Sabato10 febbraio

Le macchine per la vita

Le macchine per la vita

“Nunzio Russo, a quel punto, prende contatto con l’ex Meccanica Lombarda, nel frattempo assorbita dalle Officine Meccaniche Reggiane di Reggio nell’Emilia. Lo affascina la filosofia dell’azienda emiliana, dove lo stesso direttore generale abita una villa all’interno dello stabilimento, così come le famiglie dei dipendenti. Un perfetto esempio d’azienda sociale. E poi, le Reggiane hanno un ciclo produttivo chiuso. Fabbricano tutto in casa, utilizzando le migliori tecnologie disponibili. E questo vale per la sezione aeronautica, la costruzione di locomotori, vagoni ferroviari, attrezzature portuali e impianti per molini e pastifici. Si firma il contratto di fornitura. A Termini Imerese inizia la costruzione dello stabilimento in cemento armato e rivestito di mattoni rossi, mentre a Reggio gli ingegneri delle Officine disegnano gli impianti, che poi le maestranze iniziano a produrre. All’atto dell’ordinativo è questo il molino a ciclo alternato più grande di tutto il mezzogiorno d’Italia.”

Tratto da Il Romanzo della Pasta italiana

Oggi, la macchina industriale è esposta nello stesso capannone (diventato Tecnopolo Universitario di Reggio Emilia) dove è stata costruita ed è stata donata dall’odierno Nunzio Russo, discendente dell’omonimo citato nel libro.

A due anni dalla prima esposizione, prende vita il secondo capitolo di restituzione pubblica del lavoro, tuttora in progress, di conservazione e tutela dell’ingente patrimonio di documenti, immagini e oggetti delle ex Officine Reggiane. Un vasto e multiforme patrimonio che testimonia il percorso di un’azienda che per un secolo ha determinato la storia materiale e sociale di Reggio Emilia. Dalle casse e dai faldoni dell’Archivio aziendale emergono documenti che per la prima volta sono esposti, contestualizzati e resi accessibili al pubblico.

Sabato 10 febbraio, ore 10.30

Sabato, 10 febbraio, presso il TECNOPOLO, in Piazzale Europa 1 a Reggio Emilia, si terrà l’evento Le macchine per la vita. Produzioni “Reggiane” nel settore alimentare

Intervengono: Nunzio Russo, scrittore, ed Eugenio Menozzi, Accademia della Cucina Italiana. A cura del Club Unesco di Reggio Emilia

Convegno I Grani Duri Sicilian

La cultura fra alimentazione e letteratura

La cultura fra alimentazione e letteratura

Nunzio Russo alla seconda sessione del Convegno I Grani Duri Siciliani – storia, antropologia, gastronomia

L’Accademia Italiana della Cucina, con il patrocinio della Regione Siciliana, della Città di Palermo, della Fondazione Sicilia, di Palazzo Branciforte, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia e di Coldiretti, organizza il 6 e il 7 ottobre, presso due prestigiose location a Palermo (Palazzo Ajutamicristo e  Palazzo Branciforte), il Convegno I Grani Duri Siciliani, voluto dalle Delegazioni della Sicilia Occidentale (Palermo, Palermo Mondello, Alcamo, Agrigento, Trapani, Caltanissetta, Cefalù), che hanno dedicato il 2016 e il 2017 all’analisi e valutazione dei molteplici aspetti culturali, storici, antropologici e gastronomici correlati ai grani duri Siciliani e, ovviamente, al pane e alla pasta, principali alimenti dell’uomo da quando ha smesso di essere nomade.

Nicola Nocilla, docente presso L’Università di Palermo e coordinatore dell’Accademia Italiana della Cucina, ha specificato quanto segue:

“Ad Agrigento, nel 2016, hanno analizzato le tecniche dalla semina, la valutazione dei processi di adattamento dei semi al terreno, agli incroci con altri grani ed alle numerose popolazioni presenti in Sicilia che, grazie al germoplasma eterogeneo, godono di una maggiore adattabilità alle diverse condizioni ambientali.
Sono stati affrontati gli aspetti storici e antropologici, le correlate stratificazioni sociali e politiche, l’evoluzione delle tecniche di coltivazione.
Nel Convegno di Palermo, dopo aver ricordato le principali famiglie di grani siciliani il cui germoplasma è custodito dalla Stazione Sperimentale di Granicoltura di  Caltanissetta, si illustreranno le tecniche di molitura e le differenti qualità di farine che ne derivano, le diverse tecniche di preparazione del pane e della pasta e si ripercorrerà la storia della pasta in Sicilia.”

In questo importante contesto, Nunzio Russo interverrà sabato 7 ottobre alle 10:30, nella sede di Palazzo Branciforte, partecipando con il suo libro Il Romanzo della Pasta Italiana, perfetta testimonianza di cultura, storia e tradizione siciliana.

Palazzo Ajutamicristo

Palazzo Branciforte

Nunzio Russo racconta Il Romanzo della Pasta Italiana

Antiche Arti e Mestieri: Nunzio Russo racconta Il Romanzo della Pasta Italiana

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Termini Imerese, 17 novembre 2015.

E’ stata aperta al pubblico la mostra sul tema distrettuale “Antiche arti e mestieri della tradizione siciliana: occasione di sviluppo sociale ed economico“, a cura dei due Lions clubs Termini Himera Cerere e Termini Imerese Host, guidati rispettivamente da Fabio Lo Bono e Giuseppe Canzone, del Leo club Termini Imerese e sotto il patrocinio del comune di Termini Imerese. Nell’incantevole pinacoteca del museo civico “B. Romano”, dopo i saluti del sindaco Salvatore Burrafato, di Fabio Lo Bono (presidente del C.L. Termini Himera Cerere), di Anna Amoroso (secondo vicepresidente del C.L. Termini Imerese Host) e di Nella Viglianti (dirigente scolastico dell’I.I.S.S. G. Ugdulena), sotto la sapiente regia di Francesca Caronna, curatrice della mostra, si sono succeduti vari interventi. 1 (15)Protagonisti i pastifici con il saggio Il Romanzo della Pasta Italiana raccontato dall’autore Nunzio Russo, le OMI Reggiane con il curatore dell’Archivio digitale Reggiane Adriano Riatti, il parco minerario Floristella con lo scrittore Salvatore Trapani, il sistema di panificazione con il delegato di Cefalù per l’Accademia italiana della cucina Nicola Nocilla e, infine, i mestieri tradizionale delle Madonie con Piercalogero D’Anna. 1 (12)Interessanti, inoltre, le schede sugli antichi mestieri e l’intervista ad anziani lavoratori interpreti di tradizioni locali, entrambe realizzate dagli studenti del liceo classico “G. Ugdulena” di Termini Imerese, oltre alle puntuali riflessioni sul tema del PDG Franco Amodeo.

La mostra, che sarà visitabile fino al 6 gennaio 2016, ospita documenti e testimonianze degli antichi pastifici termitani, oltre ad elaborati artistici e di disegno geometrico degli studenti del liceo artistico “G.Ugdulena” di Termini Imerese. L’incontro di tante professionalità e realtà socio-culturali ha rappresentato un momento di riflessione sul tema distrettuale e l’inizio di ulteriori percorsi di approfondimento con gli studenti.

Storia della pasta italiana

Tutto quello che avreste voluto sapere sulla pasta italiana

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Nunzio Russo ha scritto due libri di indubbio valore, alla base dei quali esiste l’amore per la propria terra, la Sicilia, e la passione per quanto questa è stata in grado di offrire alla tradizione italiana e al mondo: la pasta italiana. Figlio di due importanti famiglie di pastai, Russo è ancora oggi uno dei maggiori rappresentanti della storia di uno degli alimenti più popolari dell’arte culinaria. Una storia che si snoda attraverso vicissitudine che in parte hanno coinvolto tutta la Penisola e in parte hanno solo sfiorato la coscienza collettiva, rendendo i romanzi dell’autore vive testimonianze di quanto accaduto.

Nunzio Russo ha pubblicato con EEELa voce del maestrale e Il Romanzo della Pasta Italiana

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di Nunzio Russo

Regno di Sicilia, 1140 d.C.

A Palermo, il re normanno Ruggero II era considerato il monarca più ricco e più potente del tempo. I confini del suo regno si estendevano da Napoli all’Africa settentrionale. Ruggero garantì la più ampia libertà a tutte le fedi, lingue e razze. Accolse nel palazzo reale le migliori intelligenze di ogni nazionalità, dall’inglese Thomas Burn al bizantino Giorgio di Antiochia, dallo storico Nilus Doxopatrius al geografo arabo Al-Idrisi. La città siciliana divenne la capitale del mondo conosciuto, dove la vita era davvero magnifica da spendere.
image017Al-Idrisi, in particolare, doveva la sua fama ai viaggi che lo avevano portato in tutta Europa e a scrivere dell’oceano atlantico. Ruggero II gli suggerì di realizzare una mappa del mondo noto, da accompagnare a un testo che ne descrivesse i dettagli e, in particolare, esaltasse la bellezza di una Sicilia conosciuta come la terra del sole. Così videro luce il planisfero inciso su una lastra d’argento detto “Tabula Rogeriana” e un libro di geografia dal titolo arabo “Il sollazzo di chi si diletta a girare il mondo”, poi chiamato “Il libro di Ruggero”. L’opera fu terminata intorno al 1154 e poi pubblicata fino ad oggi. Sono ben nove i tomi editi dall’Istituto Universitario Orientale di Napoli e dall’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente di Roma, tra il 1970 e il 1984. Una versione sintetica è stata stampata dall’editore siciliano Flaccovio nel 2008.
Il Libro di Ruggero è testimone della cultura e della scoperta della pasta: secondo l’autore dell’opera, la pasta è nata in Sicilia e il suo luogo d’origine è una zona compresa tra Termini Imerese e Trabia. I ricercatori ci comunicano notizie di questo prodotto unico fin dal 1154. Ciò avvenne cento anni prima della nascita di Marco Polo, considerato l’esploratore che – scoperta la prelibatezza in Cina – la fece poi conoscere in Occidente.

Ecco i primi spaghetti

Nella sua ricerca Idrisi scrive di Trabia, un casale arabo nel territorio di Termini Imerese e a circa 30 km da Palermo, affermando: «La Trabia ha una pianura e dei vasti poderi nei quali si fabbrica molta quantità di paste (Yttriyya) da esportarne in tutte le parti, specialmente nella Calabria e in altri paesi di musulmani e di cristiani». Quindi, l’autore continua: «A Trabia scorre il fiume di Termini, largo e copioso di acque (…) La Yttriyya (arabo), che poi i latini chiamarono Itria, di cui ci giungono notizie, era una merce rustica e nutriente. Questa era prodotta in quantità limitate dalle famiglie che poi ne facevano commercio. Era fatta a mano e poi, d’estate, lasciata asciugare al sole. image048Nei mesi invernali, invece, l’essiccazione avveniva accostando il prodotto ai bracieri usati per riscaldare la casa. La materia prima era ottenuta dalla macinazione di grano duro, cui era aggiunta acqua. Il resoconto di Idrisi narra di una pasta tirata a fili sottili: i primi spaghetti. I floridi commerci e, soprattutto, l’abbondante acqua sorgiva e fluviale del territorio ne svilupparono la produzione. I piani caricatori nati vicino ai principali porti commerciali siciliani di Termini Imerese e Catania ammassavano le granaglie provenienti dall’entroterra, garantendo la disponibilità di una materia prima autoctona e pregiata. Già nel 1182 si hanno documenti sull’attività di molini ad acqua per la macinazione del grano. Questi impianti ebbero fortuna fino al XVII e XVIII secolo. Nello stesso periodo, anche i pastai andarono a utilizzare l’energia idraulica. Spesso gli stessi mugnai abbinavano al molino il pastificio di proprietà. Aumentarono anche le produzioni di mangimi e prodotti da forno. Nacque un fiorente artigianato che traeva forza dal ciclo produttivo chiuso. Un esempio seguito nei secoli dai maggiori fabbricanti del continente. La pietra miliare della moderna agroindustria.
Di questo mito secolare oggi è rimasto poco nel posto d’origine. Agli inizi del Novecento a Termini Imerese c’erano ancora quarantacinque impianti che producevano pasta o macinavano grano. Uno di questi era nella vicina Trabia. Così scrivevano gli autori Bontempelli e Trevisani nel libro “La Sicilia Industriale Commerciale e Agricola”, edito dalla Società Tipografica Editrice Popolare e pubblicato a Milano nel 1903: «Non v’è chi non dica che le paste alimentari di Torre Annunziata e di Gragnano siano tra quelle di produzione italiana le super eccellenti; ed infatti non si può dire che tali prodotti siano da disprezzare; ma in omaggio alla giustizia ed alla verità, è doveroso riconoscere che il luogo di origine di questa industria è la Sicilia e specialmente Termini Imerese, ove si fabbrica la pasta di pura semola senza ricorrere alle materie eterogenee di cui non tutte le Case produttrici di altri siti sono aliene dal miscelare le semole per la pasta medesima».

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L’industria della pasta nasce nel Sud

E’ giusto ricordare che la pasta iniziò a essere prodotta industrialmente dal 1800, quando nella zona di Napoli furono montati i primi impianti atti allo scopo. Nei decenni a seguire questi furono perfezionati, soprattutto riguardo ai sistemi d’essiccazione che, all’origine, avveniva all’aperto, davanti allo stabilimento, stendendo il prodotto su canne ad asciugare. Nel 1870 comparvero i torchi idraulici e le impastatrici meccaniche, seguite nel 1875 dai primi essiccatoti statici. Già nel 1856, il “Sicilia”, prima nave in ferro e vapore del Regno delle Due Sicilie, inaugurava una tratta oceanica verso New York dedicata al trasporto passeggeri e delle più pregiate merci nazionali e, in particolare, dei maccheroni.
La scienza tecnologica, intanto, continua a progredire con il trascorrere del tempo. E sempre in Sicilia vengono realizzati impianti all’avanguardia. Pastifici che esportano i loro prodotti negli Stati Uniti, confezionati in pacchi di carta da 1 libbra inglese, pari a circa 453 grammi.

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La pasta di Termini Imerese

Il Pastificio Russo di Termini Imerese (produttori dal 1875), per citare un esempio riportato sui testi, è ultimato nel Dopoguerra, utilizzando le più moderne tecnologie dell’epoca – come annota il professor Renato Rovetta nel suo libro “Industria del pastificio o dei maccheroni” (ed.Hoelpi, 1951). Il Pastificio Russo è una costruzione di sette piani, di cui sei fuori terra. Sottoterra avviene il rinvenimento della pasta. Al piano terra, alto 8 metri, sono montate impastatrici, gramolatici e presse. Lì troviamo pure i motori, il reparto imballaggio e il magazzino. Al piano primo, secondo, terzo e quarto avvengono l’incartamento ed essiccazione definitiva della pasta lunga. Il quinto è dedicato all’asciugatura della pasta tagliata corta. Il sottotetto è una camera d’aria di compensazione, per le varie situazioni atmosferiche. I macchinari sono Bühler. Lo stabilimento, come in tutte le regioni dell’Italia meridionale, aveva il lato lungo a Settentrione e il corto a Mezzogiorno. L’essiccazione era a Nord, mentre la produzione guardava sempre a Mezzogiorno.

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L’incolpevole declino

Alla fine degli anni Cinquanta la situazione economica muta il destino dei pastifici siciliani. I nostri emigrati all’estero costruiscono i primi impianti nelle Americhe come in Oceania e così diminuiscono drasticamente le esportazioni. I costi di trasporto e l’assenza di una rete autostradale innalzano a dismisura i costi delle spedizioni verso l’Italia settentrionale e l’Europa. Di contro, i produttori italiani del Nord sono in pochi e più vicini ai mercati. Aziende come Barilla e Buitoni crescono, insieme con altri marchi. La produzione in Sicilia appare frazionata. Sono molti i pastifici, alcuni di questi sono celebri, ma hanno difficoltà a sviluppare le dimensioni in un mercato ristretto e senza infrastrutture. Ancora in quel periodo, però, la produzione di pasta siciliana si evince superiore rispetto a quella di ciascuna regione italiana. (vedi Giuseppe Portesi -“L’Industria della pasta alimentare” – ed. Molini d’Italia, 1957).

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Il grande sogno siciliano

Gli ultimi industriali della pasta di Termini Imerese si riuniscono nel 1960. Studia il progetto il giovanissimo avv. Lorenzo Pusateri, erede di una dinastia di produttori imeresi. Insieme con loro c’è l’unico pastaio della vicina Trabia, l’onorevole Salvatore Messineo. Il progetto è ambizioso. Bisogna realizzare un grande pastificio, e giusto dove la pasta è nata. E’ individuato il terreno presso la nascente zona industriale di Termini Imerese.
Si pensa anche di ripristinare il vecchio tracciato dell’adiacente aeroporto, costruito dagli Alleati durante l’occupazione dell’Isola nel 1943 per favorire i trasporti. Sono commissionati progetti a Braibanti di Milano, Bühler di Uzwil (Svizzera) e Pavan di Galliera Veneta (Pd) ancora oggi custoditi e disponibili. Tutto sembra pronto per cambiare il futuro dell’industria alimentare italiana. Sarà costituita una società per azioni, dove tutti acquisiranno titoli in rapporto al capitale versato. La pasta sarà prodotta utilizzando i rispettivi brand. Alla fine, però, l’accordo non è sottoscritto. Dopo anni d’oblio si sono raccolte le testimonianze dirette di chi ha promosso l’iniziativa; chi è stato favorevole; chi ha voluto il fallimento della stessa.
Il pastificio più grande del mondo doveva nascere a Termini Imerese. Così, purtroppo, non è stato. E quindi il sogno dei pastai di Sicilia, terra dove la pasta è nata, è stato portato via dall’inesorabile scorrere del tempo. In ogni caso, oggi ne è salva la memoria.
Il resto è storia dei nostri giorni. I grandi pastifici italiani portano all’estero buona merce, confezionano enormi quantità, utilizzando linee totalmente automatiche per produzioni continue di ventiquattro ore al giorno a costi contenuti. I migliori produttori artigianali, però, continuano ad avere un ruolo primario. Sono gli eredi eccellenti di questa tradizione italiana. Producono piccole partite, puntando sulla qualità fin dalla materia prima. La fase dell’impasto e del dosaggio dell’acqua è spesso fatta a mano, mentre l’essiccazione avviene in piccole celle a basse temperature, inferiori ai 40 °C. Questo garantisce paste alimentari dalle caratteristiche nutrizionali e di gusto pari a quelle delle origini.

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(Tutte le immagini sono tratte dal libro Il Romanzo della Pasta Italiana)

Bibliografia:

– Al-Idrisi, Il Libro di Ruggero, Flaccovio Editore, 2008.
– Bontempelli e Trevisani, La Sicilia Industriale Commerciale e Agricola, Soc. Tipografica Editrice Milanese, 1903.
– Renato Rovetta, L’Industria del Pastificio o dei Maccheroni, Hoelpi 1951.
– Giuseppe Portesi, L’Industria della pasta alimentare, Mulini d’Italia, 1957.
– Nunzio Russo, La Voce del Maestrale, romanzo, I ed. Robin Edizioni 2005, II e III ed. Edizioni Esordienti Ebook 2012, IV ed. Edizioni Esordienti Ebook 2014.

EEE nelle promozioni di Amazon

Due titoli EEE fra le promozioni volute da Amazon.

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Amazon riserva continue sorprese e sono tante le soddisfazioni per i nostri autori, non ultimo il fatto che ben due romanzi sono stati scelti dalla piattaforma per essere promossi questo mese: Il Sogno della Farfalla di Claudio M. e Il fiordaliso spinoso di Marina Atzori. Amazon non è certo il punto di arrivo, semmai un punto di partenza e il fatto di essere presenti nelle varie classifiche con ben 10 titoli (Il Longobardo, Il tramonto delle aquile, C’era una volta in Sardegna, Trame oscure, Nessuna scelta, La resa degli innocenti, I nostri scarponi sulla Via Francigena, Africa, Il Romanzo della Pasta Italiana, Ocho cortado e alcuni altri che, altalenando, entrano ed escono dalle classifiche) è solo un piccolo gradino in più da percorrere per arrivare a un pubblico più vasto.

Tuttavia, questo fatto e tutte le altre iniziative che sono in corso, atte proprio a rendere più visibili gli autori, ci fanno ben sperare e creano lo stimolo per proseguire in questo nostro cammino. Personalmente ringrazio gli autori che attivamente collaborano con il blog e con le promozioni che offriamo loro, anche se, e ce ne rendiamo conto, spesso per loro significa dover impiegare del tempo per scrivere articoli, rispondere a quesiti o interviste, partecipare a delle iniziative. Ogni passo compiuto insieme  porta un po’ più in là e ogni interazione aumenta lo spazio che riusciamo a ricavare in rete, dedicandolo anche alla Casa Editrice.

Se poi tutti questi sforzi vengono ricompensati dai lettori e da chi ci segue, non può che farci piacere. Quindi, grazie a tutti voi autori EEE, grazie alla lungimiranza del nostro Editore, Piera Rossotti e grazie ad Amazon per averci fornito della visibilità in più.