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Intervista a Giancarlo Ibba

Intervista a Giancarlo Ibba

l'alba del sacrificioL’autore possiede uno spiccato humor nero, ovvero una vena altamente ironica che riesce a inserirsi perfettamente in contesti del tutto insospettabili. Il grottesco diventa narrativa quando, un autore come Ibba, decide di creare una delle sue opere prendendo spunto da fatti decisamente tragici. Nel suo primo libro: La vendetta è un gusto, già traspariva il paradosso in cui il protagonista, pur vivendo al centro di una vicenda macabra, riusciva comunque a far sorridere il lettore attraverso citazioni e battute al limite del surreale. In questo secondo libro, L’alba del sacrificio, Giancarlo Ibba supera se stesso, affrontando una prova che si dipana negli anni, arrivando finalmente al suo degno finale.

  • Vuoi raccontarci il percorso che il tuo libro ha compiuto?

Innanzitutto vorrei ringraziarvi per l’opportunità che mi date di parlare un po’ di me e della mia scrittura. Il percorso del mio libro? E’ stato lungo, tortuoso e pieno di ostacoli. Come si può leggere nella mia postfazione, è una storia che ho scritto a più riprese, dal 1990 al 2013. Come mi succede abbastanza spesso, l’idea centrale è derivata da un sogno che ho fatto da ragazzino, a sua volta influenzato dai film che guardavo e i libri che leggevo in quel periodo. In realtà, si trattò di un sogno dentro un sogno, dai contenuti molto simili a quelli poi descritti nel romanzo. Da quel germoglio iniziale, poi, è cresciuto uno strano albero dalle molte biforcazioni. Da quei rami, però, i frutti sono spuntati solo dopo aver inviato il manoscritto alla EEE, che aveva già pubblicato il mio romanzo d’esordio, La vendetta è un gusto. Dopo la lettura, Piera Rossotti ( fondatrice ed editor della EEE, N.d.r.), mi ha caldamente consigliato di ambientare la vicenda in Sardegna (in precedenza le location erano San Francisco e dintorni), per darle un tocco di originalità in più. Devo ammettere che, al principio, non ero convinto… ma, in seguito, questa traslazione ha prodotto parecchie variazioni nella trama originale e anche qualche spunto davvero interessante. Alla fine, l’intreccio è risultato più avvincente, i personaggi più empatici e l’ambientazione più esotica.

  • La trama si dipana su più livelli, affrontando addirittura elementi tipici della letteratura fantascientifica, cosa ti ha spinto a scrivere una storia così complessa?

In realtà non è stata una mia decisione cosciente. La complessità della trama, multistrato e contaminata da diversi generi, deriva principalmente da due fattori. La complessità è dovuta soprattutto alla genesi di questo romanzo, composto da tre storie interconnesse, ma scritte in periodi diversi, con stili differenti, amalgamate in un’unica storia. Lo sforzo creativo di unire un prequel, la vicenda centrale e un sequel nella stessa trama a prodotto inevitabilmente una trama a più livelli. Per quanto riguarda, invece, il mix di elementi… ciò dipende dalla mia passione onnivora per ogni genere letterario e cinematografico. Mi piace inserire nelle mie storie situazioni di origine eterogenea, specialmente se contribuiscono a migliorare l’atmosfera narrativa.

  • Per quanto determinate scene siano particolarmente raccapriccianti, il tuo non può essere definito horror puro, in quanto vi sono degli elementi che traggono origine sia dal noir che dal giallo, quindi come definiresti tu, il tuo genere?

Non saprei come definirlo. Davvero. Molti lettori mi dicono che la mia scrittura è facilmente riconoscibile. La verità è che, quando mi metto davanti alla tastiera, più che cercare di creare uno stile di scrittura, mi piace raccontare la storia che ho in testa… nel modo migliore possibile. Le parole e le frasi che uso non sono calcolate al millesimo. Tuttavia, a livello inconscio, immagino esista un serbatoio di immagini riempito nell’arco di una vita, da cui attingo a piene mani. Di certo, nelle mie storie ci sono sempre scene horror, noir, gialle e fantascientifiche. Sono i generi che mi piacciono e leggo di più. E’ inevitabile per me, credo, miscelarli insieme in forme diverse.

  • Noi, affettuosamente, abbiamo battezzato il tuo genere come New Gothic, al pari di grandi autori come Clive Barker, Stephen King o un moderno Poe, a quali scrittori vorresti assomigliare?

Mi piace questa definizione. In effetti, per un certo periodo della mia adolescenza, (come lettore) ero fissato con il genere gotico classico. Mi intrigano molto quel genere di atmosfere e racconti. Ovviamente conosco bene Barker, King e Poe (dei quali ho letto praticamente tutto), ma, nonostante l’ammirazione, non vorrei assomigliare a nessuno di loro. Certo, mi piacerebbe avere lo stesso loro numero di lettori! Scherzi a parte, ognuno di loro ha delle caratteristiche eccezionali e dei piccoli difetti. Barker mi affascina per la sua fantasia perversa, King per la sua capacità di narrazione mainstream, Poe per le qualità di sintesi. D’altra parte, mi “irrita” l’eccesso di intellettualismo del primo, la debolezza dei finali del secondo e il vago sentore di inconcludenza del terzo. Ovviamente, sono in debito con loro per tutto quello che ho scritto finora e che scriverò.

  • Hai uno stile ben riconoscibile, secondo te è meglio essere un Ibba o un erede di King? Ovvero, preferisci essere il “nostro” G.C.Ibba, autore italiano, emerso e riconosciuto, oppure un semplice emulo di uno scrittore americano famoso?

Erede di King? Sì, magari… Però questa trovata del “New Gothic” e G.C. Ibba comincia a intrigarmi. Detto questo, preferirei essere il “vostro” Giancarlo Ibba, autore italiano, emerso e riconosciuto (non per strada, però, sarebbe imbarazzante!)… ogni volta che si fanno questi discorsi, tuttavia, mi viene in mente una massima: la speranza è l’ultima a morire, ma la prima ad ammalarsi. Comunque sognare è un po’ come guardare le vetrine dei negozi… non costa nulla.

  • In questo libro parli del senso di colpa come molla per obbligare uno dei protagonisti a compiere la sua missione. Cosa pensa Giancarlo del senso di colpa come spinta motivazionale?

E’ un argomento complesso e delicato, su cui ho riflettuto parecchio durante la stesura de L’alba del sacrificio. In verità, la “colpa”è il tema centrale di questo romanzo… il primo motore dell’azione, potrei dire. Le colpe dei padri non devono ricadere su figli, la colpa come peccato da espiare, la colpa come ricatto morale, la colpa come catarsi emotiva, eccetera…  Retaggio culturale cattolico? Certamente. Senza contare che, ai tempi della mia infanzia, quasi tutta l’educazione (in Sardegna, perlomeno) era veicolata tramite il “senso di colpa” e la vergogna. A parte questi discorsi pseudo-intellettualoidi, nella mia storia ho cercato di trovare motivazioni credibili e “realistiche” per ogni personaggio. Non ci sono eroi. Solo persone qualunque.

  • Nel caso un lettore volesse cercare le citazioni che hai inserito all’interno del libro, sai quante sono?

Non ne ho assolutamente idea! Centinaia di sicuro. Se qualcuno riuscisse a elencarle e classificarle tutte, prima di venire internato, gli regalerei una copia del mio prossimo romanzo. Così potrebbe ricominciare il gioco da capo! Vado matto per le citazioni e i riferimenti, sia come autore che come lettore. Ogni volta che trovo qualcosa che mi attira, nelle opere degli altri, prendo un appunto.

  • Leggi molto? E cosa?

Leggo molto. E leggo di tutto. Non ricordo un giorno in cui non ho dedicato almeno qualche minuto alla lettura. Ho sempre a portata di mano qualche libro. Mi piace ogni genere, purché sia interessante e ben scritto: storia, geografia, scienza, filosofia, avventura, fantascienza, antropologia, archeologia, thriller, mistery… insomma, qualsiasi cosa venga stampata. Il genere che più fatico a digerire, lo ammetto, è il paranormal romance… ma leggo comunque anche quello, perché non mi piace criticare quello che non conosco. E poi, ogni tanto, si trovano delle pregevoli eccezioni alla regola. Adoro scoprire un autore bravo e poco conosciuto dalle masse.

  • Quando Giancarlo non scrive come occupa il proprio tempo?

Intendi il tempo libero? Beh, faccio più o meno sempre le stesse cose da una vita: leggo, guardo film, ascolto musica. Qualche volta tutto insieme. Di solito inizio otto o dieci libri per volta, compro più film di quanti ne guardo e conservo Cd da ascoltare in futuro quando sono ispirato. Cerco di distribuire il mio tempo equamente tra i vari interessi, ma è difficile. Normalmente, come ho già detto, leggo ogni giorno; film quasi ogni sera; musica almeno una volta alla settimana. Attualmente mi sto dedicando parecchio a recensire tutto quello che leggo e guardo. E’ un bell’impegno, però sono da poco riuscito a entrare nella TOP 100 dei recensori Amazon. Scrivere recensioni oneste non è un esercizio semplice, ma affina le capacità di analisi e sintesi. Qualcos’altro? Mi piacerebbe viaggiare di più, ma, il mio odio per la guida e l’allergia alla folla supera il desiderio di esplorazione. Questo è un mio grande difetto. Cerco di compensarlo guardando i documentari!

  • Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

I progetti sono diversi. Ho nel cassetto qualche storia che mi piacerebbe riprendere in mano, con più attenzione, per poterle adattare a una futura pubblicazione. Vorrei riuscire a scrivere una storia  per ogni genere narrativo, a mio modo naturalmente, prima di appendere la tastiera al chiodo. Spero di riuscirci, lavoro permettendo. Per ora ho tirato fuori un giallo-noir (La vendetta è un gusto) e un thriller-horror (L’alba del sacrificio). Attualmente sto lavorando alla revisione dello spin-off di quest’ultimo. E’ un opera abbastanza ambiziosa, ambientata ancora nel “Profondo Sulcis” (come lo chiamo io), che vuole essere scritta a tutti i costi… probabilmente sarà l’ultimo enigmatico tassello della mia trilogia New Gothic! Lo scoprirete solo leggendo!

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