Claudio Oliva e il Gioco di Libri

gioco-di-libriClaudio Oliva e il Gioco di Libri

Talvolta è capitato di passare qualche ora in buona compagnia con gli amici, cercando di indovinare quale fosse il soggetto estratto e ponendo domande del tipo: “Se fosse una città, quale sarebbe?”

Ebbene, abbiamo chiesto ai nostri autori di abbinare il titolo del loro libro a una città, un personaggio, un piatto tipico e una canzone. Ed ecco uno dei risultati.

Il sogno segreto di Zekharia Blum

Sinossi

 cover_blumEEE Zekharia Blum, nato nel 1930, di modestissime origini, riesce a costruire una discreta fortuna finanziaria, sempre operando con grande onestà e offrendo lavoro a persone bisognose. Intanto, si costruisce una famiglia e insegna ai suoi figli la serietà nel lavoro, l’altruismo e la generosità. Quando nasce il nipotino Mykhael, però, Zekharia muore d’infarto e il suo più grande desiderio, quello di trasmettere le sue conoscenze al nipotino, come suo nonno aveva fatto con lui, rimane inesaudito.
“Qualcuno”, però, non soltanto troverà il modo di esaudire Zek, che entrerà in modo molto singolare in contatto col nipote Mykhael ormai dodicenne, ma anche di portare aiuto a una coppia che soffre per la perdita di un figlio.
Questo romanzo, che piacerà ai ragazzi, ma di certo anche agli adulti, lascia ai lettori un insegnamento morale, insieme ad un messaggio di ottimismo e di speranza.

Se “Il sogno segreto di Zekharia Blum” fosse

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Una città: Avigliana

La versione italiana di “Il sogno segreto di Zekharia Blum” potrebbe, e dico potrebbe, essere ambientata qui. Perché gli israeliti in Europa non hanno potuto godere, nel periodo storico descritto nel romanzo, delle condizioni di vita dei loro connazionali che si erano stabiliti negli Stati Uniti d’America. Paludi e persone generose, al contrario, se ne trovano in quantità. Non cito una grande città: sono un esordiente e voglio portare alta nei miei palmi una bella cittadina conosciuta ma non troppo.

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Un piatto: Acciughe in salsa verde (ancjue al vert)

Vado sul sicuro. Pochi ingredienti che contribuiscono tutti, riuscendo poi comunque a distinguersi al palato. Acciughe sotto sale marinate come so io (e come mi ha insegnato mio padre e prima di lui il padre di mio padre. Grazie Papà e grazie Nonno), prezzemolo tritato, aglio, pan secco olio e peperoncino. Non si adopera il fuoco e neppure l’acqua, ma solo la pazienza e il tempo, ingredienti basilari che vengono stoltamente ignorati da coloro  che le preparano per la vendita nei supermercati. Terribile.

Zehkaria è accomunabile a questo piatto. Un libro in cui si evidenzia il corretto e paziente utilizzo del tempo, il nostro tempo o se preferite quello che ci è concesso. Un libro dai sapori forti ben delineati, decisi, amalgamati alla perfezione, pregno di grande semplicità utile a preparare un piatto che evoca amicizia e convivialità.

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Un personaggio: Adriano Olivetti

Nacque sulla collina di Monte Navale, nelle vicinanze di Ivrea l’11 aprile del 1901, da padre ebreo e madre valdese. Non ricevette alcuna educazione religiosa solo nella maturità, in vista del secondo matrimonio, si convertì al cattolicesimo. Si oppose al regime fascista con momenti di militanza attiva. Diresse per molti anni la ben nota azienda fondata dal padre e furono le sue capacità manageriali, che portarono la Olivetti ad essere la prima azienda del mondo nel settore dei prodotti per ufficio, unite ad un’instancabile sete di ricerca e di sperimentazione su come si potesse armonizzare lo sviluppo industriale con l’affermazione dei diritti umani e con la democrazia partecipativa, dentro e fuori la fabbrica. Nel 1957 la National Management Association di New York premiò l’attività di direzione d’azienda internazionale di Olivetti. Morì ad Aigle nel febbraio 1960.

Una canzone: Tubular bells

Fantasiosa, fantastica opera sempre attuale e da cui innumerevoli artisti hanno tratto ispirazione. Particolare annotazione merita l’utilizzo di strumenti non usuali nelle orchestre moderne, nella fattispecie le campane tubolari, unite a strumenti elettronici innovativi per l’epoca (1973 la prima uscita). L’artista Mike Oldfield ha miscelato suoni, melodie e gorgheggi di voce in modo mirabile e ancora oggi ci si sorprende ad ascoltare estatici le idee e l’energia che sono contenute nello scrigno di questa composizione. Idee ed energia che Zekharia possedeva, eccome! E che ha messo a frutto in modo mirabile rimanendo comunque nei ferrei limiti dell’onestà e della correttezza verso i suoi simili e il mondo che lo circondava.

Dettagli del libro

  • Formato: Formato ebook
  • Dimensioni file: 1052 KB
  • Lunghezza stampa: 111
  • Editore: EEE-book (30 marzo 2015)
  • Venduto da: Amazon – Kobo
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 978-88-6690-245-4

Un sereno Natale a tutti!

buon-natale-eeeUn sereno Natale a tutti!

In occasione delle festività natalizie gli auguri fioccano da ogni dove. Le frasi e e le parole riempiono i social network, le pagine dei blog e dei siti, le caselle di posta, intasano i messaggi di whatsapp, il servizio messanger di Facebook e qualsiasi altra chat fornita da qualche gestore. E vi sono coloro che, inevitabilmente, odiano o amano questo momento. EEE augura un sereno Natale a tutti voi che siete amanti della parola, a tutti quelli che costruiscono storie in grado di far sognare gli altri, a coloro che dispensano se stessi attraverso gli scritti che tramandano.

Augura Buon Natale anche ai propri lettori, promettendo che cercheremo sempre di fare del nostro meglio per offrire loro libri straordinari, curati e di qualità. Un patto che dura ormai da qualche anno e di cui andiamo fieri. Un orgoglio che, però, è dato soprattutto dalle capacità dei nostri autori e dalla lungimiranza del nostro editore.

Dunque, un sereno Natale a tutti voi, che sia portatore di gioia e di quel calore intimo così necessario all’essere umano. Buon Natale ai vostri cari e a tutte le persone che vi sono vicine. E Buon Natale anche a tutti quelli che ci seguono, trovando fra le pagine di questo blog le risposte ai quesiti che si pongono.

Un sereno Natale a tutti!

 

Qual è la conclusione migliore?

newsQual è la conclusione migliore?

Anche questa settimana ho deciso di parlare della promessa implicita che un autore fa ai suoi lettori, sottolineando in particolare il collegamento di questa promessa alla conclusione dell’opera e provando a fare qualche ipotesi di conclusione diversa dal quella adottata dall’autore. Come sempre, lo faccio in un video e a partire da un romanzo famoso, che forse molti di voi avranno letto, sperando di offrire una prospettiva di lettura stimolante e di suscitare le vostre osservazioni.
Come sa chi mi segue, i miei video non sono pubblicitari, sono dedicati a chi ama la lettura e la scrittura… mi perdonerete tuttavia un po’ di pubblicità “subliminale”, perché mi vedete abitualmente circondata da libri, anche quelli che pubblico col marchio EEE.
Questa settimana, escono in e-book due belle storie di donne che hanno alle spalle tutta una vita da raccontare (e forse anche più di una).
concerto-a-quattro-maniIl primo è Concerto a quattro mani, di Claudia Lo Blundo Giarletta. Per Paola, giornalista, il momento di andare in pensione è occasione di ricordi. In particolare, le torna alla mente l’annus terribilis, il 1994, quando aveva assistito a un processo in cui Giovanna, una ragazza di diciotto anni stuprata da due giovinastri, invece di ottenere giustizia si era vista condannare per calunnia; sempre in quell’anno lei stessa, Paola, allora poco più che quarantenne, aveva vissuto un difficile momento di crisi coniugale.
Accanto a Paola ci sono tante altre donne, e ci sono gli uomini, naturalmente: sensibili e intelligenti, ipocriti e violenti, talvolta bugiardi e il più delle volte smarriti e disorientati di fronte alla donna. Nell’Italia degli anni Novanta, le donne cominciano lentamente a prendere coscienza di sé e a maturare una nuova visione dei rapporti di coppia e del loro proprio ruolo nella famiglia e nella società. Un cammino che è ancora ben lontano dall’essere concluso, anche in questo terzo millennio.
soffio_eeeIl secondo romanzo è Il soffio del destino di Anna Lorenzetti.
Ginevra è una bimba chiusa, che vive nell’isolamento domestico, allevata dagli zii. Fin da piccola, dialogherà nei suoi sogni con  personaggi fittizi, come il fantasmatico Franz, ma avrà anche la consapevolezza di aver vissuto altre vite, in altri tempi. La capacità di creare oggetti con le sue proprie mani, l’amore per le belle cose, la porteranno da adulta a trasformare queste sue doti in professione, occupandosi di antiquariato. Conoscerà così, lei che pensa di non saper amare, l’uomo che diventerà il grande amore della sua vita. Ma la vita, si sa, è un soffio, uno sbuffo di fumo, e il vento del destino è sempre pronto a soffiare, e non sempre nel verso giusto…

Con il consueto augurio di buon fine settimana e buone letture.

Alberto Zella e La sua Postazione

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Alberto Zella e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

La mia postazione: classica, direi

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Bene, nell’attesa che il successo letterario mi consenta di comprarmi un Monet autentico, mi accontento della riproduzione appesa al muro. In questo angolo ho scritto i miei due romanzi, “Io e Mrs Pennington” e “Il paese dal cuore fumante”. Avere di fronte un muro quando scrivo è un po’ come avere uno schermo su cui proiettare i miei pensieri più profondi.

Perché questo è per me scrivere: andare a scavare in profondità nella psiche e nei ricordi. Sono soddisfatto quando ciò che metto sulla carta (sullo schermo, meglio dire) è il più simile possibile a ciò che mi balla nel cervello. Scrivere è anche un esercizio narcisista, la pulsione erotica ritorna verso se stessi e finisce con l’imbrattare la carta. Spesso tengo vicino un libro mentre lavoro, e ogni tanto scorro le pagine con i polpastrelli; è una sensazione piacevole, un massaggio letterario che partendo dalla periferia del corpo arriva a stimolarmi il pensiero.

Sono un po’ animista, spero che lo spirito di qualche scrittore del passato mi ispiri attraverso il contatto fisico con le sue pagine. Ogni tanto metto della musica classica sullo stereo alle mie spalle, e anche quella aiuta. Potrei dire che quando si crea qualcosa, tutte le arti concorrono: musica, pittura, letteratura, cinema, fotografia, anche se alla fine solo una, la scrittura, prevale nell’opera letteraria finale. Che vivrà di vita propria, allontanandosi da me.

Per il futuro, sono già tornato a scrivere in questa postazione. Le idee ci sono, picchiano dentro la testa perché vogliono uscire e mettersi nero su bianco, sembrano pulcini che becchettano il guscio dell’uovo per uscire nel mondo. Si può essere tanto crudeli da non lasciare che un pulcino esca dall’uovo? Ecco perché scrivere è un esercizio indipendente dal successo letterario, dalla pubblicazione e persino dall’eventualità che qualche conoscente legga ciò che ho scritto. La scrittura è necessità.

Salvatore G. Buccellato e Il suo Libro da Gustare

libri-da-gustareSalvatore G. Buccellato e Il suo Libro da Gustare

Lo spazio Libri da Gustare vuole stimolare la fantasia dei lettori e non solo quella. Dal momento che il vecchio detto recita che “il cibo nutre lo stomaco e i libri saziano la mente“, abbiamo pensato di stuzzicare i nostri autori proponendo loro di abbinare i titoli delle loro opere a una ricetta, un qualcosa che possa identificare e dare soddisfazione anche al palato.

Uomini nudi

testo teatrale di Salvatore G. Buccellato

Farfalle, zucca, olive nere al forno e provolone piccante

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È una ricetta per te… come non è vero è per te!

Non avrei mai pensato di consigliare una ricetta per accompagnarla al mio libro UOMINI NUDI, io di solito ascolto musica quando scrivo, meglio se strumentale e -se cantata- assolutamente in inglese così il testo non mi distrae.
Invenzione per invenzione io ho scritto il libro, io mi sono inventato la ricetta e poi l’ho realizzata.
E siccome siamo in stagione di castagne e zucche ho pensato ad un primo piatto (a Modena le chiamiamo MINESTRE) che fosse gustoso, dolce, avvolgente, leggero e quasi VEGANO (basta escludere la provola) e a km zero (BIO no che non ci credo!)
Come nella vita, e nei 7 racconti/monologhi dei personaggi del mio libro, in una ricetta l’importante è trovare un equilibrio, una propria definizione di bontà/vita e quindi ci sta la dolcezza che tutti vorremmo (la zucca), la sapidità del provolone, l’”Io te lo avevo detto!” del timo e la nota straniera e amara delle olive greche cotte al forno.
Nella vita forse è più difficile perché qui -secondo me- l’equilibrio trovato è perfetto.

Ingredienti

Ingredienti x 2:
200 gr di pasta formato farfalle.
250 gr di zucca violina pulita e tagliata a cubi 1 cm.
80 gr di Provolone piccante tagliato a dadini 5mm.
20 olive nere greche cotte al forno denocciolate.
½ bicchiere di vino bianco
2 scalogni tagliati a fettine 3 mm
3-4 rametti di timo
Olio evo, Sale q.b.

Preparazione

In una padella mettete a soffriggere -coperto- lo scalogno fino a che non diventa trasparente. Aggiungete il vino e versate i cubetti di zucca. Aggiungete il timo, aggiustate di sale -scarseggiando poiché dopo metteremo del provolone- coprite e a fuoco basso fate andare per circa 15-20 min. stando attenti che non si asciughi troppo (se è così aggiungete un po’ di acqua).
A cottura quasi ultimata (la zucca deve essere morbida) unite le olive greche cotte al forno (si trovano in barattolo) dopo averle denocciolate e divise a metà. Evitate di cuocerle troppo perché potrebbero diventare amare. A fuoco spento aggiungete il provolone piccante, girate, e regolate di sale.
Cotte le farfalle gettatele in padella nel condimento appena preparato e fatele saltare per un minuto, poi servite.

Uomini nudi

La trama, il racconto di un testo teatrale, può parlare di tutto. Può farvi ridere con pochade, può farvi sognare con canzoni e balletti, può narrarvi storie antiche ma sempre attuali.
Tutte queste forme possono essere valide e degne e questo succede normalmente anche con il Cinema, coi libri.
Io credo che un testo teatrale oggi debba, per essere buono, portarmi lontano dal mio mondo dalle mie sicurezze da quello che conosco e farmi entrare in una storia che sia un regalo per la mia vita perché mi informa, mi fa riflettere, mi fa pensare.
Il testo di UOMINI NUDI è composto da 7 monologhi che narrano della condizione omosessuale. Ne parla un artista che si sente giudicato, un uomo cui sta morendo il compagno. una donna sposata che capito che il padre di suo figlio è gay e ha scelto di far finta di niente…
Quello che questo testo non contempla è il parlarsi addosso, l’essere auto referenziale. UOMINI NUDI vuole raccontare a chi omosessuale non è di un mondo che ci vive di fianco e che consapevolmente o meno ignoriamo o facciamo finta di non notare se non per fare frecciatine, battutine, sottili distinguo per evidenziare la distanza tra NOI e LORO.
Quando pensate ad un gay d’ora in avanti pensate e gente che vi vive intorno che NON AVENDO SCELTO niente si trova ad affrontare una vita contromano. Che deve nascondere i propri sentimenti e cosa più terribile si trova a doversi giustificare a pensare di essere colpevole.
L’OMOFOBIA esiste, siamo tutti razzisti perché ci piace poter supporre di essere superiore agli altri. Questo testo invece ci dice che basterebbe usare la PIETAS, cioè cercare di comprendere gli altri per potere stare meglio tutti.
Comprendere non ACCETTARE!

Dettagli del libro

  • Formato: Formato ebook
  • Dimensioni file: 797 KB
  • Lunghezza stampa: 44
  • Editore: EEE-book (11 ottobre 2016)
  • Venduto da: Amazon – Kobo
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 978-88-6690-327-7

Cinzia Morea e La sua Postazione

la-mia-postazione

Cinzia Morea e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

Scrivere ovunque

 

la-postazione-di-cinziaIl mio tempo per scrivere è frammentario per cui porto con me sempre almeno un taccuino su cui annotare idee e riflessioni, quando non interi capitoli e scelgo la mia postazione da scrittore in base alle circostanze.

Ricordo per di aver scritto della visita di Costantino alla biblioteca magica di Milano, dove si imbatte in un pericoloso incantesimo, mentre attendevo il mio turno allo sportello di un ufficio pubblico, e davanti a me c’erano quaranta persone. Ci furono anche dei litigi quella mattina, ma quasi non me ne accorsi, così come poco mi curai di non essere riuscita a risolvere il mio problema quel giorno, e di dover tornare in seguito.

A casa, nel fine settimana, riporto le idee dal taccuino a Word, ma anche in questo caso non è detto che decida di lavorare sempre nello stesso posto.

In primavera o estate mi sistemo fuori, sul terrazzino; stipo taccuino e PC su un tavolino traballante e mi accomodo al sole, anche se in quel caso spesso ho qualche problema a visualizzare sullo schermo quello che sto digitando.

Se decido di stare alla scrivania mi preparo una tazza di tè verde e accendo una candela, così, mentre rifletto, mi fermo a contemplare i movimenti sinuosi della fiamma. E poi mi piace il profumo che sprigiona bruciando.

Quando l’ispirazione arriva, il mio cane Sansone si allunga sul pavimento di fianco alla scrivania e aspetta che arrivi il momento di uscire, e se non si agita e non si presenta con il guinzaglio fra le fauci, è solo perché con l’età ha acquisito maggiore tolleranza verso l’irregolarità dei miei orari.

Tituba, la micia epilettica, invece si dimostra partecipe soprattutto quando decido di scrivere sul divano o sul letto: mi si accoccola accanto mentre io sistemo il PC sul cuscino porta computer -un accessorio comodissimo che ho adottato di recente- e dorme; dei gatti si dice che dormano fino a sedici ore al giorno, ma lei, a causa della medicina che deve prendere per la sua malattia, riesce a dormirne anche di più e una volta che abbia trovato una posizione comoda so che mi stancherò prima io di stare seduta a scrivere, che lei di rimanere immobile al mio fianco.

Margherita Terrosi e Il suo Libro da Gustare – Gelatina

libri-da-gustareMargherita Terrosi e Il suo Libro da Gustare

Lo spazio Libri da Gustare vuole stimolare la fantasia dei lettori e non solo quella. Dal momento che il vecchio detto recita che “il cibo nutre lo stomaco e i libri saziano la mente“, abbiamo pensato di stuzzicare i nostri autori proponendo loro di abbinare i titoli delle loro opere a una ricetta, un qualcosa che possa identificare e dare soddisfazione anche al palato.

Gelatina

Rum e cioccolato

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Una sbronza DOC

Con i vostri amici avete deciso di trascorrere insieme una serata alcolica. Obiettivo: rimediare una sonora sbronza, ma pur sempre una sbronza di classe. Pertanto avete rinunciato in partenza alla birra (ne servirebbe una cisterna e vi farebbe ruttare per una settimana) e avete optato per l’elegantissimo abbinamento rum e cioccolata. Intenzionati a stupire i vostri amici, e volendo evitare di fare la figura del pidocchioso, avete acquistato una o più bottiglie di Rum Opthimus della Repubblica Dominicana e del cioccolato di Modica IGP, aromatizzato allo zenzero, al peperoncino, alla cannella e all’arancia. Siccome sia questo rum che il cioccolato costano una tombola, limitate l’invito a due e tre amici al massimo.

Ingredienti

Per una sbornia radical chic e un tasso glicemico da capogiro, sono necessari i seguenti ingredienti:

  • Una o più bottiglie di Rum. La quantità varia in base alle vostre capacità di reggere l’alcool.
  • Cioccolato di Modica in abbondante quantità e varietà di gusti. Quello che avanza lo consumate alla vostra prossima crisi per carenza d’affetto.
  • Una confezione di Maalox, per sopperire ai conseguenti reflussi gastrici.
  • Una confezione di Moment, per stroncare il mal di testa che vi si pianterà in mezzo alla fronte come la roncola sulla testa di San Pietro da Verona.

 

Preparazione

Bevete il rum e gustate la cioccolata fino al raggiungimento del vostro massimo picco di euforia. Poi preparatevi a superare, nel miglior modo possibile, gli effetti di questo stravizio. Un consiglio: organizzate la serata alcolica in un giorno prefestivo, in modo da avere a disposizione 24 ore di tempo per fermare la centrifuga che si agita nel vostro stomaco e rimuovere la roncola dalla testa.

 

Gelatina

Gelatina narra la storia d’amore clandestina tra Anna e Giorgio. Si amano Anna e Giorgio; si amano tanto. E questo sentimento ha, su di loro, lo stesso effetto che comporta la fase iniziale di una sbronza: euforia e felicità. La vita appare loro piena e completa, degna di essere vissuta a fondo in ogni istante. Ma, come in ogni sbornia che si rispetti, dopo la fase di eccitamento ed estasi, segue la fase depressiva, in cui entrambi realizzano che la realtà non è così bella come sembra e che gli ostacoli da superare sono molti.

Il finale del romanzo è facilmente intuibile: Giorgio è fatto di gelatina e, in quanto tale, non ha le caratteristiche di resilienza che sarebbero necessarie per dare una svolta alla sua vita. E, proprio come avviene nella fase di smaltimento di una sbronza, i due protagonisti si ritroveranno a soffrire per gli immancabili, e invitabili, bruciori di stomaco e i mal di testa lancinanti. In fondo, nella vita, tutte le cose belle richiedono un prezzo da pagare…

Dettagli del libro

  • Formato: Formato ebook
  • Dimensioni file: 1393 KB
  • Lunghezza stampa: 218
  • Editore: EEE-book (7 novembre 2016)
  • Venduto da: Amazon – Kobo
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 978-88-6690-334-5

Claudio Oliva e La sua Postazione

la-mia-postazione

Claudio Oliva e La sua Postazione

Ogni autore possiede una propria postazione in cui le idee prendono forma e le parole scorrono velocemente sul monitor. Per i più conservatori esistono ancora gli scrittoi, carta, penna, talvolta calamaio. Tuttavia, a prescindere dal mezzo con cui si esprimono i pensieri, la magia che scaturisce è quella insita in ogni forma d’arte e noi vogliamo farvi vedere come se la cavano i nostri autori.

La mia postazione

 

img_0965Un angolo silenzioso del seminterrato, ma sempre accanto alle persone che amo, mia moglie e i miei due ragazzi, due fedeli computer collaborano con me alla stesura di quanto mi esce dalle dita e dal cuore.

Uno è adibito a juke box e nei segnalibro ha tutte le mie musiche preferite, classiche e moderne, l’altro è il tenutario assoluto, assieme a tre o quattro memorie estraibili, di tutti i documenti necessari alle composizioni e alle stesure.

Eh sì, uno scrivano deve anche documentarsi e leggere molti libri per scriverne uno, oltre che possedere in cantina la scorta di vino necessaria a raggiungere il nirvana e la catalessi, luogo e stato in cui non sono più io che scrivo ma è un’entità oscura che s’impadronisce del mio corpo e inizia a pestare la tastiera.

Se alcuni musicisti componevano sotto l’effetto dell’LSD, io scribacchio sotto l’effetto di una Freisa che produco con l’aiuto della mia famiglia. Cioè, loro zappano, potano e concimano. Io assaggio. Mi pare una collaborazione assai ben assortita ed equilibrata.3

A destra, in garage, mi attende sempre il mio robusto banco da lavoro su cui ogni tanto poso un ciocco di legno da cui potrebbe, perché no, uscire una penna in legno o un leggio, o una spada magari chiamata “AELLO”, o una aureola per una santa donna scrittrice.

Ciò che comunque va detto, è che non avrei mai iniziato a scrivere se non fosse stato per una sfida con i miei figli. E di questo li ringrazio, e in misura eguale ringrazio mia moglie che mi aiuta e mi sostiene, naturalmente non solo nello scrivere. Per esempio, anche quando preparo le acciughe al verde. Ma di questo ne parleremo in un’altra occasione.

Ecco, il quadro picassiano è pronto e al centro di tutto c’è questa postazione, circondata e protetta da tutto ciò che amo, dai miei sogni e anche dalle mie fantasie.

Emanuele Gagliardi e il Gioco di Libri – La pavoncella

gioco-di-libriEmanuele Gagliardi e il Gioco di Libri – La pavoncella

Talvolta è capitato di passare qualche ora in buona compagnia con gli amici, cercando di indovinare quale fosse il soggetto estratto e ponendo domande del tipo: “Se fosse una città, quale sarebbe?”

Ebbene, abbiamo chiesto ai nostri autori di abbinare il titolo del loro libro a una città, un personaggio, un piatto tipico e una canzone. Ed ecco uno dei risultati.

La pavoncella

Sinossi

 la pavoncella Nella notte tra il 1° e il 2 novembre 1975 muore Pier Paolo Pasolini. Morte violenta, squallida… “pasoliniana” a tutti gli effetti. Pino Pelosi, il “ragazzo di vita” che lo ha massacrato a legnate e gli ha rubato l’auto con cui lo ha investito già esanime, catturato poco dopo, confessa. Benché vi siano incongruenze, parecchie incongruenze, l’idea dell’assassinio maturato nell’ambiente della prostituzione omosessuale soddisfa i media e l’opinione pubblica. Ma fra gli intellettuali, come nelle forze dell’ordine, molti non sono convinti. Circola un’inquietante ipotesi che collegherebbe la fine di Pasolini alle “lotte di potere” all’interno del settore petrolchimico, tra ENI e Montedison, tra Enrico Mattei (morto nel ’62 in circostanze non meno dubbie) ed il suo vice Eugenio Cefis. Pasolini, infatti, si era interessato al ruolo di Cefis nella storia e nella politica italiana facendone uno dei personaggi chiave del misterioso romanzo-inchiesta a cui stava lavorando prima della morte. Così, quando in seguito, a distanza di una settimana l’uno dall’altro, vengono trovati i cadaveri seminudi di due alti dirigenti dell’ENI e spuntano le copie ciclostilate degli appunti di Pasolini con i nomi di maggiorenti della DC e dell’ENI legati alle vicende dello stragismo italiano, un brivido scuote parecchie schiene nei palazzi del potere. Oltre alla pista politica, però, altre sono possibili, e recano l’impronta di due donne: Santina Martino, ammaliante pittrice e ballerina di danze orientali che usa la sua avvenenza per irretire e spillar soldi a facoltosi manager e Luana Dabrowska, moglie del Prefetto di Roma, dirigente all’ENI come i due morti, algida carrierista; una donna dal passato oscuro le cui origini si perdono nella tragedia della repressione nazista nel ghetto di Varsavia. Due sirene… che renderanno a Soccodato molto difficile dipanare l’intricata matassa.

Se “La pavoncella” fosse

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Una città: Venezia

Incanto di luci cristalline e angoscia di ombre, brulichio di vita e brividi di fantasmi, afa opprimente in estati sovraesposte e gelidi notturni invernali che si rincorrono e si succedono in questo salotto per dame raffinate dove la laguna si insinua regalando panorami pittorici o anfratti olenti. Languore e speranza, amore e morte, emozioni pure e sentimenti malati: la Venezia di Giuseppe Berto (La cosa buffa), di Thomas Mann (Der Tod in Venedig) si attaglia ai personaggi de La pavoncella che mai sono ciò che sembrano o vogliono sembrare, che celano, alcuni più di altri ma in definitiva tutti, recessi oscuri dietro apparenze di rispettabilità. Venezia che seduce, Venezia che uccide, Venezia paradiso, Venezia fogna, Venezia sempre in maschera per vivere, per sopravvivere… come i protagonisti de La pavoncella la cui doppiezza si trasforma a volte in farsa e più spesso in tragedia.

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Un piatto: Pennette al salmone e vodka

Icona gastronomica degli Anni Settanta, decennio sempre alla ricerca di sapori esotici, oltre al gusto le pennette salmone e vodka hanno il vantaggio di tempi di preparazione rapidissimi che le ha rese il piatto eletto nelle feste tra giovani single, neofiti o occasionali dei fornelli. I fatti narrati ne La pavoncella accadono nel tardo autunno 1975: tanto basterebbe a insaporirli con questo gustoso primo piatto, ma gli ingredienti stessi (il raffinato salmone, la forestiera vodka, la seducente panna…) ne fanno una pietanza particolarmente vicina ai tratti di alcuni personaggi del romanzo: la giovane avvenente ballerina di danza del ventre che si esibisce al Folk Studio, la gelida manager carrierista di origini polacche frequentatrice di salotti bene e festini…

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Un personaggio: Pier Paolo Pasolini

Scelta obbligata. Non tanto per il ruolo che riveste nell’economia del mio romanzo (suoi appunti segreti, scoperti dopo la tragica fine all’idroscalo di Ostia il 2 novembre ’75, potrebbero spiegare la morte violenta di due alti dirigenti dell’ENI e non solo…) piuttosto perché con Pasolini scompare nel 1975 l’ultimo (forse unico) intellettuale di sinistra non contaminato dal radical-chic, dal progressismo di tendenza, dal cattocomunismo. Scambiato per un sacco di immondizia dalla persona che all’alba del giorno dei Morti avvista per prima il suo corpo straziato, sfigurato, schiacciato, Pasolini parlava da sinistra contro la sinistra, lanciava strali contro il consumismo e l’appiattimento veicolati dalla televisione, denunciava la destra neofascista mentre ammetteva che l’Italia rurale del ventennio era meglio dell’Italia del boom economico, non nascondeva la sua omosessualità mentre condannava l’aborto con più fermezza e volontà di tanti democristiani e di tanti uomini di chiesa troppo eccitati a correre appresso ai “segni dei tempi”! Pasolini non era un santo, i suoi istinti lo ottenebravano e lo spingevano verso abissi irriferibili ma ha sempre pagato in prima persona, fino all’ultimo, senza nascondersi. Dopo di lui il culto del benessere e dell’apparire ha contaminato la società a tutti i livelli partorendo a tutti i livelli statue, burattini, guitti, come certi ingessati personaggi del mio thriller che…

Una canzone: Testarda io (di Cristiano Malgioglio – Roberto Carlos)

Incisa da Iva Zanicchi nel 1974, Testarda io è la versione italiana di À distância, scritta e interpretata due anni prima dal brasiliano Roberto Carlos (vincitore di Sanremo ‘68 in coppia con Sergio Endrigo con il brano Canzone per te).
“Non so mai perché ti dico sempre sì, testarda io che ti sento più di così”… si rammarica una donna schiava di un amore asfittico, irreggimentato nelle convenzioni di uno status sociale ambito ma ormai solo patito, come una delle protagoniste de La pavoncella.
“La mia solitudine sei tu, la mia rabbia vera sei sempre tu…” grida in un moto di ribellione che si estingue presto nell’ammissione “l’unico mio appiglio sei ancora tu…”. Presa di coscienza di una routine divenuta insostenibile che nella canzone termina con un addio “Ora non mi chiedere perché
se a testa bassa vado via…”, mentre nel romanzo…

Dettagli del libro

Formato: Formato ebook
Dimensioni file: 327 KB
Lunghezza stampa: 149
Editore: EEE-book (20 marzo 2014)
Venduto da: Amazon – Kobo
Lingua: Italiano
ISBN: 978-88-6690-180-8

A Natale regalati la Poesia

a-natale-regalati-la-poesiaA Natale regalati la Poesia

A Natale regalati la Poesia e lascia che l’atmosfera natalizia possa portarti ad assaporare le emozioni che i nostri Poeti sono in grado di suscitare. Ma non solo. Perché non pensare di farne dono anche ad altri?

Davvero è così anacronistico regalare una silloge poetica a qualche animo gentile, capace di apprezzare il lato sentimentale della vita? E non pensate che la Poesia si racchiuda nelle parole sole/cuore/amore, in realtà c’è molto di più e i nostri Poeti lo sanno bene.

Andrea Tavernati compone haiku, Maurizio Donte segue una metrica precisa, Marina Atzori scava nel profondo, Elisabetta Bagli parla alle donne, Andrea Leonelli risale dalle tenebre, Oliviero Angelo Fuina ritrova se stesso e la sua arte poetica, Gastone Cappelloni elogia la femminilità, Maria Luisa Mazzarini s’immerge in ciò che la circonda. Ogni lettore può trovare il componimento che meglio tocca le corde del proprio animo o soddisfa l’umore del momento.

Dunque, non lasciatevi sfuggire questa occasione, anche solo per scoprire quali sono gli argomenti trattati dai poeti moderni, perché non di solo classicismo si vive.

Dal 12 al 19 Dicembre approfitta della promozione su Amazon, Kobo, StreetLib e regalati la Poesia