Daniela Vasarri e La sua Postazione

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Daniela Vasarri e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

La mia postazione, ovvero il mio mondo

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Quest’immagine rappresenta per me il mondo segreto nel quale mi tuffo ogni giorno appena posso, dimenticando tutto ciò che sta fuori. Passo molte ore seduta davanti al monitor, che non considero sprecate ma salutari per il mio benessere psicofisico. In mezzo ai miei quaderni di appunti, ai libri che ho scritto, io sto bene, come fossi un bambino nel grembo materno. Poi i miei riconoscimenti a premi letterari (solo di alcuni ho potuto appendere l’attestato) rappresentano per me uno stimolo visivo quotidiano a continuare a scrivere. Ora però, rispetto a qualche anno fa, nei quali ero proprio agli inizi della mia passione e desideravo misurare le mie capacità, non amo più partecipare a contest letterari e non perché abbia la presunzione di essere “matura” ma perché preferisco dosare la mia produzione e sottoporla solo se veramente convinta.

Nessuno può spostare o togliere qualcosa da questo mio spazio di studio, perché se lo facesse sarebbe un po’ come se profanasse la mia immagine.

E non vi è scrivania miglior al mondo sulla quale lavorare.

Chiara Curione e La sua Postazione

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Chiara Curione e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

La mia postazione, una finestra e la sua luce

la-postazione-di-chiara-curioneAmo scrivere al mattino e trovarmi vicino a questa finestra da cui proviene una bella luce. Io la chiamo la mia finestra sul mondo, in realtà arriva un pezzetto di cielo, e il verde delle mie piante, ma quanto basta per viaggiare con la fantasia. Questo è il posto dove ho scritto il mio ultimo romanzo “Il tramonto delle aquile” e dove sto scrivendo il seguito.
Non è un posto segreto e recondito in cui meditare è il cuore di tutta la casa, si tratta della cucina, il luogo dove nel silenzio del primo mattino la mente viaggia con l’immaginazione sui sentieri della fantasia. Penso alla nuova trama da costruire, ai personaggi che devono animarla e mi sembra quasi di vederli come se si muovessero davanti a me e spiegassero le ragioni del loro agire e dei loro sentimenti.
Sono in procinto di accendere il computer e penso alla protagonista del mio nuovo romanzo, una donna.
Si tratta della figlia di Manfredi di Svevia, Costanza, una donna straordinaria divisa tra il ruolo di regina e quello di madre che dopo la morte del marito affronta situazioni complicate e vede i suoi figli in conflitto e divisi profondamente.
Il ruolo della donna è sempre stato fondamentale e mai come oggi viene riscoperto, mi piace parlarne al passato per poterne trarre analogie al presente. Parlare di donne che da regine non hanno perso la loro femminilità agendo con coraggio. Guardo la finestra pensando anche ai personaggi secondari di questa storia e come muoverli, quando vedo una gazza che si posa sul ramo del mio albero e immagino la regina in viaggio che attraversa un bosco, circondata dalla sua scorta di guardie. Penso al modo diverso di viaggiare nel passato, a cavallo o in carrozza, attraversando zone impervie e penso alla storia del nostro sud Italia e tutte le dominazioni che si sono susseguite. Ecco che la luce del mattino diventa più intensa, nella mente si delinea un nuovo capitolo e mi accingo subito a scrivere.

Roberta Andres e La sua Postazione

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Roberta Andres e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

La mia postazione

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Qui scrivo, mi estraneo dallo scorrere vorticoso della vita quotidiana e mi immergo in me stessa cercando il filo che colleghi gli elementi dei miei racconti e dei miei romanzi.
Qui ho scritto “Le foto di Tiffany”, qui sto scrivendo altri romanzi che sono ancora in bozza; qui ho scritto anche moltissimi dei miei racconti usciti in varie antologie, tra cui “Io tornerò farfalla”, pubblicato dalla EEE in “Amore e morte”: un racconto che segna per me un momento importante sia per l’incontro con questa Casa Editrice e un bel gruppo di colleghi e collaboratori; sia per la delicatezza della tematica di questa Antologia.
Ricordando quel che la grande Virginia Woolf chiama “la stanza tutta per sé” ne ho curato e ne curo i particolari per sentirmi completamente a mio agio in questo angolo della mia casa, per proteggerlo dal flusso della vita che mi sta intorno senza farlo però inaridire.
Qui di solito lavoro di sera o di notte, quando è più facile star tranquilla e non essere disturbata. Spesso è in disordine, ma come dicono molte persone disordinate, è un disordine del tutto apparente, in realtà è un equilibrio preciso che rispecchia l’ordine dei miei pensieri e della mia “memoria di lavoro”, per cui solo sedendomi e guardandomi attorno io riesco a ritrovare all’istante il filo del discorso mentale che ho lasciato interrotto la sera prima.
Di solito, mentre scrivo, i miei gatti riescono comunque a intrufolarsi nella stanza e spesso si stendono sulla tastiera del computer chiedendomi attenzione e coccole. Cerco inutilmente di continuare a scrivere facendo finta di niente , scostandoli un po’ ma senza cacciarli perché mi fanno molta tenerezza, specialmente uno dei due, quello nero, con cui ho un rapporto speciale avendolo allevato.
I miei figli, invece, sono più discreti: sono cresciuti vedendomi alla tastiera e hanno imparato che quella parentesi è importantissima per la serenità della madre.

Danae Lorne e La sua Postazione

la-mia-postazioneDanae Lorne e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

La mia postazione

 

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Ecco la mia postazione, il mio angolino di mondo dove creo e comunico. Con la finestra accanto che mi ricorda di allungare ogni tanto lo sguardo oltre i recinti della mia immaginazione, i fiori che mettono allegria e le foto, i ricordi… i miei disegni, i ninnolini comprati in giro. Qui raccolgo le idee e le fermo su carta… elettronica, qui mi lascio ispirare dalla musica e dalle immagini che mi regala la mia terra, splendida ricca terra: la Toscana. È il suo mare con i suoi suggestivi tramonti che mi ridà ossigeno e vigore e che ha ispirato la mia trilogia. È qui che i miei personaggi hanno preso vita. Nelle sue spiagge assolate e odorose di pino, tra le mura dei suoi borghi eterni e per le vie delle sue città più belle che, ancora oggi, dopo venti anni mi incantano e mi ispirano continuamente.

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La foto che vi allego è una delle colonie più pittoresche di Calambrone, una zona di mare posta tra marina di Pisa e Livorno, il luogo dove idealmente sorge la casa dall’ampia terrazza sulla spiaggia di Giulia, la mia protagonista. È un posto che ho amato e frequentato per molto tempo. Ebbene, c’è stato un momento, dopo la pubblicazione del mio primo romanzo Il canto delle cicale, e anche dopo, mentre scrivevo il secondo volume della trilogia (secondo Sottopelle, terzo Cuore mancino), in cui l’immaginazione si confondeva a tratti con la realtà, e i mie personaggi erano diventati così vivi e presenti che ogni volta che mi capitava di passare da lì mi sembrava quasi di poterli scorgere, magari affacciati ad un balcone o in spiaggia a passeggiare mano nella mano, gustandosi quel cielo che anch’io stavo guardando qualche km più in là. Era una sensazione confortante ed estremamente esaltante. “Gli scrittori sono fortunati” diceva Virginia Woolf “vivono più vite, la loro e quella dei loro personaggi”.

Claudia Lo Blundo e La sua Postazione

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Claudia Lo Blundo e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

La mia postazione

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Lo  capisco, è risibile, criticabile: ma come? Lavori in cucina?

Sì, in cucina, anche se al di là della parete c’è lo studio con la sua brava scrivania, la scrivania più piccola per il pc portatile, etc etc.

Ma lì mi sento isolata dal mondo!

Invece, qui, dalla cucina, guardo in terrazza e vedo i gatti che arrivano, gli uccellini che vengono a smangiucchiare quello che butto loro, le nuvole in cielo e, in lontananza, i mondi che cambiano colore col variare delle stagioni.

Da anni, per la precisione sette, ormai la mia postazione è questa. Qui sono nati i miei ultimi lavori pubblicati, tutti i racconti di Riflessi allo specchio (il gruppo Facebook che ospita i testi di 7 giorni di follie) e qui continuerò a scrivere.

Perché qui? Beh è chiaro da quello che si vede e che ho a portata di mano: sul tavolo da cucina c’è posto per tanta roba mangereccia, come dire: il cervello ha bisogno di essere nutrito mentre partorisce pensieri.

Andrea Tavernati e La sua Postazione

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Andrea Tavernati e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

La mia prima postazione

 

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La mia prima postazione è, ahimè, questa. Come vedete non è un granché. Nessuna elevata tecnologia, nessun antro delle meraviglie, nessuna lampada da sfregare e nessuna boccia magica da consultare. Soprattutto nessuna musa ispiratrice. Anzi, la situazione che vedete è falsa. In realtà, per poter scattare questa foto ho dovuto aspettare che le persone che occupavano quelle poltroncine davanti a me – dei perfetti sconosciuti – si alzassero.

I treni delle Ferrovie Nord Milano – FNM, per gli amici – che frequento ogni giorno per andare e tornare dal lavoro, rigorosamente riempiti e finanziati da pendolari come me, sono la mia prima e quotidiana postazione di lavoro. Non l’unica, per fortuna, poi c’è un lungo lavoro di riflessione e ripensamento che avviene in postazioni più tranquille ed adeguate al pensiero razionale – e irrazionale -. Ma questa è la postazione delle prime stesure, a mano e mediante penna Bic – lo so, potrei munirmi di un portatile, ma i pensieri sono miei e preferisco che anche la prima scrittura sia la mia, personale e diversa da quella di chiunque altro – e anche delle prime correzioni, come quella che vedete nella foto, anche queste a mano, sul dattiloscritto.

Cap. XIII del romanzo (romanzo?) che sto scrivendo ormai da anni. Per la parola fine (fine?) ci rivediamo tra un altro paio di anni, credo. Così tra scioperi, rigorosamente il venerdì, treni soppressi – ma come si fa a “sopprimere” un treno? – guasti e ritardi di 45 minuti su un percorso di 40 – quindi non è partito? – la scrittura procede sui suoi binari, in questo caso gli stessi delle FNM, letteralmente. È una postazione cui sono particolarmente affezionato, nonostante tutto. Siccome i pendolari che prendono lo stesso treno ogni giorno alla stessa ora e alla stessa stazione sono più o meno sempre gli stessi, che cosa penseranno di questo stakanovista musone che lavora sempre anche in treno, evita accuratamente gli attacca-bottone delle fermate obbligatorie e cambia perfino posto se accanto a lui si siede qualche coppia particolarmente loquace?

Bisogna dire che da quando si è diffusa la moda degli smartphone la gente in treno parla molto meno. Ciascuno immerso nella sua virtualità, dialoga, magari con qualcuno dall’altra parte del mondo, ma molto più silenziosamente di prima.

Grazie Facebook, grazie Whatsapp! Tutti gli scrittori da treno vi sono immensamente grati. Certo, così la gente non legge, almeno nel senso tradizionale del termine, ma tanto già non lo faceva anche prima degli smartphone.

Marina Atzori e La sua Postazione

la-mia-postazioneMarina Atzori e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

La mia postazione a colori

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È da questo piccolo angolo che nascono le mie idee e nel quale ho portato a termine di recente il mio nuovo romanzo. Scrivo e lavoro da questa postazione da non molto. Da adesso in poi, probabilmente farò altri passi, forse più importanti; da qui in avanti, ci saranno sicuramente altri libri, altre parole e perché no, anche un’altra testa e un’altra vita.

Per uno scrittore cambiare postazione è un passaggio delicato. Entra in gioco lo spirito di adattamento e non è detto che il suo “ingresso” avvenga in tempi rapidi e in modo del tutto naturale. Ricominciare a scrivere, avendo prospettive e visuali differenti, non è stato così banale, non per un’autrice riflessiva come la sottoscritta.

È inutile negarlo, entrare nuovamente in armonia con la tastiera non è stato facile per niente. Anche se avrei avuto un milione di cose da raccontare c’è stato uno stop. Luce diversa, muri diversi, finestre diverse e persino concentrazione e ispirazione hanno subito una metamorfosi. Ho provato sensazioni strane, difficili da descrivere. È stato come rimanere in panchina per un po’, ad aspettare che il mister mi chiamasse per entrare in campo a controvertire un risultato che sembrava oramai compromesso.

Sono rimasta un po’ a guardare il soffitto, a squadrare ciò che avevo attorno, mentre la mia scrivania era ancora vuota come la porta di un campo da calcio, come non lo era mai stata. È rimasta per settimane immacolata, ho anche temuto, a un certo punto, che rimanesse tale. Bastava tirare, il portiere non c’era. Eppure niente, sono rimasta a guardare, stretta nell’incapacità, di dare un calcio alla prepotenza dei ricordi.

Chi scrive ha bisogno, più di altri, di uno spazio tutto suo, di sentirsi a proprio agio, per non incappare nel famoso “blocco”. Ecco, il blocco è stato a lungo in agguato, dentro questa stanza e al mio fianco, come un’ombra. La barriera era tra queste mura che adesso, sento mie per davvero. Ho dovuto creare un ambiente ad hoc prima di ricominciare a scrivere seriamente, perché sono molto legata agli oggetti e ai colori. Sento il bisogno di averli con me, in qualsiasi frangente. Mi danno sicurezza i miei disegni, le mie penne, i miei notes, le mie forbici e persino la mia pinzatrice verde che non pinza neppure due fogli insieme da circa sei mesi.

Qui ho attaccato la spina del mio stereo e ho ricominciato a fare quello che amo di più: scrivere. Quando salgo nella mia soffitta la musica cambia. Il silenzio e la luce soffusa della mia lampada blu coccolano i miei pensieri e scrivo. Ogni emozione è una nuova sfumatura di colore.

Può succedere di fermarsi quando è in atto un cambiamento. Anzi hai paura che succeda, perché sai che ti mancherà la terra da sotto i piedi. Sappiate che a me è mancata e parecchio. Questa nuova location però, è diventata finalmente “mia”. Senza calendario di Topolino e il mio Snoopy porta fortuna, non sarebbe stata la stessa cosa, devo ammetterlo. (Lo dico sempre che dovrei crescere, ma poi, quasi sempre, le azioni tradiscono le aspettative!)

 

Lorena Marcelli e La sua Postazione

la-mia-postazioneLorena Marcelli e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

La mia postazione, il mio Regno inaccessibile

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Quello che vedete è il mio Regno inaccessibile, il luogo dove nessuno può entrare, se non dietro mio invito. Ho dipinto io la stanza e la sedia, perché, oltre a scrivere, mi diletto anche a creare ambienti Shabby chic. Anche i quadri che si vedono sono mie opere.

Da quando ho sistemato il mio angolo proprio come lo avevo immaginato, passo qui gran parte del mio tempo libero a leggere e a scrivere, spesso dimenticando anche che avrei altro da fare.
Su questa piccola scrivania ho finito di tradurre, con fatica e determinazione, gli atti del processo contro Alice Kyteler, la strega di Kilkenny, la protagonista del mio primo romanzo storico, che sto finendo di revisionare, su consiglio dell’Editora.

Il mio nuovissimo computer è pieno di file di lavori iniziati, di appunti, di progetti, di ricerche, di spunti, di foto e di ricordi e io, lì davanti, ho spesso l’imbarazzo della scelta, non sapendo da dove iniziare. Mi piace dilettarmi e confrontarmi con generi diversi e, come potrete vedere (spero si vedano), sul ripiano ci sono diversi romanzi di Georgette Heyer, una scrittrice che ho scoperto da poco e grazie alla quale sto studiando il Regency.

Adoro la storia angolosassone e mi ripeto sempre che, prima o poi, riuscirò a scrivere un romanzo davvero “romantico”, ambientato nell’Inghilterra del 1820, ma fino a questo momento l’idea è rimasta nel cassetto, pronta a trasformarsi in realtà non appena avrò terminato i lavori in coda. Non mi abbatterò e sono convinta che un giorno riuscirò anche in questa impresa.
Attraverso questa foto permetto a tutti voi di conoscere il mio lato “dolce”, che, solitamente, nascondo con molta cura, evidenziando, come cerco di fare in tutte le mie storie, il carattere di noi abruzzesi, persone apparentemente dure, dal cuore grande.

Grazia Maria Francese e La sua Postazione

la-mia-postazioneGrazia Maria Francese e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

Postazione, Postura, Posterità

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Forse qualcuno immagina che scrivere romanzi storici richieda solo la conoscenza dell’epoca in cui è ambientata la vicenda, e un certo grado di abilità letteraria. Sbagliato. La prima cosa, quella davvero indispensabile, è una sedia adatta.

Scrivere è un’attività che coinvolge mente e corpo, come suonare uno strumento musicale. Neppure la mente più fertile può funzionare bene se il corpo è scomodo, rattrappito o con la schiena curva. In questi anni ho fatto vari esperimenti per scoprire come mettere a suo agio il corpo quando scrivo, e il risultato (largamente perfezionabile) è quello della foto.

Tra le cose che si possono apprendere dalle discipline orientali, forse la più utile è osservare se stessi. Ciascuno di noi è speciale, unico: non migliore o peggiore degli altri, solo diverso. Chi è basso può trarre vantaggio dall’essere basso, chi è alto dall’essere alto, a condizione di sapere che lo è. Può sembrare una banalità e invece il mondo è pieno di gente che non sa com’è fatta, inciampa nei propri piedi e si chiude le dita nella portiera. Anch’io ero così, all’inizio, e non è detto che mi sia passata.

Una delle prime cose che ho scoperto, è che rispetto alla mia statura ho le gambe lunghe e il busto corto. Quando si scattano foto di gruppo stando seduti, sono sempre la più bassa. Perciò su una sedia di altezza normale non sarò mai comoda. Ne devo usare una regolabile, alzarla al massimo e aggiungere un paio di cuscini. Solo così non sono costretta a tenere le mani troppo in alto, cosa che accumula tensione nelle spalle. L’alternativa sarebbe accorciare le gambe del tavolo, ma mi sembra già più complicato.

Bene, sono seduta e ho le mani all’altezza giusta per affrontare un viaggio nell’alto Medioevo. I personaggi dei miei romanzi si spostano a cavallo: così mi voglio sentire! Chiunque abbia provato a stare in groppa a una di quelle bestiacce, sa quanto la postura sia importante. Schiena diritta, spalle sciolte e braccia rilassate sono richieste per dominare la situazione.

Sul desktop ci sono due immagini. Entrambe sono state scelte inconsapevolmente ma a pensarci bene, esprimono il perché della mia passione per il romanzo storico. Quando non sto scrivendo c’è uno scudo longobardo con l’emblema della triquetra. Se muovo il mouse, una foto di mia nonna da giovane il cui viso somiglia in modo impressionante al mio.

Che c’entra mia nonna con i Longobardi? Potrà sembrare strano, ma è questo il punto. Le generazioni che ci hanno preceduti formano attraverso i secoli una catena di cui facciamo parte tutti.

“Due dozzine di mani scheletriche, più o meno venticinque vegliardi basterebbero a stabilire un contatto ininterrotto tra Adriano e noi” scrive la Yourcenar nei taccuini di appunti per “Memorie di Adriano”. Nel mio caso ne bastano una ventina per arrivare ai personaggi dei primi due romanzi. Meno ancora per quello in divenire che, con immensa presunzione, sto pensando di intitolare “Memorie di Arduino”.

Gli altri elementi della postazione (gatta che si crogiola sulla stufa accesa e così via) mutano con lo scorrere delle stagioni. Le cose irrinunciabili per me, sono queste due: consapevolezza del corpo, e delle proprie radici.

Bruno Bruni e La sua Postazione

la-mia-postazioneBruno Bruni e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

La mia postazione è un luogo della mente

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Qui è dove ricopio quello che ho già scritto, magari molto tempo prima. Io amo camminare senza meta per la città. Mentre lavoravo a Voce e pianoforte, i miei personaggi camminavano con me, mi parlavano. Interi dialoghi li ho scritti mentalmente, per strada. Dopo, a casa, li riportavo sul PC.
Questo il luogo fisico dedicato allo scrivere. Ma se volete vedere il mio vero studio, eccolo:

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Dettagli del libro

  • Formato: Formato Kindle
  • Dimensioni file: 1036 KB
  • Lunghezza stampa: 238
  • Editore: Edizioni Esordienti E-book (13 ottobre 2015)
  • Venduto da: Amazon – Kobo
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 978-88-6690-270-6