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Andrea Leonelli e il valore terapeutico della scrittura

logo scritturaAndrea Leonelli e il valore terapeutico della scrittura

di Andrea Leonelli

Scrivere può salvare la vita? Sì. Per quel che mi riguarda è andata proprio così.
In un brutto periodo della mia vita ho riscoperto, dopo anni, il piacere (o il sollievo) che può dare la scrittura.
Spesso infatti esporre, o meglio trasporre, se stessi su carta (o su monitor) permette di estraniare dal sé interiore quelli che sono i problemi che creano conflitti. Si sa che, quando una qualsiasi cosa è troppo vicina, si rischia di non vederla quindi, portare “al di fuori” quei tumulti che si hanno dentro ci da la possibilità di riconoscerli meglio, di affrontarli da punti di vista diversi e di trovare soluzioni che, altrimenti, non si sarebbero potute trovate perché troppo coinvolti da quello che stiamo vivendo.
Lo stile che si sceglie nello scrivere e il tipo di risultato che ne viene fuori sono ininfluenti e, di solito, “non scelti coscientemente” ma sono semplicemente il risultato di inclinazioni personali, gusti, istinto e divengono semplicemente funzionali all’atto dell’esternare. In questo modo ho scritto alcune di quelle che sono, a parere mio, fra le mie poesie più intense.
Inoltre, questo estrarre dal proprio intimo i pesi che ci gravano, alleggerisce l’animo, permette di risalire dagli abissi in cui ci si trova e riprendere quelle boccate d’aria che, spesso, sono la chiave del salvarsi. Con l’animo più leggero, non accecati dallo sconforto, si riesce ad avere una visione più realistica di ciò che si ha intorno. Si può affrontare la vita con uno spirito più positivo.
Si potrebbe anche dire che scrivere le proprie intenzioni, simulare gli atti sulla carta, magari attribuendoli a un personaggio, ed è indifferente se sia un alter ego o una persona completamente diversa da chi scrive, ci consente anche di immaginare meglio le reazioni, del mondo circostante, a un qualsiasi evento. Ciò ci pone davanti agli occhi quelle che potrebbero essere conseguenze non immediate a gesti, parole o atti che pianifichiamo nell’immediato ma i cui strascichi potrebbero non apparirci subito chiari nella nostra mente. Dovendo descrivere infatti le interazioni fra i personaggi, questi “prendono vita” e ci rispondono, quasi in maniera autonoma, talvolta in modi inaspettati. Fatto che, lasciando le nostre idee rinchiuse solo nella nostra testa, potrebbe anche non accadere. Spesso ci si aprono davanti agli occhi scenari inattesi.
Potrei parlarvi anche più nel dettaglio della mia esperienza personale, di quanto sia l’esternare che l’alleggerirmi mi abbia aiutato. Potrei anche raccontarvi che lo scrivere i vari “come farei…”, in un racconto, mi abbia evitato di compiere azioni errate e deleterie, ma non credo che scendere troppo nei dettagli possa essere di ulteriore supporto a queste brevi riflessioni. Inoltre, diventerebbe uno spoiler su quanto sto già scrivendo per il mio prossimo libro, dal titolo ancora in bilico fra “Battiti” e “L’inferno dentro”.
Dunque, scrivere salva la vita? Rispondo nuovamente a questa domanda con un sempre più convinto SI.

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