Intervista a Gastone Cappelloni

Intervista a Gastone Cappelloni

Cappelloni_Ottava_nota_EEEChi – o che cosa è – l’Ottava Nota? È la figura femminile, che domina la scena e l’immaginario poetico di tutti i tempi. In questo modo si presenta la nuova silloge di Gastone Cappelloni.

  • Tuttavia, perché proprio la figura femminile?

Perché la figura femminile? In attesa di descrivere la sublimazione della perfezione che è la vita, ecco inconsciamente che lei prepotentemente arriva al cuore non chiedendo nulla, solo il capriccio dell’esistenza, quasi niente, non credi? Donna è vitalità, inconscio, rammarico, storia di cammino vissuto, eternamente come stagioni e orizzonti. In lei rivedo l’innocenza di farfalle senza ali, intenta a guidarci dove le pieghe dei nostri misteri, senza, approderebbero su strade inadatte e visionarie, un faro dalle sfaccettature d’indiscussi colori.

  • L’universo poetico è dedicato a un gruppo piuttosto ristretto di lettori, tendenza che, soprattutto in questi ultimi anni, è confermata dal mancato interesse che si riscontra nelle nuove generazioni. Perché i giovani non riescono ad apprezzare i versi poetici?

I giovani! Eterni incompresi, a loro attribuiamo apatia e insofferenza, distacco e disinteresse, ma siamo sicuri che sia così? Lo siamo stati tutti, ed eravamo ribelli e incoscienti ma disposti ad ascoltare quando qualcuno riusciva a catturare il nostro stato d’animo, a chi riusciva nell’intento di raccontare senza imporre, di stuzzicare la mente senza imposizioni. Vero la poesia è per pochi, ma fino a quando sarà in mano a quel potere logoro e senza stimoli, i giovani saranno sempre tagliati fuori, vogliamo parlare delle scuole? Meglio di no, anche se la poesia stessa è relegata a materia ignota e atavica. Via, un po’ di ammodernamento! Ok, i classici insostituibili, che hanno fatto la storia della poesia, ma continuiamo a fossilizzarci su di loro! Armiamoci di “scope mentali” e ringiovanimento della mente, basta a insegnanti “registratori”, senza trasmettere sensazioni o partecipazione. Quasimodo, Luzi, Merini, Montale, Pasolini, Pavese, Rosari, Saba, Ungaretti, ecc. potrebbe continuare, e invece? Soliti poeti che nemmeno esistono più, quasi, anche sui libri di storia. I giovani avrebbero bisogno di una scuola dinamica, la poesia ne trarrebbe giovamento, scommettiamo?

  • In rete si leggono giornalmente composizioni di ogni tipo, non credi che questo fatto possa diventare controproducente?

Chi sarei io per giudicare quello che gli altri scrivono? Il pensiero corre libero fin dove la penna esprime la propria consapevolezza di vita, ovvio che il lettore si trova a fare i conti con migliaia di composizioni che ogni giorno campeggiano sui nostri blog o social net-work, trovandosi spesso soffocati e sommersi da parole osannanti e celebrative. Ritorna la riflessione che in tanti ci poniamo, nel nostro paese si scrive tantissimo e si legge quasi nulla; vuoi vedere che ci sentiamo tutti dei grandi scrittori e poeti e non ce la sentiamo di leggere gli altri perché scadenti e non bravi come noi? La convinzione, che Gastone Cappelloni o tanti pseudo scrittori, un domani anche non lontano saranno buttati al macero, nasce dalla consapevolezza delle capacità stesse, riduttive, raccontandomi, senza chiedere null’altro. Scriviamo e pubblichiamo troppo? Forse; chissà?

  • Mentre gli scrittori tendono a espandere la propria influenza ovunque, capiti, i poeti presentano una sorta di affezione territoriale. Concordi con quest’affermazione?

“Se nessuno è profeta in patria come si vuol dire”, credo che anche i poeti seguano le rotte non solo della loro terra ma espandendosi per farsi conoscere e apprezzare, personalmente posso confermarlo. Non a caso “Un seme oltre oceano” ha varcato i propri confini terrieri, percorrendo strade non solo in Italia e Spagna, ma soprattutto quell’oceano, Argentina, dove vive lo zio Ubaldo. No, i Poeti sono un popolo di nomadi, in perenne pellegrinaggio verso i santuari della loro esistenza. Potremmo ingabbiare il vento all’interno di una nuvola?

  • Con tutti i riconoscimenti che hai raccolto in questi anni, riesci ancora a emozionarti per un premio?

Se un figlio ti regala soddisfazioni, dopo una vita di gavetta e di sacrifici come potresti non apprezzare amandolo? La vita ci penalizza assai, perché non ricambiarla con moneta scintillante coniata dalle umiliazioni del cuore? Sì, ogni premio è un tassello di positività, un invito a proseguire nel tuo percorso mentale, vivendolo e rivivendolo senza ringraziare alcun aiuto anche e solo morale. Un premio, anche se simbolico può essere una valida risposta per sentirsi partecipe e vita di se stessi.

  • Le poesie pubblicate in e-book rendono, a livello emozionale, di meno rispetto a quelle fruibili in versione cartacea?

Perché dovrebbe? E’ quello che leggi riempiono il cuore o lascia indifferente chiaro, gli stati emozionali rimarranno tali sia leggendo il cartaceo che l’e-book. Non trovo differenza di sorta, se le poesie saranno di spessore e in grado di affascinare il lettore, allora sì che avrai raggiunto la soddisfazione di aver trasmesso un po’ di “loro”, altrimenti, cartaceo o no, le tue creature saranno destinate a una lenta agonia di visibilità.

  • Dopo tutti i libri che hai già pubblicato da cosa trai l’ispirazione?

Quello che ho scritto è racconto che ho vissuto, spaccati di vita, ognuna è una storia condensata di quotidianità, dove nulla è affidato al caso, un resoconto mentale, un diario perpetuo sospeso tra me e il tempo mai marginale, anzi presente e assillante, come se non ho pagato tributo con il destino. Destino non sempre gioioso o soddisfacente. Ho ancora tanto di me da raccontarmi, avendo pubblicato con “Tu ottava nota”, venti volumi, e sì, ho ancora molto nei cassetti della penna, dove ho riposto i miei silenzi, i ricordi ancora da consumare, lentamente e senza fretta aggiunta.

  • Un poeta nasce come tale oppure lo diventa?

Parola grande, quasi dissacratoria Poeta. Che significato può avere? Meglio definirsi menestrelli di strada, più semplice e meno ingombrante da portare addosso, mio Padre non scriveva eppure lo consideravo un Grande poeta. Mia madre la stessa cosa, non scriveva, ma era una Grande. Ecco il passo è breve, impercettibile ma indicativo, è anche grazie a loro che esistono le storie, i racconti quotidiani, che hanno ispirato facendomi da guida con suggerimenti e saggezza che ho immagazzinato per diventare più riflessivo e meno sanguigno. Poesia è racconto e immaginazione, poi la poesia è solo un pizzico di follia descrittiva e fuori, dalle righe di piatta routine. Poeti? Non pervenuti, ma bisognosi di raccontarsi.

  • Quando Gastone non scrive, come occupa il proprio tempo?

Pensionato attivo e senza voglia di fermarmi. Mettendosi ogni giorno alla prova cercando di migliorarsi, anche se quasi mai, essendo critico imponente di me stesso, mi attribuisco voti alti, e così rimango sempre alla “porta”, sapendo di dover migliorare. Vero, pensionato con problemi di cuore, anche se li lascio alle spalle, meglio cadere in combattimento che in un letto d’immobilismo. Scrivo poco da un paio di anni a questa parte, ma la mente è sempre feconda e in movimento, e fa bene, avendo materiale sufficiente per continuare a produrre e a sentirsi vivo e combattivo. Posso solo rammaricarmi di tempo che non è mai sufficiente, e questo è il mio grande rammarico, anche se vivaddio ho Jenny, la mia volpina ha donarmi capacità soprattutto creative e umane, immagazzinandole, a proposito nel libro troverete lirica a lei dedicata.

  • Quali sono i tuoi progetti futuri?

Poeticamente succosi direi. Voglio assaporare questo “ventesimo” momento, anche se all’orizzonte pregusto gocce di rugiada mai evaporate, perché risveglio di mai perse notti, della mente. Potrei anticipare tanto, ma non sarebbe corretto trascurare questo nuovo figlio, come se lo abbia pregustato.

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Concorsi: poeticamente d’obbligo.

Perché è importante per un poeta partecipare ai concorsi

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Per un poeta, partecipare a dei concorsi, e ottenere dei riconoscimenti, è un modo quasi indispensabile per far conoscere il proprio nome, oltre che la propria opera, in un ambito piuttosto chiuso e spesso elitario. La questione, ormai annosa, che verte sul fatto che la “poesia” non vende purtroppo è vera. E non tanto per il fatto che vi siano poeti contemporanei incapaci di trasmettere emozioni e di condividere stati d’animo, quanto per il fatto che i lettori, amanti del genere, non sono tanti e quei pochi sono spesso ancorati a dei preconcetti. Quindi, la via più concreta, che possa dare risalto a questa forma d’arte, passa immancabilmente attraverso i concorsi.
Tuttavia, ci sono concorsi a cui si partecipa solo per rendere noto il proprio nome in circoli ristretti, in cui l’essere poeta è ancora sinonimo di intellettualismo spinto ed esclusivista, altri per i premi che vengono conferiti, altri ancora solo per la fama che hanno (e che ovviamente danno). Dunque, a più concorsi si partecipa più il nome del poeta, in un modo o nell’altro, gira. È’ un’escamotage a cui si ricorre, forzosamente, per uscire dall’anonimato.
Ma, e c’è un sempre un ma, bisogna selezionare i concorsi a cui iscriversi e partecipare. Ce ne sono alcuni a cui è quasi doveroso partecipare e altri completamente inutili, mal organizzati se non addirittura privi di trasparenza o palesemente truffaldini (un articolo esauriente lo potete leggere QUI).
Se avete dubbi su un concorso, quindi, chiedete pareri sui gruppi, sui social e a colleghi poeti che vi hanno già partecipato ma, soprattutto, spulciatevi bene i siti o i blog di chi organizza il concorso: spesso la serietà dell’evento si evince proprio da come viene presentato il bando e da come è impostato.
Altra cosa di cui tenere debito conto sono, appunto, i bandi.
Devono essere CHIARI. Un bando fumoso è spesso sintomo di poca esperienza da parte di chi organizza o di improvvisazione. Nello stesso devono essere ben specificati i termini di presentazione, le modalità di invio e le eventuali richieste di contributo, le finalità, i premi, i termini contrattuali in caso di pubblicazione, nonché l’Editore. Deve essere specificata una modalità (telefono o email) per contattare l’organizzazione e quindi poter avere delle informazioni o poter chiarire dei dubbi. La mancanza di un contatto non è un buon punto di partenza e denota la scarsa attitudine alla collaborazione da parte dell’organizzazione. La questione non è irrilevante, un concorso con pochi partecipanti è destinato a fallire, quindi una predisposizione al dialogo aiuta. I concorsi possono anche essere a pagamento, ma ci deve essere equità fra le spese e i premi attribuiti. Infine, se intendete partecipare a quei concorsi in cui si fa ricorso alle “votazioni popolari”, fate attenzione al fine che viene proposto e a chi organizza tale evento. Il pericolo è sempre in agguato (l’approfondimento di questo argomento è QUI).
Detto questo, ecco un elenco dei siti su cui potrete trovare concorsi di ogni tipo: