezione colpevole

gioco-di-libriAndrea Leonelli e il Gioco dei Libri – La selezione colpevole

Talvolta è capitato di passare qualche ora in buona compagnia con gli amici, cercando di indovinare quale fosse il soggetto estratto e ponendo domande del tipo: “Se fosse una città, quale sarebbe?”

Ebbene, abbiamo chiesto ai nostri autori di abbinare il titolo del loro libro a una città, un personaggio, un piatto tipico e una canzone. Ed ecco uno dei risultati.

La selezione colpevole

Sinossi

la selezione colpevole Introduzione a “Crepuscoli di luce”

La totale e completa negazione di una visione positiva regala in realtà la massima espressione del contrario della stessa. Cosa mai potrebbe esserci di peggiore? Ed ecco che il pessimismo si tramuta nella timida speranza che non vi sia affatto niente di peggio. “ma lascio la radice sperando di rifiorire”. L’animo sprofondato nel nulla risorge dalla propria miseria, facendo tesoro della bruttura umana. Francamente trovo che la raccolta contenga delle vere ed autentiche perle di pessimismo estremo che adoro, perché per quanto possa essere buio il pozzo in cui c’immergiamo, la luce del nostro IO brilla comunque. Come Dorian Gray trasmuta nel ritratto la propria essenza, così il mostro t’invita a vedere “il riflesso del tuo sporco interiore”. E la prosa contenuta è talmente estrema da riempire con la sua sofferenza ogni angolo disponibile, diventando “importante”.

Irma Panova Maino

Se “La selezione colpevole” fosse

 faenza

Una città: Faenza

«Le città di Lamone e di Santerno
conduce il lïoncel dal nido bianco,
che muta parte da la state al verno.»
(Dante Alighieri, Inferno, Canto XXVII)

Faenza è un comune italiano di 58541 abitanti della provincia di Ravenna in Emilia-Romagna.
Posta sulla via Emilia tra Imola e Forlì, poco a ovest del centro della Romagna, si trova ai piedi dei primi rilievi dell’Appennino faentino ed è sede vescovile della diocesi di Faenza-Modigliana nonché storicamente nota per la produzione di ceramica.
Oltre che faentini, un nome classico con il quale sono raggruppati gli abitanti di Faenza è “manfredi”, dal nome della famiglia che governò la città.

Faenza è la città in cui ora risiedo e lavoro, dove vivo. La città in cui sono avvenuti i cambiamenti della mia vita adulta. In cui mi sono scoperto persona, in cui mi sono perso e ritrovato in cui sono quasi morto e poi rinato.
Questa prima silloge, scritta in questa città è figlia anche del mio “essere” qua, in questa città per cui provo sentimenti contrastanti.
Né città né paese ha molte delle caratteristiche di entrambe, e non sempre sono le migliori. Ma non credo esista una “media città” perfetta. E come si può amare o odiare sia la metropoli che il villaggio rurale, lo stesso si può dire per queste località che stanno a metà strada.

 fegatoveneziana

Un piatto: Fegato alla veneziana

Ingredienti per 4 persone

400 g di fegato di vitella tagliato a fette sottili; 2 o 3 cipolle bianche del peso complessivo di circa 400 g; 2 cucchiai d’olio extravergine d’oliva; 2 dita di vino bianco secco; prezzemolo, sale e pepe.

Minuti preparazione: 20

Minuti cottura: 25

Spellate le cipolle e affettatele sottili. Togliete la pellicina tutto intorno alle fette di fegato e tagliatele a listarelle larghe circa due dita.
Scaldate l’olio in una larga padella antiaderente e fatevi appassire le cipolle. Mantenete la fiamma a metà altezza e mescolate spesso in modo che le cipolle si cuociano senza quasi prendere colore.
Dopo circa un quarto d’ora, insaporite con sale e pepe e bagnate con il vino. Distribuite sulle cipolle le listerelle di fegato, rialzate la fiamma e lasciate cuocere per non più di quattro o cinque minuti, mescolandolo spesso e salandolo solo a fine cottura.
Perché il fegato non indurisca, dovrete cuocerlo solo all’ultimo momento, facendo attenzione che non passi di cottura senza tuttavia rimanere al sangue ma solo leggermente rosato all’interno.
Servitelo caldo, spolverato di prezzemolo tritato, accompagnandolo con fette di polenta arrostita.

fonte ricetta: Gambero Rosso

Perché il fegato? In primis perché lo adoro, poi perché il suo essere dolciastro e amarognolo racchiude un po’ la delusione e la rivalsa che provavo nel periodo un cui lo scrivevo. Dolore solitudine e disillusione mentre lo scrivevo, rivalsa e soddisfazione quando l’ho visto pubblicato. Questi i motivi per il fegato alla veneziana accanto a “La selezione colpevole”

 charles-bukowski

Un personaggio: Charles Bukowski

I suoi racconti e le sue poesie trovano spazio su giornali come “Story” ma soprattutto sulle pagine delle riviste underground. Non è infatti una fugace o “poetica” linfa creativa che lo induce a scrivere, ma la rabbia verso la vita, l’amarezza perenne del giusto di fronte ai torti e all’insensibilità degli altri uomini. Le storie di Charles Bukowski sono imperniate su un autobiografismo quasi ossessivo. Il sesso, l’alcol, le corse dei cavalli, lo squallore delle vite marginali, l’ipocrisia del “sogno americano” sono i temi sui quali vengono intessute infinite variazioni grazie a una scrittura veloce, semplice ma estremamente feroce e corrosiva.

Autodistruttivo… Per un periodo lo sono stato anche io. Poi sono, almeno parzialmente, rinsavito. Ma lo spirito corrosivo e sarcastico mi è rimasto. Forse ha sempre fatto parte di me.
Insieme al dolore e alla solitudine, l’autodistruzione e la cattiveria sono parte della mia silloge.

Disturbed Down with the sickness

L’energia di questa canzone è quella che ricevevo, ascoltandola, assieme agli altri brani dell’album The Sickness, mentre scrivevo le poesie di questa silloge. La scrittura e la musica mi hanno aiutato moltissimo a superare questo periodo critico della mia vita.

Dettagli del libro

Formato: Formato ebook
Dimensioni file: 575 KB
Lunghezza stampa: 116
Editore: EEE-book (10 agosto 2012)
Venduto da: Amazon – Kobo
Lingua: Italiano
ISBN: 978-88-6690-088-7

Salvatore Buccellato e il Gioco di Libri

gioco-di-libriSalvatore Buccellato e il Gioco di Libri

Talvolta è capitato di passare qualche ora in buona compagnia con gli amici, cercando di indovinare quale fosse il soggetto estratto e ponendo domande del tipo: “Se fosse una città, quale sarebbe?”

Ebbene, abbiamo chiesto ai nostri autori di abbinare il titolo del loro libro a una città, un personaggio, un piatto tipico e una canzone. Ed ecco uno dei risultati.

Uomini Nudi

Sinossi

 buccellato_eee Uomini Nudi nasce come idea dopo aver sentito i Monologhi della vagina. Volevo creare un corrispettivo tutto al maschile e che parlasse di un TABU’ che ancora c’è nei nostri tempi: L’OMOSESSUALITA’.
Questo testo teatrale è tratto da una raccolta di racconti, in gran parte monologhi; confessioni che cercano di far vivere e immedesimare il lettore/spettatore nelle loro vite; per far riflettere sulle privazioni, le paure, i sotterfugi che a volte una condizione come quella omosessuale comportano.
Ancora oggi OMOFOBIA e non accettazione sono dovute, in grandissima parte, ad una forma di ignoranza e di lontananza dal problema. Ascoltare queste persone che si mettono a nudo e parlano di come loro sono costretti ad affrontare la loro vita potrebbe aiutare a capire e ad avvicinarvi a loro.
Da 6 mesi, anche in Italia, abbiamo una forma di matrimonio -che si è dovuto chiamare unione civile per non offendere la sensibilità dei cattolici- ma cosa è cambiato se ancora per la gente sono e rimangono solo una coppia di “FROCI?”.

Se “Uomini Nudi” fosse

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Una città: ISTANBUL

Trovo che ISTANBUL sia una città vera senza concessioni, che si fa vedere com’è e che, come il testo teatrale “Uomini Nudi”, viva di una dualità evidente che per la città è anche fisica, territoriale. Doppia anche come identità: culturale e religiosa. In alcuni quartieri sembra una città moderna ed europea in altre il suo animo rimane legato all’ISLAM al suo essere araba. Nel tempo ciò che era Islam è diventato cristiano per poi tornare alle radici perché i vincitori prendono tutto e le cose si adattano ai tempi, per volontà della storia.
Istanbul è una grande bugia, è la promessa di qualcosa che – per sua natura, per la sua storia – non si può avverare.

 tartufi21

Un piatto: TRUFFLES

Adoro tutto quello che è dolce (beh a parte il miele!) e anche se non sono uno “schiavo” del cioccolato penso che non ci sia niente di meglio e più “culinariamente” semplice e squisito dei tartufi di cioccolato. Al tatto e sulle labbra sono polverosi, asciutti, danno quasi una sensazione di deserto ma già addentandoli senti che sono qualcosa d’altro; profondamente cremosi, setosi e unici. Ruvidi e opachi i TRUFFLES -per me- rappresentano la forma più “maschia” della cioccolata.

 luca-zingaretti-by-g-m-c

Un personaggio: LUCA ZINGARETTI

Non sono un fan di Montalbano e ho scelto Zingaretti perché da due anni sta portando nei Teatri italiani (gli stessi che nel 2016 mettono ancora in scena Goldoni, Orfeo ed Euridice, Moliere) un testo molto bello e importante: PRIDE che narra di due storie concatenate nel tempo che parlano di amore e omosessualità. La difficoltà per testi come il mio UOMINI NUDI -che è costruito su 7 monologhi di persone gay – è appunto quella di poter andare in scena e ammiro Zingaretti che ha comperato i diritti; messo su una compagnia, curato la regia, perché ha creduto nella forza educativa del testo. Senza di lui e il potere contrattuale del suo nome forse in Italia un testo come PRIDE – a volte così crudo e intelligente – non avrebbe trovato spazio.

Una canzone: Nine Million Bicycles

Di Katie Melua

L’ho scelta perché è la “nostra” canzone!

Ci sono nove milioni di biciclette a Pechino
Questo è un dato di fatto, è una cosa
che non si può negare
come il fatto che io
ti amerò fino al giorno della mia morte

siamo distanti dodici miliardi di anni luce
dal bordo (del mondo), è una supposizione,
nessuno può assicurare che sia vero
ma c’è una cosa che so con certezza,
che starò con te per sempre
ogni giorno sono riscaldato
dal fuoco del tuo amore
quindi non chiamarmi bugiardo, devi
credere semplicemente a tutto quel che dico

ci sono più o meno sei miliardi
di persone, nel mondo
e questo mi fa sentire piuttosto piccolo
ma tu sei l’unica che amo più di tutto

siamo alti sul filo
possiamo guardare il mondo
e non mi stancherò mai
dell’amore che mi dai ogni notte

Ci sono nove milioni di biciclette a Pechino
e tu sai che io ti amerò
fino al giorno della mia morte.

Dettagli del libro

  • Formato: Formato ebook
  • Dimensioni file: 797 KB
  • Lunghezza stampa: 44
  • Editore: EEE-book (11 ottobre 2016)
  • Venduto da: Amazon – Kobo
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 978-88-6690-327-7

Emanuele Gagliardi e il Gioco di Libri – La pavoncella

gioco-di-libriEmanuele Gagliardi e il Gioco di Libri – La pavoncella

Talvolta è capitato di passare qualche ora in buona compagnia con gli amici, cercando di indovinare quale fosse il soggetto estratto e ponendo domande del tipo: “Se fosse una città, quale sarebbe?”

Ebbene, abbiamo chiesto ai nostri autori di abbinare il titolo del loro libro a una città, un personaggio, un piatto tipico e una canzone. Ed ecco uno dei risultati.

La pavoncella

Sinossi

 la pavoncella Nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1975 muore Pier Paolo Pasolini. Morte violenta, squallida… “pasoliniana” a tutti gli effetti. Pino Pelosi, il “ragazzo di vita” che lo ha massacrato a legnate e gli ha rubato l’auto con cui lo ha investito già esanime, catturato poco dopo, confessa. Benché vi siano incongruenze, parecchie incongruenze, l’idea dell’assassinio maturato nell’ambiente della prostituzione omosessuale soddisfa i media e l’opinione pubblica. Ma fra gli intellettuali, come nelle forze dell’ordine, molti non sono convinti. Circola un’inquietante ipotesi che collegherebbe la fine di Pasolini alle “lotte di potere” all’interno del settore petrolchimico, tra ENI e Montedison, tra Enrico Mattei (morto nel ’62 in circostanze non meno dubbie) ed il suo vice Eugenio Cefis. Pasolini, infatti, si era interessato al ruolo di Cefis nella storia e nella politica italiana facendone uno dei personaggi chiave del misterioso romanzo-inchiesta a cui stava lavorando prima della morte. Così, quando in seguito, a distanza di una settimana l’uno dall’altro, vengono trovati i cadaveri seminudi di due alti dirigenti dell’ENI e spuntano le copie ciclostilate degli appunti di Pasolini con i nomi di maggiorenti della DC e dell’ENI legati alle vicende dello stragismo italiano, un brivido scuote parecchie schiene nei palazzi del potere. Oltre alla pista politica, però, altre sono possibili, e recano l’impronta di due donne: Santina Martino, ammaliante pittrice e ballerina di danze orientali che usa la sua avvenenza per irretire e spillar soldi a facoltosi manager e Luana Dabrowska, moglie del Prefetto di Roma, dirigente all’ENI come i due morti, algida carrierista; una donna dal passato oscuro le cui origini si perdono nella tragedia della repressione nazista nel ghetto di Varsavia. Due sirene… che renderanno a Soccodato molto difficile dipanare l’intricata matassa.

Se “La pavoncella” fosse

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Una città: Venezia

Incanto di luci cristalline e angoscia di ombre, brulichio di vita e brividi di fantasmi, afa opprimente in estati sovraesposte e gelidi notturni invernali che si rincorrono e si succedono in questo salotto per dame raffinate dove la laguna si insinua regalando panorami pittorici o anfratti olenti. Languore e speranza, amore e morte, emozioni pure e sentimenti malati: la Venezia di Giuseppe Berto (La cosa buffa), di Thomas Mann (Der Tod in Venedig) si attaglia ai personaggi de La pavoncella che mai sono ciò che sembrano o vogliono sembrare, che celano, alcuni più di altri ma in definitiva tutti, recessi oscuri dietro apparenze di rispettabilità. Venezia che seduce, Venezia che uccide, Venezia paradiso, Venezia fogna, Venezia sempre in maschera per vivere, per sopravvivere… come i protagonisti de La pavoncella la cui doppiezza si trasforma a volte in farsa e più spesso in tragedia.

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Un piatto: Pennette al salmone e vodka

Icona gastronomica degli Anni Settanta, decennio sempre alla ricerca di sapori esotici, oltre al gusto le pennette salmone e vodka hanno il vantaggio di tempi di preparazione rapidissimi che le ha rese il piatto eletto nelle feste tra giovani single, neofiti o occasionali dei fornelli. I fatti narrati ne La pavoncella accadono nel tardo autunno 1975: tanto basterebbe a insaporirli con questo gustoso primo piatto, ma gli ingredienti stessi (il raffinato salmone, la forestiera vodka, la seducente panna…) ne fanno una pietanza particolarmente vicina ai tratti di alcuni personaggi del romanzo: la giovane avvenente ballerina di danza del ventre che si esibisce al Folk Studio, la gelida manager carrierista di origini polacche frequentatrice di salotti bene e festini…

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Un personaggio: Pier Paolo Pasolini

Scelta obbligata. Non tanto per il ruolo che riveste nell’economia del mio romanzo (suoi appunti segreti, scoperti dopo la tragica fine all’idroscalo di Ostia il 2 novembre ’75, potrebbero spiegare la morte violenta di due alti dirigenti dell’ENI e non solo…) piuttosto perché con Pasolini scompare nel 1975 l’ultimo (forse unico) intellettuale di sinistra non contaminato dal radical-chic, dal progressismo di tendenza, dal cattocomunismo. Scambiato per un sacco di immondizia dalla persona che all’alba del giorno dei Morti avvista per prima il suo corpo straziato, sfigurato, schiacciato, Pasolini parlava da sinistra contro la sinistra, lanciava strali contro il consumismo e l’appiattimento veicolati dalla televisione, denunciava la destra neofascista mentre ammetteva che l’Italia rurale del ventennio era meglio dell’Italia del boom economico, non nascondeva la sua omosessualità mentre condannava l’aborto con più fermezza e volontà di tanti democristiani e di tanti uomini di chiesa troppo eccitati a correre appresso ai “segni dei tempi”! Pasolini non era un santo, i suoi istinti lo ottenebravano e lo spingevano verso abissi irriferibili ma ha sempre pagato in prima persona, fino all’ultimo, senza nascondersi. Dopo di lui il culto del benessere e dell’apparire ha contaminato la società a tutti i livelli partorendo a tutti i livelli statue, burattini, guitti, come certi ingessati personaggi del mio thriller che…

Una canzone: Testarda io (di Cristiano Malgioglio – Roberto Carlos)

Incisa da Iva Zanicchi nel 1974, Testarda io è la versione italiana di À distância, scritta e interpretata due anni prima dal brasiliano Roberto Carlos (vincitore di Sanremo ‘68 in coppia con Sergio Endrigo con il brano Canzone per te).
“Non so mai perché ti dico sempre sì, testarda io che ti sento più di così”… si rammarica una donna schiava di un amore asfittico, irreggimentato nelle convenzioni di uno status sociale ambito ma ormai solo patito, come una delle protagoniste de La pavoncella.
“La mia solitudine sei tu, la mia rabbia vera sei sempre tu…” grida in un moto di ribellione che si estingue presto nell’ammissione “l’unico mio appiglio sei ancora tu…”. Presa di coscienza di una routine divenuta insostenibile che nella canzone termina con un addio “Ora non mi chiedere perché
se a testa bassa vado via…”, mentre nel romanzo…

Dettagli del libro

Formato: Formato ebook
Dimensioni file: 327 KB
Lunghezza stampa: 149
Editore: EEE-book (20 marzo 2014)
Venduto da: Amazon – Kobo
Lingua: Italiano
ISBN: 978-88-6690-180-8

Bruno Bruni e Il Gioco di Libri

gioco-di-libriBruno Bruni e Il Gioco di Libri

Talvolta è capitato di passare qualche ora in buona compagnia con gli amici, cercando di indovinare quale fosse il soggetto estratto e ponendo domande del tipo: “Se fosse una città, quale sarebbe?”

Ebbene, abbiamo chiesto ai nostri autori di abbinare il titolo del loro libro a una città, un personaggio, un piatto tipico e una canzone. Ed ecco uno dei risultati.

 

Voce e Pianoforte di Bruno Bruni

Sinossi

 Bruni_Voce_piano_EEE Alice, appassionata e instabile, eredita una casa nella periferia disordinata e operaia di Torino. E insieme alla casa, eredita le tracce di una vita. Quella di sua madre, Tea. Ragazza di periferia, cantante punk di scarso talento, amica di malavitosi, bella, generosa e incostante, che ha portato con sé, morendo giovane in un incidente, il segreto di una rapina finita male, e ha lasciato come uniche tracce della propria vita un vecchio disco e molte foto, unici gelosi ricordi di una esistenza breve e complicata. La figlia Alice, aiutata dall’amica Marta – e da Michele, ex calciatore professionista, ora agente immobiliare – cerca di capire, si smarrisce, rinuncia, se ne va. Marta, tenace, insiste nel cercare il senso di vite estranee e lontane. Capirà molte cose, da sola. Forse inutilmente, il passato spesso parla lingue ormai ignote.

Se “Voce e Pianoforte” fosse

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Una città: Torino

Una scelta istintiva. Torino è il mio habitat, lo sfondo della mia vita. Amo la mia città in modo viscerale, non vorrei essere altrove. I cambiamenti negli ultimi anni sono grandi, alcuni positivi, spesso dolorosi, ma è l’inesorabile divenire dell’esistenza. La Vita è mutamento, come dice quel testo antico che mi piace molto “I King – Il Libro dei mutamenti”. Che apprezzo come fonte di saggezza, non come pratica divinatoria. (Sono troppo scettico, per oroscopi e predizioni…) Aggiungo però che la città è in fondo anch’essa un personaggio ma invisibile, che rimane discretamente sullo sfondo. Mi sono accorto, rileggendo il romanzo, che non nomino mai Torino, nemmeno una volta.

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Un piatto: Pane e acciughe

I cibi semplici, magari rudi, per me sono il sale della vita. E quando scrivo cerco di essere più semplice e anche rude, con me stesso. Non voglio mentirmi, non lo sopporterei.

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Un personaggio: Cesare Pavese

L’ho amato da ragazzo, anche se da anni non lo rileggo. Ma aveva dentro l’anima di questa città. Era duro e fragile, e sapeva sognare. Come dovrebbero fare tutti quello che, come me, tentano di scrivere.

Una canzone: Spellbound

Il romanzo è nato e cresciuto ascoltando Siouxsie & the Banshees. La voce di Siouxsie, la sua maschera, sono state la mia Musa.

 

Dettagli del libro

  • Formato: Formato Kindle
  • Dimensioni file: 1036 KB
  • Lunghezza stampa: 238
  • Editore: Edizioni Esordienti E-book (13 ottobre 2015)
  • Venduto da: Amazon – Kobo
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 978-88-6690-270-6