Ami dagli occhi color del mare – versione free

Ami dagli occhi color del mare - versione free

In questo romanzo si intrecciano due storie, una contemporanea, il cui protagonista è Giaco, uno studente universitario sognatore e squattrinato che vive a Genova, e una ambientata nel passato, che si svolge prevalentemente nell’Argentina del primo Novecento, il cui protagonista si chiama Cesco, bisnonno di Giaco.

Il ragazzo riesce a dar vita ad una relazione virtuale con una coetanea giapponese, nata via internet di fronte allo schermo di un computer, iniziando un rapporto a distanza che si trasforma con il passar del tempo in qualcosa di concreto, tanto da convincere i due ragazzi ad incontrarsi sul serio.

Giaco vola in Giappone e ne nasce una vera storia d’amore che sembra reggere pur scontando il problema delle distanze. Tuttavia tutto finisce in seguito alle conseguenze dello sconvolgente tsunami abbattutosi sulla costa orientale giapponese l’11 marzo 2011, evento vissuto da Giaco in prima persona.

Tornato in Italia, il giovane riprende a vivere, faticando a cancellare dalla mente il ricordo traumatico dell’avventura giapponese, filtrando le nuove esperienze di vita attraverso il ricordo della tragedia vissuta e di quell’amore perduto, finché non scopre casualmente un plico di vecchie lettere sepolte in soffitta, grazie alla quali giunge a conoscenza delle esperienze del proprio bisnonno, narrate fino a quel momento all’interno del romanzo parallelamente alla storia contemporanea.

Le due vicende finiscono per intrecciarsi fra loro nel momento in cui le lettere rivelano a Giaco l’esistenza di un’intensa storia d’amore che Cesco aveva vissuto durante gli trascorsi in Argentina, una storia cui il giovane di oggi si appassiona molto.

Le analogie tra la storia del bisnipote contemporaneo e del bisnonno vissuto cent’anni fa non mancano, ma la grande differenza risiede proprio nei mezzi di comunicazione, che oggi forse ci rendono più superficiali, ma che ci permettono di mantenere vivi dei contatti in modo un tempo impensabile.

Il romanzo completo è su tutti i webstore.
Ecco alcuni link diretti: Amazon, Kobo, StreetLib… ma lo trovate ovunque.

Buona lettura!

Ami dagli occhi color del mare – versione free epub
Ami dagli occhi color del mare – versione free mobi

Come leggere gli ebook

Se non avete un software apposito che decodifica il formato dell’ebook in vostro possesso, non riuscirete mai ad aprirlo e leggerlo.

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Come puoi abbandonare tanto amore?

Campagna sociale: Come puoi abbandonare tanto amore? Parte prima

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Ogni anno, purtroppo, il periodo estivo registra il più alto numero di abbandoni di cani, gatti e altri animali domestici. Nessuno di noi può restare insensibile di fronte a queste barbarie ed è per questo motivo che abbiamo pensato di unirci al coro di altre voci che, come la nostra, tentano di sensibilizzare l’opinione pubblica in merito a questo atto incivile. Questa è la prima parte delle testimonianze rilasciate dagli autori EEE: Andrea Leonelli, Alessandro Cirillo, Arturo Zappa, Enea De Alberti, Maria Scarlata e Valerio Sericano.

Andrea Leonelli: Io non ho un animale, né grande né piccolo, ma trovo disumano utilizzare altri esseri viventi come oggetti da compagnia usa e getta. Un cane vi amerà sempre, a prescindere da tutto e darà anche la vita pur di avervi vicino e probabilmente vi darà più amore di quanto vi rendiate conto quotidianamente.
Un gatto si farà coccolare e spesso vi verrà intorno quando lui sente che voi ne avete bisogno, anche se voi ancora non lo sapete.
Abbandonare chi vi può donare così tanto amore è da bestie (senza offesa per le bestie).
E’ da irresponsabili per voi, e per gli altri umani che potrebbero subire danni per un incidente, è illegale e, sempre che abbiate un minimo di coscienza, dovrete farci i conti per il resto della vita. Vi sarete volontariamente privati di una fonte d’affetto che vi mancherà ogni giorno.

arturo zappaArturo Zappa: Pratica più che poco civile, direi barbara. Chi non ama gli animali che sono i nostri veri amici sinceri e leali, non ama neppure gli umani, e questa non è una frase fatta ma è la pura verità. Qualsiasi cosa io facessi al mio cane lui mi perdonerebbe sempre e comunque, e non mi tradirebbe mai, al contrario di noi umani, che molto spesso ci comportiamo (noi si) come bestie feroci. Non vado avanti perché rischio di passare il limite ed apparire più reazionario di quanto non sono.

Valerio Sericano: Quelli che abbandonano i propri animali non hanno il coraggio di guardarli negli occhi mentre li lasciano sulla piazzola di un’autostrada o in una sperduta stradina di campagna. Perché quello sguardo li costringerebbe a fare i conti con la propria coscienza. E ce l’hanno la coscienza, quelli, eccome se ce l’hanno. Chi è convinto del contrario provi a fare una riflessione. 写真 2Qualcuno può dire di aver mai conosciuto nella vita un abbandonatore volontario di animali? Forse ne avrete incrociato qualcuno per caso mentre sfrecciava via con la propria auto con il cane che disperatamente lo inseguiva. A me è capitato di vedere una scena simile. Ma un abbandonatore che ammetta candidamente di averlo fatto non esiste. Perché nessuno sarebbe mai capace di vantarsi di un gesto così vile.
Però posso dirvi di aver conosciuto persone ancor più spregevoli di coloro che lasciano vigliaccamente gli animali per strada. Volete sapere a chi mi riferisco?
Mi riferisco all’abbandonatore scientifico, a colui che visita un canile, fa scegliere un cane ai figli e se lo porta a casa, gli dà da mangiare, magari lo accarezza anche e gli gioca insieme, salvo poi accorgersi che abbaia di notte, o è troppo mordace e rischia di diventare un pericolo per i figli. E allora che fa? Lo carica in macchina, lo riporta al canile e lo cambia con un altro cane, come fosse un articolo difettoso, magari dopo un mese che già lo aveva in casa. Io lo conosco quel tipo lì. So che esiste. E questo di coscienza non he ha, perché dopo alcuni giorni ti racconta che il nuovo cane è meglio dell’altro, più affettuoso, più docile, più bello. Il miglior cane del mondo. Finché non gli farà la pipì sul divano. E allora la storia si ripeterà. Perché se ha portato indietro un articolo difettoso già una volta, si sentirà in diritto di farlo ancora. E neppure soffrirà nel sostenere lo sguardo del cane che ritorna nella gabbia e lo fissa, dicendogli con gli occhi: “Ma che fai? Perché mi lasci di nuovo qua? Perché non torniamo a casa?”. Perché l’abbandonatore scientifico la coscienza non sa neppure che cosa sia.

Enea De Alberti: Hai praticamente abbandonato i vecchi genitori per un mese in ospedale con la scusa di una malattia più che fasulla…
Hai praticamente abbandonato a casa moglie e figli con la scusa di un viaggio d’affari, dove l’affare è biondo con gli occhi azzurri…
Vorrai mica abbandonare anche il cane ???

Maria Scarlata: Nel corso della mia vita ho avuto più volte la fortuna di condividere la bellezza che può donarti la presenza di un essere a quattro zampe. maria scarlata e caneSoltanto chi non ha provato questo tipo di esperienza, o chi zittisce la parte più nobile del suo cuore, può macchiarsi con atti negativi nei loro confronti. Ti amano con abnegazione totale, rivolgono i loro sguardi imploranti saturi d’amore, camminano pazientemente al tuo fianco proteggendoti con affetto incondizionato, piangono silenziosamente alla tua partenza, vivendo per il momento del ritorno. Mi onora con estrema riconoscenza questo annientamento dell’amor proprio che va oltre le umane capacità, nessuno essere al mondo dotato di presuntuoso intelletto, come accade negli umani, sarebbe in grado di provare tali sentimenti.
Un giorno, quando ero fiorista, consegnai una composizione floreale alla mamma di un mio amico che aveva appena lasciato questo mondo. Sull’uscio, raggomitolato sul tappeto, quasi calpestai un piccolo cagnolino fulvo. Pareva assorbito da un torpore che lo rendeva inanimato. Provai a sollecitare una reazione, parlandogli dolcemente, ma riuscii solo a percepire il suo dolore, fitto e penetrante come una coltellata in peno petto. Lo lasciai alla sua tacita sofferenza, prendendo parte alla pena smisurata che quel povero essere mi aveva trasmesso, valutando che quel cuoricino, annientato dalla mancanza di una presenza umana, rappresentasse la parte più alta dei sentimenti puri e sinceri, inesistenti negli individui che hanno il coraggio di disprezzarli abbandonandoli a un destino incerto sul ciglio di una strada o, peggio, destinandoli a sofferenze inaudite riservandogli una morte atroce.
Mai più azioni così ripugnati in una società che osa definirsi “civile”.

Alessandro Cirillo: Anno 2015, Italia. Paese ricco di cultura, di storia, di bellezze naturali. Una Nazione tra le più progredite e civilizzate al mondo, eppure…
Eppure ci sono persone che trattano gli animali come giocattoli, oggetti con cui divertirsi e gettare via quando non servono più. Ogni anno ci sono centinaia di migliaia fra cani e gatti abbandonati. Senza contare i maltrattamenti che sono ancora un fenomeno frequente.
Da tanti anni si parla di questo triste fenomeno ma nonostante qualche timido progresso, anche in campo giuridico, ancora non ci siamo. Quindi anche per quest’anno il messaggio rimane NON ABBANDONATE NE MALTRATTATE GLI ANIMALI. SONO ESSERI COME VOI CHE MERITANO IL GIUSTO RISPETTO.

 

 

Scrivo rosa perché…

Scrivo rosa perché…

Scrivo rosa

Recentemente Amazon sta prendendo in considerazione diversi titoli EEE e molti si sono chiesti perché. Risposte certe non ne abbiamo, possiamo solo ringraziare la piattaforma per l’enorme visibilità che dà ai nostri autori. Tuttavia, possiamo ipotizzare che, essendo EEE una delle pochissime (se non l’unica) fra le piccole CE che riesce ad avere diversi titoli nelle varie top 100 ogni settimana, ad Amazon piace vincere facile. Lungi dal lamentarci di questo piccolo ma significativo risultato, vi segnaliamo che oltre ai libri già proposti per le prossime promozioni, anche la collana rosa avrà una sua bella vetrina. Quindi, per l’occasione, abbiamo posto un quesito ad alcuni dei nostri autori: scrivo rosa perché… 

una seconda occasioneSabrina Grementieri: Scrivo rosa perché sono una persona romantica e amo i lieto fine. Sono anche una persona ottimista e il messaggio che desidero trasmettere attraverso i miei scritti è che, nonostante le difficoltà e gli ostacoli che la vita ci presenta, si può sempre sperare in un buon finale. Ci tengo a precisare che i miei non sono esattamente romanzi rosa. C’è inserita molta realtà, vita vera, personaggi nei quali potremmo confonderci e per questo è meglio definita come narrativa femminile. noccioli di ciliegieCiò non toglie che il lieto fine sia d’obbligo, tutti abbiamo il diritto di sognare! Una cosa a cui tengo molto è ambientare le mie storie in Italia. Per quanto bistrattato e alla deriva, il nostro è un paese meraviglioso, fatto di luoghi incantevoli e persone con grandi capacità e incredibili potenzialità. Spero che, chi sceglierà di leggere i miei romanzi, oltre a emozionarsi, possa portare con sé uno spaccato del nostro paese.
Sabrina Grementieri: Noccioli di ciliegieUna seconda occasione

Fiordaliso_cover_EEEMarina Atzori: Scrivo rosa perché i sentimenti mi permettono di esprimere la vita e i sogni che riponiamo in essa. Scrivere dell’Amore non significa soltanto inseguire un cuore, vuol dire sollevare i pensieri, portarli in alto fino a dove si può toccare il cielo. Stelle e desideri, orizzonti e speranze, delusioni e paure questo è l’universo che inseguo nei miei libri. Il significato di questo colore è per me qualcosa di estremamente complesso, che non si ferma a un bacio o a un abbraccio, corre tra le righe per fermarsi di fronte al tramonto che hai sempre sperato di vedere; il Maestro della Confusione, così amo definirlo, crea disordine, silenzi inspiegabili, segreti e anche bugie. L’amore è un universo di parole difficili da mettere insieme, io cerco di ricavarne l’essenza, scansarne gli aspetti banali, provo a raccontarlo con semplicità perché Lui è complicato già di suo!
Marina AtzoriIl fiordaliso spinoso

Maeva_EEEDaniela Vasarri: dimenticando che il colore rosa è associato sempre al genere femminile, confesso di sentirmi attratta dal colore ma di non identificarmi totalmente nel genere letterario rosa. Amo raccontare i sentimenti delle donne (e degli uomini come riflessi), ma non credo che riuscirei mai a votarmi al genere noir né, tanto meno, a quello rosso. Un autore può sperimentare altre strade e magari riuscire a comporre qualcosa di diverso anche con successo, ma il genere che predilige avrà sempre un risultato più soddisfacente anche per i suoi lettori.
Daniela VasarriMaeva, la benvenuta

cover_amiEEEValerio Sericano: Scrivo rosa perché è un colore che lascia sognare e i sogni proiettano in una dimensione dove tutto è possibile ma, soprattutto, dove è possibile essere felici. Il nero è il colore del tormento, della paura, della ribellione e della vendetta. Il rosso è il colore della passione, del sangue e del tumulto. Il rosa è il colore dell’amore, il sentimento che in fondo rappresenta il motore del mondo.
Valerio SericanoAmi dagli occhi color del mare

Cover_farfallaEEEcon_bandaClaudio M: Scrivo rosa perché… Non lo so. In realtà il mio rosa è venato di nero, come tutti i colori della vita. È proprio quel nero, l’assenza di luce, a rendere più belle le altre sfumature cromatiche. Il genere “rosa” è solo un’etichetta da appiccicare ai romanzi che non parlano di avventure esotiche, spie, complotti templari o creature robotiche, ma che esplorano la natura profonda dei sentimenti umani. In questo senso, sì, scrivo rosa. Ma la definizione mi sta stretta e, in qualche modo, sminuisce il valore percepito delle mie storie. Scrivere in modo leggero non significa scrivere cose leggere. Anzi, spesso è il contrario. Lo scrittore di rosa nella sua anima, spesso, è pieno di ombre e angoli bui.
Claudio MIl Sogno della Farfalla

 

Intervista a Valerio Sericano

Intervista a Valerio Sericano

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Intrecciare due storie contemporaneamente, presagendo un destino comune, non è così facile, soprattutto se le trame vengono intessute su piani differenti, prendendo in considerazioni ambienti e culture diverse dalla nostra. Valerio Sericano ha saputo creare, nel suo Ami dagli occhi color del mare, un romanzo ricco di fascino.

  • Ami dagli occhi color del mare è un titolo molto particolare che, a prima vista, aggiunge subito una nota curiosa al romanzo. Che cosa rappresenta?

Solitamente non ho problemi con i titoli dei miei lavori, perché nascono con la stesura del romanzo e non li cambio più. In questo caso ho invece completato il lavoro con un titolo provvisorio che non mi convinceva per nulla, finché una collega (di fatto, il mio comitato di lettura personale…), dopo aver letto il manoscritto mi ha detto: “Perché non lo intitoli semplicemente Ami?”.
L’avrei baciata. Ho solo aggiunto l’altra frase per meglio distinguere il mio romanzo da lavori già editi.
Non posso tuttavia dire nulla circa il significato di Ami, altrimenti svelerei il finale della storia. Dico solamente che lo si può scoprire avendo la pazienza di leggere tutto fino alla fine, perché la spiegazione del titolo avviene solo nelle ultime righe della vicenda.

  • Come è nata l’idea per il romanzo?

Si tratta di un lavoro contenente molti riferimenti alla mie esperienze di vita e a quelle della mia famiglia, anche se non lo ritengo un lavoro prettamente autobiografico. È risaputo che gli autori esordienti inseriscono molto di se stessi e delle proprie vicende nelle loro storie. Essendo questo il mio secondo romanzo, non ho fatto eccezione alla regola, avendo attinto a personali esperienze di vita. Comunque cito una curiosità, segnalatami da una lettrice, la quale mi ha scritto molto seriamente: “Interessante l’dea di trattare il tema della metagenealogia…”
Io, con molta semplicità le ho risposto: “Temo di non capire… Di che cosa stai parlando?”.
Lei mi ha inviato il link di una pubblicazione: Metagenealogia, di Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa, un volume che teorizza come gli eventi passati della propria famiglia incidano sugli individui sotto forma di energia positiva e negativa. Non ne avevo mai sentito parlare, ma a conti fatti, il tema centrale del mio libro si basa proprio su questo argomento, di cui non sapevo assolutamente nulla mentre scrivevo la mia storia. Adesso dovrò leggere quel libro…

  • La tua passione per la terra nipponica scaturisce da ogni riga del tuo scritto, lasciando intendere che sia vissuta anche a livello reale, nella vita di tutti i giorni, come mai?

Non so perché, ma la cultura giapponese mi ha incuriosito da sempre. Soprattutto la storia di quel popolo, che considero unico al mondo. Ho letto molto a riguardo, rimanendone affascinato al punto da scrivere una tesina universitaria e desiderare di visitare di persona il Giappone. Quando finalmente vi sono riuscito, ho provato un’emozione talmente forte da innamorarmene. Conseguenza è stata anche portarmene un pezzettino in Italia, nella persona di mia moglie, giapponese di nascita che adesso vive con me in Italia. Valutando le cose nel loro insieme, non credo esistano al mondo due popoli e due culture più distanti fra loro di quella italiana e giapponese. Quando si dice che gli opposti si attraggono…

  • L’Argentina, terra dalle sfumature più simili alle nostre, è l’altra nazione protagonista del tuo libro, che rapporti hai con questo paese e perché di questa scelta?

L’Argentina non l’ho mai visitata e ho dovuto dar fondo alla mia passione di storico dilettante per creare gli ambienti nei quali calare i personaggi creati nella descrizione della seconda storia, quella riguardante l’emigrazione del primo novecento. Mi scuso per eventuali errori e anacronismi, sempre in agguato per chi si cimenta nel difficile ambito delle ricostruzioni storiche, in questo caso riscontrabili da chi mi leggesse conoscendo bene la realtà argentina, della Pampa in particolare. Tornando al tema della meta genealogia, citata in precedenza (chiedo ancora scusa, adesso che ho imparato una parola nuova ne devo fare sfoggio… ehm), devo dire che sono cresciuto sentendo molto parlare di Argentina dai racconti di mio nonno, la cui figura, abbondantemente romanzata, coincide a grandi linee con il personaggio di Cesco, protagonista della vicenda descritta nella parte di romanzo riguardante la migrazione. Detto ciò, è possibile che ne sia rimasto inconsciamente influenzato

  • Lo tsunami in Giappone ha segnato la storia mondiale a causa delle tante difficoltà e delle tante vittime che ci sono state. Il tuo protagonista, Giaco, lo vive in prima persona. Quanto c’è del tuo vissuto e quanto è scaturito dalla tua fantasia?

Per mia fortuna non ho vissuto in prima persona la tragedia dell’11 marzo 2011, perché non ero in Giappone nel momento in cui si è verificata. Anche mia moglie era già con me, sebbene mi avesse raggiunto in Italia solamente pochi mesi prima di quella fatidica data. Tuttavia, quel disastro terribile mi ha colpito parecchio, perché lei è originaria dell’area di Sendai, dove vive la sua famiglia, la quale fortunatamente non ha subito danni. Ho scritto la parte dedicata allo tsunami raccogliendo proprio le testimonianze di parenti e amici che vivono in quella città, cercando di immedesimarmi più che potevo nei fatti realmente accaduti. Non ho ancora avuto alcun riscontro riguardo ciò che ho scritto, a causa della differenza di lingua e dell’impossibilità di tradurre il mio romanzo in giapponese, ma posso dire di essere stato male per circa una settimana dopo aver scritto il capitolo dedicato alle conseguenze di quel catastrofico tsunami

  • Di solito, pensare a uno scrittore maschile fa venire in mente delle storie basate sull’azione, sull’intrigo o, comunque, generi che nulla hanno a che fare con i sentimenti, più facilmente descritti da autrici donne. Tuttavia, tu hai regalato ai lettori un libro ricco di fascino e di emozioni. Quali sono le difficoltà nello scrivere un romanzo d’amore per un uomo?

Mi fa piacere sentirmi definire un autore legato alla sfera delle emozioni, perché in effetti è dai sentimenti e dalle pulsioni emotive che traggo ispirazione per scrivere. Non sono in grado di dire se in questo campo riesco a raggiungere i picchi che la sensibilità di un animo femminile giunge a toccare, tuttavia ci provo, magari fornendo un punto di vista diverso da quello usuale. Ad ogni modo, per ciò che riguarda la mia esperienza di scrittore, devo dire che il filo rosso che collega ogni lavoro in cui mi sono cimentato finora è proprio la presenza, più o meno importante, di una o più storie d’amore. Non so se per questa ragione posso essere definito un romantico, ma da un punto di vista oggettivo ritengo che la forza dell’amore sia il vero motore che muove il mondo, per cui mi sembra impossibile non scriverne

  • Due storie d’amore s’intrecciano nel tuo libro, in cui entrambe le protagoniste femminili arrivano da oltre confine. Dal momento che si dice “mogli e buoi dei paesi tuoi”, quali pensi che siano le difficoltà che si possono riscontrare nell’approcciare culture così diverse dalla nostra, soprattutto in campo sentimentale?

Avendo affrontato di persona questo tipo di esperienza posso dire che la difficoltà più grande, inizialmente, è rappresentata dalla lingua. Tuttavia ho potuto constatare, cercando anche di descrivere la cosa attraverso i personaggi del mio romanzo, che quando nasce una storia tra persone provenienti da mondi e culture diverse, entra in gioco una sorta di linguaggio universale che azzera ogni difficoltà e si manifesta nei gesti, nelle tenerezze o anche solo negli sguardi che due individui si scambiano per amore. Vivendo in prima persona la mia storia, agli inizi ricordo di aver pensato: “In fondo siamo solo un uomo e una donna che si cercano e desiderano stare insieme, null’altro”.
Tuttavia non si può ridurre tutto quanto alla sola sfera sentimentale, perché sappiamo tutti che la vita è fatta anche di mille altri aspetti che s’intrecciano fra loro. Questo lo capisco soprattutto vedendo mia moglie vivere la propria quotidianità in un mondo diverso da quello in cui è nata e cresciuta, potendo capire, attraverso le sue esperienze, quanto sia difficile la vita di chi si trova da un giorno all’altro immerso da capo a piedi in una realtà sconosciuta

  • L’avvento dell’era tecnologica ha sicuramente facilitato le comunicazioni, anche se le ha rese più superficiali, forse proprio a causa dell’immediatezza con cui si può raggiungere chiunque. Nel passato, invece, l’energia spesa nel poter mantenere un rapporto a distanza demoralizzava, automaticamente, chiunque non fosse seriamente disposto a mantenere vivo tale rapporto. Cosa ne pensi di questo progresso e di questi “rapporti virtuali”?

Si tratta di un altro tema centrale del mio romanzo, perché in esso propongo un confronto diretto fra l’uso delle lettere scritte e quello degli odierni mezzi informatici. Ovviamente si parla di due modi totalmente diversi di relazionarsi, con la bilancia totalmente a favore della tecnologia attuale. Tuttavia, nel valutare un rapporto a distanza, occorre sempre tener conto dell’inevitabile distacco fisico, che non differenzia per nulla un rapporto epistolare da una video chiamata effettuata davanti a una webcam. Nel mio romanzo esprimo questa difficoltà quando descrivo i due protagonisti della mia storia di fronte al ritorno del contatto quotidiano tramite computer dopo essersi incontrati di persona in Giappone e aver stabilito un contatto fisico. Si ritrovano tristi, lontani e separati senza poterci fare nulla, rendendosi conto che il loro rapporto è totalmente diverso da com’era prima dell’incontro reale.

  • Quando Valerio non scrive, come occupa il proprio tempo?

Siccome scrivo per hobby, la maggior parte del restante tempo la dedico al lavoro e alla famiglia. Quando posso mi dedico alle escursioni in montagna e alla mountain bike, che tuttavia richiede un allenamento tale che al momento non mi posso permettere, essenzialmente per ragioni di tempo

  • Quali sono i tuoi progetti futuri?

Vorrei cimentarmi in generi letterari diversi fra loro, anche se credo che per un autore l’ideale sia farsi conoscere in un preciso ambito e continuare a scrivere sempre all’interno di una medesima categoria per non spiazzare i lettori faticosamente guadagnati. Purtroppo non è il mio caso perché sotto quest’aspetto sono un istintivo e seguo unicamente l’ispirazione del momento. Non credo neppure di essere in grado di scrivere il sequel di un mio romanzo, perché mi annoierebbe.
Ritengo sia invece una sfida importante quella di creare storie con protagonisti lontani dalla propria identità, soprattutto di genere. Alcuni lettori mi hanno detto che i miei personaggi femminili sono molto vivi e reali. Lo ritengo un apprezzamento importante, perché la cosa più difficile per un autore credo sia quella di dar vita ad un personaggio molto distante da se stesso. Adesso sto scrivendo un noir sentimentale in cui la protagonista è una quattordicenne che vive in una realtà fatta di continue violenze fisiche e psicologiche. Non sono sicuro di farcela, ma nessuno mi vieta di provare e la cosa mi stimola moltissimo. Sono curioso di vedere che cosa riuscirò a creare.

Link all’acquisto: Amazon – Kobo 

Tre nuovi titoli EEE

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Ami dagli occhi color del mare di Valerio Sericano

cover_amiEEEIn questo romanzo si intrecciano due storie, una contemporanea, il cui protagonista è Giaco, uno studente universitario sognatore e squattrinato che vive a Genova, e una ambientata nel passato, che si svolge prevalentemente nell’Argentina del primo Novecento, il cui protagonista si chiama Cesco, bisnonno di Giaco.
Il ragazzo riesce a dar vita ad una relazione virtuale con una coetanea giapponese, nata via internet di fronte allo schermo di un computer, iniziando un rapporto a distanza che si trasforma con il passar del tempo in qualcosa di concreto, tanto da convincere i due ragazzi ad incontrarsi sul serio.
Giaco vola in Giappone e ne nasce una vera storia d’amore che sembra reggere pur scontando il problema delle distanze. Tuttavia tutto finisce in seguito alle conseguenze dello sconvolgente tsunami abbattutosi sulla costa orientale giapponese l’11 marzo 2011, evento vissuto da Giaco in prima persona.
Tornato in Italia, il giovane riprende a vivere, faticando a cancellare dalla mente il ricordo traumatico dell’avventura giapponese, filtrando le nuove esperienze di vita attraverso il ricordo della tragedia vissuta e di quell’amore perduto, finché non scopre casualmente un plico di vecchie lettere sepolte in soffitta, grazie alla quali giunge a conoscenza delle esperienze del proprio bisnonno, narrate fino a quel momento all’interno del romanzo parallelamente alla storia contemporanea.
Le due vicende finiscono per intrecciarsi fra loro nel momento in cui le lettere rivelano a Giaco l’esistenza di un’intensa storia d’amore che Cesco aveva vissuto durante gli trascorsi in Argentina, una storia cui il giovane di oggi si appassiona molto.
Le analogie tra la storia del bisnipote contemporaneo e del bisnonno vissuto cent’anni fa non mancano, ma la grande differenza risiede proprio nei mezzi di comunicazione, che oggi forse ci rendono più superficiali, ma che ci permettono di mantenere vivi dei contatti in modo un tempo impensabile.

Il pescatore di Pietro Ludovico Prever

Pescatore_EEE-bandaSebenico, 24 marzo 1923: Martino Martinelli, in una lettera, descrive la sua condizione di italiano che abita le terre orientali istriane e dalmate.
Zara, 1981: un vecchio pescatore lancia solitario nella notte una lenza nel mare nero come la pece.
Tra queste due date, con cui si apre e si chiude il libro, vi è l’epopea di Marcella, figlia di Martino, costretta ad abbandonare Zara, la sua città assediata dalle bombe, e a tentare insieme al marito un viaggio della speranza che la porterà dopo innumerevoli impedimenti a rivedere l’Italia. Ma le difficoltà di Marcella e della sua famiglia non si concludono con l’arrivo nel Belpaese: c’è la guerra, prima di tutto, una guerra iniziata sul fronte jugoslavo e conclusa sul fronte interno. E poi ci sono gli italiani, che guardano con curiosità, e a volte con imbarazzo, queste strane figure che prendono il nome di “profughi”: né italiani né croati. Peggio: italiani per i croati e croati per gli italiani.
Con una scrittura chiara e limpida Pietro Prever ci accompagna in un viaggio che avrebbe dell’inverosimile se non fosse tutto documentato, un viaggio compiuto da uomini costretti a fuggire da altri uomini, come tante volte è avvenuto in passato, e come ancora oggi troppo spesso vediamo accadere davanti ai nostri occhi. Un dramma, quello dei profughi dalmati e istriani, sepolto per decenni e solo da poco emerso dal buco nero dell’indifferenza generale della politica e della cultura nostrane.
Il pescatore non è un saggio storico e non è un romanzo: è la testimonianza vera di una vita straordinaria, quella di una donna obbligata a lottare con tutte le sue forze per poter conquistare la propria libertà e legittimare giorno dopo giorno il suo cammino di conquista della felicità.
Fa da corredo al testo un’appendice in cui l’autore illustra schematicamente i più importanti (e terrificanti) genocidi della storia dell’umanità perpetrati negli ultimi cinque secoli, un lavoro di ricerca documentaria da cui partire per riflettere su cosa siamo stati capaci di fare e allo stesso tempo impegnarci a evitare di ripetere sempre, alla stregua di novelli Sisifo, gli stessi errori.

Mala carusanza di Maria Scarlata

Scarlata_carusanzaL’adolescenza di Tina, una povera ma spensierata ragazza siciliana, diventa bruscamente una mala carusanza a quattordici anni, quando viene rapita e violentata da Salvatore, e successivamente costretta a un matrimonio riparatore. Siamo nella Sicilia degli inizi del Novecento, e non c’è altra scelta, per una ragazza che “ha perduto l’onore”. Educata alla sottomissione all’uomo, ma dotata di un carattere forte, è in realtà lei ad avere le redini della famiglia e a lavorare duramente per sostentare i suoi figli. Dolorosamente colpita dalla morte per difterite di un figlio piccolo, la giovane veste il lutto, come impone la tradizione, per manifestare la sua sofferenza agli altri, ma soprattutto a se stessa, ed è incapace di cogliere il senso della rassegnazione. Attraverso la storia delle varie fasi della vita di Tina, Mala carusanza mette in scena ben cinque generazioni, offrendo un interessante spaccato della Sicilia rurale dal Ventennio fascista, al secondo dopoguerra, fino alle soglie del Duemila e dei profondi cambiamenti culturali che coinvolgono i nipoti di Tina che risiedono al Nord, i cambiamenti di mentalità e le difficoltà di comprensione tra persone di età diverse, ma anche il perdurare di valori e di tradizioni della terra d’origine.