Salgari, la rivincita in Inghilterra: “Il suo esotismo precorre i tempi”

Salgari, la rivincita in Inghilterra: “Il suo esotismo precorre i tempi”

Una ricerca in quattro volumi dell’italianista Ann Lawson Lucas

di ERNESTO FERRERO

Maltrattato o platealmente ignorato dalle storie della letteratura, anche da quelle più aperte al nazional-popolare e alla sociologia della lettura, perché «scriveva male», bistrattato dalla scuola e dai genitori perché scaldava le giovani menti, Emilio Salgari continua a vivere non solo nell’affetto inalterabile che gli hanno testimoniato tanti scrittori, da Eco a Pontiggia, Magris, Citati, da Borges a Sepúlveda. Pochi autori possono contare come lui su una pattuglia di esegeti che da decenni non si stancano di approfondire ogni minimo aspetto esistenziale o scrittorio, identificando nuove fonti, scoprendo pagine disperse, raccogliendo documenti e cimeli. Instancabili tigrotti della penna, devoti sino alla morte al loro carissimo leader.

Appartiene a questa schiera anche Ann Lawson Lucas, docente di Lingua e Letteratura Italiana in varie università inglesi e traduttrice di Pinocchio, che sin dagli Anni 60 ha avviato ricerche capillari su Salgari e la sua fortuna. La massa imponente dei suoi lavori va ora ordinandosi in una mega-opera in quattro volumi, Emilio Salgari, il cui primo tomo porta come sottotitolo Una mitologia moderna tra letteratura, politica, società (Olschki, pp. 442 con 42 tavole colori e 83 in bianco e nero, € 29). Gli altri che seguiranno sono dedicati agli anni del fascismo (che tenterà maldestramente di impossessarsene e quasi di farne un padre nobile), alla ripresa d’interesse del secondo dopoguerra e alla maturità della nuova critica salgariana agli albori del nuovo secolo.

La novità dell’approccio sta nell’avere ampliato una vicenda individuale all’intera epoca e al suo contesto letterario, editoriale, sociale, a partire dalle passioni per l’esotismo e l’orientalismo, che dilagano anche nell’arte e nelle fiere internazionali. In una scena affollatissima e formicolante non c’è soltanto l’iperproduttivo e versatile giornalista veronese. C’è la stampa quotidiana e periodica dell’epoca, con la sua fame dei richiestissimi feuilleton, che per pochi centesimi offrivano a una Italia che viveva poveramente in bianco e nero il lusso di un’epica esotica dai colori squillanti, mai visti prima. Ci sono almeno una dozzina di editori, dai fratelli Treves ai torinesi Speirani, dal tedesco-genovese Donath al siciliano Biondo e al fiorentino Enrico Bomporad, che si lanciano alla conquista di mercati in rapida crescita, perfezionando un’offerta molto variegata di dispense a basso prezzo, volumi illustrati e strenne di lusso.

Ci sono illustratori talentuosi, parte integrante del gran successo, dal genovese Pipein Gamba ai napoletani D’Amato e Della Valle, al siciliano G.G. Bruno, ad Arnaldo Ferraguti che aveva inciso anche per De Amicis, che sanno applicare le eleganze floreali del Déco all’impeto dell’azione drammatica (la magnificenza dell’apparato illustrativo è una delle attrazioni del volume). E ci sono gli altri scrittori d’avventure, gli imitatori, i continuatori (Luigi Motta), i plagiari, gli approfittatori postumi.

L’autrice ricostruisce in ogni minimo dettaglio (ivi comprese le condizioni contrattuali, i prezzi dei volumi e la fortuna commerciale) l’intricatissima vicenda editoriale di testi continuamente ripresi e adattati nelle sedi più diverse (decine e centinaia di romanzi, racconti, articoli d’ogni genere), o pubblicati sotto pseudonimo per eludere i contratti in esclusiva, senza escludere traduzioni e adattamenti. E soprattutto restituisce a Salgari tutta l’innovatività della sua perizia artigianale: assiduo frequentatore di biblioteche, maestro nel raccogliere i materiali storici, cronachistici ed enciclopedici che gli potevano tornare utili, nell’agganciarsi all’attualità (la guerra russo-giapponese o le imprese del Mahdi, un Bin Laden dell’epoca), addirittura nel dettare brillanti slogan pubblicitari.

Un Salgari che incantava anche perché politicamente scorretto. In un’Europa tranquillamente razzista mette in scena unioni multirazziali (l’abbronzatissimo Sandokan con la bionda anglo-partenopea Marianna), dà prova di un affetto istintivo per i deboli e gli oppressi, sta con gli indigeni contro le arroganti potenze coloniali, propone nuovi modelli femminili inventando eroine intrepide (modellate su Anita Garibaldi o Cristina di Belgioioso). Disprezza i grandi ricchi, le loro fortune sfacciate, l’idea stessa di profitto. Le meraviglie della tecnica non lo incantano più che tanto, perché finiscono per mettere in secondo piano le qualità dell’uomo. Giudica rozza la tecnologia dell’automobile perché troppo puzzolente e pericolosa; predice che un abuso di consumi elettrici renderà gli uomini isterici, anzi folli.

È un ambientalista ante-litteram, raffigura potentemente gli animali senza edulcorali come nel buonismo disneyano. Inventa un linguaggio brioso, diretto, ricco di neologismi e parole evocative. Insieme a Collodi e a De Amicis, ha fatto più lui per l’unità d’Italia e la promozione della lettura che tanti governi del nuovo regno. Il lavoro della Lawson Lucas aggiunge nuovi elementi alla gratitudine di generazioni di italiani.

Sorgente: Salgari, la rivincita in Inghilterra: “Il suo esotismo precorre i tempi” – La Stampa

Intervista a Lidia Del Gaudio

Intervista a Lidia Del Gaudio.

Del_Gaudio_EEEIl segreto di Punta Capovento appartiene al genere romantico contemporaneo, non al rosa più classico ma a quella tonalità che colora la tinta di base con altre sfumature. Lidia Del Gaudio, nel suo libro, parla di sentimenti e di passioni, di sconfitte, rinunce, ma anche di quei riscatti che riportano gli animi a ricongiungersi nonostante tutte le avversità. 

  • Come definiresti il tuo romanzo, più sentimentale o più materiale? Ovvero, forse più legato alla concezione romantica di un rapporto a due, oppure immerso in una quotidianità in cui a volte il rosa si dipinge di nero e di rosso?

Il romanzo che propongo parla di sentimenti, ma non lo definirei sentimentale in senso classico. La storia che si racconta è una metafora, quasi una favola per adulti, nella quale i sentimenti devono fare i conti con una realtà non proprio quotidiana, bensì idealizzata e inarrivabile.

  • La tua protagonista passa attraverso situazioni che una normale eroina, di solito, non affronterebbe. Tuttavia, il personaggio resta molto credibile e il suo fascino non viene intaccato dalle vicissitudini, perché hai scelto una strada così controversa?

Perché non mi piacciono le cose troppo semplici, scontate, anche se so che a volte questo può risultare penalizzante. Quando mi domandano il genere delle mie storie non so mai cosa rispondere. Adoro le fusioni e le contaminazioni. Giulia, la protagonista del romanzo, resta uguale a sé stessa per tutto il racconto, ma la sua non deve essere intesa come una sterile mancanza di crescita personale, una incapacità di imparare dai propri errori, bensì come un ideale femminile unico e irripetibile, eletto a custode di un segreto.

  • Tu stessa scrivi: quelli descritti nei romanzi sono luoghi del cuore, a volte irraggiungibili. Preferisci, dunque, quelli reali o quelli dettati dalla tua fantasia?

Mi piacciono e li utilizzo entrambi. Ci sono storie che non hanno bisogno di una collocazione reale e concreta per funzionare, anche perché non esisterebbero delle ambientazioni corrispondenti a quello che si vuole raccontare; in altri casi, invece, il racconto vive proprio in virtù del suo essere calato nella realtà quotidiana di città e strade conosciute e perfettamente riconoscibili. Nel mio romanzo ho cercato di fondere il vero con l’immaginario, riportando alla luce anche luoghi di cui non abbiamo più memoria, ma che sono dentro di noi, nella nostra sensibilità. È lì che la mia protagonista spera di arrivare.

  • Il tuo romanzo ha come filo conduttore una leggenda che trasporta i protagonisti attraverso lo spazio e il tempo, ma Lidia quanto crede nel destino?

Razionalmente direi che non credo nel destino, ma questo fino a quando la mia anima pigra non ricompare e prende il sopravvento. A volte può risultare persino comodo giustificare le nostre mancanze con l’ineluttabilità del fato, mentre tante scelte dipendono unicamente da noi. D’altro canto siamo ostaggio della casualità più incontrollata. Quindi non so, diciamo metà e metà?

  • L’era moderna ha prodotto malattie date per lo più dai propri disagi interiori che da fattori ambientali, nello specifico la depressione diventa uno dei motivi che portano Giulia prima verso il baratro e poi verso il riscatto. In che modo interpreti questo “male oscuro”?

Più innalziamo le nostre aspettative, più siamo a rischio di depressione. Oggi, poi, tutto sembra così facile da raggiungere, denaro, successo, potere ci vengono mostrati di continuo e sembrano lì a portata di mano, ma poi ci sfuggono a vantaggio di altri che, a nostro parere, quasi sempre errato, non lo meriterebbero. E i tanti beni materiali che abbiamo a disposizione finiscono per togliere interesse alla nostra vita. So di dire cose che possono sembrare banali, ma è quello che penso. Una vita più semplice, il saper rinunciare al superfluo, a ciò che abbiamo di troppo, tanto di troppo che non riusciamo neppure a usare, magari condividendolo con chi ne ha bisogno, potrebbe essere di aiuto alla nostra ansia. Solo dedicarsi agli altri può concorrere ad allontanare le preoccupazioni e la nostra ossessiva autoreferenzialità. Ci sono poi dei momenti in cui una sana tristezza diventa un piacevole veicolo di riflessione, la consapevolezza di noi stessi, uno stop necessario in un mondo dove si incontra tanta superficialità e l’imperativo è doversi divertire ed essere felici a tutti i costi. Quando però la depressione prende l’aspetto della patologia, allora occorre avvalersi di ogni aiuto medico e psicologico per cercare di sconfiggerla.

  • I ruoli maschili nel tuo libro sembrano contrapporsi, da una parte il ruolo guida di Capitan Nadir e dall’altra l’atteggiamento impulsivo di Walter e Ted. Pensi che questo atteggiamento sia dettato solo dall’età o da una diversa visione culturale?

L’età c’entra poco, si tratta di una visione culturale. Quella che veniva proprio fuori dalla rivoluzione del ‘68, nel caso del padre, rimasta, almeno in questo caso, fedele a quei principi. Anche Ted e Walter sono figli del loro tempo e di una visione falsata dell’amore e dei rapporti con gli altri.

  • La scrittrice Lidia nasce in realtà dalle vesti di una lettrice cresciuta fra il frusciare delle pagine, quali sono stati gli autori che possono aver influenzato il tuo modo di scrivere?

L’elenco è lungo, anche se realmente penso di non assomigliare (purtroppo) a nessuno dei grandi autori che hanno accompagnato le mie letture. Diciamo qualche nome: l’immancabile Louisa May Alcott (che ho voluto omaggiare col nome del mio protagonista), Burnett, Malot, Salgari, e poi crescendo Moravia, Cassola, Rex Stout, S.King, Zafòn. Ovviamente ho fatto solo qualche nome, ma di tutti, anche dei tanti non citati, mi resta una grande unica ispirazione e uno stile che non saprei diversificare.

  • Detto fra noi, Giulia, Ted e Walter ti hanno lasciata finalmente andare, per cercare nuove storie e altri personaggi? Oppure ti tengono ancorata al largo di Punta Capovento?

Detto tra noi, sì, credo di avercela fatta, di essere finalmente pronta a salpare per altri lidi, anche se questi personaggi me li porto sempre nel cuore e ogni tanto ancora spiego le vele per un giro al largo del promontorio. Mi piacerebbe però che Giulia, Ted e Walter entrassero e rimanessero nel cuore anche dei lettori e che li facessero sognare come hanno fatto sognare me. All’inizio possono apparire anime fredde, ma nel corso della storia rivelano tanta passione.

  • Quando Lidia non scrive, come occupa il proprio tempo?

Ho molti interessi e sono molto curiosa di imparare sempre cose nuove. Un passato di pittrice e tanto amore per la musica. Adoro anche il cinema. Come ogni donna, poi, il tempo da dedicare alla casa e alla famiglia è sempre troppo poco.

  • Quali sono i progetti per il futuro?

Anche se dentro di me resiste un pensiero proiettato in avanti, cerco di vivere con una certa pacatezza, tenendo i piedi ben saldi per terra. L’unico progetto irrinunciabile resta comunque nella scrittura. Ho tante idee e alcuni lavori già abbozzati. Così spero di finire presto almeno un nuovo romanzo. Un thriller, magari.

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Libri per ragazzi

I libri per ragazzi nel catalogo EEE.

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Le letture per i ragazzi sono spesso sottovalutate, eppure, è proprio da giovani che si sviluppa l’amore per la lettura, per gli scenari fantastici che portano a sognare, che trasportano in mondi lontani e fanno vivere da eroi le trame più affascinanti. Chi non ricorda Salgari? Tuttavia, senza andare troppo nel fantastico, sono diverse le letture che ci sono state consigliate quando eravamo adolescenti e quando le nostre menti, ancora fresche e curiose, erano pronte ad assimilare testi anche più impegnativi. Il panorama odierno, oltre alla saga di Harry Potter, pare essersi dimenticato di questa fascia di lettori, forse perché gli stessi sono meno spronati alla lettura e troppo distratti da altre attività, forse anche meno educative. Ciò nonostante, noi ancora crediamo che possano esistere libri per ragazzi di buona qualità e scrittori che sentano la necessità di poter comunicare con i giovani, attraverso storie moderne in grado di rispecchiarli e che possano raccontare le loro vicissitudini, a volte anche rocambolesche, senza mai perdere di vista la società odierna.

Quindi il catalogo EEE propone i propri titoli, dedicati appunto ai giovani, in promozione a partire proprio da questa settimana. Da Nicoletta Parigini a Claudio Oliva, passando attraverso Cinzia Morea, Beppe Forti e Caterina Peschiera.

Il sogno segreto di Zekharia Blum di Claudio Oliva
Costantino al festival delle nuvole di Cinzia Morea
A scuola di futuro di Caterina Peschiera
Fuga da Raggiropoli di Caterina Peschiera
Quasi sedici! di Beppe Forti
Pacific Vortex di Caterina Peschiera
Viaggio in camper di Caterina Peschiera
Agata e il manoscritto di Melchiorre di Nicoletta Parigini
Agata e il segreto delle scarpette tecnomagiche di Nicoletta Parigini