Intervista a Grazia Maria Francese

Intervista a Grazia Maria Francese

Dalla lettura alla scrittura il passo potrebbe essere breve. Tuttavia, diventa tortuoso e insidioso quando si affronta il romanzo storico e non tanto per le varie componenti narrative, quanto per la cura con cui, invece, si mantengono fedeli le ambientazioni, i personaggi e lo spirito dell’epoca. Grazia Maria Francese, dopo Roh Saehlo, ha pubblicato con EEE e uno di prossima uscita.

  • Lei ha pubblicato a tutt’oggi tre romanzi storici di ambientazione medievale, di cui due con EEE, perché le interessa tanto questo periodo storico?

Il Medioevo è uno spazio-tempo immenso in cui si mescolano culture lontanissime. La storia di questi incontri/scontri è ricca di colori, passioni, avventure. La fabbrica dei best seller sforna a ripetizione romanzi e film di ambientazione medievale, sempre sugli stessi argomenti: il ciclo arturiano, la cerca del Graal… perché non raccontare invece la storia del nostro paese? L’alto Medioevo italiano è un mondo affascinante, il mio rifugio segreto.

  • Per scrivere L’uomo dei corvi, lei ha ampiamente consultato l’Historia Langobardorum di Paolo Diacono, che però ha letto con occhio particolarmente critico. Come dice Marc Bloch, nessun documento storico è neutro, va sempre contestualizzato e interpretato. Ma quali sono le “colpe” che lei attribuisce a Paolo Diacono?

Paolo Diacono non ha altra colpa se non quella di essere ciò che è: un Longobardo che s’è fatto monaco e frequenta la corte di Carlo Magno, il re straniero che ha assoggettato la sua gente. Cosa può fare se non tramandare la storia da questo punto di vista? Non è più in grado di comprendere le saghe raccontate dall’uomo dei corvi, perché le sue radici culturali sono state estirpate. Ho dato a Paolo la possibilità di riscattarsi facendogli scrivere una Historia Segreta dove racconta le malefatte di Carlo Magno, come fece Procopio per quelle di Giustiniano. Chissà che non sia accaduto davvero?

  • Lei ha dichiarato che le interessa scrivere la storia “dalla parte dei perdenti” e, per il romanzo in uscita, ha scelto la figura, poco conosciuta al di fuori dal Canavese, di Arduino, la cui “fosca ombra”, scriveva Carducci, si proietta ancora sulla città dalle rosse torri, Ivrea. Che cosa l’affascina di questo personaggio?

La sua tenacia. In un mondo ormai dominato da un potere forte, quello del Sacro Romano Impero, Arduino ha il coraggio di farsi avanti per riprendere la corona del Regno Italico. Va per la sua strada contro la prepotenza delle gerarchie ecclesiastiche, infischiandosene di anatemi e scomuniche. Con le sue masnade di servi, contadini, secundi milites affronta la calata degli eserciti sassoni e le milizie dei vescovi. Riuscirà a portare la corona per dodici anni, non sono pochi per quell’epoca. La damnatio memoriae con cui la Chiesa lo colpisce nasconde qualcosa che secondo me finora è sfuggito, ma non vi dico cosa: lo scoprirete solo leggendo.

  • Il Medioevo è un momento sicuramente fondamentale nella formazione della civiltà europea. Da romanziera, ragionando con i “se”, che cosa potrebbe essere diverso, oggi, se uno come Arduino fosse davvero riuscito a unificare il Regno Italico?

Il nostro paese sarebbe diventato una nazione otto secoli prima di quanto è poi accaduto, e senza forzature. Ma parlando di “se”, ci si può anche chiedere cosa sarebbe accaduto se Arduino NON fosse esistito. Il suo messaggio non finisce con lui: è raccolto dai movimenti ereticali e dalla realtà nascente dei Liberi Comuni. Senza di ciò la storia sarebbe stata diversa. Arduino è sconfitto ma lascia il segno, com’è accaduto del resto a molti “perdenti”.

  • Prima di scrivere i suoi romanzi ha fatto anche ricerche “sul campo”, visitando i luoghi che fanno da teatro all’azione? Che cosa ci ha ritrovato?

Vado sempre a vedere i luoghi dove ambiento le mie storie. Mi emoziona pensare che quelle pietre siano state calcate dai piedi dei miei personaggi. Mentre scrivevo “Arduhinus” ho visitato Pont Canavese, l’abbazia di Fruttuaria, il castello di Pavone, Ivrea, Monforte d’Alba, Roma medievale… avendo in mente una storia si vedono i luoghi con occhi diversi. Chiaro che questa esperienza influisce anche su ciò che si scrive.

  • Oltre alla storia medievale, tra i suoi interessi c’è la cultura giapponese. Come l’ha scoperta? È davvero così lontana dalla nostra?

La sto scoprendo ancora, e più mi addentro nello studio della cultura giapponese più scopro punti di contatto con la nostra. Ci sono anche grandi differenze. La più importante dal mio punto di vista è che in Giappone, la diffusione del Buddismo non ha sopraffatto la ritualità ancestrale di impronta animista, lo Shintô. Ciò conferisce uno spessore del tutto diverso al rapporto con la natura. Sto parlando ovviamente del Giappone tradizionale.

  • La sua casa, una grande cascina ristrutturata, è diventata anche un centro culturale dove si praticano due discipline tradizionali giapponesi, Kendô e Zen. Cosa rappresentano per lei?

Molte cose, tra l’altro la possibilità di aprire gli orizzonti della mente e ciò mi è indispensabile anche quando scrivo. Lo Zen crea una condizione in cui è più facile liberarsi dalle pastoie del proprio “io” lasciando affiorare emozioni e ricordi atavici. Kendô è la spada giapponese. Si tratta di una disciplina fisica e mentale che sviluppa qualità come l’empatia, la tenacia, il coraggio. Sono sicura di non averle ancora assimilate, proprio per questo continuo a praticarlo.

  • Lei è anche presidente dell’Associazione “Sorriso Nuovo – ONLUS” che si occupa del rapporto tra stile di vita e salute. Come definirebbe l’espressione “stile di vita”?

Le abitudini quotidiane. Non solo ciò che si mangia e beve ma l’ambiente domestico, la cura della persona, il ritmo delle giornate, il modo di vivere le stagioni o le diverse fasi della vita. Tutto questo ha un influsso enorme sulla salute. Come medico non posso fare a meno di pensare che il dilagare di alcune malattie sia causato da uno stile di vita ormai troppo lontano dalla naturalezza.

  • Quando Grazia Maria non scrive, come occupa il proprio tempo?

Mille cose: lavora, studia, pratica Kendô e Zen, si occupa del cascinale e di due ettari di terreno… in tutto questo trova perfino il tempo di viaggiare, nonché di frequentare buoni amici che condividono le sue passioni.

  • Quali sono i suoi progetti futuri?

Se parliamo di progetti letterari, “Arduhinus” avrà un seguito che si svilupperà toccando un altro mondo affascinante: la Siqîlyya, vale a dire la Sicilia musulmana. Per quanto riguarda le attività del Dojo e dell’Associazione continuerò a seguire la mia strada, come Arduino… e se qualcuno ci vuol male, mi dispiace per lui.

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Grazia Maria Francese e La sua Postazione

la-mia-postazioneGrazia Maria Francese e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

Postazione, Postura, Posterità

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Forse qualcuno immagina che scrivere romanzi storici richieda solo la conoscenza dell’epoca in cui è ambientata la vicenda, e un certo grado di abilità letteraria. Sbagliato. La prima cosa, quella davvero indispensabile, è una sedia adatta.

Scrivere è un’attività che coinvolge mente e corpo, come suonare uno strumento musicale. Neppure la mente più fertile può funzionare bene se il corpo è scomodo, rattrappito o con la schiena curva. In questi anni ho fatto vari esperimenti per scoprire come mettere a suo agio il corpo quando scrivo, e il risultato (largamente perfezionabile) è quello della foto.

Tra le cose che si possono apprendere dalle discipline orientali, forse la più utile è osservare se stessi. Ciascuno di noi è speciale, unico: non migliore o peggiore degli altri, solo diverso. Chi è basso può trarre vantaggio dall’essere basso, chi è alto dall’essere alto, a condizione di sapere che lo è. Può sembrare una banalità e invece il mondo è pieno di gente che non sa com’è fatta, inciampa nei propri piedi e si chiude le dita nella portiera. Anch’io ero così, all’inizio, e non è detto che mi sia passata.

Una delle prime cose che ho scoperto, è che rispetto alla mia statura ho le gambe lunghe e il busto corto. Quando si scattano foto di gruppo stando seduti, sono sempre la più bassa. Perciò su una sedia di altezza normale non sarò mai comoda. Ne devo usare una regolabile, alzarla al massimo e aggiungere un paio di cuscini. Solo così non sono costretta a tenere le mani troppo in alto, cosa che accumula tensione nelle spalle. L’alternativa sarebbe accorciare le gambe del tavolo, ma mi sembra già più complicato.

Bene, sono seduta e ho le mani all’altezza giusta per affrontare un viaggio nell’alto Medioevo. I personaggi dei miei romanzi si spostano a cavallo: così mi voglio sentire! Chiunque abbia provato a stare in groppa a una di quelle bestiacce, sa quanto la postura sia importante. Schiena diritta, spalle sciolte e braccia rilassate sono richieste per dominare la situazione.

Sul desktop ci sono due immagini. Entrambe sono state scelte inconsapevolmente ma a pensarci bene, esprimono il perché della mia passione per il romanzo storico. Quando non sto scrivendo c’è uno scudo longobardo con l’emblema della triquetra. Se muovo il mouse, una foto di mia nonna da giovane il cui viso somiglia in modo impressionante al mio.

Che c’entra mia nonna con i Longobardi? Potrà sembrare strano, ma è questo il punto. Le generazioni che ci hanno preceduti formano attraverso i secoli una catena di cui facciamo parte tutti.

“Due dozzine di mani scheletriche, più o meno venticinque vegliardi basterebbero a stabilire un contatto ininterrotto tra Adriano e noi” scrive la Yourcenar nei taccuini di appunti per “Memorie di Adriano”. Nel mio caso ne bastano una ventina per arrivare ai personaggi dei primi due romanzi. Meno ancora per quello in divenire che, con immensa presunzione, sto pensando di intitolare “Memorie di Arduino”.

Gli altri elementi della postazione (gatta che si crogiola sulla stufa accesa e così via) mutano con lo scorrere delle stagioni. Le cose irrinunciabili per me, sono queste due: consapevolezza del corpo, e delle proprie radici.

Ecco cos’eravamo prima di nascere

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“Qui non ci sono nato, è quasi certo; non c’è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch’io possa dire «Ecco cos’ero prima di nascere».”
Nell’incipit de La luna e i falò, il narratore di questo romanzo di Cesare Pavese si definisce un bastardo, perché non conosce le proprie origini.
È un bisogno sapere da dove veniamo, dove affondano le nostre radici. Io credo che il senso profondo dei romanzi storici (ben documentati e ben scritti, questo va da sé), sia proprio questo: ci portano in un passato, anche lontano, coinvolgendoci e restituendone l’atmosfera, molto meglio di quanto lo possa fare la pagina di un manuale di storia. Li possiamo leggere come romanzi d’avventura, ma sono molto di più.
I due romanzi che presentiamo questa settimana ci riportano all’epoca longobarda, ai tempi di Carlo Magno, dove ci sono le radici del mondo moderno, le nostre radici. Il romanzo di Andrea Ravel è già noto al pubblico, è uno dei nostri bestseller, in offerta per questa settimana, mentre L’uomo dei corvi, di Grazia Maria Francese, è appena stato pubblicato.

La trama de L’uomo dei corvi:

Adelwin non ha più incontrato suo padre Arechi da quando, dieci anni prima, l’uomo ha preso parte alla ribellione contro Carlo Magno ed è stato fatto prigioniero. Paolo Diacono, zio del ragazzo, s’impegna a farlo liberare. In cambio ottiene dalla famiglia che Adelwin entri nell’ordine benedettino, ma il destino del ragazzo non sarà la vita monastica e, pur imparando a leggere e scrivere il latino, seguirà una strada diversa da quella desiderata dallo zio Paolo.
Questi, che vive in un mondo fatto di erudizione e di libri, ha ricevuto l’incarico di scrivere una cronaca del regno longobardo, diventato ormai provincia dell’impero carolingio. Nella speranza di raccogliere informazioni sulla storia della sua gente si rivolge a un “uomo della memoria”, e l’opera che scriverà, la celebre HistoriaLangobardorum, è considerata ancora oggi la principale fonte storica dell’alto Medioevo italiano
.

La trama de Il longobardo:

Anno Domini 773. Carlo Magno valica le Alpi alla testa di un imponente esercito e in poche settimane cancella il regno longobardo dalle carte geografiche.
Dopo duecento anni di pace l’Italia si trasforma nuovamente in un campo di battaglia dove ognuno deve scegliere da che parte schierarsi. Un dilemma che angoscia anche Claudio, giovanissimo discendente dell’antica e potente famiglia dei Ravello. La sua decisione è resa ancora più difficile dall’improvvisa morte del padre e dalla cospirazione, ordita dai suoi nemici, per ucciderlo e impadronirsi di tutti i beni della famiglia.
Mentre il rombo della cavalleria franca risuona nella pianura devastata dalla guerra, Claudio, aiutato dal fedele amico Mistico e da un pugno di coraggiosi, ingaggia una disperata lotta contro avversari astuti e spietati, compiendo il percorso di maturazione che lo trasformerà in un uomo.
Terra di Conquista è un romanzo dal taglio cinematografico e ricco di dialoghi, nel quale la storia è filtrata attraverso gli occhi del protagonista, che racconta in prima persona. Il risultato è un affresco straordinariamente accurato di un’epoca violenta e remota in cui la cultura di Roma, nonostante l’imporsi della barbarie, non è del tutto spenta, ma sopravvive oltre che nell’orgoglio di Claudio, anche nella forza unificante della lingua latina e della religione cristiana.
Teatro di questa avventura sono la città di Torino, allora sede di un importante ducato, i contrafforti delle Alpi e le paludi e i boschi che all’epoca occupavano gran parte della valle del Po.

Nel consueto video settimanale di lettura e scrittura creativa, inizio un discorso, spero interessante, che riguarda il personaggio nel romanzo. Argomento immenso, che amplierò nelle prossime settimane, se continuerete ad avere la voglia e la pazienza di seguirmi.

Cari saluti e buona lettura a tutti!
Piera Rossotti Pogliano

Direttore Editoriale di Edizioni Esordienti E-book