Andrea Leonelli e il Gioco dei Libri – Crepuscoli di luce

gioco-di-libriAndrea Leonelli e il Gioco dei Libri – Crepuscoli di luce

Talvolta è capitato di passare qualche ora in buona compagnia con gli amici, cercando di indovinare quale fosse il soggetto estratto e ponendo domande del tipo: “Se fosse una città, quale sarebbe?”

Ebbene, abbiamo chiesto ai nostri autori di abbinare il titolo del loro libro a una città, un personaggio, un piatto tipico e una canzone. Ed ecco uno dei risultati.

Crepuscoli di luce

Sinossi

Crepuscoli di luce Introduzione a “Crepuscoli di luce”

“Crepuscoli di luce” è la nuova silloge poetica di Andrea Leonelli, un passaggio attraverso il quale si ricongiunge un passato doloroso e catartico con un presente in cui, cadute le maschere, il poeta ritrova lentamente se stesso e la propria identità. L’espressione del linguaggio accentua lo stile tagliente e mai scontato, utilizzando parole in cui il significato viene stravolto a favore di una nuova intensità emotiva. E sono proprio le emozioni a creare la poesia stessa, trasformando la negatività in quella lirica che si eleva al di sopra degli animi, portando i versi verso un’eternità costituita da sprazzi di luce oltre la tenebra. “La notte non può durare per sempre” (cit) ed è da questo punto fondamentale che l’uomo ricomincia a vivere, cedendo all’esistere con la stessa voluttà con cui si potrebbe cedere a un’amante. Lo spirito si rinnova calpestando le schegge del proprio passato, mentre l’anima si avvia verso una guarigione cercata e voluta. “Crepuscoli di luce” offre ai lettori sia l’uomo che il poeta, sia la lirica che la realtà, senza compromessi né sotterfugi che potrebbero creare false illusioni. Questo è reale, questo è vivere. Al di là della concezione materiale dell’esistere quotidiano e delle false icone che l’ambiente propina. Messo a nudo, resta solo l’Essere, con i propri dubbi e le proprie speranze, un uomo che non accetta la sconfitta emotiva come un fattore prestabilito o come un retaggio dato dall’essere umano. Esiste, sempre e in ogni caso, l’alba che porta a nuova luce e a nuovi respiri. Così come esisterà sempre un crepuscolo nel quale rilassare le membra e trovare, all’interno del proprio intimo, la ragione di esistere.
Andrea Leonelli non delude mai e la sua lirica arriva a corteggiare direttamente l’anima. Tuttavia, diversamente dalle precedenti sillogi, “Crepuscoli di luce” apre le porte a una speranza inaspettata, senza mai rinunciare allo stile inusuale con cui il poeta ha sempre espresso i propri versi. Ed è da questa nuova combinazione che la poetica trae il massimo vantaggio, diventando emozione pura.

Se “Crepuscoli di luce” fosse

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Una città: Milano

Milano è una città italiana di 1 350 387 abitanti, centro dell’omonima città metropolitana e capoluogo della regione Lombardia, secondo comune italiano per numero di abitanti e, con i suoi quasi dieci milioni di abitanti, quarta area metropolitana più popolata d’Europa dopo Londra, Madrid e Parigi.
Fondata dagli Insubri all’inizio del VI secolo a.C., fu conquistata dai Romani nel 222 a.C. e denominata Mediolanum; accrebbe progressivamente la sua importanza fino a divenire capitale dell’Impero romano d’Occidente. Durante la sua storia assunse svariati ruoli, tra i quali capitale, nonché centro politico e culturale del Ducato di Milano durante il Rinascimento, capitale del Regno d’Italia durante il periodo napoleonico e capitale del Regno Lombardo-Veneto durante il periodo austriaco. In ambito culturale, Milano è dal XIX secolo il massimo centro italiano nell’editoria, sia libraria sia legata all’informazione, ed è ai vertici del circuito musicale mondiale grazie alla stagione lirica del Teatro alla Scala e alla sua lunga tradizione operistica.

Milano è parzialmente nelle mie origini, a tratti nel mio passato prossimo. Città che corre, attiva, un po’ caotica ma multiforme nel passare fra molte lingue e accenti o dialetti diversi; fra le diverse forme di architettura che compongono le costruzioni che le danno forma. Una città in cui si passa dallo splendore del centro per arrivare ai quartieri popolari, alcuni anche piuttosto pericolosi, dell’hinterland. Molte forme, molti colori, molti “dimensioni” diverse.

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Un piatto: Cagliata d’uovo

Ingredienti per un panetto di cagliata
4 uova
Alcol a 95 gradi
Procedura
Rompere le uova in un recipiente ampio, versarci sopra alcol etilico a 95 gradi in piccole quantità, mescolare fino ad ottenere la completa coagulazione dell’uovo.
Versare la cagliata in un colino piuttosto grande e lavare sotto un filo di acqua corrente mescolando per togliere l’alcol residuo. Versare la cagliata in uno strofinaccio e strizzare per eliminare l’acqua in eccesso.
A questo punto la nostra cagliata d’uovo dovrà essere usata come preparazione di base per piatti più articolati. Vi proponiamo alcuni esempi appetitosi.

ROTELLINE DI CAGLIATA
La cagliata a questo punto ha assunto una forma piuttosto solida e malleabile, quindi può essere stesa su un piano e tirata delicatamente con un mattarello. La sfoglia che si ottiene può essere farcita a piacimento (verdure e formaggi sono preferibili), arrotolata su se stessa e tagliata come un salame. Vi garantiamo che l’effetto è suggestivo!

Un’altro modo interessante di servire la nostra cagliata può essere quello di usarla come spuma per farcire le tartine. Vi spieghiamo come:
SPUMA VEGETARIANA PER TARTINE
Ingredienti
50 gr di cagliata
30 gr di mascarpone
30 gr di panna montata
30 gr di peperoni di colori diversi
Qualche goccia di limone
Sale e pepe
Pane ai semi di finocchio tostato
Procedura
Preparare la panna montata con il sale, pepe e succo di limone. Aggiungere la cagliata al mascarpone montando con un fustino. Quando il composto risulta omogeneo, introdurre la panna mescolando con un cucchiaio. Infine inglobare i peperoni tagliati finemente. Spalmare il composto ottenuto sul pane e guarnire a piacere.

fonte ricetta: Moebiusonline

Perché la cucina molecolare? Perché da sempre sono stato appassionato di chimica e fisica e la cucina molecolare sfrutta questi due aspetti nella preparazione delle pietanze. Perché è a suo modo innovativa e propone piatti inconsueti ma non meno gustosi di quelli tradizionali

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Un personaggio: Leonardo Da Vinci

Leonardo di ser Piero da Vinci (Anchiano, 15 aprile 1452 – Amboise, 2 maggio 1519) è stato un ingegnere, pittore e scienziato italiano.
Uomo d’ingegno e talento universale del Rinascimento, incarnò in pieno lo spirito della sua epoca, portandolo alle maggiori forme di espressione nei più disparati campi dell’arte e della conoscenza. Si occupò di architettura e scultura, fu disegnatore, trattatista, scenografo, anatomista, musicista, progettista e inventore. È considerato uno dei più grandi geni dell’umanità.

Però un punto di contatto fra Leoneardo da Vinci e ma, passante attraverso Faenza (città in cui attualmente vivo) c’è.
Un bel “mistero di cui vi anticipo uno stralcio e che potrete finire di leggere al seguente link: RennesLeChateau.it

FAENZA. Passa anche da Faenza il percorso di inquietanti misteri che portano a Rennes-le-Chateau in Francia, dove un’antica e dibattuta storia, tra realtà, leggenda e fantasia, risalente alle origini del cristianesimo, colloca i sacri resti di Gesù.
Della vicenda si è occupata, in più puntate, la trasmissione televisiva Voyager, ma senza essere ancora a conoscenza dell’enigmatica “Lapide di Faenza” e del rebus contenuto nientemeno che nella Pala Bertoni. La chiave di lettura è un antico codice, lo stesso di cui si serviva Leonardo Da Vinci. E se si utilizza lo stesso metodo, qualcosa di “sconvolgente” emerge anche dalla decifrazione di uno scritto in un particolare del prezioso dipinto.

Non voglio avvicinarmi al genio né paragonarmi a lui. Sarebbe un paragone molto scomodo. Ma mi affascina la sua abilità visionaria di progettare macchine e costruzioni così avanzate da essere considerate folli ai suoi tempi. E l’altra sua capacità di essere abile in molte branche del sapere: anatomia, meccanica, pittura, architettura. Nel mio libro, nel mio piccolo provo ad affacciarmi su argomenti diversi come lui balzava da un ramo all’altro dello scibile umano.

Metallica S&M Ecstasy of Gold & The Call of Ktulu

Musica di ampio respiro, che vaga in spazi aperti, ma senza testo: questo brano è solo strumentale. Le parole potrebbero semplicemente togliere significato piuttosto che aggiungerne

Dettagli del libro

Formato: Formato ebook
Dimensioni file: 328 KB
Lunghezza stampa: 87
Editore: EEE-book (9 dicembre 2014)
Venduto da: Amazon – Kobo
Lingua: Italiano
ISBN: 978-88-6690-229-4

Andrea Leonelli e Il suo Libro da Gustare

libri-da-gustareAndrea Leonelli e Il suo Libro da Gustare

Lo spazio Libri da Gustare vuole stimolare la fantasia dei lettori e non solo quella. Dal momento che il vecchio detto recita che “il cibo nutre lo stomaco e i libri saziano la mente“, abbiamo pensato di stuzzicare i nostri autori proponendo loro di abbinare i titoli delle loro opere a una ricetta, un qualcosa che possa identificare e dare soddisfazione anche al palato.

Unire sapori in una sera da gustare

Vorrei consigliare ai lettori di “Crepuscoli di luce” di degustare questo piatto che io adoro, la tagliata con cipolle in agrodolce, perché trovo si leghi benissimo all’armonia di sfumature che potrete incontrare anche nel mio libro.

La carne, succosa ed appena scottata vi farà provare il brivido di un gusto forte e potente. Ci sarà però la delicata dolcezza delle cipolle, ammorbidite da una cottura che le renderà armoniose in compagnia dell’aceto balsamico. Quest’ultimo darà quel sottofondo di acidità che, come nella silloge, permea ed equilibra la sinfonia di sapori che gusterete.

Un connubio all’insegna della poesia dai sapori forti

Crepuscoli di luce

Tagliata con cipolle in agrodolce

Crepuscoli di luce  tagliata

Un piatto semplice e gustoso. La classica tagliata viene accompagnata da timo e cipolle rosse in agrodolce che esaltano il sapore della carne.

Ingredienti

Controfiletto da 800 grammi, 3 cucchiai di olio, 400 grammi di cipolle, 30 grammi di burro, sale, 8 rametti di timo, 30 millilitri di aceto balsamico, 8 grammi di sale nero, 10 grammi di zucchero

Preparazione

Iniziate sbucciando le cipolle rosse. Tagliatele in 4 parti e poi in spicchi più piccoli, prendete quindi una padella antiaderente e fate scaldare l’olio extravergine di oliva, quando sarà ben caldo versate il burro. Quando il burro si sarà sciolto aggiungete gli spicchi di cipolle rosse e lasciate soffriggere delicatamente. Quando le cipolle rosse cominceranno ad ammorbidirsi, aggiungete l’aceto balsamico e lo zucchero. Salate a piacere e lasciate stufare fino a che non raggiungeranno una consistenza morbida ma non sfatta.
Ora occupatevi della carne: estraete la carne dal frigo almeno un’ora prima di cucinarla, in modo che non sia troppo fredda ma a temperatura ambiente. Ponete il controfiletto su un tagliere e con un coltello affilato eliminate lo strato di grasso sulla superficie fino a sgrassarlo completamente. Trasferite quindi la carne in una pirofila e versateci sopra l’olio, aiutandovi con le mani per ungere bene il pezzo. Cospargete la carne con il sale nero delle Hawaii e con le foglioline di timo.
Trasferite nuovamente la carne che avete aromatizzato sul tagliere e dividetela in due, dopodiché tagliate a metà ciascun pezzo ottenuto fino ad ottenere 4 bistecche. Fate scaldare molto bene una bistecchiera o una padella antiaderente e fate scottare le bistecche da entrambi i lati raggiungendo il grado di cottura desiderato. Se preferite che la parte interna rimanga rosata e non asciutta cuocete per al massimo 4-5 minuti. Evitate di punzecchiare la carne durante la cottura per evitare di fare fuoriuscire i suoi liquidi.
Una volta cotta, trasferite la bistecca su un tagliere e tagliatela in obliquo per ottenere delle fette più precise e compatte. Formate uno strato di cipolle caramellate su un piatto da portata e adagiateci sopra la tagliata. Guarnite con altro sale nero delle Hawaii e foglioline di timo.

Dettagli del libro

  • Formato: Formato Kindle
  • Dimensioni file: 327KB
  • Lunghezza stampa: 87
  • Editore: Edizioni Esordienti E-book (9 dicembre 2014)
  • Venduto da: Amazon – Kobo
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 978-88-6690-229-4

La mia Bibliografia

Andrea Leonelli: la mia bibliografia

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di Andrea Leonelli

Perché questo articolo? Perché sono tendenzialmente una persona poco ordinata e, come tale, anche la mia bibliografia è caotica, almeno in parte.
Partiamo dicendo in che ordine, cronologicamente, sono stati scritti i miei libri: la mia prima silloge è “La selezione colpevole”, una raccolta di poesie scritte “di pancia”. Contiene tutto il dolore che ho vissuto in un pessimo momento della mia vita. Successivamente ho scritto “Consumando i giorni con sguardi diversi”, in cui ho inserito, forse più con la testa, diverse composizioni create al di fuori dai miei soliti schemi, cercando soluzioni nuove e sperimentali per esprimere ciò che sentivo in un periodo di transizione.
Per ultimo, almeno per ora, “Crepuscoli di luce”. Questa silloge rappresenta una sintesi di un periodo più lungo che inizia ai tempi di “La selezione colpevole” e arriva fino alla metà 2015.
Ho un’altra raccolta di poesie, già pronta ma ancora in fase di “lavorazione”, di cui è ancora presto per parlare. Sto lavorando, ormai da anni, a un romanzo/racconto lungo e autobiografico che chissà quando riuscirò a finire.
Concludiamo, dunque, parlando dell’ordine di pubblicazione: prima è uscito, come autopubblicazione, “La selezione colpevole”, mentre il primo libro pubblicato con un editore, ma solo in formato digitale, è stato il mio secondogenitoConsumando i giorni con sguardi diversi” uscito per EEE. Di seguito è uscita la seconda edizione di “La selezione colpevole” in ebook e cartaceo a cui è seguito, dopo una parentesi temporale (comprensiva di tuoni, fulmini e saette), “Crepuscoli di luce” sia digitale che cartaceo.
Ultimo “rinato” al momento è “Consumando i giorni con sguardi diversi”, in seconda edizione, stavolta nei due formati elettronico e in brossura.
Spero di aver chiarito, almeno agli interessati, la strana cronologia delle mie pubblicazioni.
Chissà le future sillogi quali vie traverse di pubblicazione potranno mai prendere e in che ordine si affacceranno al pubblico ma adesso, che è uscito il neo rinato “Consumando…”, festeggiate con me rileggendolo in questa splendida edizione “rielaborata” che potrete trovare, come tutti i titoli EEE, su tutte le piattaforme digitali. E se lo volete il cartaceo, vi assicuro che fa una bellissima figura.
Parola d’autore felice.

Premio Nazionale Leandro Polverini 2016

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Premio Nazionale Leandro Polverini 2016 – POESIA EDITA

Vi presentiamo il Bando per il Premio Nazionale Leandro Polverini 2016. Noi di EEE siamo particolarmente interessati a questo premio perché Andrea Leonelli lo ha vinto, nella sezione Poesie Edite, per ben due volte, ovviamente con due nostre pubblicazioni: La selezione colpevole e Crepuscoli di luce. Tenendo conto che abbiamo aperto un Concorso per selezionare le prossime sillogi che verranno pubblicate da EEE, la conseguenza diretta sarebbe proprio poter partecipare al Premio Polverini… e fare concorrenza (sempre in modo scherzoso, all’insegna del fair play e con tanto lavoro di squadra) ad Andrea.

con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura della Città di Anzio. Possono partecipare libri editi di poesia in lingua italiana. Tema libero.

Il Bando:

Spedire una sola opera in 2 copie – di cui una firmata dall’autore – con posta normale non raccomandata entro il 30 settembre 2016 a PREMIO POLVERINI – via Acqua Marina 3 – 00042 Lavinio – Roma. Tel. 06/90286930 – 389/5468825 – indirizzo mail:  editotem@mclink.it

Sulla busta di spedizione va scritto PIEGO DI LIBRI (tariffa postale euro 1,28)
I PLICHI RACCOMANDATI NON SARANNO RITIRATI.
Le opere dovranno essere accompagnate da una lettera su cui sono chiaramente indicati: nome – cognome – indirizzo – recapito telefonico dell’autore e mail.

Opere ammesse:

libri di poesia  – di autori viventi – editi in Italia da gennaio 2000 a settembre 2016.
Sono ammesse anche opere stampate in proprio o presso tipografie, che contengano almeno 30 liriche.
Nessuna quota di adesione.
I premiati verranno avvisati tramite lettera cartacea.

Premi:

Ai primi dodici classificati assoluti saranno assegnate opere d’arte.
A tutti gli altri partecipanti, menzionati in 18 sezioni, saranno dati attestati di merito. Sarà, inoltre, consegnata a tutti i poeti presenti alla cerimonia di premiazione la locandina, una pubblicazione sul concorso contenente l’elenco completo degli Autori con cenni biografici, relativa classifica, sezione poetica, provenienza regionale.
La stessa pubblicazione sarà consegnata inoltre agli ospiti, alla stampa e agli appassionati del settore poesia fino ad esaurimento delle copie omaggio.
I vincitori sono tenuti a presenziare alla cerimonia di premiazione e a ritirare personalmente il premio. È ammessa delega al ritiro.

Premiazione:

Domenica 27 novembre 2016, ore 10 – presso la Sala Conferenze dell’Hotel Lido Garda –  Piazza G. Caboto 8 – 00042 Anzio – Roma – tel. 069870354 (convenzione speciale per i poeti che volessero pernottare).

Giuria:

Tito Cauchi (presidente)
Maria Bartolomeo
Paola Leoncini
Gianfranco Cotronei
Loretta Sebastianelli
Paolo Procaccini
Nicoletta Gigli (ufficio stampa)
Angela Giassi (segretaria del premio).

Gli autori autorizzano la pubblicazione di stralci di poesie sulla stampa che interverrà alla premiazione.
Tutte le opere spedite non saranno restituite.
I partecipanti accettano tutte le condizioni del presente bando.

Le valutazioni per Crepuscoli di luce

CoverLAB: le valutazioni per Crepuscoli di luce

coverlab crepuscoliLa nostra prima cover, messa sotto osservazione, è stata quella di Crepuscoli di luce di Andrea Leonelli. Vediamo, quindi, come vi siete espressi e quali sono stati i vostri suggerimenti in merito.

La prima domanda era riferita a quelle che potevano essere le sensazioni visive in merito all’impatto iniziale. La maggioranza ha apprezzato la foto e l’aspetto totale. I commenti inseriti hanno stabilito che il titolo e l’immagine interagiscono in modo sinergico, rafforzando l’idea del contenuto.

Così come risultano perfetti i colori e il tipo di font che sono stati analizzati nella seconda domanda. Un unico appunto è stato fatto alla grandezza del titolo che, forse, avrebbe potuto essere più piccolo. Quindi, nel suo insieme, sia l’effetto cromatico che la titolazione hanno riscontrato un ottimo successo.

Per quel che riguarda il titolo, Crepuscoli di luce, la maggioranza ha stabilito che fosse quello più idoneo e rappresentativo. Un unico intervistato ha preferito la risposta “non mi dice niente” e dai vari commenti che sono arrivati si evince che, tutto sommato, la scelta delle parole è stata quella giusta per rappresentare una silloge poetica.

Nell’ultima domanda abbiamo cercato di capire se la copertina poteva dare effettivamente l’idea del contenuto e la maggioranza ha risposto di sì. Solo qualcuno ha espresso qualche lieve perplessità. Tuttavia, il gran numero di risposte positive tendono a far pensare che abbiamo fatto un buon lavoro e che la silloge di Andrea possieda, in effetti, tutte le caratteristiche necessarie per essere gradita dal pubblico.

Il nostro esperimento ha decisamente funzionato e ogni consiglio è stato davvero prezioso, perché solo con il parere di chi poi sarà il reale fruitore delle nostre pubblicazioni, possiamo migliorare e creare dei libri piacevoli anche da un punto di vista visivo. Vi ringraziamo per la collaborazione e speriamo che vorrete partecipare anche al prossimo CoverLAB.

Premio Polverini bis

Premio Polverini bis: Andrea Leonelli si aggiudica anche quest’anno il primo posto di categoria.

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Con Crepuscoli di luce Andrea si è aggiudicato il primo posto nella categoria Poesia Crepuscolare al Premio Leandro Polverini, indetto dal comune di Anzio, con la seguente motivazione:

Cromaticità soffusa, oscura e crepuscolare delle liriche, nelle quali la brillantezza dei versi dona sprazzi di luce a immagini spesso malinconiche, chiare manifestazioni di una speranza che vive e si trasforma ma non muore mai. Si avvertono i richiami a un passato fatto di dolore e sofferenza che ci fa addentrare nella sua coscienza speculativa, facendoci intuire i suoi desideri e progetti futuri.

La poesia attraversa lo sguardo del lettore e penetra nella sua anima, fondendosi con essa, facendola vibrare all’unisono con gli stati d’animo del poeta.

Il Presidente della giuria
Tito Cauchi

Questo è il secondo anno di fila che Andrea Leonelli gode della soddisfazione di vedere riconosciuta la propria opera, l’anno scorso ottenne il premio con La selezione colpevole e quest’anno con Crepuscoli di luce. Dunque, caro Andrea, non ti resta altro da fare che predisporre una nuova silloge così da poter partecipare al prossimo evento.

CoverLAB: Crepuscoli di luce

Crepuscoli di luce inaugura CoverLAB.

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Il primo a sottoporsi all’esame dei lettori è proprio Andrea Leonelli, che ringraziamo per averci fatto da “cavia”. Il suo Crepuscoli di luce è una silloge poetica scritta nello stile che lo contraddistingue.

Vi ricordiamo che CoverLAB nasce per avere un riscontro sull’immagine presentata in copertina, per questo saremmo lieti se compilaste il breve sondaggio proposto. Vi ricordiamo, inoltre, che il sondaggio è veramente breve e proposto in forma del tutto anonima, dunque non è richiesta alcuna iscrizione e non è vi sono domande che possano far riferimento ai vostri dati personali.

L’inferno dentro: la rianimazione

Che cosa vuol dire lavorare come infermiere in rianimazione.

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Andrea Leonelli propone poesie dal sapore non proprio classico né, tanto meno, usuale. I suoi versi risuonano di una pena che parte dal profondo dell’anima, per riversarsi sulla carta con lo stesso impatto che potrebbe provocare un martello pneumatico. E una ragione esiste, una motivazione che spiega il perché di tanto coinvolgimento emotivo.

Andrea Leonelli ha pubblicato con EEE La selezione colpevole, Consumando i giorni con sguardi diversi, Crepuscoli di luce

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Possiamo dire che lavoriamo in trincea e che seriamente ci sporchiamo le mani (in senso figurato, poiché in sostanza viviamo con indosso i guanti). A volte si fa fatica a respirare, vuoi per uno stato emotivo, vuoi per le mascherine che ci proteggono da germi particolarmente aggressivi. Sì, perché il nostro stare in trincea ci espone a proiettili microscopici ma, a volte, ugualmente letali quanto quelli di piombo. Spesso ci troviamo ricoperti di strati d’indumenti protettivi e sudiamo anche i liquidi che non abbiamo. Vuol dire mettere le mani addosso alla gente, andare a toccarla “dentro” e, badate bene, non sto parlando di anima o di parti intime. Vuol dire avere in mano la possibilità di ridare il respiro a chi abbiamo davanti, steso e inerme. Vuol dire tornare a casa così stanchi da non riuscire a prendere sonno. E vi assicuro che, spesso, è davvero faticoso sia a livello fisico che mentale, oltre che emotivo. Facendo i turni, i ritmi circadiani perdono il loro flusso naturale. Mangi a orari inconsueti e in modo irregolare, a volte facendo colazione la sera e cenando quando per tutti gli altri è mattina. Dormi in orari non fisiologici andando a riposare, o almeno provandoci, quando la maggior parte delle persone, che hai intorno, si è appena svegliata.IMG-20150208-WA0000
Al lavoro, invece, bisogna avere i sensi in allerta per cogliere i primi segni di un cambiamento nei parametri di un paziente, capire perché e cosa sta accadendo in modo da poter intervenire tempestivamente. Bisogna fare questo prima che una variazione fisiologica non controllata porti a conseguenze che hanno rimedi più difficili da mettere in pratica o che, addirittura, non hanno alcun possibile rimedio.
Vuol dire poter fare, a volte, la differenza. Vuol dire poter vedere persone che sono appese alla vita, per un filo sottile, riuscire a sopravvivere.
Ma per alcuni pazienti che ce la fanno, quante volte paghiamo il prezzo dell’impotenza? Quante volte possiamo soltanto assistere a una vita che si spegne? O alle morti improvvise e fulminee, nonostante tu ci abbia messo professionalità, capacità, conoscenze, lavoro di squadra, sangue freddo e tanta anima?
Tante. Troppe volte, forse. Quante ripetute scene di dolore, protratto e colmo di lacrime, viviamo.
Quanti parenti da sostenere e guidare, quanti ne abbiamo “preparati”, per quanto sia possibile, alla dipartita annunciata e imminente di un marito, un fratello, a volte di un figlio. Quanti dolori abbiamo vissuto doppiamente: noi in prima persona e poi, di riflesso, supportando un congiunto in lacrime.
Vuol dire far finta di essere forte per sostenere il collega, che si commuove, o dover indossare la maschera del cinico per non farsi scalfire troppo a fondo da queste pene quotidiane.
Siamo tutti umani e certe tragedie, personali e sociali, un “buco” da qualche parte te lo lasciano.
Il nostro non sarà riconosciuto come un lavoro usurante ma, vi assicuro, lo è.
Ognuno di noi ha quello che io chiamo un “sacco dei dolori”, che ogni volta si riempie un po’. Quando è pieno, diventa pesante e allora sfoghi questo peso con qualcuno che hai vicino, per condividere un po’ il gravare del tuo “sacco” e, se a volte sei tu che ti scarichi, in altre occasioni è il tuo collega che ha bisogno di una mano per portare il suo fardello. IMG-20120913-WA0003Con i colleghi, con le persone con cui vivi, fianco a fianco tutti i giorni, tutte queste situazioni portano a far sì che si sviluppi un rapporto speciale. Sai che se hai bisogno ci sono. E se tu sei impegnato su un malato molto critico e non puoi allontanarti dal paziente più di due passi, loro si prenderanno cura dei malati a cui non puoi provvedere, senza che tu debba chiederlo. Siamo una squadra, a volte una squadra speciale. Sai che non ti lasceranno solo e, in un lavoro come il nostro, sapere di poter contare sugli altri diventa questione di vita o di morte.
Il nostro è un lavoro che ti logora piano, lentamente e in modo subdolo. Ti consuma. Arriva a scavare nel profondo e gli unici che possono realmente comprendere i tuoi stati d’animo sono i colleghi. Chi nella vita personale ha vicino persone che, anche se non appartenenti alla nostra stessa professione, riescono ad ascoltare e a essere di supporto, può dirsi fortunato.
Fare questo lavoro, inoltre, vuol dire ritardare ai pranzi e alle cene, anche nelle festività. O festeggiare a date variabili. Quelli di noi che fanno i turni non conoscono le ferie o i canonici periodi di pausa dati dal calendario. Si lavora a Natale, a Pasqua e a Capodanno. I nostri famigliari festeggiano spesso senza di noi. Magari arriviamo a casa giusto in tempo per il dolce o partiamo per il lavoro subito dopo aver mandato giù in fretta un piatto di pasta. E se questo capita a riguardo della famiglia, il resto della nostra vita sociale ne risente ancora di più. Viviamo, infatti, una socialità rarefatta e spesso gli amici si organizzano a prescindere dai nostri turni. Gradualmente ci allontaniamo da loro e loro da noi. Inevitabilmente, anche se con le dovute eccezioni
Lavorare in rianimazione è un bellissimo inferno per quello che ti può dare e per quello che ti resta dentro. Per quello che trovi e per quello che lasci.
Lavorare in rianimazione può cambiarti la vita. In molti modi diversi.

Andrea Leonelli

Quattro chiacchiere con Andrea Leonelli

INTERVISTA di Marina Atzori

Crepuscoli di luce

OPERE LETTE:

“La selezione colpevole”, “Consumando i giorni con sguardi diversi” e “Crepuscoli di luce”

  1.  Buon giorno Andrea, dalle tue opere emerge sofferenza e un chiaro invito a essere scrutato dentro da parte del lettore, dove hai trovato il coraggio di metterti sotto torchio in modo così nudo ed esaustivo?

Tutto è nato dall’infarto a cui sono scampato. Mi ha fatto capire quanto poco ci voglia a passare dall’avere “tutto il tempo del mondo” al “non farò più…”, quindi ho deciso che se volevo lasciare qualcosa a questo mondo, dovevo cominciare a muovermi. Ho pensato che scrivere avrebbe potuto essere un modo per incidere una traccia tangibile del mio passaggio in questa vita. Si vive nei ricordi degli altri, dicono, nei pensieri di chi ti ha voluto bene. Anche se, dopo che uno se n’è andato, quello che resta diventa molto effimero. Non so quale sia il motivo che, ancora, mi spinge a volere imprimere una testimonianza di me stesso, ma sento che lo devo fare. Ho sempre amato i libri e credo che la mia sia stata la scelta migliore che potevo fare, vista la situazione. Siamo tutti nudi di fronte a noi stessi, il coraggio di esserlo davanti agli altri serve solo a far capire che tipo di persone siamo. Altrimenti siamo solo attori su un palco.

  1. Cosa ha fatto scaturire la tua passione per la scrittura?

Probabilmente la mia passione per la lettura. Chi legge molto inevitabilmente, prima o poi, sente il desiderio di cimentarsi nell’arduo compito dello scrivere. Che poi realizzi o meno il desiderio e fino a che punto, questo è un altro paio di maniche. Ci sono scritti che restano per sempre sepolti nei cassetti, senza mai uscirne, e scrittori che lo sono solo a livello potenziale, dato che nessuno saprà mai che hanno scritto qualcosa.

  1. Perché hai scelto una strada complessa come quella della silloge poetica?

Perché la poesia è la forma espressiva in cui mi trovo più a mio agio. Questa soluzione alla fine è stata quasi obbligata. Mi piace il modo in cui si può giocare con le parole e i simboli, all’interno degli scarni spazi della poesia. Scarni inteso per come io intendo l’arte poetica. L’armonia della poesia è nelle sensazioni che può suscitare e non tanto nel dipingere le emozioni. Nella poesia bisogna “far sentire”, nella prosa descrivere.

  1. Parliamo dei titoli, anche loro ti rappresentano in maniera esaustiva: “La selezione colpevole”, “Consumare i giorni con sguardi diversi” e “Crepuscoli di luce”. Sembra quasi che, tra un’ Opera e l’altra, ti sia trovato a un bivio. Se è effettivamente così, raccontaci la tua “evoluzione emotiva”.

la selezione colpevoleLa mia evoluzione emotiva ha seguito il sentiero tracciato dalla mia evoluzione personale, o viceversa, oppure sono andate di pari passo assieme. Sta di fatto che, ha un certo punto della mia vita, ho deciso di dare una svolta. Ho imboccato una delle strade del bivio che mi si è presentato davanti. Sono uscito da una situazione in cui non stavo vivendo, ma solo sopravvivendo, e ho riaperto gli orizzonti della mia vita con una nuova consapevolezza di me e di cosa potevo fare. Ho incontrato persone positive in questo percorso e le ringrazio di essersi trovate al posto giusto nel momento giusto.

  1. Ti prestiamo la lampada di Aladino per un giorno. Quale desiderio vorresti realizzare con tutto te stesso?

Uno solo? Non tre? Delusione… Se è uno solo allora, con tutto me stesso, vorrei un po’ di serenità da vivere vicino alle persone che amo, ogni giorno.

  1. Quale accezione ha il dolore per Andrea Leonelli uomo?

Il dolore non ha una sola accezione. Esistono troppi dolori diversi. E ogni dolore è un evento unico, anche se si protrae per tempi diversi. Il dolore ha la capacità di far dilatare il tempo: puoi stare così male da vivere vite intere in brevissimi istanti. L’unica verità che si può dire sul dolore che esso è personale e ognuno lo vive a modo proprio, in base alla propria sensibilità. Per quanto possa una pena essere condivisa, nessuno la proverà mai nello stesso modo in cui la sente qualcun altro.

  1. Hai a disposizione un’intervista su un giornale importante, pochissime righe per descrivere il tuo carattere.

Il mio carattere? Pessimo! Sono capace di andare da un estremo a un altro, non sto mai fermo. Sono permaloso, anche se cerco di controllarmi, rancoroso e pigro. Però so anche essere dolce, premuroso e generoso. Cerco di lasciare agli altri i loro spazi e so anche essere umile, ma senza essere troppo sottomesso.

  1. Esiste qualcosa che potrebbe farti rinunciare a scrivere?

Forse l’amputazione delle mani… Ma più probabilmente dovrebbero anche lobotomizzarmi per farmi smettere di pensare. Poi, mai dire mai. Chissà che un giorno non decida di appendere le idee al chiodo e la pianti di imbrattare carte e monitor.

  1. Quali colori sceglieresti per dipingere il quadro della tua vita?

consumando i giorniDirei bianco, nero, rosso. Sono abbastanza per gli estremi, ma siccome sono anche una persona contraddittoria, direi che potrei usare anche i chiaroscuri, mantenendomi solo sul grigio.

  1. È previsto che ti possa cimentare in altri generi, o la poesia è diventata una compagna irrinunciabile per i tuoi scritti?

È previsto e in effetti ho già in corso uno scritto non poetico. Inoltre, ho scritto diversi racconti che sono stati pubblicati. Però, ho una certa difficoltà a realizzare scritti di una certa lunghezza. Mi esprimo bene nel breve, ma sulla “lunga distanza” ho la tendenza a perdermi in discorsi circonvoluti e, come dice la mia crudelissima editor, parecchio arzigogolati, usando gli incisi come fossero i versi di una poesia. Per fortuna ho una editor severissima che mi bacchetta tutte le volte che serve.

  1. Se dovessi convincere un esordiente a credere in se stesso e in quello che scrive, quali parole useresti?

Dato che immagino di parlare ad altri colleghi esordienti, direi che la cosa più importante è essere consapevoli delle proprie capacità e dei propri limiti e “lavorare” soprattutto su quelli. Mai prendersi troppo sul serio, secondo me c’è anche bisogno di “ridersi addosso”, di mantenere le giuste prospettive. Poi aiuta molto avere dei beta reader estremamente critici. Essere aperti al nuovo e avere il coraggio di rischiare senza diventare incoscienti. Se avete dei dubbi, chiedete! Sempre! Quando avete finito il vostro libro, fatelo leggere ad altri, non riuscireste a vedere i vostri errori. Mai farsi abbattere dai momenti di sconforto, ma usateli per scrivere in modo diverso. Soprattutto essere sempre sorridenti, tanto anche se ve la prendete non cambierà di una virgola ciò che è già successo.

  1. Ti chiediamo una classifica breve e concisa di almeno tre cose che un esordiente non dovrebbe mai fare.

Primo: mai smettere di scrivere.
Secondo: mai evitare i confronti costruttivi e mai smettere di ascoltare le opinioni altrui.
Terzo: mai credersi “arrivato”.
Poi ce ne sarebbero molte altre di cose da NON fare, ma diventerebbe una lista troppo lunga…

Intervista ad Andrea Leonelli

Intervista ad Andrea LeonelliCrepuscoli_di_luce

La nuova silloge di Andrea Leonelli rappresenta quel passaggio fra stati d’animo oscuri e momenti più luminosi che segnano la vita del poeta. Attimi in cui, lasciate le tenebre, vi è un timido, quasi timoroso, affacciarsi alla luce della vita, di un nuovo inizio. Questa concezione diversa del vivere porta a interpretare i segnali quotidiani da punti di vista diversi, forse più consapevoli. Porta ad assaporare l’esistere, facendolo proprio, senza tralasciare alcun aspetto, nemmeno quelli che possono riportare fra le ombre. Tuttavia, la semi oscurità non è più sinonimo di malessere e di anima dolente, semmai diventa l’istante di riposo in cui la mente si rigenera e ritrova le energie per affrontare nuove situazioni e nuove avventure.

  • Spiegaci la motivazione di un titolo come Crepuscoli di luce. Cosa rappresenta?

Perché il crepuscolo è il momento del cambio, è quella zona di indefinito che separa due realtà diverse. Per me è anche sinonimo di mutamento e zona di potenzialità ancora non determinate né realizzate. È un confine senza bordi che separa, o unisce, due mondi diversi, dove si può decidere quale realtà, non ancora concretizzata, rendere vera. È un concetto affine alla meccanica quantistica, ma mi piace molto.

  • Quali sono le zone di ombra nella tua vita e quali quelle di luce?

Nella mia vita le zone d’ombra sono quelle che riguardano le cose che non sono riuscito a realizzare, o che non ho concretizzato al momento. La zona d’ombra più grande è sopraggiunta quando ho avuto l’infarto e lì, per quanto fossi immerso in un biancore abbagliante e totale, mi sono sentito in quella oscura terra di confine fra vita e morte, fra essere e non essere. Dopo quel momento ho visto le zone d’ombra diversamente. Le mie zone di luce sono i sorrisi, l’affetto e la serenità che riesco a scambiare e condividere con chi amo.

  • Il tuo stile di scrittura ha molta più affinità con le ombre. Come riesci a farle diventare luminose?

Probabilmente estremizzandole e rendendole così oscure da risplendere. Oppure rendendole luminose evidenziandole dalla massa in cui sono ed esponendole prendono consistenza e s’illuminano. Le metto in luce ponendole in un contesto diverso, per quanto sempre cupo, e dando loro risalto.

  • Da La selezione colpevole a Crepuscoli di luce cosa è cambiato nel tuo modo di essere poeta?

Ho imparato a essere più preciso, ho affinato lo stile e sono più accurato nel rifinire quello che scrivo. Ho ampliato i concetti guardando anche oltre quello che è esclusivamente il “me stesso” e, soprattutto nelle ultime composizioni ancora inedite, ho girato lo sguardo verso l’esterno e verso la società che ci circonda.

  • Vivi una realtà piuttosto frenetica. Le promozioni degli autori e altre attività collaterali ti portano via molto tempo. Quando riesci a scrivere?

Ultimamente per scrivere ho pochissimo tempo e ringrazio il destino di essere un autore di poesie brevi. Scrivo ogni volta che mi viene l’ispirazione, buttando giù le parole come vengono. E salvo gli scritti su computer o sul cellulare, per poi lavorarci quando il materiale è diventato sufficiente per una silloge. Praticamente faccio la parte più grossa del lavoro quando devo sistemare tutto quello che ho scritto in un unico file completo che, alla fine, diventerà il libro. Quando sono ispirato non mi è difficile scrivere, ma con il poco tempo disponibile, la stesura di un romanzo potrebbe diventare un lavoro di anni… Invece con le poesie e l’ispirazione giusta mi è possibile abbozzarne diverse in un tempo relativamente breve.

  • Come fa un animo sensibile come il tuo ad assorbire un’atmosfera pesante come quella che si vive in un reparto di rianimazione?

Da una parte c’è una sorta di assuefazione, ovvero ci si abitua a certi carichi emotivi, almeno apparentemente. Ma a volte, in situazioni pesanti ci vuole una “valvola di sfogo”. Da un’altra parte c’è quella che io chiamo sublimazione, ovvero il trasformare un carico emotivo in emozione espressa in altra forma. Nelle mie poesie spesso parlo di dolore e di attesa, proprio per sublimare gli stati d’animo che vivo al lavoro. Lo faccio per dirottare il dolore che permea l’aria del posto in cui vivo. Spesso non è solo il dolore fisico, ma il carico di emozioni che premono sulla pelle, come se potessero essere solide e se ne provasse il peso.

  • Quanta empatia provi per le persone di cui ti prendi cura al lavoro?

L’empatia è essenziale nel mio lavoro ma è anche un’arma a doppio taglio: impiegandone poca si può essere ugualmente bravissimi professionisti, anche se, mantenendo un atteggiamento freddo e distaccato, si rischia di non stabilire quel rapporto di fiducia necessario per il processo di cura. Se, per contro, se ne impiega troppa, si rischia di perdere di vista le priorità che sono necessarie per l’andamento corretto della globalità del lavoro, facendosi coinvolgere troppo in un’unica situazione e trascurando altre attività essenziali. Purtroppo il rapporto empatico, che consente di comprendere stati d’animo, che magari non sono chiaramente comunicati (e in rianimazione quello della comunicazione è un problema specifico, in quanto molti malati non hanno voce perché intubati o sedati), implica anche la trasmissione di quei carichi emotivi di cui si parlava nella domanda precedente.

  • Hai mai pensato di diventare un “angelo della morte”?

Non ci ho mai pensato seriamente anche se, spesso, ci si trova di fronte a situazioni in cui il mettercela tutta, fare tutto l’umanamente possibile, rischia di sconfinare nell’accanimento terapeutico. Il limite che contraddistingue queste due situazioni è una sfumatissima lama su cui camminiamo spesso. Anche questo fa parte dei carichi emotivi. Quando, salvare qualcuno può equivalere a condannare lui ad uno stato di vita apparente e i suoi cari a un altrettanto lungo calvario? Quanto a lungo è etico tenere forzatamente in vita qualcuno? Quanto lunga e travagliata deve essere la via crucis affrontata da pazienti e parenti, prima di giungere a una conclusione spesso inevitabile?

Anche semplicemente porsi queste domande, quotidianamente, è un carico emotivo di cui gli operatori sanitari sono costretti a farsi carico.

  • Quando Andrea non scrive come impiega il suo tempo?

Quale tempo? A volte ci sono giorni in cui ho giusto qualche minuto per mangiare e qualche ora per dormire, se non vengo colto dall’insonnia. Comunque, diciamo che i miei impegni si dividono fra il lavoro in ospedale e quello che svolgo per Il Mondo dello Scrittore Network, con le relative pubbliche relazioni. Nel tempo libero mi piace leggere, guardare qualche film (selezionato) e soprattutto alcune serie televisive.

  • Quali sono i tuoi progetti futuri?

Trovare il tempo per pianificare attività future 😉 Diciamo che, al momento, potrei avere materiale sufficiente per una nuova silloge e sto tentando, a tempo perso, di portare avanti un racconto lungo.

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