verità scomode

Le verità scomode: Se scopri un tradimento, lo dici al diretto interessato

Se scopri un tradimento

lo dici al diretto interessato?

Uno degli argomenti più controversi di sempre è quello che coinvolge le amicizie e il possibile tradimento di uno dei due partner verso l’altro. Tradimento di cui potreste venire a conoscenza per caso. Dunque, che fare?

I casi della vita talvolta sono davvero impensabili e possono portarvi a dover compiere scelte difficili, come ad esempio confessare a un amico o a un’amica di aver assistito al comportamento poco consono del loro partner. In queste situazioni le correnti di pensiero si dividono in modo quasi netto, chi da una parte preferisce evitare di creare scompensi in una coppia e resta a margine di quanto sta accadendo; e chi, invece, decide che l’altro deve assolutamente sapere e quindi racconta per filo e per segno ciò a cui ha assistito.

Difficilmente esistono vie di mezzo, alternative più diplomatiche che permettono al testimone di affrontare la questione in modo diverso. Tuttavia è innegabile il fatto che chi si è ritrovato in una situazione del genere ha dovuto prendere decisioni piuttosto scomode e, spesso, dolorose.

Dire o non dire

Non è facile dire al proprio amico/a che l’uomo o la donna di cui sono innamorati non è così fedele come potrebbe sembrare. Così come non è facile fare finta di niente e continuare a guardare la coppia con gli stessi occhi di prima, ben sapendo che cosa si cela nella loro intimità.

Molti sostengo la tesi che nessuno dovrebbe arrogarsi il diritto di insinuare il seme del dubbio, creando una frattura che potrebbe essere insanabile con tutte le conseguenze del caso, talvolta persino tragiche. Possiamo essere certi che la nostra rivelazione non scalderà gli animi, creando magari i presupposti per una qualche tragedia?

E di quanta sofferenza saremmo portatori, in questo caso? Ne vale davvero la pena?

Probabilmente la nostra coscienza potrebbe ritenersi a posto, potrebbe pensare di aver compiuto il proprio dovere, manifestando la totale fedeltà verso un’amicizia consolidata, ma è davvero così?

E se il nostro amico/a in realtà non avesse voluto saperlo?

D’altra parte, se l’amicizia è reale, come potremmo essere a conoscenza di un segreto così devastante senza informare il diretto interessato di quanto sta accadendo?

I sensi di colpa finirebbero per divorarci e quel segreto potrebbe non restare tale a lungo, finiremmo così per “confessare”, partendo dal presupposto che il “chi di dovere” dovrebbe davvero sapere cosa sta realmente accadendo.

E, spesso, una delle ragioni che ci spinge a parlare è proprio il fatto che, al loro posto, noi vorremmo saperlo, vorremmo che i nostri amici avessero abbastanza coraggio da renderci partecipi di ciò che è successo.

Un’altra ipotesi

Una possibile alternativa, in questi casi, è quella di affrontare il fedifrago, facendogli chiaramente capire che un atteggiamento reiterato porterebbe direttamente alla nostra confessione. Tuttavia, basterebbe davvero questo per mettere a tacere la nostra coscienza?

Oppure potremmo semplicemente fare finta di nulla, far finta, laddove sia realmente possibile, di non aver visto, di non aver sentito, di non aver compreso… ma nei confronti del nostro amico/a come ci sentiremmo?

Quindi, in sostanza, in un caso del genere tutti ne escono sconfitti, perché, alla fine, anche il nostro ruolo potrebbe diventare comunque controverso e farci terminare sul lato dei “cattivi” qualora le parti decidessero di raggiungere un accordo, tagliandoci fuori perché chi ha portato la discordia siamo stati proprio noi.

Oppure no, oppure potremmo essere quello che resta accanto all’amico/a in ogni caso, cercando di sostenere al meglio un animo spezzato.

E voi cosa fareste?

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