La fine dell’ora legale
La fine dell’ora legale
Nella collana mainstream il nuovo romanzo di Claudia Cassio
Un ragazzo che fugge dalla ‘ndrangheta, che gli ha ucciso genitori e fratelli; un vecchio e anziano malato: per il primo, l’inizio del lavoro come guardiano di un parco in una cittadina nei pressi di Torino, per il secondo l’inizio della pensione. A unirli, un sentimento di ostilità e il ritrovamento, su una panchina del parco, del cadavere di un giovane apparentemente morto di overdose.
Ma forse non è quella la verità. Attorno al parco, tante storie e tanti personaggi che si intrecciano e interagiscono, mentre la stagione scivola verso l’autunno e finisce l’ora legale. Metafora di un cambiamento: qualcosa finisce, qualcosa comincia.
Il cambiamento annunciato dallo spostamento delle lancette si materializza con l’arrivo di una ragazza dagli occhi verdi, la nascita di un amore, la scoperta della verità, la fine dell’ostilità tra i due protagonisti. Lo scarto di un’ora segna una frattura: la morte di qualcuno e un futuro diverso per gli altri.
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Il viaggio del pendolo
Il viaggio del pendolo
Il nuovo mainstream di Roberto Menaguale
Ravasi, direttore tecnico della Wisel, azienda produttrice di alta cosmesi, sposa la figlia del titolare, Adriana. Il desiderio della donna, insofferente ai legami di famiglia, convince Ravasi a lasciare la Wisel e ad associarsi con un amico, titolare di uno studio di progettazione.
La routine della solitudine di coppia non dispiace a Ravasi, che finisce con l’apprezzare la scelta di Adriana, almeno fino a quando non compare sulla scena Giorgia, sorellastra di Adriana fresca di divorzio, che riuscirà a far impigliare il cognato nelle maglie della sua sensualità. Il classico “triangolo amoroso”, però, non è quello che ci si aspetterebbe; l’uomo, pur consapevole delle sue debolezze, si rende conto che le scelte sono necessarie, anche se difficili e sempre dolorose.
Un romanzo sulla fragilità delle coppie, sulla ricerca dell’equilibrio sentimentale, ma anche sulla complessità dei rapporti famigliari e sulla vita che, quando i nodi vengono al pettine, inesorabile ci presenta il conto.
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Una notte per non morire
Una notte per non morire
Un thriller ad alta tensione di Roberto Capocristi nella collana Adrenalina
Un portachiavi a forma di ippopotamo strabico e una chiavetta USB, oggetti misteriosi e, a loro modo, magici, sono i protagonisti delle vicende di questo noir italiano. Magici perché, nel momento in cui vengono in contatto con i personaggi del romanzo, ne cambiano definitivamente la vita, fino alle più estreme e fatali conseguenze.
Ne sanno qualcosa Alice, una bruna intraprendente che ama giocare col destino, che diventa l’inconsapevole burattinaia dell’intera vicenda, e Diego, veterinario sfigato, ma di bell’aspetto, col terrore di essere piantato dalle donne, che è costretto a lasciare da parte le sue ansie e a trasformarsi in un eroe alla James Bond.
Subiranno l’influenza di questi oggetti anche Josefine, alias Sabine, una ragazza giovane e ricca di sogni che, fuggita di casa a causa di un litigio, viene ingannata e costretta a prostituirsi, e il cattivo di turno, un malavitoso alla caccia della chiavetta USB e del segreto in essa contenuto.
Ma il vero eroe consapevole è l’aspirante suicida, che agisce come deus ex machina del romanzo: seduto sul cornicione di un palazzo, con i piedi a penzoloni nel vuoto, svela al lettore, in virtù della distanza non solo fisica che lo separa dalle umane vicissitudini, il segreto del romanzo, e cioè che il mondo, visto dal quindicesimo piano, appare molto più logico, ordinato e coerente di quanto non sembri ai suoi abitanti.
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Le stagioni degli usignoli
Le stagioni degli usignoli
Le Stagioni degli usignoli apre al lettore una finestra sull’Eternità e sull’Immortalità rappresentate dalla Natura, nel suo continuo divenire e lo invita a decodificare attraverso i sensi e i sentimenti un destino che è infinitamente più grande dell’uomo.
L’ermetismo raffinato e passionale di Maria Luisa Mazzarini, tra immagini che si smaterializzano e sensazioni che si fanno visione, ci porta in viaggio attraverso corrispondenze di luci, suoni, colori, profumi, e attraverso simboli rappresentati dalle stagioni.
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In viaggio
In viaggio
Chi viaggia in aereo prova sempre in qualche modo a trascorrere il tempo. E gli scrittori cosa fanno?
di Sara Meloni
Chi viaggia in aereo prova sempre in qualche modo a trascorrere il tempo. C’è chi legge, chi dorme, chi fa i cruciverba. C’è chi ascolta musica e chi chiacchiera col proprio vicino di posto. C’è chi usa lo smartphone, chi il tablet, chi il pc… o chi semplicemente resta assorto nei propri pensieri…
Questa volta ho un libro da leggere. È lì davanti a me, in attesa di essere aperto. Leggo qualche riga ma non riesco a concentrarmi. È strano. I miei pensieri corrono veloci, la mia testa lavora in modo forsennato.
Mi decido a prendere in mano un quadernetto e una penna, e finalmente inizio a scrivere. Scrivo i miei pensieri, li fermo, fissandoli sulla carta, e li riordino. Metto punti e virgole, argino il fiume in piena. E così quei pensieri, da affannati quali erano, riprendono a respirare con più calma. Scorrono fluidi, senza accavallarsi gli uni sugli altri…
Un’ala bianca e metallica si staglia sullo sfondo del cielo azzurro. La scorgo con la coda dell’occhio, fuori dal finestrino ovale. Attorno a me è pieno di nuvole. Sopra, sotto, ed anche accanto a me. Sono dense e candide, e avvolgono lo sguardo come una morbida coperta.
Sono in viaggio. Sono in viaggio verso qualcosa di nuovo. Sono in viaggio lontano dalla mia terra, dalla mia casa, dalla mia vita. Quella di tutti i giorni. Quel quotidiano che in qualche modo ci dà sicurezza, ci offre un riparo.
È vero, nel mio caso non si tratta di un addio, ma solo di un arrivederci, di un “a presto”. Quindici giorni passano veloci, mi dico. Volano. Volano proprio come questo aereo.
Ma intanto qualcosa resta alle mie spalle, così come qualcosa mi aspetta là, al mio arrivo. Potrebbe essere come una porta che si apre su una lunga strada sconosciuta, da percorrere. Anche se, mi viene subito da pensare, ogni strada, qualsiasi strada, non ancora percorsa, è sempre sconosciuta.
Non so se questo sarà solo il preludio, di un arrivederci più lungo, o se invece tornerà tutto come prima. Tutto uguale o tutto diverso. Non lo so. So soltanto che sono in viaggio. In volo su un aereo dalle ali bianche. Questo è un aereo diverso da tutti gli altri che ho preso fin’ora. Lo dimostra il fatto che è il primo aereo che prendo da sola. Mi guardo intorno e vedo volti nuovi e sconosciuti. Non sono spaventata, sono solo curiosa…
All’inizio i miei pensieri erano come le rapide di un fiume, poi finalmente arrivano a tuffarsi nel mare. Un mare piatto e liscio come l’olio. Anche io mi tuffo nel mare. È un mare di pensieri che nuotano sott’acqua come i banchi di pesci. Mi ritrovo a seguirne uno, e lo riconosco subito: è la mia storia, e la ripesco proprio là dove si era interrotta. I miei personaggi erano in viaggio. Sono in viaggio.
Proprio come me.
armaBianca di Alessandro Cirillo
armaBianca di Alessandro Cirillo
L’ultimo libro di Alessandro Cirillo presente nella collana Adrenalina.
La trama
Pochi giorni frenetici di fine estate, in cui si corre il rischio di far scoppiare la Terza guerra mondiale: uno scenario che potrebbe essere davvero reale. Il presidente turco Bahadir mira ad occupare e riconquistare la parte greca dell’isola di Cipro, proprio nei giorni in cui si trovano in vacanza in quella zona la figlia del presidente del Consiglio italiano e una sua amica, sotto la scorta di alcuni poliziotti.
Impossibile pensare a una soluzione diplomatica, così pure lasciare in mani turche ostaggi che potrebbero essere preziosi oggetti di scambio per la Turchia, e per questo viene organizzata una missione di salvataggio, affidata ai Lagunari, specialità anfibia delle Forze Armate italiane; unica donna del gruppo Bianca, una soldatessa ben addestrata che dovrà affrontare delle pericolose vicissitudini che metteranno a dura prova i suoi saldissimi nervi e il suo coraggio.
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Il Futuro corre con gli Stivali delle Sette Leghe
Il Futuro corre con gli Stivali delle Sette Leghe
Fantascienza, genere letterario, estesosi poi al cinema, in cui l’elemento narrativo si fonda su ipotesi o intuizioni di carattere più o meno plausibilmente scientifico e si sviluppa in una mescolanza di fantasia e scienza (cit. Treccani). Ebbene, la fantascienza di ieri quanto ha indovinato del nostro mondo odierno?
di Bruno Bruni
Quando ero bambino, (Mille anni fa, al tempo delle fiabe dei fratelli Grimm) i grandi intorno a me amavano dire frasi tipo: “Nel Duemila mangeremo solo pillole”. Lo dicevano scuotendo la testa, come mio nonno e mia madre, di solito mentre eravamo tutti a tavola, magari a Natale, mangiando gli agnolotti fatti in casa in porzioni industriali da mia nonna.
A me l’idea delle pillole non sembrava molto soddisfacente e, per consolarmi, prendevo sempre una seconda (o terza) porzione di agnolotti alla Piemontese. Mi piaceva di più quando, nei giornali per ragazzi, come Topolino o L’intrepido, che io divoravo avidamente, comparivano ogni tanto storie di fantascienza dove le città del futuro erano raffigurate con enormi torri di vetro, le automobili volavano e la gente indossava strani vestiti aderenti e all’apparenza poco comodi. Un poco più grande, poi, ho cominciato a vedere i film di fantascienza, quelli con effetti speciali da parrocchia, con mostri spaziali di cartone e Robot di un goffo da far ridere anche i sassi.
La vera Fantascienza
Ma il meglio, ovviamente, è venuto al tempo dell’adolescenza con “Urania” e “Galassia” (Gli anzianotti se le ricordano, i più giovani magari le hanno viste sulle bancarelle dell’usato). Lì ho cominciato a leggere vera Fantascienza, le Space Opera con le Guerre Spaziali (quelle che hanno ispirato Lucas) e le storie a sfondo sociologico, dove il Futuro era sempre un presente distopico e lugubre, con dittature feroci ed eroi problematici in ribellione contro l’Ordine Costituito. Il meglio, per me, erano però le Saghe Spaziali, alla Asimov, alla Simak. In queste il futuro era lontanissimo, i continenti della vecchia Terra erano sostituiti dai sistemi solari di galassie lontane e la navi solcavano, a velocità superiore a quella della luce, distanze immense. Col senno del poi, anche quelle storie spesso rifacevano, in chiave futuristica, la vecchia Storia terrestre, con Regni, e Imperi, e rivolte (Sempre Lucas e il suo Impero…).
Si dice spesso che gli scrittori di SF (Sci-Fi ovvero science fiction) a volte anticipano i tempi, come una sorta di veggenti che scrutano nelle ombre del domani e, a volte, ci azzeccano. A volte ci hanno azzeccato davvero e, spesso… purtroppo non tanto. Il Futuro si è dimostrato molto più infido, molto più traditore.
La fantascienza di ieri quanto ha indovinato del nostro mondo odierno?
Il Duemila è arrivato, è passato. Le auto non volano e sono sempre più intasate negli ingorghi, anche se ultimamente tentano di guidarsi da sole; non mangiamo pillole, per fortuna, ma nel cibo troviamo molti pesticidi e additivi chimici. Non ci sono per adesso Imperi, tipo quello Romano trasferito nello spazio, anche se i Sicari del Terrore somigliano molto ai mostri ottusi e feroci venuti dallo Spazio Profondo (questi purtroppo sono nati qui, tra noi, sono roba fatta in casa…). Sopratutto non voliamo alla velocità della luce ed il viaggetto più lungo è stato in realtà misero, solo fino alla vicinissima Luna.
Però, le Sonde Spaziali sono arrivate oltre Plutone, e non è poco, e gli Astrofisici scrutano lontano, in cose davvero oscure e inquietanti, come i Buchi neri e le Pulsar…
Eppure, le sorprese sono arrivate, e grosse, enormi. Mi avessero detto, mille anni fa, quando ero ragazzo, che un giorno saremmo entrati in un non-luogo chiamato Internet, una sorta di Altrove che unisce tutti gli Umani di questo vecchio pianeta, che avrei usato macchine che mi avrebbero collegato alla mia Banca e, in pochi secondi, a persone che vivono in altri continenti; che avrei perfino pagato le tasse senza uscire di casa (cosa di cui nessuno sentiva la mancanza…); che avrei trovato riuniti nello stesso luogo virtuale (ma allora lo avrebbero definito ”Irreale”) foto di teneri gattini e di cagnolini allegri, di auto di lusso e di ragazze di lusso, di tette nude e di culi nudi (maschili e femminili), gossip sui divi e notizie di cronaca nera, brani di poesie e invettive politiche, tramonti e mari in tempesta, dive Pop per adolescenti e adolescenti zampillanti tristezze (maschi e femmine), aspiranti poeti, aspiranti scrittori, aspiranti fotografi…
Mi avessero detto tutto questo avrei riso, riso fino alle lacrime. E non ci avrei creduto neppure per un secondo. Invece… E domani? Cosa avverrà, domani? Non siete curiosi, e magari anche un poco preoccupati, come me?
Ciao Andrea
Il giorno 3 dicembre 2018 è venuto a mancare Andrea Leonelli. Per quanto mi sia difficile scriverlo, questo articolo è doveroso nei confronti di un autore EEE che ha saputo regalare ai propri lettori e alle persone che lo apprezzavano un mondo fatto di parole, di sogni ed emozioni.
Non era solo un poeta e uno scrittore, era soprattutto un uomo estremamente sensibile, pervaso di quella umanità così difficile da trovare nelle persone al giorno d’oggi. Andrea ha fatto tanto, per tutti noi. Per EEE e per molti dei suoi autori, ma non solo. Era sempre presente nel cercare di dare una mano, un consiglio utile, risolvere un problema e confortare chi, in un particolare momento della vita, aveva bisogno di calore e amicizia.
La sua perdita crea un grande vuoto, un vuoto che riecheggia fra pareti stinte e corridoi bui, producendo un silenzio difficile da ignorare. E Andrea non lo avrebbe voluto, non avrebbe gradito questo silenzio, non con il suo carattere e con la sua visione della vita.
Per questo motivo sto scrivendo questo articolo, per mantenere vivida la sua essenza e per ricordare a tutti noi che Domani ci sarà tempo, ce ne sarà sempre, a prescindere… anche per chi resta e che si ritrova a dover lenire ferite inguaribili.
E chi meglio di lui, e dei suoi versi, può degnamente concludere questo scritto? Vi lascio, dunque, ad alcune poesie tratte dai suoi libri.
Ciao Andrea #unodiEEE
Unico binario
Col passato come unico binario
seguo la strada che mi conduce
avanti
lontano dai vecchi
verso nuovi errori.
Esperienze vissute
da vivere
da rivivere
nella mente
rimediare il passato
correggere il futuro
vivere il presente
come unico tempo esistente.
Andrea Leonelli. La selezione colpevole
Liquefare l’assoluto
Esiste un angolo
fra percezione ed esperienza,
un pertugio
di intimo sublime,
una sacca
fra l’apparire e il vivere,
il sentire e l’essere.
Quel posto solo mio
in cui vivere dentro,
pensare,
provare,
liquefare l’assoluto in effimero,
trastullarsi con l’infinito.
Andrea Leonelli. Consumando i giorni con sguardi diversi
Cantando il silenzio
A mani vuote
stringo un ricordo,
un vuoto circondato dal nulla.
Con gli occhi spenti
fisso un futuro
perduto nella nebbia,
cantando il silenzio
a voce muta.
Attendo
che perle di minuti
sgranate come un rosario
cadano perse
nella memoria di ieri.
Andrea Leonelli. Crepuscoli di Luce
Voltandosi
Brucia con luce intensa
e intanto pensa
come sarebbe buio
e oscuro il domani,
il suo futuro.
Perso in quella luce
che alla vita induce
felice come un bimbo
Si volta e torna,
ancora,
nell’oscuro limbo.
Andrea Leonelli. Aperti ermetismi
[…] Passavano a stento anche i minuti, lentamente, ammucchiandosi gli uni sugli altri. Li guardavo scorrere e mi chiedevo dove stessero andando, ma sapevo che non sarebbero mai più tornati. Mi chiedevo se non dispiacesse loro darmi un continuo addio, come fossero stati una fila di vecchi amici che salutavano portandosi via granelli della mia vita. Oppure ero io che andavo chissà dove, seguivo la mia strada e sfilavo loro accanto, incurante del fatto che non si sarebbero ripresentati più, che una volta passati sarebbero stati persi per sempre. Mi rendevo conto di quanti non ne avevo nemmeno salutati, di quanti ne avevo lasciati fuggire, ignorandoli e perdendoli.
Che fine avevano fatto i miei minuti? Quelli trascorsi fino a quel momento? Li avevo impiegati costruttivamente? Con uno scopo? O li avevo semplicemente persi? Mi erano forse scorsi fra le dita mentre stavo lì, imbambolato, a guardarli scivolare dalle mani? Ai piedi del letto vedevo il mucchio dei minuti che si raccoglievano per trasformarsi in ore. Ore, giorni, settimane, mesi, anni. Istanti andati, irripetibili, ma ormai perduti. Non era anche quello tempo perso? Quel mettersi lì a pensare a quanto potessi averne sprecato? Forse lo era, ma non avevo altri appuntamenti a cui prepararmi, non avevo altre incombenze, quindi che male poteva fare, analizzare i miei trascorsi e cercare di capire come fossi arrivato fino a quel punto? […]
Andrea Leonelli. Domani ci sarà tempo.