Bruno Bruni e Il Gioco di Libri
Talvolta è capitato di passare qualche ora in buona compagnia con gli amici, cercando di indovinare quale fosse il soggetto estratto e ponendo domande del tipo: “Se fosse una città, quale sarebbe?”
Ebbene, abbiamo chiesto ai nostri autori di abbinare il titolo del loro libro a una città, un personaggio, un piatto tipico e una canzone. Ed ecco uno dei risultati.
Voce e Pianoforte di Bruno Bruni |
Sinossi |
Alice, appassionata e instabile, eredita una casa nella periferia disordinata e operaia di Torino. E insieme alla casa, eredita le tracce di una vita. Quella di sua madre, Tea. Ragazza di periferia, cantante punk di scarso talento, amica di malavitosi, bella, generosa e incostante, che ha portato con sé, morendo giovane in un incidente, il segreto di una rapina finita male, e ha lasciato come uniche tracce della propria vita un vecchio disco e molte foto, unici gelosi ricordi di una esistenza breve e complicata. La figlia Alice, aiutata dall’amica Marta – e da Michele, ex calciatore professionista, ora agente immobiliare – cerca di capire, si smarrisce, rinuncia, se ne va. Marta, tenace, insiste nel cercare il senso di vite estranee e lontane. Capirà molte cose, da sola. Forse inutilmente, il passato spesso parla lingue ormai ignote. |
Se “Voce e Pianoforte” fosse |
Una città: TorinoUna scelta istintiva. Torino è il mio habitat, lo sfondo della mia vita. Amo la mia città in modo viscerale, non vorrei essere altrove. I cambiamenti negli ultimi anni sono grandi, alcuni positivi, spesso dolorosi, ma è l’inesorabile divenire dell’esistenza. La Vita è mutamento, come dice quel testo antico che mi piace molto “I King – Il Libro dei mutamenti”. Che apprezzo come fonte di saggezza, non come pratica divinatoria. (Sono troppo scettico, per oroscopi e predizioni…) Aggiungo però che la città è in fondo anch’essa un personaggio ma invisibile, che rimane discretamente sullo sfondo. Mi sono accorto, rileggendo il romanzo, che non nomino mai Torino, nemmeno una volta. |
Un piatto: Pane e acciugheI cibi semplici, magari rudi, per me sono il sale della vita. E quando scrivo cerco di essere più semplice e anche rude, con me stesso. Non voglio mentirmi, non lo sopporterei. |
Un personaggio: Cesare PaveseL’ho amato da ragazzo, anche se da anni non lo rileggo. Ma aveva dentro l’anima di questa città. Era duro e fragile, e sapeva sognare. Come dovrebbero fare tutti quello che, come me, tentano di scrivere. |
Una canzone: SpellboundIl romanzo è nato e cresciuto ascoltando Siouxsie & the Banshees. La voce di Siouxsie, la sua maschera, sono state la mia Musa. |